Daredevil: Rinascita – La serie Marvel di cui avevamo bisogno

I primi episodi della nuova serie Marvel sono promettenti, Charlie Cox e Vincent D’Onofrio offrono prove convincenti, con interessanti prospettive per i rispettivi archi narrativi, ma aspettiamo conferme dagli episodi successivi. Voto UvM: 3/5

Daredevil: Rinascita è una delle serie più attese del Marvel Cinematic Universe (MCU), segnata dal ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock/Daredevil e di Vincent D’Onofrio come Wilson Fisk/Kingpin. La serie, destinata a Disney+, promette di rilanciare il personaggio dopo la popolare serie Netflix Daredevil (2015-2018).

1. Il ritorno di Matt Murdock

2. La trama dei primi episodi

3. Una serie in cerca di conferme

4. Quale futuro?

5. Conclusioni

Il ritorno di Matt Murdock

Annunciata inizialmente come serie di 18 episodi, la nuova avventura televisiva di Matt Murdock nasce come tentativo di portare all’interno del MCU i personaggi del franchise di Netflix. I Marvel Studios tuttavia, non soddisfatti del risultato, hanno deciso di resettare la produzione e di riscrivere il progetto.

La serie, che ha debuttato su Disney+ il 5 Marzo con i primi due episodi è a tutti gli effetti la prima parte di un progetto diviso in due stagioni da 9 episodi, con una struttura narrativa a metà tra narrazione episodica e macro-trama orizzontale. E la puntata pilota sembra quasi un’estensione dell’ultima stagione dello show targato Netflix non solo per quello che succede ma per il suo valore produttivo, per la regia audace, per le scelte visive coraggiose. Sia perciò chiaro che questo vecchio-nuovo Daredevil è un soft-reboot che vuole apertamente citare le atmosfere mature e violente del franchise di Netflix.

Daredevil
Matt Murdock a.k.a. Daredevil – © Disney Plus

 

La trama dei primi episodi

Sicuramente l’intento di questa serie è sfruttare quanto di buono fatto dalla serie Netflix e sembra che i presupposti siano molto buoni. La serie riprende dunque le fila di un discorso interrotto anni fa e continua a farci seguire le avventure di un avvocato non vedente con abilità potenziate in quel di New York. E la storia, anche fumettistica se volete, del personaggio è proprio questa: una carriera professionale e uno studio legale da portare avanti e una lotta per la giustizia che va combattuta anche fuori dalle aule di un tribunale.

Tutto converge nell’incontro-scontro, inizialmente dialettico, tra Matt Murdock e il suo arcinemico storico, Wilson Fisk. Ottimo in tal senso il lavoro di entrambi gli interpreti, di Cox come di Vincent D’Onofrio, che danno solidità emotiva ai rispettivi archi narrativi.

Daredevil
Matt Murdock (Charlie Cox) e Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) in una scena del primo episodio – © Disney Plus

 

Una serie in cerca di conferme

Anche l’azione è in linea con il precedente in casa Netflix. Non si è commesso l’errore di ridimensionare la solida componente action, né di annacquarne lo spirito crudo e cupo con un approccio più leggero. Non nei primi episodi almeno, in cui abbiamo almeno un’ottima sequenza di combattimento: è azione dura, solida, tangibile, che mette i personaggi al centro e fa sì che lo spettatore possa partecipare emotivamente.

Insomma un inizio più che promettente, che però ci riserviamo di valutare di settimana in settimana, tenendoci per ora cauti sul giudizio complessivo. Infatti, salvo poche eccezioni, sono poco le serie tv del MCU ad aver mantenuto i buoni propositi mostrati coi primi episodi. Se la qualità dovesse confermarsi quella dei primi episodi, saremmo senza ombra di dubbio di fronte ad uno dei migliori prodotti Marvel degli ultimi anni. L’obiettivo dev’essere quindi mantenere la qualità narrativa e l’approfondimento dei personaggi.

 

Quale futuro?

L’integrazione di Daredevil nel MCU apre a numerose possibilità narrative. Matt Murdock potrebbe apparire in altri progetti legati a New York, come Spider-Man 4 o i futuri film dedicati agli Avengers. Inoltre, il ritorno di Kingpin potrebbe portare a una rivalità su scala più ampia, magari collegata a un adattamento di Shadowland o altre storie del lato più urbano e “grounded” dell’MCU.

Certo è che i Marvel Studios stanno puntando molto su questa serie tv, il cui obiettivo è evidentemente risollevare le sorti del franchise dopo il fenomeno della Marvel Fatigue, che potremmo spiegare come un periodo in cui i Marvel Studios hanno anteposto la quantità alla qualità dei prodotti. Chiara conseguenza di ciò è stato un allontanamento di molti fan di lunga data ed una perdita di appeal di questi prodotti.

Daredevil
Charlie Cox, Deborah Ann Woll e Elden Henson in una foto dal set – © Disney Plus

 

Conclusioni

Questa serie ha tutte le carte in regola per riportare in auge uno dei personaggi più amati della Marvel, offrendo una nuova prospettiva sulla sua vita e le sue battaglie. Tuttavia, le sfide produttive e il cambio di rotta creativo avvenuto nella scrittura della serie rappresentano un’incognita significativa.

Se i Marvel Studios riusciranno a trovare il giusto equilibrio tra innovazione e rispetto per il materiale originale, questa serie televisiva potrebbe diventare una rinascita per Daredevil che va oltre il titolo, un punto di riferimento per le future serie TV del MCU. Anche i fan sperano in un prodotto che sappia coniugare azione, dramma e quel tocco di realismo crudo. Insomma, tutto ciò che ha reso il Diavolo di Hell’s Kitchen un’icona della televisione e dei fumetti.

Questi primi episodi lasciano quindi soddisfatti per come la serie si ricollega, narrativamente e tematicamente, a quanto visto in passato. Allo stesso tempo traccia una linea per poter costruire anche qualcosa di nuovo. Siamo ancora cauti nel giudizio complessivo, ma speranzosi per i segnali positivi sia sul fronte delle interpretazioni, che della scrittura dei personaggi e la costruzione delle sequenze d’azione. Potrebbe essere la serie Marvel di cui avevamo bisogno?

 

Pietro Minissale

Deadpool & Wolverine: il nuovo film sull’eroe “chiacchierone”

Se non fosse per alcune citazioni metafumettistiche e metafilmiche, “Deadpool & Wolverine” altro non sarebbe che una nuova “superhero fatigue” da aggiungere alla lista dei film-flop targati Marvel. – Voto UVM: 4/5

 

Deadpool & Wolverine è un film del 2024 co-prodotto, co-scritto e diretto da Shawn Levy. È il terzo dedicato al mercenario chiacchierone della Marvel (i primi due erano slegati da questo universo e realizzati dalla Fox, prima che venisse acquistata dalla Disney).

I protagonisti della pellicola sono Ryan Reynolds, anche co-sceneggiatore e co-produttore, e Hugh Jackman, rispettivamente nei panni di Deadpool e Wolverine.

Sinossi alla Deadpool, anzi, alla Wolverine…

Sono passati sei anni dagli eventi del secondo film e Wade Wilson ha abbandonato il ruolo di Deadpool per vivere una vita tranquilla. Ma un giorno, la Time Variance Authority (rimandiamo alla nostra recensione della serie su Loki!) rapisce Wade comunicandogli che la sua linea temporale è in pericolo e rischia la cancellazione.

Wade riprende i panni di Deadpool e viaggia tra le varie linee temporali alla ricerca del “giusto” Wolverine in grado di aiutarlo. Purtroppo (o per fortuna) si imbatte in un Wolverine diverso da quello che conosciamo noi.

Deadpool e Wolverine litigano. Fonte: Disney
Deadpool e Wolverine litigano. Fonte: Disney+

È davvero la fine dei supereroi? Lo dice il “merc with a mouth” 

Tuttavia, urge ricordare ai dirigenti Disney che non basta un solo film a risollevare le sorti di un Marvel Cinematic Universe ormai a pezzi. Dopo Avengers: Endgame, sono stati tanti i film che hanno ricevuto recensioni negative sia dalla critica che dal pubblico. Flop al botteghino, fan delusi, universi sempre più espansi e complicati: è davvero la fine dei supereroi?

Se non fosse per l’effetto nostalgia e per alcune citazioni metafumettistiche e metafilmiche (incluse le considerazioni ironiche del personaggio-Deadpool sulla scarsezza artistica dell’attore-Reynolds e i rimandi alla dolce metà di quest’ultimo: Blake Lively), Deadpool & Wolverine altro non sarebbe che una nuova “superhero fatigue” da aggiungere alla lista dei film-flop (o, in questo caso, semi-flop) targati Marvel.

Wolverine e Deadpool in azione
Wolverine e Deadpool in azione. Fonte: Disney+

Un film da guardare a cervello spento? Senti chi parla!

Deadpool & Wolverine è un film che, per certi aspetti, riprende lo stile di Spider-Man: No Way Home: trama fragile e piena di fan-service. Non aggiunge nuovi pezzi al grande puzzle della Marvel. E menomale! Più che un cineuniverso crossmediale ormai sembra aver preso la piega di uno di quei corsi d’aggiornamento in cui non puoi permetterti di saltare un appuntamento. (Per nostra fortuna Deadpool è nato a “casa Fox”).

Nonostante tutto, la Disney non snatura lo stile e le caratteristiche del personaggio-Deadpool, conservando anche quella sua autoconsapevolezza metanarrativa che lo porta a sfondare la cosiddetta quarta parete. Anzi, la Disney porta sul grande schermo un film violento, divertente, scurrile, satiresco. Insomma, vietato ai minori, e la cosa non dispiace affatto!

Deadpool e Wolverine
Deadpool e Wolverine con il nuovo arrivato: Dogpool. Fonte: Disney+

Ryan Reynolds e Hugh Jackman? Una coppia da “sballo”

Pur mantenendo invariato (o quasi) il carattere di Deadpool, l’aggiunta di Wolverine dona al film una nota malinconica. Non è il Logan che ha reso celebre Hugh Jackman. Questo nuovo Wolverine (che non si vergogna ad indossare la tuta degli X-Men!) ha un peso sulle spalle, e con questo non ci ha ancora fatto i conti.

Ryan Reynolds e Hugh Jackman funzionano bene insieme e la loro “diversità”, – caratteriale e professionale, – ha permesso l’osmosi ideale tra i due archi narrativi (perfettamente bilanciati tra loro).

Quello di Shawn Levy è sicuramente uno dei film dell’anno, ottimo per passare una serata spensierata al cinema!

 

Giorgio Maria Aloi

Madame Web: un incubo ad occhi aperti

Madame Web, il cinecomic di cui nessuno aveva bisogno. – Voto UVM: 1/5 (voto motivazionale perchè il film ha le capacità, ma non si applica!)

 

Guardare un film al cinema è sempre una buona idea. L’esperienza del grande schermo è ineguagliabile e si sostengono anche preziose attività messe ormai in ginocchio dallo streaming e i loro infiniti cataloghi da consumare comodamente dal divano di casa. Che il film sia di tuo gradimento o meno, rimane comunque un’esperienza piacevole.

A volte però, l’imbarazzo è talmente evidente che, sebbene armati di positività e indulgenza, proprio non si riesce a trovare nulla di buono in quelle due ore e mezza passate in sala: in poche parole, capita che i cinema passino film come Madame Web…

Un cinecomic apparentemente “normale”

 

Madame Web
Dakota Johnson in una scena del film. Fonte: Sony Pictures

Concepito come spin-off della serie legata a Spiderman, e girato da S. J. Clarkson, il film vede nel proprio cast attori e attrici di spicco come Dakota Johnson (nota per il suo ruolo nella serie di film Cinquanta sfumature), Sidney Sweeney (Euphoria e The White Lotus) e Tahar Rahim (Il profeta).

Il film si incentra sulle vicende di Cassandra Web, figlia di Constance Web, una ricercatrice che, come viene mostrato nelle prime scene, decenni prima si ritrovò in Perù a studiare una specie di ragno dalle potenziali proprietà curative. Tuttavia la ricercatrice è vittima di una trappola tesa dal suo stesso collaboratore Ezekiel per cui viene mortalmente ferita e lasciata in mezzo alla foresta. Costance era in quel momento incinta di Cassey. Per sua fortuna la neonata viene salvata dall’autoctona tribù dei Las Arañas. Questi le praticano una forma di medicamento con la puntura del ragno dalle proprietà curative, donando alla bimba dei superpoteri che le rimarranno sconosciuti fino all’età adulta.

La scena si sposta così al 2003. Qui ritroviamo Cassey nei panni di una paramedica a New York, la quale dopo un incidente quasi fatale ha le prime rivelazioni sul suo superpotere: vedere nel futuro. Questo privilegio le consente di salvare la vita a tre ragazzine che sono nel mirino di Ezekiel, il collaboratore in Perù della madre Constance. In qualche modo non svelato nel film, Ezekiel sa che verrà ucciso dalle ragazzine che nel futuro acquisiranno dei superpoteri, come peraltro svelato dal finale.

Lo sviluppo narrativo…inevitabilmente comico!

 

Una scena del film. Fonte: Sony Pictures

Leggendo la trama sembrerebbe un film sui supereroi come tanti altri, in linea con gli standard narrativi della Marvel. Ciononostante, lo sviluppo della narrazione è talmente incoerente e illogico da diventare quasi ridicolo. Lascia abbastanza a desiderare anche la performance attoriale: un mero esercizio mnemonico.

Ma entriamo un po’ più nei particolari. In primis il superpotere della nostra Madame Web: da copione lei dovrebbe essere capace di “vedere” nel futuro, ma dal film sembra invece che il suo vero potere sia quello di rubare auto in giro per la città e di sfondare muri.

C’è poi il trio per eccellenza stereotipato dai cinecomics: l’outsider, l’alternativa e la ribelle, le quali vengono rapite senza opporre alcuna resistenza. E come non parlare poi dello scontro finale, in cui Cassey e le ragazzine affrontano Ezekiel, in una battaglia all’ultimo “petardo” su una grande insegna della Pepsi (che quasi quasi è lei la vera protagonista del film). E sarà proprio in questo frangente che la nostra supereroina “da quattro soldi”, scoprirà di avere una nuova capacità: la moltiplicazione corporea.

Conclusioni “affrettate” ma (dato il film) sufficienti…

Madame Web è uno di quei titoli per i quali, a fine proiezione, lo spettatore vorrebbe che gli restituissero i suoi soldi. Giusto per rispetto. A maggior ragione se si pensa alla cifra spesa per la produzione del film: ottanta milioni di dollari (circa).

Ma a questo punto, l’unica cosa da chiedersi è: non sarebbe stato meglio darli in beneficienza?

 

Francesco D’Anna

6 easter egg che nessuno ha colto in Marvel’s Spiderman 2

Lo scorso 20 Ottobre è stato rilasciato il secondo capitolo sullo Spiderman di Insomniac Games. Questa nuova serie rilanciata da Sony come esclusiva per Playstation ha stupito tutti sin dall’annuncio del suo primo capitolo nel lontano 13 Luglio 2016.

Questo nuovo Marvel’s Spider-man 2 ha rinnovato l’attenzione per le sue meccaniche di gioco ma soprattutto per la narrazione e la costruzione di personaggi dalla caratterizzazione molto solida. Nonostante ciò, la narrazione strizza l’occhio agli appassionati dell’Uomo Ragno sia dal mondo fumettistico che quello videoludico. Si tratteranno i riferimenti a quest’ultima partendo dai titoli 3D pubblicati nella fine degli anni 90 proprio per la prima Playstation.  Alcuni dei punti che seguiranno saranno spoiler della trama di Marvel’s Spiderman 2.

Spiderman: gli scontri con Venom e Lizard

La presenza del simbionte Venom era stata confermata fin dal primo teaser trailer e ci saremmo aspettati qualche rimando al passato videoludico. Il titolo più iconico a dargli maggiore importanza fu Ultimate Spider-man pubblicato nel 2005. La cosa interessante di questo titolo fu proprio la possibilità di poter controllare il famoso mostro nero. Lo stesso accade nell’ultimo titolo sviluppato da Insomniac Games dove è possibile sprigionare tutta la sua furia distruttiva.

Altro villain menzionato negli scorsi trailer è stato l’alter ego del dottor Connors, ovvero il rettile Lizard. Nella storia dei videogiochi è sempre stato un boss molto abile. Il suo terreno preferito di gioco è sempre stato sotto i grattacieli della città, la fogna di New York. Lo scontro tra i due è stato ideato originariamente nella prima versione di Spider-man – The Game per la storica prima Playstation. Da allora più volte è stato riproposto lo stesso scontro. Ricordiamo il terzo tie-in sullo Spider-man 3 di Raimi (nelle generazioni PS2 e PS3) dal quale Marvel’s Spider-man 2 riprende molte soluzioni narrative (infatti ci saremmo aspettati un po’ più di originalità).

Spider-man con il costume nero e Lizard. Immagine estrapolata dal trailer. Fonti: Playstation Italia, Sony.

La stanza degli specchi di Mysterio

Quando non c’era il raytracing, gli specchi nei videogiochi andavano bene lo stesso. Ne è la prova Spiderman 2 – The Game ( nelle piattaforme PS2, Xbox 360) nel primo utilizzo della stanza degli specchi. In questo capitolo il Mysterio che ci viene presentato è molto più audace e ci mette davanti ad un livello molto divertente e atipico. La stanza presentata nel recente capitolo su PS5 prende solo l’idea di base ma ne stravolge totalmente i meccanismi di “disorientamento”. Anzi, le dinamiche di gioco sembrano ispirarsi allor più ad un match di Guitar Hero.

Fuga dal laboratorio di ricerca e scontro al Times Square

Tornando a Venom, il suo background in Marvel’s Spiderman 2 è stato costruito in modo da mettere alle strette Peter Parker sia come eroe che come uomo. Il simbionte nasce direttamente nei laboratori della OsCorp. Da qui cerca di scappare e viene seguito fino al Times Square dove altre forze ostili andranno a scontrarsi con l’alieno nero. Anche qui Insomianc ha dimostrato di tenere a cuore al vecchio Ultimate SM dove le ambientazioni sono le medesime.

Oscillazioni meno arcade per una fisica più realistica

Per molti amatori della serie di videogames sul Ragno, il gioco più riuscito è il tie-in Spiderman 2, dove la fisica ha subìto un’importante svolta. Per la prima volta le oscillazioni non sono scriptate (seguono andamenti prestabiliti), ma è possibile agganciarsi con la ragnatele su qualsiasi palazzo o oggetto (persino elicotteri che circolano per la città). In questo modo il sistema permetteva numerose acrobazie, ma la spettacolarizzazione veniva meno poiché era semplice perdere il controllo e sbattere sui muri.  Nel primo Marvel’s Spider-man questo problema era stato totalmente eliminato portando il focus sulla fluidità delle oscillazioni. Eppure per il sequel gli sviluppatori hanno introdotto nelle impostazioni la possibilità di dare maggiore peso alla realtà fisica anziché alla fluidità, lasciando al giocatore l’arduo compito di prendere i muri con “stile”.

Immagine promozionale. Fonti: Donanimhaber, Sony

Spiderman: New York simbiotica

In Marvel’s Spider-man 2 l’introduzione di Venom ha generato immancabilmente l’invasione della città del simbionte: l’escamotage per infettare la città è stata molto furba. Tornando ai riferimenti, l’idea di una New York “simbiotica” è stata già usata per il titolo SM: Il Regno delle Ombre. La cosa interessante è come nelle storie del fumetto non sia mai stata concepita da Venom l’idea di invadere il mondo; eppure nel mondo videoludico questa funziona alla perfezione. Un plauso ad Insomniac Games per la scrittura della sceneggiatura. Segnaliamo anche una missione secondaria dove un pianoforte intonerà la colonna sonore del suddetto videogioco.

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Peter Parker (a sinistra) e Miles Morales (a destra). Immagine promozionale di Marvel’s Spider-man 2. Fonti: Sony, GameStop

Super attacchi in coppia

Dopo il titolo stand-alone dedicato a Miles Morales, era chiaro l’intento di rendere giocabili entrambi gli eroi. Infatti nell’ultimo capitolo questo avviene con le stesse meccaniche di scambio dei protagonisti di Grand Theft Auto V. Infatti lo scambio avviene in tempo reale, quindi ci troveremo a prendere il controllo dell’altro eroe mentre si trova dall’altra parte della città a fare altro.

Al contempo è possibile trovarsi la controparte nelle vicinanze e nel caso di uno scontro con una banda di criminali potremo ricevere supporto nel combattimento. Questo permette di eseguire degli attacchi finali in coppia, dando il via a spettacolari coreografie uniche e ben gestite dalla telecamera. Una meccanica molto simile è stata proposta per la prima volta nel videogioco Spiderman: Amici o nemici, dove il gameplay era totalmente incentrato sul controllo in tempo reale di uno degli eroi scelti per il livello da affrontare. Anche qui gli  attacchi finali vengono eseguiti in coppia e propongono una estesa varietà di attacchi per stendere al tappeto quanti più nemici.

Spiderman: un tributo al passato

Ci sarebbero moltissimi altri riferimenti al passato videoludico di questo eroe così prolifico nella storia del gaming.  Ma, tra alti e bassi, questo nuovo capitolo non pecca in originalità utilizzando strategie narrative che combaciano perfettamente con il divertimento associato al gameplay. Quindi ci auspichiamo che le prossime uscite mantengano tesa la tela del ragno esattamente come le aspettative dei suoi fan.

Salvatore Donato

The Flash: anche la DC arriva nel Multiverso ma è un fallimento!

The Flash
The Flash: un film godibile per passarsi un paio d’ore ma che allo stesso tempo lascia qualche delusione. – Voto UVM: 2/5

 

The Flash è un film DC del 2023 appena arrivato nelle sale cinematografiche. Il film è diretto da Andy Muschietti ed è appartenente al DC Extendend Universe (DCEU) iniziato nel 2013 con Man Of Steel (L’Uomo D’Acciaio). È il primo film stand-alone del Velocista Scarlatto ed ha come protagonista Ezra Miller. Nel cast sono presenti anche Michael Keaton, Sacha Calle, Michael Shannon, Ben Affleck, ecc.

Trama

Barry Allen/Flash (Ezra Miller) scopre che con la sua velocità può tornare indietro nel tempo ed ha intenzione di cambiare il passato, per evitare che si verifichi una tragedia che lo ha segnato. Il suo amico Bruce Wayne/Batman (Ben Affleck) cercherà di farlo ragionare ma Barry non lo ascolterà.

La manipolazione del tempo da parte di Barry porterà ad una collisione di diversi mondi paralleli e farà si che il protagonista si ritrovi in un universo in cui non esistono i Metaumani.

Come se non bastasse è minacciato dal Generale Zod (Michael Shannon), il villain che Superman ha sconfitto nel suo mondo. Solo che in questo, Superman non è mai arrivato sulla Terra. Barry cercherà di fermarlo e, visto che non esistono i membri della Justice League che conosce, si ritroverà degli alleati inaspettati: un Batman (Michael Keaton) diverso da quello che conosce e ritirato a vita privata, Supergirl (Sacha Calle), cugina di Superman e un’altra versione di sé stesso con i suoi stessi poteri

The Flash: il migliore film della DC?

Assolutamente no! La frase “The Flash è il miglior cinecomic DC, al pari del Cavaliere Oscuro” si è rivelata un’esagerazione, una strategia di marketing fallimentare.

The Flash è un film che se viene preso così com’è può rivelarsi un prodotto d’intrattenimento buono giusto per passarsi due orette e mezza. È un film divertente, abbastanza coinvolgente, a tratti drammatico e che lascia un bell’insegnamento.

“Le nostre ferite ci rendono chi siamo. Non dobbiamo tornare indietro a sistemarle. Non farti definire dalla tua tragedia”.

La frase detta dalla versione di Batman interpretata da Ben Affleck racchiude ciò che insegna questo film. Ed è proprio da qui che Barry parte per tentare di cambiare il passato ma questo porterà ad un impatto non indifferente per il Multiverso.

Un altro film sul multiverso?

Da un po’ di tempo a questa parte, quella del multiverso è una delle tematiche principali di molte case di produzione. Se n’è appropriato, con non poca fatica, il Marvel Cinematic Universe, ad esempio, con Ant-Man And The Wasp Quantumania (qui la mia recensione); è presente nella trama del premio Oscar 2023: Everything Everywhere All At Once (ne parliamo qui), riuscendo a sorprendere (o meglio, “sconvolgere”) il pubblico.

Anche la DC, ora, è entrata nel Multiverso e tutto sommato lo fa discretamente, dando delle spiegazioni piuttosto sensate e ripescando alcuni volti iconici della storia del cinema che faranno riaccendere la nostalgia alle vecchie generazioni.

I camei presenti…FAN SERVICE?

E qui ci si avvicina ad un enorme paradosso: nonostante The Flash insegni che il passato fa parte dell’uomo e che è fondamentale superarlo per andare avanti, nello stesso film si punta anche ad un effetto nostalgia ripescando personaggi che hanno fatto la storia dei cinecomics.

Per esempio, il Batman di Michael Keaton: chi è nato e cresciuto negli anni 80 e 90, ricorda i due film di Tim Burton molto fumettistici, con le colonne sonore di Danny Elfman e con un protagonista come Keaton che si è saputo calare nel personaggio ed ancora oggi, ci riesce. I fan noteranno di sicuro il citazionismo ed allo stesso tempo, altri penseranno che sia un Fan-service non necessario.

Non è questo il caso, perché il ruolo di Keaton è contestualizzato. Interpreta un Batman stanco, maturo ma allo stesso tempo demotivato. Sarà l’arrivo di Barry che gli farà ritrovare la motivazione per uscire dalla sua bat-caverna.

Allo stesso tempo e nonostante appaia solo per pochi minuti, anche il Batman di Ben Affleck fa la sua bella figura, sia nelle scene action coinvolgenti che nei dialoghi. Si presenta come una figura più equilibrata e più saggia rispetto al Batman di Keaton. Peccato per il suo limite di tempo!

Entrambi si presentano al pubblico con due versioni di Batman interessanti e rientrano nella natura del personaggio nonostante il passato simile e la storia differente. Ma la presenza dei due Batman non toglie il piacere di vedere altri camei inaspettati di personaggi amati dal pubblico.

The Flash
Poster del film “The Flash”. Prodotto da: DC Studios.

Ne vale la pena?

Il film è “godibile” ma presenta dei difetti che rendono impossibile chiudere un occhio. Per via dei lunghi tempi di produzione, del continuo aumento del budget per la realizzazione del film, delle modifiche della sceneggiatura, dei passaggi di ruolo dei pezzi grossi della Warner e dei problemi psicologici (e legali) dell’attore protagonista, si vede che la pellicola è stata soggetta a vari cambiamenti.

Ma non può essere questa una giustificazione: basti guardare la pessima CGI!

Allo stesso tempo, però, ci sono dei pregi come la colonna sonora, una regia gestita abbastanza bene da Muschietti e la buona scrittura di personaggi come i due Batman e la Supergirl di Sacha Calle.

Il protagonista Ezra Miller, invece, se la cava nel suo ruolo, ma certe volte è fin troppo sopra le righe.
Se non ci si fa aspettative è un film divertente che però, viste le dichiarazioni recenti, ha lasciato delle delusioni.

Quale sarà il futuro della DC?

Oltre ad averlo etichettato come il miglior film della DC dai tempi del Cavaliere Oscuro (anche meno!), il neo-presidente dei DC Studios James Gunn ha dichiarato che “The Flash” sarebbe stato una sorta di soft-reboot per “chiudere” il vecchio universo condiviso dei personaggi DC che si è visto negli ultimi anni e gettare le basi per quello nuovo che sarà gestito da Gunn stesso.

Ebbene, non è così. Il finale è strano e non apre a nessun reboot. Inoltre, c’è dell’amaro in bocca per via della scarsa gestione del vecchio universo nei confronti di tutto quel potenziale sprecato!

Staremo a vedere, in futuro, cosa Gunn avrà in serbo per noi!

 

Giorgio Maria Aloi

Guardiani Della Galassia Vol. 3: miglior film del MCU?

L’ultimo film sui Guardiani Della Galassia? Uno dei più riusciti del MCU, con un finale di una trilogia riuscito ed emozionante, ma un po’ scontato. – Voto UVM: 4/5

 

Guardiani Della Galassia: Vol. 3 è un film del 2023 scritto e diretto da James Gunn (noto per aver diretto anche i primi due film dei Guardiani Della Galassia e “The Suicide Squad”, il film uscito nel 2021). E’ il trentaduesimo film realizzato dai Marvel Studios e secondo film della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe (MCU).

E’ il terzo ed ultimo capitolo della trilogia incentrata sui Guardiani Della Galassia. Nel cast sono presenti: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, Vin Diesel, Bradley Cooper, Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Sylvester Stallone.

Trama

E’ passato del tempo dalla sconfitta di Thanos avvenuta in Avengers Endgame e i Guardiani Della Galassia (Peter Quill, Nebula, Rocket, Drax, Mantis, Groot, Kraglin e Cosmo) cercano di rendere più accogliente la loro base: Ovunque. Star-Lord è ancora giù per la perdita di Gamora, nonostante lei sia viva. Quest’ultima è proveniente da una linea temporale differente e non ha alcun ricordo di Peter Quill e dei Guardiani. Ad un tratto, vengono attaccati da un essere misterioso di nome Adam Warlock e dalla battaglia ne esce ferito Rocket.

Purtroppo non riescono a curarlo, perché è stato installato sul procione un sistema di sicurezza che ne impedisce ogni alterazione. C’è solo un modo per salvarlo: andare a cercare il creatore di Rocket, l’Alto Rivoluzionario. Inizierà così una nuova missione dei Guardiani, che porterà loro alla scoperta delle origini di Rocket ed a cercare di salvare la Galassia da un diabolico piano architettato dallo stesso Alto Rivoluzionario.

La degna conclusione della trilogia dei Guardiani Della Galassia?

Si. L’incredibile viaggio dei Guardiani Della Galassia iniziato nel 2014, si è concluso come meritava e perfettamente in linea con i protagonisti e con la loro storia.

Il Marvel Cinematic Universe iniziato nel 2008 con il primo Iron Man, si è costruito poco a poco ed ancora oggi è in corso, tra alti e bassi. Ci sono personaggi che si sono fatti conoscere o altri hanno avuto una redenzione, per via della scarsa popolarità fumettistica che avevano in passato. I Guardiani Della Galassia rientrano in entrambe le categorie e per di più non sono quegli eroi senza macchia e senza paura che cercano di fare la cosa giusta, ma tutt’altro.

Sono dei simpatici personaggi da cui ci si aspetta di tutto e che alla fine, cercano un modo per riscattarsi e soprattutto un luogo dove sentirsi a “casa”. Questo incredibile viaggio li ha portati in vari punti della Galassia, ma alla fine quello che cercavano era l’uno accanto all’altro. Ed alla fine, hanno concluso il tutto con una maturità emotiva sviluppata poco a poco e quello che si è assistito non è una fine definitiva, ma l’inizio di un nuovo ciclo.

Guardiani Della Galassia Vol. 3: miglior film del MCU?

Definirlo il miglior film del Marvel Cinematic Universe sembra un po’ esagerato, perché non è perfetto. Però, si può definire tranquillamente una delle colonne più importanti ed una delle pellicole più riuscite di questo puzzle che si sta componendo sempre di più.

Si sa, quelli dei Marvel Studios hanno sfornato dei bei film, ma anche qualche pellicola poco riuscita. Anzi, ultimamente, hanno fatto alcuni errori come puntare più sulla quantità che sulla qualità e questo è accompagnato da sceneggiature pigre e poca attenzione ad alcuni elementi narrativi e tecnici.

I Guardiani Della Galassia, tuttavia, hanno sempre funzionato e sono riusciti ad entrare nei cuori dei fans della Marvel, sia con momenti divertenti che con scene strappalacrime. Anzi, il bello di questi personaggi che, nonostante facciano parte dello stesso Universo degli altri personaggi Marvel che si sono visti negli ultimi venticinque anni, sono stati un po’ estemporanei (tranne per Avengers Infinity War e Avengers Endgame) e quindi, senza troppi collegamenti “forzati”, la loro trilogia ha funzionato anche per questo.

Guardiani Della Galassia
Guardiani Della Galassia Vol. 3. Casa di produzione: Marvel Studios. Distribuzione: Wal Disney Studios Moction Pictures.

James Gunn è un buon regista?

Il successo dei Guardiani è dovuto anche alla presenza degli attori adatti per i ruoli, guidati dal regista James Gunn. Lui ha uno stile che rende i suoi film pieno di gag esilaranti, battute un po’ spinte e scene splatter (per esempio, “The Suicide Squad ” rispecchia totalmente ciò).

Anche i film dei Guardiani Della Galassia sono così, ma la mano della Disney limita tutto questo per via del loro obiettivo di rendere i loro film per tutti. Ma nonostante questo limite, la trilogia firmata da Gunn è riuscita.

O lo si ama o lo si odia, bisogna riconoscere che Gunn sa fare sia lo sceneggiatore che il regista. E’ un buon conoscitore di fumetti ed ha quella capacità di far affezionare al pubblico persino personaggi poco conosciuti. Prima di lui pochi conoscevano questi personaggi, ed ora hanno la loro popolarità ottenuta dalla presenza di incredibili scene action, battute ironiche e scene emozionanti. Tutto questo, accompagnato da una buona CGI, da diversi riferimenti alla Cultura Pop e da un’incredibile colonna sonora, fatta di musica anni ‘80.

Se si devono trovare dei difetti, si trovano nel villain poco interessante e nel finale un po’ scontato, nonostante la capacità di far scendere qualche lacrima e di lasciare un po’ di amaro in bocca, sapendo che questo spassoso mondo dei Guardiani non sarà più come prima!

 

Giorgio Maria Aloi

Jim Lee è il nuovo presidente di DC Comics

Il rinomato fumettista Jim Lee, autore tra migliori bestseller dell’industria del fumetto e già publisher e direttore creativo dell’azienda, è stato nominato presidente.

A dare la notizia è stata Pam Lifford presidente presso Warner Bros. Discovery. Stando all’annuncio il suo contributo servirà adesso a portare avanti gli sforzi creativi non soltanto nell’ambito del fumetto, a cui ha fatto finora riferimento, ma avrà un ruolo molto più transmediale.

Jim Lee
Jim Lee, il nuovo presidente della DC lato comics. Fonte: Fumettologica

Chi è Jim Lee per DC ed il fumetto?

Lee è stata una delle personalità di spicco durante gli anni 90 per tutto il fumetto americano. La prima pubblicazione della testata da lui curata, Marvel, X-Men n.1, mantiene ancora oggi il primato per numero di vendite di un singolo volume dedicato ai supereroi UncannyX-Men #1. Ha anche fondato vari editori tuttora presenti in America, tra cui Image Comics che si contende il terzo posto sotto Marvel e DC tra i maggiori editori di fumetti negli USA.

La sua influenza sull’intero panorama fumettistico e supereroistico non può essere negata. Da anni è responsabile di alcuni dei rilanci più importanti di sempre delle testate DC, tra cui, “I nuovi 52” e “Rinascita”.
Le sue decisioni hanno anche portato ad un rinnovamento moderno delle vendite DC, con un attenzione maggiore alle pubblicazioni digitali e ai mercati esteri.

Il suo lavoro si unirà anche a quello del nuovo direttore creativo e co-presidente della controparte cinema DC Studios, James Gunn, con il quale collaborerà per garantire la sopracitata multimedialità dei nuovi progetti DC.
Il suo essere già stato lungimirante nel passato sembra possa andare in sintonia con una visione marketing dei piani alti aziendali molto più larga ed organica rispetto al passato.

 

Matteo Mangano

La Marvel da il via alla Fase 5 con Ant-Man and the Wasp

 

Un film che, se preso come storia singola senza farsi troppe aspettative, potrebbe divertire ma che all’enorme schema della Marvel aggiunge poco. – Voto UVM: 2/5

 

Con questo nuovo film, è iniziata ufficialmente la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe (MCU). La nuova pellicola realizzata dai Marvel Studios è Ant-Man and the Wasp: Quantumania, film del 2023 diretto da Peyton Reed e con protagonista Paul Rudd. Nel cast sono presenti anche Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas e Kathryn Newton.

Trama

Sono passati ormai tre anni dagli eventi di Avengers: Endgame. Scott Lang/Ant-Man (Paul Rudd), sta vivendo un periodo sereno: è diventato un autore di successo e vive felicemente con la sua compagna Hope Van Dyne (Evangeline Lilly). Sua figlia Cassie (Kathryn Newton) sta lavorando da tempo ad un dispositivo che consentirà l’esplorazione del Regno Quantico senza recarsi fisicamente. Questo luogo misterioso è stato a malapena menzionato da Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer), visto che lei è rimasta lì per tanto tempo. Ma qualcosa non va dopo l’accensione del dispositivo e il segnale viene captato da qualcuno e di conseguenza, Scott, Hope, Cassie, Janet e Hank Pym (Michael Douglas) vengono trascinati all’interno del Regno Quantico. Lì dovranno vedersela con un misterioso individuo: Kang Il Conquistatore (Jonathan Majors).

Mancanza di comunicazione ai Marvel Studios?

Ma è una sensazione o ultimamente, i Marvel Studios non osano più di tanto? Da premettere che ormai sono anni che lavorano su questo universo in cui cercano di far incastrare tutto con i personaggi e le loro storie. Se si guardano le prime tre fasi che vanno a comporre la Saga dell’infinito, nonostante ci siano stati alcuni errori, però tutto tornava e piano piano erano riusciti a comporre bene il puzzle che avevano in mente. Ma ora, sembrano che non si impegnino al massimo. Ci sta perdersi in qualcosa, dopo tutto questo tempo, ma ultimamente molte cose non tornano. Sembra che puntino più sull’andare avanti in modo pigro e poco chiaro.

I Marvel Studios devono stare attenti

E’ aumentato più il profilo quantitativo, ma allo stesso tempo è diminuito quello qualitativo. Si può notare già da alcuni prodotti della Fase 4, dove ci sono stati non solo film, ma anche Serie Tv distribuite esclusivamente su Disney Plus. Già lì, si percepisce il poco impegno e sembra che addirittura i vari addetti che ci sono dietro l’universo della Marvel non si parlino tra loro e questa mancata comunicazione sta portando a delle vere incongruenze narrative.

Devono stare attenti, perché c’è il rischio che poco a poco, anche gli spettatori più distratti si accorgeranno che alcune cose non tornano. Ci sta introdurre poco a poco gli elementi che servono a proseguire in una direzione precisa e ci si aspetta che abbiano una spiegazione, in seguito. Ma conta anche il modus operandi adottato per fare ciò e bisogna stare attenti a non creare confusione e buchi di trama. Il problema non sta solo nel come si cerca ad arrivare all’obiettivo. Sta anche nel come si realizzano i vari prodotti singoli. La Fase 5 è appena iniziata e sembra che stia ancora proseguendo allo stesso identico modo dei prodotti Marvel precedenti.

Marvel, Star Wars o Rick e Morty?

Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un film che, se preso come storia singola senza farsi troppe aspettative, potrebbe divertire. Ma all’enorme schema della Marvel, aggiunge poco e non lo fa nel migliore dei modi. Se si guardano i presupposti narrativi da cui parte il vero fulcro del film, sono di una stupidità abissale e il luogo dove si svolge la trama, è l’osmosi di una puntata di Rick e Morty e di un film di Star Wars, con l’aggiunta di un pizzico di Tesoro, Mi Si Sono Ristretti I Ragazzi.

La trama è coinvolgente ed è presente anche quella leggerezza che diverte, distribuita con le giuste dosi. Però ad un certo punto, il film lascia lo spettatore confuso con delle dinamiche narrative non mostrate benissimo e in un modo poco chiaro. Si riscontrano dei punti negativi anche nel comparto tecnico. La colonna sonora è buona, però il montaggio non è chiaro, per via dell’assenza di elementi che non fanno capire certe cose e le situazioni rappresentate sono unite a casaccio, da un flebile fil rouge. Ma la cosa che disturba di più è la CGI fatta male.

Kang è un buon villain o no?

Per quanto riguarda i vari personaggi, si dimostrano poco caratterizzati e non sono approfonditi per come dovrebbero. L’unico che si salva è Paul Rudd nei panni di Scott Lang. Gli altri, onestamente, non spiccano al massimo: Hope Van Dyne viene mostrata così poco che fa persino dubitare la sua presenza certe volte; la giovane Cassie Lang non lascia nulla; Hank Pym non è lo stesso personaggio caratterizzato come nei precedenti film e potevano approfondire di più Janet Van Dyne.

Per concludere, si parla di Kang. Se si sa che questo nuovo villain verrà introdotto in questo film e dovrà avere un ruolo simile a quello di Thanos, non si aspetta che venga tutto spiegato subito ciò che lo riguarda. Però, qualche approfondimento in più su di lui non sarebbe stato male. Jonathan Majors non si è impegnato abbastanza, ma c’è la possibilità che possa fare di meglio e che il suo personaggio venga esplorato come si deve, in futuro.

Vedremo cosa accadrà nel futuro del Marvel Cinematic Universe.

 

Giorgio Maria Aloi

5 film/serie tv che partono in modo folle

Perché finire l’anno con la solita top five o top ten sui film o serie tv più belli (o più brutti) e non buttarsi su qualcos’altro? Qualcosa di più anticonformista, interessante e per nulla banale. Qualcosa che sia fuori dagli schemi e che parta subito a bomba! Ecco, quel qualcosa che fin dall’incipit deve farti dire “ma che cavolo sto guardando? Eppure funziona, mi piace!”. Ecco per allietare le vostre vacanze UniVersoMe vi consiglia 5 film tra i più folli dell’anno. Dopotutto, le vacanze servono anche a recuperare quelle serie tv come The Office che forse, dopo 2 anni dalla visione del primo episodio, sarebbe il caso continuare. O magari, quest’anno tra gli innumerevoli VIP morti vi sarà capitato di scoprire quel regista la cui filmografia potrebbe allietare le vostre pause, tra un pandoro e un panettone senza canditi. Insomma, iniziamo, altrimenti divento matto prima di finire l’articolo!

Everything, Everywhere, All at Once

Credo che i The Daniels, registi e sceneggiatori della pellicola, siano dei veri maestri del bizzarro, basti pensare a Swiss Army Man (in cui Daniel Radcliffe interpreta la parte di un cadavere che parla ed emette peti). In questa loro ultima fatica, la storia inizia da basi molto semplici: Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è un madre immigrata cinese, proprietaria di una lavanderia che gestisce insieme alla sua famiglia. Evelyn si trova in difficoltà con l’agenzia delle entrate ed il suo rapporto col marito Wayland (Jonathan Ke Quan) è in forte crisi. Inoltre, l’arrivo del padre dalla Cina e le richieste di approvazione da parte della figlia Joy (Stephanie Hsu) non fanno altro che aumentare il suo stress. A stravolgere totalmente la vita di Evelyn sarà Wayland, o meglio, una sua versione alternativa proveniente da un altro universo. Questi l’avvisa di un pericolo che minaccia la sua vita e quella di tutti i suoi cari. Per questo la prepara ai meccanismi del multiverso che le permetteranno di sbloccare abilità e conoscenza innumerevoli. Per di più, il villain si mostra molto interessante e le sue origini non sono per nulla scontate. Insomma, le idee sono tante, sono ben mescolate e per niente confuse. Direi che questo è un caos ben ordinato, che permette una piacevole visione.

Lamb

Che succederebbe se una coppia decidesse di allevare una pecora come se fosse una figlia? Lamb è un’opera autoriale ambientata in Islanda. Per quanto le prerogative non lo facciano pensare, la narrazione ha spunti drammatici, fantasy e anche da horror psicologico. Diciamo che i contesti presentati vengono anche stravolti secondo una visione innovativa. Ma non diciamo altro, per non farvi perdere il pathos che questo piccolo gioiello vi farà provare.

Frame dal trailer di Lamb. Fonte: A24

1899

Dai produttori di Dark, 1899 è una serie inquietante e avvincente, sviluppata in un continuo alternarsi tra sogno e realtà. Il Kerberos, un battello transatlantico, viaggia alla volta di New York; e tutti i passeggeri nascondono degli oscuri segreti. Il loro normale scorrere delle giornata sulla nave viene interrotto dall’avvistamento del Prometeus, battello disperso in mare da più di quattro mesi. Da questo momento, cose sempre più sinistre accadranno al Kerberos ed ai suoi passeggeri, e la loro realtà finirà pian piano per sgretolarsi.

Moon Knight

In questa lista anche la Marvel viene chiamata in causa. Questa volta, però, non ci troviamo di fronte ad un film allungato e proposto in formato di serie tv (vedasi She-Hulk et similia), ma parliamo una storia – divisa in 6 puntate – che non coinvolge nessun eroe. Il protagonista, Steven Grant, ci viene presentato come un timido e introverso impiegato di un museo egizio. E al contrario di quello che si potrebbe pensare, ad avere i super poteri non è lui, o perlomeno non questa personalità. Steven viene presto a conoscenza di essere malato di Disturbo Dissociativo dell’Identità (come Kevin in Split per intenderci) e dovrà convivere con un’altra entità, il mercenario Marc Spector. Non è finita qui, Spector è, infatti, il servo mortale di una divinità egizia, Konshu, che gli conferisce dei poteri sovrannaturali e una tuta da combattimento speciale al costo di seguire ogni suo ordine. Vi capiterà spesso di rimanere confusi durante la visione, soprattutto dopo il finale; ma tranquilli, la follia non deve essere sempre compresa. L’importante è l’intrattenimento!

Frame dal trailer di Moon Knight. Fonte: Disney+

Wanna

Chi poteva mai pensare che Netflix avrebbe prodotto una serie sulla più grande venditrice e truffatrice in Italia? Nonostante la figura macchiata dai suoi numerosi crimini, Wanna Marchi è riuscita sempre a fare delle sue gesta un vanto, grazie alla sua tenacia. Per quanto sembri strano dar voce ad un’icona degli anni ’90 così sbagliata e criminosa, la serie ci fa un resoconto sull’Italia del tempo e sul mondo del telemarketing.
Sebbene i metodi di Wanna non fossero “convenzionali”, la sua stravagante dialettica riusciva a convincere chiunque, anche quando il prodotto non veniva mostrato. E qui verrebbe da chiedersi: “chi è più pazzo: il compratore o Wanna Marchi?”. Ma forse è proprio questo a rendere così affascinante il personaggio di Wanna.

Frame dal trailer di Wanna. Fonte: Netflix

Stay foolish, stay hungry

Inutile dire che non c’è mai limite alla follia e sicuramente ci saranno molte altre perle inestimabili di cui non vi abbiamo parlato. Ci siamo limitati a proporre alcuni dei titoli che certamente vi faranno venir “fame” di altra follia. Quindi concludiamo lasciandovi con un senso di curiosità e consigliandovi di continuare a cercare, sia al cinema che in streaming queste perle, non sempre facili da trovare. E ovviamente, vi consigliamo anche di continuare a leggerci per rimanere sempre aggiornati sulle prossime uscite. Chissà, potrete trovare qualcosa di più sobrio o ancora più fuori di testa!

 

Salvatore Donato

Black Panther: Wakanda Forever, più di un nuovo inizio

Tanta carne al fuoco difficile da gestire. Forse meno contenuti avrebbero fatto bene per la riuscita finale – Voto UVM: 3/5

 

La scelta della produzione di continuare la saga di Black Panther senza l’interprete del re T’Challa, Chadwick Boseman, ha destato molta curiosità e qualche perplessità fra il pubblico. Apparso già in Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, l’attore conquistò i cuori di molti fans. Ricordiamo che la prima pellicola sulla Pantera Nera accolse molte critiche positive, tanto da accaparrarsi ben tre Oscar nel 2019 e molti altri riconoscimenti importanti. Ci siamo trovati, quindi, al primo sequel sul supereroe wakandiano senza l’eroe stesso. Come si sarà giocato le sue carte il regista e sceneggiatore Ryan Coogler per non perdere la fiducia dei suoi fan?

Black Panther
Frame dal trailer “Black Panther: Wakanda Forever”. Fonte: Marvel Entertainment.

Black Panther: e prima venne il lutto…

Le prime scene sono di quanto più feroce: la scomparsa improvvisa di T’Challa scuote le vite della sorella Shuri (Letitia Wright) e della madre Ramonda (Angela Bassett) che incapaci si trovano ad assistere alla sua dipartita. Durante la celebrazione, in tutto il suo sfarzo, gli abiti bianchi sostituiscono quelli neri a cui siamo abituati e i balli si contrappongano ai canti misericordiosi tipici della religione cristiana.

Alla fine della cerimonia la scena ci catapulta a 9 mesi più tardi, dove le superstiti reali del popolo wakandiano si ritrovano a fronteggiare il mondo intero. Nel precedente film il re T’Challa aveva dichiarato che la città di Wakanda avrebbe aperto le sue porte a tutto il popolo terrestre, andando contro gli ideali conservatori dei suoi antenati e in particolar modo di suo padre T’Chaca. Mettendo così le risorse del suo popolo sotto il mirino delle super potenze mondiali.

Black Panther
Dal trailer di “Black Panther: Wakanda Forever” Fonte: Marvel Entertainment.

Girl power reale in Black Panther

L’eredità di T’Challa passa ai superstiti della famiglia reale, ovvero le donne, che hanno sempre affiancato in vita l’eroe caduto. Shuri e la regina Ramonda dovranno fare i conti con le potenze mondiali che faranno di tutto per ottenere il preziosissimo vibranio. Una risorsa talmente ricercata da far emergere dai mari un’antica civiltà che per proteggere il suo stato di quiete minaccerà i protettori di Wakanda. Una giovane scienziata, Riri Williams (Dominique Thorne), sarà il deterrente fra queste due civiltà fuori dal mondo conosciuto e si rivelerà essere un personaggio molto simile ad un genio, miliardario, playboy e filantropo che conosciamo bene. La nuova nazione, il popolo di Talokan, e il suo leader verranno descritti fin dalle loro origini con molta minuzia. Forse anche troppa. Come troppe sono state le parole spese per spiegare il motivo per cui i Talokiani vivono nei fondali marini.

Black Panther
Dal trailer di “Black Panther: Wakanda Forever” Fonte: Marvel Entertainment.

Come la vendetta muove tutto

Nel film vedremo come le idee tra Shuri e Ramonda siano diametralmente opposte. Da una parte la ragazza, che crede nell’evoluzione e nell’innovazione tecnologica, mentre dall’altra la regina Ramonda, molto più conservatrice. E proprio in mezzo a queste due linee di pensiero si inserisce Namor (Tenoch Huerta), il leader dei Talokiani, un reazionario personaggio pragmatico mosso dalla sola unica vendetta nei confronti dei paesi della superficie. Talmente astuto tenta di indurre alla vendetta anche Shuri utilizzando come tramite le avversità storiche e politiche, come nel ricordarci del colonialismo occidentale dei secoli scorsi. Non a caso l’incipit della pellicola vede coinvolte la Francia e gli U.S.A. per questioni di potere.

Lunga vita al re, ma non alla durata del film

Premesso che fare un film senza il suo protagonista non sarebbe stato facile, questo nuovo tassello dell’MCU si incastra prepotentemente in un grande puzzle che non trova più i suoi stessi confini. Commemorare la scomparsa dell’interprete di T’Challa, favorendo l’entrata in scena dei nuovi protagonisti ci è sembrata una buona mossa da parte degli autori. Eppure, la seconda metà della visione perde il grosso del suo climax iniziale, recuperato solamente nell’unica scena post credit.

Se molti spiegoni e alcune ridondanze fossero state fatte fuori dal minutaggio, una durata ridotta sarebbe stata più che gradita. Oseremmo dire che alcuni aspetti sulla civiltà di Talokan sarebbero stati un ottimo materiale per un film stand alone con un suo carattere e un suo scopo. In definitiva, potremmo dire che Black Panther: Wakanda Forever restituisce un’ottima commemorazione, una bella storia di rinascita e anche alcuni sprazzi di critica politica, se solo la carne al fuoco non fosse stata così tanta.

 

Salvatore Donato