Intervista a un giovane direttore d’orchestra messinese: Marco Alibrando

Molto spesso la nostra rubrica, in particolare la sezione Personaggi, si è occupata di descrivere personalità importanti del passato che hanno dato lustro alla nostra città. Oggi abbiamo deciso di dare uno sguardo al presente e al futuro: Marco, 32 anni, nato a Messina e direttore d’orchestra, quest’anno ha diretto il tradizionale Concerto di Capodanno al Teatro Vittorio Emanuele e ci ha raccontato la sua storia. Dalla formazione al Conservatorio Arcangelo Corelli della nostra città con diploma in pianoforte, all’esperienza nella città di Milano, dove attualmente risiede, che gli ha permesso di diplomarsi in composizione e diventare direttore d’orchestra. Possibilità che purtroppo – almeno ad oggi – Messina non offre.

Andiamo quindi a ripercorrere i tanti spunti e le riflessioni che Marco ci ha dato durante la piacevole mattinata trascorsa insieme, dall’alto della sua giovane – ma già di livello internazionale – carriera.

Marco Alibrando – Fonte: Operaclick; Autore: Giovanni Puliafito

Sicuramente il direttore d’orchestra è il ruolo più affascinante all’interno dell’orchestra stessa. Sapresti dirci, in parole semplici, quali sono i suoi compiti?

Innanzitutto secondo me è la figura più affascinante perché chi lo vede non capisce esattamente a cosa serva. Il pubblico vede una persona che si muove, altre 60-100 persone che suonano, a volte sembra che [i musicisti, n.d.r.] nemmeno lo guardino. In realtà, il 90% del lavoro del direttore è nelle prove, che il pubblico giustamente non vede. Dal punto di vista tecnico io sono quello che dà il tempo, fa in modo che tutti suonino con lo stesso tempo: in un concerto molto grande chi suona in fondo spesso non sente il musicista più distante, dunque serve banalmente un riferimento metronomico. A livello più profondo, il direttore d’orchestra è il tramite tra ciò che voleva il compositore e la realizzazione. Ogni musicista ha la sua parte, io ho la partitura con le parti di tutti, che devo interpretare in giorni, mesi o talvolta anni di studio. Alla fine devo motivare, “convincere” l’orchestra a suonare secondo la mia idea interpretativa, non in modo dittatoriale chiaramente. Faccio sempre il paragone tra direttore d’orchestra e fonico: è come se avessi una grande consolle e dovessi regolare il livello di suono di ogni strumento.

Mi piace la metafora che hai usato, è molto chiara. Da qui nasce la mia seconda domanda. Probabilmente il direttore ha il compito più arduo, senza nulla togliere ai singoli musicisti: senti mai questa responsabilità? Sei mai ansioso?

Dipende. Come tutti i mestieri, se decidi di farlo significa che ti senti a tuo agio. Quando si fanno poche prove a volte mi capita di essere ansioso. C’è sempre quell’adrenalina giusta prima di salire sul palco: dopo avere stretto la mano al primo violino, una prassi, come un galateo musicale, scompare tutto e mi godo il concerto. L’orchestra è come una società perfetta: c’è una gerarchia ma ognuno ha il suo compito e la sua importanza. Per inciso: la bacchetta da sola non suona.

Marco Alibrando dirige la “Nona Sinonia” di Beethoven al teatro Cilea (Reggio Calabria, 2019) – Fonte: artinmovimento.com

Quale è stata l’esperienza più emozionante che hai vissuto durante la tua carriera?

Me ne vengono in mente due, ma ce ne sarebbero tante altre. Sicuramente il debutto come direttore d’opera, a 25 anni nel festival “Rossini in Wildbad”, in Germania. Lavoravo a questo festival come pianista, il direttore artistico mi ha notato mentre dirigevo una prova con una cantante lirica: mi ha offerto così la direzione di un’opera lirica per l’anno successivo. L’opera lirica è un altro mondo, ci sono una serie di difficoltà, non ci sono soltanto strumenti ma anche cantanti. Una sfida che ho accettato volentieri. Un’altra esperienza bellissima è stata nel 2015 a Milano, con l’orchestra Verdi. Abbiamo fatto un’opera di Bartok, “Il Castello di Barbablù”: una versione con orchestra, cantanti ma non con una scenografia, con un film muto in sincrono girato appositamente per questa musica, da un regista siciliano mio coetaneo, Gian Maria Sortino.

Insomma, avete unito più generi artistici.

Esatto, è un’opera molto complicata, in ungherese, sarebbe potuta risultare più “ostica”: invece abbiamo unito gli amanti della lirica a quelli del cinema, abbiamo avuto un pubblico misto che si è appassionato anche all’altra disciplina. Questa rappresentazione era in programma anche a Messina, ma poi purtroppo è saltata per problemi di fondi.

Spero che riusciate a riproporla in futuro anche nella nostra città. C’è un compositore al quale sei più legato?

È sicuramente una scelta difficile, ma se ne dovessi sceglierne uno direi Rossini, il compositore che ho studiato di più  Ho anche un collegamento affettivo: mia nonna materna era di Pesaro, così come Rossini. Lei mi cantava sempre quando ero piccolo le sue opere, quindi quando poi mi sono ritrovato a dirigere al festival “Rossini in Wildbad” e al “Rossini Opera Festival” di Pesaro è stato come un sogno che diventa realtà. 

Quindi dietro questa scelta c’è molto più di un gusto musicale.

Sono state delle cose che mi sono accadute per caso, mi piace credere che ci fosse un filo conduttore, una sorta di destino.

Teatro Rossini (Pesaro), sede storica del “Rossini Opera Festival”

Come ti sei appassionato alla musica?

I primi ricordi sono legati a casa e a mio padre che strimpellava la chitarra, mi cantava per farmi addormentare quando ero piccolo la canzone di Gino Paoli “La gatta”. Mi piaceva anche giocare con le pianole, poi però è accaduta una cosa strana, devo ancora chiedere se è stato mio padre a combinarla. Abbiamo incontrato al supermercato un suo paziente, maestro della banda dell’esercito a Messina, ormai in pensione. Avevo circa 10 anni, mi chiese se volessi studiare chitarra o pianoforte. Io risposi pianoforte e iniziai a prendere lezioni da lui, quasi per gioco, non l’avevo presa molto seriamente. Poi ho ascoltato la “ballata n.1” di Chopin e mi sono detto“questo è quello che voglio fare”, avevo 14 anni. A 15 sono entrato in conservatorio.

Cosa ti senti di dire a un giovane che vuole diventare direttore d’orchestra?

Bella domanda. Prima di tutto, oltre alla parte accademica, ovvero lo studio di uno strumento e di composizione, di avere tantissima curiosità. Ascoltare un repertorio più ampio possibile, anche generi diversi dalla musica classica. È passato il periodo in cui la mia categoria era molto bacchettona e pensava che “la musica è solo quella classica”. Rock, jazz ma anche musica leggera e contemporanea influenzano l’opera oggi. Poi di fare molte esperienze all’estero, avendone la possibilità. Messina è un’ottima città per iniziare gli studi, c’è un ottimo conservatorio, ma il mestiere del musicista non ha patrie, impone esperienze di questo tipo. La musica è un linguaggio universale, se domani vado a dirigere in Giappone mi capiscono grazie ai gesti, anche se non parlo. Inoltre in tutto il mondo sono in uso delle terminologie italiane, di fatto abbiamo inventato noi l’opera lirica. Il musicista italiano nel mondo non si trova mai spiazzato.

Fonte: Eco del Sud

Torni con piacere a dirigere a Messina? Come è andato il concerto di Capodanno?

Il teatro di Messina  è stato un teatro che mi ha dato tantissime opportunità e tantissimo spazio, tra l’altro ho lavorato con musicisti che conoscevo già e con i quali avevo molta confidenza. Tornare è bello perché ho fatto tanta esperienza con loro e più si è abituati lavorare ripetutamente con un’orchestra, più il risultato finale è migliore. Parenti e amici vengono agli spettacoli, quindi forse sono più ansioso quando dirigo a Messina, perché so che avrò tante persone che saranno sincere e crudeli nei giudizi.

Cosa cambieresti di questa città?

[Ride n.d.r.] Quanto tempo ho? E quante pagine hai, soprattutto.

In genere mi mantengo sulle 1000 parole massimo, ma per questa domanda facciamo un’eccezione.

È difficile scegliere poche cose. Ma non sono uno di quei messinesi che se ne va e critica Messina, perché è facile andare fuori e poi fare paragoni. Se restiamo nel mio ambito, cambierei il fatto che non c’è un’orchestra stabile. Nasce nel 1994 ma non è diventato per i musicisti un posto di lavoro fisso. Non mi riferisco al punto di vista economico, ma parlo da musicista. Un’orchestra è qualcosa che si costruisce negli anni, non è un lavoro che puoi fare un giorno sì e un giorno no. Per arrivare a un livello alto ci vogliono almeno 10 anni di lavoro costante. Quindi per me quello che manca a Messina è la continuità dal punto di vista musicale, anche perché la città ha una grandissima tradizione. Dopo il terremoto il Teatro ha avuto artisti di livello, ma sempre in qualità di ospiti, selezionati con concorsi e audizioni. Adesso c’è meno spazio per la musica, per una questione di costi: per fare un’opera lirica sono necessari 60 musicisti, 40 coristi, 10 cantanti solisti in media. Dietro il palcoscenico c’è un mondo, tra sarti, macchinisti e tecnici.

 

Chiudiamo questa chiacchierata con la speranza che i consigli di Marco non restino inascoltati.

È necessario, in un’epoca nella quale persino le librerie sono costrette a chiudere, non dimenticare l’importanza dell’arte e della cultura, in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.

Emanuele Chiara

Immagine in evidenza: messinaweb.eu

Giurisprudenza: borse di ricerca per laureati

Fonte gussagonews.it

L’Università degli studi di Messina ha emanato l’avviso per l’assegnazione di due borse di studio/ricerca intitolate ad Alessandro Panarello, studente della Facoltà di Giurisprudenza e magistrato, tragicamente scomparso in un incidente stradale nel maggio 1993 in Thailandia.

Le borse sono state messe a disposizione dalla famiglia Panarello con importo di 1000 € (euro) ciascuna, al fine di rinnovare il ricordo di Alessandro mediante l’approfondimento dei temi connessi al Diritto costituzionale.

Chi può partecipare al concorso?

Può partecipare chi è in possesso del Diploma di laurea in Giurisprudenza (Vecchio Ordinamento), di Laurea Specialistica o Magistrale in Giurisprudenza (Nuovo Ordinamento), conseguita presso il Dipartimento di  Giurisprudenza dell’Unime nel triennio precedente la pubblicazione del bando, con la votazione 110/110.

Per partecipare all’assegnazione bisogna aver inoltre superato  l’esame di Diritto Costituzionale con una votazione di 28/30, ovvero con una media delle votazioni dei due esami in Diritto Costituzionale pari a 28/30 (per la laurea Specialistica/ Magistrale).

Tutti i requisiti necessari per la partecipazione, sono consultabili al link  sottostante: https://www.unime.it/it/ateneo/amministrazione/albo-online

Le domande di partecipazione dovranno pervenire all’Ateneo entro lunedì 24 febbraio 2020.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero 090-6768505.

 

Livio Milazzo

Giorgio La Pira: un messinese “fuorisede” del XX secolo

La città di Messina ha dato i natali a numerosi personaggi illustri che hanno fornito un contributo importante alla cultura italiana, come l’artista Antonello e il giurista, politico e rettore universitario Gaetano Martino. Altrettanto numerosa è la schiera di coloro che, seppur non siano nati nella città dello Stretto, hanno vissuto in essa una parte della propria vita, come ad esempio i poeti Giovanni Pascoli e Salvatore Quasimodo. Quest’ultimo era legato da una profonda amicizia ad un uomo che lasciato un segno indelebile nella storia politica dell’Italia repubblicana: Giorgio La Pira.

Giorgio La Pira (ultimo a destra) con tre suoi fratelli – Fonte: Giuseppe Miligi, Gli anni messinesi e le “parole di vita” di Giorgio La Pira

Biografia in breve

Nato a Pozzallo nel 1904, La Pira si laureò a Firenze in Giurisprudenza e a 29 anni divenne professore di Diritto Romano presso l’Università di Firenze. Nel capoluogo toscano fu eletto prima deputato dell’Assemblea Costituente nel 1946, poi deputato alla Camera nel 1948, e infine, per diverse volte, sindaco di Firenze, a partire dal 1950. Fu anche sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro. A Palazzo Montecitorio fu membro della Commissione per la Costituzione, in particolare della prima sottocommissione “Diritti e doveri dei cittadini”, che ha elaborato la Prima Parte della nostra Carta fondamentale. Sia da sindaco che da deputato si adoperò per la promozione della pace attraverso conferenze, incontri (i cosiddetti Colloqui mediterranei) e alcuni importanti viaggi che scaldarono l’opinione pubblica, come quello nell’U.R.S.S. nel 1958. In questa occasione, celebre fu la frase pronunciata davanti al Soviet Supremo: “c’è chi ha le bombe atomiche, io ho solo le bombe della preghiera”.

Donne e uomini promotori di pace come La Pira sarebbero fondamentali in un periodo di grande tensione internazionale come quello attuale, in cui i delicati equilibri andrebbero gestiti con lo stesso spirito di cooperazione del “Professore”. Dieci anni dopo la morte (1977) iniziò il processo di beatificazione di La Pira, che nel 2018 è stato dichiarato Venerabile da Papa Francesco.

Giorgio La Pira insieme ai cittadini di Firenze – Fonte: giorgiolapira.org

Gli anni messinesi

Passiamo ora in rassegna gli anni che La Pira visse, a partire dal 1914, a Messina, ospite dello zio Luigi Occhipinti. La formazione del giovane La Pira ha avuto una grande rilevanza nello sviluppo del pensiero e nel processo di crescita dello statista siciliano.

La città dello Stretto stava attraversando un periodo di rinascita in seguito al trauma del terremoto del 1908, ancora evidente dalla presenza di numerose baracche in cui viveva la maggior parte dei cittadini, tra i quali anche La Pira. Il trasferimento a Messina fu necessario poiché nella sua città d’origine non poteva dare seguito al suo talento spiccato nello studio, evidente negli anni in cui frequentò la scuola tecnica Antonello e l’istituto tecnico A.M. Jaci, nel quale fu uno dei migliori allievi, insieme al suo amico Salvatore Pugliatti. Questa grande attitudine agli studi sarà confermata successivamente anche nel percorso universitario, che lo vedrà laurearsi con il massimo dei voti e plauso della commissione.

L’Università di Messina ai tempi di La Pira. Egli vi frequentò i corsi della facoltà di Giurisprudenza dal 1922 a 1926; successivamente completò gli studi a Firenze. Fonte: Giuseppe Miligi, Gli anni messinesi e le “parole di vita” di Giorgio La Pira

Oltre allo studio scolastico e accademico, l’adolescente La Pira aiutava gli zii nel lavoro presso la tabaccheria di famiglia ed era membro della Società Letteraria Peloro. Grazie agli incontri della Peloro iniziò ad ampliare la propria cultura e a forgiare il proprio pensiero, inizialmente mutevole, contraddittorio e legato molto a fattori ambientali, come quello di qualsiasi altra persona che attraversa la turbolenta fase della giovinezza. In coerenza con l’attività dei propri amici abbracciò le idee futuriste e fu molto ispirato dalla figura del poeta Gabriele D’Annunzio.

Con il passare degli anni, però, si cristallizzò la sua identità cristiana, che trovò un’importante conferma nella Pasqua del 1924 (la cosiddetta “svolta cristiana”). La sua radicalità nella fede lo condusse a divenire nel 1925 terziario domenicano e a partecipare attivamente a vari movimenti giovanili cristiani. Anche lo zelo per la democrazia non fu sempre presente in La Pira, come testimoniano due scritti del 1922 in cui traspare il disprezzo per il parlamentarismo e la cultura positivista. Da un articolo del 1924 invece si evince un mutamento ideologico, causato dall’influenza degli studi giuridici e dalla lettura del filosofo Maurice Blondel, che lo portò ad abbracciare il concetto di democrazia e a rifiutare il concetto di popolo come materia grigia da plasmare, tipico dei totalitarismi.

Il palazzo in cui visse La Pira dal 1918 al 1926 – Fonte: Giuseppe Miligi, Gli anni messinesi e le “parole di vita” di Giorgio La Pira

Come tanti giovani messinesi dei nostri tempi anche Giorgio La Pira ha dovuto lasciare la città dello Stretto per altri lidi, che allora come oggi offrivano più opportunità. Nonostante questo, il legame con la città peloritana è stato sempre forte ed è ben espresso dalla sua celebre frase: “quando metto piede a Messina è come se non me ne fossi mai staccato!”.

La città di Messina ha intitolato a La Pira una scuola, situata a Camaro S. Luigi, e un tratto della Strada Statale 114, tra le località di San Filippo e Pistunina. Inoltre a lui è dedicata una lapide nel luogo (l’attuale Piazza Carducci, accanto al palazzo del Rettorato) in cui ha vissuto dal 1918 al 1926.

©Giulia Greco - La lapide dedicata a Giorgio La Pira in Piazza Carducci, Messina 2020   
©Giulia Greco – La lapide dedicata a Giorgio La Pira in Piazza Carducci, Messina 2020

  

 

  Mario Antonio Spiritosanto

 

 

Bibliografia

Giuseppe Miligi, Gli anni messinesi e le “parole di vita” di Giorgio La Pira, II edizione, 1995, Messina, Instilla Editore;

Luca Micelli, Giorgio La Pira. Un Profeta prestato, 2015, Todi(PG), Tau Editore;

http://giorgiolapira.org/it

Alla scoperta di un meraviglioso luogo di Messina: peccato che sia chiuso

©Alessio Gugliotta – Galleria INPS, esterno, 2020

La provocazione insita nel titolo di questo breve articolo nasce spontaneamente, sul finire delle vacanze natalizie, più precisamente il 4 gennaio. Apprendo la notizia della riapertura straordinaria della celebre Galleria INPS-INA, situata tra il Municipio della città e il Duomo, isolato n.318. L’occasione è tra le più meritevoli: si è svolta l’iniziativa benefica, promossa dalla Direzione provinciale INPS e dall’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Messina, Alessandra Calafiore, a favore di bambini e ragazzi in situazioni di disagio. L’evento ha visto la partecipazione della banda della Brigata meccanizzata “Aosta”, del Conservatorio “Arcangelo Corelli” e del Coro “Note colorate”.

©Alessio Gugliotta – Galleria INPS, interno, 2020

Desideroso di conoscere una parte inaccessibile della mia città, chiamo un amico per scattare qualche foto e mi reco sul posto, forse spinto anche dal mio ruolo di direttore della rubrica “Cultura locale”, all’interno di UniVersoMe. Ciò che immediatamente mi colpisce è lo stato di abbandono nel quale versa la Galleria, che denuncia una certa aria di “temporaneità”. Mi spiego meglio: nessuna parte di essa, dal soffitto a vetri ampiamente danneggiato, alle due facciate interne, fino al pavimento dissestato, lascia intendere che questo spazio sarà nuovamente aperto al pubblico.

Consapevole di non conoscere affatto la storia della Galleria, un po’ perché l’ho sempre vista chiusa, un po’ per noncuranza, decido di informarmi a riguardo una volta tornato a casa. L’architetto Gino Peressutti, progettista dell’opera, non è certo il cosiddetto primo che passa: al suo operato dobbiamo infatti la realizzazione di Cinecittà a Roma. Ma né i nobili natali, né la centralissima posizione, né tantomeno l’ormai consumata bellezza dell’opera, sono stai sufficienti a mantenerla aperta. Oserei aggiungere – se me lo permettete – a mantenerla in vita. Perché, e questo possiamo affermarlo con certezza, nelle intenzioni di qualsiasi architetto non c’è sicuramente la perenne chiusura della propria opera, sottratta alla fruizione da pesanti catene e lucchetti.

Ma in mezzo a tanta disillusione, una speranza: un accordo per la ristrutturazione e messa in sicurezza, siglato da INPS, ordine Architetti e Fondazione Architetti nel Mediterraneo. Poco importa se la data risale al 28 settembre 2018, quando gli unici lavori tangibili – ahimè – consistono nell’incauta sovrapposizione di uno strato di intonaco su una delle due facciate interne (quella di competenza privata).

©Alessio Gugliotta – Galleria INPS, interno, 2020

Preoccupato dal fatto che Peressutti possa non stare riposando in pace, mi chiedo: come è possibile che un’opera di tale importanza, rimanga costantemente chiusa e in bella vista, sotto gli occhi di cittadini, istituzioni e parti in causa? Riuscirà l’accordo siglato, seppur con qualche ritardo, a restituirci questo “nobile sottopassaggio”?

Memore degli anni in cui, da giovane liceale, osservavo una buia ed abbandonata Galleria Vittorio Emanuele, sono fiducioso in un come risposta, nonostante le dovute differenze. Pertanto mi auguro di raccontare, in un nuovo articolo, una storia diversa da quella di oggi, magari – e sopratutto – con un titolo diverso.

Emanuele Chiara

 

Questo articolo è già stato pubblicato come inserto sulla Gazzetta del Sud. Il nostro giornale lo ripropone su autorizzazione dell’autore.

L’articolo su Noi Magazine, Gazzetta Del Sud – pubblicata giorno 16/01/2020

Immagine in evidenza: © tutelabenistorici.it – Tutela beni storici Onlus

 

Natale sul lago di Ganzirri: un presepe unico nel suo genere

Non molto tempo fa, noi di UniVersoMe avevamo provato a “fare il punto della situazione” riguardo il Natale a Messina in questo breve articolo; da allora alcune cose sono cambiate, fortunatamente in meglio: la pista di ghiaccio a piazza Cairoli è stata riaperta e nuovi addobbi hanno ridato la giusta luce che il cuore pulsante del centro cittadino merita durante questo periodo festivo.

Ma abbiamo lasciato volutamente a parte l’oggetto di questo breve pezzo: il Presepe sul lago di Ganzirri è ormai giunto alla sua 5ª edizione, in contrasto con la grande variabilità che ha caratterizzato le iniziative messinesi, confermandosi una delle attrazioni caratteristiche che la nostra città può offrire.

©Antonio Nuccio – Presepe sul lago, 2019

Ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con uno dei ragazzi che da ormai 10 anni si occupa di valorizzare la zona di Ganzirri, Nicolò Donato. Nicolò si è dichiarato sin da subito grande amante dei presepi: da questa passione nasce l’idea di combinare tradizione natalizia e caratteristiche del territorio. Grazie al sostegno di numerosi commercianti messinesi e alla partecipazione della parrocchia San Nicolò di Bari, sarà possibile recarsi sulle sponde del Lago Grande per osservare questa particolarissima rappresentazione della natività fino al 6 Gennaio.

Fonte: pagina Facebook “Presepe sul lago – Ganzirri”

Il presepe è situato a bordo della feluca, tipica imbarcazione dello stretto: ancora oggi è usata a Ganzirri per portare San Nicola in processione, durante la festa del patrono in agosto.

Ciò che mi ha colpito maggiormente, oltre alla peculiare “contraddizione” tra natività classica e il panorama lacustre, è la ricchezza di iniziative che ruotano intorno alla rappresentazione. Il gruppo volontario di parrocchiani che ha organizzato l’iniziativa non si è infatti limitato ad allestire il presepe, ma è riuscito a offrire un calendario pieno di eventi per i cittadini.

Tutto è iniziato giorno 8 dicembre, come da tradizione, con l’inaugurazione e la benedizione dei bambinelli: ogni cittadino è stato invitato a portare il bambinello del proprio presepe per accogliere la benedizione di Padre Antonello, parroco della chiesa San Nicolò di Bari.

Domenica 15 è stato invece allestito un vero e proprio Villaggio di Natale a piazza Cutugno, con tanti spazi ricreativi per bambini, tombolate e mercatini: a conclusione dell’iniziativa si è svolto in chiesa un concerto di zampognari, al quale ha partecipato anche il sindaco De Luca.

Fonte: pagina Facebook “De Luca Sindaco di Messina”

Alla vigilia, dopo la messa delle 23, una breve processione accompagna il parroco fino a una piccola barca, grazie alla quale Padre Antonello deposita nel presepe il Bambin Gesù, sempre sulle classiche note della zampogna. Un gesto tipico della tradizione natalizia, che tantissimi cittadini compiono ogni anno nelle proprie abitazioni, assume così anche carattere di condivisione tra i numerosi partecipanti.

Infine, il 26 dicembre e il 6 gennaio il presepe prenderà letteralmente vita: i personaggi inanimati saranno sostituiti da volontari che hanno deciso di rendere realmente unica questa bella rappresentazione. L’arrivo dei Magi su una barchetta completerà la storia della natività.

©Antonio Nuccio – Presepe sul lago, 2019

Mi ha fatto particolarmente piacere constatare come ci sia ancora una parte della popolazione messinese che si spende in prima persona per creare un senso di appartenenza, di comunità, in un contesto che spesso -purtroppo- offre poco dal punto di vista delle iniziative volte a coinvolgere non soltanto i residenti, ma anche i numerosi turisti che si recano nella nostra città.

Quest anno, Nicolò ha lasciato spazio ai due organizzatori Antonino Ingemi e Orietta Arena, che insieme a tanti altri collaboratori hanno reso possibile la realizzazione del presepe. Tuttavia, mi ha confessato quale sarebbe il suo desiderio per i prossimi anni: realizzare una vera e propria piattaforma sul lago, in modo tale da permettere ad ogni cittadino di raggiungere in barca il presepe.

Nell’attesa che questo desiderio diventi realtà, siamo tutti invitati a passare il Natale sulle sponde del lago di Ganzirri!

Emanuele Chiara

 

Alla realizzazione del presepe hanno contribuito Maurizio Panetta, Giuseppe Donato, Orazio Albeggo, Andrea Arena e Tanina Scimone.

Immagine in evidenza: © Antonio Nuccio – Presepe sul lago, 2019.

Consegna delle chiavi della città alla Brigata Aosta: tra polemiche e scarsa informazione

 

Si è tenuta ieri, venerdì 20 dicembre alle ore 10, la cerimonia della consegna delle chiavi della città alla Brigata Aosta da parte del vicesindaco Salvatore Mondello.

I vari reggimenti, tra i quali anche il 5° reggimento fanteria “Aosta” di Messina, sono infatti tornati in patria dopo sei mesi nel settore operativo sud-ovest del Libano, dov’erano impegnati in una missione delle Nazioni Unite UNIFIL.

La situazione in Libano

L’area in cui hanno operato gli uomini della Brigata Aosta si trova in una condizione difficile: da anni infatti il paese soffre di una drammatica carenza di servizi pubblici e infrastrutturali e circa metà della popolazione vive sotto della soglia di povertà relativa.

Con la guerra civile siriana, iniziata nel 2011, il Libano si è trovato a d accogliere 1,4 milioni di rifugiati in un paese con meno di 5 milioni di abitanti.

 

Cos’ha fatto la Brigata Aosta?

In un’intervista per la Gazzetta del Sud, il generale di Brigata Bruno Pisciotta ha illustrato il lavoro dei soldati italiani in questa missione.

L’impegno dei nostri è infatti stato volto:

-alla cessazione delle ostilità col confine di Israele

-al supporto nell’addestramento delle forze libanesi

-all’assistenza alla popolazione locale, in termini anche socio-economici

È proprio in quest’ultimo punto che la nostra università ha fatto la sua parte firmando un accordo con l’università di Beirut. In questo modo infatti sarà data la possibilità a 20 giovani libanesi di venire a studiare nella nostra città gratuitamente.

Le polemiche

In molti sui social non hanno gradito quello che è stato definito “volto militarizzato di Messina”.

I primi dissensi sono giunti già giovedì 19, quando la banda musicale della Brigata si è esibita per le vie del centro, in quella che è stata una prova per la sfilata di venerdì.

Ulteriori lamentele per il blocco della viabilità durante la mattina della cerimonia.

Sembra esserci stata una commistione delle critiche, facendo politica e lamentandosi del disagio logistico, per una manifestazione che aveva soltanto l’intento di far conoscere l’impegno costruttivo che i soldati della Brigata hanno messo in questa missione di pace.

Angela Cucinotta

5 cose da fare a Messina (e dintorni) durante le vacanze di Natale

©Andrea Rapisarda – Albero di Natale, Piazza Cairoli, 2019

Luci sì, luci no, luci forse; pista di ghiaccio senza licenza, biglietti troppo cari, maltempo e tanti ripensamenti: ad oggi questi sono stati gli ingredienti del Natale messinese. Questo “manicomio gestionale“, fino ad ora, ha contraddistinto il periodo natalizio della città ed ha lasciato sospesi nel limbo migliaia di cittadini che attendevano con ansia di respirare -finalmente- un clima festivo. Confessiamo apertamente che anche i redattori di questo articolo hanno più volte vacillato, in particolare dopo la notizia dello smantellamento di gran parte del Villaggio Natalizio di Piazza Cairoli. Inoltre, è stato arduo trovare anche soltanto 5 attrazioni o attività che potessero spingere i lettori a fare un passeggiata in centro o una breve gita fuoriporta. Non ci siamo però dati per vinti, nella speranza che le poche “luci” rimaste riescano a contrastare le tante ombre che hanno caratterizzato questo controverso Natale in città.

1. Mercatini di Natale, Piazza Cairoli

Partiamo proprio dall’epicentro del caos organizzativo. Con la ruota ormai lontano ricordo, in attesa della riapertura (?) della pista di ghiaccio, vi invitiamo a dare un’occhiata ai tanti stand, collocati dentro casette in legno, nella centralissima piazza della città. Vari esercizi commerciali offrono sia ristoro ai tanti passanti che ogni giorno affollano la piazza, sia diversi oggetti tipicamente natalizi. Niente di meglio per chi è ancora indeciso su cosa regalare ai propri cari.

©Andrea Rapisarda – Messina, 2019

2. Pista di ghiaccio, Piazza Duomo

Non poteva mancare, almeno nell’altra piazza più frequentata della città, una classica pista di ghiaccio: un tocco di inverno che attira sia grandi che piccini, da chi è già esperto a chi si cimenta per la prima volta con i pattini. Insomma, un must, come direbbero gli anglosassoni, del periodo natalizio.

©Andrea Rapisarda – Messina, 2019

3. Presepe, Piazza Duomo

Nato dalla collaborazione tra Comune di Messina, Confcommercio Messina, Camera di Commercio e Arcidiocesi di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, è questa la vera chicca che la nostra città merita. Situato lateralmente alla Cattedrale, occupa un’area piuttosto estesa, in ragione delle diverse parti dalle quali è composto: non solo dunque natività, ma anche tanti artigiani, pastori e scene di vita di un tempo, con tanto di cascata artificiale.

©Andrea Rapisarda – Messina, 2019

4. Villaggio di Natale, Capo d’Orlando

Spostandoci un po’ (si fa per dire) dalle vie del centro, un’idea per trascorrere una giornata diversa potrebbe essere, ad esempio, quella di visitare il Villaggio di Babbo Natale: tra elfi, slitta con le renne, igloo di ghiaccio e pupazzi di neve, di certo non mancherà l’atmosfera natalizia. Già che ci siete, passate dai mercatini di natale in Via Crispi e a Piazza Matteotti. Famosissimi ormai da anni, rappresentano un’occasione per scoprire cibi tradizionali e manufatti artigianali prodotti dalla gente del posto, rigorosamente disposti all’interno delle ormai famose casette di legno.

Mercatini di Natale – Capo d’Orlando, ME Fonte: Traghetti per Messina

5. Falò, Taormina

Chiudiamo con una delle perle della nostra provincia: come se servissero altri buoni motivi per convincervi a visitare Taormina, il comune ripropone quest’anno il suo famoso Falò di Natale. È un evento simbolico per “portare calore” al Bambin Gesù e riscaldarlo dal gelo dell’inverno. Oggi è anche un modo per riunire i cittadini e permettergli di vivere insieme il calore del Natale e delle feste. Poco distante dal centro si trova anche la frazione Trappitello, che ogni anno organizza un suggestivo presepe vivente, all’interno del giardino della chiesa di Santa Venera. Il 6 Gennaio sarà anche possibile assistere all’arrivo dei Magi.

Falò di Natale – Taormina Fonte: BlogTaormina

Speriamo di aver convinto i lettori a fare un giro per le vie del centro e -perché no- anche una passeggiata nei comuni della provincia di Messina. Nell’attesa, vi auguriamo buone feste da parte di tutta la redazione di UniVersoMe!

©Andrea Rapisarda – Rettorato dell’Università degli studi di Messina, 2019

 

 

 

Emanuele Chiara, Cristina Lucà

 

 

 

Immagine in evidenza: ©Andrea Rapisarda – Piazza Cairoli, 2019

…l’anemia mediterranea è molto più frequente a Messina rispetto alla media nazionale?

La talassemia (dal greco mare e sangue, anche detta anemia mediterranea) è una patologia genetica che causa distruzione dei globuli rossi con conseguente anemia. Dall’etimologia del nome possiamo già comprendere come questa condizione si riscontri principalmente in zone marittime quali la Sicilia, la Calabria e la Sardegna, nonché in alcune regioni dell’Africa settentrionale, Medio Oriente e Sud-Est asiatico.
In realtà, si tratta di un insieme di emoglobinopatie, ovvero malattie legate a un malfunzionamento dell’emoglobina, proteina contenuta nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno in circolo. Di queste la più frequente è la β-talassemia.

Nei soggetti adulti l’emoglobina (HbA) è costituita da due catene α e due catene β. Affinché la proteina svolga la sua funzione devono essere presenti due geni non mutati che permettano la sintesi delle due catene β.
Possono quindi verificarsi due condizioni in caso di mutazioni:

  • Portatore sano: soggetto che presenta solo un gene mutato. Circa il 5% della popolazione italiana e circa il 10% della popolazione nelle zone sopracitate è affetta da questa condizione. A Messina, su 353 soggetti sottoposti a test genetico, l’8,5% sono risultati portatori sani di β-talassemia.
    Tuttavia, i portatori non presentano alcun sintomo. Le problematiche risiedono nella riproduzione: c’è il 25% di possibilità che da due genitori portatori sani nasca un figlio malato ad ogni gravidanza. Da ciò la necessità di consulenze genetiche e diagnosi precocissima nel nascituro. Si pensa che l’elevata frequenza di portatori sani in alcune regioni sia dovuta alla resistenza che i globuli rossi di questi soggetti oppongono alla malaria, infezione molto rappresentata in passato nelle stesse zone: di fatto, essere un portatore sano costituisce un vantaggio da questo punto di vista.
  • Talassemico: paziente affetto da talassemia major, presenta entrambi i geni mutati. In questo caso, l’anemia è presente sin dai primi mesi di vita e l’unica possibilità terapeutica è rappresentata da periodiche trasfusioni (in media ogni 20 giorni).

Associazione per la ricerca Piera Cutino Onlus

L’associazione nasce nel 1998 per migliorare la qualità della vita dei pazienti talassemici. Guarire dalla talassemia, slogan dell’associazione, rappresentava il sogno di Franco Cutino, papà di Piera, affetta da talassemia major e scomparsa a causa di questa malattia a soli 23 anni. Oggi è Giuseppe Cutino a continuare l’opera del padre, con l’obiettivo di trasformare il sogno in realtà!
Grazie alle innumerevoli iniziative promosse, è stato realizzato il Campus di Ematologia Franco e Piera Cutino all’Ospedale Cervello di Palermo, diventato punto di riferimento nazionale per il suo approccio totale alle malattie rare.

  • Prevenzione: come abbiamo visto, è importante conoscere se in una coppia sono presenti due portatori sani. Per fare ciò, con un semplice prelievo di sangue, presso centri specializzati, è possibile informare i futuri genitori. Tra questi citiamo l’Ambulatorio di Genetica Medica del Policlinico di Messina. Inoltre, l’Ospedale Cervello è l’unico centro in Italia ad effettuare la celocentesi. Questa consiste in un prelievo, del tutto sicuro, eseguito sul feto, già entro la nona settimana di gestazione, per accertare se il nascituro sarà affetto da patologie genetiche quali la talassemia.

  • Assistenza: i talassemici necessitano trasfusioni continue. È fondamentale che i pazienti, in particolare i più piccoli, abbiano degli ambienti dedicati che alleviino i continui stress causati dalle giornate passate in ospedale.
  • Formazione: per medici, biologi e infermieri operanti nell’area delle malattie rare del sangue.
  • Ricerca scientifica: nonostante tutto, ancora oggi i pazienti non guariscono dalla talassemia. Nuove e interessanti tecniche sono destinate a rivoluzionare la terapia di questa patologia: si tratta della cosiddetta terapia genica per autotrapianto. Essa consiste nel prelevare cellule staminali midollari, dalle quali originano i globuli rossi, e correggere le mutazioni responsabili della malattia. Una volta rese sane, queste cellule vengono reimmesse nel paziente, dando origine a globuli rossi normalmente funzionanti. L’Area trapianto di midollo per terapia genica è in fase di attivazione e sarà l’unica presente in Europa.

Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per aiutare i talassemici?

Tra le tante raccolte fondi proposte dall’associazione, citiamo oggi la campagna “Con questo panettone mi cambi la vita”, in perfetto clima natalizio, attiva da un paio anni. È possibile scegliere, effettuando una donazione e con spedizione gratuita,  panettoni artigianali di vari gusti. I fondi raccolti saranno destinati alla ricerca sulla talassemia.

Sono certo che il gusto sarà doppiamente buono!

Ricordiamo come sia fondamentale la disponibilità durante tutto l’anno di sangue per le trasfusioni, per cui essere donatore di sangue (presso l’AVIS o i centri trasfusionali) assume grandissima importanza.

Infine, l’Associazione FAST Messina è da anni in prima linea nel fornire ai talassemici e alle loro famiglie un’assistenza globale, tutelandone il diritto alla salute, all’accesso alle cure, alla parità sociale, alle opportunità di lavoro.

Credo che il primo passo per combattere una patologia, a maggior ragione se insiste particolarmente sul nostro territorio, sia conoscerla. Dunque, spero che articoli come questo riescano a sensibilizzare e a informare più persone possibili.

Emanuele Chiara

 

Si ringrazia la dott.ssa Silvana Briuglia dell’ Ambulatorio di Genetica Medica del Policlinico G. Martino di Messina per aver fornito i dati dello screening sulla talassemia eseguito nel 2018. Da precisare che tra i 353 soggetti testati, si è registrato anche un 11.3% di portatori sani di alfa talassemia (variante causata da mutazioni nei geni per le catene alfa). Anche queste mutazioni meritano di essere indagate, vista la frequenza nella popolazione.

Parolimparty&Friends: insieme a I Soldi Spicci per lanciare il Parolimparty 2020

Parolimparty & Friends: I Fuori Orario, Denny Napoli e I Soldi Spicci, uno spettacolo unico che lancia il Parolimparty 2020

Si terrà sabato 7 dicembre 2019 presso il Palacultura di Messina, con inizio alle 21.30, l’evento denominato “ Parolimparty & Friends”.
Lo spettacolo, mescolando live music e comic show, segnerà l’apertura ufficiale dell’edizione 2020 del Parolimparty, la mega convention di sport da spiaggia dedicata ai disabili ma aperta a tutti in programma per la terza volta il prossimo settembre, presso il Lido Open Sea AISM di Milazzo, che già nelle prime due edizioni ha riscosso un successo enorme.
Durante l’evento si alterneranno sul palco del Palacultura I Fuori Orario, band musicale tra le più conosciute ed apprezzate in città pronta a far cantare i presenti in platea, seguiti dalla divertentissima esibizione del comico ed imitatore messinese Denny Napoli e, dulcis in fundo, dall’attesissimo live show del duo comico palermitano, ormai rinomato in tutta Italia e non solo, I Soldi Spicci.

I Soldi Spicci al Parolimparty&Friends

🥁 I 𝐒𝐎𝐋𝐃𝐈 𝐒𝐏𝐈𝐂𝐂𝐈 per voi sul palco del 𝐏𝐀𝐋𝐀𝐂𝐔𝐋𝐓𝐔𝐑𝐀 giorno 𝟕 𝐃𝐈𝐂𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 alle 𝟐𝟏:𝟑𝟎 🥁Cosa c’è di meglio di un Sabato sera tra musica, divertimento e…. friends ⁉▶ Per acquistare il ticket: online ↘ http://bit.ly/ParolimpartyFriends_ticket o presso uno dei punti vendita TicketOne autorizzati ↘ https://bit.ly/34PcQXBN.B. É possibile usufruire del credito bonus presente su #18app e su #lacartadeldocente🤝 Il ricavato verrà destinato alla realizzazione del #parolimparty2020#parolimpartyandfriends #lacampagnadei50

Pubblicato da Parolimparty su Giovedì 21 novembre 2019

Una serata, insomma, all’insegna di risate e divertimento segnata anche dalla nobilissima causa di sostenere, con il ricavato della serata, la realizzazione del Parolimparty 2020.
Sarà possibile godersi lo spettacolo del  Parolimparty & Friends acquistando i biglietti online su ticketone oppure presso tutti i rivenditori autorizzati ticketone (clicca qui per trovare il rivenditore più vicino).
I neo-maggiorenni ed i Docenti, inoltre, avranno la possibilità di acquistare il biglietto usufruendo del bonus “18App” o “Carta del Docente”.
La manifestazione darà anche il via ufficiale a #LaCampagnaDei50, iniziativa di Mediterranea Eventi finalizzata al coinvolgimento di 50 Partners che vogliano offrire il loro prezioso contributo per appoggiare la terza edizione del Parolimparty.
Cosa aspettate ad acquistare il vostro ticket?

Messina, Badiazza: al via un progetto per la restaurazione

 

 

Gazzettadelsud.it

 

Un lascito della storia che risale all’XI secolo, la chiesa di Santa Maria della Valle, conosciuta ai più come Badiazza e ubicata nel letto del torrente omonimo. 

Qualche anno fa erano stati conclusi i lavori per renderla raggiungibile, sicura e illuminata, dato che fino a prima era scevra di un tratto che potesse essere definito carrabile. 

Ciononostante, gli interventi da applicare a questo bene architettonico di epoca normanna non sono ancora conclusi. 

In merito una risposta concreta è stata data con la pubblicazione di un bando di concorso volto alla restaurazione, finanziato con 1milione e 600mila euro elargiti dal “Patto per il Sud”. 

«Era un impegno che avevo assunto quattro mesi fa, in un convegno sul lungomare messinese, e lo sto mantenendo: la Chiesa della Badiazza sarà restaurata». Sono state le parole del presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, dopo aver dato il via alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del bando predisposto dalla soprintendente ai Beni Culturali di Messina, Mirella Vinci. 

 

Tempostretto.it

 

Entro 60 giorni sia il progetto di fattibilità tecnica sia quello definitivo dovranno essere completati. 

Successivamente si passerà alla gara d’appalto per l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva, la quale sarà affidata a chi avrà già curato quella definitiva. 

“Per questioni di sicurezza, circa due anni fa, è stata chiusa ma adesso, con procedure il più possibile veloci, sarà restituita alla fruizione della comunità locale e potrà tornare ad essere meta di tantissimi turisti. Una nuova tappa del processo di valorizzazione del patrimonio architettonico dell’Isola”, ha poi sottolineato, in merito, Nello Musumeci. 

 

Antonino Giannetto