5 film/serie tv che partono in modo folle

Perché finire l’anno con la solita top five o top ten sui film o serie tv più belli (o più brutti) e non buttarsi su qualcos’altro? Qualcosa di più anticonformista, interessante e per nulla banale. Qualcosa che sia fuori dagli schemi e che parta subito a bomba! Ecco, quel qualcosa che fin dall’incipit deve farti dire “ma che cavolo sto guardando? Eppure funziona, mi piace!”. Ecco per allietare le vostre vacanze UniVersoMe vi consiglia 5 film tra i più folli dell’anno. Dopotutto, le vacanze servono anche a recuperare quelle serie tv come The Office che forse, dopo 2 anni dalla visione del primo episodio, sarebbe il caso continuare. O magari, quest’anno tra gli innumerevoli VIP morti vi sarà capitato di scoprire quel regista la cui filmografia potrebbe allietare le vostre pause, tra un pandoro e un panettone senza canditi. Insomma, iniziamo, altrimenti divento matto prima di finire l’articolo!

Everything, Everywhere, All at Once

Credo che i The Daniels, registi e sceneggiatori della pellicola, siano dei veri maestri del bizzarro, basti pensare a Swiss Army Man (in cui Daniel Radcliffe interpreta la parte di un cadavere che parla ed emette peti). In questa loro ultima fatica, la storia inizia da basi molto semplici: Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è un madre immigrata cinese, proprietaria di una lavanderia che gestisce insieme alla sua famiglia. Evelyn si trova in difficoltà con l’agenzia delle entrate ed il suo rapporto col marito Wayland (Jonathan Ke Quan) è in forte crisi. Inoltre, l’arrivo del padre dalla Cina e le richieste di approvazione da parte della figlia Joy (Stephanie Hsu) non fanno altro che aumentare il suo stress. A stravolgere totalmente la vita di Evelyn sarà Wayland, o meglio, una sua versione alternativa proveniente da un altro universo. Questi l’avvisa di un pericolo che minaccia la sua vita e quella di tutti i suoi cari. Per questo la prepara ai meccanismi del multiverso che le permetteranno di sbloccare abilità e conoscenza innumerevoli. Per di più, il villain si mostra molto interessante e le sue origini non sono per nulla scontate. Insomma, le idee sono tante, sono ben mescolate e per niente confuse. Direi che questo è un caos ben ordinato, che permette una piacevole visione.

Lamb

Che succederebbe se una coppia decidesse di allevare una pecora come se fosse una figlia? Lamb è un’opera autoriale ambientata in Islanda. Per quanto le prerogative non lo facciano pensare, la narrazione ha spunti drammatici, fantasy e anche da horror psicologico. Diciamo che i contesti presentati vengono anche stravolti secondo una visione innovativa. Ma non diciamo altro, per non farvi perdere il pathos che questo piccolo gioiello vi farà provare.

Frame dal trailer di Lamb. Fonte: A24

1899

Dai produttori di Dark, 1899 è una serie inquietante e avvincente, sviluppata in un continuo alternarsi tra sogno e realtà. Il Kerberos, un battello transatlantico, viaggia alla volta di New York; e tutti i passeggeri nascondono degli oscuri segreti. Il loro normale scorrere delle giornata sulla nave viene interrotto dall’avvistamento del Prometeus, battello disperso in mare da più di quattro mesi. Da questo momento, cose sempre più sinistre accadranno al Kerberos ed ai suoi passeggeri, e la loro realtà finirà pian piano per sgretolarsi.

Moon Knight

In questa lista anche la Marvel viene chiamata in causa. Questa volta, però, non ci troviamo di fronte ad un film allungato e proposto in formato di serie tv (vedasi She-Hulk et similia), ma parliamo una storia – divisa in 6 puntate – che non coinvolge nessun eroe. Il protagonista, Steven Grant, ci viene presentato come un timido e introverso impiegato di un museo egizio. E al contrario di quello che si potrebbe pensare, ad avere i super poteri non è lui, o perlomeno non questa personalità. Steven viene presto a conoscenza di essere malato di Disturbo Dissociativo dell’Identità (come Kevin in Split per intenderci) e dovrà convivere con un’altra entità, il mercenario Marc Spector. Non è finita qui, Spector è, infatti, il servo mortale di una divinità egizia, Konshu, che gli conferisce dei poteri sovrannaturali e una tuta da combattimento speciale al costo di seguire ogni suo ordine. Vi capiterà spesso di rimanere confusi durante la visione, soprattutto dopo il finale; ma tranquilli, la follia non deve essere sempre compresa. L’importante è l’intrattenimento!

Frame dal trailer di Moon Knight. Fonte: Disney+

Wanna

Chi poteva mai pensare che Netflix avrebbe prodotto una serie sulla più grande venditrice e truffatrice in Italia? Nonostante la figura macchiata dai suoi numerosi crimini, Wanna Marchi è riuscita sempre a fare delle sue gesta un vanto, grazie alla sua tenacia. Per quanto sembri strano dar voce ad un’icona degli anni ’90 così sbagliata e criminosa, la serie ci fa un resoconto sull’Italia del tempo e sul mondo del telemarketing.
Sebbene i metodi di Wanna non fossero “convenzionali”, la sua stravagante dialettica riusciva a convincere chiunque, anche quando il prodotto non veniva mostrato. E qui verrebbe da chiedersi: “chi è più pazzo: il compratore o Wanna Marchi?”. Ma forse è proprio questo a rendere così affascinante il personaggio di Wanna.

Frame dal trailer di Wanna. Fonte: Netflix

Stay foolish, stay hungry

Inutile dire che non c’è mai limite alla follia e sicuramente ci saranno molte altre perle inestimabili di cui non vi abbiamo parlato. Ci siamo limitati a proporre alcuni dei titoli che certamente vi faranno venir “fame” di altra follia. Quindi concludiamo lasciandovi con un senso di curiosità e consigliandovi di continuare a cercare, sia al cinema che in streaming queste perle, non sempre facili da trovare. E ovviamente, vi consigliamo anche di continuare a leggerci per rimanere sempre aggiornati sulle prossime uscite. Chissà, potrete trovare qualcosa di più sobrio o ancora più fuori di testa!

 

Salvatore Donato

Da un estremo all’altro della follia. Cosa sta succedendo nel MCU?

Dopo ormai 14 anni di MCU, c’era bisogno di una nuova corrente creativa che portasse un po’ di innovazione nel genere supereroistico.

Figli di questa nuovo “filone” sono senza dubbio Doctor Strange Nel Multiverso Della Follia e la serie basata sul personaggio di Moon Knight.

Filo comune tra i due prodotti è il diverso modo di raccontare e sviluppare l’elemento della follia.

Doctor Strange Nel Multiverso Della Follia

La pellicola diretta da Sam Raimi è indubbiamente il film più particolare mai prodotto e apparso all’interno di una cinematografia Marvel finora sempre fedele ai propri schemi.

Descrivere questo prodotto è tutt’altro che semplice, in quanto la trama risulta essere molto lineare e quasi elemento di secondo piano nell’insieme del film.

Il film riparte esattamente dalla fine di Spider-Man No Way Home, continuando a narrare anche gli eventi accaduti in Wanda/Vision.

                                                                                                                                     

Viene introdotto il personaggio di America Chavez (Xochitl Gomez), fulcro degli avvenimenti narrati in quanto ha il potere di aprire portali che conducono in altri universi. Ed è per merito/a causa di questo potere che si ritroverà nell’universo 616 (lo stesso numero utilizzato all’interno dei fumetti per descrivere l’universo principale) dove incontrerà Doctor Strange (Benedict Cumberbatch).

Il regista però è poco interessato agli eventi che deve narrare: lo è molto di più a ciò che deve far vedere allo spettatore e a come lo vuole far vedere.

Attraverso un ritmo incessante, Raimi riesce a realizzare sequenze che raccontano il suo cinema da tutti i punti di vista: quel gore alle volte così diretto da spiazzare lo spettatore, altre camuffato ma impattante al tempo stesso; transizioni così maestose ma anche folli e straordinariamente creative, e citazioni che galvanizzano come non mai i fan delle opere a fumetti (e non solo).

La nuova pellicola sullo stregone supremo risulta avere una trama un po’ soffocata dal ritmo frenetico datogli dal regista, che aggiunge pochi tasselli all’enorme puzzle narrativo del MCU. Ma dato l’estro e l’autorialità di Raimi che confeziona un prodotto eccellente, per una volta ( e ci auguriamo molte altre) va bene così.

Moon Knight

L’ultimo prodotto seriale confezionato in casa Marvel era uno di quelli più attesi dal pubblico, data l’enorme potenzialità del personaggio.

Steven Grant (Oscar Isaac) è un timido ed impacciato addetto ai souvenir nel British Museum, la cui vita verrà presto sconvolta quando il mercenario Marc Spector e la divinità egizia della luna Konshu irromperanno nella sua quotidianità cambiandola per sempre.

Per analizzare la serie possiamo concentrarci su due aspetti: trama e protagonista.

Parlando della prima, all’interno del MCU si sta cercando di dare una scossa agli ormai più che decennali schemi narrativi o di infrangere alcuni dogmi.

Moon Knight riesce parzialmente in ciò, in quanto all’epoca della sua presentazione fu descritta come la serie più dark e violenta vista finora sulla piattaforma Disney. Le aspettative sono state soddisfatte per quanto riguarda la violenza, ma in tutto ciò ancora una volta è la narrazione a risentirne.

 

                                                                                                                    

Si ha una premessa narrativa interessante nei primi due episodi, che però va pian piano scemando nel corso della serie per chiudere con un finale davvero molto debole e che non lascia nulla allo spettatore – che sia qualche emozione o la curiosità di sapere l’evoluzione futura del personaggio.

Ben altro discorso va fatto per la prova attoriale di Oscar Isaac, il quale riesce con una naturalezza disarmante ad interpretare le varie personalità del personaggio protagonista della serie. Una performance che lo eleva a migliore attore protagonista di un prodotto seriale Marvel. La follia connaturata in Moon Knight e nella sua controparte Steven Grant/Marc Spector riesce a trovare la sua massima espressione proprio grazie alla sua interpretazione.

Insomma, Moon Knight si rivela un’enorme occasione sprecata dal punto di vista narrativo ma che è riuscita a cristallizzare l’ormai affermato talento di Oscar Isaac.

La follia è l’elemento centrale attorno a cui ruotano queste due nuove produzioni. Da un lato abbiamo quella visiva esaltata da Raimi, dall’altro quella mentale perfettamente interpretata da Oscar Isaac. Entrambi riescono egregiamente nel trattare con due modi diversi – ma entrambi validi -un tema tanto difficile.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

 Giuseppe Catanzaro