In Francia è boom di prenotazioni per il vaccino dopo l’annuncio delle restrizioni per i non vaccinati: quasi un milione in poche ore

In Francia è subito corsa al vaccino: dopo il discorso in diretta tv, a reti unificate di Macron, quasi un milione di persone ha prenotato un appuntamento per vaccinarsi contro il coronavirus, nella notte fra lunedì e martedì.

Fonte: Il Messaggero

Nel messaggio di lunedì sera, rivolto alla nazione, il presidente francese ha infatti annunciato nuove restrizioni ai movimenti che riguarderanno soprattutto le persone non vaccinate, estendendo, a partire dal 21 luglio il green pass per accedere a luoghi pubblici, come ristoranti, centri commerciali, caffè e trasporti, e introducendo l’obbligo vaccinale per il personale sanitario. La decisione della Francia ha fatto nascere un dibattito sul tema in diversi Paesi, tra cui l’Italia e la Germania.

Green Pass e obbligo vaccinale

Da mercoledì 21 luglio, l’ingresso in diversi luoghi pubblici e privati come bar, musei, ristoranti e centri commerciali, sarà consentito esclusivamente a coloro che possiedono un certificato ‘’COVID-19’’, vale a dire a tutte quelle persone che saranno completamente vaccinate o risultate negative al virus tramite tampone antigenico o molecolare.
Macron ha spiegato che le misure restrittive si sono rese necessarie in seguito alla progressiva diffusione della variante Delta nel Paese:

“Al momento in cui vi parlo”, c’è una “forte ripresa” dell’epidemia legata al coronavirus che riguarda “tutte le nostre regioni”, ha spiegato il capo dell’Eliseo nel tanto atteso annuncio nazionale. ‘’Quando la scienza ci offre i mezzi per proteggerci, dobbiamo usarli con fiducia nella ragione e nel progresso’’, ha continuato, ‘’dobbiamo muoverci verso la vaccinazione di tutti i francesi, perché è l’unico modo per tornare alla vita normale’’.

Il discorso di Macron in diretta. Fonte: ANSA.it

La linea della Francia risulta essere molto chiara anche in merito al personale sanitario: il ministro della Salute francese, Olivier Véran, ha spiegato che chi non si sarà completamente vaccinato entro il 15 settembre non potrà più lavorare né verrà pagato. “Non è un ricatto”, ma una misura necessaria per evitare di “chiudere il Paese”, ha detto il ministro a Bfm-Tv.

La Francia è scettica sulle vaccinazioni

Nonostante l’indiscusso pericolo della sua contagiosità, la variante Delta non è l’unica ragione che motiverebbe la mossa di Macron, dal momento che quest’ultima ben si coniugherebbe con il basso tasso di persone vaccinate, inferiore a molti altri Paesi. La Francia sarebbe infatti considerata uno dei Paesi più scettici al mondo circa l’efficacia dei vaccini.

Una stima del ministero della Salute citata dal quotidiano francese Le Monde indica che al momento sono stati completamente vaccinati 27,3 milioni di francesi, quindi circa il 40% della popolazione complessiva; mentre il 53% ha ricevuto una singola dose del vaccino.
Dati decisamente migliori rispetto a quelli francesi sono riscontrabili in Germania, Spagna, Belgio ed anche in Italia, dove ad essere state completamente vaccinate sono il 45,01% delle persone e circa il 60% ad aver ricevuto almeno una dose.

Il boom di prenotazioni su Doctolib

Nonostante il forte scetticismo, il cosiddetto ‘’effetto Macron’’ ha sortito gli effetti sperati: dopo l’annuncio del presidente sono state registrate circa 20mila prenotazioni al minuto, tanto che Doctolib, la principale piattaforma per la prenotazione degli appuntamenti in autonomia, è andata ad un certo punto offline.

È stato il giorno in cui la Francia ha toccato il record assoluto di richieste di vaccinazioni dall’inizio della campagna, con un totale di 926 mila persone che si sono prenotate in quelle ore per il vaccino anti-Covid, di cui il 65% sotto i 35 anni, giovani che hanno positivamente accolto l’appello presidenziale con il timore di essere tagliati fuori dalla vita sociale.

La curva delle prenotazioni dei vaccini in Francia. Fonte: Huffpost

Secondo il capo di Doctolib, il numero di appuntamenti presi l’altro ieri sono:

“il doppio della giornata record dell′11 maggio e 5 volte in più rispetto a lunedì scorso. Abbiamo registrato sette milioni di connessioni in qualche minuto durante il discorso del presidente”. Il trend “proseguito durante la notte e che continua stamani. Ci sono ancora 100.000 appuntamenti disponibili questa mattina, in particolare, in alcuni grandi centri” della Francia. Per lui, “si crescerà presto a quattro, cinque milioni di iniezioni a settimana”. “In media – ha concluso – ci sono undici giorni tra la prenotazione e l’appuntamento, in questo modo, i francesi che hanno preso appuntamento ieri saranno integralmente vaccinati entro metà agosto o fine agosto”.

Le posizioni di Ue e Germania

Anche l’Ue è intervenuta sul tema obbligo vaccinale, la quale ha ribadito tramite portavoce:

le campagne vaccinali sono competenze nazionali, quindi se siano obbligatorie o meno è una decisione che spetta agli Stati membri”, ricordando in ogni caso l’importanza della vaccinazione come “via d’uscita dalla pandemia” e l’obiettivo dell’immunizzazione del “70% degli adulti”.

Per quel che riguarda invece la Germania, la cancelliera Angela Merkel ha ribadito di non stare programmando la resa obbligatoria della vaccinazione anti-Covid:

Non abbiamo intenzione di procedere sulla strada proposta dalla Francia. Abbiamo detto che non ci sarà un obbligo di vaccino”. La cancelliera ha poi però sottolineato che esiste la possibilità che vi siano nuove mutazioni anche più pericolose, ”già contro la variante Delta l’efficacia dei vaccini è un po’ più bassa”. Bisogna ”continuare a osservare la situazione” anche a livello globale – ha concluso- ricordando che ”finora le varianti sono arrivate in Germania da altri Paesi del mondo”.

Il ”modello Macron”: si accende il dibattito anche in Italia

Le strette francesi contro la variante hanno fatto accendere un dibattito tra favorevoli e contrari anche in Italia. Il modello Macron piace al commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, mentre incontra la forte opposizione del leader leghista Matteo Salvini.

Concordo con Macron sul fatto che la vaccinazione è una delle chiavi per il ritorno alla normalità. Per convincere gli ultimi irriducibili utilizzare il green pass per questo tipo di eventi potrebbe essere una buona soluzione. Potrebbe essere anche una spinta per la vaccinazione”, ha spiegato Figliuolo lunedì al Tg2 Post su RaiDue.

Il generale Figliuolo. Fonte: YouTG.NET

Continua poi dicendo:

“Dobbiamo raggiungere l’80% della popolazione vaccinata per la fine di settembre”, sottolineando “una serie di iniziative, pensiamo alle notte magiche, agli open day, open night, per avere vaccino senza prenotazioni”. “Siamo a 58 milioni di inoculazioni, intorno al 45% della popolazione – ha evidenziato – lo ritengo un dato importante, chiaramente non basta. Dobbiamo intercettare i cosiddetti indecisi, a livello europeo li chiamano esitanti“.

Gaia Cautela

L’Europa verso un “lockdown light”: come stanno affrontando questa seconda ondata i principali Paesi UE

Tutta Europa gradualmente sta richiudendosi come a marzo.

L’impennata nel numero dei contagi delle ultime due settimane rischia di vanificare gli sforzi e i sacrifici che i cittadini europei hanno affrontato dall’inizio di quest’anno e il rischio di un secondo lockdown, totale e generalizzato, si fa sempre più incombente. Tale misura, osteggiata dalle opposizioni e mitigata dalle limitazioni degli ultimi dpcm, sembra essere un’extrema ratio a cui il nostro capo dell’esecutivo ancora non vuole ricorrere preferendo aspettare che i risultati delle misure adottate negli scorsi giorni si palesino.

Dove però le misure di prevenzione e sanificazione già precedentemente in vigore non sono riuscite a rallentare la curva dei contagi ecco che l’intensificazione delle misure di restrizione si è resa necessaria. Solo nel vecchio continente le proiezioni del numero dei contagi hanno raggiunto stime viste precedentemente solamente a marzo: in Francia vi sono 1 milione e 279 mila contagi, in Spagna 1 milione e 136 mila, mentre in Italia e Germania sono a 616.595 mila e 479mila casi. Obiettivo dichiarato di questi quattro Paesi è quello di domare la curva ed eventualmente allentare la stretta nel periodo natalizio in modo tale da non rallentare ulteriormente la ricrescita economica.

fonte: il Corriere della Sera

Francia

Mercoledì sera il presidente Macron ha parlato alla nazione spiegando come dinanzi al peggioramento «esponenziale» della pandemia le misure attualmente in vigore, sebbene utili, non siano più sufficienti.

Un nuovo lockdown nazionale, della durata di un mese, che partirà oggi e durerà fino a dicembre, si è reso necessario per evitare scenari ben più catastrofici. Le scuole resteranno aperte, mentre le attività universitarie subiranno delle restrizioni. Resteranno aperti uffici pubblici, aziende agricole ed alcune fabbriche ma tutti quelli che potranno rimanere a casa grazie allo smart working dovranno farlo. Si potrà uscire solo per andare al lavoro o fare la spesa, con l’autocertificazione. L’obbligo di mascherina viene esteso anche all’interno della propria abitazione se ci si trova in presenza di familiari. Infine, è disposta la chiusura di tutti i bar e ristoranti così come per i negozi.

fonte: Huffington Post

Germania

Per contrastare la diffusione del virus la cancelliera tedesca Angela Merkel ha disposto, d’accordo con i presidenti dei Land, un “lockdown light“. Dal 2 novembre e per almeno un mese i cinema, i teatri, le palestre e altri luoghi di aggregazione sociale rimarranno chiusi. Bar e ristoranti continueranno a lavorare ma solo per il servizio d’asporto. Rimarranno aperti invece i negozi, che dovranno adottare nuove misure di distanziamento: un cliente ogni 10 metri quadrati. Così come in Francia anche in Germania le scuole resteranno aperte. Nei luoghi pubblici inoltre non potranno incontrarsi più di due nuclei abitativi e riunirsi sarà possibile fino a un massimo di 10 persone.

Spagna

Misure di contenimento sono state adottate anche nel paese iberico ma per il momento soltanto a livello regionale. Il premier Pedro Sanchez ha prolungato lo stato d’emergenza di ulteriori sei mesi consentendo però alle regioni di decidere autonomamente se chiudere i confini. Al momento sono sette le regioni che hanno optato per tale misura. Inoltre è attualmente previsto un coprifuoco nazionale dalle 23 della sera alle 6 della mattina successiva. Limitate le riunioni gli incontri, con al massimo sei persone, a meno che non siano conviventi. A Madrid, per fronteggiare i focolai nelle zone più povere, sono state disposte misure restrittive straordinarie per 850 mila persone per 14 giorni. Non è ancora un nuovo lockdown, ma qualcosa che ci assomiglia. Si potrà uscire di casa solo per lavorare, studiare, fare la spesa, e curare le persone malate. Per le strade e alle fermate dei mezzi pubblici ci saranno controlli da parte delle forze dell’ordine e in caso di violazione verranno erogate multe dai 600 euro in su.

Italia

Nel frattempo anche in Italia, che solo ieri ha sfiorato quota 27 mila nuovi contagi, si comincia a sentire l’eco di nuove restrizioni che non escludono un nuovo lockdown.

Si sta, infatti procedendo verso il temuto “scenario 4” prospettato dall’ISS nel documento del 12 ottobre, ovvero una condizione “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo“, dove l’impennata dell’indice di trasmissibilità (RT) supererebbe le soglie del 1,5% in tutte le regioni, provocando difficoltà nell’individuazione di nuovi casi e il collasso delle strutture sanitarie.

Tutte premesse, dunque, che prevederebbero come unica soluzione la limitazione degli spostamenti attraverso la chiusura del comuni e delle regioni

uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali – si legge nel documento – senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.”

Filippo Giletto

 

Migranti ed Ue: Ecco l’accordo dei 28 leader

Dopo 13 ore di negoziazioni estenuanti, alle 4.41 del mattino, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk annuncia l’intesa dei 28 leader politici europei sulla questione migranti. Il risultato è un accordo redatto in dodici punti, che dovrebbe servire ai paesi membri per gestire le nuove ondate migratorie fino alla definitiva, e ormai ampiamente preannunciata, modifica del Trattato di Dublino.

Tra i primi a esultare per il risultato del summit è stato lo stesso premier italiano Giuseppe Conte in prima linea insieme al presidente francese Macron ed al gruppo di Viségrad (alleanza che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), per il sostegno alla distribuzione obbligatoria di tutti i migranti e per una gestione condivisa da parte di tutti i paesi membri degli stessi. Ma si tratta di una euforia che dura poco e che, altrettanto velocemente, mostra quanto questo accordo sia stato, in realtà, deludente proprio per il paese che l’ha maggiormente richiesto, l’Italia appunto. E a mostrare immediatamente il suo velato disappunto è stato proprio il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che durante un’intervista a Radio Capital ha affermato “Non mi fido delle parole, vediamo i fatti”. 

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti

Le richieste fatte dal governo italiano erano sintetizzabili nella riapertura dei porti da parte degli altri paesi europei, la ridistribuzione obbligatoria di tutti i migranti richiedenti asilo – politici ed economici – illegali, e il versamento di capitali a favore del Trust Fund Africa, fondo da utilizzare per una serie di progetti Ue sul suolo africano; ma, in realtà, il risultato è stato completamente diverso: la ridistribuzione avverrà su base volontaria da parte dei paesi che intendono farlo e nei numeri da loro scelti; si useranno i centri chiusi, istituiti volontariamente dai paesi ospitanti, come luogo in cui accogliere i migranti per il periodo necessario allo svolgimento delle procedure di riconoscimento degli stessi. In sintesi, una sconfitta netta, anche se sapientemente velata, da parte della delegazione italiana. A questo va aggiunto inoltre il fatto che l’Italia sia obbligata alla costruzione di questi centri (i famosi hotspot molto criticati dallo stesso Salvini in campagna elettorale), in quanto solo i paesi che presenteranno queste strutture sul proprio territorio avranno accesso alla redistribuzione dei richiedenti asilo.

Risultati immagini per merkel migrantiAd uscirne sollevata è, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel che riesce a strappare agli altri leader la negoziazione sugli accordi dei movimenti secondari, ovvero l’obbligo, da parte del paese che ha compiuto la prima registrazione del migrante, di riprendere sul proprio territorio tutti quegli individui fuggiti sul territorio di un altro stato membro. Con questa decisione, infatti, placa la crisi interna al governo tedesco mossa dal Ministro Horst Seehofer del Csu, dando però, anche in questo caso, un duro colpo all’Italia che è uno degli stati interessati maggiormente da questo fenomeno. Le motivazioni di questa scelta sono state ricondotte al rischio di mandare in crisi Schengen.

Comune a tutti i leader che hanno partecipato al summit è invece la volontà di rinforzare la struttura della Guardia Costiera libica, riducendo in questo modo il numero di interventi necessari al salvataggio dei migranti in mare da parte delle autorità portuali dei paesi europei che si affacciano direttamente sul Mediterraneo.Risultati immagini per migranti

“Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale” ha affermato subito dopo l’uscita dal consiglio il premier Conte, ma ciò che si può comprendere da una prima analisi dell’accordo redatto è proprio quanto la situazione non sia cambiata . Si aspetta quindi di capire quando e come verrà modificato il Trattato di Dublino, sperando che la situazione riesca ad essere gestita nel migliore dei modi per evitare ulteriori e ormai, ahi noi, quotidiane morti inutili nel nostro mare.

Giorgio Muzzupappa