“Vita e logistica a bordo delle navi”- convegno Istituto Tecnico “Caio Duilo”

Lavorare a bordo delle navi crociera non è semplice, specie se si è membri di un’equipaggio tuttavia è una esperienza unica ed irripetibile. L’equipaggio che lavora a bordo di un’imbarcazione è specializzato in precisi ambiti e ogni singolo componente ricopre un determinato ruolo.

A bordo delle navi passeggeri si trovano dei sub-equipaggi, che sono presidiati dal commissario di bordo, figura a capo di una distinta unità operativa alberghiera.
L’organizzazione della nave prevede una gerarchia e tra le varie figure troviamo anche quella dell’allievo commissario oggi, con la rimodulazione dei contratti, chiama assistente commissario.

Sono questi alcuni dei temi trattati al Nautico dall’assistente commissario della Grimaldi Lines, Genovese Pietro, nell’ambito di un convegno organizzato dalla scuola e dall’ingegnere e  professore che si interessa di logistica, Bottari, con l’ausilio della Preside, come continuità all’alternanza scuola-lavoro prevista dal Ministero dell’Istruzione e inziata dai ragazzi circa nun mese fa a bordo della motonave “Cruise Barcelona”.

Pietro Genovese

Agli alunni delle classi 4 I e 5 I ed L, presenti al convegno, sono stati spiegati i principali compiti del commissario di boro che oltre a presidiare la reception, si occupa della tenuta della contabilità dei locali commerciali, della gestione delle documentazioni equipaggio per ogni imbarco e sbarco, di competenza della sezione di camera e cucina, gestione buoni di lavoro, registrazione carichi e scarichi lavanderia cabine ed equipaggio, annunci di bordo.

La carriera del Commissario di bordo si articola in 5 fasi. Il primo step è quello dell’Allievo (attuale Assistente) Commissario, seguito da Terzo Commissario, Secondo Commissario, Primo Commissario e Capo Commissario (o Hotel Manager).

A bordo dei traghetti,  il passaggio di grado più particolareggiato avviene tra l’Allievo e il Terzo Commissario. È in questo caso che ci troviamo di fronte a una completa modifica delle funzioni svolte a bordo. Infatti, nei successivi passaggi di grado, non avremo un cambiamento delle mansioni, ma un passaggio di merito e di riconoscimento dello stesso.

Importante quindi la conoscenze delle lingue, basilare l’inglese : spesso le comunicazioni tra membri dell’equipaggio, avvengono con uso di terminologie specifiche derivanti proprio dal Regno Unito.

Importante anche le nozioni di sicurezza, importanti per fa fronte alle emergenze in mare come un’incendio a bordo, uomo in mare, incaglio ed emergenza generale, dove solo il comandante chiamato anche Master, può dare il segnale di abbandono nave.

Perchè la sezioni alberghiera di una nave funzioni, importante è la collaborazione con il personale di camera addetto alle cabine e gli altri capi servizio.

Si diventa assistenti commissari dopo aver conseguito il diploma o una laurea. Importante essere in posseso, da parte del soggetto che vuole intraprendere questa carriera, dei corsi obbligatori la cui certificazione si acquisisce mediante dei corsi presso i centri di formazione marittimi. Cosa ancor più importante, l’iscrizione presso l’ufficio Gente di Mare in II categoria come Assistente d’Ufficio.

Si è parlato infine della politica aziendale della Grimaldi Lines, compagnia di navigazione  che al momento comprende ben sette principali compagnie tra cui Atlantic Container Line (ACL), Malta Motorways of the Sea (MMS), Minoan Lines and Finnlines.

Con una flotta di circa 100 navi, il Gruppo offre servizi di trasporto marittimo di merci rotabili e container tra il Nord Europa, il Mar baltico, il Mediterraneo, l’Africa Occidentale, il Nord e il Sud America e offre inoltre, ai passeggeri, servizi di trasporto passeggeri nel Mar Baltico e Mediterraneo.

Incuriositi da questa prospettiva di lavoro, tante le domande che i ragazzi hanno rivolto all’assistente commissario, sia in materia di logistica che in materia di sicurezza. Il commissario di bordo è un lavoro adatto a tutti coloro che hanno rispetto per i gradi superiori, per i colleghi, ma ancor di più per i subordinati. Perché a bordo, come a terra, prima di essere Commissari, Comandanti, Piccoli di camera, Mozzi, Camerieri, Allievi, siamo tutti persone che, se portano rispetto, meritano di essere rispettate.

Pietro Genovese  

 

Amerigo Vespucci: quando un veliero diventa la tua casa

IMG_0769Arrivai alla terra degli Antipodi, e riconobbi di essere al cospetto della quarta parte della Terra. Scoprii il continente abitato da una moltitudine di popoli e animali, più della nostra Europa, dell’Asia o della stessa Africa.

 

Negli ultimi tre giorni, esattamente dall’1 giugno al 3 giugno, nel porto di Messina ha attraccato lo storico veliero ‘’Amerigo Vespucci’’. Con i suoi altissimi alberi e l’obiettiva imponenza, ha incuriosito varie centinaia di persone che hanno potuto visitarlo dalle 14:30 alle 17:30 e dalle 20:00 alle 21:30 nei giorni di mercoledì e giovedì appena trascorsi.

Il Vespucci è stato progettato nel 1930 dall’ingegnere Francesco Rotundi e fu varato, per la prima volta, il 22 febbraio 1931. Da quell’anno, a parte qualche periodo durante il quale sono stati fatti lavori di manutenzione, assolve il compito di nave-scuola per l’addestramento degli allievi ufficiali dei ruoli normali dell’Accademia Navale.

Quando mi sono recata al porto per dare un’occhiata sono rimasta incantata. A vederlo da fuori ricorda quasi una nave dei pirati, ti aspetteresti da un momento all’altro di veder spuntare Peter Pan e Capitan Uncino, insieme a Trilli, Wendy e tutti i Bambini Sperduti. Si porta dietro un’aura quasi magica, quando si è molto vicini non si può fare a meno di alzare la testa e sospirare un ‘’uao’’.

Ma com’è vivere e lavorare su una nave del genere, un veliero così antico ed elegante? Di certo non è tutto oro ciò che luccica, però c’è un certo orgoglio nel cuore dei ragazzi che, giorno e notte, vivono le loro vite tra quelle assi, sballottolate dal mare. Me ne parla F., un mio amico facente parte dell’equipaggio.

All’inizio non sono riuscita a trascinarlo con l’entusiasmo della mia curiosità, piuttosto ha iniziato descrivendomi tutti i difetti di quella che effettivamente, in questo momento, è casa sua. Divide una stanza con altre 59 persone, ci sono 4 bagni per tutti loro, privacy zero. E poi i classici orari da militare: sveglia alle 6 del mattino con stacco alle 23, turni faticosi, compiti difficili. A 22 anni passare dal lusso di casa propria (e non si parla prettamente di lusso materiale, quanto della mamma che ti accudisce in tutto e per tutto) a questo stile di vita non è di certo una passeggiata.

Mi ha raccontato molto del suo distacco da casa, dagli amici, dalla famiglia, ‘’come se stessi partendo per non tornare’’. Molti di noi sono studenti fuori sede, ma questo è sicuramente un distacco diverso. Devi imparare subito e in fretta a saper fare tutto e anche di più. Piano piano, però, il mio amico si è sciolto ed ha cominciato a raccontarmi la parte bella di questo suo viaggio.

Così, ha iniziato spiegandomi i vari ruoli che ognuno di loro ha, da quello più ‘’infame’’ a quello del comandante. Mi ha spiegato con quali figure lui si rapporta ogni giorno, dei suoi compiti e dei luoghi in cui li svolge. Ridendo mi ha detto di come sia incredibile vedere i nocchieri arrampicarsi sui pennoni degli alberi e aprire le vele (confermandomi che lui soffre di vertigini al solo pensiero).

Presi dall’entusiasmo siamo saliti insieme a visitare la nave che, se da fuori è meravigliosa, dentro è uno spettacolo. Ogni zona in cui mi portava aveva due storie da raccontare, una per i turisti e una per chi ci vive come lui. Mentre passeggiavo sui ponti, entravo nelle stanze e scendevo quelle scalette di ferro ripidissime e strettissime per passare da un reparto all’altro (da cui sono, ovviamente, scivolata, ed ho, altrettanto ovviamente, sbattuto la testa, con lui che invece saliva e scendeva con una naturalezza odiosa), lui era il mio cicerone, la mia guida turistica e, al contempo, un amico che si perdeva in aneddoti da ragazzino facendomi ridere con lui.

Dopo la prima settimana di vero disagio, di immobilizzazione data dal mal di mare e di fedeli sacchetti per il vomito, di ‘’ non posso vivere qua sopra sei mesi’’, semplicemente ti abitui. Ti godi il mare calmo e ti abitui al mare mosso tanto che diventa un dolce dondolio la notte, tanto da conciliare il sonno. Ti abitui al fatto che il cellulare non prende, ti scordi di averlo e non ne senti più il bisogno. Ti abitui a stare con i tuoi pensieri, con molti pochi svaghi, ma un ponte meraviglioso dove, la notte, puoi fumarti una sigaretta e vedere le stelle come non le hai mai viste, libere dalla luce artificiale. Mi ha anche confermato il fatto che il ‘’mal di terra’’ esiste davvero, una volta sceso barcolli per un momento.

È una vita abbastanza peculiare ma, per una civile come me, ha un fascino particolare. Più lui raccontava, più io trovavo altre domande da porgli. Mi ha confessato che spesso si sente frustato ma quando racconta la sua storia e poi si gira e vede il Vespucci illuminato, di notte, dal tricolore, non può non sentirsi un italiano fiero di quello che fa, scordandosi della stanchezza.

Alla fine della nostra lunga chiacchierata, una domanda mi premeva più di tutte: se dovessi tornare indietro, sceglieresti lo stesso di fare questa esperienza?

La risposta è stata ”sì”.

Elena Anna Andronico