Corte Suprema messicana: il consumo di marijuana sarà depenalizzato

Lunedì 28 giugno la Corte Suprema messicana ha ufficialmente depenalizzato il consumo di marijuana a scopo ricreativo. La decisione è arrivata dopo che otto degli undici membri del tribunale hanno giudicato incostituzionale una serie di articoli della legge messicana sulla marijuana che ne vietavano in precedenza il consumo.

Fonte: Il Primato Nazionale

La sentenza della Corte rappresenta un importante passo in avanti nella lotta al vasto impero del narcotraffico in territorio messicano, tanto che il presidente della Corte Arturo Zaldivar ha definito quella di ieri «una giornata storica per la libertà».

La Corte Suprema non mette fine al dibattito politico

Già da mesi si era aperto in Messico un ampio dibattito politico sul tema marijuana, dopo che una più ampia legge sulla depenalizzazione della vendita e del consumo della sostanza era rimasta bloccata in Senato: il 10 marzo la Camera dei Deputati aveva approvato il disegno di legge, allora in attesa di votazione al Senato, la quale maggioranza aveva tuttavia manifestato l’intenzione di rinviare la discussione finale a settembre. Questo perché la legge emanata dalla Camera dei Deputati ‘’conteneva incongruenze’’, come dichiarato dal coordinatore parlamentare del partito Morena al potere.

Diverse organizzazioni civili e studiosi hanno fatto notare che la decisione della Corte Suprema, seppur plaudita, non chiuderà definitivamente il dibattito, dal momento che la sentenza autorizza solamente alla coltivazione e al consumo di piccole quantità, senza dire niente in merito al possesso e al trasporto della marijuana.

“La decisione [della Corte Suprema] non pregiudica il quadro della giustizia penale e lascia un vuoto giuridico per quanto riguarda il consumo, la coltivazione e la distribuzione della cannabis”, ha dichiarato su Twitter l’ong (organizzazione non governativa) Mexico United Against Crime.

Anche Jorge Hernandez Tinajero – attivista per la regolamentazione della cannabis in Messico dagli anni ’90 – si esprime a riguardo, criticando l’incapacità dei legislatori nel ‘’regolare realtà’’ come il possesso e la commercializzazione della marijuana.

La sentenza del più alto organo legale del Paese farebbe dunque del Messico il paese più popolato al mondo a legalizzare il commercio e l’uso a scopo ricreativo della marijuana (fino a 28 grammi consentiti anziché i 5 attuali, secondo il testo di legge), solo se opportunamente integrata da una riforma come quella approvata dalla Camera bassa del Parlamento messicano lo scorso marzo – ha fatto notare il New York Times.

I cartelli della droga e la repressione dell’esercito messicano

Il principale motivo per cui quello della marijuana viene considerato uno dei maggiori temi caldi in Messico è legato alle implicazioni dei potentissimi cartelli della droga nella spirale di violenza nella quale è precipitato il Paese dal 2006, anno in cui era stata lanciata una controversa operazione militare antidroga dall’allora governo federale con a capo il presidente Felipe Calderon.

Secondo un’analisi condotta nel 2020 dall’Agenzia del Congresso degli Stati Uniti per le ricerche, la guerra dell’esercito messicano contro i cartelli della droga ha causato circa 150 mila morti dall’anno in cui ha avuto inizio la repressione e circa 72 mila messicani scomparsi. Cosicché nel 2020 sono ben 35.484 gli omicidi che è stato possibile ricondurre ai cartelli della droga.

Guerra messicana della droga. Fonte: Wikipedia

Un percorso di legalizzazione senza precedenti

Il potenziale della legalizzazione della cannabis contro lo strapotere dei narcos (narcotrafficanti dell’America latina) è dimostrato dal calo fino al 30% degli introiti dei cartelli messicani – secondo quanto stimato dalla Rand Corporation – così come anche dalla diminuzione di sequestri di marijuana al confine tra Messico e Stati Uniti, in seguito alla graduale autorizzazione negli ultimi decenni del commercio e dell’uso della canapa, anche a scopo ricreativo, in 15 Stati degli Stati Uniti.

Fonte: BBC

Il percorso nella legalizzazione delle droghe leggere in Messico rappresenta un precedente nel mondo anche grazie ad un inedito a livello costituzionale: una sentenza della Corte Suprema del 2015, confermata nel 2018, ha accolto il ricorso sul “diritto al libero sviluppo della personalità in base alla dottrina costituzionale” della Sociedad Mexicana de Autoconsumo Responsable y Tolerante. In tal modo, i giudici messicani hanno riconosciuto il diritto fondamentale alla libertà personale nell’uso della cannabis come primaria argomentazione rispetto al dibattito sulla salute pubblica e sulle ripercussioni sociali del divieto.

Effetti della stretta sulla droga in Italia

Le reti del traffico di droga vanno ben oltre l’America Latina, con un potere e un mercato delle mafie esteso pressoché in tutto il mondo e con importanti ripercussioni sullo sviluppo delle società e delle loro economie legali.

In Italia, ad esempio, gli affari delle mafie si intrecciano con quelli dei narcos che, contrariamente a tutti i buoni propositi che si intenderebbe promuovere con la stretta sulla droga, finiscono invece con l’essere sempre più rafforzati da quest’ultima.

Emblematico a riguardo, l’applicazione della legge Fini-Giovanardi con la quale, tra il 2006 e il 2014, era stata abolita la distinzione tra droghe leggere e pesanti, provocando un aumento di carcerati tossicodipendenti e di spacciatori che vendevano in strada eroina e droghe sintetiche. Motivo per cui il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho avrebbe in più occasioni dichiarato che la legalizzazione delle droghe leggere “sottrarrebbe terreno al traffico internazionale” permettendo alla magistratura italiana di “concentrarsi sul livello alto delle organizzazioni criminali”.

Gaia Cautela

Il Capa è tornato: habemus Caparezza

Il Capa con il suo ritorno è riuscito a dare una scossa alla musica italiana  4.0 – Voto UVM :4/5

Dopo tre anni ritorna sulle scene musicali Caparezza, con un nuovo album autobiografico, come dichiarato dall’artista. Ci aveva lasciato con Prisoner 709 (2017) e aveva entusiasmato tutti con la sua lingua tagliente e pure Exuvia, uscito il 7 maggio, non è da meno.

L’artista non ha bisogno di presentazioni: che lo si voglia o no, Caparezza è uno degli autori più talentuosi e autentici del panorama della musica italiana. I suoi testi parlano della società circostante, le sue canzoni hanno denunciato la mafia e gli errori della politica, ma hanno parlato anche d’amore e di speranza, per un mondo che ormai vive di immagine e finzione.

Meglio depressi che stronzi del tipo «Me ne fotto», perché non dicono «Io mi interesso»?

Caparezza. Fonte: centralfloridavocalarts.com

Exuvia( 2021)

A mio agio nel caos, ecco la mia Exuvia.

Il nome “exuvia” indica la muta dell’insetto, quindi un cambiamento e una nuova maturità, senza lasciare indietro il proprio passato. Come l’insetto, pure Caparezza con il suo nuovo stile ha voluto regalarci un artista nuovo: con una metamorfosi è riuscito a incoronare il suo percorso rendendolo più maturo e di questo ci parla la traccia Exuvia. Un significato a primo impatto banale per coloro che non accettano cambiamenti e vivono dentro una bolla rivestita da mero egoismo e pregiudizi.

Ogni mio scatto è di prassi bruciato
Non dimentico le radici perché tengo alle mie radici
Ma ci ritornerò quando sarò inumato
I miei dubbi hanno dei modi barbari
Invadenti e sono troppi
Il segreto è fare come gli alberi
Prima cerchi, dopo tronchi
Chi ti spinge dopo quella soglia
Se non è la noia, sarà il tuo dolore
L’occasione buona per andare altrove, tipo fuori

L’album contiene 19 tracce, ed è stato anticipato un mese e mezzo fa con Exuvia e subito dopo La Scelta. Il disco si presenta cupo e percepiamo una sensazione di malinconia nell’ascolto. Come un vero genio incompreso, Caparezza mescola temi della politica e dell’arte, facendoci affrontare un viaggio nell’inafferrabile: solo chi presterà la massima attenzione potrà capire il disco.

Nelle canzoni troviamo le collaborazioni di altri artisti quali Matthew Marcantonio (leader dei Demob Happy) che canta il ritornello della traccia Canthology e Mishel Domenssain, una cantautrice e rapper messicana che accompagna l’artista nella traccia El Sendero.

Come già citato sopra, l’artista ha rilasciato più di un mese fa le tracce Exuvia e La Scelta. Di cosa parla La scelta? La scelta rappresenta la solitudine, un “limbo“- come dichiara l’artista- in cui si è soli e non si hanno aiuti e solo tu decidi che strada intraprendere e quella scelta, che a volte è un concetto banalizzato, è ciò che condiziona la tua vita: quindi bisogna essere prudenti e ponderare prima di agire. Caparezza in merito a questa canzone ha dichiarato:

Uno degli elementi ricorrenti del nuovo album è la stasi, il limbo, il “non luogo” senza via d’uscita. Come si viene fuori da questa impasse? Esiste un solo modo: fare una scelta, prendere una decisione. Ho immaginato di trovarmi davanti ad un bivio, due sentieri che si diramano dal bosco.

Fino a qualche mese fa nessuno si aspettava un nuovo disco di Capa: difatti l’artista non aveva rilasciato dichiarazioni o tracce sul suo profilo Instagram, ma il 31 marzo, ha sganciato all’improvviso come una bomba l’uscita della sua nuova opera e pagine social e giornali inneggiavano al ritorno di Caparezza. Diciamocelo: l’artista pugliese ha giocato bene le sue carte, cogliendoci tutti di sorpresa!  

Fonte: Copertina ufficiale Exuvia-Juloo.it

Nelle nuovi canzoni, non troviamo più il vecchio Caparezza, anche la sua voce nasale è scomparsa, ma il suo essere diretto è sempre presente (in fondo è il suo marchio di fabbrica).

Non è un’artista amato da tutti, forse per il suo modo d’essere troppo schietto o forse perché è poco attivo sui social e non rilascia mai interviste o non segue la linea commerciale che richiede la nostra società; nonostante tutto il suo nome viene ancora ricordato e rimane uno degli artisti più amati della nostra terra, è la prova vivente che non bisogna amalgamarsi alla massa per creare arte.

Non me ne frega un cazzo dell’opinione di un giornalista, non mi interessa cosa possa pensare lui della mia band!… Certo, a chi non fa piacere una cazzo di recensione positiva, però non si può dipendere dalle opinioni altrui. E la maggioranza dei giornalisti che scrivono di musica sono dei poveracci.

Fonte: fm-world.it

                                                                                                                                Alessia Orsa

 

 

Il Coronavirus nel continente Americano: gli ultimi sviluppi

In Italia l’emergenza Coronavirus sembra essersi attenuata. Tuttavia i contagi continuano a crescere a dismisura negli altri paesi.
Il continente Americano è al momento quello più colpito. Oggi infatti l’Organizzazione mondiale della sanità conta quasi 6,500,000 casi.
Di seguito ecco spiegata la situazione nelle nazioni più colpite:

Gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono il paese più colpito.
I dati OMS aggiornati quest’oggi rilevano un totale complessivo di 3,000,000 casi. Di questi solo 130,000 a Los Angeles.

Dati OMS
Dati OMS

Secondo un’analisi della Johns Hopkins University, nelle ultime 24 ore, si sono registrati 66.528 nuovi casi, facendone degenerare l’andamento.

Questi dati preoccupano anche il presidente Trump che per la prima volta si mostra i pubblico indossando la mascherina. In questi mesi infatti si era dimostrato diffidente nei confronti dei dispositivi di protezione personale.
Recentemente però ha visitato, poco lontano dalla Casa Bianca, l’ospedale militare Walter Reed a Bethesda nel Maryland indossando la mascherina insieme ai membri del suo staff.

Il Brasile

In Brasile si registrano 1,800,827 casi in totale. Soltanto venerdì 1.214 decessi e 45.048 contagi.

Dati OMS

Il presidente Bolsonaro si era fin da subito opposto ad ogni forma di lockdown, negando la pericolosità del virus.
Martedì scorso ha annunciato di aver contratto il virus e adesso sui social afferma di stare bene grazie alla cura fatta con idrossiclorochina. Tuttavia si dubita fortemente che egli abbia contratto il virus, e ancor più che la sua cura funzioni.
Intanto il Brasile sta vivendo una profonda crisi interna, dovuta al crollo del Pil.

Il Perù

Al contrario del Brasile, il Perù non ha minimamente sottovalutato l’emergenza e il suo presidente, Vizcarra, ha attuato fin da subito diversi provvedimenti. Il Lockdown è iniziato a marzo ma la fascia di popolazione più povera è stata aiutata, fornendo sostegno in cibo e denaro.

Dati OMS

Tuttavia non è stato abbastanza: ad oggi i casi sono più di 300.000, con una media di 8 mila al giorno.
Il sistema sanitario è crollato molto presto.

Il Cile

Anche in Cile si contano poco più di 300.000 casi.

Dati OMS

Il lockdown sta colpendo pesantemente l’economia interna, scendo crescere di molto il tasso di disoccupazione. La popolazione ha risposto scendendo in piazza a protestare e le violenze sono state affrontate dalle forze di polizia in uno scontro diretto.
Durante un discorso sulla tv nazionale il presidente Sebastián Piñera ha ammesso che il paese non è pronto ad affrontare un’emergenza simile.
Numerosi membri del governo sono stati posti in quarantena dopo essere stati in contatto con dei parlamentari risultati positivi al virus.

Il Messico

Il Messico invece conta un totale di 289,000 casi, con 7.280 nuovi casi nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute.

Dati OMS

Angela Cucinotta

Bambini in gabbia. Il fallimento della presidenza Trump

I bambini non si toccano. E’ un imperativo che governa il mondo. In tutte le menti, in tutti i momenti e le epoche. Tranne laddove a prevalere è la staticità di un’ideologia, che tira dritta come un treno senza fermate e, quindi, senza passeggeri.

Il capotreno questa volta, in questa epoca, è Trump, verso un obiettivo unico che ha sempre sbandierato, senza se e senza ma: bloccare l’immigrazione dal Messico.

Alzare un muro, sarebbe il noto sogno. Nella realtà, un muro di cemento non c’è ancora, ma un muro di odio e di crudeltà si è già alzato. E una gabbia è stata già costruita. In Texas, a confine tra USA e Messico.

Una recinzione metallica, sì, dove poter rinchiudere i minori, i figli di tutti quegli immigrati clandestini che aspettano di essere processati per il loro ingresso illegale in USA.

Una procedura drammatica a cui è stato fato largo ricorso dal 19 aprile al 31 maggio, dopo l’entrata in vigore della politica di «tolleranza zero», con oltre duemila minori fermati e strappati ai propri genitori.

La legge vigente – in vigore già dalla presidenza Obama – prevede in realtà che vengano separati i bambini nel caso si sospetti che non siano figli o parenti degli adulti che li accompagnano. Il motivo originario della separazione era, dunque, quello di evitare vittime del traffico di esseri umani.

Il numero di bambini separati dalle famiglie sarebbero aumentati a causa dell’estensione del campo di azione di questa legge e della sua procedura.

Una procedura drammatica, venuta a galla dopo la diffusione negli ultimi giorni di un audio contenente le grida e i pianti dei bambini reclusi ormai da mesi in gabbie di metallo. L’indignazione ha prevalso.

Trump è stato costretto a fare marcia indietro per l’opposizione dei Repubblicani, dell’opinione mondiale, e di ben 12 Stati USA che intendono fare causa all’amministrazione.

Il presidente ha dunque firmato un decreto per tenere unite le famiglie di immigrati clandestini al confine col Messico, sottolineando però  che la linea della ‘tolleranza zero’ andrà avanti.

Il Pentagono dovrà adesso prendere tutte le misure disponibili per fornire al ministero degli interni ogni struttura esistente disponibile per ospitare e prendersi cura dei migranti.

Mentre il presidente statunitense firmava il decreto, la first lady è volata in Texas per visitare una struttura che ospita minori entrati illegalmente negli Stati Uniti e separati dai genitori.

 “Sono qui per conoscere la vostra struttura. Vorrei anche chiedervi come posso essere d’aiuto a questi bambini per riunirli alle loro famiglie nel più breve tempo possibile”, ha detto.

A far parlare, poi, anche la giacca indossata per l’occasione da Melania, avente nel retro la scritta “I don’t really care. Do U?” “Non mi importa davvero. E a te?”. Non una questione modaiola ma una frase che potrebbe essere riferita alla disapprovazione verso il suo consorte più che verso la causa.

Sbagli su sbagli, che decretano per molti il fallimento della presidenza Trump.

Una partita in parte persa ma che il presidente ancora gioca. Come se si potesse giocare con la felicità dei bambini.

Martina Galletta