Il vincitore del premio ANCI-storia 2018, il prof. Andrea Micciché, presenta il suo libro sull’autonomia siciliana

Martedì 4 giugno 2019. Ore 17.00. Aula Cannizzaro dell’Università di Messina. Presentazione del libro del prof. Andrea Miccichè – Università “Kore di Enna” – intitolato “La Sicilia e gli anni Cinquanta. Il decennio dell’autonomia”.

Durante l’incontro, hanno discusso con l’autore il Prorettore agli Affari generali, prof. Luigi Chiara ed i proff. Santi Fedele e Giuseppe Barone.

All’interno del testo viene raccontata la nascita, nel secondo dopoguerra, dell’autonomia siciliana quale espressione e strumento per la concreta realizzazione delle storiche aspirazioni allo sviluppo economico e industriale dell’Isola. Una visione contrapposta alla frequente rappresentazione dell’autonomia siciliana come un pesante fardello, un ostacolo allo sviluppo isolano, un emblema delle inefficienze, dell’assistenzialismo, delle corruttele del nostro Paese.  

L’autonomia siciliana fu il risultato del peculiare processo di transizione alla democrazia cominciato nell’isola già all’indomani dello sbarco degli Alleati. Un processo condizionato dalla difficile ricostituzione di un’autorità statuale, dalla miseria diffusa, dalle devastazioni della guerra, da un ordine pubblico minato dal banditismo e dalla mafia. Un contesto in cui sembrò attecchire un movimento separatista espressione di una parte del notabilato, della borghesia siciliana delle professioni e di una gioventù urbana e radicalizzata, unite da un sicilianismo pseudo-nazionalista e anti-centralista che attribuiva al Nord i mali e l’arretratezza dell’isola.

Anche dopo la caduta del fascismo, in un momento particolarmente delicato, con la Sicilia a rappresentare il primo fronte di guerra europeo, le pulsioni indipendentiste si fecero sentire e individuarono nei Savoia e in Mussolini i “nemici” del popolo siciliano. In questa fase, l’assenza di alternative concrete alla situazione vigente favorì il coagulo di un vasto consenso intorno al movimento indipendentista.

In un primo momento il separatismo non incontrò particolari contrasti e riuscì a consolidare il sostegno presso il popolo e ad avanzare concrete istanze rivendicative. Le cose cambiarono nel febbraio 1944, quando le aspirazioni del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) dovettero fare i conti con la nuova amministrazione italiana. Iniziò una nuova fase di tensioni che provocò il radicalizzarsi delle posizioni indipendentiste. Nacquero l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), la Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza della Sicilia (GRIS) e sempre più si fece sentire la presenza e l’azione delle famiglie mafiose. Una serie successiva di operazioni militari, tra Gennaio e Aprile 1946, ridimensionarono di molto le possibilità di questo variegato fronte, e parallelamente vennero avviate trattative segrete tra i separatisti e lo Stato che condussero alla concessione dell’autonomia. Il movimento, per essere riconosciuto, dovette accettare il compromesso dell’autonomia e rinunciare alle pretese separatiste.

Ad attribuire legittimità all’autonomia e alla classe politica regionale furono comunque le concrete realizzazioni in termini di opere pubbliche e di provvedimenti legislativi in materie come l’agricoltura, le risorse energetiche, il credito e l’industria. L’autonomismo siciliano fu insomma il motore della politica isolana in questa prima fase della storia repubblicana.

Il libro è un lavoro che indaga un momento fondamentale della storia italiana e siciliana della dialettica centro-periferica.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo

 

Palermo è una città che vuole essere raccontata: Stefania Auci e il suo libro da record “Leoni di Sicilia”

 

°SofiaCampagna Libreria Bonanzinga, Messina 2019

 

Nessuno di noi è qui senza ricordarsi della sua storia… E’ come un albero senza radici e un albero senza radici, alla prima folata di vento, cade! parla così Stefania Auci, suscitando applausi ed assensi attorno a lei; autrice di “Leoni di Sicilia”, romanzo storico presentato alla Libreria Bonanzinga il 22 maggio scorso. La scrittrice, palermitana per adozione e siciliana fin nel midollo, pronuncia le sue parole in modo concitato, come il buon Sud, appassionato e vigoroso, insegna.

Leoni di Sicilia, il suo terzo romanzo, è edito dalla casa editrice Nord e le sta facendo, letteralmente, scalare le vette delle classifiche di vendita. Nel suo mattoncino da 500 pagine, Stefania racconta l’ascesa della famiglia Florio, originari di Bagnara Calabra e trasferitisi a Palermo in seguito ad un disastroso terremoto.

I Florio, Ignazio e Paolo, aprono una bottega di spezie, una “putia”, che sarà poi ereditata da Vincenzo, diventando, in brevissimo tempo, padroni del mercato palermitano e, ramificando la loro attività commerciale, di gran parte della Sicilia. Insieme ad una scalata imprenditoriale, la famiglia Florio compie quella, più complicata e sicuramente più insidiosa, arrampicata sociale; attraverso quello che Stefania e Anna Mallamo, sua brillante interlocutrice, chiamano “muro di gomma, ma pur sempre muro”, in una società della Palermo bene che non è disposta ad aprire le porte ai nuovi arricchiti, per di più quando stranieri.

Ma facciamo un passo indietro…

E’ l’estate del 2015 quando un amico tenta di convincere l’autrice a buttarsi su una storia importante “tu hai una buona penna” le dice, “tu sei pazzo” risponde lei, giocando su un’autoironia semplice, pura; a settembre di quell’anno lei lo richiama “ci ho pensato: voglio scrivere la storia dei Florio”, “tu sei pazza” a questo punto è lui a dirlo; Stefania ricorda questa storia come un aneddoto felice, una semplice chiacchierata tra amici che l’ha portata, anni dopo, a venir tradotta in tutto il mondo.

 

°SofiaCampagna Libreria Bonanzinga, Messina 2019

 

L’autrice confessa quanto sia stato difficile, innanzitutto, scrivere un romanzo storico e approcciarvisi in particolar modo in Italia, per la difficoltà nel reperire i materiali di ricerca, “se un giorno vi volete buttare sul romanzo storico, scrivete agli americani” afferma con quel suo tipico e ben riconoscibile tono ridente. E’ una critica velata, vera ma certamente un po’ bonaria, caratteristica, dico io, di chi è siciliano fino in fondo.

Stefania si rammarica, anche e forse soprattutto da docente, di quante persone non conoscano la storia d’Italia. Nel suo piccolo, che non resterà tale a lungo, prova a far conoscerne un pezzo, una storia e tre  generazioni, legate intimamente al Sud d’Italia. Una storia di successi e sofferenze, di sentimenti taciuti, negati dall’impossibilità di venir fuori da anime troppo acerbe, che seppur amano, non riescono a dirlo. Un romanzo un cui la psicologia è affidata ai gesti, una psicologia quindi molto asciutta. Asciutta come i suoi personaggi, indagati nelle zone d’ombra,  come spiega Anna, ma proprio per questo vincenti, tenaci, reali e quindi ben riusciti “i nostri mostri sono il concime della nostra fantasia.” Particolare attenzione è riservata a Vincenzo e al suo modo di amare, approcciandosi con le persone, amare o per meglio dire, non amare. “Per lui l’affetto coincide col possesso” racconta l’autrice “Non riesce a dire -ti amo amore mio-”

Il libro segue una scansione rigorosamente cronologica. Ogni capitolo si apre con il nome di una merce: pizzo, seta, zolfo… cosicché l’indice di “Leoni di Sicilia” potrebbe diventare uno tra i più romantici ed evocativi di tutti i tempi. La scrittura è precisa “Io sono un po’ disordinata quando parlo” dice Stefania “ma nel romanzo sono diventata rigorosa, seria, attenta alle ricerche. Per raccontare una storia di questo tipo non potevo fare un inizio in medias res. Le prime due pagine le ho scritte al passato, poi le ho riviste e ho pensato -voi fate schifo-, così le ho riscritte al presente”.

La lingua, infatti, è vista come segno inconfondibile di appartenenza e quella scelta dall’autrice per Leoni di Sicilia non fa eccezioni “il dialetto è abbastanza filtrato; per dare tridimensionalità era necessario agire sulla lingua. La ricchezza linguistica che ha il dialetto siciliano è inimmaginabile, prendete la parola -camurrìa-, come fai a spiegarlo?!”. Stefania continua a far emozionare chi è lì per ascoltarla ma anche a far sorridere grazie al suo temperamento vivace e la battuta sempre pronta.

La scrittrice spiega infine che i Florio riescono a diventare borghesi ma “quando arrivano a questo livello perdono la capacità imprenditoriale”.

 

°SofiaCampagna Libreria Bonanzinga, Stefania Auci, Messina 2019

 

“A che punto sei con il secondo libro?” le chiede quindi Anna. “Ci stiamo lavorando” risponde Stefania, in modo conciso ma determinato. Il secondo libro vedrà i Florio immersi, non più nel mondo dei signorotti e nobili siciliani, ma in una società cambiata a cui i Florio dovranno far fronte, dopo l’Unità d’Italia.

Leoni di Sicilia è un romanzo in cui le sensazioni e gli odori, più ancora dei profumi, lasciano percezioni inconfondibili. Dove ciascuna parola non dice mai di più, ma evoca… Dove la storia cruda e spietata si mescola e confonde con l’immaginario romantico di una Palermo che fa sognare.

 

Ilaria Piscioneri

Karma City: forse, il sogno di un luogo ideale è soltanto un’illusione…

Giovedì 18 aprile 2019. Messina. Viale Giuseppe Garibaldi, 56. La Gilda dei Narratori.  Massimo Bisotti ha presentato il suo nuovo romanzo: Karma City. L’autore romano ha cambiato anche editore, seguendo il suo editor, Carlo Carabba, che nei mesi scorsi ha lasciato Mondadori per HarperCollins Italia: infatti il romanzo esce per la divisione italiana della casa editrice americana.

Bisotti, autore molto popolare sui social e con un buon seguito di lettrici e lettori, ha esordito nel mondo letterario nel 2010 con Foto/grammi dell’anima – Libere [im]perfezioni, un insieme di racconti fiabeschi che finiscono sempre con una morale. Ha iniziato a scrivere perché le parole rimarginassero le ferite e si chiudessero in cicatrici, ma prima di diventare famoso, grazie al romanzo La luna blu – Il percorso inverso dei sogni, che ha venduto più di venti mila copie, si promuoveva da solo pubblicando i suoi scritti su Facebook.

Ma veniamo alla trama di Karma city: uno straordinario romanzo capace di raccontare il mondo di oggi e quanto di unico è nascosto nelle profondità del cuore umano.

Otto personaggi, tra i venticinque e i quarant’anni, ognuno di loro con una sua storia particolare. Ma tutti e otto accomunati da un unico fattore: sono insoddisfatti della loro vita. Ed è per questo che accettano la proposta, offertagli da uno psicologo conosciuto online, di abbandonare la loro esistenza quotidiana e trasferirsi su un’isola che sembra offrire loro la possibilità di ripartire da zero. Un luogo bellissimo e appartato, lontano dalla confusione del mondo, in cui si può decidere se lavorare o vivere di rendita, in riva al mare ma con luoghi che riportano l’anima in contatto con la sua parte più vera. Passano i mesi e si creano legami, amori, amicizie profonde. Ma brividi e dinamiche scuotono il gruppo che si è venuto a formare. Forse, il sogno di un luogo ideale è soltanto un’illusione…

Non vi resta che leggerlo.

Gabriella Parasiliti Collazzo

La scrittrice Giorgia Spurio presenta: “Gli occhi degli orologi”

Martedì 16 aprile 2019. Ore 17:00. Messina. Alla Libreria Dedalus – via Camiciotti, di Roberto Cavallaro, è avvenuta la presentazione del romanzo premiato al salone del libro di Torino “Gli occhi degli orologi” di Giorgia Spurio. L’incontro organizzato in collaborazione con le ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiane, GA – Giovani delle Acli e AAS – Acli Arte e Spettacolo- ha visto la partecipazione della stessa autrice Giorgia Spurio.

Il romanzo edito da Il Camaleonte Edizioni è un capolavoro della narrativa dove flashback commoventi e pensieri su temi attuali creano l’intreccio di una storia in bilico tra istanti poetici, desolazione e speranza. “Gli occhi degli orologi” è un’opera narrativa futuristica, ambientata nel 2048, dopo le Nuove Crociate contro il terrorismo e l’immigrazione, gli Orologi sono divenuti il Dio del tempo e lo strumento di controllo dei Governi.

Gli occhi ricordano la vista, un senso, mi piaceva donarlo ad un elemento inanimato come l’orologio, in quanto immagino un futuro senza specie animali e siccome, comunque, avremo bisogno della natura, ci mancherà, percepiremo la sua assenza, li inseriremo nella tecnologia.

In questo mondo post-apocalittico le persone sono diventate degli automi. Gli episodi, esplicitati con estrema durezza, sono dominati da atmosfere lente e progressive. Un libro che rischia di essere profetico. Come la stessa autrice ha dichiarato nel corso della presentazione.  L’opera è intrisa di riferimenti a Victor Hugo, Calvino, Dostoevskij, D’Annunzio, Pirandello ma è dal 1984 di Orwell che prende spunto per ricavarne il titolo e non solo. Un romanzo che, data la struttura stilistica, ricorda i romanzi di formazione ottocenteschi, Giorgia fa questa scelta volutamente e consapevolmente per coinvolgere maggiormente il lettore. Un libro che narra una storia nella storia, un romanzo distopico che parla di mondo devastato dalla Grande Guerra e di una generazione con poche speranze e alla deriva. Un testo che offre continui spunti di riflessione sull’attuale essere delle cose e sulle relazioni familiari.

Durante l’incontro, dopo i saluti del titolare, sono intervenuti: Ivan Azzara, coordinatore GA Messina, Selene Schirru, presidente AAS Messina, Mariachiara Villari, vice coordinatrice GA Messina, e Antonio Gallo, presidente provinciale ACLI Messina.

Il romanzo è disponibile in tutte le librerie d’Italia e su Amazon.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Racconti e Poesie dal Midwest USA – KENT HARUF

Giovedì 11 aprile 2019. Messina. Via Giuseppe Garibaldi, 56. Libreria La Gilda dei Narratori. Un’immersione nelle atmosfere del Midwest statunitense. Partendo dai romanzi senza tempo di Kent Haruf, uno dei più grandi scrittori americani degli ultimi quarant’anni, ci si è immersi in questo affascinante mondo letterario grazie agli interventi di Roberta D’Amico ed Ignazio Lax, che hanno raccontato le storie e le gesta degli uomini e dei libri di questa Letteratura.

L’evento è stato reso ancora più suggestivo dal tappeto musicale e dalle letture poetiche a cura del collettivo “Altera“: Antonio Fede, Massimiliano Fede, Mariaconcetta Bombaci.

Pubblico attento per la narrazione di Vincoli. Una storia semplice ma intensa, come in tutti i romanzi di Haruf, che attraversa quasi un secolo di vita e traccia anche un bel quadro della conquista americana dell’ovest. A differenza degli altri romanzi, in questo c’è anche un piacevole risvolto noir che tiene incollati fino alla fine. Un viaggio nella storia di una famiglia delle pianure americane, narrata dalla voce della loro vicina, Sanders Roscoe. Un romanzo corale e travolgente, intenso e poetico, con cui Haruf inizia il suo viaggio nell’America rurale, teatro delle sofferenze e metafora della tenacia dello spirito umano, anticipando tutti gli elementi che rendono unica la sua poetica. Uno stile descrittivo e sublime caratterizza i personaggi. Si è in grado si percepire su di sé l’odore dei campi e di sudore dei protagonisti. Un romanzo duro ed estremamente vero, dà una perfetta idea della mentalità del luogo all’inizio del ‘900.

Non Resta che leggerlo.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Una vita meravigliosa pur partendo da un forte dolore: Lucio Presta, un uomo “Nato con la camicia”

Giovedì 28 marzo 2019. Ore 16.30.  Piazza Pugliatti. Rettorato. Accademia Peloritana dei Pericolanti. Lucio Presta, agente e produttore dello spettacolo, ha presentato il suo nuovo libro dal titolo “Nato con la camicia”. Libro dai forti tratti autobiografici, scritto in collaborazione con la cugina, nonché coautrice: Annamaria Matera. La storia di Lucio Presta è quella di un’Italia che ci piace raccontare e conoscere – cita il Magnifico Rettore prof. Salvatore Cuzzocreaun uomo del Sud che inizia la sua storia parlando di un momento difficile, che, nel corso della sua vita, ha comunque contribuito a rendere forte il legame con la sua terra. L’iniziativa è stata organizzata nell’ambito delle attività del Corso di Laurea triennale in Scienze dell’Informazione: Comunicazione pubblica e Tecniche giornalistiche, ed ha coinvolto anche alcuni studenti del DAMS.

©SofiaCampagna (incontro con Lucio Presta), Accademia Dei Pericolanti – Messina, Marzo 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©SofiaCampagna (incontro con Lucio Presta), Accademia Dei Pericolanti – Messina, Marzo 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’autore, orfano di madre sin dalla nascita, ha scritto questo libro spinto dal desiderio fortissimo di raccontare una persona così diversa da quella percepita dall’opinione pubblica e da quello che è il suo mondo lavorativo e non. Come lui stesso ha dichiarato durante l’incontro:

Lo dovevo ai mie figli. Volevo che i miei figli conoscessero da dove sono partito e com’ero arrivato a loro. Sono partito dalla curiosità di conoscere cosa fosse successo la notte della mia nascita, cioè cose terribili e straordinarie nello stesso tempo, che mi hanno regalato una vita meravigliosa pur partendo da un forte dolore. Poter condividere con gli altri la possibilità di dimostrare che da un dolore può nascere una storia bellissima era davvero necessario; potevo raccontarlo solo in prima persona.

©SofiaCampagna (incontro con Lucio Presta), Accademia Dei Pericolanti – Messina, Marzo 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nero su bianco viene descritta la perdita della figura materna, nel giorno della sua nascita, tra la notte del 13 e 14 febbraio 1960, la scoperta di un fratello sconosciuto, il difficile rapporto con il padre, la zia che lo ha cresciuto come un figlio, la morte della prima moglie, madre della sua prole. Le donne della sua vita, capaci di comprendere che dietro al professionista inflessibile si celava un uomo fragile che non ha mai realizzato il sogno di ricevere il bacio tanto desiderato della madre. Un viaggio nel tempo, uno sfogo per narrare a penna ciò che non è in alcun modo facile spiegare a parole, una storia privata, intima, fatta di momenti felici ed episodi drammatici, sicuramente saturi di significato che lo hanno portato ad essere un uomo “nato con la camicia”. Da qui il titolo del “diario-romanzo” edito da Mondadori Electra. Nelle sue parole è presente il sud, ha un forte senso di appartenenza: cosentino di nascita e di madre di origini messinesi. C’è un amore viscerale per quella terra che è l’unico luogo in cui si sente davvero sicuro. Emozioni, esperienze, sensibilità che non riescono ad essere contenute.

Quasi due ore di dialogo in cui il brillante manager si è messo a nudo e ha portato alla luce una storia tanto triste quanto bella. All’incontro erano presenti oltre al Magnifico Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, il Direttore del Dipartimento DICAM, prof. Giuseppe Giordano, ed il prof. Marco Centorrino, docente di Sociologia della Comunicazione.

 Gabriella Parasiliti Collazzo

“La mafia dei pascoli”: affinché tutto questo sangue non sia stato versato invano

21 Marzo 2019. Messina. È stato presentato alla Feltrinelli Point  “La mafia dei pascoli”, il libro di Nuccio Anselmo e Giuseppe Antoci, con la prefazione di Gian Antonio Stella, edito da Rubbettino, che ricostruisce le infiltrazioni mafiose al Parco dei Nebrodi e racconta la lunga storia di Cosa nostra barcellonese.

Il libro,di stampo autobiografico, racconta di milioni di euro guadagnati per anni in silenzio da Cosa nostra. Parla di un business “legale” e inesplorato. Boss che riuscivano inspiegabilmente ad affittare tanti ettari di terreno nel Parco dei Nebrodi, in Sicilia, terrorizzando allevatori e agricoltori onesti, li lasciavano incolti e incassavano i contributi dell’Unione Europea perfino attraverso “regolari” bonifici bancari. Un affare che si aggirerebbe, solo in Sicilia, in circa tre miliardi di euro potenziali negli ultimi 10 anni. Soldi non spesi, appalti truccati, truffe ingegnose, guadagni esorbitanti. Che nessuno vedeva o denunciava. Nessuno vedeva, sentiva o parlava. Fino a quando in quei boschi tanto magici quanto dannati non è arrivato Giuseppe Antoci, che è riuscito ad estirpare via la mafia dal Parco realizzando un protocollo di legalità che poi è diventato legge dello Stato ed oggi è applicato in tutta Italia. Cosa nostra aveva decretato la sua fine. La notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 Antoci è stato vittima di un attentato, dal quale è uscito illeso solo grazie all’auto blindata e all’intervento armato del vice questore Daniele Manganaro e degli uomini della sua scorta. Antoci, nel libro, racconta a Nuccio Anselmo la sua esperienza, e il coraggio di tanti altri servitori dello Stato che gli hanno consentito di andare avanti nella sua battaglia. E per comprendere meglio il contesto Anselmo ha scritto anche della catena di omicidi ancora irrisolti avvenuti in quelle terre, di Cosa nostra barcellonese e dei Nebrodi, del primo grande processo contro il racket dei clan tortoriciani e delle dinamiche mafiose del territorio.

Insieme agli autori, Anselmo e Antoci, hanno dialogato: Sebastiano Caspanello, giornalista, e Carmelo Scilla, avvocato.

Gli autori hanno deciso di destinare i loro diritti sul libro all’Associazione “Quarto Savona 15”, dal nome in codice dell’auto blindata fatta saltare in aria a Capaci il 23 maggio del 1992 durante la strage che uccise Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta. L’associazione “Quarto Savona 15” è nata su iniziativa di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice. L’obiettivo è quello di mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, “trasformando il dolore in azioni concrete”.

L’associazione non ha scopi di lucro, non ha connotazioni politiche né partitiche. Ne fanno parte studenti, docenti, imprenditori, professionisti, impiegati, dipendenti pubblici, giornalisti, appartenenti alle forze dell’Ordine.

Gabriella Parasiliti Collazzo

“L’opera degli ulivi”: anni di piombo, lotte politiche e faide ‘ndranghetiste

L’autore Santo Gioffrè e i relatori – ©FernandoCorinto, Aula Magna “L. Campagna”, 13 marzo 2019

È stato presentato presso l’Aula Magna “L. Campagna” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, il volume L’opera degli ulivi, di Santo Gioffrè, medico, appassionato di documenti antichi e del mondo ellenico, scrittore di romanzi storici. Hanno moderato l’incontro i professori: Mario Pio Calogero, Luigi Chiara e Giovanni Moschella.

Introduce il discorso Mario Pio Calogero:

“Il libro narra la tragica storia di uno studente universitario calabrese, ambientata a Messina, nel nostro Ateneo ed in un paese della Calabria, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Un periodo caratterizzato da un forte binarismo di ideali, presente soprattutto tra i giovani: studio e impegno politico. Ideali che caratterizzano lo stesso protagonista, Enzo Capoferro. Un romanzo a forte carica ideologica, giustificatorio, se non esaltativo, in contrapposizione all’estremismo di destra, delle violenze rivoluzionarie della sinistra estrema nel ’68 universitario messinese. Il testo è una vera e propria incursione, lucida e asciutta, nei retroscena sommersi di un mondo velato della Messina degli anni di piombo. Ѐ la storia di una Calabria amara, quella ‘ndranghetista, fatta di riti, di convenzioni, di catene che legano i protagonisti ad una società fondata sul vincolo dell’onore e sul patto di sangue, segnata da un destino già scritto, a cui sembrerebbe impossibile sottrarsi. Ove nemmeno l’amore per Giulia, la sua amata, potrà salvarlo.”

In un’atmosfera intima e raccolta il pubblico è sembrato molto attento alle descrizioni illuminanti dei vari relatori.

L’autore, Santo Gioffrè, ha ringraziato i presenti, dimostrandosi soddisfatto per l’organizzazione dell’incontro ed ha fornito ulteriori dettagli della trama, anche di tipo autobiografico.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Presentazione volume “Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica”

Venerdì 1 Marzo 2019, alle ore 15.30 nell’Aula dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti , sarà presentato il libro di Francesco Benigno, “Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica” (Einaudi, Torino 2018).
Benigno, ordinario di Storia Moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa, nel suo nuovo volume riflette sul significato dell’atto terroristico in diversi momenti della storia: dalla Rivoluzione francese, alle bombe anarchiche, all’attentato a Giovanni Paolo II, fino all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

Da questo excursus storico, il gesto terroristico appare avere una costante nel tempo ossia lo scopo primario di richiamare alla lotta la propria comunità contro un nemico considerato più forte. Solo in seconda battuta l’azione terroristica mira a generare paura nel nemico e nel suo popolo.

Di questi temi l’autore discuterà con tre storici dell’Ateneo messinese: Salvatore Bottari (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne), Luigi Chiara (Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche), Giacomo Pace Gravina (Dipartimento di Giurisprudenza). Introdurrà e modererà i lavori Giovanni Moschella, prorettore vicario dell’Università di Messina.
L’iniziativa è promossa dall’Università degli Studi di Messina e dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti.

Qui di seguito si allega la locandina dell’evento: locandina_37