Messina cum laude: la rigenerazione dell’area della Fiera di Messina

Si dice spesso che il futuro sia in mano alle nuove generazioni. Noi di UniVersoMe, da giovani redattori, crediamo fermamente in quest’assunto, a tal punto da voler dare spazio ai giovani talenti della nostra città. Oltre al campo artistico, però, è di fondamentale importanza – per la comunità cittadina – l’innovazione scientifica, apportata dai giovani studenti universitari. Mossi da questa premessa, abbiamo deciso di lanciare una nuova rubrica, denominata “Messina cum laude”.  La rubrica si concentrerà sulle tesi di laurea che hanno come oggetto un aspetto specifico della nostra città.

Iniziamo oggi con una tesi di laurea magistrale concernete l’area della Fiera di Messina, negli ultimi mesi al centro del dibattito cittadino – prevalentemente sui social – per la demolizione dell’ex Teatro in Fiera.

Gli autori

L’elaborato, dal titolo “Rigenerare il patrimonio storico del mediterraneo. Il caso studio della Fiera di Messina” è stato redatto dal dottor Giandomenico Crisarà – nato a Reggio Calabria – e dalla dottoressa messinese Antonina Sturniolo. Entrambi hanno conseguito la laurea triennale in Scienza dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria e, lo scorso febbraio, si sono laureati in Architettura per il restauro e la valorizzazione del patrimonio presso il Politecnico di Torino.

Il dottor Giandomenico Crisarà e la dottoressa Antonina Sturniolo, dopo un sopralluogo nell’area della Fiera

L’indagine storico-sociale e lo stile architettonico

La tesi si basa sulla rigenerazione urbana di un bene di un certo valore nelle coste del Mediterraneo. L’analisi di alcuni esempi di rigenerazione ha dimostrato che esistono buone – e funzionali – e cattive pratiche, con spreco di soldi.

Da qui è stata condotta un’indagine storica e sociale su un caso particolare: l’area della Fiera di Messina. La prima problematicità è stata capire a chi appartiene la titolarità del bene e a chi compete la gestione, a causa dei numerosi contenziosi. Probabilmente molti non sanno che l’area della Fiera è un bene demaniale marittimo – quindi appartiene allo Stato -, la cui titolarità attualmente è dell’Autorità Portuale dello Stretto.

Prima del collocamento dell’istituzione fieristica messinese – tra le più antiche del mondo -, nell’area in questione sorgeva il giardino Umberto I, un giardino ottocentesco di una bellezza peculiare. Il terremoto e i bombardamenti del Novecento, però, hanno distrutto il cosiddetto “giardino a mare”, mai più recuperato.

Scorcio del “giardino a mare” Umberto I

Nel 1938 l’area accolse per la prima volta la Fiera – istituita nuovamente nel 1934 con la denominazione “Fiera delle attività economiche siciliane” e giunta alla sua quinta edizione –, precedentemente ospitata dai locali del Liceo classico “Maurolico”.

Il primo progetto del complesso è degli architetti romani Libera (il padre del razionalismo) e De Renzi; gli architetti successivi, invece, sono tutti messinesi e hanno operato – a parte qualche eccezione – in continuità con l’architettura razionalista. L’idea principale di Libera e De Renzi si basava sulla realizzazione di una porta affacciata allo Stretto; inizialmente si sarebbe voluto preservare il verde della villa ottocentesca, però, con il passare degli anni l’area è diventata un cantiere di cemento. Dagli anni ’50, infatti, si sono susseguiti tanti interventi affrettati e poco consoni, probabilmente per esigenze funzionali e a breve termine.

Timeline degli architetti e dei rispettivi interventi

Linee guida per il progetto

Per tutta la seconda metà del Novecento e nel primo decennio dell’attuale secolo, l’area era affidata in gestione all’Ente autonomo della Fiera, istituito nel 1946. Dal 2012 – dopo lo scioglimento dell’Ente autonomo – l’area è in gestione all’Autorità Portuale, che nel 2016 ha indetto un bando di concessione, andato deserto.

Guidati dal bando, i due dottori hanno elaborato un progetto molto realistico, perché considera i vincoli sugli edifici protetti, la tutela della vegetazione e la promozione socioculturale del rapporto con il mare.

Il progetto parte dal concetto di pianificazione strategica e considera di primaria importanza il ruolo degli stakeholder -i soggetti interessati al progetto -, dalla cittadinanza ai possibili investitori; inoltre, è improntato su una visione globale e non su interventi sconnessi sui singoli edifici.

 

Mappa degli stakeholder

Il progetto originale della tesi

L’idea di base del progetto è quello di aprire e far vivere questo luogo ai cittadini; un luogo dinamico, pronto a rispondere alle diverse esigenze della nostra città.

Gli edifici abbandonati potrebbero ospitare aule studio universitarie, capaci di trasformarsi di sera in luoghi di aggregazione per giovani – e non solo -.

La mappatura dei potenziali stakeholder – che hanno espresso interesse in passato – ha permesso di elaborare una proposta reale; non mancano infatti le associazioni giovanili pronte a creare dinamiche di aggregazione e organizzare eventi socioculturali.

Centrale sarebbe anche la valorizzazione dello sport, sia all’aperto che all’interno di uno dei padiglioni.

In un edificio potrebbe essere allestita – in chiave turistica – una galleria enogastronomica, con stand in microgestione.

Si darebbe ampio spazio al verde, riprendendo le caratteristiche del meraviglioso giardino Umberto I.

L’aspetto più importante, però, riguarda la valorizzazione del waterfront, attraverso la creazione di un complesso unico con la Passeggiata, anche se bisognerebbe andare oltre la proposta della demolizione dell’edificio dell’ex Bar Irrera, bene vincolato per la sua importanza architettonica.

Schema tridimensionale delle nuove destinazioni d’uso

Una grande occasione per la rigenerazione

La tesi di Crisarà e Sturniolo, caratterizzata da uno scrupoloso studio e da un impeccabile approccio metodologico, nasce con l’intento di denunciare le cattive pratiche che hanno contribuito alla decadenza di un’area di grande potenzialità del nostro territorio.

La denuncia però non è fine a sé stessa, ma è accompagnata da una proposta organica, ben strutturata e ampiamente motivata.

La crisi generata dalla pandemia ha colpito molti paradigmi della nostra società; eppure, proprio dalle macerie emergono opportunità di rigenerazione. È dunque necessario dare spazio ai giovani cittadini, pronti a mettere al servizio della comunità le proprie idee e – soprattutto – le proprie competenze.

Mario Antonio Spiritosanto

 

Gli autori sui social:

Giandomenico Crisarà:

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Antonina Sturniolo:

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Fonti:

Tutte le immagini presenti nell’articolo sono state fornite dai due autori

Il teatro del Mare: il lungomare di Messina e la Palazzata

É difficile descrivere lo spettacolo a cui si assiste quando si raggiunge Messina dal mare. Sicuramente familiare a molti studenti fuori sede (specialmente quelli che vengono dall’altro versante dello Stretto), la vista della baia del Porto con la Madonnina, Cristo Re in alto e il profilo delle coste siciliane a perdita d’occhio accoglie oggi in città le tantissime persone che vi si recano, per i più svariati motivi, dal mare.
Eppure c’è qualcosa che manca, qualcosa che rendeva, ai visitatori di 100 o 200 anni fa, l’arrivo a Messina ancora più suggestivo. Se infatti oggi, girando lo sguardo al lungomare di Messina, si vedono solo grandi palazzoni anonimi (molti dei qual figli della cementificazione selvaggia degli anni ‘70 e ‘80), in passato ad attirare l’attenzione dei visitatori era una ampia e uniforme distesa di palazzi di marmo, che abbracciava a perdita d’occhio l’intera cortina del porto: la Palazzata.

Questo enorme complesso architettonico affonda le sue radici nei secoli d’oro della città di Messina, quando il suo porto era uno dei più grandi e trafficati del Mediterraneo. Si può considerare, come primo nucleo di questa struttura, la Loggia dei Mercanti: un palazzo pubblico destinato ai commercianti, opera di Jacopo del Duca datata 1589, che si trovava all’altezza dell’attuale Municipio, in corrispondenza della via omonima. Accanto al palazzo si trovava una grande porta monumentale, la Porta della Loggia, di fronte a cui era originariamente situata, sul lungomare e con le spalle rivolte allo Stretto, la celebre Fontana del Nettuno di Giovanni Angelo Montorsoli.

Qualche decennio dopo, nel 1622, l’allora viceré Emanuele Filiberto di Savoia diede ordine ad uno dei suoi architetti di fiducia, Simone Gullì, esponente di punta del barocco messinese dell’epoca, di unire in un unico registro stilistico l’intera cortina del porto, attraverso la costruzione di ben 13 edifici con 4 ordini di finestre, intervallati da grandi porte monumentali che mettevano in comunicazione il porto con la città. Il risultato, così come ce lo testimoniano numerosi dipinti d’epoca, era spettacolare: l’intera baia del porto si trovava serrata in un fitto susseguirsi di finestre, archi e porte, che convergevano al centro sulla Loggia dei Mercanti, con la sua Porta e la Fontana di fronte; il tutto unito tanto da potersi considerare un enorme, unico palazzo, con 18 porte e ben 1064 finestre (un numero da Guinness World Record, diremmo oggi!).

Di questa prima Palazzata, purtroppo, nulla è rimasto: seriamente danneggiata dal terremoto del 1783, Goethe, illustre visitatore, la ricorda con parole amare nel suo “Viaggio in Sicilia”, orribilmente scempiata dal sisma.

Fu nel 1803 che si decise per la ricostruzione della Palazzata, stavolta in stile neoclassico, su progetto di Giacomo Minutoli. Il nuovo progetto, ancora più grande e monumentale del precedente, presentava un maestoto prospetto scandito da colonne in ordine gigante. Ebbe purtroppo vita breve; ultimato negli anni successivi, dovette presto confrontarsi con la furia distruttiva del Terremoto del 1908.

Benchè ancora parzialmente recuperabili, i pochi palazzi superstiti furono rasi al suolo a partire dal 1909 in vista di una nuova ricostruzione: il progetto, in stile eclettico-liberty a cura di Luigi Borzì, includeva uno spettacolare colonnato  che avrebbe dovuto chiudere l’attuale piazza del Municipio e un lungo terrazzo percorribile. Purtroppo non fu mai realizzato: per attendere l’inizio dei lavori bisognerà aspettare gli anni ’30 quando, in pieno regime fascista, un nuovo progetto verrà presentato.

É la cosiddetta Palazzata del Samonà, ultimo tentativo di ricostruzione, fedele ai canoni dello stile razionalista. Rimasta incompiuta, passeggiando oggi sul lungomare si può ammirare l’unico palazzo completato: il palazzo dell’INA, con la sua ampia porta sul mare.

Ricordata nelle memorie dei visitatori ed immortalata da innumerevoli dipinti e stampe, la Palazzata, in tempi in cui il porto di Messina contava sul serio ed era la principale fonte di ricchezza della città, rappresentava il biglietto da visita con cui una città fiera, ricca e orgogliosa faceva bella mostra di se agli occhi di chi la raggiungeva dal mare: la sua decadenza attuale rispecchia quindi quella dell’immagine che la Città offre ai suoi visitatori. Non resta che sperare che questa immagine possa tornare ad essere bellissima come è sempre stata, e che una nuova Palazzata possa un domani tornarsi a specchiare nelle acque dello Stretto.

 

Gianpaolo Basile

Image credits:

  1.  https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzata_di_Simone_Gullì#/media/File%3AAbraham_Casembroot’s_View_of_Messina_Harbor_with_the_Palazzata%2C_designed_by_Simone_Gullì_in_1623.jpg
  2. https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Porta_della_Loggia_(Giacomo_del_Duca)1.jpg
  3. https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Louis_François_Cassas%27s_View_of_Messina_Harbor_with_the_Palazzata,_designed_by_Simone_Gullì_in_1623.jpg
  4. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzata_di_Giacomo_Minutoli#/media/File%3AMessina%2C_palazzo_del_municipio_e_palazzata_dopo_del_terremoto_del_1908_(1).jpg
  5. https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Messina_Palazzi1900.jpg#mw-jump-to-license
  6. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzata_di_Giuseppe_Samonà#/media/File%3AMessina_Other_Monument_34.jpg

“Camminata fronte mare” perchè il nostro territorio torni ad essere un tesoro

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Un alternativa, un momento di unione tra le compagini sociali e la cittadinanza tutta per non lasciar cadere nel vuoto le tante battaglie che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Con queste premesse il movimento “Cambiamo Messina dal Basso” organizza “la camminata fronte mare” allo scopo di portare, ancora una volta, l’attenzione dei cittadini nel luogo in cui la città ha visto in maniera piu evidente la sua decadenza. L’iniziativa si svolgera’ sabato 14 Maggio con partenza alle ore 9 dalla “Villetta Royal”, e si snodera’ lungo un percorso volto a mettere in evidenza in maniera sempre piu insistente come il mare, il nostro mare, sia qualcosa da tutelare, ricordando allo stesso tempo i troppi anni trascorsi senza che la politica locale si sia interessata ad una qualche riqualificazione.
Ci siamo chiesti in questi anni quanto sia importante far sapere ai cittadini che determinati scorci della nostra citta’ meritano di essere riportati al loro antico splendore” cosi ha parlato Federico Alagna, portavoce del movimento ai microfoni di RadioStreet “e abbiamo voluto insistere particolarmente con questo nuovo tipo di manifestazione politica, la camminata, che riteniamo strumento fondamentale per far conoscere la storia di ogni singolo angolo del lungomare, abbandonato o usato saltuariamente”. Alagna si è anche soffermato sul comportamento degli organi competenti nei confronti di aree come la Fiera, che probabilmente verra’ affidata ai privati mediante bando pubblico, e che invece potrebbe benissimo essere data in gestione a realtà cittadine, sicuramente piu attente alla cura del patrimonio paesaggistico messinese e al suo utilizzo “virtuoso”. Si è detto del resto tanto su questo “mare negato”: troppi luoghi sono lasciati in un desolante degrado, ingiustificabile se si pensa che, almeno nell’area cittadina, non vi intervento pubblico da anni: Il Cavalcavia, Largo Minutoli, la Passeggiata a Mare e l’ex Cittadella Fieristica, gli imbarcaderi dei traghetti privati, la fontana di fronte ex Standa e il lungomare del Ringo sono solo degli esempi, che però ci aiutano a capire quante cose non sappiamo sul nostro paesaggio: prima di esserci un “ora” c’è sempre stato un “prima” cioè un momento in cui quei luoghi sono stati il centro della vita di ogni persona, soprattutto nei mesi estivi. Compito di noi cittadini è quindi riprendere in mano queste zone, scorci che in ben altre città d’Italia ci invidiano, e regalarle nuova vita affinchè queste “camminate” non rimangano un fatto episodico, senza seguito, ma possano costituire l’imput di un modo diverso di gestire e vivere la cosa pubblica.