Draghi presiede il G20 straordinario per l’Afghanistan. Ecco le priorità di cui hanno discusso i vertici mondiali

Si è svolto ieri mattina, 12 ottobre, in videoconferenza da Palazzo Chigi, il G20 straordinario dedicato alla situazione emergenziale in Afghanistan. Il tavolo è stato coordinato dalla presidenza italiana e gestito dal Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. A partecipare alla videoconferenza sono stati i rappresentanti degli altri Paesi, una quindicina tra capi di governo e di Stato, i rappresentanti di ONU, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. All’incontro anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen e Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo. Tra i grandi assenti, il Presidente russo Vladimir Putin, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov e il Presidente cinese, Xi Jinping (rappresentato dal ministro degli Esteri cinese, Wang Yi). Alla grande assemblea si è unito anche il Qatar che, nei mesi scorsi, è stato essenziale per i negoziati tra americani e talebani. L’incontro è stato fortemente voluto dal Presidente Draghi, che ha cercato di trasformare il G20, non limitandosi a trattare solo temi legati all’economia, ma sottolineando l’importanza di discutere temi geopolitici che hanno ricaduta a livello mondiale.

I leader in videoconferenza (fonte Reuters.com)

Le priorità del G20 virtuale

Il 15 agosto del 2021 i talebani entrano nella capitale afghana, Kabul, dopo l’annuncio del ritiro delle truppe americane da parte del presidente degli USA, Joe Biden. In pochissimi mesi la condizione del Paese è degenerata, costringendo i rappresentanti dei 20 Paesi più importanti a riunirsi per cercare di risolvere i problemi principali che ne sono conseguiti. I temi trattati durante la videoconferenza vanno dall’emergenza umanitaria alla tutela e al riconoscimento delle libertà fondamentali, soprattutto in merito alla preoccupante situazione in cui si trovano le donne nel Paese afghano, dal problema del terrorismo al libero e sicuro movimento all’interno e fuori dai confini del Paese. Per risolvere questi problemi, si prevede un piano di azioni concrete da parte dei partecipanti all’incontro, sia da parte dei Governi, sia da parte delle organizzazioni internazionali, tra le quali la Banca Mondiale e le Nazioni Unite.

Gli interventi di Von der Leyen, Erdogan, Wang Yi, Modi e Biden

Tra gli interventi più importanti c’è sicuramente quello della presidente Ursula Von der Leyen, che ha garantito il sostegno alla popolazione afghana e ai Paesi vicini con un pacchetto di circa un miliardo di dollari:

“Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un grave collasso umanitario e socio-economico in Afghanistan. Dobbiamo farlo in fretta. Siamo stati chiari sulle nostre condizioni per qualsiasi impegno con le autorità afgane, compreso il rispetto dei diritti umani”.

La presidente Ursula Von der Leyen (fonte repubblica.it)

Si è espresso anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha sottolineato l’impossibilità della Turchia e dei Paesi europei di sopportare un nuovo flusso migratorio dall’Afghanistan. Il Paese turco non è disposto ad accogliere nessun migrante afghano. Erdogan ha anche sottolineato l’importanza della formazione di un governo afghano inclusivo, così da poter garantire la sicurezza e la stabilità che mancano nel Paese.

Il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha affermato l’importanza di rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità dell’Afghanistan. Si è inoltre dichiarato contrario all’imposizione della propria ideologia agli altri e agli interventi militari nel Paese, affermando che questi porteranno a disordini e povertà continui.

Il ministro indiano, Narendra Modi, si è pronunciato sull’importanza della lotta al terrorismo, sottolineando la necessità di evitare che l’Afghanistan diventi luogo di radicalizzazione e estremismo.

L’incontro d’emergenza è stato concluso dal discorso del presidente americano, Joe Biden, che ha sottolineato la necessità di mantenere alto l’interesse sulla lotta al terrorismo, e di garantire un passaggio sicuro per i cittadini stranieri e i partner afghani che cercano di lasciare l’Afghanistan.

La conferenza stampa del premier Draghi

Il premier Mario Draghi si è definito soddisfatto dei risultati ottenuti, giudicando il summit fruttuoso. Nei primi minuti della conferenza stampa, il premier ha riassunto quelli che sono stati i temi principali dell’incontro, sottolineando il riconoscimento unitario da parte di tutti partecipanti della grave crisi umanitaria in corso in Afghanistan. Tutti i partecipanti hanno riconosciuto l’importanza di tutelare i diritti degli afghani, in particolar modo quelli delle donne. In merito all’assenza di Putin e Xi Jinping, il premier ha affermato che non si è trattato di una mossa politica e che il coinvolgimento con i due presidenti è avvenuto prima della riunione. Il presidente ha affermato l’importanza del coinvolgimento dei talebani, senza tuttavia ritenere possibile il riconoscimento del loro governo che, nonostante le promesse, non è inclusivo. Sono state anche elencate le richieste da fare al governo talebano, per garantire gli aiuti internazionali. Tra queste la possibilità dell’ONU, e dei Paesi che offrono assistenza, di entrare e uscire liberamente dal Paese. Il presidente si è poi espresso sull’importanza della partecipazione di Cina, Russia e India al prossimo incontro che si terrà a Roma dal 30 al 31 ottobre, nel quale si discuterà di un tema molto importante: il cambiamento climatico.

 

Beatrice Galati

G7 2021: ecco di cosa si è parlato durante il vertice dei 7 in Cornovaglia

Si è conclusa domenica sera, a Carbis Bay, in Cornovaglia (Regno Unito), la riunione del G7, l’organismo che riunisce ogni anno i leader dei 7 maggiori Stati economicamente avanzati del mondo: Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia, più una delegazione dell’Unione Europea.

G7 in Cornovaglia. Fonte: Il Post

Il vertice, cominciato venerdì 11 giugno, si è concluso con un comunicato finale nel quale figurano – tra i principali temi trattati – il contrasto all’espansionismo del regime cinese, e qualche generico impegno relativo alla pandemia e al cambiamento climatico.

Parte significativa del dibattito è stata poi monopolizzata dalle discussioni tra il primo ministro britannico Boris Johnson e i leader dei Paesi dell’Unione Europea su Brexit. Ciononostante, i partecipanti all’incontro hanno cercato di trasmettere l’immagine di un’atmosfera cordiale e di un ritorno alla normalità, dopo i conflittuali e turbolenti rapporti che avevano in precedenza caratterizzato la presidenza Trump.

La dura condanna alla Cina

La questione dei rapporti con la Cina è stato sicuramente l’argomento più discusso durante il vertice: i sette big si sono allineati sulle posizioni di condanna al lavoro forzato e al mancato rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali della minoranza etnica degli uiguri nella regione dello Xinjang, oltre alla richiesta di autonomia di Hong Kong e Taiwan.

La sfida a Pechino è stata capeggiata dal presidente americano Biden, il quale è riuscito a convincere gli altri leader della necessità di attuazione di una politica più dura e aggressiva nei confronti del Dragone cinese.

Ancor prima dell’uscita del comunicato finale dell’incontro, gli Stati Uniti hanno pertanto annunciato di aver trovato un piano di ‘’competizione strategica’’ con la Cina, che prevede un ampio programma di investimenti in infrastrutture nei Paesi a basso e medio reddito «dall’America Latina ai Caraibi all’Africa all’Indo-Pacifico» (definizione usata per indicare le nazioni tra Asia meridionale e Oceania, che hanno interessi comuni nel contrastare la Cina).

Il piano alternativo alla Via della Seta

Il piano del G7 rappresenta un’evidente risposta all’influenza della Nuova via della Seta cinese (detta anche Belt and Road Initiative, BRI), un progetto di investimenti infrastrutturali in Asia, Africa ed Europa annunciato dal presidente Xi Jinping nel 2013, con l’obiettivo di guadagnare influenza economica e prestigio politico in moltissimi paesi più poveri.

Fonte: Avvenire

Il piano, denominato Build Back Better World (B3W) in un chiaro rimando al piano infrastrutturale statunitense ‘’Build Back Better’’, prevede di mobilitare centinaia di miliardi di dollari di investimenti pubblici e privati nella costruzione delle infrastrutture in quegli stessi Paesi, al fine di creare partnership strategiche stabili e durature. In particolare, l’iniziativa concentrerà i propri progetti su «cambiamento climatico, salute, tecnologia digitale, uguaglianza di genere».

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato che l’Italia – l’unico paese occidentale ad aver siglato il patto nel 2019 – «valuterà con attenzione» l’accordo sulla Via della Seta.

Qualche ora dopo la pubblicazione del comunicato finale, l’ambasciata cinese nel Regno Unito ha respinto le accuse sostenendo che il comunicato contenga «bugie, voci non confermate e accuse infondate», e accusando i paesi del G7 di «interferire negli affari interni della Cina».

Gli impegni del G7 in tema di pandemia

Nelle fasi iniziali del G7 si è parlato molto anche di un piano per il contrasto alla pandemia per «fare in modo che la devastazione provocata dal coronavirus non si ripeta mai più».

All’interno del piano i leader hanno annunciato l’impegno ad accelerare le fasi di sviluppo e di produzione di vaccini, di terapie e di test diagnostici in caso di una nuova pandemia. L’obiettivo prefissato sarebbe quello di riuscire ad avere terapie efficaci, un sistema di test diagnostici e vaccini pronti ad essere esportati su scala globale entro 100 giorni dopo la dichiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), motivo per cui il G7 ha parlato di «missione dei 100 giorni».

Fonte: Avvenire

Oltre ad avere richiesto un’inchiesta da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità sull’origine del Covid in Cina, i potenti della Terra si sono anche impegnati a donare nel complesso un miliardo di dosi vaccinali contro il Covid ai Paesi in via di sviluppo. Si tratta comunque di una piccola parte degli 11 miliardi di dosi che a detta dell’OMS sarebbero necessari per raggiungere una percentuale del 70% della popolazione mondiale vaccinata.

Cambiamento climatico e tasse

Altri due temi di cui i leader hanno parlato durante il vertice sono stati il cambiamento climatico e l’imposizione di una tassa del 15% sui profitti delle multinazionali, che ha rappresentato un compromesso più concreto già raggiunto e annunciato nei giorni scorsi.
Sul tema dell’ambiente la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha anticipato la conclusione dei lavori su Twitter:

“I partner del G7 stanno firmando un importante impegno congiunto per l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 (come ultimo termine) e per mantenere alla portata l’aumento della temperatura di 1,5 gradi. Faremo tutto il possibile per attenerci all’1,5“.

Nel comunicato finale del G7 si leggerà poi la seguente promessa:

“Ci impegniamo ad accelerare la transizione dalle vendite di auto nuove diesel per promuovere veicoli a zero emissioni”.

L’Irlanda del Nord e la ‘’guerra delle salsicce’’

Una parte consistente della copertura mediatica del G7 è stata occupata dalle discussioni tra Boris Johnson e i leader dei paesi dell’Unione Europea, in uno scontro definito dai media come ‘’guerra delle salsicce’’.

Il principale problema ha riguardato il divieto – a partire dall’1 luglio e sulla base degli accordi Brexit – di esportazione alle aziende della Gran Bretagna di carichi di carne refrigerata verso l’Irlanda del Nord, unica parte del Regno Unito rimasta nel mercato comune europeo.
L’entrata in vigore di tale divieto era già ben nota ai tempi della firma degli accordi su Brexit, ma Johnson minaccia adesso di sospendere la parte degli accordi che riguarda l’Irlanda del Nord, ricevendo così minacce di sanzioni in risposta dagli europei.

La prossima edizione del G7 è prevista per l’estate del 2022 in Germania, e si tratterà molto probabilmente del primo importante impegno internazionale della persona che succederà ad Angela Merkel nell’incarico di cancelliere tedesco.

Gaia Cautela

Il discorso di Draghi in Parlamento: ecco cosa ha detto sulle vaccinazioni e sulle riaperture dopo Pasqua

Ieri, mercoledì 24 marzo, è stata una giornata di interventi parlamentari per il Presidente del Consiglio Mario Draghi: ascoltato prima al Senato e poi alla Camera, il premier ha reso note le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo.

Mario Draghi in Senato. Fonte: La Nazione

Fulcro del suo intervento sono stati il tema sull’accelerazione della campagna vaccinale – dopo i ritardi di questi mesi – e il severo richiamo alle Regioni per l’osservazione delle priorità indicate dal ministero della Salute. Tra gli applausi ricevuti in Aula, Draghi ha anche annunciato la necessità di programmare le prime riaperture subito dopo Pasqua, per poi spostare la discussione sul caso dei milioni di dosi AstraZeneca giacenti ad Anagni.

Intensificazione della campagna vaccinale

Draghi ricorda davanti ai parlamentari che «vaccinare più persone possibili nel più breve tempo possibile» è la giusta soluzione per combattere con efficacia la pandemia, e per poter finalmente ritornare alla normalità. Attualmente – e a partire dalle prime tre settimane di marzo – si procede ad un ritmo medio di 170 mila dosi al giorno, ma l’obiettivo resta sempre quello: 500 mila dosi giornaliere.

Fonte: Castelfranco Piandiscò

Il governo è già all’opera per compensare i ritardi vaccinali degli ultimi mesi, cosicché cominciano ad essere visibili i primi dati sull’intensificazione della campagna vaccinale italiana. L’Italia è infatti la seconda (dopo la Spagna) in Ue per somministrazione, ma va comunque guardato come esempio – a detta del premier – l’operato di Paesi come la Gran Bretagna, che nel giro di poco tempo ha moltiplicato siti e operatori sanitari per eseguire i vaccini.

Avere un coordinamento europeo sui vaccini è importante e, durante la sua replica al Senato, Draghi ribadisce che l’Italia pretenderà «il rispetto dei contratti» da parte delle case farmaceutiche. Se il coordinamento non funziona «occorre anche trovare delle risposte da soli».

«La nostra azione è fondata su tre pilastri: pretendere il rigoroso rispetto; sanzionare o bloccare le esportazioni; pronta sostituzione dei vaccini mancanti», ha detto il primo ministro.

Richiamo alle Regioni e riaperture dopo Pasqua

Il Presidente del Consiglio non resta indifferente alle differenze tra regioni nella somministrazione delle dosi fra gli over 80, ribadendo la priorità delle vaccinazioni per le fasce più deboli e fragili della società:

«Abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci. Sono la chiave per superare la crisi. Prima gli anziani e i fragili. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti».

È per questo che il governo assicurerà, d’ora in avanti, la massima trasparenza sui vaccini, fornendo tutti i dati entro la settimana sul sito della presidenza del Consiglio.
E mentre si procede con i vaccini, Draghi conferma un messaggio di fiducia sulle prossime aperture, che dovrà arrivare al prossimo Consiglio europeo:

Riapertura delle scuole. Fonte: ilMeteo

«È bene pensare e pianificare le riaperture. Se la situazione epidemiologica migliorerà cominceremo a riaprire la scuola in primis, almeno le scuole primarie e l’infanzia anche nelle zone rosse già subito dopo Pasqua».

Accolto positivamente l’intervento di Mario Draghi al Senato dal segretario leghista Matteo Salvini, il quale scrive su Twitter:

I 29 milioni di dosi ‘’nascoste’’ AstraZeneca

Tra i tanti temi toccati dal discorso di Draghi vi è stato anche il caso dosi di Anagni: i carabinieri dei NAS (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) hanno trovato, tra sabato e domenica, ben 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca nella fabbrica laziale, che è una delle diverse sedi dell’azienda statunitense Catalent. Il ritrovamento delle dosi è avvenuto dopo un’ispezione richiesta dall’Unione Europea e disposta dallo stesso Presidente del Consiglio italiano.

In una prima versione della Stampa sulla destinazione delle dosi si era ipotizzato che i 29 milioni di fiale sarebbero stati destinati al Regno Unito, con il quale l’azienda biofarmaceutica ha puntualmente rispettato i suoi impegni contrattuali di fornitura (a differenza di quelli con l’Unione Europea). Tuttavia, la versione è stata in seguito rettificata da fonti ufficiali: una nota della presidenza del Consiglio italiana ha fatto sapere che «dall’ispezione è risultato che i lotti erano destinati in Belgio», senza però specificare quanti fossero.
AstraZeneca ha invece sostenuto che dei 29 milioni di dosi 16 fossero destinati al mercato europeo, mentre i restanti 13 milioni fossero da esportare verso paesi a basso reddito, sulla base dell’iniziativa promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità e soprannominata COVAX.

Dosi di vaccino AstraZeneca. Fonte: la Repubblica

La versione sarebbe confermata dal commissario europeo per il Mercato interno e responsabile della strategia sui vaccini dell’Unione Thierry Breton, che ha detto:

«A parte le dosi destinate a COVAX, ai paesi poveri, il resto sarà distribuito esclusivamente tra i paesi dell’Unione Europea».

Breton ha poi ulteriormente specificato che si tratta di dosi prodotte principalmente nello stabilimento Halix di AstraZeneca, nei Paesi Bassi

«che necessita dell’autorizzazione dell’Agenzia Europea ma, come sappiamo, i dati sono già stati inviati all’Ema e ci aspettiamo una risposta nei prossimi giorni. Quando ottengono il visto come laboratorio di produzione, possono essere distribuiti tra i Ventisette».

Blocco delle esportazioni vaccinali: le nuove regole

La Commissione europea ha ieri annunciato le nuove regole per il controllo delle esportazioni dei vaccini per il coronavirus all’estero.

Le nuove limitazioni sono ancora più stringenti di quel «meccanismo di trasparenza» approvato alla fine di gennaio, e finora applicato dall’Italia una volta sola.

Vengono così ampliate di molto le possibilità di blocco delle esportazioni dei paesi membri, cosicché sia possibile che se i vaccini trovati ad Anagni dovessero risultare effettivamente destinati al Regno Unito, sarebbero subito bloccati. Questo, ovviamente, non varrebbe nel caso in cui le dosi siano invece destinate all’iniziativa COVAX, la quale è esclusa dal nuovo meccanismo di controllo basato su reciprocità e proporzionalità.

Gaia Cautela

Oggi si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid: l’omaggio di Draghi a Bergamo e le varie iniziative sul territorio nazionale

L’Italia ‘cullata’ da una dottoressa. Fonte: Tgcom24

Oggi, giovedì 18 marzo, viene per la prima volta celebrata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus. La decisione è stata presa dalla commissione Affari costituzionali del Senato nella mattinata di ieri, votando all’unanimità il disegno di legge (ddl) che ha creato proprio in questa data la giornata commemorativa. Per l’occasione, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato nella città lombarda di Bergamo per ricordare le oltre 103 mila vittime italiane della pandemia.

Il provvedimento

L’ok definitivo al disegno di legge è arrivato (giusto in tempo) dopo il parere favorevole della commissione Bilancio su un emendamento tecnico e il passaggio alla sede deliberante, chiesto lo scorso martedì alla conferenza dei capigruppo per ‘bypassare’ l’esame in Aula, in modo da accelerare le procedure di approvazione. La calendarizzazione del provvedimento è stata realizzata molto in ritardo per via di problemi tecnici verificatisi dopo il passaggio alla Camera e la successiva assegnazione del provvedimento a Palazzo Madama, il 28 luglio scorso.

Nel documento – frutto dell’unificazione di due testi – si legge circa l’intenzione di ‘’conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute”. I primi firmatari sono stati il deputato di Forza Italia Giorgio Mulè e il senatore leghista Matteo Salvini.

Soddisfatti i diversi partiti: «E’ un bel segnale che tutti abbiano dato il loro contributo» ha sottolineato Dario Parrini (Pd), presidente della prima commissione. «Siamo molto soddisfatti – ha poi aggiunto – dell’approvazione di questa legge in via definitiva». Anche i componenti del Movimento 5 Stelle presenti in commissione hanno detto la loro: «Era un atto doveroso verso tutti gli italiani che hanno perso la vita per colpa di una pandemia che all’improvviso ha travolto tutto il mondo».

Sono state poi spostate in un ordine del giorno le iniziative di solidarietà e risarcimenti con le quali il governo si impegnerà ad aiutare le famiglie del personale sanitario, primo eroe indiscusso della battaglia contro il Coronavirus.

Perché il 18 marzo?

Un anno dopo i camion dell’esercito a Bergamo. Fonte: Avvenire

Esattamente un anno fa, i camion dell’esercito uscivano dalla città di Bergamo – uno dei luoghi più duramente colpiti durante la prima ondata – in un triste corteo per trasportare le centinaia di bare dei defunti verso i forni crematori di altre regioni, in assenza dei tanti posti liberi che la sepoltura avrebbe richiesto.

È impossibile dimenticare le impressionanti immagini di quella notte, che nel giro di qualche ora avrebbero pervaso l’intero sistema mediale e che per sempre sarebbero rimaste impresse negli occhi di chi ha vissuto in prima persona la pandemia. La scelta del 18 marzo, come data in cui far ricadere la ricorrenza, non è quindi una coincidenza: il ricordo di un momento di dolore che diviene oggi, ancora nel bel mezzo della battaglia, un monito per continuare a lottare e sperare. Lo si evince dalle parole di Giorgio Mulè:

«L’Italia ricorderà ogni anno chi non ce l’ha fatta nella ricorrenza di quell’immagine con i camion militari incolonnati sulle strade di Bergamo con i feretri. Sarà un giorno simbolico per il Paese che attraverserà i confini del tempo e della memoria».

Le cerimonie di oggi e il minuto di silenzio

A Bergamo sono state previste oggi due cerimonie: la deposizione di una corona di fiori al Cimitero monumentale della città alle ore 11:00 e l’inaugurazione del Bosco della Memoria al Parco Martin Lutero alla Trucca alle ore 11:15. È stata inoltre disposta dalla Presidenza del Consiglio l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea su tutti gli edifici pubblici del Paese.

Il primo ministro Draghi. Fonte: Governo Italiano Presidenza del Consiglio dei Ministri

Non è mancato l’invito anche ai sindaci di tutti i comuni italiani a cui è stato chiesto, dal presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Antonio Decaro, un minuto di silenzio davanti alla bandiera italiana da osservare alle ore undici, in concomitanza con l’arrivo a Bergamo del primo ministro Draghi.

Queste le parole d’invito di Decaro, sindaco di Bari:

«Caro collega, domani 18 marzo sarà la prima giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus. Così come avvenuto il 31 marzo dello scorso anno, sono convinto che anche i sindaci italiani promuoveranno occasioni e cerimonie commemorative per ricordare le tante vittime che piangono le nostre comunità e onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari. Testimoniare il nostro essere uniti, il nostro stare insieme come sindaci, senza distinzione di appartenenze geografiche o politiche è un segnale importante di fiducia e di speranza da trasmettere alle nostre comunità ancora fortemente provate da questa triplice emergenza sanitaria, economica e sociale. Per questo vorrei chiedervi di condividere un gesto in comune. In concomitanza con l’arrivo a Bergamo del Presidente del Consiglio dei Ministri, prevista per le ore 11 di domani, ritroviamoci davanti ai nostri municipi, indossando la fascia tricolore, per osservare un minuto di silenzio al cospetto della bandiera italiana esposta a mezz’asta».

Antonio Decaro. Fonte: Il Quotidiano Italiano

Iniziative celebrative ed informative tra scuola e tv

Accanto al ricordo delle vittime, non manca di certo l’impegno concreto della legge. Sono qui di seguito riportati tre dei 6 articoli componenti il testo del provvedimento ieri approvato:

L’articolo 3 prevede che al fine di celebrare la giornata nazionale, venga attribuita allo Stato, alle regioni, alle province ed ai comuni, la facoltà di promuovere, nell’ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con le associazioni interessate, iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni di ricordo, favorendo in particolare le attività e le iniziative rivolte alle giovani generazioni.

Ai sensi dell’articolo 4, nella Giornata nazionale, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative didattiche, percorsi di studio ed eventi dedicati alla comprensione e all’apprendimento dei temi relativi alla diffusione dell’epidemia da Coronavirus e all’impegno nazionale ed internazionale profuso per il suo contenimento e per garantire assistenza alle comunità e alle persone colpite.

L’articolo 5 rimette alla società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni del contratto di servizio, il compito di assicurare adeguati spazi a temi connessi alla Giornata nazionale, nell’ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale. (Fonte: https://www.camera.it/leg17/522?tema=istituzione-della-giornata-nazionale-in-memoria-delle-vittime-dell-epidemia-da-coronavirus).

Gaia Cautela