… a Messina c’è una casa rotante?

Siamo abituati a pensare al concetto di casa come ad uno spazio delimitato da quattro mura, dalle dimensioni variabili ma forme più o meno fisse, ancorate al terreno e – soprattutto – immobili.

E se non fosse sempre così?

Esistono nel mondo infatti case che non rispecchiano esattamente quest’idea. Un esempio del quale ho voluto parlarvi è quello delle case rotanti, che si presentano come un vero e proprio capolavoro di ingegneria: strutture dotate di un motore che permette loro di ruotare in modo da ricevere la luce solare dalla stessa finestra a tutte le ore del giorno, dall’alba al tramonto. Si tratta di una tipologia di case adottata in tutto il mondo, dall’Australia all’Italia, e ognuna nasce da un’idea e da necessità diverse, da un desiderio preciso del proprietario o dell’ingegnere che ha realizzato il progetto.

 

Villa Rotante di San Maurizio d’Opaglio – Fonte: valerossini.wordpress.com

Una delle più famose si trova in Australia e presenta una pianta ottagonale e un sistema alimentato da un motore elettrico che permette alla casa di girare a comando. In provincia di Verona invece troviamo ancora oggi Villa Girasole, costruita nel 1935 su progetto dell’ingegnere Angelo Invernizzi, che si mostra oggi come centro di ricerca sulle energie rinnovabili. Sempre in Italia, in provincia di Cuneo, troviamo un altro esempio di casa rotante, voluto dal proprietario stesso per poter ammirare diversi panorami sempre dalla stessa finestra, sfruttando appunto il momento (forza rotante) della casa.

Villa Girasole – Fonte: epdlp.com

Ma può un capolavoro di ingegneria nascondere anche un messaggio che poco ha a che vedere con progetti e necessità architettoniche?

La risposta a questa domanda la troviamo proprio a Messina, a pochi passi dalla strada Panoramica (località Faro superiore): esiste qui un esempio di casa nata da un vero e proprio gesto d’amore, una necessità di cura e premura, che la rendono più che una semplice, se pur già di per sé spettacolare, opera di ingegneria.

Dietro al progetto si nasconde infatti la storia di un marito che apprende la notizia della malattia della moglie, alla quale viene consigliato di trascorrere più tempo possibile al calore e alla luce del sole. La casa infatti nasce dall’idea dell’uomo, il signor Ganci, che lavora assiduamente al design, mettendo da parte i risparmi mese dopo mese e ordinando i migliori materiali anche da diverse città d’Italia, per far sì che la moglie abbia la possibilità di ricevere la luce e il calore del sole durante tutte le ore del giorno.

La casa, oltre ad essere esempio d’amore, di premura e di cura, mostra anche una differenza rispetto alle altre, che la fanno apparire unica: grazie al moto del vento o all’utilizzo di una manovella, gira su se stessa senza utilizzare un motore elettrico. Purtroppo la casa rimane poco conosciuta,  anche e soprattutto a Messina, città che l’ha vista costruire.

Casa rotante di Messina – Fonte: ilcarrettinonews.it

Rimasta incompleta, si cerca oggi di darle un valore e un utilizzo: la figlia del signor Ganci propone ad esempio di terminarla utilizzando fondi regionali per renderla poi un museo.

Ma l’idea sembra davvero così assurda?

La verità è che oggi l’idea di museo supera il passato e cerca di adattarsi alle necessità e al sentire del tempo: troviamo ormai musei in cui il messaggio contenuto nelle opere supera le opere stesse, in cui importante è la storia delle cose, il significato emotivo a cui sono legate. Bisognerebbe valorizzare e dare voce a tutto ciò che viene realizzato e che porta con sé una storia, che rischia invece di rimanere inascoltata e di finire con l’essere dimenticata.

Bisognerebbe valorizzare le cose belle, le cose vere, permettergli di rimanere, di diventare punti fermi di tutta la comunità. Noi, come redazione della rubrica Cultura locale, proviamo a mettere in luce queste storie poco conosciute che, a mio parere, andrebbero ascoltate e rese parte di un patrimonio culturale che vada al passo coi tempi, si evolva e non rimanga ancorato al passato, ma riceva nuova vita ogni giorno.

E se oggi ovunque nel mondo viene valorizzato ciò che appare unico, storico e significativo, sarebbe bene che la città riconoscesse ciò che di unico possiede e sappia darne valore, proprio perché – senza dubbio – l’unicità di questa storia merita di essere valorizzata.

Cristina Lucà

 

Fonti: 

https://www.ilmessaggero.it/casa/news/casa-news/case_girevoli/3684407.html

https://www.ilcarrettinonews.it/una-casa-nata-per-amore/ 

Immagine in evidenza: ilcarrettinonews.it

l’Italia è un museo a cielo aperto. Ma i musei in Italia?

Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea – Roma ©GiuliaGreco, 2017

Ogni volta che organizzo l’itinerario di un viaggio, una delle prime ricerche che faccio su internet  riguarda i musei che posso visitare nella meta da me scelta. Fino ad adesso ho avuto modo di visitare buona parte dell’Europa ed alcune città oltre oceano, ed ognuna di esse aveva un’attrattiva culturale ed artistica che meritava di essere visitata.

Ciò che mi ha sempre stupito e rincuorato, è stata la veloce possibilità di controllare immediatamente i siti web dei rispettivi musei, con le relative informazioni generali necessarie. Anche l’impostazione del sito è sempre piacevole da guardare, come la soddisfacente facilità di poter prenotare preventivamente il biglietto. E poi vogliamo mettere l’assoggettazione capitalista che i negozi dei musei esercitano? Vuoi o non vuoi qualcosa la devi comprare!! Accidenti… Peccato che tutte le volte in cui mi ritrovo a visitare una città italiana, ed ogni città ha un museo, tutta questa situazione idilliaca scompare miseramente.

Pergamon Museum – Berlino ©GiuliaGreco, 2018

Secondo un recente studio di Oxford Economics l’Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di musei in base al numero di abitanti – più precisamente uno ogni 12 mila abitanti – disponendo, ad esempio una quantità di aree archeologiche, monumenti e musei triplicati rispetto alla Francia ma solo il museo del Louvre di Parigi incassa quanto tutti i nostri musei. Nel nostro Bel Paese abbiamo 4976 musei, lo sapevate?

La ricerca di Oltre Manica ha analizzato le strutture ed il loro rapporto con la tecnologia che caratterizza il 21esimo secolo: solo 57% dei nostri musei dispone di un sito internet o di account social. Rispettivamente un museo su due non ha un indirizzo web, e solo 1 su 4 redige una newsletter. Ancora più “divertente” è la situazione con le biglietterie online: solo uno su cinque ne ha una.

 

Museo di Roma in Trastevere – Roma ©GiuliaGreco, 2017

Ovviamente le circostanze diventano critiche riguardo l’internazionalizzazione e la comunicazione in lingua inglese: solo il 40% ha personale che parla in inglese e solo il 54% di quelli che detiene un sito web con traduzioni in lingua straniera. Ora, io capisco la nostra reticenza nella conservazione di una nostra cultura “elitaria” e di “nicchia” ma, signori miei, è tempo di imparare! Un po’ di furbizia!

In Italia l’80% dei musei non ha un negozio, e appena quattro sono attrezzati con un ristorante. Soltanto al Castello di Schonbrunn , a Vienna, tra caffè e ristoranti si contano 8 strutture (una ha perfino due stelle Michelin)  e British Museum e Louvre incassano ogni anno circa 22 milioni di euro con i servizi aggiuntivi, mentre al Metropolitan di New York il commercial trading vale oltre 50 milioni di dollari.

Metropolitan Museum of Modern Art – New York ©GiuliaGreco, 2018

Conseguentemente, il sistema museale italiano si regge su una contraddizione di fondo: è il più ricco del mondo per quantità di collezioni e per presenza sul territorio, ma il meno efficiente dal punto di vista del funzionamento e delle tante occasioni sprecate.

Intorno agli anni  ’50  e  ’60, si è sviluppata la cosiddetta “didattica dell’arte” che consiste nell’insieme degli strumenti e metodologie finalizzati al trasmettere un valore educativo fruibile per tutti, rendendo le opere esposte comprensibili ai più. La formulazione di nuovi programmi che coinvolgessero maggiormente la popolazione, ha potenziato la strategia museale rendendo le principali gallerie vere e proprie chicche del nostro patrimonio. Solo che… solo che, il problema odierno è che tutti i più importanti musei dispongono, sì, di validi dipartimenti di educazione, però le condizioni precarie e la mancanza di fondi non danno l’opportunità di offrire servizi ottimali.

MuME – Messina ©GiuliaGreco 2017

Considerati tutti questi dati, ci rendiamo conto che riassumiamo il detto “pane a chi non ha i denti”. Sarà che siamo pigri, che lasciamo che facciano gli altri al posto nostro, e chi porta avanti la “baracca” si spezza la schiena con risultati minimi. A tal proposito vi consiglio la lettura di un vecchio articolo di UVM riguardo il MuME (Museo Interdisciplinare Regionale di Messina -https://universome.unime.it/2017/06/19/museo-messina-litalia-fatta-adesso-bisogna-gli-italiani/), quante opere abbiamo ancora nascoste, quanta cultura dovrebbe essere conosciuta per creare una coscienza collettiva più ricca e consapevole? E soprattutto, puntando sui musei: quanti posti di lavoro riusciremmo a creare? Secondo la ricerca dell’Università di Oxford circa 250.000…

 

 

Giulia Greco