Un’Italia in bianco: tutte le Regioni passano nella zona a basso rischio, tranne una

L’Italia si tinge tutta di bianco, o quasi. Tutte le regioni passano nella fascia a rischio più basso, tranne la Valle d’Aosta. Via tutte le restrizioni, tranne l’obbligo della mascherina all’aperto, del quale oggi si deciderà se mantenerlo o meno. Si attende il parere del Cts.

 

La cartina dell’Italia, progressioni nelle ultime settimane fino ad oggi, 21 giugno, con il Paese tutto in bianco tranne una regione (fonte: ilmessagero.it)

 

I nuovi confortanti dati

L’indice Rt nelle regioni si aggira intorno al valore di 1, tranne per tre di esse – Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise – dove comunque resta moderato. In realtà, solo la scorsa settimana, una sola era regione si trovava in tale condizione.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha comunque – spinto dai dati in ogni caso confortanti – firmato la nuova ordinanza, in vigore da oggi, 21 giugno, per l’appunto, disponendo il passaggio in zona bianca delle Regioni che ancora mancavano ancora all’appello, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia, Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano. Avevano tutte una incidenza abbondantemente sotto i 50 casi per 100mila abitanti, come hanno certificato i tre monitoraggi consecutivi.

La pressione sulle strutture ospedaliere si è confermata al di sotto della soglia critica. In nessuna Regione, infatti, si supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o in area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 6%, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 688 a 504. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale anche scende al 6%, con il numero di persone ricoverate in queste aree che passa da 4.685 a 3.333.

Per il 28 giugno, si auspica davvero tutta la Penisola in bianco, nonostante i possibili rischi per le tre suddette Regioni.

 

Cosa cambia

Via il coprifuoco, anche nella zona gialla, perché precedentemente deciso l’abolizione per la data di oggi. Le attività di ristorazione avranno la possibilità di rimanere aperte senza limiti. Nessuna restrizione sul numero di persone ai tavoli all’aperto – tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro –mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone, salvo che siano tutti conviventi. Aperti nei fine settimana i centri commerciali.

Attesissima la riapertura di musei, teatri, cinema, palestre, piscine e università.

Si ricorda che nelle palestre e nelle piscine non si potrà fare la doccia e che le discoteche – su cui molte sono state le polemiche – per ora, restano chiuse, o meglio, potranno riaprire, e si potrà frequentarle solo per sfruttare servizio bar e ristorante al loro interno, non per ballare.

 

Mascherina sì o no?

Si attende il pomeriggio per il responso del Comitato tecnico scientifico al parere richiesto dal Ministero della Salute sulla fine dell’obbligo di mascherina negli spazi all’aperto, a meno che non ci si trovi in una situazione in cui è impossibile garantire il distanziamento. Infatti, bisognerà comunque mantenere il distanziamento con i non congiunti e indossare il dispositivo in punti a rischio assembramento, quindi averlo sempre con sé.

(fonte: ansa.it)

Della possibile data in cui il cambiamento potrebbe avvenire, ci sono delle ipotesi. Si fa sempre più compatto il fronte di chi spinge per inizio luglio, forse il 5, ma c’è anche l’altra ipotesi di lunedì 28 giugno, primo giorno in cui tutta la Penisola sarà in zona bianca, compresa Valle d’Aosta.

Ricordiamo che l’uso delle mascherine all’aperto è stato finora obbligatorio, con delle eccezioni:

  • mentre si effettua attività sportiva;
  • mentre si consuma cibo o bevande, nei luoghi e negli orari in cui è consentito;
  • quando si è soli o in presenza esclusivamente dei propri conviventi;
  • per bambini sotto i 6 anni di età;
  • per persone che, per la loro invalidità o patologia, non possono indossare la mascherina;
  • per gli operatori o le persone che, per assistere una persona esente dall’obbligo, non possono a loro volta indossare la mascherina, come, per esempio, nel caso di chi deve interloquire con persona sordomuta nella L.I.S.

Resterà obbligatorio l’uso al chiuso e fortemente consigliato in abitazioni private, in presenza di persone non conviventi, dove non è possibile effettuare controlli.

Per quanto riguarda i contesti lavorativi e le attività con bambini dai 6 anni in su, la mascherina è obbligatoria nelle situazioni previste dagli specifici protocolli di settore, così come anche per i professionisti che lavorano in uno studio, ad eccezione dei casi in cui l’attività si svolga individualmente e sia garantita, in modo continuativo, la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dove l’attività professionale comporti un contatto diretto e ravvicinato con soggetti non conviventi o lo svolgimento in ambienti di facile accesso dall’esterno o aperti al pubblico, e non sia possibile rispettare in modo continuativo la distanza interpersonale di almeno 1 metro, occorre sempre utilizzare i dispositivi di protezione individuale.

La data per lo stop alla mascherina all’aperto sarà calcolata anche in base alla percentuale di popolazione vaccinata, tenendo conto delle somministrazioni sia per la prima che per la seconda dose. La data, dunque, verosimilmente più idonea alla fine dell’obbligo sembrerebbe quella di inizio luglio.

 

La variante Delta potrebbe far premere sul freno

Per il varo della decisione sullo stop alle mascherine all’aperto c’è il pressing dei partiti sul Cts e sul Governo, solo il Partito Democratico e il ministro della Salute Speranza sono rimasti gli unici a credere in un approccio “rigorista”. Consistente soprattutto la preoccupazione è per la variante Delta (l’ex indiana).

Costante il monito dal mondo della scienza rimarca la necessità di non sottovalutare i rischi. La variante, infatti, ormai si sa essere più contagiosa del 50% di quella Alpha (l’ex inglese). Inoltre, sembrerebbe che una sola dose di vaccino potrebbe non bastare.

In Italia, per ora, secondo i dati aggiornati a una decina di giorni fa, la variante Delta è sotto controllo. Ad essa sarebbe riconducibile l’1% circa dei contagi nel nostro Paese, con picchi del 3% nel Lazio e modesti focolai in Lombardia e Puglia.

Però, la percentuale è destinata ad aumentare con il prossimo monitoraggio, secondo le previsioni. Il ministro Speranza ha disposto una nuova «indagine rapida» per stimare la diffusione nel Paese delle principali varianti del coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta.

Intanto, per le persone provenienti dal Regno Unito, è stata resa obbligatoria la quarantena di 5 giorni all’arrivo in Italia.

 

Rita Bonaccurso

Muore una diciottenne in Liguria: si indaga su possibili correlazione con vaccinazione AstraZeneca, il vaccino che continua a generare aspri dibattiti

Muore a soli diciott’anni: si indaga sulla causa

Camilla Canepa, muore a diciotto anni (fonte: tg24.sky.it)

Non ce l’ha fatta Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante ricoverata per la rimozione di un trombo. L’attenzione è rivolta soprattutto a capire i legami tra l’accaduto e la somministrazione del vaccino contro il Covid a cui la ragazza si era sottoposta pochi giorni prima.

“Purtroppo, poche ore fa, Sestri Levante è stata colpita da un lutto che mai avremmo voluto vivere. L’amministrazione comunale e tutta la città si stringono intorno alla famiglia della ragazza scomparsa oggi. In questo momento di dolore esprimo tutto il mio affetto e la mia vicinanza ai familiari di Camilla.”. Queste sono le dichiarazioni della sindaca di Sestri Levante, Valentina Ghio.

Camilla era stata vaccinata con AstraZeneca il 25 maggio, durante il primo open day in Liguria aperto agli over 18.

L’anamnesi di prassi era risultata negativa, perciò si era proceduto con la prima dose di AstraZeneca. Il 3 giugno, la ragazza era stata costretta a recarsi al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna per cefalea e fotofobia. Così era stata sottoposta a Tac cerebrale ed esame neurologico, entrambi risultati negativi e perciò dimessa, ma con raccomandazione di ripetere gli esami del sangue dopo 15 giorni.

Pochi giorni dopo, il 5 giugno, era tornata al pronto soccorso presentando deficit motori. Così venne ricoverata al San Martino. Sottoposta a Tac cerebrale, risultò un’emorragia e così era stata trasferita nel reparto di Neurochirurgia dove è stata sottoposta a due interventi chirurgici. I medici hanno proceduto con la rimozione di un trombo al seno cavernoso, per la ridurre la pressione intracranica.

 

Le autorità ipotizzano un reato, ma in Procura aperti altri fascicoli per possibili correlazioni con vaccino AstraZeneca

L’autorità ora avanzano l’ipotesi che, forse, Camilla avrebbe potuto essere operata già due giorni prima. È questo quanto vogliono verificare il pubblico ministero Stefano Puppo e il procuratore aggiunto Francesco Pinto, i quali, in un primo momento, avevano aperto un fascicolo senza ipotesi di reato sulla vicenda. Il reato ipotizzato, dunque, è stato quello di lesioni colpose, ma, in seguito al decesso, il procuratore capo Francesco Cozzi annuncia l’indagine per omicidio colposo, al momento, contro ignoti.

La Procura, intanto, ha richiesto tutta la documentazione relativa all’iter per la vaccinazione, ma anche al primo accesso al pronto soccorso, le successive dimissioni e il secondo ricovero.

Inoltre, però, vi sono già altri quattro fascicoli aperti per persone morte dopo la vaccinazione, tutti affidati al medico legale Luca Tajana che sta collaborando con l’ematologo Franco Piovella. Entrambi si occuperanno anche del caso di Camilla, procedendo con l’autopsia.

Il primo dei quattro casi indagati riguarda un’insegnante di 32 anni, Francesca Tuscano, a cui era stato inoculato AstraZeneca. Poi, il decesso del 15 maggio di un’anziana di 83 anni a cui era stato somministrato Pfizer, in quanto soggetto fragile. Sempre al San Martino, pochi giorni fa, è stata ricoverata anche una donna savonese di 34 anni che, mentre si trovava al lavoro, ha avvertito un forte mal di testa, che l’ha spinta a recarsi al pronto soccorso del Policlinico. Dai primi esami effettuati, era emerso un livello basso di piastrine nel sangue. Poi, da quanto riferito dai medici, anche questa donna è stata operata e ora si trova in Rianimazione.

Alla luce dei fatti, la Regione Liguria ha proceduto con la sospensione di un lotto di dosi AstraZeneca.

 

Altri casi sospetti in Italia, come quello di Irene Cervelli, insultata sui social

Si trova adesso a Pisa in prognosi riservata, la 41enne di Capannori, Irene Cervelli, colpita da ictus una settimana dopo aver ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Ancora non si hanno certezze sulla correlazione, anche in questo caso, tra la vaccinazione e l’accaduto.

Irene Cervelli (fonte: blogsicilia.it)

La vicenda ha dell’inverosimile: sulla pagina Facebook della donna, sono comparsi molti insulti choc da parte di alcuni No Vax. «Te la sei cercata», «Non dovevi vaccinarti» sono alcune delle orribili frasi che si possono trovare.

Intanto il legale della donna Giovanni Mandoli, in una nota ha dichiarato che la famiglia non vuole dare spazio a questi “leoni da tastiera” e di sperare che «il Cts e la Regione Toscana rivalutino l’apertura di open day AstraZeneca per persone under 50 fintanto che non sia stata fatta piena chiarezza su quanto accaduto».

Il blocco AstraZeneca per gli under 60: si attende la decisione del Cts

Sembra che il Ministero della Salute stia andando verso un definitivo e generale blocco delle vaccinazioni AstraZeneca agli under 60. Questa sarebbe un grande cambio di rotta, poiché molti sono stati gli open day organizzati proprio per vaccinare i più giovani con questo vaccino.

In alcune zone di Italia vi erano già delle disposizioni a procedere con altri vaccini per i più giovani, riservando AstraZeneca principalmente agli over 60 e agli uomini. Molti dubbi, infatti, anche sulla somministrazione a donne under 40, le quali in molte Regioni venivano indirizzate alla somministrazione di altre dosi.

I Governatori delle Regioni protestano e chiedono una linea chiara e definitiva. Intanto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in attesa della decisione del Cts, continua a sostenere che “tutti i vaccini sono sicuri”. Il responso sta tardando ad arrivare e ciò sottolinea la difficoltà nella decisione. La natura di quest’ultima pregiudicherà anche lo sviluppo di un altro dibattito molto acceso, ovvero quello sulla decisione di somministrare, o meno, come seconda dose un vaccino diverso da AstraZeneca, a vettore adenovirale, anche a chi è stato vaccinato con quest’ultimo per la prima dose.

 

Rita Bonaccurso