Il Messina Music Contest: la terza edizione sta arrivando

Uno degli eventi messinesi più attesi dell’anno sta per tornare!

Venerdì 20 Dicembre 2024, presso l’Auditorium del Palacultura Antonello da Messina alle 21:00, si terrà la terza edizione del Messina Music Contest. Anche quest’anno, l’evento sarà pronto a coinvolgere e a stupire il pubblico con esibizioni, coreografie e tanti bei momenti di puro intrattenimento, all’insegna della musica e dello spettacolo.

L’iniziativa è proposta da Crescendo Incubatore, un’organizzazione no-profit nata nel 2022 con l’intento di coltivare idee interessanti (basta guardare il nome Crescendo – un incubatore di idee, per capirlo) e promuovere iniziative mirate all’aggregazione sociale, alla tutela ambientale e allo sviluppo culturale.

Il programma del Messina Music Contest

Durante la conferenza stampa di presentazione, lo scorso 12 dicembre, il presidente dell’organizzazione no-profit “Crescendo Incubatore” Luca Famà e il vice presidente e direttore artistico Emanuele Collufio hanno esposto il programma della kermesse. I partecipanti hanno tutti un’età compresa tra i 13 e i 35 anni e saranno tutti residenti o domiciliati nella provincia di Messina. Ci sarà una giuria selezionata che decreterà i migliori artisti della competizione, ma per eleggere il vincitore del Messina Music Contest servirà anche l’aiuto del pubblico. Per il primo classificato ci sarà in palio un premio di 1.500€ erogati sotto forma di servizi di promozione che potrà garantirgli un preludio alla sua futura carriera musicale.

Oltre questo, ci saranno altri premi come il premio Crescendo al miglior estro artistico, il premio Radio Taormina al miglior inedito, il premio alla miglior interpretazione e il premio alla miglior padronanza tecnica. E in più, coloro che occuperanno il podio avranno la possibilità di essere ospiti a Radio Taormina (la novità di quest’anno, nella giuria) e di avere un’intervista dedicata: un’occasione in più per farsi conoscere e promuovere la propria musica.

Nell’esposizione del programma, Collufio ha aggiunto:

“per questa terza edizione, è stata stipulata una collaborazione con la casa discografica Tuma Records che metterà a disposizione il premio per il primo e secondo classificato che consiste nel fare esibire nella loro programmazione di concerti estivi anche gli artisti del Contest”.

I 15 partecipanti 

La terza edizione del Messina Music Contest ospiterà quindici artisti emergenti. Ecco i nomi che si sfideranno a colpi di note:
• Manua
• Chiara Milioti
• malatommi
• Valeria
• Elena
• KUSHY
• Fabio Giacoppo
• NOELLE
• Carol
• Carmelo De Luca
• A.L.A.N.
• Irene e Antonio
• Ademara Di Nuzzo
• V I C K
• sonomole

Giorgio Maria Aloi

 

 

I gitani, una cultura tra musica e libertà

Il termine Gitano ha un qualche collegamento diretto con il concetto di libertà, una cultura senza restrizioni.
Sebbene molti lo siano, non tutti i gitani sono, però, nomadi. Non tutti vivono in roulotte, tende o vagoni.

La verità è che negli ultimi mille anni, i gitani si sono spostati da un paese all’altro, principalmente a causa della persecuzione e della schiavitù.

I gitani, o più comunemente detti Gipsy, sono famosi per la loro ospitalità, la loro musica e il modo di fare festaiolo che tira dentro il loro mondo chiunque ne entri a contatto.

Nonostante sia difficile definire il suo stile e i suoi parametri, la musica Gipsy è passata almeno una volta nelle nostre orecchie. Mista nel suo genere ma caratterizzata da virtuosismi, cambi di tempo, gradi di scala alterati e strutture armoniche più complesse, modifica la musica esistente per portare qualcosa di nuovo e mai sentito prima.

I testi delle canzoni dei gitani sono spesso cantati in uno o più dialetti della loro lingua, e la danza, in particolare il flamenco, accompagna spesso la performance.

La musica Gitana varia in base alle zone in cui nasce, ma ci sono dei tratti caratteristici ineguagliabili.

L’uso di tre voci o parti: la linea melodica, la parte strumentale e quella vocale. La sincope che è un metodo musicale secondo cui la musica inizia subito dopo un battito, mantenendo un ritmo coerente. La capacità di suonare la musica con frasi diverse, e questo significa che l’ingresso e l’uscita di diversi temi musicali sono percepiti in momenti diversi durante una canzone, attraverso il ritmo o gli strumenti. L’armonia, nella quale viene usato un accordo minore invece di un accordo maggiore. Ed infine il canto, dove si enfatizzano le naturali capacità vocali.

Da dove nasce la musica gitana: i Baliardo e i Reyes

La musica gitana prende piede grazie a Ricardo Baliardo o, per meglio dire, Manitas de Plata. Chitarrista francese di flamenco che fu notato in America e riuscì così a registrare i suoi primi dischi, Ricardo era il fratello dei Baliardo e il cugino dei Reyes. È proprio così che inizia la generazione dei Gipsy Kings, una band di rumba catalana che per molti anni è stata composta da una famiglia unita.

I Reyes e i Baliardo, famiglie imparentate tra loro, sono di origine catalana, ma lasciarono il paese durante la guerra civile spagnola, istallandosi, poi, in Francia.

I piccoli Reyes nacquero e crebbero con la musica nel sangue. Il padre Josè Reyes trovò una casa discografica e in questo modo riuscirono a incidere il loro primo album.

I Gipsy Kings si componevano dei fratelli e di quello che per Josè Reyes era un figlio adottivo, Chico Bouchiki, che, dopo un forte litigio, si allontanò, mantenendo comunque un rapporto familiare intatto.

Dal 1978, suonano in giro per il mondo, portando quello che è a tutti gli effetti uno stile unico. Una fusione di rumba flamenca, flamenco tradizionale e musica pop.

Nonostante le varie critiche ricevute nel corso degli anni, i Gipsy Kings riuscirono a conquistare la Francia, e non solo, con Bambolèo, fino a rielaborare in chiave flamenco una dedica tutta italiana, Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno.

Rimasero nelle classifiche americane per ben quaranta settimane e portarono avanti la loro carriera, iniziando da feat con cantanti italiani come Gigi D’Alessio, fino a lavorare con la Disney per Toy story 3.

Nel 2006, abbiamo il loro ultimo album.

Da quel momento, ogni fratello ha composto un suo gruppo personale, con cui tutt’ora lavora. Pablo Reyes, ad esempio, uno dei fondatori, continua a girare il mondo, portando la sua musica, con il suo gruppo Gipsy Kings way e così tutti gli altri componenti.

Fonti: 

https://www.eroicafenice.com/salotto-culturale/la-cultura-dei-gitani-un-viaggio-tra-musica-e-tradizioni/

https://en.wikipedia.org/wiki/Manitas_de_Plata

https://it.wikipedia.org/wiki/Gipsy_Kings

Taobuk 2024: i protagonisti e gli eventi in programma

Anche quest’anno, torna Taobuk, emblematico festival culturale della città di Taormina.

Nato dodici anni fa dal genio creativo di Antonella Ferrara, ora presidentessa e direttrice artistica dello stesso, il Taobuk è sempre stato intima espressione del fare arte. Un luogo di incontro fra letteratura, scienza e filosofia, ma anche musica, legalità, spettacolo e tanto altro, dove il confronto è ben accolto e la libera conoscenza e divulgazione sono solidi baluardi e motivo di orgoglio.

Negli anni, il festival ha proposto una serie di topic, tramite cui coagulare l’impegno attivo di varie personalità autorevoli.

Mentre nel 2023, abbiamo visto l’evento portare avanti disparati interventi, mostre, tavole rotonde e spettacoli incentrati sulla tematica della libertà, nel 2024, Taobuk presenta: Identità.

Per capire chi siamo – e perché siamo – il passaggio fondamentale è uscire da se stessi, percorrendo quella straordinaria esperienza che è la conoscenza e accettazione dell’altro. Vivere nella consapevolezza che non c’è identità senza alterità significa contribuire a piantare il seme del rispetto reciproco e plurale. È la vera grande missione della Cultura.

riporta la sinossi del programma.

Tramite grandi pensatori, Taobuk intende quindi veicolare un importante messaggio, cruciale alla luce delle recenti – e sanguinose – vicissitudini che hanno afflitto il panorama globale negli ultimi anni: ogni identità ha diritto di esistere ed estrinsecare se stessa, senza per questo limitare la libera espressione delle altre.

L’identità è un’impronta che non cancella quelle degli altri.

Bisogna riconoscerla, accettarla, accoglierla e rispettarla. È la sola speranza che ci rimane per non fare di ogni incontro uno scontro.

Questa edizione guarda all’ identità non come “io” ma come “noi” e pertanto identità che si pone coraggiosamente in relazione con l’altro, che accetta le diversità, che privilegia la capacità di ascolto, nella consapevolezza che si può affermare e difendere la propria identità senza dover ritenere che l’altro, il diverso da noi, costituisca una minaccia.

La XIV edizione inizierà giovedì 20 giugno e proseguirà fino alla giornata del 24. Fra gli oltre duecento ospiti d’eccezione, ricordiamo personaggi del calibro di Marina Abramović, Alessandro Baricco, Luciano Fontana, Jon Fosse e Ferzan Özpetek.

 

Eventi che segnaliamo: 

  • Giovedì 20 giugno, ore 18.00, giardino Palazzo Duchi di Santo StefanoQuanto è arrogante questo Occidente, con protagonista Piergiorgio Odifreddi.
  • Venerdì 21 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaL’eterno divenire delle identità, intervento di Roberta Scorranese.
  • Venerdì 21 giugno, ore 11.00, Palazzo CorvajaIdentità come arma geopolitica, con Viviana Mazza, David Scharia, Roger Hearing, Alessandro Sallusti e Alessandro De Pedys.
  • Sabato 22 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaQuale futuro?, ospiti Massimo Sideri e Andrea Prencipe.
  • Sabato 22 giugno, ore 15.00, Palazzo CorvajaAlgoritmi e lotta di classe, Paolo Landi in dialogo con Giuseppe De Belli.
  • Domenica 23 giugno, ore 12.00, Palazzo Duchi di Santo StefanoLe infinite possibilità di essere altro, con Fernando Arambaru.

Come ogni appuntamento, il sabato, giorno 22, si terrà presso il Teatro Antico la serata di Gala e la presentazione dei vincitori dei Taobuk Award. 

 

Un’ottima occasione per gli studenti di Unime per prender parte a questo prodigioso divenire e fluire di idee.

 

 

 

Fonte: https://www.taobuk.it/wp-content/uploads/2024/06/LOW_Programma-generale_12-giu.pdf

Emma: 40 anni di una “tigre” dal cuore salentino

Presentatasi in splendida forma alla 74esima edizione del Festival di Sanremo con il brano Apnea (scritto a otto mani con Paolo Antonacci, Julien Boverod e Tropico alias Davide Petrella), è riuscita a raggiungere la quattordicesima posizione. Stiamo parlando di Emma, artista straordinaria che attraverso la sua musica e le sue parole è diventata un ottimo esempio di come nella vita chiunque può rialzarsi dai momenti difficili. Oggi, 27 maggio 2024, celebriamo questo importante compleanno ripercorrendo la sua fantastica carriera, fatta di musica e non solo, anche attraverso delle curiosità che forse molti di voi non conoscono!

La svolta con Amici

Emmanuela Marrone nasce a Firenze il 25 Maggio 1984. Dopo alcuni anni a Sesto Fiorentino, la famiglia decide di trasferirsi ad Aradeo (in provincia di Lecce), un paesino nel cuore del Salento. All’età di 9 anni la musica entra attivamente nella sua vita, grazie al padre, Rosario, che la introduce in band in cui lui suonava la chitarra.

É il 2009 l’anno in cui riesce a entrare nella scuola di “Amici” di Maria De Filippi, il noto talent show di Canale 5, che vince il 29 Marzo 2010. Il 16 Marzo dello stesso anno esce il suo primo album, Oltre, contenente il singolo Calore, suo primo grande successo. Arrivano in seguito: A me piace così (2010), Sarò libera (2011), Schiena (2013), Adesso (2015), Essere qui (2018), Fortuna (2019) e Souvenir (2023).

Diverse le sue partecipazioni al Festival di Sanremo: nel 2011 con Arriverà insieme ai Modà, nel 2012 con Non è l’inferno (canzone vincitrice di quell’anno), nel 2022 con Ogni volta è così e quest’anno con appunto Apnea. Nel 2015 ha affiancato Carlo Conti nella conduzione del Festival insieme a Arisa e Rocío Muñoz Morales. Inoltre nelle edizioni condotte da Amadeus l’abbiamo vista anche fuori gara: nel 2020 super ospite, nel 2021 protagonista insieme a Monica Guerritore nel terzo quadro di Achille Lauro cantando insieme il brano Penelope e con Alessandra Amoroso per presentare il brano Pezzo di cuore (che celebra in qualche modo anche l’amicizia tra le due artiste), e infine nel 2023 per la serata delle cover con la violinista Laura Marzadori ospitata da Lazza per l’esecuzione di La Fine.

Emma oltre la musica…

É un artista riconosciuta non solo in ambito musicale. Nel 2012, infatti, la sua versione di Volare (Nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno viene inserita nella soundtrack del film Benvenuti al Nord di Luca Miniero. Stessa cosa nel 2016 con il suo brano Quando le canzoni finiranno che divenne la colonna sonora de La cena di Natale di Marco Ponti (sequel di Io che amo solo te, tratti entrambi dai romanzi di Luca Bianchini).

Nel 2020 debutta sul grande schermo come attrice grazie a Gabriele Muccino ne Gli anni più belli accompagnata da un grande cast: Pierfrancesco Favino (Comandante), Micaela Ramazzotti, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart. Proprio Muccino la sceglie nel 2021 per A casa tutti bene – la serie (ispirata al suo film A casa tutti bene del 2018) per il ruolo di Luana. Nel 2022, invece, torna al cinema con un ruolo da protagonista, quello di Teresa ne Il ritorno diretto da Stefano Chiantini. Nello stesso anno Amazon Prime ha lanciato un documentario incentrato sulla sua vita dal titolo Sbagliata ascendente leone per la regia di BENDO.

Come non citare anche il suo impegno per i diritti delle donne! L’11 giugno 2020 ha preso parte insieme ad Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini e Laura Pausini a Una. Nessuna. Centomila, un concerto benefico contro la violenza sulle donne al Campovolo di Reggio Emilia (riproposto con altri artisti proprio quest’anno all’Arena di Verona).

Emma: combattente sul palco e nella vita!

In 15 anni di carriera Emma è diventata una delle voci femminili italiane più importanti. Attraverso la sua musica ha saputo sperimentare e sperimentarsi, “militando” in generi anche molto diversi tra loro.

«Io sono quello che faccio e faccio quello che sono».

Questa citazione descrive il suo modo di essere, il suo coraggio, la sua grinta. A soli vent’anni si ritrova ad affrontare una malattia grave e insidiosa. Non è solo la qualità della sua musica che arriva ai fans ad ogni performance ma anche tutta la sua energia!

«Quando le persone mi dicono “noi prendiamo tanta forza da te”, “riesci a catturarci”, “riesci a portarci in dimensioni diverse, nuove con le tue canzoni”, io ancora questo non me lo spiego».

 

Rosanna Bonfiglio

MAYA: il viaggio verso la libertà di MACE

 

Un viaggio alla scoperta dell’uomo, tra paura e desideri. MACE si supera, trascendendo il velo del reale. Voto UVM: 5/5

 

Non è facile vivere (n.b. non esistere), riuscire a squarciare quel velo di Maya per vedere cosa ci riserva l’Oltre ma, ogni viaggio che si rispetti (spirituale e non), comincia sempre con un piccolo passo che non ci porta dove vogliamo, ma ci toglie da dove siamo, per raggiungere quella tanto ambita meta. 

Il velo è sceso sull’ultimo album di MACE (nome d’arte del producer Simone Benussi), MAYA, e ci porta in un viaggio di formazione che s’insinua nelle profondità dell’essere umano mettendolo a nudo, soprattutto nelle sue fragilità.

Mace, riscoprendo il significato autentico della musica, cioè, come mezzo di elevazione spirituale, ci accompagna insieme ad un collettivo di numerosi artisti, attraverso lo spazio e il tempo: da un piccolo Viaggio contro la paura fino allo squarciamento del Velo di Maya

Prendete le cuffie e… mettetevi in Viaggio come le Meteore 

L’album si apre con Viaggio contro la paura, dove ad accompagnare le voci di Gemitaiz e Joan Thiele sono un tripudio d’archi, che subito ci mette nelle condizioni ideali dell’ascolto: un viaggio in macchina verso il tramonto. Tra poco le ombre notturne prenderanno il sopravvento, scatenando tutte le paure, mettendoci di fronte il grande problema della società odierna, la solitudine. Ma, come il titolo stesso dice, non dobbiamo farci bloccare da esse, ma affrontarle a viso aperto significa poter proseguire oltre.

Tu mi dicevi sempre: “Non sentirti sola”L’assenza è un vuoto denso, è un viaggio contro la paura

Il terzo brano ci porta in un climax ascendente che, dopo il ritornello di Centomilacarie e la strofa di Gemitaiz, trova il suo culmine nelle parole di un Izi come non lo si vedeva da tempo. Quante volte ci siamo sentiti dire “meriti di essere felice”, ti auguro tutta la felicità”?  Forse non basterebbe quel “qualcuno” che restasse a insegnarcela? 

Viviamo in guerra, l’amore ci uccide
Se mi ami davvero, ora abbassa il fucile
E invece che dirmi di essere felice
Piuttosto tu insegnami come si fa

Mentre il mondo esplode… Solo un uomo…

Il viaggio s’infittisce e, come Dante, ci troviamo tra selve e mondi mitologici con il Mentre il mondo esplode, con la contrapposizione funzionale di due voci dagli stili diversi, quelle di Marco Castello ed Ele A. In questo brano, dai vaghi sentori “battiatiani”, ci viene presentato un mondo caotico, ricco di dilemmi esistenziali, tormento interiore e la natura fugace della vita. 

E tu parli solo degli altri, non vuoi pensarci
Che non siamo altro che acqua e sale, finirai per piangere

Il tema mitologico viene ripreso anche nel brano Solo un uomo, con una Althea in stato di grazia. Il tema principale è il dualismo corpo-anima, rimandandoci alle trame e ai significati dei miti di Orfeo e Euridice, Eco e Narciso, oltre che della famosa tela di Penelope

La carne cede allo smarrimento
Preda indifesa dell’inganno

Un fuoco… Non mi riconosco…

La nona traccia si apre con un trio eccezionale: Gemitaiz, Frah Quintale e il super Marco Mengoni. Questo brano ci parla della complessità dei rapporti e la loro misura nel tempo, soprattutto con l’evoluzione dei due partner, mettendoci di fronte al dilemma del potere e del compromesso per essere felici. 

Ma che senso ho io, io, ioHo chiuso nella mia vestagliaMa da cosa mi protegge? Ma da cosa mi protegge?Da un granello di sabbia

L’undicesima traccia ci porta di fronte uno specchio, dove l’immagine riflessa è una versione di noi che non riconosciamo e, con sentimenti di nostalgia, ripeschiamo nella memoria quel vecchio noi che abbiamo perso. Qui rivediamo Centomilacarie che cornicia una strofa magistrale di Salmo che, con la sua solita capacità espressiva, comunica la necessità di accettare questa nuova versione di noi e la solitudine per poter progredire. 

Da quando ho spiccato il volo, credo di essermi perso, ohMi fugge l’anima dal corpo, vedo la vita al rovescio, ohNon mi riconosco mai, sono sempre diverso, mi va bene lo stesso

Ossigeno… Il velo di Maya… 

Ossigeno, il brano che ospita la firma e la voce di Venerus, ci apre uno spaccato sulla necessità impellente dell’uomo di ritornare e riconnettersi con la natura. Nel finale, questa necessità viene espletata maggiormente, dove viene evidenziato il nostro costante bisogno di ossigeno e dipendenza dalla natura, come aspetto immutabile della nostra esistenza. 

Ci preoccupa esser liberiMa ci dimentichiamoChe ci serve ancora l’ossigeno

Il finale ci potrebbe lasciare perplessi, ma così non è. Mace, lascia concludere l’album con ben 8 minuti di solo traccia base, senza voci o alcun elemento esterno, solo pura e buona musica. E forse, come lo stesso Schopenhauer ha detto che il vero mondo è quello che non vediamo, così Mace ha squarciato quel velo, per lasciare la possibilità ad ognuno di noi, ascoltando la sua musica, di poter vedere cosa si cela dietro il nostro velo di Maya. 

 

Gaetano Aspa

Piazza dell’Arte 2024: ecco gli artisti che si esibiranno stasera

Oggi, venerdì 17 maggio, presso la scalinata del Rettorato e l’interno del cortile centrale dell’Università di Messina, si svolgerà la IX edizione di Piazza dell’Arte, organizzata dall’Associazione Morgana.

  • Dalle ore 09.00 si svolgerà un’estemporanea di pittura, a cura degli studenti del Liceo Artistico Basile;
  • Dalle 16.00 avranno luogo diversi laboratori artistici, tra cui il laboratorio di lettura curato dall’associazione culturale “Decimo Sommerso”;
  • Dalle 19:30 si terrà la premiazione del concorso fotografico dedicato a Michelangelo Vizzini;
  • Dalle ore 20:00 musicisti, ballerini e cantanti si uniranno per dare inizio allo spettacolo sul palco.

Piazza dell’arte 2024: ecco chi si esibirà

Tra gli artisti, tutti giovani e tutti di provenienza locale, ci saranno la ballerina Mara Barbiglia e il Collettivo Danzarte di Gaia Gemelli. Tra i cantanti: Ain’t soul, Amel, Annalaura Princiotto, Claudia Rizzo, Chiricò, Domenico Ieni, Giuseppe Lo Presti, Iostelex, Les Oublies, Long Island, Seaside Promenade, Skilla, Sofia d’Arrigo, Sonomole The Harmonik, The moonlight walk, Yol€.

Inoltre, non mancherà il teatro con la libera compagnia del Teatro per Sognare e la libera compagnia delle studentesse di Liberi di essere Liberi.

Wall of Eyes dei The Smile è un album magnetico

wall of eyes
Wall of eyes, secondo album della giovane band, conferma la delicatezza e sobrietà del nuovo progetto di Thom Yorke. voto UVM: 4/5

Qualche critico musicale parla ogni tanto dell’esistenza di un nuovo genere musicale nato dopo dopo il 2020, chiamandolo musica pandemica, le cui caratteristiche sono il languore e la delicatezza che contraddistinguono alcuni album e brani nati durante i lockdown. Le motivazioni sono fra le più disparate: rimanere in casa ci ha costretti a maggiore riflessione, sentendo il bisogno di ascoltare qualcosa che stesse sulla stessa lunghezza d’onda delle nostre emozioni. Inoltre, la proibizione dei concerti ed eventi dal vivo ha temporaneamente cambiato la fruizione musicale stessa.

In questo contesto, nel Maggio del 2021 sono nati i The Smile, una rock band inglese la cui formazione vede la presenza di Thom Yorke (voce sensuale dei Radiohead, ancora formalmente attivi) Johnny Greenwood (anch’egli parte dei Radiohead) e Tom Skinner. Hanno fatto il loro debutto via streaming con una diretta del festival di Glastonbury (di fatto cancellato nel 2021 e sostituto da una serie di riprese trasmesse online), confermando in qualche modo il concetto stesso di musica pandemica. Yorke stesso ha confermato che è stato il confinamento domestico e l’indisponibilità del batterista dei Radiohead Philip Selway a spingerlo a ideare una nuova formazione in cui sperimentare nuove dimensioni musicali.

Wall of eyes
The smile. Fonte: rockenseine.com

A Light for Attracting Attention: il primo successo

Con il primo album A Light for Attracting Attention la band si era già conquistata una discreta acclamazione da parte della critica e ovviamente questo anche sulla scorta dell’esperienza, ormai quasi quarantennale, dei Radiohead. Con Wall of Eyes, il nuovo album uscito lo scorso 26 Gennaio, i The Smile si confermano degni successori (in realtà sarebbe meglio definirli contemporanei) dei Radiohead stessi. Da questi prendono legittimamente in prestito le sonorità art rock, attraverso l’uso di chitarre accostato a pianoforte e archi. Inoltre, sono ancora più chiare le tendenze krautrock, una forma di genere proveniente dal rock psichedelico che fa uso di una serie di motivi in loop, in modo tale da sospendere l’ascoltare in una trance meditativa. In I Quit, sesto brano dell’album, non è solo la musica a rendere chiare queste volontà ma anche il testo:

To wherever it goes

And wherever it goes

The Smile. Fonte: internazionale.it

Wall of eyes: una sobrietà che cattura

L’album appare molto equilibrato, le intenzioni di creare sonorità semplici e lineari sono pienamente rispettate. Alla fine, grazie soprattutto all’effetto degli archi, ci cattura in una specie di “ragnatela” da cui è difficile uscire. La title track, nonché primo brano dell’album, Wall of Eyes sembra quasi invitarci a questo viaggio, attraverso i cambi tonali sfumati e le percussioni alla chitarra.

Il primo singolo estratto, Bending Hectic, è una bellissima poesia musicale, accompagnata da diversi rallentamenti e accelerazioni del tempo e quelle che appaiono come improvvisazioni alla batteria. Il testo ci racconta di un viaggio in macchina, di quell’attrazione irresistibile che si ha guardando un panorama fuori dal finestrino. Il tempo si è fermato su uno strapiombo visibile dall’auto intenta a percorre un tornante su una strada di montagna in Italia:

A sheer drop down
The Italian mountainside

Time is kind of frozen
As you’re gazing at the view
And I swear I’m seeing double

No one’s gonna bring me down, no

Una continuità piacevolmente attesa

L’album non rappresenta una grande sorpresa rispetto al suo predecessore e sinceramente questa è una bella notizia. Nessuno vorrebbe che Thom Yorke fosse diverso da com’è, un musicista dalla voce sensuale e magnetica e dalla capacità di sublimare in maniera unica le sue emozioni in musica. Wall of Eyes non è un album che farà parlare tanto e non è questa la sua intenzione. Non vuole fare baccano, non vuole rompere nessuno schema. Vuole solo farsi ascoltare come si farebbe con un bel disco durante un viaggio in macchina, magari al tramonto o ancora mentre si percorre un tornante che sfiora un strapiombo in montagna. Con la unica intenzione di riempire lo spazio che ci circonda e finalmente anche una platea di persone pronte ad ascoltare finalmente dal vivo i The Smile.

Francesco D’Anna

Aspettando Sanremo: la storia di sette insoliti vincitori

Finalmente il Festival di Sanremo è alle porte, è l’aria si riempie già di frenesia e musica, in attesa di sentire i 30 artisti che calcheranno il palcoscenico della 74° edizione della kermesse più attesa d’Italia. Nel corso della storia sono state tantissime le canzoni vincitrici che hanno fatto successo e segnato la storia dell’immaginario musicale italiano, ma sono altrettante le canzoni che sono state meteore, vincitrici subito cadute nel dimenticatoio collettivo.

E noi, nel nostro piccolo, vogliamo ripercorrere la storia del Festival di Sanremo, scegliendo sette brani, uno per decennio, alternati tra canzoni più celebri ad alcune chicche di nicchia.

Sanremo 1951/1959: Modugno – Piove (ciao ciao bambina) (1959)

Il primo decennio del Festival di Sanremo viene caratterizzato dalla presenza di canzoni che si rifanno alla musica lirica della tradizione italiana. Infatti, i protagonisti sono per lo più cantanti dalla voce possente e da canzoni tristi dai toni i drammatici ma, per questo decennio, la scelta ricade su quello che potrebbe definirsi il fautore di un nuovo modo di fare musica, più leggera e melodica, stiamo parlando dell’intramontabile Domenico Modugno. Già vincitore nel 1958 con la famosa nel Blu dipinto di blu, vince anche l’anno successivo con Piove (ciao ciao bambina), sempre in coppia con Johnny Dorelli. La canzone in gara parla di un amore al capolinea dove, nonostante il sentimento sia forte, non si può che fare altro che dirsi addio.

Come una fiaba, l’amore passa:C’era una volta poi non c’è più

Canzone commovente che fa ancora scendere parecchie lacrime.

Sanremo 1960/1969: Sergio Endrigo – Canzone per te (1968)

Per gli anni ’60, più precisamente per gli anni della Rivoluzione, la scelta è caduta su Sergio Endrigo e la sua Canzone per te. Il brano portato Sanremo e, accompagnato da Roberto Carlos, ci parla, con toni struggenti, di una storia d’amore finita ma dove il sentimento resiste.

È stato tanto grande e ormai non sa morire

Anche qui, nonostante la poco profondità del testo, ci lascia con l’amaro in bocca e con la tristezza nel cuore.

Sanremo 1970/1979: Peppino di capri – Un grande amore e niente più (1973)

Negli anni del boom economico e, come amava definirli Pasolini, gli anni del neo-edonismo consumistico, dove l’Italia andava via via perdendo la propria identità culturale a favore di uniformazione di massa, Sanremo si mantiene sempre vivo e uguale, con un unico comune denominatore: è sempre l’amore a trionfare. Quell’amore cantato in tutte le sue sfaccettature, così la scelta è caduta su una poesia tenue, leggera che ti sfiora la pelle ed è Un grande amore e niente più di Peppino di Capri. Anche qui non è andata proprio bene, ma è il racconto di quel tempo d’amore vissuto a pieno, tra ricordi teneri e struggenti che, una volta andati, non tornano più.

Ma non risale l’acqua di un fiumeE nemmeno il tuo amore ritorna da me

 

Sanremo 1980/1989: Tiziana Rivale – Sarà quel che sarà  (1983)

Spesso confusa con la più famosa Che sarà dei Ricchi e Poveri, è il grido di un amore che nonostante le innumerevoli difficoltà che la vita possa porci davanti, tra cui l’incertezza del futuro, si ha la consapevolezza che è l’altro il fattore salvifico e che, nonostante tutto, bisogna saper prendere l’amore per come è, senza idealizzazioni.

Se anche l’acqua poi andasse all’insù
Ci crederei perché ci credi anche tu
Una storia siamo noi
Con i miei problemi e i tuoi
Che risolveremo e poi

Il brano appena descritto è di Tiziana Rivale, vincitrice dell’edizione del 1983, con questa canzone purtroppo poco conosciuta e ancor di più lei, un’altra meteora del panorama musicale italiano.

Sanremo 1990/1999: Riccardo Cocciante – Se stiamo insieme ci sarà un perché (1991)

Cosa succede quando Riccardo Cocciante incontra un pianoforte? Nasce poesia!

Se stiamo insieme ci sarà un perché, ci racconta di quell’amore vissuto, dove ad un certo punto tutto sembra logorarsi, in quel momento in cui ci si scorda perché si sta insieme, in cui è necessario riscoprirsi e riscoprire, per non lasciare morire quel fiore. E Cocciante ci ricorda che al lasciare morire quel sogno sognato insieme, c’è sempre un’altra via fatta di dialogo, cura e tanta pazienza.

Non è quel sogno che sognavamo insieme, fa piangereEppure io non credo questa sia l’unica via per noi

 

 

Sanremo 2000/2009: Giò di Tonno e Lola Ponce – Colpo di fulmine (2008)

Da molti considerata una delle canzone vincitrici più brutte di sempre, cantata dai protagonisti dello spettacolo  Notre-Dame de Paris, scritto da Luc Plamondon con le musiche di Riccardo Cocciante. Con questo brano, cantato appunto da Giò di Tonno (Quasimodo) e Lola Ponce (Esmeralda), veniamo riportati ad una musica più scenica, più teatrale, che ci apre alla potenza dell’amore, fulmine a ciel sereno che si abbatte furioso su di noi e che ci fa vivere, a volte, in una favola che sembra non finire mai

D’amore e d’incoscienzaPrendimi sotto la pioggiaStringimi sotto la pioggiaLa vita ti darò

 

Sanremo 2010/2019: Roberto Vecchioni – Chiamami ancora amore (2011)

La classe non è acqua, lo sa di certo l’edizione del Festival di Sanremo del 2011, che ha visto calcare e trionfare una delle divinità della musica cantautoriale italiana, il grande prof. Roberto Vecchioni. Chiamami ancora amore è una preghiera all’umanità, ricordandoci che  è l’amore a renderci umani e che non bisogna mai avere paura di amare e di lottare per ciò che si ama, che sia una persona, un pensiero o per la vita in sé. 

Chiamami sempre amoreIn questo disperato sognoTra il silenzio e il tuonoDifendi questa umanitàAnche restasse un solo uomo

Sanremo 2020/2023: Diodato – Fai Rumore (2020)

Nell’anno che segna un cambiamento epocale, in cui tutto il mondo si è fermato nel silenzio più assoluto, è stato il “Rumore” di Diodato a riecheggiare, colpendo dritto al cuore di ognuno di noi. Il brano scritto è una carezza che riconcilia l’anima, un rumore che diventa musica e ci scalda il cuore, quel rumore prodotto nella nostra vita dalla persona amata, perché possiamo finalmente guardare negli occhi quel qualcuno e dirgli:

E non ne voglio fare a meno oramai
Di quel bellissimo rumore che fai

 

Chiudiamo così questo Aspettando Sanremo, con la voce di Diodato che ci accompagna nel rumore della quotidianità. 

Gaetano Aspa

Club Dogo, i capi sono tornati a casa!

Un album che letteralmente urla “Siamo Tornati Zio” – Voto UVM: 5/5

Come ci hanno lasciato i Club Dogo?

Sarebbe stato facile dire, fino a qualche anno fa, che non avremmo più sentito parlare del trio musicale più famoso di Milano, dopo Non siamo più quelli di Mi Fist. Titolo che suona come un epitaffio, un album che rivela l’evoluzione finale dei Club Dogo, collettivo che nel tempo gradualmente perdeva il suo scopo. In 13 anni si sono appollaiati sugli allori, sapendo di essere i migliori hanno deciso di dare il loro peggio per guadagnare di più, ed è cosi che dalle importanti Cronache di Resistenza (Mi Fist) siamo passati a Minc*ia Boh!

Tuttavia anche perdendo il peso liricistico, sono diventati con gli anni un simbolo del gangsta/coca rap italiano, dove alla denuncia sociale si sostituiva l’esaltazione dell’alcool, delle discoteche, dei soldi e la musica da club e da piazza.

Cover di “Club Dogo”. Casa discografica: Universal Music Italia Srl

La speranza è l’ultima a morire

Nel 2015 si è chiusa anche quella fase con un’apparente rottura tra i tre membri dei Club Dogo, di cui si sa tutt’ora molto poco. Rimane un dato di fatto che da allora non abbiamo mai assistito a un lavoro che contenesse tutti e tre i membri insieme. Eppure dopo tanto silenzio, tra interviste e citazioni nei pezzi, è venuto fuori che effettivamente l’affetto e la stima erano ancora vivi tra Guè Pequeño (Cosimo Fini), Jake La Furia (Francesco Vigorelli) e Don Joe (Luigi Florio).

In un’intervista di un paio di anni fa scopriamo che Jake ha sempre voluto tornare a lavorare con entrambi insieme ma a patto che fosse per riportare effettivamente il gruppo in gioco. Inoltre esigeva che fosse fatto per conto del gruppo e non sul disco di qualcun altro. A detta sua, Guè, che ha preso molto seriamente la sua carriera solista negli anni dopo l’ultimo lavoro fatto insieme, lo aveva contattato per farlo comparire nei suoi lavori personali, e ha sempre rifiutato. Fortunatamente questo fatto non è stato ragione di astio fra i due. Anzi è stato il meccanismo di riflessione che ha portato all’attesissimo ritorno del 2024 dei Club Dogo.

Come siamo arrivati a questo punto?

Guè ha avuto alti e bassi dal 2015 fino ad ora, iniziando la sua carriera solista quando i Dogo erano ancora insieme. La sua anima da rapper megalomane, rimasta ancora nei primi lavori (Il Ragazzo d’Oro, Vero) ha conosciuto l’avvento della trap, mutandosi in modo non molto decente in quella di un trapper di mezza età (se mi sentisse mi insulterebbe la madre), evento visibile in Sinatra e Gelida Estate EP. Ma ha anche ritrovato qualità e decenza con gli ultimi lavori (Mr.Fini, Fastlife 4, Gvesus, Madreperla) e con apparizioni in dischi di altri artisti e producers.

Jake, dal canto suo, subito dopo lo ‘scioglimento’ si è buttato sul commerciale in qualsiasi modo possibile, cimentandosi in qualsiasi stile andasse di moda in quel periodo. Addirittura è riuscito a fare lavori reggaeton e da discoteche in spiaggia, causando l’amarezza dei fan di una vita. Soltanto nell’ultimo paio di anni sembra essersi stancato di essere usato per i balletti su TikTok, tornando prima con un joint-album con Emis Killa (17) che fa tirare un sospiro di sollievo agli amanti del rap, e poi con un disco solista molto carino: Ferro del mestiere. Quest’ultimo segna il suo ritorno alle rime e alle barre hip-hop.

Infine Don Joe tra silenzi e sporadiche produzioni personali, si è reso artefice di diverse produzioni per tantissimi artisti della scena rap old e new-school e anche di quella pop italiana, ma più recentemente un producer album molto bello: Milano Soprano.

I Dogo durante una sessione di registrazione del nuovo album.

Come li ritroviamo adesso?

L’annuncio è arrivato completamente dal nulla, avevamo smesso tutti di pensarci e sperarci, ma è arrivato nel momento più ideale delle carriere dei tre membri. Tutti e tre hanno solo in testa l’hip-hop, le basi vecchia scuola col boom-bap, gli scratches, e l’autoreferenzialità. I Dogo si sentono i supereroi del rap, direttamente da Milano per l’intera Italia, tanto che prima ancora dell’album, la campagna pubblicitaria si è rivelata iconica e demenziale al punto giusto. Testimone il simpatico sketch con Claudio Santamaria e Beppe Sala.

“Club Dogo”, come suona?

L’album Club Dogo si presenta come un decentissimo ritorno, praticamente tendente ai primi album come Mi Fist o Penna Capitale. Manca purtroppo il peso sociale di quegli album ma compensa con l’attitudine e il volersi riportare al proprio posto nell’Olimpo del genere in Italia. E’ la conseguenza diretta dei diversi stili evoluti dei membri del gruppo. Sovverte completamente l’album con cui ci hanno lasciato nel 2015 e probabilmente anche quei due-tre prima di lui. I temi sono principalmente di critica al rap odierno, fatta anche con molto divertimento e ironia. I featuring sono ben selezionati, Marracash, Elodie e anche Sfera Ebbasta, hanno scritto strofe e ritornelli azzeccati per l’occasione.

A primo ascolto potrebbe sembrare un album un po’ piatto dove ogni canzone sembra quasi sullo stesso piano, senza una canzone che spicchi. Serve tuttavia almeno un altro ascolto per discernere bene la qualità di ogni singola traccia. Le prime quattro soprattutto, sono quelle che danno una botta di nostalgia difficile da gestire all’ascoltatore dogofiero storico. Un’altra di queste è Tu Non Sei Lei, la traccia più scura, sorprendente sia per il lavoro strumentale di Don Joe, sia per il tema. Una canzone che parla di amore marcio paragonato al male delle droghe pesanti.

“Club Dogo”, il come-back di Milano con la ‘M’ maiuscola

Una caratteristica molto particolare di questo album è che non ha tracce da radio. Incredibile a dirsi, anche i pezzi con i featuring non hanno un sound commerciale. Certo potrebbero essere passati in radio, ma mai come i loro pezzi più famosi e cantati. Questo non vuol dire che sia un brutto album, ma anzi che sia un disco ben mirato. Di sicuro è mancato poter ballare su una canzone come Pes, anche se King Of the Jungle si avvicina molto a quelle vibes estive e reggae.

E’ un disco che ha un target e uno scopo: è stato scritto per rieducare, per riabituare l’orecchio dell’adolescente al rap di qualità, o comunque davvero di strada (di piazza, nel caso dei Dogo). Ma anche per esaudire tutti noi che li aspettavamo cantando Puro Bogotà.

 

Giovanni Calabrò

Sanremo Giovani: racconti di vita e sfumature d’amore

Dicembre porta con sé, oltre i profumi di pan di zenzero e dolciaria varia, un lieve odore di fiori freschi, i fiori di Sanremo. Perché sì, è vero che siamo a Natale, ma la nostra mente comincia a volare a quei giorni in cui tutta l’Italia si riunisce per cinque intensi giorni di musica.

Per questo, noi di UVM, in mezzo a questo clima natalizio, vogliamo trasportarvi sul palco dell’Ariston, puntando i riflettori sulle 12 canzoni dei giovanissimi autori che, giorno 19 dicembre, si sfideranno per stabilire i 3 fortunati vincitori che completeranno la rosa dei big in gara. Scopriamole insieme!

Bnkr44 – Effetti speciali

In questo brano, il gruppo di Villanova, ci racconta la difficoltà dell’amore giovanile pieno di sfumature contrastanti, attraverso il racconto di una storia ormai al declino.

Si lo so è stato bello però
abbiamo solo vent’anni

La cornice narrativa, posta su una serie di parallelismi tra il mondo cinematografico e la realtà della fine di una relazione, ci rimanda ad un distacco dolceamaro ma non drammatico.

Suoni elettronici e acustici si fondono in questo pezzo pop fresco ma mai banale.   

Voto 5/5. 

GrenBaud – Mama

Un pezzo frenetico che ci porta in una vita sfrenata, fatta di desideri lussuosi e l’incostante incertezza di farcela, di riuscire a tornare a casa. Il tutto mentre la madre sta a casa in ansia.

La canzone dello streamer non convince, non dice niente di diverso da quello che dice ormai ogni rapper/trapper della scena musicale, ma fatta peggio.

Voto 2/5.

Lor3n – Fiore d’inverno

Può un fiore sbocciare d’inverno? Purtroppo, la risposta è no!

Un passato ormai tramontato, che va via via sfumando ma che continua ad occupare un posto nella memoria, il continuo rimpianto di ciò che poteva essere ma non è stato.

se ho dato speranza ad un fiore
che in fondo nasceva in un tempo sbagliato
d’inverno

Tutto questo è Fiore d’Inverno, il singolo in gara di Lor3n, una dichiarazione d’amore suonata al pianoforte che, con una serie d’immagini dal sapore poetico, ci riporta al tempo vivo di una relazione matura ma concepita in un tempo sbagliato.

Voto 5/5

Tancredi – Perle

La nuova canzone di Tancredi, giovane cantautore uscito dal talent Amici, ci racconta una storia d’amore dai forti contrasti. Da un lato troviamo lei, una ragazza sognatrice che si perde nel blu del cielo, dall’altro lato lui, pieno di paranoie e insicurezze che guarda il pavimento.

ma io non sono niente
quando guardi il cielo azzurro io guardo le piastrelle

Mix tra indie e pop, tra sogno e realtà, dove in un rapporto altalenante, incontriamo l’eco della solitudine.

Voto 5/5

 

Dipinto – Criminali

Vita vissuta nelle periferie campane, le condizioni in cui crescono molti giovani nei quartieri difficili tra criminalità e voglia di riscatto sociale.

Dipinto, in questo brano old school, ci racconta una storia a lieto fine, dove queste cose “anormali” sono totalmente superate.

Voto 3/5

Nausica – Favole

Come nelle favole, cerchiamo sempre un lieto fine che tarda ad arrivare, che non arriva, troppo spesso desiderato e mai pienamente compiuto.

Favole, il brano di Nausica, parla proprio di questo, della ricerca della felicità, di quel lieto fine tanto atteso per dire che, a volte anche le favole hanno ragione.

La voce di Nausica accompagnata dal suono dell’arpa rende questa canzone davvero unica.

Voto 4/5

Clara – Boulevard

Diventare grandi, essere adulti, non ci da il dono dell’infallibilità anzi, ci fa rendere conto che tutti i nostri punti di riferimento sono esseri umani come noi, ognuno con le proprie fragilità.

Un racconto intimo quello portato sul palco da Clara che, con la sua Boulevard, vuole rendere omaggio alla madre che l’ha resa la donna che è oggi, ma è anche un invito per tutti coloro che si trovano in difficoltà a chiedere aiuto, perché “nessuno si salva da solo”.

Voto 4/5

JacopoSol – Cose che non sai

Pressioni, stress, paura di non farcela, pressioni e stimoli che ci portano a sentirci schiacciati, privi del tempo per noi, di fare quello che ci piace.

È di questo che ci parla JacopoSol, con la sua Cose che non sai, attraverso un flusso di coscienza, si mette a nudo mostrandoci le fragilità della nostra generazione.

Voto 3/5

Santi Francesi – Occhi tristi

Per quanto possa essere buio il presente, nessuna notte è troppo lunga per impedire al sole di sorgere, e di conseguenza al girasole di alzare la testa verso di esso.

Occhi tristi è la descrizione perfetta di un rapporto d’amore in cui, nonostante le insicurezze, la necessità di abbandonarsi nelle braccia dell’altro è più forte di tutto.

E con me porterò quel fiore che ti piace
Sarebbe bello disegnare la tua voce

La musica con l’aggiunta di componenti elettronica unita alla profondità del testo, ci catapultano nelle tormente dell’anima quando tutto sembra opporsi, ma il legame amoroso è così forte da non infrangersi.

Perché è bello sapere che il lieto fine può esistere.

Voto 5/5

Vale LP – Stronza

Un brano intimo che si evolve in qualcosa di più universale, il racconto della presa di coscienza di una personalità tossica, che tende a distruggersi e a distruggere.

E trovo mille modi per poterci ferirePer non sentire mai che sta arrivando una fine

Senza peli sulla lingua, Vale LP, ci racconta la storia di un amore dalle dinamiche tossiche, attraverso il punto di vista e la presa di coscienza della persona narcisista.

Voto 4/5

Fellow – Alieno

In una società sempre più conformista e conformata, dove l’unica cosa che conta è essere fighi, Fellow va controtendenza, parlandoci di alienazione sociale unita alle dinamiche d’amore, andando dritto al cuore di chi si sente fuori dal mondo.

E lo sai che ho già piantato una bandiera
su ogni mia nuova insicurezza

Un brano che parla di solitudine, ma anche della bellezza del creare legami con persone che ci capiscono veramente.

Voto 5/5

 Omini – Mare Forza 9oi

Attraverso suoni carichi di esplosivo rock dal ritmo incalzante, gli Omini ci raccontano della tempesta che può nascere tra due individui che, come il mare che può raggiungere forze distruttive, così la passione può arrivare a decuplicare questa forza, facendo diventare esplosivo il “noi”

Voto 4/5 

Gaetano Aspa