Estate,la stagione della leggerezza per la mente ed il corpo

La vacanza è il momento dell’anno in cui finalmente diventiamo padroni del nostro tempo, dunque il periodo ideale per educare la nostra quotidianità ad un ritmo che si dimentichi della frenesia.

Lo stress è sinonimo di tossine per la nostra armonia psico-fisica.

La stagione estiva è il momento propizio per “staccare la spina” e disintossicarsi.

Frenare il ciclo ineluttabile delle giornate, dedicarsi con pienezza a ciò che piace.

Smettere di rincorrere la perfezione imposta dalla vita lavorativa e domestica.

Lasciarsi trasportare dal flusso lento delle calde giornate, dormire quanto si desidera ed imparare a dire un fermo “no” agli impegni che destabilizzerebbero la tanto bramata serenità.

Il mare è la scenografia migliore per celebrare lo spettacolo della distensione estiva attraverso la lettura di un romanzo che stimola scorci inediti della nostra immaginazione.

Persino l’apparente fatica di una corsetta al tramonto  può diventare un momento d’analisi interiore che scaccia apprensioni, ansie e paure.

Anche la musica è parte fondamentale del contesto estivo, sonorizza le nostre emozioni e colora le sfumature, a volte sbiadite, dei giorni che si avvicendano e si mescolano al caldo torrido.

E’ importante iniziare a pensare l’estate come parte dell’anno più incline alla riscoperta, alla cura e all’appagamento di se stessi.

Antonio Mulone

Messina si dimette da città universitaria

Non è una novità, Messina dopo (soltanto) 470 anni ha ancora difficoltà a pensare come una città universitaria. Il sindaco Cateno De Luca, sta mantenendo fede al suo programma elettorale (almeno in questo) smantellando e risistemando l’Azienda Trasporti Messina

Si leggeva:

  • Liquidazione delle partecipate comunali (quindi anche ATM)
  • Riqualificazione professionale e ricollocazione in base alle risultanze del carico di lavoro
  • Eliminazione della linea tranviaria (sostituita da monorotaia “rialzata”)

Nel mese di ottobre, dalle idee si è passati ai fatti. Tra una domanda di dimissioni ed un comizio in piazza, il sindaco (che lavora come un treno) ha trovato il tempo per occuparsi del trasporto pubblico, stravolgendolo completamente.

Istituzione del sistema a pettine per il trasporto su gomma con inserimento dello shuttle (schuttle, sciattol)

La rivoluzione del trasporto messinese è iniziata con tante critiche (molte a priori), tanti problemi tecnici e non poche difficoltà nella comunicazione. Che la grammatica in ATM sia una delle cose che traballa di più lo sapevamo già (per questo vi rimando al nostro articolo My Cicero ed ATM, splendida combinazione. Peccato per la grammaticaTra SCHUTTLE e LEGGENDA, il sistema pensato per risolvere i problemi del trasporto pubblico ha dato numerosi disagi agli utenti ed ai guidatori, facendo tuonare i consiglieri comunali del M5S: “Categorico fallimento, senza se e senza ma”. Si accodano Filt Cgil e Uiltrasporti dopo aver constatato le riduzioni delle corse dello shuttle per carenza di personale autista: “Un bollettino di guerra che sancisce il fallimento del piano trasporti Atm che, aldilà delle denunce del sindacato, sta nelle proteste degli utenti inferociti che inveiscono contro il personale front line incolpevole , anzi esso stesso vittima della cattiva gestione di questi mesi”.

Insomma, i primi giorni sono stati un vero disastro. È vero che Roma non è stata costruita in un giorno, ma spesso non si capisce la ratio con cui vengono fatti proclami e provvedimenti da questa amministrazione. Non si capisce inoltre perché eliminare la possibilità di comprare direttamente sull’autobus il biglietto, senza aver prima comunicato adeguatamente la modifica ai cittadini.

Il progressivo smantellamento della linea tranviaria

Ce n’è per tutti i gusti. C’è chi lo vuole tenere, chi lo vuol togliere, chi lo vuole ma usando un percorso differente, chi lo vorrebbe sospeso per aria, chi lo vuole fucsia, chi sott’acqua, chi una mezza con panna e così via. Di certo è che questo destriero metallico che quotidianamente fa “le vasche” avanti indietro per la città non passa inosservato. Inaugurato nel 2003, il tram è utilizzatissimo dai cittadini, in particolar modo dagli studenti liceali ed universitari.

L’idea di De Luca è l’inserimento nel Masterplan di una spesa esosa per la dismissione del tram quando, sempre per parlare di ratio, sembrerebbe più logico spenderli per migliorare il servizio esistente. Con il supporto del ministero dei Trasporti infatti, si vorrebbe arrivare a girare una somma intorno ai 200 milioni di euro. Intanto a farne le spese sono gli universitari, ed il conto è salato. Nell’attesa di una dismissione in toto, il tram dal 14 ottobre non passa più la domenica, costringendo centinaia di studenti fuori sede ad arrangiarsi come possono fra colleghi motorizzati, taxi, shuttle fantasma ed i due inserti di base che la natura ci ha dato quali gli arti inferiori (pedi pedi).

Liquidazione dell’Azienda Trasporti Messina

Si è svolto ieri il confronto tra l’amministrazione ed i sindacati riguardo i numerosi provvedimenti presentati da De Luca, tra cui appunto quelli inerenti al futuro dell’ATM. Presenti al tavolo CISL, CISAL, ORSA ed UGL, assenti CGIL e UIL. Una riunione fiume, conclusasi intorno all’ 1:00, in cui sono state spese tantissime parole come: diritti, lavoratori, scivoli, prepensionamenti. Ciò che colpisce è stato l’utilizzo della parola studenti, pronunciata NEMMENO UNA VOLTA. 

Sorge spontaneo chiedersi: ma Messina è una città universitaria? Il comune sposa gli sforzi quotidiani della governance d’ateneo per rendere sempre più gettonata e performante l’Università di Messina? 
Al momento sembrerebbe di no. Nel frattempo in questa situazione di trambusto a Palazzo Zanca, sotto il chiacchiericcio e squillanti dichiarazioni, passano completamente inosservate le esigenze di più di 23mila studenti universitari (dati 2017/2018), di decine di associazioni universitarie, e migliaia di famiglie che, giorno dopo giorno vedono meno appetibile per la formazione dei figli una città così bella, che però non li vuole.

Alessio Gugliotta  

 

I Nostri Mari invasi dalla plastica

Il 5 Giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’8 Giugno la Giornata Mondiale degli Oceani; pochi giorni di distanza l’uno dall’altro per questi due importantissimi eventi, vicini quest’anno anche per il tema affrontato. La lotta all’inquinamento da plastica.

Sono 8 milioni, secondo quanto riportato dall’Unep, i rifiuti plastici riversati negli oceani.

“L’80% dell’inquinamento marino proviene dalla terra, compresi otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono in mare”. La plastica soffoca corsi d’acqua, danneggia le comunità che dipendono dalla pesca e dal turismo, uccide tartarughe e uccelli, balene e delfini, si fa strada nelle zone più remote del pianeta e lungo tutta la catena alimentare”, questo è cio che ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite.

Questo dovrebbe bastare a sensibilizzare le coscienze di tutti a riguardo, eppure il consumo di plastica non diminuisce, le precauzioni che sono state adottate, ad esempio quella della Bioplastica, sono poca cosa a fronte ad un problema tanto grande.

 

Siamo tutti coinvolti, vittime e carnefici del degrado ambientale che dilaga. Ci tocca molto, troppo da vicino.

E’ il caso del Mare Nostrum, ospitante il 7% delle microplastiche presenti sul pianeta, forse un dato non esageratamente alto se non fosse che il Mediterraneo rappresenta solamente l’1% delle acque internazionali. I pesci che vivono lì (e che poi ritroviamo sulla nostra tavola) presentano rifiuti di plastica nello stomaco. Danneggiamo l’ambiente e noi stessi. E si avvertono ripercussioni in qualunque ambito, da quello già detto della salute, della biodiversità a quello economico, nel settore della pesca e del turismo ad esempio.

Ma come è possibile venire a capo di tale problema? Inutile dire solamente “bisogna agire nel nostro piccolo”, purtroppo non basta; sono le grandi industrie, le grandi aziende a doversi occupare del corretto recupero e smaltimento dei rifiuti, a dover applicare politiche a rifiuti zero, il cambiamento più grande deve partire da loro, il nostro contributo è necessario, serve, ma da solo non basterà mai.

 

Un grande esempio ci viene da Roma, dove l’artista Maria Cristina Finucci, ai Fori Imperiali ha realizzato l’installazione luminosa “HELP the Ocean”, costituita da un insieme di gabbioni in rete metallica rivestiti da un ricamo di sei milioni di tappini di plastica colorati. L’intento è quello di lanciare un grido di sensibilizzazione sulla condizione del mare e di tutto il pianeta. Renderci consapevoli di un problema di fronte al quale non possiamo chiudere gli occhi.

 

Benedetta Sisinni

Intervista agli autori di “Com’è profondo il mare” – percorso teatrale

Ah che bella l’estate, è proprio il caso di dirlo!
Le sere si allungano, ci sono eventi in ogni dove, gli esami sono in stand-by, c’è chi indossa la corona d’alloro e chi piange dentro pensando di non riuscire mai ad averne una tutta per sé…ma ehi, don’t worry!

È giunto il meritato riposo per tutti. Sì, anche per te che fino a qualche ora fa hai sudato sopra ad un libro che sembrava volesse solo divorarti.
E per chi ancora deve terminare, quale migliore occasione per distrarsi e respirare un attimo?
Quest’estate la topica frase “A Messina non c’è nenti” non ha giustificazioni: sembra la città si stia pian piano svegliando e l’estate 2017 è ricca di iniziative. Una fra queste, davvero peculiare, è il percorso teatrale “Com’è profondo il mare” che si terrà il 19, il 20 ed il 21 Luglio presso la fondazione Horcynus Orca, presentato dalla neo compagnia teatrale “Compagnia del caso” fondata da due giovani promesse messinesi: Gabriele Crisafulli e Gianmarco Orlando. Noi di UVM abbiamo pensato di farci una chiacchierata.

Gianmarco e Gabriele siete due ragazzi di Messina che avete deciso, chi prima e chi dopo, di inseguire ognuno il proprio sogno trasferendovi nella Capitale. C’è stata quella famosa scintilla che ha fatto scattare in voi l’idea di creare questo progetto “Compagnia del caso”?

Gabriele: La scintilla è scattata quando il caso ha deciso di farci conoscere. Roma è servita per la burocrazia, Gianmarco ed io ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, ne abbiamo passate tante, abbiamo condiviso tanto oltre la nostra passione. La voglia di lavorare bene insieme ci ha portati a creare un’identità reale e tangibile che è la Compagnia del caso. Inoltre noi, prima di ufficializzare il progetto, abbiamo lavorato insieme a tanti spettacoli che fanno parte del nostro repertorio, come “il Piccolo Principe” o “Il curioso caso della signora Hudson”.

In cosa consiste il percorso teatrale “Com’è profondo il mare”?

Gianmarco: il percorso nasce dall’idea del mare. In mare si viaggia. Si approda poi in tanti porti, ed in ogni porto si conosce un nuovo mondo. Il pubblico quindi viaggia all’interno della struttura ospitante e ad ogni tappa conosce un “mondo”, ossia la storia che porta con sé ogni personaggio. Il filo conduttore che collega i personaggi è il mare ed il loro tatuatore.

Cos’è per voi il mare?

Gianmarco: il mare per me è un residuo di magia in questo mondo ormai troppo terra terra e demistificato. Dalle profondità marine potrebbe emergere qualsiasi cosa. Quando navighi e guardi l’orizzonte hai sempre quel margine di mistero che ti fa domandare “e adesso cosa trovo? Quale terra apparirà?” Il mare è come un nonno per me.

Gabriele: il mare per me è quella sensazione che si prova tra la partenza e l’arrivo.

Messina è la città in cui debutterà lo spettacolo ed è la vostra terra natìa. Come vi sentite?

Gianmarco: io personalmente mi sento intimorito perché Messina ha una grande capacità di elevazione come anche una grande capacità di appiattimento. A Messina non riesco mai a capire se un mio lavoro porterà qualcosa di buono o meno. In ogni caso, riuscire ad insediare un lavoro del genere all’Horcynus Orca, per me è un piccolo sogno che si realizza.

Gabriele: la penso su molte cose come Gianmarco, aggiungo che sono fiero e felice di essere nato su quest’isola.

Non ci resta che andare a vivere un’esperienza catartica con le acque che ci circondano, per scoprire quanto è profondo il mare!

BIGLIETTO: 10€ solo spettacolo. 17€ spettacolo + apericena a base di pesce. 

REGOLE: Due repliche al giorno ORARI: 20:00 – 21:00; 21:30 – 22:30. POSTI LIMITATI. Si potranno accogliere solo 35 persone per volta. 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: per prenotarsi inviare un SMS o whatsapp al numero: +39 340 7316307. 

INFO: www.compagniadelcaso.com

Giulia Greco

Street art tour – tra il mare ed il caffè per raccontare la bellezza

IMG_4404“Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore” questa riflessione di Peppino Impastato ha ispirato la consigliera comunale Lucy Fenech ad organizzare per la prima volta a Messina un tour dedicato alla Street Art, forma artistica urbana ed alla portata di tutti, che si sta sempre più affermando nella nostra città. Il giro è stato guidato da Enrica Carnazza, curatrice dei due progetti protagonisti dell’iniziativa: Distrart – distretti d’arte urbana e Arte e caffè a cielo aperto.

Con la collaborazione dell’ATM, che ha messo a disposizione due dei bus nuovi che girano da poco per le strade, la prima tappa è stato lo stabilimento di Miscela d’oro; per i suoi 70 anni di attività, l’azienda ha voluto fare un doppio regalo, per se e per la città: “Non volevamo organizzare i soliti festeggiamenti ai quali partecipano poche persone e dei quali sarebbe rimasto poco o niente, ma volevamo lasciare il segno, qualcosa che durasse nel tempo, e che fosse anche per la città, che tutti i messinesi ne potessero godere-  le parole della responsabile marketing di Miscela d’oro Eliana Ferrarada qui nasce il progetto Arte e caffè a cielo aperto: i muri del nostro stabilimento erano ingrigiti, e direi sterili, così abbiamo bussato alla porta di Enrica Carnazza la quale è stata entusiasta di partecipare e rendere reale questa idea, mettendosi immediatamente all’opera”Dodici gli artisti che si sono impegnati nel progetto, riempiendo di colori e stili diversi la striscia di mattoni e calcestruzzo che circonda la sede dell’azienda messinese. Il soggetto dei disegni è indubbiamente il caffè, ed ognuno ne ha dato una propria interpretazione: dal minimal alla pop art, dallo stilizzato al fauvismo, ispirandosi a grandi artisti moderni e contemporanei. 

Dalla diversa interpretazione del caffè alla diversa interpretazione delle pensiline, poste lungo la linea tranviaria: qui si concentra il progetto Distrart – distretti d’arte urbana, sogno nel cassetto dell’assessore alla cultura Tonino Perna, il progetto si prefigge la rigenerazione del tessuto urbano messinese attraverso il linguaggio artistico della Street Art. “Mi chiese di valorizzare una zona degradata e periferica della città. Ma io, bastian contraria per natura, ho evidenziato il fatto che, proprio perché non tutti i cittadini avrebbero avuto il piacere di ammirare le opere, ci saremmo dovuti concentrare su un luogo che fosse alla portata di tutti, e che dovesse essere rivalutato: quelle pensiline tristi e degradate erano perfette per il nostro progetto” ha spiegato la Carnazza. Dialogando, infatti, con il flusso dinamico che passa da una parte all’altra di Messina, gli interventi degli artisti chiamati per il progetto hanno come comune denominatore il mare, elemento fondamentale del territorio. Nelle varie opere, le acque dello Stretto sono state rappresentate evidenziando la forte connessione tra l’animo umano e la natura, della quale, molto spesso, sottovalutiamo l’importanza. Si può notare che alcuni disegni sono esterni ed altri interni alle pensiline, proprio per dare la possibilità a chiunque di poter osservare le opere: ad esempio quando si è in macchina fermi (si spera) al semaforo, o quando si aspetta, con molta speranza nel cuore, che arrivi il tram.

Il giro si è trattenuto solo su alcune fermate della linea (sfortunatamente anche per motivi di tempistica) quali Dante, Cairoli e Repubblica, per poi spostarsi verso la zona portuale, in cui si trovano 4 grandi nuove opere di artisti italiani famosi a livello internazionale. Con la presenza di vecchi e nuovi “pezzi” la zona più vicina al via vai marittimo si è riempita di colori, pensieri e critiche sulla società contemporanea che perde di vista la grandezza di essere uomini. Prima di salutare la manifestazione, abbiamo voluto lasciare alla consigliera Fenech una copia del nostro editoriale riguardante l’abbandono dell’opera di BLU, perchè possa essere uno sprono a riqualificare un’opera di rilevanza internazionale lasciata ormai a se stessa.

Giulia Greco, Alessio Gugliotta

 

Il vecchio e il mare – Hemingway

“Ma l’uomo non è fatto per la sconfitta” disse. “L’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto.”

Queste poche parole racchiudono egregiamente il significato di fondo de Il vecchio e il mare, edito nel 1952 ,che gli valse prima il Pulitzer e poi il Nobel.
Il testamento letterario e morale di Hemingway, ambientato in quella Cuba tanto amata dall’autore, che gli rese omaggio dandogli quell’aura “incontaminata” che tuttora permane sull’isola.

Santiago è un vecchio pescatore che da 84 giorni non riesce più nel suo intento di pescare, abbandonato dal suo aiutante Manolin, costretto dai genitori a cercare un’ imbarcazione più “remunerativa”, ma, nonostante tutto vicino al vecchio mentore considerato prima che un maestro, un amico.

Spintosi in pieno mare, il vecchio riesce ad abboccare un marlin “lungo cinque metri e mezzo dal muso alla coda”, che lo trascina sempre più a largo, fino in mezzo all’oceano, per tre giorni e tre notti durante i quali Santiago lotta con tutte le forze rimastegli per non farsi sfuggire un’occasione di riscatto morale quale la preda.

Tutta l’epica di Hemingway confluisce splendidamente in questa semplice, ma non banale, storia. Il vecchio è solo, intorno a lui non c’è altro che il mare, ma, a differenza di un’ altro romanzo “marittimo” quale Moby Dick, Santiago non è spinto dalla ferocia e dalla vendetta, lotta contro il marlin per il primario bisogno di vivere, senza prescindere il pieno rispetto nei confronti della bestia, ritenuta nobile e fiera:

« A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c’è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità. Non capisco queste cose, pensò. Ma è una fortuna che non dobbiamo cercar di uccidere il sole o la luna o le stelle. Basta già vivere sul mare e uccidere i nostri veri fratelli.»

Il pescatore considera la bestia un suo simile, la lotta tra i due è ad armi pari, il pesce sfrutta tutta la sua forza mista ad astuzia “quasi umana” nel cercare di debilitare le vecchie e callose mani del pescatore, sanguinanti nel cercar di non far muovere la lenza, e quindi poter perdere la pescata tanto ricercata; numerosi sono i soliloqui di Santiago facenti da sfondo alla vicenda trattanti la pesca (assieme la boxe, attività prediletta dell’autore), l’esistenza , il confronto e l’immedesimazione con la natura (tema caro all’autore), e la speranza, incarnata nell’allievo Manolin, più volte citato dal vecchio durante questi.

A conti fatti il romanzo risulta come il racconto dell’ eterna lotta tra uomo e natura, una lotta qui ad armi pari dove sopratutto emerge il rispetto, il coraggio e la tenacia dell’uomo che sì potrebbe finir ucciso da questa lotta, ma mai sconfitto.

Pietro Scibilia