Robot in corsia: come la tecnologia aiuta la medicina

La medicina si avvicina sempre di più al suo obiettivo principale: comprendere ‘’la macchina’’ quasi perfetta qual è il corpο umano e scoprire nuovi modi per poterla riparare. Nel ventunesimo secolo, i robot aiutano medici e chirurghi a compiere tale passo. Messina è l’esempio di come si possa effettivamente arrivare dove l’uomo non può.

  1. La macchina intelligente
  2. Dove si trova?
  3. Come funziona?
  4. Dove possiamo utilizzarlo?
  5. Benefici per i pazienti
  6. Vantaggi per medici e ospedale
  7. Le parole speranzose del DG Mario Paino
  8. Tecnologia Medica
  9. Conclusioni

La macchina intelligente

L’ingegneria medica caratterizza questo campo già dalla seconda metà del ventesimo secolo, rivelando quanto fondamentale sia la sua impronta. Lo dimostra un braccio robotico, presente anche nella nostra città, il quale guida la mano del chirurgo permettendo una precisione del 98,9% negli interventi più delicati, tra cui quelli alla colonna vertebrale.  

Dove si trova?

Questo braccio robotico si trova solo in 4 città in Italia, di cui 3 al Nord Italia: Bologna, Venezia e Torino. Anche l’Azienda Ospedaliera Papardo gode di questa brillante opera ingegneristica. Messina è l’unica città a poter usufruire di questa tecnologia, la quale rende il Papardo un Centro sanitario di eccellenza del Centro-Sud Italia.

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Come funziona?

Il braccio robotico è una delle invenzioni tecnologiche in campo medico più fruttuosa e intelligente mai realizzato. Inoltre, semplifica enormemente interventi che per le capacità e conoscenze limitate del chirurgo sono molto complesse. Il medico segue alcuni step prima di eseguire l’intervento, tra cui l’analisi delle immagini tridimensionali ottenute dalla TAC e l’utilizzo del Gps. La macchina robotica, grazie alle immagini ottenute e alla localizzazione data dal Gps, sa con precisione millimetrica dove operare e posizionare le viti.

Dove possiamo utilizzarlo?

La patologia traumatica, così come quelle neoplastiche vengono interessate dal suo utilizzo. Queste ultime sono trattate, in particolar modo, a livello del sacro e dell’anello pelvico. Il braccio permette di trattare sfaldature dell’osso causate da traumi di una certa intensità e tumori particolarmente aggressivi. Infine, può essere d’aiuto anche nelle malattie degenerative della colonna vertebrale.

Benefici per i pazienti

Questa innovazione rende meno invasivo l’intervento. Il medico spesso deve ricorrere a tagli lunghi e cicatrici che rovinano in alcuni casi l’aspetto estetico del paziente, prolungando notevolmente l’ospedalizzazione. Il robot esegue dei tagli di qualche centimetro, senza sfigurare la pelle e permettendo un recupero veloce. Infatti, può essere dimesso entro 72h dall’intervento.

Vantaggi per medici e ospedale

Il robot costituisce lo strumento ideale per permettere ai giovani medici, soprattutto specializzandi, a familiarizzare con la chirurgia spinale. È possibile ottenere le immagini in 3D da una TAC intraoperatoria molto particolare, un’altra invenzione tecnologica di cui dispone lo stesso Papardo: O-Arm. La macchina ha delle funzioni molto simili a quelle di una TAC, ma emana minori radiazioni, evitando di sottoporre alle stesse gli operatori sanitari. Anche l’ospedale trova numerosi vantaggi, tra cui i costi ridotti. Qualora l’intervento umano non dovesse andare bene, l’ospedale viene sottoposto ad un lungo e tortuoso processo legale. Con il braccio robotico si hanno meno errori e quindi la percentuale di costi riparativi viene diminuita sensibilmente.

Le parole speranzose del DG Mario Paino

Il Direttore Sanitario dell’Azienza Ospedaliera Papardo, Mario Paino, commenta questa innovazione tecnologica:

Gli investimenti in tecnologie come queste, rappresentano l’argine migliore contro la migrazione sanitaria. Ancora troppe persone del Centro-Sud Italia, ogni giorno, salgono su treni ed aerei diretti al Nord per andare a curarsi. Noi invece, pensiamo che trattamenti sicuri e di qualità siano un diritto per tutti e in tutto il Paese. Il Papardo rafforza la propria vocazione all’eccellenza. Personale medico-sanitario altamente formato assieme alle tecnologie mondiali più innovative sono la formula per garantire le cure migliori ai pazienti”.

Tecnologia Medica

Le innovazioni tecnologiche non interessano il solo campo chirurgico. Anche durante la pandemia da COVID-19, i supporti robotici sono stati fondamentali per fornire assistenza a medici e pazienti. Ad esempio, i robot hanno aiutato a pulire e mantenere sterili le stanze, riducendo così la possibilità di entrare a contatto con agenti patogeni. I robot possono aiutare anche nello spostamento di letti, diminuendo notevolmente gli sforzi richiesti dal personale sanitario. Esistono, inoltre, tecnologie disposte di una particolare telecamera: il medico la sfrutta per poter vedere all’interno del corpo del paziente. I macchinari robotici possono anche sostituire parti del corpo.

smartworld.it

Conclusioni

I riscontri positivi vengono confermati anche dai trenta mila interventi eseguiti fino ad ora su scala mondiale, i quali risultati sottolineano l’importanza degli avanzamenti tecnologici in campo medico. L’avvento della Tecnologia e delle Biotecnologie, ci ha consentito di rivoluzionare il mondo medico, permettendo di staccarci dalla medicina classica così come noi la conosciamo.

Con la tecnica gli uomini possono ottenere da sè quello che un tempo chiedevano agli dei. Umberto Galimberti

 Dario Gallo

Per approfondire:

Robotica nel settore sanitario: il futuro dell’assistenza medica –… (intel.it)

Chirurgia vertebrale, al Papardo un sistema robotico rivoluzionario (insanitas.it)

Il braccio robotico del DARPA controllato con il pensiero (video) | SmartWorld

Paralizzati: tornano a camminare grazie ad elettrodi nel midollo spinale

Se questo è un medico

Sono le ore 10:32. Suono. Entro. Chiedo gentilmente: “Buongiorno, sono passata ieri per farmi scrivere le analisi da fare, l’infermiera mi ha detto che sarebbero state pronte oggi…” Con un urlo scimmiesco mi viene risposto da un’ala remota dello studio medico “Sssssiiiiiii gioiaaaaa spetta”.

Arriva la donna di mezz’età che, mentre zoppica verso di me, urla (viva la privacy) “aaaah no gioiaaaa devi passare domani picchi u medico avi a visitare tutti questi quindi non cià fa”. Nel frattempo suona 350 volte il citofono e, con la sua calma, la signora risponde pazientemente ad ogni suonata.

Poiché la prescrizione mi è urgente visto che devo fare le analisi domani, comunico che aspetterò la fine delle visite, per avere queste benedette ricette.
L’infermiera mi illude, viene con delle ricette in mano, almeno 15 volte, ma non sono mai le mie. Penso che me lo faccia apposta. Nel frattempo continua a suonare il citofono.
Chi mi conosce sa che io sono un po’ ipocondriaca, diciamo che mi disturbano le malattie altrui, quindi mi sono seduta in un angolo remoto della minuscola stanzetta. Ho le braccia scoperte, sulle quali si notano i miei tatuaggi, che divengono magicamente l’argomento di discussione di tutti i pazienti nella saletta, con relativi insulti “ah, ma c’è schifo” “ah, pari nira”(?) boh.

Tutti prendono parte alla discussione, tranne una vecchia, brutta e maligna, con gli occhiali da sole al chiuso, che mi fissa, senza mollarmi un attimo. Ottimo. Arriva Michele, visibilmente affetto da un qualche ritardo, poveretto, che mi fa una corte sfrenata, che ho molto apprezzato devo dire. La vecchia continua a guardarmi e accenna un sorrisetto malefico. Suona il citofono, arriva l’infermiera con le ricette, non mie, ovviamente.

Sono le 11:53. Sento un urlo: è la signora cieca col pastore tedesco. Si siede, insulta il cane (non so perché), chiede delle ricette per le analisi, gliele fanno in un nano secondo, se ne va (sempre urlando contro il povero animale).

Essendo rimasta l’ultima ed essendo molto arrabbiata, chiedo abbastanza veementemente a che punto siamo con queste prescrizioni. Mi viene risposto che non sono la figlia della gallina (?) e devo aspettare il mio turno.

Chiedo di poter parlare col medico, questa figura mitologica che urla, dopo un decennio “DIGLI A QUELLO DI ENTRARE”
Passa un sacco dalla chiamata all’ingresso, perché il medico si deve fumare il sigaro (che lascia semi acceso nel posacenere), nel frattempo arriva una tizia che manco è entrata e inizia a sbraitare che lei viene una volta l’anno, che deve parlare col medico e che deve entrare subito perché ha la macchina messa male. Fortunatamente l’infermiera le dice (urlando più di lei) che ci sono io prima. Sta stronza risponde “ma il ragazzo è giovane, può aspettare”. Non rispondo, la guardo malissimo. La povera signora aveva frainteso il silenzio, tanto che, quando si apre la porta del medico, che pare la porta del paradiso, si fionda a molla nel corridoio. Peccato che io sia più veloce di lei, e dunque riesca ad entrare prima, tra le sue malanove.

Mi siedo, aspetto un quarto d’ora che trovi il foglietto con i nomi delle analisi che avevo portato ieri. Il dottore scrive e scrive al computer. Dopo mezz’ora, che digita mi dice “eh mi dispiace ragazzo, ma finiu u ‘nchiostru, passa domani”.
Sembrerebbe lo studio medico di zu’ peppe. Ma siamo in pieno centro e sono le 13:15.

Paola Puleio

“L’opera degli ulivi”: anni di piombo, lotte politiche e faide ‘ndranghetiste

L’autore Santo Gioffrè e i relatori – ©FernandoCorinto, Aula Magna “L. Campagna”, 13 marzo 2019

È stato presentato presso l’Aula Magna “L. Campagna” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, il volume L’opera degli ulivi, di Santo Gioffrè, medico, appassionato di documenti antichi e del mondo ellenico, scrittore di romanzi storici. Hanno moderato l’incontro i professori: Mario Pio Calogero, Luigi Chiara e Giovanni Moschella.

Introduce il discorso Mario Pio Calogero:

“Il libro narra la tragica storia di uno studente universitario calabrese, ambientata a Messina, nel nostro Ateneo ed in un paese della Calabria, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Un periodo caratterizzato da un forte binarismo di ideali, presente soprattutto tra i giovani: studio e impegno politico. Ideali che caratterizzano lo stesso protagonista, Enzo Capoferro. Un romanzo a forte carica ideologica, giustificatorio, se non esaltativo, in contrapposizione all’estremismo di destra, delle violenze rivoluzionarie della sinistra estrema nel ’68 universitario messinese. Il testo è una vera e propria incursione, lucida e asciutta, nei retroscena sommersi di un mondo velato della Messina degli anni di piombo. Ѐ la storia di una Calabria amara, quella ‘ndranghetista, fatta di riti, di convenzioni, di catene che legano i protagonisti ad una società fondata sul vincolo dell’onore e sul patto di sangue, segnata da un destino già scritto, a cui sembrerebbe impossibile sottrarsi. Ove nemmeno l’amore per Giulia, la sua amata, potrà salvarlo.”

In un’atmosfera intima e raccolta il pubblico è sembrato molto attento alle descrizioni illuminanti dei vari relatori.

L’autore, Santo Gioffrè, ha ringraziato i presenti, dimostrandosi soddisfatto per l’organizzazione dell’incontro ed ha fornito ulteriori dettagli della trama, anche di tipo autobiografico.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Proteggi le persone e non i confini. In esclusiva Pietro Bartolo

Domenica 10 giugno il governo italiano non ha concesso l’autorizzazione alla nave Aquarius, facente parte della flotta dell’organizzazione non governativa internazionale SOS Méditerranée, di fare ingresso in un porto italiano. Da lì in poi è successo di tutto.

Le 629 persone a bordo dell’Aquarius, soccorse in sei diverse operazioni di salvataggio e trasferimento sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana, sono state prima rifiutate dall’Italia e poi da Malta, rimanendo per diverse ore a metà strada fra i due paesi. Infine la Spagna si è offerta di accogliere la nave e i migranti nel porto di Valencia.

Il tutto è avvenuto in un clima singolare, in cui il ministro dell’ Interno Salvini ha scavalcato il ministro dei Trasporti ed ha mantenuto una centralità mediatica a discapito di Di Maio e Conte. Una rivendicazione della sovranità nazionale italiana oppure una mossa propagandistica in vista di future elezioni ?

Franza o Spagna purchè se magna diceva lo storico Francesco Guicciardini oltre 4 secoli fa descrivendo l’atteggiamento servile della classe politica italiana del tempo, a disposizione dell’una o dell’altra potenza pur di salvare un minimo di potere entro le mura della propria cittadella. Dopo la decisione presa dal governo spagnolo non tarda ad arrivare una risposta della Francia. Macron: “Dall’Italia cinismo e irresponsabilità”, strappo istituzionale ricucito da una telefonata dello stesso presidente poche ore fa. Insomma un clima concitato, in cui in mezzo a così tanti colpi di scena, c’è una sola certezza: la sofferenza umana.

Le persone a bordo della nave Aquarius sono solo “una goccia nel mare” di questa emergenza migratoria che da anni ormai ha investito l’Europa ed in primis l’Italia. Alcune settimane fa siamo riusciti ad intervistare un grande protagonista di questo fenomeno, il medico responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa: Pietro Bartolo.

Dott. Bartolo, lei è un medico, un ginecologo, insignito di ben due onorificenze della Repubblica Italiana. Che cosa l’ha spinta a fare il medico?

Ho deciso di studiare Medicina perché da piccolo a Lampedusa non avevamo la possibilità di curarci a pieno, talvolta vedevo persone morire perché non c’era la possibilità di arrivare in un ospedale. Non c’erano mezzi di soccorso adeguati, personale medico sufficiente, c’era un solo dottore che cercava di sopperire a tutte le mancanze. L’ho fatto perché volevo aiutare la mia gente.

Come mai proprio il Ginecologo?

Sempre da bambino mi capitava spesso di vedere delle piccole bare bianche, così chiedevo a mia madre cosa fosse successo e lei mi rispondeva che c’erano state complicanze fatali durante il parto, talvolta anche per la madre. Così decisi che dopo la laurea avrei intrapreso la specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia. Invece di rimanere a Catania, dove sicuramente avrei avuto un futuro roseo come quello dei miei colleghi, ho deciso di tornare tra la mia gente per aiutarla.

Nel 2016 “Fuocoammare” vince L’Orso d’oro a Berlino con lei protagonista del documentario. Lo scorso settembre esce il suo libro “Lacrime di sale” che ha vinto il Premio Brancati. Si trova a suo agio nelle vesti di testimone e divulgatore del fenomeno migratorio?

Si, mi trovo bene a fare il divulgatore perché prima di tutto lo vedo come un mio dovere. Penso sia giusto farlo al fine di far cadere tutti quei pregiudizi nei confronti di queste persone. Bisogna sensibilizzare per far capire che siamo tutti uguali. Gli immigrati sono esseri umani esattamente come noi. Da due anni  vado in giro per l’Europa e lo faccio a discapito della mia famiglia, utilizzo le mie giornate libere per portare alla cronaca la mia testimonianza. Lo faccio perché ci credo e perché sono fiducioso che questa storia andrà a finire bene. Deve andare a finire bene.

Perché secondo lei è così difficile accogliere i migranti in Italia e nel resto d’Europa nel modo in cui lo fa Lampedusa?

Perché deve cambiare la società. Bisogna essere più umani e riuscire  a capire che l’altro non è un alieno, non è diverso, non è un mostro ma è una persona che ha avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato del mondo ed oggi cerca di vivere una vita più dignitosa. A Lampedusa abbiamo un grande murales dove abbiamo scritto “Proteggi le persone e non i confini”.

Lei, invitato dal movimento “Liberi e uguali” ha prima accettato e poi rifiutato la candidatura alle politiche del 2018. Quale sarebbero state le sue richieste in caso di una eventuale elezione?

Con la sensibilizzazione possiamo diffondere il messaggio, ma è la politica che fa cambiare veramente le cose. Una scienza sublime quando è al servizio del popolo e non rivolta verso i propri interessi privati (la poltrona).  Sicuramente avrei chiesto l’abolizione del decreto Minniti-Orlando e della legge Bossi-Fini. Noi in quanto popolo emigrato sappiamo cosa significa essere migranti, spero quindi che questo sentimento di solidarietà e di accoglienza cresca nel nostro paese. Comunque va detto che noi siamo più bravi di altre nazioni che non fanno onore a questa Unione Europea che ha basato la fondazione su valori fondamentali quali l’accoglienza, la solidarietà, la libera circolazione ed il rispetto dei diritti umani. Oggi rimane solo un’Europa economica e manca invece l’Europa sociale.

In questi anni ha visto cose orribili che l’hanno colpita nel profondo ed oggi le danno gli incubi la notte. Ha visitato e curato, con un normalissimo stipendio, più di 300000 migranti da quando è iniziato il fenomeno migratorio. Chi glielo fa fare? È un senso di dovere professionale, oppure una volontà personale?

Mai avrei pensato di dover affrontare un fenomeno migratorio di questa portata. L’ho fatto fin dal primo momento, insieme ai miei collaboratori e insieme a tutta Lampedusa. Mi sono occupato a pieno di queste persone perché li considero come i miei lampedusani. Lo faccio perché fa parte del mio carattere, perché mi fa sentire un uomo libero…mi fa sentire un vero uomo. È giusto farlo ed è una mia responsabilità ed un mio dovere, ma dovrebbe essere dovere di tutti gli uomini aiutare chi ha bisogno. Credo fermamente che questi siano i valori fondamentali che danno un senso alla nostra vita.

Avendo intervistato il Dott. Bartolo prima dell’insediamento del nuovo governo, non abbiamo potuto rivolgergli domande sulle politiche dell’accoglienza previste nel contratto di governo. Bartolo ha però rilasciato una dichiarazione tramite Adnkronos sulla vicenda Aquarius.

Il braccio di ferro “lo facciano con l’Unione Europea, non sulle pelle di 600 povere persone, tra cui molti bambini e molte donne […]. Stiamo vedendo cose che non hanno né testa né coda, spero e mi auguro che il nuovo governo faccia qualcosa di positivo. Il premier Conte è bene che faccia il premier senza farsi influenzare da nessuno e che possa intraprendere una strada diversa”.

Alessio Gugliotta