Messina 1908: La storia di un grande evento, il nostro

Orologio fermo alle 5.20, ora esatta dello scatenarsi del sisma della mattina del 28 dicembre 1908 (foto scattata nel già 1909)

“Cosa fu?” chiese il figlio al padre,

“Aspetta” disse il padre al piccolo.

Queste, silenti, brevi e semplici parole alle 5.15 di quella fredda mattina.

Soltanto cinque minuti dopo, nel momento in cui il bimbo stava per riprendere sonno, ad un tratto un boato, eccola, l’ira funesta della madre terra, che sprigionò tutta la sua forza laddove niente fu come prima. 

Tutto diventò altro, un tutt’uno tra inferno e paradiso, tra cielo e terra, tra acqua e fuoco, tra vento e quiete.

Messina subiva quello che noi oggi conosciamo come l’evento sismico più potente della nostra storia recente, uno di quelli che raggiunse il 7° grado della scala Mercalli.

Carmelo – questo il nome del bambino – si trovava nella sua cameretta, dove discuteva col padre, e da lì è stato estratto, tra le macerie della loro casa, del loro plesso, del loro rione. Carmelo percepiva le voci, le grida e i lamenti come se fossero un sogno molto realistico, non dava loro molto peso, tanto in fin dei conti da lì a poco si sarebbe svegliato,  per cui perchè preoccuparsi più di tanto…

Si rese conto nemmeno pochi istanti dopo che non era un sogno ma una realtà viva, attuale, vera più che mai. Lì iniziò a vedere con gli occhi di un bambino, quale lui era, tutto il dramma della vita: corpi riversi sotto i solai, sotto le travi e mobilia, mobilia ovunque, specchi rotti, legna, pietre, tantissime pietre, tutte le pietre del mondo dirà negli anni seguenti nei suoi racconti monotoni per i quali sarà financo schernito dalle future generazioni. 

Particolare degli interni di un appartamento in via Fossata nel 1909

Correva l’anno del Signore 1908 in quel di Messina, già sede di provincia e prima tra le quattro città di distretto configurate nell’ottica borbonica dal punto di vista amministrativo. In ordine di importanza erano queste le quattro città già demaniali e di distretto in un tempo precedente: Messina, Castroreale, Patti e Mistretta.

Carmelo era figlio di quel tempo, figlio di quella nonché nostra stessa terra, Messina, la Sicilia.

Diranno alcuni: figlio delle terre al di là del faro.

Così venivano intese infatti tutte le zone della Sicilia che non si trovavano “al di qua del faro” in cui ricadevano, geograficamente parlando, i centri della Calabria. Una dicitura già presente all’epoca borbonica e riportata per abitudine descrittiva nei vari passaggi di regno e/o annessioni territoriali.

Come lui, altre piccole anime, le quali nulla chiedevano, se non vivere a casa loro, nella loro città, tra quella che era la loro gente. Le Regie Poste, gli uffici amministrativi, abitazioni, statue, rioni, caseggiati, strutture ecclesiastiche e chi più ne ha più ne metta, andarono sgretolati nel giro di soli 37 secondi interminabili e da nessuno mai immaginabili.

Altri sismi degni di nota

È vero, dirà qualcuno anni dopo, nel corso dei secoli ci furono anche altri terremoti gravi, ancor prima del 1908. Uno su tutti il cosiddetto “terremoto di Castroreale dell’inizio del secolo 700”, 5.4 della scala Richter che colpì per forza di cose anche la città di Messina. Tra i vari ricordiamo anche i vari terremoti di Calabria dove ancora e sempre Messina, per la vicinanza geografica, ne subiva gli effetti non di poco conto.

Tornando al 1908 e al piccolo Carmelo

Tornando al ricordo limpido del piccolo Carmelo, durante i mesi a ridosso del tragico evento, cominciò a carpire cosa si stesse facendo e come si stesse operando. Fu preso in carico da alcuni parenti rimasti miracolosamente illesi durante il sisma. Rimase con loro fino al raggiungimento della maggiore età e decise di proseguire la sua giovane vita, da messinese, impegnandosi nel sociale e mettendosi al servizio della sua comunità. Altri ancora, che il piccolo Carmelo lo conoscevano bene, dissero che alla fine diventò un infermiere prestando la sua opera in quel che fu poi per tutti la culla della sanità messinese. Carmelo, cresciuto da questi parenti, passava i pomeriggi a guadare come pezzo per pezzo nasceva il già Regio Ospedale Piemonte, per molti noto come Ospedale Civico, che fu interamente finanziato dal comitato piemontese che con la ingente cifra per quel tempo (600.000 lire), contribuì alla costruzione di uno dei primi plessi presenti in città interamente pianificati in cemento armato.

Ospedale Piemonte visto da sud ( il suo retro) anno 1911

È chiaro che tra le macerie e il legname che regnava sul territorio, il cemento armato fu subito visto come soluzione risolutiva ai possibili futuri problemi sismici e quale azione lungimirante per un prosieguo di vita “normale” e soprattutto in sicurezza. L’ospedale Piemonte – racconterà negli anni ancora il piccolo Carmelo – raccolse l’eredità del Grande Ospedale di Santa Maria della Pietà, edificato a partire dal 1542, sull’area dove oggi sorge il Palazzo di Giustizia.

Messina con difficoltà oggettive cercò fin da subito di risollevarsi, come sempre la storia le insegnò a fare, ma in questo caso il processo non fu immediato. Il Governo del tempo, visto e considerato che molti uffici amministrativi, sia comunali che provinciali, andarono distrutti e venne persa molta documentazione pubblica, ordinò il trasferimento a tempo indeterminato (e fino a revoca governativa) degli stessi nella Città Regia del Castro Regale (oggi Castroreale), al tempo rientrante già nella provincia messinese.

Fu così – Carmelo raccontava ai propri assistiti durante lo svolgimento del proprio lavoro – che Castroreale venne designata quale sede di provincia, sostituendosi subito dopo il 1908, di fatto, alla vicina ed amica Messina, accogliendo moltissimi esuli messinesi con le loro famiglie al seguito.

Carmelo crebbe, e con lui, anche la sua passione per la storia, la storia della sua terra.

In un giorno di ordinario suo lavoro disse ad collega, anch’egli appassionato di storia locale: “Sapevi che il pulpito del nostro Duomo fu distrutto dal sisma del 1908 e ricostruito sulla copia esatta di quello presente nel duomo monumentale di Castroreale?” “No!” – rispose il collega – “sapevo che l’originale ancor prima era il nostro messinese e che sulla base del nostro fu copiato a Castroreale.E sai bene!” – aggiunse Carmelo –e fu fortuna che Castroreale precedentemente lo copiò esattamente dal nostro, perché nel terremoto del 1908 qui da noi, il nostro andò distrutto e l’unica copia fedele esattamente uguale restò in originale proprio quello di Castroreale! Da questo fu ricopiato l’attuale presente nel nostro Duomo.” “Per bacco!” – rispose il collega e aggiunse: “ma tu tutte questa cose come fai a saperle? Sembri più uno storico che un infermiere!Curiosità, semplice curiosità” – e abbassando lo sguardo aggiunse: “io ero piccolo, e la più piccola pietra che allora sentì sul mio corpo mi impose e mi portò alla conoscenza, a scoprire, ad essere interessato ad essa, perché se non lo fossi stato, tu stesso saresti rimasto all’oscuro su ciò che fu ed è la tua storia e la tua storia caro collega è la tua vita, il tuo nettare, la linfa per dare un futuro alle nuove generazioni. Magari un dì in questa misera vita, visitando te, i tuoi tardi nipoti, verranno devoti dove spento e sepolto sarai, ma verranno consapevoli di aver appreso da te un pezzetto di storia in più sulla loro terra, sulla loro zona e sulle loro vicende. Non credi?”

Facciata del Duomo di Messina distrutta

Il collega rimase perplesso, non sapeva che Carmelo aveva visto il padre e la famiglia morire sotto le macerie e  non poteva carpire la forza che aveva avuto a risollevare i ricordi da quelle stesse macerie, anche soltanto la storia, una di quelle che umilmente rimase ad ascoltare, accettando però l’idea che “bisogna passarci per capire” e mai sottovalutare e schernire gli effetti di una tragedia altrui.

Questo il tributo per i 112 anni dal tragico terremoto che colpì la nostra città, la nostra gente e i nostri luoghi più cari.

Fonte immagini: pagina Facebook Antica Messina

Fonte immagine evidenza: ArcheoME

Estratto da un articolo di Filippo Celi

Green Messina: una guida sui più noti spazi verdi della città

Messina si è posizionata novantesima nella classifica italiana 2020 della qualità della vita. Guadagnando cinque posizioni rispetto al 2019 ed essendo prima in Sicilia, questo numero è da considerarsi un piccolo successo per il comune, ma è altresì innegabile che la strada è tutta in salita e che resta ancora molto da fare. In realtà, in base all’ultimo rapporto “Ecosistema urbano” stilato da Legambiente, in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, Messina si posiziona più in basso (97° posto), perdendo anche sei posizioni rispetto all’anno precedente.

Ma, a differenza di quel che un “fuorisede tipo” possa credere, la città sede del nostro ateneo vanta numerosi spazi verdi urbani ed extraurbani. Unica pecca collettiva? Spesso inagibilità e incuria sono protagoniste degli incantevoli spazi naturalistici messinesi. Ecco  una piccola guida green dei polmoni verdi urbani più importanti della città.

Zona centro, le ville Dante e Mazzini sotto i riflettori

©Alice Buggè, Ingresso di Villa Mazzini – Messina, 2020

Chi non ha mai sentito parlare di Villa Dante o di Villa Mazzini? Nel bel mezzo della città di Messina, di fronte alla Passeggiata a Mare e alla Statua del Nettuno, possiamo accedere ad uno degli ingressi di Villa Mazzini.

Costruita nell’ Ottocento per volere dei Borbone e chiamata originariamente “La Flora”, Villa Mazzini prima del Terremoto del 1908 possedeva una superfice abbastanza più estesa di quella assegnatale oggi. All’interno di essa alberga l’Acquario Comunale, l’unica struttura acquariologica in Italia, che ospita fauna tipica del Mediterraneo e in particolare dello Stretto di Messina (del quale viene utilizzata anche l’acqua di mare). L’acquario fu costruito a inizio anni ’70 dall’Istituto Talassografico di Messina, grazie ad un apposito finanziamento della Regione Siciliana. Nel 1986 è stato ceduto in comodato al Comune di Messina, che lo ha gestito fino alla costituzione del Consorzio di Ricerca “Centro per lo Studio delle Patologie Spontanee degli Organismi Marini” (CeSPOM). Attualmente la struttura è chiusa al pubblico.

 

©Alice Buggè, dettaglio di Villa Dante, Messina, 2020

Villa Dante, il più grande giardino pubblico della città, ha un ottimo potenziale e aspetta di essere riqualificata. Al suo interno troviamo l’Arena Villa Dante, che negli anni ha ospitato numerosi spettacoli e concerti, e la piscina dove le piccole promesse del nuoto Messinese si allenavano. Fontane e aree attrezzate non dispiacciono all’estetica, ma purtroppo questo luogo, come molti altri, patisce l’incuria e spesso il discutibile senso civico dei cittadini peloritani, che poco salvaguardano il verde a disposizione.

©Alice Buggè, Arena Villa Dante –  Messina, 2020

A pochi metri dalla Villa Dante, in via Catania, sorge il Cimitero Monumentale di Messina. Estendendosi per ben ventidue ettari è, assieme a quello di Staglieno, il cimitero più artistico d’Italia. Non possiamo non citarlo in quanto fu concepito fin dalle origini come un vero e proprio parco e galleria d’arte moderna all’aperto. Gli stili architettonici e scultorei più gettonati a suo interno sono il liberty, il neogotico, il neoclassico, il purismo, il verismo e il razionalismo.

©Alice Buggè, Ingresso del Cimitero Monumentale di Messina – Messina, 2020

Un altro spazio verde assolutamente noto nel centro cittadino è la Villa Salvatore Quasimodo, chiamata comunemente dai più giovani “Villetta Royal” per via della sua posizione davanti all’omonimo hotel. Originariamente luogo di sosta dei bus diretti nella provincia, è stata oggi trasformata in un’attrezzata villa comunale dal ricco potenziale, ma non valorizzato appieno.

Villa S.Quasimodo
Villa S.Quasimodo.  Fonte: TempoStretto

Zona nord: Villa Sabin

Situata vicino il capolinea nord del tram, di fronte al Museo Regionale di Messina, Villa Sabin è il polmone verde della zona nord di Messina. Nata da un’ex discarica alla fine degli anni ’60 grazie alla famiglia Vanfiori (affidatale dal comune) un tempo era luogo di abbandono di materiali edilizi, mentre oggi è uno spazio verde fruibile da bambini, corridori e curiosi,  molto amato dai messinesi della zona e non.

VILLA SABIN
Villa Sabin. Fonte: TempoStretto

Zona Sud: San Filippo Superiore e Villa Melania

Della vasta flora e della cascata dell’antico paese di San Filippo Superiore abbiamo già parlato in occasione delle giornate FAI 2020, eppure fa sempre bene ricordare l’esistenza di luoghi maestosi e celati come questo. Un altro tesoro nascosto di Messina è Villa Melania, punto d’accoglienza e d’informazione turistica, che ospita arte e mostre. Originariamente Villa Romana appartenuta alla Gens Valeri, limitrofa alla statale 114, si trova a Pistunina, quartiere a Sud di Messina. È anche un sito archeologico riconosciuto a livello accademico, che con i dovuti precedenti studi (non si conosce attualmente la natura certa dei resti) potrebbe diventare un parco archeologico. Affascinante, giusto? Ahimè, anche Villa Melania è temporaneamente chiusa al pubblico e abbandonata, nulla di nuovo insomma.

©Mario Antonio Spiritosanto, Dettaglio della cascata di San Filippo – San Filippo Superiore, 2020

Questa breve guida è solo un assaggio delle zone “green-urbane” di Messina; ci sarebbe tanto da raccontare e molto più da riqualificare. Possiamo dire, anche dalla veloce lettura di questo articolo, mi addolora ammetterlo, che ciò che manca spesso a Messina non è la cosiddetta materia prima, ma la voglia di valorizzarla con iniziative comuni, il rispetto verso il verde, la passione di chi guarda una foglia e vede una foresta intera. Forse l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo potrà farci porre un’attenzione maggiore non solo all’ambiente in senso lato, ma anche a tutti gli spazi verdi aperti.

Non dimentichiamo dunque di pensare (seppur nel nostro piccolo) a Messina, perché il suo cuore batte per tutti coloro che la attraversano, soprattutto quello verde.

Corinne Marika Rianò

L’OSPE, il precursore delle moderne coworking?

Come avrete intuito dal titolo, questo articolo non si vuole limitare a raccontare una parentesi della storia messinese. Ci sono infatti delle pillole di conoscenza che andrebbero rinfrescate per fornire spunti di riflessione, guardando al presente ed al futuro della città dello Stretto.

La nascita dell’OSPE

Una di queste pillole riguarda la storia dell’OSPE, una piccola libreria del centro messinese esistita tra gli anni ’50 e gli anni ’80. Quel luogo, nella sua semplicità, è stato testimone del passaggio di numerosi artisti e scrittori, attratti da un ignoto centro gravitazionale che rendeva quelle quattro mura un luogo sicuro in cui dare libero sfogo alla creatività.

La libreria, sita in origine in via Tommaso Cannizzaro n.100, prendeva il nome dall’acronimo O.S.P.E., Organizzazione Siciliana Propaganda Editoriale (un’agenzia di distribuzione di giornali operante nel ventennio fascista). L’agenzia fu rilevata e trasformata da Antonio Saitta, gentiluomo d’altri tempi, libraio e poeta messinese. Intorno a lui sono nati numerosi movimenti ed iniziative culturali, come la galleria del Fondaco e l’Accademia della Scocca.

L’OSPE, liberatosi dell’acronimo, pochi anni dopo trovò la sua collocazione definitiva a Piazza Cairoli, in posizione attigua all’attuale Bar Santoro.

Gli accademici della Scocca. Fonte: Villaroel G., Messina anni 50′

La galleria del Fondaco

Il Fondaco è stato un punto di ritrovo in cui pittori emergenti e di ogni età potevano mostrare i propri quadri, i quali venivano tenuti esposti nel retrobottega dell’OSPE, frequentato dai curiosi che volessero immergervisi, ma anche dagli affezionati amici del libraio Saitta. Tra questi, in particolare il Professor Salvatore Pugliatti era stimato con affetto dai molti artisti e poeti di passaggio a Messina, che non mancavano di fare tappa all’OSPE.

Lo ricorda lo stesso Salvatore Quasimodo nella sua lirica Vento a Tindari : “Tindari mite ti so / fra larghi colli pensile sull’acque […]/ E la brigata che lieve m’accompagna / s’allontana nell’aria […]/ Soave amico (ecco Pugliatti, n.d.r.) mi desta“.

Nell’attività del Fondaco si annoverano anche numerosi premi, come la Tavolozza d’Oro, riconosciuto ad artisti siciliani che non avessero esposto in altre mostre nazionali.

Salvatore Quasimodo fotografato dentro l’OSPE. Fonte: D’Arrigo C., Antonio Saitta, OSPE: la scocca della cultura.

L’Accademia della Scocca

La libreria dell’OSPE non fu solo un luogo d’incontro tra intellettuali ed artisti, bensì un’occasione per stringere nuovi legami, vere e proprie amicizie per la vita. È così che tra una poesia ed un quadro, tra uno scaffale impolverato e la contabilità del negozio, nacque nel piano interrato dell’OSPE, un vero e proprio convivium, in cui gli assidui frequentatori della libreria si recavano per banchettare, ma anche per organizzare le iniziative future, viaggi di gruppo, in un’atmosfera di totale leggerezza e fraternità.

È in quest’ambiente che nacque una vera e propria “accademia”. Una scocca di amici, come si sarebbero definiti di lì a poco, tanto bastava a far rivivere lo spirito goliardico che animava quegli anni. Ai membri dell’accademia (tra i quali comparivano Vann’Antò, Pugliatti, Quasimodo, Saitta e molti altri) venivano conferite delle onorificenze ad personam con i quali i commensali si appellavano con scherno (come Gran Collare dell’Ordine dei Fichi d’India, Cavaliere dell’Abbacchio, Cigno della Scocca, Cocca della Scocca e così via).

La fine dell’OSPE (?)

Come il Sole d’estate, di cui si desidera rimandare il tramonto, così la felice esperienza dell’OSPE dovette pian piano volgere al termine. La scomparsa di alcuni compagni della Scocca, in particolare del Prof. Pugliatti, determinò il venir meno di quella magica atmosfera che si veniva a creare nel retrobottega della libreria. Il poeta libraio Antonino Saitta, ormai anziano, era riuscito a costruire un ambiente culturale e di confronto che difficilmente sarebbe sopravvissuto senza qualcuno che ne rifondesse la linfa vitale.

Eppure, da quella piccola bottega di Piazza Cairoli, sommersa dai corsi di gestione, l’essenza dell’OSPE ha lasciato i confini materiali della libreria per trascendere in qualcosa di più ampio, nel pieno spirito del suo fondatore. Se infatti la libreria non esiste più (i locali sono stati acquistati dal vicino bar), a permanere è una forte voglia di rivalsa e di rilancio. In un mondo che oggi va ad una velocità ben diversa da quegli anni, la cultura non è più qualcosa di elitario, ma è libera di spostarsi dai confini del passato grazie alle moderne tecnologie ed ai nuovi lavori, sempre più trasversali e creativi.

Una moderna coworking in cui i content creator si trovano per lavorare, studiare o prendere una piccola pausa.- Fonte: www.sharedspace.work

La voglia di mettersi in gioco, incontrandosi e creando nuovi legami, sono tutti aspetti che erano incarnati dalle sagge menti che vollero creare – dopo il buio del secondo dopoguerra – un mondo migliore di quello che si lasciavano alle spalle. Questo spirito si spiega bene con la parola inglese serendipity, che indica “l’occasione di fare felici scoperte per puro caso” e anche “il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra”.

Forse la vecchia libreria dell’OSPE oggi non esiste più, se non nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di viverla ormai tanti anni fa. Tuttavia, quel luogo di fortunato incontro continua a rivivere tutte le volte in cui persone così diverse avranno modo d’incontrarsi, dialogare, in qualche modo unendosi in una sinfonia di scienze e di arti, dettata dalla seducente imprevedibilità del caso.

 

Salvatore Nucera

Fonti:

D’Arrigo C., Antonio Saitta. OSPE: la scocca della cultura, 2016, Messina. 

Grasso S., La libreria inghiottita dal bar, in Corriere della Sera, 21.12.1988

 

Evasione fiscale da 15 milioni di euro. Maxi sequestro a un imprenditore messinese

C’è chi sceglie di intraprendere la via all’insegna della massima “pagare le tasse è immorale” di sgarbiana memoria,  e c’è chi invece percorre, non senza sacrificio, la via opposta e più onesta.

Che il messinese A. G. avesse già da tempo prediletto la prima, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza di Messina la quale, dopo complesse verifiche fiscali, è riuscita a scovare un’evasione di circa 15 milioni di euro tra IVA, sanzioni e imposte sui redditi.

 

Maxi sequestro operato dalla Guardia di Finanza di Messina per oltre 2 milioni di euro di fatture false. Fonte: Gazzetta del Sud.

 

L’indagine

Fatture per operazioni inesistenti per oltre 2 milioni di euro è l’accusa rivolta all’imprenditore 52enne, occupato nel settore delle pulizie. La frode sarebbe stata commessa da tre società, tutte collocate in territorio messinese, che fanno capo allo stesso gruppo di sua proprietà.

Grazie a un intricato incrocio di flussi finanziari, sarebbe stato possibile trasferire ingenti somme di denaro dal conto corrente della società debitrice del fisco ai conti delle altre realtà societarie, sottraendosi così al doveroso pagamento delle imposte.

Secondo i finanzieri, le analisi della documentazione amministrativa e contabile della società di pulizie hanno fatto luce su “complesso schema ideato per evitare il pagamento dell’IVA dovuta e costituirsi un credito inesistente“. Immediata la confisca di circa 205mila euro su proposta della procura e secondo la disposizione del giudice del Tribunale di Messina.

I precedenti

A. G., in realtà, non è nuovo alle indagini finanziarie. Già tempo addietro è stato coinvolto, insieme al fratello, nella cosiddetta inchiesta “Tekno“. Ad operare insieme ai due, un 62enne, originario di Matera, V. L..

Alcuni mesi fa, l’imprenditore era stato nuovamente oggetto di un importante sequestro per una cifra pari a 6,5 milioni di euro.

L’indagine riguardava un nucleo di circa 13 società, dislocate sia a livello locale sia nazionale, e includente diversi settori: edilizia, alberghiero, ristorazione, trasporti, pulizie. Anche qui, tutte riferibili a un’unica società con al vertice l’imprenditore messinese.

Non finisce qui. All’epoca infatti, l’imprenditore inoltre titolare di un appalto ospedaliero nel Nord Italia, per il servizio di pulizia e sanificazione. Dopo poco tempo, però, tale appalto viene ceduto per l’esigua somma di 20mila euro a una società fittizia, sempre a lui riconducibile. Questa operazione non era nient’altro, infatti, che un passaggio di soldi, poi spariti, da una società sotto il suo nome, a un’altra, peraltro con nome quasi uguale, di V. L..

 

 

Alessia Vaccarella

UniMe-Stone: come funziona?

Si è tenuto giorno 1 dicembre alle ore 10, sulla pagina Facebook dell’Università di Messina, l’evento di lancio di UniMe-Stone, piattaforma a disposizione degli studenti per l’apprendimento delle lingue straniere.

La piattaforma è agganciata al famoso portale Rosetta Stone, leader mondiale nel settore dell’insegnamento delle lingue straniere in modalità e-learning.

Il Prorettore alla Didattica Gioacchino Francesco La Torre durante la diretta ha dichiarato:

La convinzione profonda dalla quale siamo partiti è quella che, oggi come oggi, la padronanza e la conoscenza delle lingue straniere siano un elemento assolutamente indispensabile nella formazione trasversale di tutti gli studenti, le lingue straniere sono uno strumento fondamentale di comunicazione indispensabili per qualsiasi tipo di attività lavorativa.

Informazioni generali

L’obiettivo principale di questo upgrade dell’Ateneo Peloritano è quello di sviluppare ed estendere lo studio delle lingue straniere a tutti gli studenti, aumentare ulteriormente l’employability, promuovere lo scambio internazionale e l’interculturalità.

La piattaforma permetterà  allo studente di modulare in modo interattivo il corso, basarlo sulle proprie conoscenze e scegliere gli obiettivi. Il fine ultimo non sarà solo la necessità di conseguire dei crediti formativi previsti dal proprio corso di studio, ma anche migliorare la padronanza della lingua in base alle proprie esigenze. Inoltre sarà possibile svolgere l’attività da casa, superando gli ostacoli imposti dalle restrizioni nazionali in fatto di mobilità.

Sulla piattaforma ci saranno tutte le lingue presenti in tutti i corsi di studio dell’ateneo per l’anno accademico 2020/2021.

Come Iscriversi?

Le iscrizioni saranno aperte da giorno 1 dicembre. Lo studente dovrà collegarsi sulla piattaforma tramite:

Pagina personale Cruscotto. In rosso l’area dedicata ad UniMeStone

L’iscrizione richiederà:

  • le credenziali istituzionali: codicefiscale@studenti.unime.it ;
  • la password utilizzata dallo studente per accedere ad Esse3.

La frequenza e la partecipazione alle attività in piattaforma faranno ottenere CFU:

  • curriculari, per il conseguimento delle idoneità linguistiche previste dal proprio piano di studi;
  • liberi, per attività a scelta;
  • extracurriculari, per arricchire il percorso accademico e per i fini interni alla carriera universitaria.

È necessario un esame finale per il riconoscimento dei CFU?

  1. Per un monte crediti minore o uguale a 4 CFU non sarà necessario un esame finale, basterà frequentare le attività della piattaforma fino al completamento degli obiettivi.
  2. Per un numero di CFU che va da 5 a 8 si dovranno completare gli obiettivi, al termine dei quali lo studente obbligatoriamente dovrà sottoporsi ad un test di progresso, sempre tramite piattaforma, ma su un laboratorio linguistico del proprio dipartimento. Si tratta di un esame di 180 quesiti in 90 minuti che servirà a confermare il livello raggiunto.

Avviata la piattaforma

  • Dopo aver fatto il login, la piattaforma permette di impostare i propri obiettivi.
  • Gli obiettivi dovranno essere completati uno alla volta in non meno di 15 giorni, pena la perdita
    e l’azzeramento della rendicontazione delle attività svolte fino a quel momento.
  • Si raccomanda per chi è interessato all’ottenimento di CFU di completare l’obiettivo prima di chiuderlo.
  • Si ricorda che è necessario un microfono per svolgere le attività.

Diversi livelli disponibili

  • Una volta iniziato il corso, lo studente sarà sottoposto ad un questionario di entrata per testare le conoscenze iniziali ed essere collocato poi nel livello più adatto.
  • Proprio per questo motivo è consigliabile svolgerlo con molta attenzione, perché sarà necessario per scegliere il livello da cui partire, ma non sarà assolutamente valutato alla fine del corso. Il questionario avrà una parte di grammatica, una parte di listening e una di reading.
  • I livelli andranno da A1 “foundation con elementi molto basilari per iniziare la lingua e sviluppare il vocabolario, fino a C2.
  • I corsi punteranno sullo sviluppo del writing, reading, listening e speaking: the 4 Basic Language Skills, completando lo studio a 360°.

Cosa è possibile fare?

Possiamo individuare tre macroaree:

  1. Imparare una lingua (studio personale). Permette di scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone per studiarla ad uso personale.
    Se si sceglie questa opzione NON saranno conteggiate le ore di attività ai fini dell’ottenimento del credito formativo.
  2. Idoneità linguistica. Si potrà selezionare una lingua tra quelle disponibili: English (American) e English (British), la differenza tra le due è che English (American) avrà più termini specialistici. Si dovrà verificare la corrispondenza dei CFU con quanto richiesto dal proprio piano di studio sulla propria pagina personale. Nel caso in cui non ci sia corrispondenza (o assenza dell’obiettivo) è necessario contattare il supporto amministrativo didattico del proprio Dipartimento (trovi la lista in fondo all’articolo). Dopo aver selezionato la lingua e impostato l’obiettivo, si passerà nello status “in Corso” e verrà rendicontato dalla piattaforma (ore svolte/ore totali).
  3. Riconoscimento CFU liberi: con questa modalità si potrà scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone e scegliere il numero di CFU che si vuole raggiungere. Nella schermata successiva verranno conteggiate le ore necessarie per il raggiungimento dei CFU(1 CFU → 25 ore fino ad un massimo di 6 CFU → 150 ore).

Una volta fissato l’obiettivo basterà cliccare sul bottone Avvia Rosetta Stone e si verrà indirizzati alla piattaforma Rosetta Stone®, i primi report saranno visibili dopo i primi 15-20 giorni dall’inizio del corso.

L’attestato non è valido fuori dall’Ateneo di Messina

L’attestato ottenuto sarà valido solo all’interno dell’Ateneo, non è valido come certificato ufficiale di lingua, ma la preparazione può essere utilizzata ai fini del conseguimento di un certificato fruibile.

Le domande degli studenti

Avendo conseguito la materia inglese per il corso di studi è possibile continuare ad acquisire CFU liberi sempre sulla lingua inglese, magari più avanzato?

Sicuramente si. È possibile acquisire fino ad un massimo di 6 CFU liberi per le lauree triennali, 6 CFU liberi per le lauree magistrali e 12 CFU liberi per le lauree magistrali a ciclo unico.

Come faccio per avere l’attestazione di un livello?

L’attestato viene rilasciato soltanto dopo aver superato un test di verifica. È possibile effettuare un test di verifica a fine percorso (obbiettivo raggiunto) soltanto per coloro che avranno scelto un numero minimo di 5 CFU, altrimenti (scegliendo un percorso di CFU inferiore a 5) non si avrà un’attestazione finale del livello raggiunto.

La piattaforma UniMe-Stone è gratuita?

Si, è tutto gratuito. Si può usufruire di qualsiasi parte del catalogo presente sulla piattaforma finché si è immatricolati all’Università di Messina.

Come si comporterà ogni corso di laurea verso questa piattaforma?

Ogni dipartimento e corso di laurea avrà la capacità di decidere se e come integrare questa piattaforma nel percorso didattico.

È possibile studiare italiano in questa piattaforma per studenti che non sono italiani ?

Si. Tutti gli studenti non italiani iscritti all’Università di Messina hanno la possibilità di studiare la lingua italiana su questa piattaforma.

C’è un livello minimo di conoscenza iniziale ?

No, il test d’ingresso iniziale serve soltanto a inserire lo studente in un livello adeguato per poter seguire meglio le proprie necessita. Si consiglia nel caso in cui non si sappia la risposta di non darla a caso, ma lasciarla in bianco. Il test iniziale misura lo stato di conoscenza della lingua, ed è importante cominciare lo studio dal proprio stato per poter seguire un percorso adeguato alle proprie capacità e necessità.

È possibile scegliere più di un obbiettivo per volta?  C’è un tempo limite per raggiungere i propri obbiettivi?

No, non è possibile attivare più di un obbiettivo alla volta, bisogna prima completare un obiettivo per poterne attivare un secondo. Non è previsto nessun tempo limite per il suo raggiungimento.

Maggiori informazioni

Esiste un indirizzo email per ogni dipartimento dove possono essere inviate particolari domande a cui non è stato trovata una risposta nella guida:

 

Giuseppina Simona Della Valle, Georgiana Florea 

Guida all’utilizzo di UniMeStone

Comunità di Sant’Egidio: “Se non tu, chi?”. L’appello dei volontari.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di due collaboratrici di UniversoMe, volontarie della Comunità di Sant’Egidio e studentesse della facoltà di Filosofia dell’Università di Messina.

Sporchi, ubriaconi, pericolosi, violenti, reietti, fastidiosi mendicanti, untori. Non è così, d’altronde, che si definiscono coloro che vivono per strada? Coloro che ogni notte vivono in una casa fatta di coperte e cartoni, in una casa così fatiscente da non poter dare né riparo né calore, custodendo in quel loro unico bagaglio un pezzo della propria storia identitaria, un frammento del loro essere umani. Realtà come queste a Messina ne esistono tante, anche più di quanto si possa pensare. E no, non le troverete solo nelle zone periferiche, come da immaginario collettivo, ma soprattutto nel pieno centro cittadino: propriamente ai margini delle strade, negli anfratti più bui e riparati, tra i grandi palazzi del regno della movida.

Giovanni era uno di loro, un inutile barbone, uno scarto, un signor nessuno come, fuor da ogni moralismo, verrebbe socialmente percepito. Non è in fondo così che chiameremmo un uomo totalmente improduttivo, un ingombrante peso per una società capitalista e performante come la nostra? È certamente vero, da una prospettiva esclusivamente materialista ed efficientista ogni vita umana vale ed è ciò che produce. Eppure, se non si vuole appiattire l’esistenza alla mera effettualità, bisogna credere che esista un diverso modo di considerare antropologicamente la vita, un senso che mi fa comprendere che la vita umana ha un suo valore costitutivo, che non può e non deve identificarsi con il ruolo che socialmente si investe. È così che noi vogliamo invitarvi a guardare alla vita dei tanti poveri, dei tanti Giovanni, dei tanti ultimi che forse troppe volte abbiamo incontrato per strada senza mai realmente vedere. La strada mi fa capacitare del fatto che nell’essere autenticamente uomini si dà l’incontro con l’altro, altro a cui devo dare un volto, un nome, una storia familiare, un’origine, un senso. Fare questo, approssimarsi con amorevole delicatezza all’altro, mi permette di incontrare donne e uomini come Giovanni, che nella miseria e nel dolore più inimmaginabili mi insegnano ad essere grato, di quella gratitudine pura di cui, nella quotidianità reiterata, raramente si fa esperienza.

Servizio per i senzatetto

Giovanni è stato ucciso con undici coltellate per poi essere bruciato. Lo scopo? Rubargli 650 euro di pensione. La sua vita: inesistente. La sua morte: inesistente. Eppure, noi giovani della Comunità di Sant’Egidio di Messina quello sguardo, quel sorriso, come quelli di ciascun senzatetto, non lo dimentichiamo. Come si può dimenticare l’esistenza di chi ti ha donato la straordinaria possibilità di credere nel bene? È quest’unico senso a muoverci, a spingerci ogni venerdì a preparare un pasto e una bevanda calda da portare, insieme con coperte, vestiti, parole amiche e sorrisi a chi non ha la fortuna di fare ritorno ogni sera al proprio posto sicuro. Esporsi a queste realtà, toccando con mano la sofferenza dell’altro che, seppur apparentemente non mi riguarda, in realtà mi chiama direttamente in causa, è tutt’altro che semplice. Si tratta di un dolore che mi sconvolge, che mi investe con tutta la sua irruenza e verità, ma che al contempo mi spinge a rispondere con l’azione, a non restare annichilito, a non essere indifferente. In molti casi, infatti, ciò che viene richiesto è un aiuto concreto, un supporto per coloro che hanno difficoltà, anche “banalmente”, seppur così banale non è, a mettere un piatto in tavola. Noi, come la maggior parte di voi che state leggendo queste parole, non abbiamo esperito cosa significhi sprofondare nella miseria, nella disperazione e tutto questo perché noi non abbiamo scelto, così come loro, dove venire al mondo, di chi essere figli, a quale ceto sociale appartenere. Vi sarete chiesti, almeno una volta nella vita, il perché. Perché? Per un insulso gioco della sorte, del caso: noi siamo nati dalla parte fortunata del mondo. E allora, cosa fare? Godere beatamente di questa agiatezza non scelta senza mai chiedersi: “perché proprio a me e non a loro?”. Questa domanda noi volontari ce la siamo posta e ce la poniamo, ce la poniamo ogniqualvolta doniamo il nostro tempo al servizio dell’altro, ogniqualvolta proviamo rabbia, frustrazione e un senso di impotenza dinnanzi a tutto questo male senza senso. Farsi inghiottire da un pessimismo sempre più imperante e arrestarsi in un gelido nichilismo non è per noi la soluzione. Forse saremo degli illusi, dei sognatori, ma ci piace pensare che il bene sia diffusivo, che ogni singola azione umana sia una goccia essenziale nel grande oceano del bene.

Preparazione dei pacchi spesa

Grazie all’aiuto di tanti, noi volontari della Comunità di Sant’Egidio di Messina ci impegniamo ad agire attivamente sul territorio, affinché si possa creare insieme una catena umanitaria. Le nostre attività coinvolgono tutte le fasce sociali, dal più grande al più piccolo, dai senzatetto alle famiglia in difficoltà, affinché nessuno sia mai lasciato solo. La scuola della pace, che a Messina si trova presso la sede della Comunità di Sant’Egidio a Camaro, è una realtà familiare che accompagna il bambino nel suo percorso scolastico e umano. È una scuola solidale, aperta agli altri, fondata sull’integrazione e sul dialogo, con l’intento di promuovere l’inclusione nelle differenze. Nessuno infatti deve essere isolato, nemmeno gli anziani, che vengono spesso abbandonati in istituti o lasciati da soli nelle proprie case. Per questa ragione la Comunità di Sant’Egidio dona loro una presenza amica, attenta ai bisogni e alle necessità di ciascuno. Soprattutto in questo difficile momento storico, in cui il rischio dell’isolamento è sempre più prossimo, il nostro obiettivo è quello di continuare ad esserci anche attraverso mezzi alternativi. I volontari della Scuola della pace, ad esempio, aiutano i bambini nello svolgimento dei compiti scolastici mediante le videochiamate. E ancora, si intrattengono contatti con gli amici anziani attraverso chiamate telefoniche, interessandosi al loro stato attuale e cercando di comprendere di cosa possano avere bisogno. La pandemia ha inoltre piegato economicamente molte famiglie, che si sono rivolte alla Comunità di Sant’Egidio per ricevere un pacco spesa mensile.  Di fronte a queste difficoltà noi volontari stiamo cercando, in questi mesi, di accogliere e soddisfare tutte le richieste, per quanto sempre più numerose.

Raccolta fondi per il Natale

Quest’anno, come tutti, anche la comunità di Sant’Egidio non potrà festeggiare il Natale come era solita fare, organizzando il grande pranzo con tutti i suoi amici. Eppure, nonostante la situazione totalmente inusuale, noi non vogliamo rinunciare a far sentire la nostra presenza anche se con modalità nuove. Cercheremo, difatti, di raggiungere tutti attraverso la distribuzione itinerante del pranzo e di un regalo, un piccolo dono destinato non soltanto ai bambini, ma a tutti. Certamente comprenderete quanto sia complesso riuscire in quest’impresa, sia economicamente sia logisticamente. Per questo motivo, certi di ottenere un buon riscontro, vogliamo invitarvi a partecipare attivamente a questo grande progetto. Ognuno, secondo le sue possibilità, potrà aiutare contribuendo alla raccolta fondi organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio Sicilia, al fine di coprire l’intero territorio regionale. Inoltre, saremmo grati se qualcuno volesse donarci beni di prima necessità, quali prodotti alimentari e coperte, molto richieste durante i freddi mesi invernali. È poi certamente ben accolto chiunque voglia direttamente partecipare a queste attività, offrendo il suo tempo, la sua presenza, il suo affetto.

Se siete ancora alla ricerca del motivo che vi spinga a fare attivamente, ad esserci, a donare il vostro tempo e le vostre energie, provate, anche soltanto per un istante, a chiedervi: “se non io, chi?”

Il Natale in tempo di pandemia di Sant’Egidio in Sicilia

Cristina Alessi

Giusy Mantarro

Bar Irrera, com’era e com’è: lo storico ritrovo tra il 1908 e la Messina degli anni ’50

Una cosa semplice, come fermarsi al bar per una pausa dal lavoro o dallo studio, è quanto di più comune ci sia per ognuno di noi. Eppure, con quel semplice gesto, ci ritagliamo quella parentesi di relax necessaria per affrontare meglio la giornata, da passare in compagnia di amici e colleghi, o anche da soli, gustando un piacevole caffè.

Tutto questo assume un ché di speciale se si pensa a quanto siano importanti le tradizioni della pasticceria messinese, di cui lo storico bar Irrera era un chiaro esempio.

La Palazzina Sammarco, dove sorse il bar. Da notare lo stile arabeggiante delle porte. Fonte: ValorizziAmo Messina

Risalente al 1897, fondato da don Vincenzo, il ritrovo appariva molto diverso dalle moderne strutture dell’odierna Pasticceria Irrera. Rispolverando delle vecchie foto d’epoca, è possibile riscoprire l’antica collocazione del bar che dal 1911 – superato il tragico terremoto del 1908 – occupava i locali della Palazzina Sammarco (all’incrocio tra il Viale San Martino e Piazza Cairoli).

Ritrovo Irrera prima della seconda guerra mondiale – Fonte: Villaroel G., Ed. G.B.M.

Spiccano le forme arabeggianti, con archi a sesto acuto ogivale che contornavano il palazzo. Ma ciò che stupiva ancor di più gli ospiti del locale – e che stupirà ancor di più il lettore – erano i grandi spazi interni, con colonne finemente decorate e grandi lampadari in ferro.

Già in quegli anni il bar era famoso per le sue specialità, quali le leggendarie cremolate di fragole, la banana split e il gelato al forno (un tortino cosparso da una copertura calda cotta al forno). Il ritrovo era luogo d’incontro per tutta la cittadinanza, anche dopo la ristrutturazione del 1948 – decisa da Renato Irrera – per opera dell’arch. Filippo Rovigo, che si avvalse dell’artista Peppino Mazzullo (occupatosi di raffigurare la Favola di Orfeo su pannelli di notevole pregio) e del ceramista Giorgio Melandri (famoso per le opere eseguite all’hotel Bauer di Venezia).

 

Pietro Melandri, Gallo sul tavolino o Colazione del mattino (1953), ceramica policroma e a lustro, cm. 311 x 142, collezione Arosio, Milano. Fonte: Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina
Giuseppe Mazzullo, Orfeo (1953 ca.), ceramica policroma, cm. 250 x 200, collezione privata, Messina. Fonte: Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa nuova veste, il bar occupava tutto l’angolo superiore destro di Piazza Cairoli – sul quale si affacciava – con numerosi tavolini e sedie, disposti in modo permanente anche dopo l’orario di chiusura, diventando il luogo preferito per gli avventori serali, amanti delle chiacchiere e della bella vita.

Ma era anche un posto in cui non mancava mai di confrontarsi sull’attualità del tempo, concentrata sulla “guerra fredda” e sulle gare aereospaziali su chi per primo avrebbe messo piede sulla Luna. Quello di trovarsi al bar Irrera era un appuntamento fisso – anche a tarda notte – sorseggiando le bibite servite dal chiosco vicino, ancora oggi esistente e molto frequentato.

Interno del ritrovo Irrera dopo la ristrutturazione del 1948. Fonte: Villaroel G., Messina Anni ’50.

Il bar visse in questo modo gli anni migliori della ripartenza successiva alla Seconda guerra mondiale, tra rassegne cinematografiche e visite a Messina di numerosi intellettuali, che non si negavano una sosta presso lo storico ritrovo. Solo una serie di problemi economici decretò – col venire degli anni ’70 – la definitiva chiusura dei locali, avvenuta il 2 marzo 1977.

Ad oltre 40 anni da quella data “funesta” per i palati di molti messinesi, si può ben capire come quel luogo maestoso fosse in realtà un simbolo per le generazioni di ogni età: un connubio di cibi deliziosi, attimi e spazi di socialità di cui la cittadinanza tutta si era riappropriata, superando le grandi prove (una catastrofe naturale e due conflitti mondiali) che avevano caratterizzato la Storia di quegli anni.

Un simbolo, nonché prova tangibile di quella quasi irrazionale perseveranza con cui ognuno – ogni giorno – si alza al mattino, sapendo di doversi recare a lavoro, di dover portare avanti un progetto, di voler rincorrere un sogno, ricordando sempre di concedersi un buon caffè.

Salvatore Nucera

Bibliografia:

Villaroel G., Messina anni ’50, Ed. G.B.M.

Toldonato F., Messina negli anni ’50, come eravamo e come siamo

Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina

 

Immagine di copertina: Villaroel G., Ed. G.B.M.

Alta formazione targata UniMe

Master di I e II livello

Sono 10 i Master di I e II livello attualmente attivi previsti dall’Università di Messina per l’anno accademico 2020-21.

Fonte: unime.it

Cos’è il Master?

Il Master è un titolo di studio superiore alla laurea, che consente di acquisire un ulteriore livello di specializzazione.

I piani didattici di UniMe sono stati sviluppati tenendo conto delle nuove frontiere della ricerca scientifica, oltre che delle varie richieste provenienti dal mondo lavorativo.

Come si accede ai Master?

  • Per accede ai Master di I livello è necessario aver conseguito una laurea triennale.
  • Per i Master di II livello è necessaria una laurea magistrale.
  • Le lauree vecchio ordinamento consentono di accedere sia ai Master di I che di II livello.

Master di I livello 

  1. Economia bancaria e finanziariaha come obbiettivo la formazione di professionisti che potranno intraprendere una carriera come analista d’investimento, finanziamento e manager nei settori aziendale, bancario e finanziario.
  2. Infermieri e ferristi di sala operatoria per la chirurgia mininvasiva e robotica: propone la formazione di figure professionali caratterizzate da specifiche competenze nella chirurgia 3D robotica e nella chirurgia laparoscopica e toracoscopia.

Le novità

  1. Esperto della comunicazio­ne digitale nella PA e nell’im­presa: offre la risposta all’esigenza di gestione strategica della comunicazione digitale. È caratterizzato da un percorso formativo che rivolge l’attenzione verso quelle società, culturali e lavorative, riconfigurate dalla pervasiva diffusione dei media digitali.

Master di II livello

  1. Neurologia interventistica vascolare: l’obiettivo del Master è quello di formare professionisti nell’ambito della neuro-radiologia interventistica con particolare competenza nel trattamento dello stroke ischemico.

Le novità 

  1. L’evoluzione della terapia endodontico-conservativa. Le tecniche digitali e microscopiche, i laser e i nuovi materiali: l’obiettivo è formare professionisti competenti in odontoiatria conservativa ed endodonzia in grado di poter affrontare situazioni cliniche complesse, programmando ed effettuando terapie in situazioni di elevata compromissione dentale.
  2. Medicina legale ed errori in sanità: gestione del rischio per la sicurezza delle cure e responsabilità penali, civili e amministrative: attraverso l’acquisizione dello specifico bagaglio culturale derivante dall’offerta didattica, i corsisti potranno ottenere una completa formazione e l’acquisizione di competenze in un ambito oggi molto complesso, necessario per chi quotidianamente deve risolvere problemi in merito alla valutazione del danno conseguente a responsabilità professionale sanitaria ed alla gestione del rischio clinico.
  3. Terapia intensiva e sub-intensiva pediatrica: offre un percorso formativo di alta specialità per la stabilizzazione e il trattamento delle patologie critiche che necessitano un supporto intensivo delle funzioni vitali in età pediatrica, con particolare riferimento alla gestione delle patologie “life threatening” dall’età neonatale all’adolescenza.
  4. Tecniche di preparazione dei farmaci antiblastici e valutazione della sicurezza ed efficacia dei dispositivi medici: si pone l’obiettivo di formare figure sanitarie con specifica ed avanzata competenza sulle finalità e funzionalità delle Unità Farmaci Antiblastici, delle aziende farmaceutiche e dei dispositivi medici.
  5. Hospital acquired infections, antimicrobial stewardship and pandemics: prevention, control and preparedness:  l’obiettivo è quello di formare figure professionali  in grado di valutare, trattare, prevenire ed effettuare sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, effettuare valutazioni atte a monitorare il profilo beneficio-rischio, l’appropriatezza prescrittiva dei farmaci anti-infettivi ed il loro impatto economico nella reale pratica clinica.
  6. Advanced european studies: si tratta diun percorso che fornisce lo studio di elementi giuridici, economici e politologi­ci, con oggetto la struttura e il funzionamento dell’Unione Europea e delle sue più importanti politiche.

Come iscriversi ai Master UniMe?

  • Per conseguire i Master UniMe è necessario presentare la domanda di iscrizione on-line nei tempi e con le modalità previste dai relativi bandi.
  • Sarà necessario poi completare l’immatricolazione con il pagamento della rata della tassa di iscrizione.

Per maggiori informazioni, clicca qui

Maria Cotugno

Nuova ordinanza sindacale: spostamenti consentiti anche dopo le 19 ma chiusura delle attività commerciali

Il sindaco di Messina Cateno De Luca ha annunciato la firma di una nuova ordinanza nella ormai consueta diretta Facebook del venerdì sera sul profilo del primo cittadino.
La necessità di misure più stringenti, ha spiegato De Luca, deriva dall’evoluzione della situazione attuale nella Città Metropolitana. L’aumento dei tamponi risultati positivi, i decessi verificatisi negli ultimi giorni e gli assembramenti nel fine settimana sui Colli San Rizzo e a Torre Faro non sono passati inosservati.

E’ necessario introdurre un coprifuoco? Si”

il Sindaco De Luca, fonte: Normanno.it

Spostamenti in città anche dopo le 19

Scorretto però parlare di coprifuoco generalizzato. Dalle 19 in poi i cittadini potranno continuare a spostarsi liberamente in ogni zona della città. L’unico limite continua a essere il buon senso ma non sarà necessaria alcuna autocertificazione. Quest’ultima sarà invece necessaria dopo le 22, orario previsto dall’ordinanza regionale e oltre cui scatta il divieto di circolazione. Le uniche eccezioni a tale restrizione si hanno in caso di impellenti motivi di lavoro, salute e necessità.

Ad essere effettivamente vietata sarà la sosta e la permanenza in luoghi all’aperto quali piazze, strade e spiagge. Obiettivo dichiarato è quello di evitare gli assembramenti. Non potendo disporre di un sufficiente numero di forze dell’ordine per i controlli saranno i cittadini a dovere fare fronte a maggiori limitazioni. Si potrà però continuare a svolgere attività sportiva di movimento all’aperto: quindi corsa e ciclismo, ma non ginnastica.

Assembramenti ai Colli San Rizzo nello scorso fine settimana,fonte: messinatoday

Chiusura al pubblico delle attività commerciali

Disposizioni più importanti riguardano i negozi. Le attività commerciali dovranno chiudere al pubblico necessariamente alle 19 con una tolleranza massima di 30 minuti. Scongiurata l’anticipazione della chiusura alle 18 di cui invece si parlava negli ultimi giorni.

Tra gli esercizi commerciali interessati anche i supermercati e le farmacie. Disposizione che fa storcere il naso ai non pochi critici dato che si verranno a creare quegli stessi assembramenti che si vogliono evitare. Oltre alle attività commerciali dovranno adeguarsi al nuovo orario di chiusura anche tutte le attività professionali, ad eccezione delle sole professioni sanitarie e parasanitarie. Le attività professionali, commerciali e artigianali potranno restare aperte anche dopo la chiusura, purché senza contatto con il pubblico e non in presenza di clientela.

Restano aperti invece i tabacchi, le edicole e i distributori di carburante.

Al fine di ridurre il numero di persone per le strade è vietata la vendita ad asporto mentre sarà consentita la consegna a domicilio fino alla mezzanotte.

 

Chiusura per una settimana delle scuole

Nell’ordinanza è disposta inoltre la sospensione delle attività didattiche di tutti gli istituti scolastici, di ogni ordine e grado. Compresi anche gli asili nido e le scuole dell’infanzia. La chiusura durerà per una settimana e inizierà da lunedì 23. Come spiegato dal Sindaco De Luca la frequenza delle lezioni svolte in presenza è diminuita del 50% dato che gli stessi alunni scelgono volontariamente di non recarvisi.

 

L’ordinanza della Regione Sicilia

L’ordinanza di De Luca segue di pochi giorni quella emanata giovedì dal Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. Anche questa entra in vigore nella giornata di oggi e dispone fino a giovedì 3 dicembre.

In essa viene garantita l’apertura nei giorni festivi e di domenica delle farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccherie. Rimane sempre consentita la vendita con consegna a domicilio dei prodotti alimentari e dei combustibili per uso domestico e per riscaldamento. Permane la chiusura delle attività commerciali nei giorni festivi e la domenica, compresi i mercati rionali e le vendite ambulanti.

Filippo Giletto

«Sei guarito dal Covid? Ci serve il tuo plasma!». L’appello dell’ospedale Papardo

(fonte: blogsicilia.it)

Si cercano, sempre di più, ex positivi al Covid per le donazioni di plasma iperimmune utile a guarire nuovi contagiati. Di questo tipo di trametto e dei pareri contrastanti al riguardo ne abbiamo già parlato qui. In ogni caso, tra gli otto centri di raccolta del plasma già attivi in Sicilia, vi è l’ospedale Papardo, dal quale, negli scorsi giorni, è stato lanciato un nuovo appello. Si cercano persone guarite del coronavirus, ma da almeno 14 giorni, poiché maggiore è la probabilità che questi soggetti possiedano l’ “iperimmunità” necessaria alla cura di altri positivi. La procedura – detta plasmafaresi – richiede circa 50 minuti ed è aperta a tutti coloro che rientrano nella fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni. La cura attraverso le trasfusioni di plasma iperimmune sta dando comunque risultati non trascurabili nella lotta al coronavirus, soprattutto in assenza del vaccino. Perciò sia il presidente della regione, Nello Musumeci, che il sindaco Cateno De Luca si sono esposti per esortare i guariti a donare. Il primo cittadino di Messina ha pubblicato tramite la propria pagina Facebook un video che riprende le parole della prima donatrice di plasma al Papardo guarita al Covid-19.

Ospedale Papardo
Fonte: L’eco del Sud

La censura di Facebook

L’iniziativa è parte del progettoTsunami“, attivato su indicazione del Ministero della Salute, e promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’AIFA (Agenzia Italiana del farmaco) su tutto il territorio nazionale. Nonostante il contributo fondamentale fino ad ora raggiunto, i risultati del trattamento con il plasma sui pazienti Covid sembrano ancora essere lontani dall’essere riconosciuti come validi. A tal proposito Facebook, pochi giorni fa, ha censurato il post dell’appello sulla pagina dell’ospedale messinese. La notizia, pubblicata in data 12 novembre, è stata bollata come fake news dall’algoritmo del popolare social che, tuttavia, ha riabilitato a qualche giorno di distanza, la sua linea. Il fatto non è di certo passato inosservato e il primo a rispondere, non senza provocazione, è stato il capogruppo dell’Ars per la Lega Antonio Catalfamo:

“Facebook oscurando il post dell’Ospedale Papardo ha infatti mostrato di essere di parte, garantendo gli interessi poco chiari dei poteri forti. Chi guadagna dalla censura anti plasma? Il governo? Le case farmaceutiche? Non si capisce perché nascondere una informazione che di per sé non avrebbe arrecato danno a nessuno poiché la cura del plasma è cosa ben diversa dal vaccino. Non serve essere medici per capire che il vaccino infatti interviene prima, la cura del plasma dopo e durante. Una cura che tra l’altro ha costi irrisori e disponibilità maggiore data la percentuale di guariti. La Regione Siciliana si è attivata tra le prime per la raccolta del plasma iperimmune. Lo scorso aprile avevo anche presentato un ddl sul tema Banca del Plasma. Un metodo che non sostituisce il vaccino ma rafforza il nostro sistema sanitario in questa guerra contro il virus. Non sarà che qualcuno vuole far cassa col vaccino a discapito del plasma iperimmune?”

Contribuire alla donazione

Al di là delle polemiche, è indubbio che aiutare la ricerca sia di fondamentale importanza. Infatti, con una sacca di plasma di circa 600 ml è possibile salvare almeno tre pazienti. Per questo, i contatti utili forniti dal Centro Trasfusionale A.O. Papardo di Messina sono per i numeri fissi: 090 3993507 oppure 090 3993803. Su Whatsapp al numero 3341061707. L’indirizzo email è, invece, donatorisanguepapardo@aopapardo.it

Processi di plasmaferesi
Il processo di plasmaferesi ha la durata di circa 50 minuti e il plasma si rigenera solitamente in tempi estremamente brevi. (Fonte: Fondazione Umberto Veronesi)

 

Alessia Vaccarella