Non è colpa nostra! Community Talk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza

Si terrà giovedì 24 settembre, dalle ore 18:00 fino alle ore 20:00, presso la sede di Cambiamo Messina dal Basso (Via Mario Giurba 15), il Community Talk LGBTQ+ sulle varie forme di violenza. Al termine dell’evento, dalle ore 20:00 alle ore 23:00, il caffè letterario COLAPESCE (Via Mario Giurba 8/10) ospiterà l‘AperInchiesta che approfondirà l’argomento di discussione.

Nella nostra città la violenza omolesbobitransfobica è preoccupantemente diffusa ma ugualmente silenziata: passano sotto silenzio atti di bullismo, aggressioni e minacce, ma anche e soprattutto discriminazioni e stereotipi che avvolgono tutta la nostra quotidianità. Dopo alcuni fatti di victim blaming che ci hanno colpito da vicino, abbiamo deciso che è arrivata l’ora di affrontare la questione!

Cos’è il Community Talk?

È un’assemblea rivolta non solo alle/agli attivisti della nostra associazione ma a tutta la comunità LGBTQ+ in città per affrontare le questioni che ci riguardano collettivamente.

Cos’è l’AperInchiesta?

È un evento che si svolge sotto forma di domande davanti ad un aperitivo: esploreremo insieme un argomento e come questo riguarda noi e la nostra vita di tutti i giorni. In forma anonima tramite bigliettini o, per chi se la sente, intervenendo durante l’evento. Insieme poi discuteremo dei risultati emersi!

Me Too

Racconta con un video o un messaggio la tua storia, che tu abbia subito o assistito ad una violenza omolesbobitransfobica! Contro il rimosso della violenza, costruiamo una comunità forte e unita!
Dove mandare il tuo video: Instagram Liberazione Queer+ Messina, Facebook Liberazione Queer+ Messina.
Mappa per raggiungere Cambiamo Messina dal Basso

Mappa per raggiungere Colapesce

Per maggiori informazioni link all’evento: Non è colpa nostra! // #CommunityTalk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza @Messina

Per Willy, contro ogni forma di violenza!

Si terrà sabato 19 settembre 2020 alle 17 presso Piazza Unione Europea, il SIT-IN per Willy Monteiro, contro ogni forma di violenza.

“Non possiamo girarci dall’altra parte quando nella nostra società un ragazzo viene pestato e ucciso dalla cultura della forza e della violenza. Vogliamo unirci per evidenziare un’emergenza reale di questo paese: quella culturale e sociale. Dobbiamo contrastare la narrazione aggressiva e violenta che proviene da certe organizzazioni e certi partiti politici, per cui gli assassini di Willy simpatizzano, che alimentano le tensioni sociali. Non è possibile che oggi un ragazzo non debba sentirsi al sicuro a causa di questi continui episodi.
Per questo ci diamo appuntamento a Piazza Unione Europea in una piazza non violenta, per non dimenticare il sorriso di una giovane vita, strappata da un gruppo di violenti e per chiedere a gran voce giustizia per Willy”. Queste le parole dei promotori della manifestazione Damiano Di Giovanni, Tonino Cafeo, Angelo Marano Rossi e Stefania Russo.

Si raccomanda il rispetto delle disposizioni di sicurezza e prevenzione dell’infezione da Covid-19: l’uso della mascherina e il distanziamento interpersonale di almeno un metro per tutta la durata della manifestazione.

Presentazione delle iniziative del Festival Internazionale del Libro Taobuk

Si svolgerà oggi,  giovedì 17 settembre, alle ore 18, sulla piattaforma Teams e in diretta Facebook sul profilo dell‘Università degli Studi di Messina , un webinar per la presentazione delle iniziative della X edizione del Festival Internazionale del libro Taobuk per gli studenti Unime.

All’incontro interverranno il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, il Prorettore ai servizi agli studenti, prof.ssa Roberta Salomone, il prof. Francesco Pira, Delegato alla Comunicazione, Il presidente Taobuk, dott.ssa Antonella Ferrara e il direttore esecutivo Taobuk, dott. Alfio Bonaccorso.

L’incontro di oggi ha lo scopo di presentare le attività di campus e stage che ogni anno si rivelano un efficace laboratorio per ragazzi con diversi background universitari ma con la medesima voglia di cimentarsi con un grande evento culturale internazionale. I partecipanti potranno svolgere attività di assistenza e guida a scrittori e giornalisti, assistere ed essere protagonisti di incontri con scrittori, giornalisti e attori. Da quest’anno, inoltre, il Festival provvederà alla copertura delle spese di ospitalità per gli studenti universitari che seguiranno gli eventi Taobuk.

Una sinergia, quella tra l’Università e il Taormina International Book Festival, che ha permesso, già da molti anni, la partecipazione di studenti dell’Ateneo che si sono impegnati a stretto contatto con la direzione artistica e la segreteria organizzativa del Festival.

▪Per seguire l’evento su teams:  http://tiny.cc/taobuk2020

▪Per seguire l’evento su Facebook: https://www.facebook.com/messinauniversity

Il messinese è “buddace”: ecco perché

La Sicilia da sempre è una terra pregna di un notevole e caratteristico patrimonio socioculturale, che spazia dalle bellezze artistiche e paesaggistiche, fino a giungere agli usi e costumi quotidiani e tradizionali. Tra questi, oltre alla profondità e alle svariate sfaccettature dei dialetti siculi, troviamo degli appellativi che spesso ci capita di ascoltare per le vie delle città mediterranee. Ponendo degli esempi, i Catanesi sono soprannominati “pedi arsi” (piedi bruciati) o “fausi” (falsi), i Palermitani “lagnusi” (lamentosi), e i Messinesi “buddaci“.

 
Esemplare di Sciarrano – Fonte: biologiamarina.org

Ma ci siamo mai chiesti perché la comunità Peloritana viene chiamata così? Cos’è un “buddaci”?

Il pesce buddace, in italiano “sciarrano“, nome scientifico Serranus Scriba (dal latino scriba,”scrivano”) vive nelle acque dello Stretto. Di anatomia abbastanza piccola, normalmente lungo circa 25 cm, possiede un manto a linee intrecciate arancioni e blu che possono somigliare a una forma di scrittura, a cui è ispirato il nome della specie. Non è pregiato o particolarmente gustoso, e sta ininterrottamente con la bocca aperta; pertanto, viene pescato con facilità, anche a causa del suo continuo appetito e della sua ingenuità. Da qui i Messinesi vengono definiti spregiativamente come buddaci: popolo poco furbo, credulone, che si vanta senza aver agito concretamente, buono a nulla.

Ma a quando risale quest’appellativo?

La parola buddace non è di certo un neologismo. Era già diffusa agli inizi del ‘900 e ciò è testimoniato anche dal titolo di un settimanale umoristico antifascista edito a Messina nel 1924, “U buddaci“. Nel 1925 però, dopo pochi numeri, fu chiuso dalla censura fascista, condividendo la stessa sorte con altre testate locali.

©Lara Maamoun – Facciata di Palazzo Zanca, Messina 2020

 

Il buddace nell’architettura cittadina

Eppure, c’è anche un altro luogo dove possiamo imbatterci nel pesciolino buddace nella realtà cittadina, oltre al mare. Camminando per le vie del centro città, giungendo a Palazzo Zanca (sede del Comune) possiamo notare sulla facciata delle decorazioni raffiguranti i pesci buddaci. La specie marina protagonista di questo articolo non è l’unica a comparire sul monumento: è accompagnata infatti da altre sculture legate alla simbologia cittadina, come la Regina del Peloro e Dina e Clarenza. Sembrerebbe proprio che l’ingegnere Palermitano Antonio Zanca, al quale nel 1914 fu affidato il progetto di ricostruzione del Municipio dopo il terremoto del 1908, non abbia ricevuto per diverso tempo nessuna remunerazione, e che quindi, come simbolo di disprezzo ai Messinesi, fece inserire i pesci buddaci sull’edificio. 

 

Dettaglio della facciata di Palazzo Zanca – Fonte: strettoweb.com

Nonostante ciò, si deve sottolineare che non tutti i messinesi sono buddaci. Non lo dice l’autrice di questo articolo, magari in difesa dei suoi concittadini, ma lo testimoniano fonti storiche: in scritti antichi la comunità messinese è descritta come vivace, intelligente, artistica, eroica ed ospitale. Seppur ancora oggi è frequente che un messinese venga chiamato buddace, adesso questo termine ha una connotazione non più unicamente dispregiativa, bensì ironica. I messinesi stessi considerano l’appellativo come facente parte del loro patrimonio linguistico e, talvolta, si autodefiniscono buddaci e ci scherzano su, con la consapevolezza di chi conosce bene la propria identità.

Corinne Marika Rianò

 

Bibliografia:

Eleonora Iannelli, Messina Ritrovata, Edizione della Libreria Bonanzinga

Inaugurato il Campo Libero George Floyd 8’46” Playground Messina

È stato inaugurato giovedì 3 settembre alle 18:30 in via San Raineri, il playground pubblico intitolato a George Floyd, ora fruibile gratuitamente da tutta la cittadinanza.

“Spetta a noi cambiare la nostra città , servono le istituzioni, le abbiamo, però serve l’impegno di tutti. È arrivata l’idea e siamo andati in giro a cercare spazi, non è stato facile, abbiamo cercato tanto. Abbiamo bussato a molte porte, fino a quando una parte delle istituzioni, in questo caso il presidente dell’Autorità Portuale Mario Mega, ha aperto la porta. A furia di bussare, qualcuno apre.”

Queste sono le parole dell’ex primo cittadino Renato Accorinti, che ha destinato alla realizzazione del campo di basket “Campo libero George Floyd 8’46”‘”parte della differenza tra l’indennità di sindaco e lo stipendio di professore maturata in cinque anni.

Il playground è stato realizzato nella “falce”, zona falcata di Messina, in via San Raineri, nell’area antistante la base della Marina Militare, data in concessione dall’autorità portuale, e affidato alla società Amatori Basket, che usufruirà del campo due volte a settimana.

Seppur con numeri limitati, per rispettare le norme di sicurezza anti-covid, l’inaugurazione ha ospitato un numero contingente di persone (munite di mascherina).

Apre la cerimonia con un discorso introduttivo Renato Accorinti, per poi passare la parola al Presidente dell’autorità purtuale Mario Mega. “Ringrazio Renato Accorinti per aver consentito insieme all’associazione sportiva Amatori Basket la realizzazione di questo spazio. Stiamo riproponendo e rinnovando con l’attuale amministrazione la zona falcata. Speriamo che questo sia l’inizio di un processo di valorizzazione, che consenta a Messina di riappropriarsi di questa zona.”

Subito dopo è intervenuto il presidente della società sportiva Mario Maggio, commentando la realizzazione del campo come “un sogno che si realizza”.  ” Per me e per la società che rappresento, riuscire ad avere un campo libero a Messina, dove poter fare quello che ci piace, ovvero giocare a basket, è un sogno. Ringrazio Renato Accorinti, i miei ragazzi, lo staff dirigenziale […] per aver dedicato molto tempo per la realizzazione di questo posto. Qui si lega lo sport ad un messaggio sociale (black lives matter), che qualcuno purtroppo non condivide.”

Nelle scorse settimane, infatti, i murales del campo, opera dell’artista messinese Daniele Battaglia, erano stati deturpati da scritte a sfondo razzista. Per scelta di Renato Accorinti le scritte non sono state cancellate. Quando, appena possibile, si svolgerà la partita “inaugurale”, le scritte saranno cancellate e i murales restaurati e completati.

L’inaugurazione si è conclusa con un discorso da parte dell’ex sindaco Renato Accorinti “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, e qua c’è la foresta” e con la lettura da parte di Marco Giordano della lettera firmata dalla scrittrice messinese Nadia Terranova, seguita dall’ascolto del messaggio del presidente della commissione antimafia Nicola Morra e del presidente del CONI Giovanni Malagò: “L’inaugurazione del primo playground di Messina, realizzato nella zona falcata ed intitolato alla memoria di George Perry Floyd, ha davvero un significato speciale. A nome mio e del CONI, rinnovo la mia più sincera gratitudine a Renato Accorinti, all’Amatori Basket Messina e a tutte le istituzioni locali che hanno fatto squadra permettendo di coronare questo fantastico progetto, con la consapevolezza che tutta Messina lo onorerà giocando a pallacanestro, divertendosi, e diffondendo un esempio che rappresenterà un vanto per l’intero Paese”.

Al termine della presentazione non si è svolta la programmata partita di basket tra giocatori di tante nazionalità diverse, che è stata rinviata alla prima data utile quando le restrizioni lo consentiranno. Il campo sarà comunque aperto al pubblico e fruibile da chiunque, nel rispetto delle regole affisse nella recinzione.

Cristina Geraci

Sistema EPI: arriva una piattaforma unificata di pagamenti per l’Europa

Negli ultimi giorni l’acronimo EPI o PEPSI ha dominato la scena europea. Il sistema unificato di pagamento europeo, definito appunto EPI – European Payments Initiative o PEPSI – PanEuropean Payment System Initiative, è un progetto proposto dalla Commissione UE e dalla BCE e promosso da 16 banche continentali di cinque Paesi, ovvero Francia, Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi per creare una nuova piattaforma unificata di pagamenti. Tra le banche che hanno dato il sì al sistema spiccano gruppi bancari di rilievo, tra cui BNP Paribas, BBVA, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Societé Générale, Unicredit (solo con la controllata tedesca), e molte altre. L’EPI entro il 2022 farà quasi sicuramente concorrenza a Visa, Mastercard, Google Pay, Alipay, Paypal, e altri sistemi di pagamento ampiamente diffusi.

Tra i nomi non figura l’Intesa Sanpaolo, l’UBI Banca e il Banco BPM, seduti inizialmente al tavolo dei lavori ma poi intenzionati ad allontanarsi dal progetto. Tra le motivazioni, soprattutto per Intesa Sanpaolo, non è ben vista la prevalenza di un’impostazione obsoleta di pagamento e l’influenza quasi soffocante della Germania. Si vorrebbe preferire, invece, il modello italiano del Pagobancomat (che consente effettuare operazioni di pagamento presso tutti gli esercizi commerciali convenzionati), non voluto però per il progetto EPI. Inoltre, il sistema EPI era stato inizialmente ideato con una struttura per fare bonifici istantanei in grado di superare il sistema di carte di credito (con uno schema c.d. Sct Inst) , ma ha poi incluso un progetto di carta collegato a Mastercard, quindi quasi del tutto lontano da una matrice totalmente europea.

La BCE, comunque, si mostra con un grande sorriso dopo la notizia, affermando che l’obiettivo dell’EPI sia:

offrire una soluzione di pagamento digitale che possa essere utilizzata ovunque in Europa, […] e che sostituisca il panorama ancora frammentato che esiste attualmente”.

Il Covid-19 ha, infatti, accentuato la necessità di concretizzare l’idea.

Posto in essere come soluzione di pagamento paneuropea unificata, tra i servizi offerti fornirebbe carte di pagamento per consumatori e commercianti in tutta Europa, un portafoglio digitale (wallet) – che permette ad un individuo attraverso l’uso di dispositivi elettronici come computer o smartphone di eseguire transazioni online o in un negozio fisico -, bonifici istantanei e invio e ricezione di pagamenti tramite messaggi.

Si potrebbe pensare addirittura di arrivare a coprire il 60% di pagamenti elettronici in Europa, seppur siano previsioni fin troppo ottimistiche.

E’ un sistema del tutto nuovo?

No, già nel 2011 le banche all’interno dell’UE avevano pensato a un sistema simile, chiamato Monnet. Fu abbandonato nel tempo a causa dei contrasti politici.

Quale sarà la reazione dell’Italia?

Sembrerebbe un sistema che possa accelerare un processo di costruzione di una visione unica in Europa dal punto di vista finanziario. L’Italia si troverebbe coinvolta nel sistema una volta approvato e reso operativo tra tutti i Paesi membri.

Già dal 1 luglio la nostra penisola ha visto alcune modifiche nel sistema di pagamenti bancari, vietando a chiunque nel territorio di pagare in contanti per una somma superiore a 2000 euro. Provvedimento sicuramente utile per incentivare pagamenti con carte e bancomat, potrebbe garantire in futuro anche alle piccole imprese degli incentivi per pagamenti digitali. Prima di questo provvedimento il tetto massimo di pagamento in contanti era 3000 euro, adesso quindi inferiore, ma potrebbe scendere fino ad un massimo di 1000 euro dal 1° gennaio 2022.

Saranno questi provvedimenti a garantire una circolazione rapida e sicura di ricchezza nel sistema europeo? L’Europa e l’Italia si troveranno pronti a privilegiare questi nuovi sistemi di pagamento? A queste domande, ad oggi, è difficile rispondere, seppur l’obiettivo comune degli Stati membri sia orientato al progresso anche in campo economico-finanziario e questi strumenti potrebbero costituire una valida risposta.

Contenuto realizzato in collaborazione con Starting Finance Club Messina

Rossana Arcano

Perché abbiamo paura del Ponte sullo Stretto?

Paura: stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso […]

Questa è parte della definizione di paura tratta dall’enciclopedia Treccani; come potete notare, non sono esclusi i pericoli immaginari, elemento che rende valido il titolo di questo articolo. Perché – ad oggi – siamo ancora sul piano dell’immaginazione.

Fare un bilancio dei pro e contro sulla realizzazione di un’infrastruttura così imponente potrebbe sembrare una sfida ardua per chiunque: basti pensare ai numerosi aspetti da tenere in considerazione, che richiederebbero certamente un approccio multidisciplinare. Approccio che, per ovvi motivi, non sono in grado di adottare e che – in questi casi – è affidato, tra le altre possibilità, a una VIA (Valutazione dell’Impatto Ambientale) per comprendere a fondo quale sarà l’effetto a breve e lungo termine della realizzazione di una nuova opera pubblica nel contesto in cui sarà edificata.

La valutazione di impatto ambientale (VIA) è una procedura amministrativa di supporto per l’autorità competente (come Ministero dell’Ambiente o Regione) finalizzata ad individuare, descrivere e valutare gli impatti ambientali di un’opera, il cui progetto è sottoposto ad approvazione o autorizzazione (DL 152/06 – art. 5, lettera b) – Fonte: tuttoambiente.com

Mi sono chiesto, da cittadino messinese, cosa mi spaventasse realmente di questa gigantesca opera edilizia; già in questa definizione ho trovato alcune risposte.  Ma andiamo per ordine: ricostruire le complesse vicende che hanno portato alla progettazione e – ad oggi – mancata realizzazione del Ponte non basterebbe un articolo ben approfondito. In breve, dopo oltre 20 anni di progetti, annunci e gare d’appalto, con il Dpcm del 15 aprile 2013, Stretto di Messina S.p.A. ovvero la società concessionaria costituita nel 1981 (in attuazione della Legge 1158/71) “per la progettazione, la realizzazione e l’esercizio dell’attraversamento stabile stradale e ferroviario tra la Sicilia e il Continente”, viene posta in liquidazione con la nomina di un Commissario Liquidatore. Da quella data in avanti nessuna società ha avuto l’incarico di “occuparsi” del ponte, nonostante vari proclami politici.

Il tema è tornato prepotentemente attuale in vista della gigantesca iniezione di liquidità (seppur in parte con modalità di prestito) che arriverà nei prossimi anni dall’Europa, con il tanto faticosamente raggiunto accordo sul Recovery Fund: l’UE stessa ci chiede di rendere più efficiente l’amministrazione del nostro Paese. Ed è proprio questo il punto cruciale: come ci “comportiamo” in Italia quando si tratta di grandi opere pubbliche?

L’ormai celebre foto scattata ai principali leader europei con la Presidente della Commissione Europea

Ammetto di aver cercato tanti esempi a riguardo, provando anche a chiudere un occhio sulle macroscopiche differenze tra nord e sud; sta anche a voi, cari lettori, documentarvi in tal senso. La mia impressione è però certamente negativa, tra progetti finanziati ma mai realizzati e strutture abbandonate all’incuria. Anche il fattore tempo non sembra giocare a nostro favore, con ritardi su ritardi accavallati a proroghe, rinvii e tutti i sinonimi che più vi aggradano.

Introduco a questo punto la “questione ambientale”: giusto qualche settimana fa, pubblicavamo un articolo su flora e fauna dello Stretto, dopo una piacevole chiacchierata con la prof.ssa Nancy Spanò, delegata UniMe alle politiche ambientali. Cosa accadrebbe alla biodiversità, unica nel suo genere, del nostro mare? E alla buona qualità delle acque, oggetto dello studio coordinato proprio dalla professoressa? Difficile negare un “intoppo” di questo tipo, in un mondo che è sempre stato poco attento all’ambiente e che a fatica cerca di cambiare rotta. Anche mettendo da parte il mio sostegno incondizionato alle green policies, il problema, oggettivamente, permane.

Fondali dello Stretto

Come districarsi dunque in questa annosa questione? Si tratta, come sempre, di una bilancia rischio-beneficio. Tuttavia questo non significa aver risolto i dubbi con facilità; piuttosto, è necessario soppesare entrambi i lati della bilancia metaforica per comprendere quale sarebbe la scelta migliore. Sicuramente non un gioco da ragazzi.

Ma qual è l’altro lato della bilancia? Facile intuire che stiamo per parlare di economia. Una delle prime “preoccupazioni” delle civiltà più antiche di cui ci sono pervenute testimonianze è stata certamente la vicinanza a fonti di sostentamento per stabilirsi in una determinata zona. Il problema immediatamente successivo è stato collegare aree diverse, qualora le risorse fossero non sufficienti o comunque non successivamente diversificate. Non a caso, le zone più impervie sono sempre state le meno popolate. Le comuni strade, che hanno reso celebri civiltà come l’antica Roma, sono state la chiave per il progresso, sia dal punto di vista commerciale che culturale, mettendo in contatto realtà diverse (non sempre con intento propriamente pacifico).

Via Appia, Roma – Fonte: Wikipedia

Basti pensare a quanto oggi questo concetto sia esasperato dalle moderne tecnologie, che permettono di collegare in un attimo – seppur in forma digitale – qualsiasi luogo o persona nel globo terrestre. Dunque, di per sé la condizione di “isolamento”, che fisicamente si incarna nella insularità della regione Sicilia, non può che essere storicamente connessa a una difficoltà nell’accedere (e ancora oggi vi invito a dare un’occhiata ai prezzi dei voli aerei, emergenza a parte) alla nostra terra. Difficoltà oggettiva, tanto per le merci quanto per le persone. È innegabile che un’opera come il ponte ovvierebbe a questo enorme problema di connessione, con benefici a cascata su tantissimi settori economici. Connessione come sinonimo di progresso: anche se c’è chi nega questo binomio, lo scenario che stiamo vivendo nel terzo millennio è nettamente orientato in questa direzione.

Arrivati a questo punto abbiamo compreso come siano presenti una quantità non indifferente di complessi punti di vista, ai quali siamo costantemente esposti; risultato: paralisi. Ed è questo che è accaduto fino ad oggi. Così il ponte diventa la terza figura mitologica dello Stretto, aggiungendosi ai mostri Scilla e Cariddi: un colosso di circa 3 km, che si erge sospeso tra fattibilità e inconsistenza tra le sponde di Sicilia e Calabria.

Ulisse fra Scilla e Cariddi, Johann Heinrich Füssli- Fonte: Wikipedia

Rimane una sensazione: è possibile limitare al minimo i contro per fare rendere al massimo i pro. Sensazione del tutto personale, per carità, e giocata solo su due elementi, ambiente ed economia, quando la partita è molto più ampia (proprio mentre scrivo questa frase penso al noto rischio sismico dello Stretto). Ma da ottimista e fiducioso nei progressi di scienza e tecnica, la sensazione potrebbe essere non troppo lontana dalla realtà. Mi direte: sì, tutto molto bello, ma poi?

Poi ci sono i fatti. E questi raccontano un Paese che, il più delle volte, è incapace di reggere il peso delle grandi opere. Ed è proprio qui che ritorna la famosa paura, vocabolo presentato in apertura di articolo; ecco che la risposta al quesito nel titolo mi appare chiara: se mi chiedessero quale dei miei discendenti (se mio figlio, nipote o bisnipote) riuscirà a viaggiare sul ponte ad opera compiuta, se fosse deciso di realizzarla oggi, non sarei mai in grado di rispondere. E così via, a tanti altri dubbi non riuscirei a controbattere con convinzione: sicurezza della struttura, materiali, ingerenza delle mafie, inchieste, processi, ammanchi e tangenti.

Tutto ciò gravita nella mia mente intorno al concetto grande opera all’italiana.

Ed è così che l’ottimismo sbandierato poco sopra cede il passo alla paura.

Emanuele Chiara

Immagine in evidenza: ilsole24ore.com

Hotspot Bisconte: il Prefetto annulla l’ordinanza di chiusura. Ecco cos’era successo e gli sviluppi delle ultime ore

Intorno alle 21 della serata di mercoledì 15 luglio un gruppo di migranti ha tentato la fuga dall’hotspot di Bisconte. In totale sarebbero fuggiti 24 ospiti e alcuni agenti sarebbero stati feriti.
Dopo questi fatti il sindaco Cateno De Luca ha deciso di effettuare controlli e successivamente procedere all’ordinanza di chiusura della struttura, la quale però è stata da poco annullata dal Prefetto Maria Carmela Librizzi.

Le origini dell’hotspot

L’apertura dell’hotspot di Bisconte, all’interno dell’ex caserma Gasparro, risale ai primi mesi del 2017. Il sindaco della città era ancora Accorinti e la decisione di apertura di un hotspot avvenne “dall’alto”, nell’ambito della politica e gestione sull’accoglienza migranti.

L’amministrazione Accorinti si era dichiarata contraria: era stato sottolineato come la città non avrebbe potuto reggere la gestione di una simile struttura ed anche i residenti dell’area limitrofa avevano dimostrato la loro contrarietà, protestando per la decisione presa.

Alla fine però l’hospot venne adibito.

La reazione del sindaco De Luca

Il sindaco De Luca ha prontamente reagito alla notizia dei disordini verificatisi nei giorni scorsi. Giovedì 16 luglio ha annunciato che la struttura è stata

realizzata in violazione delle norme urbanistiche e mette in pericolo la pubblica e privata incolumità non garantendo la permanenza in sicurezza dei migranti dentro la stessa struttura” e cheDalle relazioni tecniche degli uffici comunali è emerso che non esiste nessuna concessione per adibire l’area a centro per identificare e registrare i migranti. Essendo ad ogni modo una sistemazione temporanea, doveva essere dismessa dopo due anni, nel settembre del 2019

Lo stesso pomeriggio ha stabilito i termini per la chiusura: la disposizione amministrativa prevedeva lo sgombero dell’area in questione entro i successivi 5 giorni. In seguito la struttura dovrebbe essere demolita.

Con l’ordinanza numero 220 del 18 luglio 2020 ordina quindi la chiusura dell’hotspot in località Bisconte e all’Autorità Aministrativa competente di dare esecuzione all’ordinanza. Inoltre chiede ai Dipartimenti comunali di procedere con le necessarie verifiche in merito al carattere abusivo della struttura.

Pagina Facebook De Luca Sindaco di Messina

Lo scontro di De Luca con i 5 Stelle

I parlamentari Francesco D’Uva e Grazia D’Angelo, messinesi e del Movimento 5 Stelle, hanno ritenuto l’atteggiamento di De Luca come un’eccessiva spettacolarizzazione.

In merito all’ordinanza e ai fatti concreti i due parlamentari si sono così espressi:

Abbiamo avuto modo di confrontarci con il Viminale che ci ha confermato la volontà di risolvere al più presto la situazione riguardante il centro migranti di Bisconte

Hanno poi aggiunto che tutti i provvedimenti non presi dal Ministero dell’Interno sono privi di valore.

De Luca non tarda a rispondere, puntando direttamente alla Ministra degli Interni Luciana Lamorgese, dichiarando di aspettare una sua visita, proprio come accaduto per Lampedusa.

La Ministra Lamorgese si è confrontata con il Prefetto di Messina Maria Carmela Librizzi e ha comunicato di star verificando la situazione per prendere eventualmente dei provvedimenti decisivi.

Gli sviluppi delle ultime ore

L’ordinanza di chiusura dell’hotspot di Bisconte è stata annullata dal Prefetto Librizzi. Tutto ciò che concerne il tema immigrazione infatti è una materia riservata ala competenza esclusiva dello Stato e pertanto il sindaco De Luca non dispone dei poteri necessari per compiere un tale atto.

La prefetta Librizzi ha anche dichiarato che il Ministero dell’interno e la Prefettura stanno lavorando congiuntamente per “una rivalutazione dei requisiti di adeguatezza dell’hotspot“.

Angela Cucinotta

Chiusura svincolo Giostra: è caos. Ecco cosa sta succedendo

In questi giorni siamo tutti rimasti col fiato sospeso a proposito della chiusura dello svincolo Giostra. La viabilità non accenna a migliorare per una serie di ragioni e l’amministrazione è risultata parecchio indecisa sulla materia.

Ma qual è la radice del problema?

Ciò che crea rallentamenti e ingorghi sono i lavori di adeguamento sismico sul Viadotto Ritiro, sull’autostrada Messina-Palermo.
Il traffico si localizza infatti nel tratto autostradale Villafranca- svincolo Giostra.

Dopo il lockdown  il problema è chiaramente diventato più pervasivo e adesso, in piena bella stagione, si prevede un massiccio incremento dei problemi di viabilità.

Le pianificazioni nel corso del tempo

Inizialmente si era prevista la chiusura dello svincolo a partire dal 20 giugno. Si trattava di un un periodo di due settimane in via sperimentale con lo scopo di monitorare la situazione e garantire la fluidità del traffico nei punti critici. Insomma, un banco di prova per verificare eventuali vantaggi e svantaggi, in vista di una programmata lunga chiusura.

Dal 20 giugno siamo poi passati al 27 giugno. Tale rinvio è stato motivato dall’impreparazione logistica alla decisione presa. Mancava l’organizzazione di un servizio per la gestione del traffico e segnaletica adatta.

Nel frattempo si era pensato ad un’apertura su fasce orarie. Lo svincolo infatti sarebbe rimasto aperto, o almeno con una chiusura parziale. La chiusura sarebbe stata nei periodi di intenso traffico, parliamo quindi dei fine settimana e tutti i giorni nelle prime ore del mattino (dalle 7 alle 9). La proposta però non è stata presa in considerazione per la difficile praticabilità.

Adesso invece, a pochi giorni dalla data definitiva, ci sono ancora numerose incertezze e si attende un comunicato del Comune per revocare la data del 27 giugno.

Quali sono state le argomentazioni sulla questione?

La chiusura dello svincolo avrebbe sì aiutato la viabilità autostradale, a svantaggio però di quella cittadina, soprattutto nella zona Nord.

Inoltre un tale provvedimento avrebbe colpito, per riflesso, tutta la rete stradale cittadina contribuendo al collasso viario degli svincoli del Boccetta e del Viale Europa.

Si era anche presentato il problema della necessità di vie di sicurezza alternative per la popolazione della zona Nord e soprattutto per la Rete Ospedaliera del Papardo.

Infine, si è ritenuto necessario trovare soluzioni efficaci per evitare i disagi di viabilità e pertanto si attende un comunicato ufficiale che attesti il rinvio di questa chiusura.

Angela Cucinotta

Nasce Atm S.p.a.: ecco tutte le novità del nuovo trasporto pubblico messinese

L’Atm (Azienda trasporti Messina) è l’ente che si occupa del trasporto pubblico a Messina offrendo diversi servizi, tra i quali il trasporto su autobus e tram.

Lo scorso 1 giugno è nata l’Atm spa, la società che andrà a sostituire la precedente.

Cosa era accaduto prima?

Nel 2018 il Sindaco Cateno De Luca aveva annunciato la liquidazione dell’azienda. Questa decisione è frutto dell’analisi delle condizioni debitorie in cui l’Atm si trovava.

Il disastro finanziario infatti era risultato irrecuperabile.

Dopo due anni da questa decisione nasce quindi l’Atm spa, introdotta dal vicesindaco Salvatore Mondello in una conferenza stampa.

Sono numerose le novità introdotte dalla nuova gestione e primi tra questi sono i prezzi dei nuovi biglietti, i quali hanno destato numerose polemiche.

Il biglietto “doppia corsa” (andata e ritorno) aumenta a 2,50 euro mentre il biglietto giornaliero aumenta fino a 4,00 euro.

atmmessinaspa.it

I biglietti quindi sono cambiati. Se sei in possesso dei biglietti vecchi inutilizzati puoi recarti nel box ATM, edicole o tabaccherie e farteli sostituire integrando la differenza di denaro.

Gli abbonamenti con scadenza successiva all’1 giugno restano ancora validi (fino alla prossima scadenza).
Di conseguenza, anche il nostro abbonamento fornito dall’Università, e applicato sulla Genius card, rimarrà valido fino alla scadenza naturale.

Un’altra iniziativa è quella di #Messinaviaggiasicura, per garantire la sicurezza e il rispetto delle regole nell’intento di evitare la diffusione del Coronavirus.
Tutti i mezzi in servizio infatti sono quotidianamente igienizzati. Inoltre a bordo è già presente del personale per garantire il rispetto delle regole di distanziamento sociale, l’uso di mascherine e per verificare il possesso del titolo di viaggio.

Tra le novità c’è anche l’atterraggio di Messina sull’app Moovit, la famosa app che ti permette di raggiungere facilmente un luogo attraverso i mezzi pubblici. Sarà infatti possibile calcolare il percorso dei bus e verificare dove si trovano i mezzi.

Infine è previsto un potenziamento delle corse.
Tra pochi giorni avrà inizio la stagione balneare e per evitare assembramenti a bordo dei mezzi si è pensato di aumentare le corse e le vetture.
Da oggi il tram effettuerà il servizio domenicale, gli autobus riprendono il loro regolare programma e l’unico a rimanere sospeso al momento è solo il servizio notturno.

Angela Cucinotta