Eventi della settimana

Mercoledì 5

  • APERIBOOK 

DOVE: FeltrinelliPoint via Ghibellina

QUANDO: ore 20:30

COSA: Buffet libero (con variante anche vegana e vegetariana) + drink, € 10.
Secondo drink, € 6.
Consultazione libri e connessione wi-fi, free.

 

Giovedì 6

  • CINEMA IN ORTO – OMAGGIO A MONICA VITTI

DOVE: Orto botanico Pietro Castelli , piazza XX settembre

QUANDO: da lunedì 3 luglio al gioved’ 13

COSA: Siamo giunti quest’anno alla quinta edizione di “Cinema in Orto”, la consueta rassegna estiva organizzata dall’Orto Botanico “Pietro Castelli” e il Cineforum Orione in collaborazione con l’Associazione Antonello da Messina. Nuovi appuntamenti per passare una serata nell’Orto Botanico coniugando la passione per il cinema con la passione per le piante.
Sulla scia delle rassegne degli anni scorsi, si continuano a proporre film legati al nostro territorio, diretti o interpretati da chi a Messina è nato o ha vissuto: quest’anno le proiezioni nella cavea dell’Orto saranno dedicate alla famosa attrice Monica Vitti (1931), che ha trascorso parte della sua infanzia nella città dello Stretto.
Per le quattro serate l’Orto Botanico sarà aperto dalle 20.00 alle 23.00 – Ingresso gratuito

 

FILM IN PROGRAMMA:

1. lunedì 3 luglio, ore 21 – POLVERE DI STELLE (1973) – Durata 123’
Regia: Alberto Sordi
Interpreti: Alberto Sordi, Monica Vitti, John Phillip Law, Wanda Osiris, Carlo Dapporto

2. giovedì 6 luglio, ore 21 – LA RAGAZZA CON LA PISTOLA (1968) – Durata 102’
Regia: Mario Monicelli
Interpreti: Monica Vitti, Carlo Giuffrè, Stefano Satta Flores

3. lunedì 10 luglio, ore 21 – TERESA LA LADRA (1973) – Durata 125’
Regia: Carlo Di Palma
Interpreti: Monica Vitti, Stefano Satta Flores, Isa Danieli, Carlo Delle Piane, Michele Placido
Tratto dal romanzo “Memorie di una ladra” di Dacia Maraini

4. giovedì 13 luglio, ore 21 – DRAMMA DELLA GELOSIA (1970) – Durata 107’
Regia: Ettore Scola
Interpreti: Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Giancarlo Giannini

 

  • GIOVEDÌ CHUNGA CHUNGA DUBLINERS

DOVE: Weplaya

QUANDO: 19:30

COSA: Start ore 20.30 #Apericena con Live Chef a 15€ Food & Drink e …
Ingresso Gratuito alla serata
Live Music• #IlTrio #SalvoAlbano ad accompagnarci fino alle 23.30 !!!
Dalle ore 20.30 ingresso sempre con #NOMEINLISTA, Drink incluso, a 7.00 €.
TAVOLO con Bottiglia a 80€ Con 6 Exit (seconda bottiglia a 70 €)
TAVOLO con Bottiglia Premium a 100€ con 6 Exit.
Per info e tavoli contattateci! https://www.facebook.com/events/429056467493851/?acontext=%7B%22ref%22%3A%223%22%2C%22ref_newsfeed_story_type%22%3A%22regular%22%2C%22feed_story_type%22%3A%22263%22%2C%22action_history%22%3A%22null%22%7D

 

  • POLLIO LIVE

DOVE: Glirrerammare

QUANDO: ore 22:30

COSA: Fabrizio Pollio, questa volta in Sicilia per presentare al pubblico il suo primo album solista, Humus.
Fabrizio Pollio è un cantautore milanese. HUMUS è il suo disco di esordio solista, un album adulto, antropico, connaturato e passionale, condito da parallelismi religiosi, metafore culinarie e citazioni colte. Tra fughe e congedi, la lirica cantautorale si configura spesse
volte come sfogo solitario, altre come punto di vista soggettivo e dunque corale di quello che è un altrove abitato da gente e animali, solitudini gremite e cronaca contemporanea, fatta di stragi vissute alla tv e lotte interiori. Chitarre, tastiere e qualche innesto elettronico sono il punto di partenza strutturale di ogni brano. Gli arrangiamenti, sempre dinamici e spesso minimali, strizzano l’occhio – e l’orecchio – ad atmosfere e sonorità d’oltralpe, senza perdere di vista la forma canzone tipicamente italiana.
Come ogni giovedì, si brinda e si beve sotto il segno di Beer Happy, in collaborazione con il Beer Shop Mi Mbracai, sarà disponibile una selezione di birre artigianali ghiacciate e gustosissime.

 

Domenica 9

  • ROCK IN RIVA – THE TRIP TAKERS 

DOVE: Riva Club

QUANDO: 22:00 alle ore 1:00

COSA: Start up apertura locale ore 19:00 con apricena
Start up ore 22.00 – FREE ENTRY a seguire “IT – DjSet” Cult 50/60/70/80/90

 

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Eventi del fine settimana

Venerdì 19

  • ALBERO DELLA PACE

Dove: Piazza Duomo

Quando: dalle ore 9:30

Cosa: la pace inizia, mettendo un punto alla guerra contro il nostro stesso pianeta; è ormai uso comune gettare qualsiasi tipo di rifiuto in ogni dove, senza pensare al suo potenziale inespresso o senza riflettere sulle enormi ripercussioni che quel gesto avrà per gli anni futuri. In questa triste ottica del presente, Puli-AMO Messina intende far “pace” con l’ambiente, tributandogli un albero interamente realizzato con materiale di riciclo, liberando (sia pure idealmente) la Madre Terra dal greve compito di smaltire le enormi quantità di rifiuti che ogni giorno le doniamo.

L’installazione è un’iniziativa legata alla manifestazione “La tenda della Pace“, che avrà luogo a Piazza Duomo dal 19 al 21 maggio.

  • VERSO IL G 7 DI TAORMINA: DIBATTITO SU GUERRA E MIGRAZIONI

Dove: Via XXIV Maggio

Quando: dalle ore 17:30 alle ore 20:00

Cosa: l’imminente G7 di Taormina, affronterà alcuni dei conflitti più sanguinosi scatenati nell’area mediterranea e mediorientale e l’immancabile “lotta al terrorismo (islamico)”. Altro tema “caldo” sarà quello delle relazioni-pressing sulla Russia e, per la prima volta in ambito G7, verrà presentato il tema delle “emergenze” prodotte dalle migrazioni mondiali.

Il vertice di Taormina avrà  lo scopo di rafforzare le alleanze politico-militari nel quadro dell’escalation bellica globale e il contrasto con l’uso della forza delle migrazioni e della fuga di milioni di persone dalle guerre e dai crimini socio-ambientali.
Introduce Antonio Mazzeo, comitato No G7 – Messina.

  • THE HATEFUL TARANTINO TRIBUTE

Dove: Beer Garden, Falcone – Via G. Falcone 4/6 – Cotignola

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: i The Hateful Tarantino tribute band ripercorreranno le colonne sonore dei film di Quentin Tarantino con uno show unico nel suo genere.
A fine concerto, la serata prosegue con il Radar Rock Party, una selezione musicale di Dj Piro (Massimo Solaroli).

Ingresso gratuito con possibilità di prenotazione tavoli per cena al numero 3801025449.

Sabato 20

  • CLINIC DEDICATA AL MONDO DELLE BATTERIE CON MARCO IANNETTA

Dove: Casa Musicale Sanfilippo – Via G. La Farina, 69

Quando: dalle ore 17:00

Cosa: un incontro con un artista famoso in tutto il mondo per la sua unica ed eccezionale tecnica batteristica; con il suo complesso drum kit, costruisce il suo innovativo ed articolato playing.

  • LIBRO D’ARTISTA

Dove: La Feltrinelli Point – Via Ghibellina, 32

Quando: dalle ore 18:30 alle ore 19:30

Cosa: è un libro che rappresenta un lavoro d’arte, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto unique.
La mostra “Il Libro d’artista” (promossa all’interno del Maggio dei Libri) è stata ideata, organizzata e curata dall’Associazione di artisti “Senza chiedere il permesso”, dalla Feltrinelli Point di Messina e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Messina.
All’inaugurazione, saranno presenti gli artisti espositor ed introdurrà lo storico d’arte Giampaolo Chillè; presenzierà l’Assessore alla Cultura del Comune di Messina Federico Alagna.

  • DAVIDE SHORTT IN CONCERTO – STRANIERO TOUR FULL BAND SHOW

Dove: Retronouveau – Via Croce Rossa, 34

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: Davide Sciortino è un cantautore, beatmaker e rapper di Palermo, nonché terzo classificato alla IX edizione di X Factor. Ritorna nella sua Sicilia con un album che vanta testi figli della grande tradizione cantautorale italiana e ricco di collaborazioni importanti: Daniele Silvestri e la sua band, la neo soul band romana ThrowBack, il rapper Tormento e la stella del rap underground Johnny Marsiglia.

Ingresso € 10 direttamente al botteghino.

DOMENICA 21

  • VISITA IL CIMITERO MONUMENTALE DI MESSINA

Dove: ARB – via Romagnosi, 18

Quando: dalle ore 9:30 alle ore 12:30

Cosa: “MESSINA CITTA’ CHE PARLA” 5a passeggiata; Francesco Maggio che ci guiderà nel nostro cimitero monumentale, che è uno dei più importanti cimiteri monumentali d’Italia: al suo interno è presente la gran parte della statuaria e dell’architettura del neoclassicismo messinese.
Attenzione: la guida di domenica è introdotta da un incontro che si terrà venerdì 19 dalle 20 alle 21 presso la sede dell’associazione ARB.
La quota di partecipazione è di € 5 a persona.

  • TORNEO JUST DANCE

Dove: Smite TP Games – Via Risorgimento, 45

Quando: dalle ore 11:00 alle ore 13:00

Cosa: il Torneo di Just Dance si svolgerà durante la mattina del secondo giorno dell’evento GAME of COMICS.
Il Costo di partecipazione sarà di soli 3€ a persona.
Il Vincitore verrà dichiarato a fine di tutti i balli sommando i punti accumulati durante il gioco e riceverà come premio una coppa come memoriale dell’evento.
Le Iscrizioni sul luogo dello svolgimento del torneo verranno prese sino a 10 minuti prima dell’inizio dello stesso.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

“The Story” di Brandi Carlile – versione di cover per una buona causa.

Se vi dicessi il nome Brandi Carlile probabilmente non avreste idea di chi stia parlando.

Se invece vi facessi sentire solo le prime strofe di “The Story” la riconoscereste immediatamente e aggiungereste “certo! l’ho sentita in…”.
Le sue canzoni sono state usate in moltissime serie tv (forse su tutte Grey’s Anatomy) film, pubblicità, ciò non deve essere visto negativamente perché questa donna è più che talentuosa.

Lei è una cantautrice americana il cui stile spazia fra il folk-rock-pop. La band è composta da lei, i gemelli Tim and Phil Hanseroth alla chitarra e al basso, Josh Newman al violoncello e al piano e il batterista Brian Griffin.
“The Story” è probabilmente l’album più famoso che quest’anno compie 10 anni e per questo anniversario la cantautrice ha deciso di ripubblicarlo in una versione molto speciale : tutte cover.
Il ricavato dell’album andrà interamente a War Child una associazione che si occupa di aiutare e tutelare i minori nelle zone di guerra.
Brandi Carlile è sempre stata una attivista per i diritti umani devolvendo i ricavati di concerti a diverse cause a lei care. Tutti, dall’etichetta agli ingegneri del suono agli artisti stessi hanno rifiutato di ricevere un compenso per il lavoro su questo album.
I nomi degli artisti che hanno edito le canzoni? Adele, i Pearl Jam, Kris Kristofferson e Dolly Parton per nominarne alcuni. Il nome che risalta di più è forse quello di Barack Obama che ha scritto la prefazione dell’album “racconta storie che ci incoraggiano a vedere noi stessi negli altri, e ci ricorda che insieme possiamo creare un mondo migliore per i nostri figli”.
Vi segnalo la versione del singolo “The story” cantata da Dolly Parton, “Josephine” da Anderson East e “Turpentine” da Kris Kristofferson.
The Story quest’anno ha ottenuto il disco d’oro.

La bellezza delle canzoni e della voce di Brandi Carlile è che sono adatte ad ogni momento della propria vita, ti coinvolge con quel tono ruvido ma caldo, le chitarre , gli archi che spuntano quando meno te l’aspetti. Non scade mai nel banale come sonorità e testi. Un brano apparentemente pop si trasforma in un pezzo simil rock grazie a bassi e chitarra. In questo video di seguito potete farvi una idea di quello che sto affermando.

Quando ascolti “Keep your heart young” la tua infanzia ti passa davanti gli occhi e inizi a ridere, “Hiding my heart” e “Oh dear”  ti riportano a quell’amore passato o mai confessato, “Wherever is your heart” all’affetto dei cari, “The Things I Regret” con quella strofa finale gridata da pelle d’oca e poi “The story” un classico ormai.

Diversi anni fa ebbi la fortuna di vederla esibirsi, uscì da quel teatro con un sorriso a 36 denti e mio zio che mi ringraziava per avergli fatto conoscere questa artista. È stata elettrizzante, appassionata.
Non voglio i ringraziamenti di nessuno di voi lettori ma vi suggerisco di ascoltare qualcuna delle sue canzoni, il mio album preferito è “Bear Creek” , con una sola parola: completo, ce n’è per tutti i gusti.
L’ultima opera è  “The firewatcher’s daughter” che si apre con  “Wherever is your heart”  pezzo scritto con i gemelli (con i quali si percepisce il grande affetto reciproco dovuto anche alla lunga collaborazione) è più che coinvolgente, trasportante. Come tutto l’album.
Lo stesso anno, 2015, la band ha deciso di fare un tour prevalentemente in teatro sfruttando l’acustica naturale di questi luoghi hanno scelto di non usare microfoni, amplificatori, affidandosi totalmente alla voce e alle sonorità degli strumenti. Niente che potesse distorcere la musica e l’esperienza con gli spettatori.
Questa esperienza è stata raccontata in un documentario “Pin Drop Tour” che potete trovare sulla sua pagina Youtube.
Vi saluto con l’introduzione del documentario (al minuto 5:00 potete sentire l’effetto dell’esperimento fra prove e live) :

 

Arianna De Arcangelis

Eventi del fine settimana

VENERDÌ 14

  • CARMEN CONSOLI IN CONCERTO A MESSINA

DOVE: Palazzo della cultura Antonello da Messina – Viale Boccetta – Messina

QUANDO: 14/04/2017 dalle ore 21:00

Carmen Consoli torna in concerto con il suo nuovo tour “Eco di sirene” nei principali teatri italiani. Sarà un nuovo progetto in trio per Carmen Consoli, ma antitetico rispetto a quello dell’ “Abitudine di tornare”, che la vedrà sul palco con Emilia Belfiore e Claudia della Gatta, rispettivamente violino e violoncello.

  • GIUDA LA CENA- ESOS THEATRE

DOVE: Teatro Vittorio Emanuele – Via Garibaldi – Messina

QUANDO: dalle ore 21:00 alle ore 23:00

COSA: Il nuovo spettacolo di ESOSTHEATRE Il teatro degli Esoscheletri andrà in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
AVVISO PER GLI ABBONATI DE La Stagione della Luna: cambiano solo data e luogo, l’abbonamento vale, non mancate!
***
HANNO DETTO DI ESOSTHEATRE
*** “… dinamico ed estremamente erotico …” (Giuseppina Borghese – Gazzetta del Sud)
*** “… una performance «esagerata» di 40 attori che, in 12 ore non stop di musiche, danze, letture e recitazione di testi classici e storie di cronaca, ha tentato (riuscendoci) di centrare un obiettivo, diciamo così, semplice semplice, e cioè «indagare l’essere umano» attraverso una performance di teatro totale …” (Carlo Vulpio – Corriere della Sera)
*** “… occasione per riagganciare la vita nella sua forma più bella ed espressiva, quella dell’arte …” (Enzo Cappucci – Rai News 24)
*** “…Teatro d’emozione … drammaturgia sperimentale di grande suggestione scenica e intimista allo stesso tempo …” (Mariza D’Anna – La Sicilia)
*** “… una sorta di trance in cui il tempo e il mondo si fermano …” (La Repubblica Palermo.it)
*** “… un effettivo momento di comunione fra pubblico e maschera …” (Luca Scaffidi Militone – Scomunicando)
*** “Era come stare in riva al mare ad ascoltare un canto non udito, tra le confluenze dei giorni e le infiorescenze delle notti per svelare il disinganno” (Roberto Cristiano – Progetto Italia News)

SABATO 15

  • WORKSHOP DI DRAMMATURGIA A CURA DI TINO CASPANELLO

DOVE: ARB – via Romagnosi,18 – Messina

QUANDO: dalle ore 10:00

COSA: WORKSHOP DI DRAMMATURGIA
a cura di Tino Caspanello
da ARB in via Romagnosi,18 Messina

sabato15 aprile dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 18,00
domenica 16 aprile dalle 9,00 alle 13,00
quota pro-capite € 40,00
per studenti e/o disoccupati € 20,00
indispensabile la prenotazione ( tramite mail da inviare a info.arb.service@gmail.com o messaggio sulla pagina Facebook di ARB Service)
partecipanti: minimo 10 massimo 40

Viviamo in una metafisica senza rendercene conto e il teatro, uno dei luoghi metafisici per eccellenza, ne raccoglie le forme e la sostanza. Attraverso la scrittura – drammaturgia di scena o preventiva – l’analisi del nostro tempo e della nostra condizione diventa proposizione di nuove forme, identità e possibilità, restituendo a tutti la capacità di intervenire creativamente sui rapporti che intercorrono tra noi e il mondo. Percepire una metafisica dell’anima, del pensiero, del linguaggio, dello spazio e del tempo, può ricondurre finalmente a una verticalità necessaria per meglio comprendere e riformulare il nostro stare al mondo.
La scrittura è linguaggio dell’anima, come la musica, la poesia, la pittura, la scultura, e, prima che sul foglio di carta, essa avviene proprio nell’anima, nelle sue pieghe più profonde, agitata da forze che creano conflitti e tensioni, prima di risolversi in forma e materia.
Il Workshop di Drammaturgia propone, anzitutto, un approccio analitico con le proprie capacità di scrittura, con le ragioni profonde che spingono alla scrittura e, successivamente, aiuta i partecipanti a canalizzare emozioni e intuizioni verso la forma di scrittura che è loro più congeniale.
Scelta del tema, struttura narrativa, analisi dello spazio e del tempo, creazione del personaggio, lingua e linguaggi, stile: sono tra gli obbiettivi principali proposti, affinché si possa dare forma a una drammaturgia efficace.
Attività ed esercizi
– Analisi di testi: ritmo, silenzi, punteggiatura, ripetizioni
– La formazione del drammaturgo: una cultura pluridisciplinare
– La genesi di un testo: urgenza e necessità di una scrittura
– I personaggi, il luogo, il tempo, lo spazio, l’azione
– La struttura, la scaletta
– Una possibile stesura del testo

  • X-FACTOR tappa messinese

DOVE: Via Pozzo Leone, 5

QUANDO: dalle ore 11:00 alle ore 18:00

COSA: il van di XFactor termina il suo tour passando anche dalle isole; è pronto a reclutare gli aspiranti cantanti per la prossima edizione, in onda in autunno su Sky Uno HD.
In vista dei casting, basta compilare il form online sul sito xfactor.sky.it/casting o chiamare il numero 0423 402300. I candidati devono avere 16 anni compiuti. Per i gruppi e le band saranno accettate solo le iscrizioni tramite il form online, dove bisognerà caricare una performance video.

 

DOMENICA 16

  • POP X IN CONCERTO LIVE AL RETRONOUVEAU

DOVE: Retronouveau – Via Croce Rossa 33 – Messina

QUANDO: dalle ore 22:30

COSA: Pop X da Trento è il nome dietro il quale si celano Davide Panizza e i suoi sodali. Il progetto più indecifrabile venuto fuori dal panorama pop indipendente italiano degli ultimi anni. Lesbianitj, il nuovo album, esce per Bomba Dischi il 18 novembre ed è composto da 11 brani. È impossibile descriverlo completamente, cosa sia Pop X è nelle orecchie di chi ascolta le sue composizioni e negli occhi di chi partecipa ai baccanali che sono le performance live che sono già diventate leggenda. Elettronica che sembra uscita dal cabinato di una qualche sala giochi anni ottanta, testi al limite dell’assurdo, attitudine “punk”, una capacità melodica che farebbe invidia a molti, creatività esplosiva, ma c’è molto altro ancora che non è possibile spiegare utilizzando le parole, venite a scoprirlo da soli.

 

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Storia di un musicista errante: l’avventurosa vita di Giovanni Antonio Pandolfi Mealli, violinista a Messina

Gerrit van Honthorst, “L’allegro violinista”, 1623.

Da Montepulciano a Venezia, da Venezia a Innsbruck, da Innsbruck alla nostra Messina, e da lì non si sa dove, fino a finire alla corte del Re di Spagna. Aggiungiamoci tanta, tantissima musica, perchè di un musicista stiamo parlando: Giovanni Antonio Pandolfi Mealli, violinista e compositore. Poi, giusto per aggiungere un pizzico di torbido, la storia misteriosa di un omicidio… Come ambientazione, il Seicento europeo delle corti nobiliari, dei fasti e dei capricci del Barocco, il Seicento dell’epoca d’oro della storia di Messina e del suo crepuscolo.

Ce n’è abbastanza per un romanzo d’appendice, vero? E invece stiamo parlando di una storia vera, faticosamente ricostruita da archivi e fonti bibliografiche e confinata alla polvere e agli scaffali delle biblioteche; e stiamo parlando di alcuni spartiti, anch’essi poco più che muti fogli di carta, che però, nelle sapienti mani degli esperti, possono trasformarsi in musica; musica che ci parla di un’epoca e un mondo che non esiste più.

E’ a Montepulciano, in Toscana, che il nostro protagonista viene alla luce nel 1624, col nome di Domenico Pandolfi: il nome Giovanni Antonio, con cui diverrà noto in futuro, lo prenderà anni dopo, quando si farà prete, mentre il secondo cognome, Mealli, è quello del primo marito della madre, vedova e risposata con Antonio Pandolfi. Nel 1629, cinque anni dopo la sua nascita, il padre muore: è così che la famiglia si trasferisce a Venezia, dove Giovan Battista Mealli, il suo fratellastro, figlio di primo letto, lavora come cantore nella cattedrale di San Marco. Proprio qui il giovane, presumibilmente, apprende i rudimenti della musica.

Passano gli anni e Giovanni Antonio, divenuto sacerdote e valente violinista, si stabilisce a Innsbruck, alla corte dell’Arciduca d’Austria: è lì che vengono pubblicate, nel 1660, due raccolte di musica per violino, pezzi pregevoli scritti in uno stile irruento, capriccioso, espressivo e virtuosistico, nel pieno dei canoni barocchi dello “stylus phantasticus”, lo stile fantastico, in voga all’epoca nel Nord Europa. (qui una registrazione completa: https://www.youtube.com/watch?v=J2HSgxfN_ks )

Evaristo Baschenis, “Natura morta con strumenti musicali”, 1650

Nove anni dopo lo ritroviamo a Messina, violinista nella Cappella Senatoria del Duomo. Non si sa quali vicende lo abbiano portato a spostarsi dall’Austria alla città dello Stretto; ma sappiamo che in quel periodo Messina è una città florida, ricca e culturalmente vivace, il Senato è all’apogeo del suo potere politico, e la Cappella Senatoria, come riflesso di questo periodo di splendore, è una istituzione musicale fiorente e importante nel panorama siciliano e ospita musicisti da tutto il resto d’Italia e da Roma. In questo contesto di variopinta attività culturale possiamo anche inserire l‘Accademia le cui riunioni si tenevano nella residenza del nobile Giovanni La Rocca, principe d’Alcontres e marchese di Roccalumera, mecenate che si dilettava di musica (pare possedesse e suonasse il claviorgano, uno strumento dell’epoca ibrido fra un clavicembalo e un piccolo organo) e della cui cerchia Pandolfi faceva parte come protetto. A lui è infatti dedicata la raccolta di Sonate pubblicata a Roma nel 1669, l’unica opera che ci sia pervenuta dal suo periodo messinese. Una opera che documenta un netto cambio di stile rispetto ai lavori precedenti: scompaiono le capricciose evoluzioni del violino solista, cedendo il passo a danze e variazioni su temi: un genere che doveva essere molto di moda nella Messina del ‘600, dato che anche Bernardo Storace, che della Cappella del Duomo fu vice maestro e organista più o meno negli stessi anni in cui vi lavorò Pandolfi, ne fa largo uso in una raccolta di pezzi per organo e clavicembalo. Spesso sono scritti per più strumenti, chiaramente destinati ad essere suonati in gruppo, da piccole ensemble strumentali: secondo una usanza tipica dell’epoca, che Pandolfi adottò anche nei lavori del 1660, le singole sonate sono intitolate coi nomi dei colleghi ed amici della Cappella Senatoria di Messina, ed erano probabilmente destinate ad essere eseguite con loro, tanto in chiesa quanto nel contesto dell’Accademia.

Bartolomeo Bettera, “Natura morta con strumenti musicali”, XVII sec.

Poi, nel 1675, avviene un fatto misterioso che cambia la vita di questo musicista: un giorno, mentre si trova nel Duomo, ai piedi della scala della cantoria, ha una lite violenta con un cantante, il castrato Giovannino Marquett. Nulla si sa, e forse mai si saprà, di cosa sia successo tra i due, che peraltro dovevano essere stati in ottimi rapporti fino a qualche anno prima, dato che proprio a Marquett è dedicata una delle sonate del 1669, appunto intitolata “il Marquetta” (la trovi qui: https://youtu.be/VtydebLyFyE?t=1761 ). Quel che è certo però è che deve essersi trattato di una lite davvero seria: a un certo punto, dopo essere stato a lungo provocato, Pandolfi perde il controllo, sottrae la spada al cantante e lo colpisce a morte.

Costretto a scappare da Messina in seguito a questo omicidio sacrilego, Pandolfi scompare dalla circolazione, per poi ricomparire, qualche anno dopo, nientemeno che a Madrid, come violinista della Cappella Reale. Da questo momento in poi, le tracce della sua esistenza iniziano a diradarsi fino a perdersi nei meandri della Storia.

Cosa ci resta di questo musicista avventuroso dalla storia piena di punti interrogativi? Senza dubbio la musica: ma perché essa possa continuare a vivere e non tacere per sempre, bisogna che qualcuno la esegua. Se, infatti, dei lavori musicali di Innsbruck abbiamo diverse registrazioni ed esecuzioni, lo stesso non si può dire delle Sonate messinesi, sconosciute tanto al grande pubblico quanto, spesso, agli stessi addetti ai lavori, tanto che ad oggi manca una loro registrazione completa. Un altro frammento dell’enorme (e sottovalutato) patrimonio culturale della città di Messina, destinato forse a rimanere nell’oblio. 

Gianpaolo Basile

 

GLI EVENTI DEL FINE SETTIMANA

WORKSHOP SU LINKEDIN-COME FARSI TROVARE DALLE AZIENDE:

Dove: GarHub114 – via Garibaldi, 114 – Messina

Quando: venerdì 17 dalle ore 18:30 alle 20:00

Cosa: “Linkedin, fatti trovare!” inaugura la serie di workshop dedicati alla comunicazione personale e d’impresa.
La giornata di venerdì 17 marzo a partire dalle ore 18:30 sarà dedicata al mondo di Linkedin, scopriremo come poter usare al meglio il Social Business, sviluppare contatti, acquisire nuovi clienti, trovare lavoro e mettere in campo strategie per essere scelti dalle aziende.

ARTIST ENSAMBLE

Dove: Palazzo della cultura Antonello da Messina – Viale Boccetta – Messina

Quando: venerdi 17/03 dalle ore 20:30 alle 23

Cosa: Il Balletto dello Stretto diretto da Mimma Cubeta, il Centro Danza diretto da Genny Ruggeri ed il Centro Formazione Danza diretto da Milena Freni sono lieti di invitarvi allo spettacolo ARTISTS ENSEMBLE. I giovani ballerini, sul palcoscenico, insieme ad importanti artisti messinesi, simbolo della cultura musicale della nostra città. Si esibiranno infatti come special guests dello spettacolo Christian Gravina, accompagnato in una delle sue performance da Riccardo Ferro, ed il Quartetto Atipico Danzarin. Sarà anche presente David Carfì, autore delle musiche di alcune coreografie che verranno rappresentate sul palcoscenico del Palacultura.
Artist Ensemble, una serata di beneficenza a favore di Missione Kenia, una Clinica a Kasue per bimbi e mamme meno fortunati di noi.

WORKSHOP TEATRALE LE 13 LUNE-  PRIMO INCONTRO “SOGNO E INTUIZIONI”

Dove: Centro Rén – via Nicola Fabrizi, 3 – Messina

Quando: sabato 18/03 Orari: 15:00 – 20:00
Domenica 19/03: 10:00 – 13:00

Cosa: “Le tredici Lune” è un ciclo di tre appuntamenti nati dal desiderio di lavorare, attraverso il teatro, sul mondo onirico, sulla ciclicità femminile e sul viaggio dell’eroe/eroina.
E’ possibile partecipare anche ad un solo incontro e non sono richieste esperienze precedenti.
Primo incontro: “Sogni e intuizioni”
OBBLIGATORIA PRENOTAZIONE ENTRO GIOVEDI’ 16 MARZO
Il workshop è legato ad un’idea di rito, comunione tra persone diverse e simili, forme materiali e invisibili, linguaggi, codici e ritmi e ha il fine di riprendere contatto con alcune zone assopite dell’universo femminile.
Partendo dall’analisi di simboli e archetipi dell’immaginario femminile andremo a lavorare sul mondo onirico legato alla nostra naturale ciclicità. Iniziando un viaggio nelle profondità del nostro essere scardineremo tabù opprimenti per liberare creativamente i nostri corpi. Sperimentando insieme tecniche del teatro di ricerca nutriremo sogni, intuizioni e daremo voce ad immagini antiche.

YOMBE LIVE AT RETRONOUVEAU:

Dove: Retronouveau

Quando: sabato 18/03 ore 22:30

Cosa:  Tra le band più “esotiche” che sono uscite fuori negli ultimi anni dal panorama indie dance, Yombe ha dalla sua un’ originalissima visione estetica pregna di black music: WorldBassTrapHouseHip Hop e ancora tribalismi assortiti e ricchi di groove.
Nessun barocchismo smodato, tutto si interlaccia elegante e sinuoso verso percorsi dance che ricordano i Disclosure o in stilosi vortici etnobass astratti e ipnotici, conditi dalla voce di Cyen in bilico fra ricercatezza soul e brividi pop.

Ticket €5
Promo entro le 23.45 birra in omaggio.
Aftershow Dj set Davide Patania

 

 

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

 

Quoque tu, David Bowie!

E’ tutta colpa di David Bowie.
Mi spiego meglio, io credo nella causalità degli eventi, la morte di Bowie il 10 gennaio del 2016 non è stato altro che “l’oscuro presagio” di tutto quello che sarebbe successo nell’anno passato. Incolpo Bowie di tutte le disgrazie, anche se ha fatto a noi tutti quel magnifico regalo di addio che è Blackstar. 


Ora , scemenze a parte, mi trovo a scrivere il primo editoriale dell’anno che inoltre è il mio primo editoriale quindi “No pressure at all!” direbbero ironicamente i fellow anglosassoni.
Non voglio discorrere del pessimo anno che è stato il 2016 a livello locale, nazionale e globale ma qualche rimando lo farò probabilmente, gli eventi positivi sono accaduti ma purtroppo c’è stata una sovrabbondanza di cattivi accadimenti. 

Comunque di tutto ciò possiamo documentarci autonomamente su Google. Anche le liste di buoni propositi , obiettivi e tutto il resto che solitamente si ipotizzano con l’anno nuovo, li mettiamo da parte.

Il mese di dicembre vede Messina ripopolarsi, i suoi cittadini “espatriati” tornano per le feste e per saziarsi abbondantemente fra pranzi, cene di famiglia e granite al volo con amici, aggiungendo le giocate a carte fino a tarda notte.
Siamo una popolazione con radici etniche fra le più disparate, la Falce è sempre stato porto di passaggio (la ritroviamo persino nell’Odissea) e questo ci ha portato, mi piace pensare, ad essere dei migranti. Migriamo per poi tornare perché il nostro legame con questo luogo è così forte che, anche se odiamo la maggior parte delle sue caratteristiche, non possiamo farne a meno.
Lo Stretto chiama i suoi figli.
La Falce è anche protagonista negli ultimi anni di quello che la stampa mondiale definisce “sbarco dei migranti” , termine così generale che bisognerebbe disquisire in merito per un’ora , e che vede centinaia di migliaia di bimbi, donne e uomini arrivare qui da luoghi lontanissimi. Il mare è la loro salvezza o la loro tomba.

Voglio augurarci un 2017 all’insegna della gentilezza.
Ai millenials e alle generazioni successive in particolare : noi siamo il futuro, non lasciamo che la crisi etica/politica e il suo odio gratuito dissolvano il nostro senso di comunità e quindi, la nostra natura di esseri umani.

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Auguro alla nostra città di riscoprire il significato di cooperazione, nello specifico per le attività culturali.
Con l’apertura del nuovo Museo interdisciplinare regionale Messina ha una opportunità più unica che rara per imporsi sul panorama turistico e culturale italiano ed internazionale, sfruttando a pieno la presenza settimanale delle crociere nel nostro porto e non solo.
Questo compito spetta sia a chi del mestiere che a noi cittadini : valorizzandolo e frequentandolo e rispettandolo. Coinvolgendo anche l’Università e i suoi studenti.

La cura della cultura nella nostra città , e in Italia, è andata affievolendosi negli anni , assurdità in un paese come il nostro; la politica si è scordata della sua importanza per le persone  e , sì , anche per l’economia.
Luoghi, opere , edifici ma non solo, riscoprire il teatro e la scena musicale.
Una sinergia che potrebbe nascere anche fra associazioni studentesche per qualunque iniziativa cittadina. Studenti che vivono ancora a Messina o “emigrati”.
Abbiamo idee nuove , iniziative e , più di tutti, siamo coloro che possono veramente modificare il futuro (sia con un contributo costante sul territorio che occasionale) con un confronto costante.
Spezzo qui questa lancia : un percorso insieme si può intraprendere nell’interesse comune.
Auspico che si instauri una più ampia discussione su tutte le tematiche che fino ad oggi sono state sottaciute o sminuite ma di fondamentale importanza e che vengano portate sotto la luce  dei riflettori.

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Spero anche che tutti in questo 2017 rispettino il codice della strada perché di vite spezzate , spesso di giovani , per la disattenzione e noncuranza alla guida ne ho piene le tasche.

Per concludere con una citazione musicale allego quella che a modesto parere potrebbe essere la canzone più adatta per iniziare in maniera positiva questo 2017 :

https://www.youtube.com/watch?v=Tm0nopK1BQM

 

Buon anno signori e signore che “la forza sia con voi” .

 

nda: ricordiamo la simpatica, folle iconica Carrie Fisher con una sua frase sulla sua morte «Voglio che sia detto che sono affogata nella luce lunare, strangolata dal mio reggiseno» 

Arianna de Arcangelis

“From The Rooftop tour” intervista a Coez per UniVersoMe

Dicembre è stato un mese ricco di musica, che ha reso Messina super presente nelle tappe dei tour di artisti della scena underground italiana e non solo. Il 19 dicembre il locale Retronouveau ha ospitato il cantautore e rapper italiano Coez (nome d’arte per Silvano Albanese, classe ’83): concerto sold-out per la prima performance dell’artista nella nostra città. “From the rooftop tour” ha fatto impazzire tutti i fan del cantante, la caratteristica è quella di riproporre pezzi vecchi, nuovi e cover accompagnati da una chitarra acustica ed una loop station, a cura del chitarrista Alessandro Gaspare Lorenzoni.
UniVersoMe ha avuto l’occasione di intervistare l’artista.

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Riguardo la creazione di From The Rooftop hai detto “con l’intento di far conoscere cose nuove o cose vecchie persone nuove” I pezzi che hai scelto per la scaletta sono misti: cover, festa ring, brani dei tuoi dischi precedenti e dell’ultimo disco “Niente che non va”. Qual è il filo conduttore di questi brani?
Il filo conduttore si concentra già sulla struttura di questo tipo di performance: la voce accompagnata dalla chitarra, richiede canzoni e musiche più emotive. Abbiamo provato a fare qualcosa di più “up”, non dico di allegro perché nella mia discografia non c’è niente di veramente allegro e non sono uno che ascolta musica allegra (cioè mi piace il pop, ma sempre con un velo di malinconia). Abbiamo scelto anche pezzi di artisti come Calcutta, I cani, canzoni prettamente d’amore.

Loro cosa hanno detto per la tua scelta di cantare delle loro canzoni?
Erano contentissimi. Calcutta, ad esempio, ne era entusiasta, il suo manager mi aveva subito fatto ascoltare “cosa mi manchi a fare” ed ho pensato subito “questo fa il panico, è pazzesco, lo devo fare”. Lui inoltre aveva anche poche visualizzazioni su YouTube ed io stavo iniziando a creare il progetto “from the rooftop”, lo dovevo cantare assolutamente. Lui ha cantato una mia canzone nei suoi concerti, “le parole più grandi”…è stato un bel momento di musica italiana. Sono un loro fan.img_7216

La tua entrata nella scena musicale è segnata dalla concentrato sul genere rap. Dopo alcuni anni, con la pubblicazione del tuo primo album ufficiale “Non erano fiori”, si evince un notevole cambiamento verso un sound più pop. Stessa cosa vale per “niente che non va”. Senti di aver trovato il tuo posto o credi che ancora tu debba identificare/trovare la tua musica? Questa domanda te la faranno spesso.
Sì molto spesso, ed è anche giusto. Comunque no, sto continuando a sperimentare, ed il pubblico lo percepisce. Io ho sempre avuto propensione verso il melodico, già nel primo disco del “Circolo vizioso” io ero quello che faceva i ritornelli e secondo me quelli che sono rimasti sconvolti se lo dovevano aspettare…poi certo, se ci si concentra sull’ultimo disco ho quasi eliminato il rap, a parte Jet, in cui si sente l’influenza hip hop. Come ho sperimentato fino ad adesso lo farò anche nel prossimo disco: in ogni caso la dimensione giusta in cui possono coesistere vari generi è proprio il concerto.

Qual è il tuo rapporto con
Con le donne? Ahahah beh si può capire che è drammatico, lavoro troppo. No dai non ne parliamo.

Scriviamo “no comment!”, no seriamente, qual è il tuo rapporto con questa categorizzazione musicale, come quasi mettere in dei box “tu facevi rap, ora non più”. Cosa ti manca del rap?
Eh un po’ ci “ammattisco”. Diciamo che è una cosa che mi porterò sempre dietro, penso che il rap non lo mollerò mai del tutto. Ciò che mi manca è un po’ il cinismo o l’ironia nella scrittura, che cerco di riportare nei miei nuovi testi ma con il rap è una roba più affilata e diretta. La canzone tira dritta verso un punto, nel rap puoi infilarci vari slogan e giocare con le parole, mettere una cosa cattivissima e nella barra successiva una super dolce. Mi mancano tanto quei live con i miei migliori amici sul palco, quella dimensione più divertente, meno impegnativa e più familiare. Non che adesso non mi diverta, ma indubbiamente seguire un tour in cui sul palco ci siamo Gaspare ed io in veste più “formale”, la sensazione è diversa, non come quando cantavo nei centri sociali o per strada.img_7206

A rolling stone hai detto “se avessi voluto fare soldi avrei fatto l’avvocato”. Perché lo fai?
Non intendevo dire quello, la frase l’ho detta come battuta, evidentemente al giornalista serviva una frase per screditarmi ed intenderla sotto un punto di vista che non coincideva con il mio. Quello che volevo dire era che se tu stai in fissa solo sui soldi non ti metti a fare canzoni: un lato fondamentale per scrivere e sopratutto voler scrivere è essere giocherelloni, un po’ cazzoni che non ti porta a concentrarti solo sul denaro, la spinta principale non è solo quella. Io scrivo canzoni, punto. Io potrei sperare di fare soldi con la motozappa. Scrivo canzoni perché è la mia passione ed averne un guadagno, camparci, è solo una situazione in più ed indubbiamente un motivo di orgoglio.fullsizerender-2

Giulia Greco,Alessio Gugliotta

The Beatles: il documentario ufficiale che esplora l’epoca dei tour e l’influenza sull’immaginario pop

È pronta l’edizione in DVD del documentario di Ron Howardil capello rosso Richie Cunningham di Happy Days – dopo l’uscita nelle sale nell’ultima settimana di settembre.

The Beatles – Eight days a week. The touring years è un lavoro accurato che arriva al termine di una ricerca condotta sulle riprese audiovideo dei concerti dal vivo, incluso il materiale inedito in mano ai fan, e arricchita dalle interviste ad alcuni testimoni illustri, tra cui Elvis Costello e l’attrice Whoopi Goldberg, e dai tanti filmati d’archivio ricavati dalle conferenze stampa e dai backstage di tutto il mondo, attratto dalla forza gravitazionale della beatlesmania.

Gli anni raccontati anche attraverso le registrazioni originali degli speaker delle radio, e dalle voci straziate dall’emozione dei teenager braccati dietro i cancelli dei concerti dal cordone della polizia, sono quelli della stagione dei live compresa tra il ’62 e il ’66: un’epoca straordinariamente limitata rapportata agli esiti imponenti sul costume, e ai riverberi che, negli anni a venire, hanno attinto a un serbatoio in grado di contenere molte espressioni della musica futura.16artsbeat-beatles-blog480

La storia della scalata nelle classifiche, e quella che esplora l’universo a sé della memoria collettiva nutrito dalle canzoni composte da John al piano, e Paul, mancino, davanti a lui come in uno specchio, nel lasso temporale incredibilmente breve – da fare girare la testa – che hanno impiegato a metterle su carta, è nota. E così i concerti che ne hanno segnato le tappe; dal Cavern a Liverpool, all’epopea degli esordi di Amburgo passando per Milano nel giugno ’65 e finendo sul tetto degli studi della Apple a Londra. Il docufilm si avvale però di una patente di ufficialità perché vede insieme a Howard (regista tra gli altri di A Beautiful Mind, di Apollo 13 e del recente Inferno) la collaborazione dei due beatle superstiti e degli eredi di Lennon e George Harrison.

La scelta di restringere il campo narrativo a una visuale esclusiva, che risente dell’enorme quantità di materiale esistente prodotta in quegli anni, non comporta l’esclusione di altri aspetti che girano intorno alla fenomenologia della band; l’impressione semmai è che il film tralasci, proprio a dispetto della trasversale quantità di questioni e suggestioni che ha saputo mettere a fuoco, alcuni elementi che non andavano cacciati nell’angolo; uno per tutti la presenza di Pete Best alla batteria prima di Ringo, del quale non si vede nemmeno un fotogramma. Complessivamente il campo di indagine più che essere rivolto all’aspetto evolutivo squisitamente musicale, mette al centro l’importanza di una forza aggregativa mai esistita prima di allora; quella scaturita dalle file di un movimento giovanile che (in epoca pre social!) riusciva a catturare e concentrare ovunque masse appassionate, quasi impossessate da un’entità superiore, disposte a tutto. “Ho sempre provato compassione per Elvis. Lui era solo, noi almeno siamo in quattro” ha confessato dopo un concerto George travolto dalla stretta dei fan; sconcerto e stanchezza generali a cui Help (una delle canzoni preferite da Lennon, come lui stesso ha affermato, proprio perché vera) ha fornito simbolico approdo.betales

Il docufilm ha saputo mettere insieme una grande quantità di materiale proveniente da fonti diverse con sistematicità espositiva venendo incontro a una sfida enorme; su Facebook nel 2014 la pagina fan dei Beatles aveva avviato la ricerca di qualsiasi ripresa audiovisiva inedita conservata dal pubblico dei concerti degli anni ’60: la risposta è stata così ampia che si è dovuto creare un centralino telefonico in grado di gestire la quantità di documentazione che arrivava. Se tuttavia la mole di immagini inedite, così come di interviste (famosa quella in cui John Lennon paragonò i Beatles a Gesù, scatenando le ire oltranziste dei cattolici statunitensi), per un fan sfegatato che si muove da anni nel sottobosco dei bootleg e dvd regala in realtà poche novità di rilievo, Eight days a Week ha il merito di avere alle spalle un lavoro qualificato di restauro realizzato dai tecnici del suono sfruttando alcuni espedienti innovativi. Accanto al percorso cronologico lineare, anche se con qualche elemento grafico a fare da elemento di disturbo, in mezzo allo straordinario fenomeno di isteria collettiva, c’è anche una storia di amicizia, fratellanza e di sfacciataggine e libertà espressiva a cui i giovani hanno sempre guardato con emulazione. Tra i momenti più emozionanti il coro allo Anfield Road dei tifosi del Liverpool sul testo di She loves you. Non manca poi l’impegno, quando, durante gli anni della segregazione razziale, a Jacksonville, i fab four si rifiutarono di suonare se non fosse consentito ai neri di sedere nel pubblico insieme ai bianchi.

I 30 minuti finali allo Shea Stadium di New York sono senza dubbio la parte più coinvolgente: si viene catapultati instantaneamente dentro un’epoca che nei suoi effetti dura ancora ai nostri giorni. Impossibile non cantare insieme ai ragazzi accerchiati dai musi lunghi dei genitori e dai soccorritori che reggevano chi sveniva tra gli spalti. Non si era mai vista una quantità simile di persone a un evento musicale. Era la prima volta che uno stadio veniva utilizzato per un concerto. Lì sul palco dotato di casse poco più potenti dell’impianto stereo nelle nostre case, non si sentiva niente, e loro suonavano soltanto seguendo il movimento dei bacini e dei piedi. Era il ’65, pochi anni dopo che tutto era cominciato. C’erano 55.000 persone nel pubblico, altrettante erano rimaste fuori ad aspettare. Qualche mese dopo a San Francisco, al Candlestick Park, si chiudeva la stagione dei live per la stanchezza e i retaggi di una vita folle passata in tour, costellata dagli incontri con i reali e con i giornalisti, ancora prima che Sgt. Pepper venisse dato alle stampe.

Eulalia Cambria

Earthset: quattro chiacchiere con la Band

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Provenienti da varie parti d’Italia, formatisi nell’ambiente musicale dell’underground bolognese durante gli anni universitari e reduci dal loro primo tour, Ezio Romano (chitarra e voce principale), Luigi Varanese (basso e cori), Costantino Mazzoccoli (chitarra e cori) e Emanuele Orsini (batteria e percussioni), hanno presentato al pubblico italiano il loro LP “In A State Of Altered Uncosciousness”.

Nella musica degli Earthset c’è davvero di tutto. Era vero quello che mi disse Luigi il bassista quando parlammo prima della loro esibizione nell’anfiteatro della cittadella universitaria: “noi abbiamo smesso da tempo di chiederci che genere facciamo” e, d’altra parte, che importa catalogare, dare un’etichetta.

Loro punto di forza è una musica instancabile, innovatrice figlia della tradizione, un’energia che percorre ogni loro pezzo e un senso di panico, come se questo mondo, come se la loro stessa musica stesse stretto agli Earthset. Proprio questo mi porta a profetizzare una rapida ascesa di cui questo punto di partenza, questo loro primo lavoro, ha posto le basi.

Già dall’intro “Ouverture” si intuiscono atmosfere intimiste che faranno eco in tutto l’album; segue una sezione di ballads progressive e fortemente melodiche: “Drop”, “The absence theory” e “rEvolution of the Species”, in cui si incontrano atmosfere Gothic, Post-Punk e Brit Pop.

Le sonorità mutano invece in “Epiphany” che si apre con un lungo arpeggio di Ezio ed un cantato romantico e travolgente, fino alla potente scarica finale. Sentirete un grande riff di basso che aprirà l’unico pezzo cantato quasi interamente da Luigi, “So What”: un punk sbronzo e caotico, che ricorda Dead Kennedys, il movimento anarchico anni ’80, e la New Wave degli Smiths. E’ il pezzo più accattivante e che mi ha fatto pensare di definirli “gli Hendrix del Punk”. Ma il pezzo non finisce in un silenzio imbarazzante, bensì in due note dissonanti di basso che saranno poi l’intro di “Skizofonia”, personalmente il mio pezzo preferito, una prova di maturità incredibile per una band appena al primo album.

Sicuramente è anche il pezzo più sperimentale, un vero “stato di alterata incoscienza”. Sviluppato sopra l’atmosfera oscura di un basso distorto e del delay martellante della chitarra, dall’acustico al noise vibrato e potente, per poi chiudere nel caos puro di uno splendido riff di basso su un tappeto indefinito e ipnotico, splendidamente ritmato da una lenta batteria, e da due voci di chitarra e i “canti dell’anima” che tanto ricordano “the Great Gig in the Sky”.aa

Gone è invece il pezzo più Hard Rock, dalle sonorità dei Guns ‘n Roses al Pop Punk, pur non disdegnando la consueta composizione multiforme, giovanile e rivoluzionaria, che chiude con complesse parti in dispari, per lasciar spazio al lungo arpeggio di apertura di A.S.T.R.A.Y., in cui Ezio può dar prova delle sue eccellenti capacità canore e chitarristiche, in uno splendido assolo finale. Non  a caso è un pezzo di cui è spesso stato richiesto il bis live. Pezzo impreziosito da stacchi “rumorosi” e acustici, prodigiosamente scanditi dalla predominanza del rullante di Emanuele, e di crescendo di batteria sempre al posto giusto.

E chi pensa al rock e alla letteratura horror come può non pensare a “the Call of Chtulu” del secondo album dei Metallica. Ebbene dimenticatelo, perché l’iniziale piano riverberato di chitarra, è ancora più precisamente in linea con le atmosfere orride e bizzarre di Lovecraft. Ed è proprio questo il nome della perla espressionista degli Earthset; una vera chicca di progressione ritmica claustrofobica e ossessionante, con seconde voci disturbanti di Costantino nel sottofondo della voce piangente e disperante di Ezio. Qui Emanuele e Luigi sembrano in trance musicale, grandi interpreti degli arpeggi che risuonano in tutto il pezzo, per poi alla fine lasciare lo spazio a Costantino per uno dei Riff-Solo più azzeccati che mi sia mai capitato di sentire.

Un viaggio nel sentiero della follia che porta all’addio struggente di “In A State Of Altered Uncosciousness”, una ballata dissonante e tormentata di nome “Circle Sea”, dimostrazione di maturità musicale e di scrittura nella perfetta metrica del testo, inscindibile dall’apparato musicale. Sognante e spaziale al contempo. Una poesia in musica, che come suggerisce il nome “mangia se stessa” nel finale, confuso e melodico al contempo. Nel perfetto gioco circolare del serpente che si morde la coda e rimanda all’ Ouverture iniziale.

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Ma adesso è tempo di parlare direttamente con loro.

R: Ciao a tutti ragazzacci!

D: Siete in tour per la promo del vostro primo lavoro in studio. Avete suonato avete già avuto 4 date in Sicilia, tra cui una all’Horcynus Orca ed una a Giardini Naxos. Ezio è messinese, quindi già ha avuto a che fare con la realtà siciliana: che impressione ha lasciato invece su voi tre questa Sicilia e il suo contesto musicale? E quali differenze notate col la vostra Bologna, in genere l’Emilia e il resto d’Italia?

Luigi: Beh dal punto  di vista estetico, sicuramente un’isola splendida, una regione bellissima in cui non ero mai stato. Dal punto di vista musicale invece delle realtà interessanti esistono e si sente buona musica. Bologna ha una scena musicale fin troppo attiva per certi versi, che rischia di divenire dispersiva.

Costantino: Possiamo infatti citare il Music House 17 a Trecastagni, che è una piccola realtà, nata da poco, molto interessante sia come sala Prove, che di registrazione, che di negozio di strumentazione, oltre che come Live House.

Emanuele: invece al nord di posti come questo è più immediato trovarne, non sono così tanti come a Bologna, che è una città dove si fa e si respira molta cultura, ma se si cerca bene si possono trovare ovunque. Qua ho notato tanti ragazzi che hanno voglia di cambiare e conoscere cose nuove rispetto al quotidiano. Molto attivi. È la prima cosa che ho notato.

Ezio: Concordo, la realtà che ho lasciato quando me ne andai da qui si è evoluta. Vi ho ritrovato Giovani propositivi che tentano di portare avanti un discorso musicale non prettamente commerciale.

 

D: “The place where grows this kind of tune

And you can see the Earth-set from the moon…”

“Il luogo dove cresce questo tipo di tonalità e puoi vedere la terra tramontare dalla luna” : recita così uno dei versi più belli della vostra “A.S.T.R.A.Y.” , nona traccia del vostro “In A State Of Altered Uncosciousness”.

Il paragone è d’obbligo con Floyd, che amarono prendere un frammento di Brain Damage per dare un nome ad uno degli album più importanti della storia: Dark side of the moon.

E la prima cosa che si nota ascoltando il vostro album, è che c’è di tutto: dai Tool, ai Floyd, ai Muse, ai Rush, senza però mai ridursi ad un semplice copia incolla di altri artisti. Tutto ha sapore di nuovo e di “antico”. Gli Earthset sono qualcosa di nuovo. Mi chiedo dunque cosa significhi per voi “Earthset”, cosa “In a State of Altered Uncosciousness”?

Ezio:  Earthset è un’immagine che viene da quella lirica citata che è in sé un omaggio ai Pink Floyd ed utilizza la stessa rima di Eclipse, perché è un brano sull’ispirazione artistica, e chi più dei Floyd ha ispirato le generazioni successive. Anche questa rappresentazione di trovarsi sul suolo lunare a vedere la terra che tramonta è tutto una meta-citazione di Dark Side Of The Moon.

Earthset raccoglie in una sola parola quello che per noi è l’esperienza artistica, cioè il porsi in una prospettiva diametralmente opposta rispetto a quella ordinaria. E’ la nostra prospettiva sul mondo, sulla musica, sull’arte.

“In A State Of Altered Uncosciousness” è invece un verso di “rEvolution of the species” , anche per questa nostra voglia di dare una coerenza ai nostri lavori e non essere un’accozzaglia di canzoni, come può essere in certe produzioni più commerciali. E’ il concept dell’album: lo stato di alterata incoscienza che esprime lo stato in cui molti di noi vivono le proprie esistenze sia in positivo che in negativo, una vox media. Ti trovi in questo stato nel momento in cui vivi in modo apparentemente cosciente alla società, ma sei incosciente verso te stesso e viceversa. Un concetto anche un po’ psicoanalitico di contrapposizione tra Sé e Collettività. Bisogna avere il coraggio di mettere in dubbio le proprie certezze, le recite della società, per svelare le sovrastrutture che sembrano il tuo Io, ma che in realtà non ti ritraggono e ti ingabbiano, incosciente a te stesso.

D: oltre al lavoro strettamente musicale, c’è una ricerca anche cinematografica (lo si può vedere dai vostri Videoclip, reperibili su youtube ) e poetica nei vostri testi, misto di esistenzialismo e ermetismo. Come la musica si fonde ai vostri testi per creare un prodotto così composto? E da dove nasce l’ispirazione per scriverli?

Luigi: Un testo sicuramente può nascere da ogni cosa, filtrata però attraverso l’esperienza personale. Così come Ezio racconta in “the Absence Theory” un suo momento privato, la canzone dove canto io, “so What”, è un racconto stilizzato di una mia serata di sbronza un po’ presa a male. Inoltre in quel periodo ero in fissa con un libro russo, un viaggio nell’estasi alcolica, un racconto tragicomico, per cui ci sono sicuramente influenze letterarie e musicali. Prendi “Lovecraft” ad esempio, dedicato all’omonimo scrittore, che è una trasposizione della novella “i Sogni Nella Casa Stregata”, che vi consiglio di leggere.

Emanuele: “rEvolution Of the Species” fa riferimento al periodo politico che stavamo vivendo, il governo Monti. Ci dava fastidio l’idea che se il sistema capitalistico fallisce e dimostra di essere pesantemente in crisi, vi sia la pigrizia mentale di non provare a trovare delle soluzioni,  ma si cerchi in tutti i modi di salvare il sistema coi suoi propri mezzi che già hanno dimostrato di essere fallaci.

Costantino: Dobbiamo metterlo in discussione questo sistema. Ed è proprio durante le nostre discussioni che ci facciamo i viaggioni e scriviamo i testi. Insomma la nostra musica nasce dal dialogo.

D: State già lavorando ad un nuovo Progetto?

Costantino: si,  abbiamo già prodotto del materiale che sarà condensato in un EP sul quale stiamo già lavorando. La produzione artistica sarà sempre di Carlo Marrone, Enrico Capalbo e Claudio Adamo. Per le batterie avremo alla produzione un altro produttore. Dovrebbe essere un EP a 4-5 Tracce, con brani che già suoniamo anche dal vivo.13442489_1195250337160438_1578367912385154853_o

D: cosa vedete nel futuro del panorama musicale italiano? Si va sempre più verso un sterilizzazione musicale, che porta alla celebrità burattini senza idee o sentite vento di cambiamento nell’aria?

Ezio: l’Italia è un mercato estremamente difficile, è un mercato in cui c’è poca attenzione verso le produzioni indipendenti a livello di grande pubblico. Il grande pubblico è quello del mainstream, dei talent, delle Major e purtroppo questo nei prossimi anni non lo vedo come una cosa in mutamento. Certo la scena indipendente sta crescendo anche se rimane in una cerchia ancora ristretta e appannaggio per lo più di certa critica del settore e appassionati del genere.

Luigi: purtroppo sono i sistemi di informazione principali ad avere il controllo, fin da piccoli siamo influenzati da quelli.

Costantino: Si infatti! Quello che interessa alle major è avere un ritorno economico, vendere. Quindi che loro abbiano uno o due artisti, anche se dureranno solo un anno, loro sanno che per quell’album rientreranno nelle spese e ci guadagneranno pesantemente, anche se poi scomparirà nel nulla.

Ezio: non vorrei buttarla sulla critica ai talent, ma si sa che sono il canale principale delle nuove proposte, per cui un ambiente indie, come quello in cui ci muoviamo noi arranca. La rete spezza molto e aiuta le realtà indipendenti, ma ancora non è abbastanza forte per supportare un mercato rivale di quello delle major, come magari avviene all’estero, prendi il caso di Grimes, artista canadese, a livello internazionale conosciutissima.

Luigi: si parla comunque di un tipo di prodotto più facilmente accostabile a quello che viene mandato dalle major, per cui è anche più facile. Comunque l’epoca delle rockstar col jet privato è bello e finito, non tornerà più. Dimenticatela.

Emanuele: un piccolo inciso, Alan Moore diceva che tutto ciò che ha un pubblico è classificabile, ma non fa sempre massa. L’underground non vuole essere troppo ristretto a livello di pubblico, anzi ha un pubblico molto vasto e non parlo solo di musicisti, ma di artisti, writers, DJ, non quelli da discoteca, ma i grandi producer. Certamente il mainstream è più visibile, ma la proporzione rimane su 60 e 40.

Luigi: io ho una teoria su questa cosa e penso che ogni 30 anni ci sia una rivoluzione musicale. La prima l’hanno fatta i Beatles, la seconda i Nirvana, fra un’altra decina di anni ne aspetto un’altra.

Ezio: dobbiamo essere pronti!

Luigi: eh, noi saremo già bell’e vecchi…

Emanuele: …ma soprattutto belli!

Luigi: insomma se uno pensa agli anni 90 per cui una scena indie minuscola diventa commerciale, grazie all’esplosione dei Nirvana a caso, e non si sa come siano arrivati a vendere così tanto. Però sono essenzialmente i nuovi Beatles. Hanno cambiato anche le sonorità pop che venne dopo. Fu una cosa imprevedibile, alla fine erano tre che nemmeno sapevano suonare bene, con dei suoni cacofonici, anche se degli ottimi interpreti.

D: se poteste salvare un pezzo ciascuno (o più di uno) quali salvereste?

Emanuele: lo so! “Maquiladora” dei Radiohead. È un pezzo bellissimo che non conosce nessuno! L’ho conosciuto da un loro live del ’94. Poi per ora lo ascolto ogni giorno, più volte, e siccome scegliere un pezzo in assoluto è impossibile, tanto vale scegliere quello con cui sei in fissa al momento.

Ezio: Non mi uccidete, ma io salverei Bach il corale della cantata 147, “Jesus Bleibet Meine Freude”. Costantino?

Costantino: Se dovessi salvare qualcosa dalla catastrofe universale, io devo andare per forza sui Pink Floyd. Lo prendo come un unico brano, ma per me è come se lo fosse: The Wall, nella sua integrità.

Luigi: io salvo “When the Music is Over” dei The Doors perché è il mio pezzo preferito che conosco da quando ero  bambino perché lo ascoltava mio padre e rimane nel mio cuore.

Ezio: posso aggiungere le “Variazioni Goldberg” sempre di Bach?

Costantino: sottoscrivo!

D: ho voluto fare questa intervista perché credo davvero nelle vostra capacità ed è sempre bello parlare con qualcuno della propria passione, i propri sogni. Earthset è un nome di cui spero sentiremo parlare, e consiglio a tutti gli amanti della musica l’ascolto di “In A State Of Altered Uncosciousness”. Questo spazio finale lo lascio a voi, per dire qualsiasi cosa vi salti in mente, dalla citazione alla confessione, alla lista della spesa.

Luigi: posso dire una cosa seria? Noi ci siamo conosciuti in ambito musicale, un consiglio che mi sento di dare a te e a tutti i musicisti è di sforzarsi di fare pezzi propri, di non aver paura. Anche da soli, a caso, ormai si riesce a registrare anche in camera! Non importa se i suoni fanno cagare, è il processo creativo che è importante. Quello che sta succedendo è che si scinde il processo creativo dal concetto di musica, cosa sbagliata.

Ezio: la musica è creatività! Anche se il mercato vi dice che facendo musica di altri riuscite a fare qualche serata in più, mettete in moto la  vostra creatività anche per una questione di soddisfazione personale.

Luigi: anche io ho iniziato da autodidatta in un gruppo cover e mi divertivo tantissimo, ma la soddisfazione che hai dopo che scrivi un tuo album, anche se poi i pezzi fanno schifo, è qualcosa in più.

Costantino: Perché è tua, semplicemente.

Ezio: Non fermate la musica, grazie di cuore a tutti.

Angelo Scuderi