Diario di una fuorisede superstar 8° parte

-Beh ce l’hai fatta, rischiavo di addormentarmi- Nico era a casa di Penny e lei aveva trascorso gli ultimi venti minuti al telefono con Oscar.

-Era stranamente ben preso- rispose.

-E tu sei stranamente cafona. Non si lasciano gli ospiti in sospeso- disse lui ridacchiando.

-Non sei più un ospite da molto tempo qui-

-Questa mi è nuova e da quando? Sentiamo-

-Da quel mercoledì, ti eri presentato in condizioni pessime, ricordi? Alle cinque del mattino.. comunque dai riprendiamo a studiare-

-Che ti ha detto?-

-Chi?-

-Come chi, Oscar!-

-Niente di che…-

-E perché non vuoi dirlo?-

-Non posso mica dirti tutto…-

-La donna del mistero… Non potere e non volere sono due cose diverse, eh-

Entrambi erano in imbarazzo. Non riuscivano a sbloccare il discorso né quella situazione.

-Stai esagerando- lei lo lasciò lì sulla sedia, in quella cucina coi mobili consunti. Era quasi ora di cena e stava per piovere. Era convinta che lui sarebbe piombato nella sua stanza in una manciata di secondi e invece tornò a casa propria, con un passo così silenzioso che lei non si accorse che era andato via. Era indecisa se chiamarlo per far pace o per litigarci nuovamente e più intensamente.

-E’ ovvio che faccia così, tu gli piaci e non ha mai trovato il coraggio per dirlo- le sue coinquiline le avevano spiattellato questa inquietante verità a cena, proprio sul tavolo. Il pollo non l’aveva proprio digerito quella sera.

Tra le nove di sera e mezzanotte pensò a Nico circa cinquanta volte, tutte consecutive s’intende. Non riusciva a credere alle parole delle sue amiche, ma non riusciva neppure a confutarle. Si era messa a letto, il piumone non la scaldava abbastanza, aveva i piedi gelidi e la nausea.

Decise di contattare Nico, lui non si era fatto sentire.

-Ehi- aveva digitato all’1.04

Lui era online.

1.05 visualizzato, senza risposta.

 

Ilaria Piscioneri

Diario di una fuorisede superstar 7° parte

Il palazzo era vecchio, risaliva con ogni probabilità agli anni ’40. Aveva uno di quei tipici cortili interni, su cui si affacciano decine di balconi striminziti e malandati. Stendere i vestiti era quasi impossibile e il più delle volte questi cascavano a pian terreno, sporcandosi a tal punto che sarebbero stati più puliti se non lavati del tutto.

La sessione d’esami era iniziata, Penny stava in balcone a fumare, una pausa caffè per risvegliare i neuroni dopo 8 ore di studio. Stava preparando tre esami, o almeno ci provava. Il campanello, le sue coinquiline pigre, Nico alla porta.

-Fammi un caffè, sono distrutto-

-Ne è rimasto nella moca-

Nico tolse il chiodo nero e rimase con la felpa, era di un blu scuro con un logo arancione, gli faceva risaltare le spalle larghe.

-Come va lo studio?- chiese lui.

Lei aspirò l’ultima boccata di fumo e chiuse le ante con un gran botto.

-Così le rompi- disse lui ridacchiando.

-No, son vecchie. Devo fare così altrimenti non si chiudono del tutto. Comunque, sta andando male, malissimo…come la mia vita– lei lo disse con un sorriso amaro in bocca, non era ben chiaro se stesse scherzando o se ci fosse una parte di verità in quella risposta.

-Beh, stai con il tipo che ti piace da sempre, è già un buon motivo per essere felici-

-Noi non stiamo insieme, cioè ci vediamo… ma di rado. Il più delle volte lo cerco io-

-Ah- borbottò Nico.

Ci fu una manciata di secondi di silenzio. A lei parve doversi giustificare.

-Insomma, lui è interessante, oltre che stupendo, cioè esteticamente parlando ma.. è come se ci fosse solo lui. Non vede nient’altro e non gli interessa. A me piace stare con lui, ma quando torno a casa non ci penso. Lui per la sua strada, io per la mia-

-Ti squilla il telefono- Nico glielo porse non senza prima osservare da chi veniva la chiamata.

Gli occhi di Penny si illuminarono, era Oscar. Rispose con un tono allegro, vispo ed eccitato. Iniziò a camminare per tutta la cucina e poi lungo il corridoio. Era una bugiarda, probabilmente però non ne era ancora consapevole. Nico sapeva che lei impazziva per quel ragazzo, lo sapevano le sue coinquiline e ormai anche qualche suo collega, era soltanto lei ad esserne all’oscuro. Quantomeno per adesso.

 

Ilaria Piscioneri