Romanzi da leggere prima di morire (o comunque prima di avere 26 anni)

Quando mi è stato chiesto di fare una lista di romanzi da leggere prima di morire mi sono detta: “Cosa ci vuole?”, e subito ho pensato alla sfilza di libri che ho letto come se io fossi il giudice supremo dei romanzi da leggere, ignorando la quantità (esorbitante) di libri che, di anno in anno, si accumulano sul comodino.

Perciò, una volta vista in faccia la realtà, e dopo una breve occhiata allo scaffale in libreria, direi che i romanzi da leggere prima di morire sono un po’ troppi, allora, forse, bisogna rimboccarsi le maniche e restringere un po’ il campo.

Forse per pigrizia ho buttato giù una lista di libri che ho letto o che vorrei leggere, basandomi su un’età che va dai 18 ai 25 anni:

18 anni: 1984, Il barone rampante, Il fu Mattia Pascal, I ragazzi dello zoo di Berlino, Il giovane Holden, Città di carta.

Perché vi daranno il coraggio di cambiare, prima che sia troppo tardi.

19 anni: Fahrenheit 451, L’amore ai tempi del colera, Nessuno si salva da solo, Le notti bianche, Cime tempestose

Ci riempiamo la bocca d’amore, ma sappiamo davvero cos’è?

20 anni: Madame Bovary, Il buio oltre la siepe, It, La solitudine dei numeri primi, Trainspotting

Quel mix di amore e paura che sono un po’ i 20 anni.

-21 anni: I dolori del giovane Wherter, Gente di Dublino, Se questo è un uomo, Lolita, Panino al prosciutto

Così non starete ad ascoltare le ca** di chi vi sta intorno.

-22 anni: Anna Karenina, Delitto e Castigo, Oliver Twist, Vita di Pi, Il mestiere di vivere

Vi darà la forza insensata della speranza. E, detto tra noi, un Tolstoj sul comodino dovrebbe esserci sempre.

23 anni: Il ritratto di Dorian Gray, Cuore di tenebra, Romeo e Giulietta, Cecità, Metamorfosi

Ognuno di questi libri ha il suo perché, e se a 23 anni ancora non li avete letti, non aspettate oltre.

-24 anni: Il grande Gatsby, Fight club, Meglio soffrire che mettere in ripostiglio il cuore, L’insostenibile leggerezza dell’essere, La nausea, Gita al faro

Quando i “perché” sono troppi e cerchi una via di fuga.

25 anni: Orgoglio e pregiudizio, Sulla strada, La coscienza di Zeno, Il vecchio e il mare, L’ombra del vento

Perché le storie degli altri, forse, costruiscono un po’ la nostra.

Kafka diceva: “Bisogna leggere, credo, solo i libri che mordono e pungono” e questi mi hanno morsa, punta, sconvolta, stravolta.

Perciò, non sto qui a farvi una morale su quanto sia importante leggere o su quanto sia importante curare la propria ignoranza con parole e parole.

Buona lettura.

 

Serena Votano

A Christmas Carol: il capolavoro di Charles Dickens

Manca poco più di un mese alla festa più bianca dell’anno, fatta di pini e luci colorate un po’ sparse nelle vie della città, e come ogni anno molte persone l’aspettano con animo impaziente. Non tutti però la pensano allo stesso modo, non tutti hanno l’usanza di fare l’albero o di unirsi ai parenti più stretti, e questo ce lo può solo confermare uno che con racconti natalizi ha fatto rivivere alle famiglie la magia del Natale. A scrivere questo “romanzo natalizio” è stato Charles John Huffman Dickens ed è una delle sue opere più famose e popolari. Scritto nel 1843 come Canto di Natale, prendendo come tema principale la società e uno scenario apparentemente felice, posiziona il personaggio principale al di fuori dei riti tradizionali delle feste: un uomo “di poca confidenza” se non con qualche dipendente di lavoro e qualche nipote vicino. Lo scrittore ha voluto evidenziare nel personaggio un vero e proprio “Uomo ricco fuori ma povero dentro

Osservando altri aspetti di questo personaggio noto come Ebenezer Scrooge possiamo notare che queste festività celebrate nella società, erano per lui passate inosservate, come se tutto il suo tempo si potesse contare in denaro. E proprio il denaro gli ha fatto dimenticare il vero spirito di quello che era una volta, un giovane fatto di vita e di speranze. Ma sarà la speranza ad aiutare il vecchio Scrooge a capire ciò che ha dimenticato. Con l’aiuto di 3 spiriti ricorderà infatti, e scoprirà allo stesso tempo, ciò che ha perso e ciò che poteva salvare. Entrando nella nota di critica possiamo dedurre che il personaggio principale a parte essere un uomo d’affari era anche un uomo privo di sentimenti. Il successo se lo era creato nel corso del tempo e per via della società in cui aveva vissuto; una di quelle in cui se nascevi ricco eri fortunato, se nascevi in una famiglia priva anche di cure mediche da lì a poco rimanevi solo un ricordo. Ma non fu esclusivamente questo a spingerlo a chiudersi nella sua avaria bensì anche il continuo successo che lo ha portato dalla madre della lussuria, dove ha completato il processo di menefreghismo.

Lo scrittore dopo aver costruito un personaggio alquanto temuto sia da grandi che da bambini, raffigurandolo come il “GRINCH” di quel secolo, ha fatto notare le varie differenze tra l’Ebenezer “Avaro” e un Ebenezer “Pieno D’animo”, catturando il messaggio natalizio che, almeno a Natale, potremmo essere tutti più benevoli e altruisti con quelli che sono meno agiati di noi. Attraverso la metafora degli spiriti ha fatto infine capire che sono i nostri ricordi passati e quelli che dovremo ancora vivere a doverci interessare, perché solo vivendo veramente potremo avere anche noi il “Natale Futuro”.

Dalila De Benedetto

“E tu splendi”. L’ultimo romanzo di Giuseppe Catozzella

Dopo due anni fa il suo ritorno con un romanzo, “E tu splendi”, ambientato ad Arigliana, un paesino sulle montagne della Lucania dove Pietro e Nina trascorrono le vacanze con i nonni, un paese dove la vita di ogni giorno si svolge in maniera del tutto immutabile tra la piazza, la casa e la bottega dei nonni; intorno, una piccola comunità il cui destino è stato spezzato da zi’ Rocco, proprietario terriero senza scrupoli che ha condannato il paese alla povertà e all’arretratezza.

La madre di Pietro e Nina è morta qualche anno prima, lasciandoli orfani, eppure il ragazzo non si considera tale. «Io non lo avevo capito che eravamo orfani, un giorno la maestra lo ha detto davanti a tutta la classe, e ci sono rimasto malissimo. Non per la cosa in sé, ma per la parola, che non me l’aspettavo proprio che era per me.» Pietro sente che sua madre non è meno presente di prima, ha solo “traslocato” e gli parla ancora con la sua voce dentro la testa o attraverso bigliettini nascosti qua e là come «Lo sai che tu sei nel cassetto e i sogni sono fuori?»

Un giorno, giocando a calcio con gli altri ragazzini del paese, Pietro perde il pallone dentro la torre che si affaccia sulla piazza, la torre normanna. Andando a recuperarlo, scopre all’interno sette stranieri nascosti, sei adulti e il bambino Josh. La rivelazione scuote l’equilibrio del paese: Chi sono? Cosa vogliono?

Un romanzo che prende in prestito il titolo dalla citazione “T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece” del grande artista italiano Pier Paolo Pasolini, che spiega nella Nota dell’autore alla fine del libro, dove, inoltre, scrive che il romanzo è nato da alcune chiacchierate avute con il suo caro amico scrittore Alessandro Leogrande, che vuole ricordare e ringraziare. Un romanzo che si racconta attraverso la voce di un bambino, a tratti infantile e a tratti saggia, un romanzo di ombre e di luce, una luce che rende molto più coraggiosi. Non si fa mai caso al coraggio che il sole ti dà

E quando le cose ti chiamano, ti chiamano. Quando sono lì, sono lì per noi. Non importa se ci sono state per un secondo o da sempre.

 

Serena Votano

Werther – quando l’amore fa male

Partiamo subito col precisare che J.W. Goëthe non si identifica assolutamente in Werther, anzi, esprimeva fastidio quando gli veniva chiesto cosa si nascondesse dietro la trama del romanzo.

anch’io tratto il mio cuoricino come un fanciullo malato: gli è permesso ogni capriccio. Non dirlo in giro, però: c’è gente che me ne farebbe un rimprovero.”

 

In “I dolori del giovante Werther” troviamo una serie di lettere indirizzate a Wilhelm dove Werther è concentrato solo su se stesso e sulla sua sofferenza. Sta stretto nel mondo che lo circonda, i limiti umani lo mettono in crisi e il non poterli superare lo farà implodere, arrivando al suicidio (allarme spoiler).

Che la vita dell’uomo sia solo un sogno è già parso a molti, e anche con me si accompagna spesso questo sentimento. Quando considero i limiti in cui sono rinchiuse le facoltà pratiche e indagatrici dell’uomo, quando vedo come ogni attività metta capo alla soddisfazione di bisogni che a loro volta non hanno alcuno scopo se non di prolungare la nostra misera esistenza, e ancora, come ogni accontentarsi di certi risultati della ricerca sia semplicemente la rassegnazione del sognatore, pago di decorare con figure variopinte e luminosi paesaggi i muri della sua prigione, tutto questo, Wilhelm, mi fa ammutolire. Poi torno a guardare in me stesso, e trovo un mondo! Ma fatto a sua volta più di presentimento e di oscuro desiderio che di rappresentazione oggettiva e vivente energia. “

Werther comincia a frequentare Charlotte (Lotte) e la famiglia, il suo amore per lei nasce proprio perché sa di non poterla avere. Lotte, bella e sensibile, è fidanzata con Albert, che si trova lontano. Ed è subito friend zone.

come adoro me stesso, da quando lei mi ama”

Quando Albert fa il suo ritorno, tra i due uomini si stabilisce un rapporto cordiale, nonostante Albert sia l’opposto di Werther, razionale e privo di romanticismo. Tuttavia il matrimonio non impedisce ai due, attirati l’uno verso l’altro, di scambiarsi un bacio. Ma Lotte non può cedere al suo amore, ormai, e l’amore da cura diventa malattia.

Questa è l’ultima volta Werther! Lei non mi rivedrà”

E lanciando allo sventurato il più amoroso degli sguardi corse nella stanza attigua e si chiuse la porta alle spalle.

“Werther tese le braccia verso di lei, ma non osò trattenerla.”

Un romanzo dai sentimenti forti, contornato da personaggi dotati di profondità e stati d’animo sconvolgenti.
Un libro che da un cazzotto allo stomaco proprio per la descrizione dei sentimenti che i giovani provano e soffocano. Forse dalle reazioni folli, ma chi siamo noi per giudicare?

PS: si può parlare di spoiler su un libro di più di 200 anni fa?

Serena Votano

Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore, Susanna Cascini.

Quando una storia finisce è inevitabile sentirsi un varco dentro, i ricordi scavano nel presente e nel passato alla ricerca di una colpa, di un segnale, ci sforziamo di mettere tutto in una scatola immaginaria e di posarla via, la verità è che ci sentiremo meglio soltanto soffrendo.
È proprio questo che ho capito già dal titolo. Triste verità.

«Non era una sprovveduta, aveva già lasciato qualcuno ed era già stata lasciata a sua volta, quindi sapeva come funzionava e conosceva le regole: non chiamarlo, non cercarlo, non seguirlo (!), non inviargli messaggi, bloccarlo su ogni social network, non giocarsi la dignità. Conosceva le regole, ma le stavano strette, perché stavolta, in quella storia, ci aveva creduto talmente tanto da sentirsi quasi adatta a un futuro felice.»

La trama è molto semplice: si tratta di un amore andato a male, ormai finito da un pezzo, quando, un giorno, Tommaso la guarda mentre è seduta a leggere e lei lo prega di non piangere, e nell’aria galleggia la consapevolezza che ora è davvero finita. Anna cade in una profonda depressione, il mondo intero si schianta su di lei. Comincia a scrivere un diario di monologhi contando i giorni dalla fine, dalla separazione.

«E sembrava, dalla velocità con cui era sparito, che non avesse mai realmente avuto l’intenzione di restare, come se fin dall’inizio avesse saputo che prima o poi se ne sarebbe andato, come se fosse sempre stato di passaggio.»

Nella prima parte Anna deve fare i conti con i ricordi, con il dover andare avanti mentre spera che lui ritorni dicendo che era tutto uno scherzo. Però i giorni passano e nulla cambia, Tommaso è lontano e Anna comincia a chiedersi se il problema fosse lei con il suo modi essere.

Un libro che, tra una pagina e l’altra, fa pensare “è così che mi sento adesso”,che ti spinge a reagire con forza, a imparare, insieme ad Anna, a sanare le ultime ferite e fare a meno di lui. È facile immedesimarsi tra le righe di Susanna Cascini, tra le fragilità che fanno un po’ parte di tutti. La paura di non essere stati abbastanza, perfetti, o entrambe le cose. Semplicemente non essere. Non a tutti è concesso di tornare indietro per recuperare la storia quando l’amore finisce.

«Non è scritto da nessuna parte che qualcosa, solo perché è tanto bello, debba durare per sempre. Finisce tutto, finiscono anche le cose belle. L’importante è che ci siano state. Diamo per scontato che d’amore ce ne sia per tutti, ma non è così. L’amore è un miracolo. L’amore, quando arriva, non ci può dire quanto resterà. Siamo noi che pensiamo che sia “fino all’infinito e oltre” o “fino all’eternità”, ma l’amore, in realtà, come viene poi se ne va.»

Consigliato a chi, prima o poi, si troverà a guardarsi dentro per capire cosa è accaduto, a chi continua a provarci nonostante l’immensa paura di non farcela.

Serena Votano

 

Seta di Alessandro Baricco

È nelle storie apparentemente più semplici e lineari che si nascondono i messaggi più significativi, quelli che non hanno bisogno di migliaia di pagine per essere raccontati o di infiniti guazzabugli di parole per essere spiegati.
Sono quelle storie che possono immediatamente proiettarci dentro la loro realtà diventando così perfette ed indimenticabili, oppure rimanere a noi sterili e senza significato alcuno, tranne quello di usarne qualche frase come didascalia di una foto su Instagram.

“Hervé Joncour aveva 32 anni. Comprava e vendeva. Bachi da seta.”

Così inizia la narrazione, una statica descrizione di quella che è la trama di tutto il libro, la vita di un giovane che all’età di 32 anni abbandona la lungimirante carriera militare pianificatagli dal padre e, su consiglio di un amico fraterno, diventa un commerciante di bachi da seta. Tutto nel paese di Lavilledieu ruota attorno al processo di lavorazione della seta e la sua vendita è diventata ormai la forma di sostentamento più importante per gli abitanti del posto, finché un’improvvisa epidemia non rende inutilizzabili le uova dei bachi provenienti dagli allevamenti europei.
È proprio per questo motivo che Hervé decide di intraprendere una serie di lunghi e pericolosi viaggi in Giappone alla ricerca di un nuovo fornitore che permetta di mantenere a galla la martoriata economia di Lavilledieu, ma sarà proprio durante questi viaggi che vivrà le esperienze più profonde e complesse della propria vita, esperienze che lo metteranno difronte ad una scelta esistenziale rendendolo in fine una persona diversa.

La figura di Hervé rappresenta perfettamente il concetto di uomo moderno. Giovane, con una moglie che lo ama ed un lavoro ben retribuito alla spalle, ma ciononostante insoddisfatto della sua vita, sempre pronto ad inseguire un obiettivo distante ed incerto, a rischiare tutto per riuscire ad acciuffare un futuro, o meglio un amore, impalpabile ed indefinito.
I suoi continui viaggi di lavoro in Giappone, sempre perfettamente pianificati in ogni minimo dettaglio, si trasformano in una fuga del protagonista dalla sua monotona realtà quotidiana, in un tentativo di rifugiarsi in un mondo nuovo, sconosciuto ed onirico fatto di sospiri, sensazioni e sguardi fugaci, in cui poter riscoprire se stesso come un uomo nuovo.

“…E con cura fermò il Tempo, per tutto il tempo che desiderò”

Come in ogni libro di Baricco, anche in “Seta” risulta fondamentale sapersi perdere nel testo, non concentrarsi troppo sulle parole o sulla costruzione dei periodi, ma piuttosto soffermarsi su ciò che quelle poche parole cercano di evocare in chi le legge.
Si deve andare alla ricerca di un qualcosa che sembra essere nascosto dal più fitto e oscuro degli enigmi, ma che alla fine troviamo a pochi passi da noi, illuminato da una luce che prima sembrava non esserci.

È proprio questa la storia di Hervé Joncour, un uomo che vagava per il mondo in cerca di una dimensione in cui trovarsi a suo agio, di un amore che lo facesse sentire davvero vivo, ma che in realtà non riusciva a vedere come tutto ciò che egli stava inseguendo follemente lo aveva già ottenuto, mentre ciò da cui non riusciva a distogliere il suo sguardo era in realtà un’illusione effimera, che sfuggiva dalle sue mani proprio come fa la morbida seta.

“Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore e guardarlo, giacché, disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.”

 

Giorgio Muzzupappa

Terapia di coppia per amanti, certo.

Due adulti sposati (non tra loro) si ritrovano uniti da una passione incontrollabile che “degenera” in amore, dopo 3 anni di relazione clandestina l’attrazione fisica viene soppiantata da una forte intesa, probabilmente anche a causa dei rispettivi matrimoni ormai giunti al loro termine.

Vivo nel rimpianto del tempo presente, nella nostalgia delle cose che potremmo condividere e che invece ci stiamo perdendo. Neanche quando stiamo insieme riesco ad essere felice. Ormai non è più la gioia di stringermi a lui la ragione per cui accetto di vederlo. Quello che chiedo ai nostri incontri è di lenire questo stato di angoscia anche solo per qualche ora, trovare un pò di distensione, di pace. Paradossalmente dimenticare. Ecco: lo vedo per dimenticarlo. Per non pensare più a quanto mi complichi la vita amarlo.”

Viviana è sexy ed elegante. Modesto è ironico e simpatico.

Nessuno dei due ha il coraggio di affrontare i rispettivi coniugi, di prendere quella decisione drastica che cambierà la loro vita, la troppa paura li porta a non sapere quale decisione prendere, ma sono giunti al limite: è necessaria una chiave di svolta. E così entra in gioco lo psicologo, dopo l’idea di Viviana: la terapia di coppia. Per amanti, certo. Anzi … la terapia di coppia può essere per tutti, mica per forza per marito e moglie.

Ovviamente la reazione di Modesto poco conta, d’altronde la decisione è già stata presa unilateralmente.

“-Ci tieni a me? T’interessa come mi sento? L’hai capito che sto male? Non ti sembra il caso di occuparti della mia sofferenza e anche della tua, visto che stiamo insieme?
L’ultimo passaggio, non so se avete notato – quello in cui parlava di occuparsi della sua sofferenza e anche della mia -, era un capolavoro d’intimidazione. La mafia dovrebbe imparare dalle persone innamorate.”

Un romanzo a due voci, quella di lui e quella di lei che si alternano capitolo dopo capitolo, poi l’inusuale terza voce dello psicologo il quale si ritroverà al centro di un conflitto sentimentale drammatico e ridicolo insieme.

Scrivendo d’amore e nello specifico di un amore fra amanti, si corre il rischio di cadere nella banalità, De Silva con intelligente ironia riesce a raccontarci un altro aspetto dell’amore: non deve essere analizzato o pianificato, non bisogna pretenderne l’eternità, bisogna viverlo e lasciare che si prenda il suo spazio.

Insomma, finalmente un libro che fa anche sorridere oltre che riflettere

Perché gli vuoi bene, ai tuoi fallimenti, e ti senti anche una brava persona, quando lo dici

Dal 26 ottobre al cinema, diretto da Alessio Maria Federici, con Ambra Angiolini e Pietro Sermonti.

Serena Votano

L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón

È sempre bello ritrovare quei libri che da tanto tempo aspettano di essere letti.

Magari su uno scaffale in alto della libreria, a prendere polvere tra il vecchio dizionario di latino -ormai logoro e sapientemente ricucito da migliaia di pezzi di scotch- e la vecchia collezione di film in “cassetta” – tra le quali svetterà sempre l’improponibile filmato della “Tua Prima Comunione”. Sembra essere li da tantissimo tempo in attesa di qualcuno che si imbatta in “lui”, che gli dia la possibilità di raccontarsi ancora una volta prima di essere nuovamente dimenticato, forse per sempre…

“L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafón inizia proprio in questo modo, con il ritrovamento di un libro misterioso, scritto da un autore sconosciuto, li dove tutti i libri vanno a trovare rifugio dall’oblio, nel Cimitero dei Libri Dimenticati.

È il 1945 e Barcellona mostra ancora le ferite aperte dagli anni della Guerra civile e del regime di Franco durante il Secondo Conflitto Mondiale. Daniel Sempere e suo padre, proprietario di una modesta libreria, stanno raggiungendo la misteriosa e labirintica Biblioteca per riproporre un antico rito tramandato di padre in figlio nelle famiglie dei librai: il ragazzo dovrà scegliere un libro tra i milioni esposti negli scaffali del “Cimitero” e adottarlo per il resto della sua vita. La scelta ricade proprio su “L’ombra del vento” di Julian Carax, scrittore misterioso ed ignoto persino agli esperti colleghi del padre di Daniel. La lettura del libro strega il giovane Sempere che decide di andare alla ricerca degli altri manoscritti di Carax, ma scopre ben presto che tutte le sue opere sono state distrutte e che nessuno ha più notizie dello stesso autore. Da qui inizierà l’avventura di Daniel alla ricerca della verità nascosta dietro le pagine di quel romanzo, un’avventura che lo metterà davanti a numerose scelte difficili, a sentimenti contrastanti e a rivelazioni sconcertanti.

“Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.”

“L’ombra del vento” è un romanzo da leggere tutto d’un fiato. La storia è narrata in maniera semplice e chiara e fa dei colpi di scena e del mistero la sua più grande virtù. Zafón riesce a farci vivere la Barcellona dei primi anni 50’ attraverso descrizioni e particolari che trasformano le semplici parole in diapositive dai toni seppia, che rendono ancora più viva l’immagine della città. I personaggi sono tutti inseriti perfettamente nel testo come le tessere di un mosaico antico, ognuno con la propria personalità ben definita, con i propri pensieri e ricordi che tornano a galla nel testo per ravvivarla di luci sempre nuove ed inaspettate.

“ …Le sue mani, nella magica penombra di quella loggia, impressero sulla mia pelle il marchio di una maledizione che mi avrebbe perseguitato per anni.”

Ossessione, credo sia questa la parola giusta per descrivere questo libro. La passione è l’ossessione che muove la penna di Julian Carax sulle pagine dei suoi vividi romanzi; la verità è l’ossessione che spinge Daniel ad affrontare anni di silenzi ed inganni; la ricerca incessante dell’amore è l’ossessione di tutti i personaggi di questa storia, un amore puro e sincero che troppe volte viene macchiato dalla crudeltà di chi l’amore l’ha ormai perso da tanto tempo e che trova la sua ossessione nell’accecante bagliore della vendetta.

È una lettura consigliata per tutti coloro che spesso seguono l’istinto. Lo stesso istinto che li spinge a cercare un libro nuovo sull’ultimo ripiano della libreria, li dove accatastiamo oggetti e vecchi ricordi a prender polvere e che forse ogni tanto guardiamo con malinconia pensando di averli ormai abbandonati all’oblio, senza capire invece che i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.

Ps. “…Bocca rossa di caramella …Questa vita sulla terra è così bella…” grazie a te.

Giorgio Muzzupappa

Eventi della settimana

MERCOLEDÌ 7

LA FABBRICA DELLE IDEE PRE-SUMMER EDITION

DOVE:La Punta – Beach Club – Via Fortino – Torre Faro – Messina

QUANDO: dalle ore 19:30 alle ore 21:00

COSA: Ci siamo fatti desiderare ma non potevamo non chiudere la stagione con un’ultima Fabbrica delle idee. Questo mese saremo ospitati ai piedi del Pilone dai ragazzi de La Punta – Beach Club che ringraziamo già da adesso!
Scaletta in progress, visto che al momento c’è ancora qualche posto libero. Verrà presentato:

– #PiCKUP, un oggetto di dimensioni paragonabili ad un Apple TV con al suo interno un disco di grande capacità in grado di gestire autonomamente il backup di un piccolo insieme di postazione di lavoro ad intervalli regolari. E’ progettato per microimprese e studi professionali con un massimo di circa 5 postazioni di lavoro. Il progetto è di Fabio Genovese.

– MOVITY: motore di ricerca per trasporti privati in Sicilia. Collegando in un unico network tutte le offerte dei partners, scelti per la loro affidabilità, efficienza ed esperienza, questa startup sta sviluppando e rendendo possibile la più efficace piattaforma online di trasporto mai vista in Sicilia. Il progetto è di Nino Munafò.

La fabbrica delle idee è l’appuntamento mensile in cui a farla da padrona sono le idee! Le regole sono sempre le stesse: 5 minuti per poter esporre la propria idea di business (da realizzare o già in atto). Perché? Perché forse hai bisogno di un parere su un particolare aspetto, oppure perché sei alla ricerca di un partner con cui collaborare o semplicemente perché vuoi testare la tua idea su un pubblico. Ai 5 minuti di esposizione ne seguono altrettanti in cui le persone possono fare domande o avanzare critiche in modo costruttivo.
La fabbrica delle idee è anche un modo per conoscere di persona un ecosistema vivo che mensilmente si incontra, ma che poi resta in contatto grazie alla rete. Un modo per far crescere il territorio in competenze e cultura, attraverso lo scambio reciproco e alla pari.
Per ulteriori informazioni contattare gli organizzatori dell’evento attraverso la mail info@startupmessina.org oppure attraverso la pagina facebook Startup Messina.

GIOVEDÌ 8

DISCUTENDO DI CULTURA E LEGALITA’- INCONTRO CON SEBASTIANO FABIO VENEZIA

DOVE: Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini – Messina – Via delle Mura (adiacente la Chiesa Madonna di Pompei V.le Regina Margherita, 25) – Me

QUANDO: ore 17:00

COSA: L’Associazione Culturale Intervolumina in collaborazione con la Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Messina organizza l’incontro con Sebastiano Fabio Venezia giovedì 8 giugno alle ore 17:30 presso la sala lettura della Biblioteca.

Sebastiano Fabio Venezia, sindaco di Troina dal 2013, nel corso del suo mandato si è distinto per aver denunciato e tolto i terreni ai mafiosi, scegliendo di governare la città nebroidea e il suo territorio promuovendo la cultura della legalità e la salvaguardia ambientale. Subisce intimidazioni dal 2012 per la sua lotta contro la mafia dei pascoli e vive sotto scorta. Ha vinto il premio Vassallo 2016 “per aver difeso con coraggio la legalità nella gestione del patrimonio naturale e per la qualità dei progetti di rilancio del territorio e di riqualificazione del centro storico…”
L’incontro sarà moderato dalla giornalista Manuela Modica.

Per qualche spiccio in più – Tributo a Battisti

DOVE: St Taurus pub

QUANDO: 21:30

COSA: I “Per Qualche Spiccio in Più” tornano a grande richiesta ad esibirsi al St. Taurus Pub. Questa volta proporranno il loro tributo a Lucio Battisti, l’immenso cantautore che con la sua produzione ha impresso una svolta al movimento pop italiano.

The Flowing

DOVE: Università degli Studi di Messina Piazza Pugliatti

QUANDO: 20.00

COSA: Il musicista Paolo Fresu: “Il trio di Francesco Scaramuzzino suona un jazz moderno che sa di passato. In esso si respira una libertà e una ricerca che è odierna ma che è mutuata dagli ascolti di ieri. Se l’archetipo del piano trio rischia a volte di cadere nel déjà vu, Francesco riesce, con coraggio, passione e grazie al prezioso apporto dei suoi compagni di viaggio, a inventare un suono che gli appartiene e che lievita nelle dieci tracce originali. Il Francesco Scaramuzzino Trio è una preziosa scoperta e una rassicurante conferma”.

VENERDÌ 9

Non c’è più la Sicilia di una volta Gaetano Savattero

DOVE: Feltrinelli Point via Ghibellina 32

QUANDO: ore 18:00

COSA: Incontro con Gaetano Savatteri, che presenterà il suo nuovo libro “Non c’è più la Sicilia di una volta”.

Dialogheranno con l’autore:

Anna Mallamo

Nadia Terranova

Federico Baccomo presenta “Anna sta mentendo”

DOVE: Colapesce libri, gusti, idee

QUANDO: ore 19:00

COSA: Dialoga con l’autore Francesco Musolino.

“Anna sta mentendo” è un romanzo intelligente e originale che affronta diverse tematiche contemporanee: le relazioni mediate dalla tecnologia; la scelta tra verità o menzogna; il mito di una società che tende a una perfezione virtuale cancellando le specificità di ogni essere umano.

Riccardo Merisio è tornato a sorridere. Un nuovo lavoro e una nuova ragazza hanno cancellato le ombre di un periodo difficile. Ma una sera, mentre sta chattando con Anna, la collega con cui ha da poco intrecciato una relazione, un insolito annuncio invade lo schermo del suo telefonino.

Si tratta dell’invito a scaricare un’applicazione dal curioso nome di WhatsTrue. Anzi, più che un invito pare un obbligo, visto che ogni tentativo di impedirne il download si rivela inutile.

Da questo momento iniziano ad accadere strane cose: sempre più spesso, i messaggi di Anna sono accompagnati da una scritta sinistra: «Anna sta mentendo…». Uno scherzo, una trovata pubblicitaria, o un sistema effettivamente in grado di svelare le bugie dell’interlocutore?

Ogni giorno più turbato e diffidente, Riccardo finisce per cedere al fascino della misteriosa app che comincia a impossessarsi dei suoi pensieri e ad amplificare le sue paranoie, trascinandolo in un gioco psicologico di tensione crescente in cui cadono i confini tra verità e menzogna, tra realtà e fantasia.

È avvincente come una spy story e appassionante come una travolgente storia d’amore, una lettura per tutti, uomini e donne, ad ogni età, piena di spunti di riflessione sui tempi che stiamo vivendo.

Con grande intelligenza e lucidità, Federico Baccomo mette in scena il racconto sfrenato di un mondo inquietante e seducente in cui si riflettono le complessità della mente umana e dove ogni uomo è insieme impostore e ingannato. Un romanzo eccitante e ipnotico, di eccezionale originalità.

SABATO 10

MESANA: UN PASSO VERSO LA LEGALITA’

DOVE: Forte Petrazza

QUANDO: ore 15:30 alle ore 21:00

COSA: Un evento di incontro, di testimonianza verso la legalità, per un futuro sano, attraverso i racconti dei parenti delle vittime di mafia, le idee e i progetti di chi lotta ogni giorno, con uno sguardo verso la nostra terra.
L’evento inizierà alle 15:30 presso il parco sociale di Forte Petrazza. E tra un incontro e l’altro ci farà compagnia un trio jazz con Davide Coppo alla chitarra, Gianluca Coppo al basso elettrico e Michele Borgia alla batteria. Una ragione in più per essere presenti!
Con la collaborazione di Ecosmed, Libera, Addio Pizzo e Agende Rosse.

L’EVENTO CONTINUERÀ FINO ALLA SERA, PER QUESTO MOTIVO CHIUNQUE VOGLIA PUÒ DECIDERE DI CENARE NEL RISTORANTE “VERDEPETRAZZA” ALL’INTERNO DEL FORTE.

DOMENICA 11

Messina Citta’ CHE PARLA La città ricostruita I Palazzi Pubblici

DOVE: ARB via Romagnosi 18

QUANDO: ore 9:30

COSA: 6a passeggiata “MESSINA CITTA’ CHE PARLA” in

“La città ricostruita – I PALAZZI PUBBLICI”

Questo è il nome dell’iniziativa promossa da ALL RISKS BROKER, l’associazione culturale ARB e dalla Prof.ssa Mariateresa ZAGONE, Storico dell’Arte.

L’idea è quella di dedicare del tempo, passeggiando per le strade della nostra città, lasciandoci guidare alla scoperta delle sue bellezze.

Attraverso le numerose stratificazioni immerse ormai in contesti fuorvianti, la nostra città ci parla infatti della sua storia, dei suoi monumenti, della sua società multietnica e della sua vocazione commerciale.

La Prof.ssa Zagone ci farà da guida facendoci indossare quegli occhiali che ci consentiranno di percepire il filo conduttore che dalla città fondata dai greci 2700 anni fa arriva fino alla “città nuova” ricostruita dopo il 1908, ultima tappa di un viaggio attraverso il tempo.

Le passeggiate risulteranno così piene di piacevoli sorprese leggibili fra le pieghe del tessuto urbano e attraverso monumenti, strade, piazze, edifici che verranno svelati ai nostri occhi solitamente distratti.

Le visite alla “città che parla” saranno organizzate la domenica mattina con un massimo di 40 partecipanti e un minimo di 10.

La quota di partecipazione è di € 5 a persona.
E’ INDISPENSABILE LA PRENOTAZIONE

Per informazioni mail davide.liotta@allrisksbroker.com tel. mobile 3357841234

Associazione culturale ARB

ALL RISKS BROKER

Davide Liotta

L’ESTATE DI TERRITORI VIVI

DOVE: Pro Loco Messina sud – Pistunina 14

QUANDO: ore 18:00

COSA: DOMENICA 11 Giugno, vi aspettiamo per il primo dei 4 appuntamenti estivi a Villa Melania.
A partire dalle 18, al calar del sole, potrai visitare la mostra permanente di arte contemporanea, antiquariato artistico ed entoantropologico, arricchita con un nuovo spazio dedicato al teatro siciliano, e fermarti a provare il nostro speciale aperitivo
? in giardino.

#Spritz, #VodkaLemon, Analcolico allo #zenzero, #Tabulè, #Panecunzatue #Felafel sono alcuni degli assaggi del nostro freschissimo #apericena ai sapori meditarranei., ideato per il primo appuntamento estivo di#TerritoriVivi.

PER INFO E PRENOTAZIONE TAVOLI

tel. 3387640071

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Le notti di un sognatore

Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima! … Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata”.

Le notti bianche è tra le opere più apprezzate di Dostoevskij, insieme a Delitto e castigo. Sin dalle prime pagine, si comprende il perché quest’opera è tanto amata, in quanto ogni uomo riesce a identificarsi con la figura del protagonista. Un sognatore, isolato dalla società e della realtà, durante una delle sue solite passeggiate notturne incontra una donna di nome Nasten’ka. Sarà lei a risvegliare in lui il sentimento dell’amore attraverso il suo sguardo complice, le sue parole e le lunghe chiacchierate anche se sfuggenti.

Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.”

La storia si svolge in 4 notti e un mattino, i protagonisti sono solo due : lui timido ed impacciato riesce ad aprirsi a Nasten’ka mentre, quest’ultima, si sfoga sulla sua vita privata, il suo rapporto con la nonna cieca, l’amore perduto e la sua delusione. Entrambi i protagonisti sono soli, rassegnati, vivono la loro vita ma sono spenti e i loro tratti psicologici sono delineati alla perfezione come solo Dostoevskij riesce a fare.

Il finale è struggente, inaspettato, demolisce un sogno che si configurava all’orizzonte: è lo specchio perfetto di quell’amore che tutti abbiamo provato nella vita. Nato alla fioca luce della piacevolezza del primo sguardo, esploso all’unione delle due anime e poi frantumato sotto i piedi, in quel secondo che non ammette repliche.

Le Notti Bianche è un romanzo dolce, sognante, delicato, che, così come la vita, lascia l’amaro in bocca ma senza cattiveria. Consigliato a tutti i sognatori, a chi non si sente accettato e a disagio nel vivere nella società, a chi si lascia cullare dalla fantasia. A tutti coloro che amano stare al confine tra sogno e realtà.

Serena Votano