Il morbo di Parkinson: l’impatto della malattia sulla qualità di vita

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa a carattere lentamente progressivo che colpisce particolari aree del cervello deputate al controllo dei movimenti e dell’equilibrio. 

1. Epidemiologia
2. Eziologia e fattori di rischio
3. Fisiopatologia
4. Sintomi e segni clinici
5. Diagnosi 
6. Terapia e qualità di vita

Epidemiologia

Principali sintomi motori e neuropsichiatrici della malattia. Fonte

La malattia di Parkinson è diffusa in tutto il mondo, colpisce diversi gruppi etnici ed entrambi i sessi, con una lieve prevalenza per quello maschile. Esordisce tipicamente intorno ai 60 anni, ma nel 5-10% dei casi è stato osservato un esordio più precoce, ovvero tra i 20 e i 50 anni di età. La sua prevalenza nei paesi industrializzati, nei quali la speranza di vita media è più elevata, si attesta intorno allo 0,3%. Rientra all’interno di un gruppo più ampio di patologie, note come “Disordini del Movimento” ed è seconda solo all’Alzheimer tra le malattie neurodegenerative più comuni.

Eziologia e fattori di rischio

L’eziologia della malattia di Parkinson viene definita multifattoriale, poiché legata all’interazione di diverse componenti. Inizialmente si riteneva che la malattia colpisse i pazienti in modo sporadico, ma una serie di osservazioni ha portato ad affermare che almeno un 10-25% dei casi sia associato ad una componente genetica.  Anche l’ereditarietà rappresenta un fattore di rischio, in quanto una certa quota di pazienti presenta almeno un parente affetto dalla malattia. Altri possibili  fattori eziologici sono rappresentati dall’età avanzata, dalle infezioni (encefaliti), dalle lesioni cerebrali (traumi ed emorragie). L’assunzione di caffeina, il fumo e l’attività fisica sono associati ad un rischio più basso, così come il consumo di legumi e cibi ricchi di vitamina D e antiossidanti. Al contrario, l’esposizione durante l’attività professionale a insetticidi, erbicidi o metalli comporterebbe un aumentato rischio di sviluppare la malattia, così come la residenza in ambienti rurali.

Fisiopatologia

La malattia di Parkinson è una conseguenza della ridotta produzione di dopamina, causata dalla morte dei neuroni presenti nella substantia nigra. Quest’ultima è una struttura dei nuclei del tronco encefalico e appartiene ad una serie di circuiti definiti “gangli della base“. Essi sono fondamentali per consentire alla corteccia cerebrale di sviluppare delle strategie di controllo dei movimenti, dell’equilibrio e della coordinazione. Quando si decide volontariamente di compiere un’azione, è necessario che la dopamina riduca l’inibizione di quel determinato compito: livelli bassi di questo fondamentale neurotrasmettitore rendono più complesso l’avvio del movimento. I meccanismi responsabili della morte cellulare dei neuroni dipendono da fattori genetici e ambientali. Alcune mutazioni genetiche sarebbero in grado di determinare l’accumulo di proteine e la formazione di corpi inclusi all’interno dei neuroni, i “corpi di Lewy“. Il danno, inoltre, potrebbe essere correlato anche allo stress ossidativo, all’aggregazione di proteine e alla disfunzione di organelli citoplasmatici.

Il danno a carico della substantia nigra riduce il rilascio di dopamina. Fonte

Sintomi e segni clinici

I principali sintomi motori del morbo di Parkinson includono il tremore a riposo, la rigidità, la bradicinesia, il mancato controllo della postura e dell’equilibrio. Spesso il tremore inizia in modo subdolo presentandosi in modo asimmetrico e incostante. Il paziente avrà difficoltà a camminare, procede a piccoli passi per mantenere il baricentro (festinazione) e presenterà un maggiore sforzo nell’avviare i compiti motori. Al quadro clinico appena descritto si aggiunge la possibilità di sviluppare demenza e disturbi del sonno, mentre il coinvolgimento del sistema nervoso autonomo e periferico sarà responsabile di una serie di aspetti. Tra questi ricordiamo dismotilità intestinale, incontinenza urinaria, anosmia, disfagia e ipotensione ortostatica. Due segni clinici associati al Parkinson includono la facies ipomimica e la micrografia, causati da una riduzione del controllo dei muscoli. Possono presentarsi anche disturbi neuropsichiatrici che colpiscono l’umore, il linguaggio, la cognizione, comportando talvolta allucinazioni e deliri.

Diagnosi

La diagnosi della malattia si esegue prevalentemente attraverso la clinica e l’esame obiettivo, è possibile sottoporre il paziente a test neurologici che dimostreranno una certa difficoltà nell’eseguire movimenti rapidi e in successione, riduzione dei riflessi, tremore e rigidità delle articolazioni. Infine, è possibile eseguire TC o RMI per dimostrare la presenza di danni cerebrali correlati alla malattia o escludere altre cause di ipocinesia e tremori legate ad altre patologie o all’utilizzo di particolari farmaci. Negli ultimi decenni si sono diffusi anche dei sistemi diagnostici più precisi, in grado di iniettare dei traccianti radioattivi e misurare il metabolismo di particolari distretti, soprattutto per quanto riguarda i livelli di dopamina.

La risonanza magnetica evidenzia una riduzione dell’attività della substantia nigra nel paziente affetto dalla malattia. Fonte

Terapia e qualità di vita

Il morbo di Parkinson non ha una cura, per cui le terapie somministrate hanno come scopo quello di ridurre i sintomi e la progressione della malattia. Il farmaco più utilizzato è la Levodopa, in quanto contiene un principio attivo che i neuroni trasformeranno in dopamina, allo scopo di ridurre i sintomi motori; altri farmaci includono agonisti della dopamina. Quando il trattamento farmacologico non è più sufficiente a controllare la malattia, è possibile ricorrere a interventi chirurgici, tecniche di stimolazione cerebrale profonda e soprattutto cure palliative per migliorare la qualità di vita del paziente. La disabilità della malattia è legata anche ai sintomi non motori, come la difficoltà nell’alimentazione e nella deglutizione, il rischio di polmonite ab ingestis. Bisogna considerare, infine, l’impatto che i sintomi neuropsichiatrici comporteranno sulla vita del paziente, del partner, dei familiari, così come i costi molto elevati per il sistema sanitario. Le lunghe aspettative di vita del paziente e la moltitudine dei sintomi impongono la necessità di pianificare delle cure palliative che rispettino le volontà del paziente, come la terapia del dolore, proponendo dei mezzi diagnostici e assistenziali rivolti al malato e al suo nucleo familiare.

Fonte

                                                                                                                                                                                                                             Alessandra Napoli

Bibliografia:

Istituto Superiore di Sanità: Malattia di Parkinson

Manuale MSD: Morbo di Parkinson

Parkinson.it: La Malattia di Parkinson

Wikipedia: Malattia di Parkinson

Parkinson: la Dnl201 sarà la molecola decollo?

Dopo l’Alzheimer, il Parkinson è la malattia neurodegenerativa più diffusa.
Si tratta di una malattia che coinvolge funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio, ad evoluzione lenta e progressiva, che rientra tra un gruppo di patologie note come “Disordini del Movimento”.

  1. Cenni storici
  2. Dove è possibile riscontrarla?
  3. Zone del cervello coinvolte
  4. Cause scatenanti
  5. Sintomi 
  6. Come effettuare la diagnosi di Parkinson
  7. Ricerca sperimentale: è possibile guarire dal Morbo di Parkinson?
  8. Conclusioni

 

Cenni storici

Una prima descrizione di questa lenta ma inesorabile malattia fa riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C in uno scritto di medicina indiana; il nome è legato però a James Parkinson, farmacista chirurgo londinese del XIX secolo che, per primo, descrisse e racchiuse tutti i sintomi in un famoso libretto, il “Trattato sulla paralisi agitante”.

Dove è possibile riscontrarla?

E’ possibile vederla in entrambi i sessi con una leggera prevalenza maschile. Il Parkinson solitamente ha il suo esordio intorno ai 58-60 anni, mentre nel 5% dei pazienti questa farà la sua comparsa nella fase adulta, tra i 21 e i 40 anni. Prima dei 20 anni è particolarmente rara.

Zone del cervello coinvolte

La malattia di Parkinson consiste in una riduzione costante della produzione di dopamina (molecola organica che svolge l’importantissimo ruolo di neurotrasmettitore). Il calo di dopamina è dovuto ad una continua degenerazione di neuroni in una regione del mesencefalo chiamata Substantia Nigra. Si stima che la perdita cellulare sia di oltre il 60% all’esordio dei sintomi e per tale motivo non è attualmente possibile ritornare del tutto alla normalità. Si pensa che l’α-sinucleina, una proteina, sia il motivo di questa ampia diffusione.

Fonte: www.bing.com

Cause scatenanti

Non sono ancora del tutto note le cause della malattia, ma sembra ci sia una moltitudine di elementi che mediano il suo sviluppo. Tra questi abbiamo quelli genetici. Si stima che il 20% dei pazienti abbia familiari con riscontro positivo alla malattia di Parkinson. I geni che concorrono nella sua evoluzione sono α-sinucleina (PARK 1/PARK 4), PINK1 (PARK-6), DJ-1 (PARK7), Parkina (PARK-2), la glucocerebrosidasi GBA e LRRK2 (PARK-8).
Altre cause sono l’esposizione ad alcuni pesticidi, idrocarburi solventi o a metalli pesanti (quali ferro, zinco e rame). Paradossalmente, nonostante le numerose controindicazioni al fumo di sigaretta, questo potrebbe svolgere un ruolo di fattore protettivo nei confronti della malattia.

Sintomi

I sintomi dei pazienti spesso non vengono riconosciuti nell’immediato per via della sua progressione lenta e quasi “mascherata”. Questa viene fuori in punta di piedi, con una manifestazione asimmetrica, quindi solo un lato del corpo è maggiormente interessato. Inoltre i sintomi sono facilmente trascurabili dal paziente inconscio. Tra gli indici di insorgenza ritroviamo: il tremore a riposo, il “tremore interno” – cioè una sensazione avvertita solo dal paziente -, rigidità, lentezza dei movimenti (fenomeno noto come “bracidinesia”) e instabilità posturale.

Possono quindi svilupparsi sviluppi di tipo motorio e non motorio.
Tra i disturbi motori emergono episodi di ”Freezing Gait” cioè un blocco motorio improvviso; postura curva con braccia flesse e tenute vicine al tronco, il quale è flesso in avanti. Il tronco potrebbe anche pendere da un lato, manifestazione della cosiddetta ”Sindrome di Pisa”; Disfagia, cioè problemi legati alla deglutizione. Possono essere pericolosi, poiché solidi e liquidi potrebbero essere aspirati causando polmoniti. Possono anche incombere fenomeni di Balbuzie, che rendono difficile la comprensione del paziente (in questo aiuta la logoterapia).
Tra i disturbi non motori invece, ne figurano alcuni anche molti anni prima rispetto a quelli motori. Questi possono essere legati alle alterazioni delle funzioni viscerali (disturbi vegetativi), dell’olfatto e dell’umore, ma possiamo avere anche disturbi cognitivi, dolori e fatica. Tra i disturbi viscerali ricordiamo la stipsi, cioè un rallentamento delle funzioni gastro-intestinali, disturbi urinari, disfunzioni sessuali, problemi cutanei e sudorazione. Infine, possiamo notare nei soggetti colpiti anche disturbi comportamentali ossessivi compulsivi, apatia e sintomi psicotici (tra cui deliri e allucinazioni).

Fonte: www.bing.com

Come effettuare la diagnosi di Parkinson

Il neurologo risale al morbo di Parkinson attraverso la storia clinica e dopo un’attenta valutazione dei sintomi. Tra gli esami strumentali si ricorre alla SPECT DATscan, scintigrafia del miocardio e PET cerebrale. L’aiuto strumentale è di fondamentale importanza per allontanarci da una diagnosi sbagliata evitando di inciampare nei cosiddetti “Parkinsonismi”, cioè patologie simili al Parkinson.

Ricerca sperimentale: è possibile guarire dal Morbo di Parkinson?

Su “Scienze Translational Medicine” sono stati pubblicati i risultati riguardanti uno studio terapeutico.
Negli Stati Uniti è stata conclusa la prima fase di sperimentazione su una molecola capace di inibire l’enzima prodotto da LRRK2 (gene tra i più importanti presente nella lista delle possibili cause scatenanti), il quale potrebbe rallentare l’evoluzione della malattia. La terapia a base della molecola Dnl201 potrebbe migliorare la funzione del lisosoma evitando che questo possa accumulare proteine tossiche che portano alla neurodegenerazione.

Conclusioni

Gli studi si occupano del controllo dei sintomi della malattia, ma non ne arrestano lo sviluppo. Questi si concentrano maggiormente sul miglioramento delle terapie e sulla prevenzione, ma ancora non è possibile poter ricorrere ad una vera e propria cura che possa bloccarla definitivamente. Fortunatamente esistono numerosi trattamenti capaci di regalare una vita quasi normale, per guadagnare tempo in modo tale da poter scavalcare l’ostacolo finale: annientare questa malattia.

 

La soluzione si trova attraverso la sperimentazione. Soltanto se si esce dalle vecchie abitudini si possono trovare nuove strade.

Andrew S. Grove

 

Dario Gallo

Per approfondire:

Cos’è il Parkinson

Malattia di Parkinson – Wikipedia

Malattia Parkinson, sintomi, diagnosi, cause, fattori ambientali, fattori genetici, trattamenti (iss.it)

A step forward for LRRK2 inhibitors in Parkinson’s disease (science.org)

Dopamina (my-personaltrainer.it)