Francesco Musolino ci racconta il suo approdo al noir al lido Horcynus

Venerdì 15 luglio Universome ha avuto il piacere e l’onore di partecipare alla prima presentazione in città del libro Mare Mosso di Francesco Musolino, tenutasi al tramonto al lido Horcynus Orca.

Il nostro bellissimo stretto, illuminato dalle luci del tramonto, ha fatto da cornice all’introduzione di questa nuova avventura.

“Musolino sbarca in un Thriller rivoluzionario, adrenalinico e di facile lettura; un vero e proprio page turner.”

Così le moderatrici Rosaria Brancato e Roberta D’Amico hanno inaugurato la presentazione del libro. Libro in cui il fiato sospeso non è suscitato dalle avventure che hanno per protagonista un commissario o al solito protagonista dei gialli. Achille è un personaggio fuori dagli schemi che si ritrova catapultato in una storia “mosso” letteralmente dal mare agitato.

“Mare Mosso”, il nuovo libro di Francesco Musolino. © Angelica Rocca

E come le onde muovono questo racconto avvincente, la narrazione che si fa spazio tra presente, passato e futuro permette al lettore di capire sempre più a fondo il protagonista: Achille è un coraggioso leone di mare il cui  unico tallone è l’amore. In questa storia in cui la scintilla ha fondamenti di realtà anche l’amore annaspa tra i flutti durante la tempesta: è un amore tormentato dalla gelosia, illuminato dalla bellezza e oscurato dal terrore.

Proprio al tema dell’amore è stata dedicata una delle letture del romanzo, forse la più emozionante: mentre l’autore ci regalava in anteprima uno dei passi più colmi di pathos, tutti i presenti sembrava fossero immersi in una bolla senza tempo, priva di rumori o altro che potesse distrarli.

Solo lo scirocco ogni tanto ci riportava alla realtà tra una lettura ed un’altra, tra un paio di occhi lucidi per la commozione ed una risata sincera. 

Il pubblico presente all’evento. © Angelica Rocca

“Da Omero ci raccontiamo delle storie per tenere lontana la notte e forse è arrivato il momento di andarcele a prendere quelle storie.”

Francesco Musolino ci ha trasportato all’interno della sua mente facendoci notare come tutti i racconti di paura, di stupore vengono proprio dal mare, il nostro mare che fin troppo spesso lasciamo che siano gli stranieri a raccontarlo. In Mare Mosso Francesco Musolino si è ripreso un pezzetto di quel mare, un pezzetto della storia di quella baia di Santa Caterina di Pettinuri. L’autore, infatti, è partito proprio da una storia vera, un fatto documentato avvenuto tra la fine degli anni ’70 e l’inzio degli anni ’80: una nave che evitò il naufragio grazie a un’operazione di salvataggio straordinaria.

“Quando sono tornato in Sardegna, dove tutto è nato, sono inciampato in quella baia. A parte la comicità della caduta, ho veramente sentito che quella baia dalla quale avevo preso una parte della storia avesse voluto poi un po’ del mio sangue in cambio, come baratto per aver raccontato una parte di lei.” 

L’evento si è concluso senza spoiler, ma ha innestato in chi non ha ancora avuto il piacere di imbarcarsi nella lettura di “Mare Mosso” l’irrefrenabile desiderio di saperne di più di Achille Vitale. L’autore ha infatti rivelato di non precludersi la possibilità di dare un seguito a questa storia.

L’autore Francesco Musolino. © Sofia Ruello

Abbiamo, inoltre, avuto l’occasione di porgere all’autore alcune domande “a tu per tu” prima dell’evento. In questa piacevole chiacchierata siamo andati oltre le onde, indagando nei fondali del romanzo.  Siamo anche riusciti a strappare a Francesco, che oltre ad essere giornalista e scrittore, è anche insegnante di scrittura creativa, qualche piccolo consiglio sulla scrittura (che non dispiace mai!)

 

Di seguito vi lasciamo il link dell’intervista all’autore!

https://youtu.be/ghPLRWZPRw8

 

Sofia Ruello, Roberto Fortugno

 

Lucia Azzolina presenta a Messina il suo libro “La Vita Insegna”

Ospite della Libreria Feltrinelli, l’ex Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina ha presentato venerdì 3 Dicembre 2021 il suo libro La Vita Insegna insieme a Simona Moraci, autrice del romanzo Duecento Giorni di Tempesta. Entrambe insegnanti con un vissuto ed esperienze fuori dal comune, sono state capaci con le loro considerazioni e racconti a dar luogo a un partecipato dibattito sulla scuola e sulla sua importanza per la società e per i ragazzi che la frequentano.

L’ex ministra dell’istruzione Lucia Azzolina assieme all’autrice Simona Moraci. © Francesco Greco

La Vita Insegna racconta della singolare storia dell’autrice che, partendo da una città siciliana che non offre molto, una famiglia modesta sia economicamente che culturalmente (la mamma casalinga, il papà guardia carceraria) e in una casa dove non ci sono libri, riesce a realizzare il sogno di diventare insegnante prima- con trasferte che la porteranno lontano e con le conseguenti difficoltà di essere fuorisede con uno stipendio basso – dirigente scolastico poi e straordinariamente Ministra della Pubblica Istruzione dal 2020 al 2021, in piena pandemia, durante il governo Conte bis.

Afferma Lucia Azzolina:

“Nonostante le difficoltà, i pochi soldi e la lontananza, ero felicissima di poter fare il lavoro che amavo, per cui avevo studiato per tutta la mia vita. Quando ho iniziato, per via della mia giovane età ero un pesce fuor d’acqua, gli studenti erano abituati ad un collegio di docenti anziani, questi ultimi fortunatamente si ponevano benevolmente, ero diventata un po’ la cocca.”

Ma l’elemento dirompente di Lucia non era solo l’età: arrivata dietro la cattedra è un’insegnante che cerca di rompere i vecchi schemi, non segue le consuetudini a cui gli studenti allora erano abituati, introduce nuovi modi di pensare e di fare scuola:

“Gli studenti prima di tutto sono delle persone, non numeri a cui dare dei voti. Con i miei ragazzi ho utilizzato l’autovalutazione, in questo processo ho quasi sempre riscontrato la loro maturità e onestà, si davano loro i voti e nel 99% dei casi corrispondevano sempre al voto che gli avrei dato io. “

Ma le novità non finiscono qui, la scuola non è più legata ad un sistema mono-direzionale, il cui giudizio va dall’insegnante agli studenti, ma diventa un processo bi-direzionale, dove i feedback riguardano anche gli studenti verso la prof. In questo caso dichiara l’ex ministro:

“Sono una persona che ha sempre voglia di migliorarsi, volevo capire dove sbagliavo, quali erano i miei punti deboli, desideravo ricevere un giudizio sincero, senza condizionamenti, allora ho detto ai ragazzi di scrivere al computer le loro considerazioni, questi venivano stampati in foglietti, veniva garantito l’anonimato, non sapevo chi fosse l’autore ne potevo capirlo ad esempio dalla calligrafia.”

L’autrice riflette anche riguardo al sistema dei voti, come vengono usati, i loro effetti:

“Bisogna far capire ai ragazzi che i voti sono sulla prestazione, non sulla persona. Se uno studente prende ad esempio 3, può pensare di essere una persona che vale 3 nella vita, ma non è così. Il voto si può sempre rimediare, bisogna stare attenti a come ci si pone con gli studenti, soprattutto in una fase delicata della loro esistenza come l’adolescenza. Quegli insegnanti che utilizzano il voto come strumento di ricatto sbagliano.”

Non mancano, nelle sue considerazioni, la visione politica e delle proposte:

“Nelle scuole primarie abbiamo abolito i voti e messo i giudizi, spero si arrivi ad introdurre questo metodo anche negli altri gradi di istruzione. Ritengo sarebbe più giusto valutare i ragazzi secondo le loro capacità e non secondo i loro voti; ad esempio in alcuni contesti di ammissione vale di più il saper dimostrare cosa si è in grado di fare e non il voto con cui ci si presenta”

 

“La Vita Insegna” di Lucia Azzolina (Ed. Baldini – Castoldi, Nov 2021) © Francesco Greco

Il libro è quindi la biografia di chi partendo dal basso è riuscito a realizzarsi nella vita, seguendo i propri sogni e aspirazioni, dimostrando che la scuola continua a svolgere la funzione di scala sociale; è il manifesto di un impegno che ripaga, la riflessione su una scuola che deve cambiare, liberarsi dalle discriminazioni, mettere al centro la persona, per una crescita anche umana oltre che culturale.

Francesco Greco

Tess dei d’Urberville: la storia di un’eroina romantica per raccontare la violenza sulle donne

Celebrare oggi  la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne è un ulteriore passo in avanti per riconoscere questa piaga come fenomeno sociale da combattere. Un piccolo passo vogliamo farlo anche noi, in ricordo delle tante vittime, per esprimere a modo nostro la vicinanza a tutte coloro che vivono tali situazioni, nella speranza che questi atti disumani possano cessare.

Proseguiamo perciò nella nostra rassegna di opere che trattano la violenza di genere attraverso la storia di una donna, raccontata dalla sapiente penna di Thomas Hardy nel romanzo Tess dei d’Urberville.

Tess e la sua storia

Nelle campagne dell’Inghilterra vittoriana cresce Tess, giovane pura e di una bellezza incantevole, discendente di una nobile famiglia ormai caduta in disgrazia.

Il lungo viaggio di Tess comincia quando viene mandata dal padre ubriacone a reclamare, in un ridicolo e improbabile tentativo “la parentela” con una ricca e (ig)nobile famiglia, i d’Urberville, dando inizio ad una serie di drammatici eventi che stravolgeranno la vita della giovane.

Purtroppo, né la sua bellezza né l’innocenza, salveranno Tess da un destino di consumanti passioni e di alti ideali contrapposti al degrado a cui la fanciulla andrà incontro.

    “È infrequente che l’uomo da amare coincida con l’ora dell’amore.”

Tess (Gemma Arterton) e Angel Clare (Eddie Redmayne) nell’omonima serie BBC. Fonte: BBC

La vita di Tess verrà segnata dall’incontro con Alec d’Urberville, bello, ricco e potente, il seduttore che cercherà di manipolarla, incantandola e portandola sulla strada sbagliata,un uomo al quale la giovane sembra legata da un vincolo più forte della disperazione e di ogni sentimento.  Sarà l’inizio della fine della giovane vita di Tess che la porterà a crescere troppo in fretta. Dalle continue e maliziose vessazioni si arriverà addirittura allo stupro, tragedia che condannerà il futuro di Tess.

Dall’altra parte l’incontro con Angel Clare, amore di gioventù appena intravisto, a lungo sognato, posseduto, perduto e ritrovato, che sarà un piccolo spiraglio di felicità per la ragazza. Tess, sentiti per la prima volta i sintomi dell’amore, si appoggerà completamente a lui, affidandogli non solo il suo cuore ma il proprio destino, arrivando a fare di tutto pur di non ferirlo e macchiare il suo nome.

Ma proprio quando la protagonista sembrava aver trovato la felicità, ecco trovato un insormontabile ostacolo: la macchia del passato “disonorato” dallo stupro. Il suo amore puro e disinteressato non le permetterà d’ingannare l’amato che, scoperta tale macchia, non riuscirà a perdonare la “colpa” della giovane donna (come se fosse una sua colpa!) e la lascerà in preda allo sconforto più totale.

Tess per tutto il racconto vivrà avvenimenti che la porteranno a logorarsi sempre di più senza avere la forza necessaria per lottare e opporsi bensì si lascerà andare alla mercè degli eventi.

Solo alla fine la giovane troverà la forza per un ultimo gesto violento e disperato per porre fine alle innumerevoli ingiustizie di cui è stata vittima.

Tess (Nastassja Kinski) nella trasposizione cinematografica del 1969, regia di Roman Polanski. Fonte: Claude Berri

Tess in definitiva è l’ultima eroina di fine Ottocento, ancora attualissima per la sua forza d’animo e la sua rettitudine, frutto di una personalità determinata e dolce, fragile e coraggiosa allo stesso tempo. Diventata vittima di un sistema più grande di lei, alla fine, in un modo certo del tutto “singolare”, senza alcuna pateticità, riesce almeno per una volta a prendere in mano la propria sorte, guardandola dritto in faccia, ormai senza paura.

Un romanzo pienamente attuale

Di forte impatto emotivo, Tess dei D’Uberville ha sin dalla sua pubblicazione diviso critica e lettori e allarmato schiere di bigotti e moralisti che inorridivano all’idea di una storia che colpiva al cuore la morale vittoriana. Definito come vile e a tratti pieno di falsità, il romanzo è stato anche esaltato come il più potente degli scritti di Hardy. In Tess il vettore del conflitto attraversa ogni pagina del libro, che affronta, senza alcun falso pudore, temi scabrosi e audaci.

Anche in questo libro Hardy, mette in primo piano le debolezze umane, rendendole protagoniste nei volti dei personaggi, che sperando in una vita migliore si trovano a scontrarsi con un ostile fato.

Tess dei D’Uberville, edizione Fabbri Editori. Fonte: blog la spacciatrice di libri

Un libro che aiuta a riflettere su quanta strada abbiano fatto le donne, quante lotte e quanto vittorie conquistate. La storia mette in risalto – scatenando a tratti un senso di nausea – le disumane condizioni delle donne in epoca vittoriana, ritenute colpevoli anche quando erano vittime innocenti (situazione che viviamo ancora oggi), maltrattate solo perché donne.

Gaetano Aspa

A bordo di una nave per respirare “Il profumo della libertà”

Il 5 novembre alle ore 19:00 Giovanna Giordano, candidata premio Nobel alla letteratura 2020, ha presentato a Messina il suo ultimo romanzo: Il profumo della libertà. L’iniziativa è stata promossa dalla Libreria Bonanzinga ed ospitata in un ambiente suggestivo quanto inusuale: la nave Telepass della Caronte&Tourist ormeggiata a un molo della Rada San Francesco.

A condurre la serata è stata la titolare della libreria Daniela Bonanzinga, che s’è avvalsa della collaborazione di Tiziano Minuti, in qualità di moderatore e in rappresentanza della società di navigazione.

L’evento è stato scandito inoltre dall’alternarsi di momenti di lettura di brani estrapolati dal libro, declamati da Marco Castiglia, con le riflessioni scaturite dalle tematiche presenti: prima tra tutte la libertà.

Marco Castiglia legge i brani tratti da “Il profumo della libertà”. © Martina Galletta

E’ infatti il desiderio irrefrenabile di libertà, equiparato dall’autrice ad un istinto primordiale, che spinge Antonio Grillo – protagonista del libro – a lasciare Gesso, piccolo villaggio del messinese, per imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti.

Giovanna Giordano ce lo descrive come un uomo allegro, d’animo gentile, che mal sopporta la violenza e prova grande tenerezza verso ogni creatura vivente e non.

La sua volontà di essere libero si esprime in tante forme diverse: nel desiderio di spostarsi intraprendendo un viaggio; nella rinuncia ai propri confini mentali per addentrarsi nel mondo dell’immaginazione e delle possibilità infinite; nella risolutezza con cui sceglie di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative, per concentrarsi invece su quanto di buono può offrire anche una circostanza apparentemente avversa.

Uno dei momenti più simpatici della serata: l’autrice ci invita a tenere chiuso l’ “occhio nero” del pessimismo con cui solitamente guardiamo il mondo. © Martina Galletta

Questo personaggio, ispirato al prozio dell’autrice, occupa un posto molto speciale nel suo cuore, così come anche tutte quelle persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento: da quelle sedute tra le file della sala ad ascoltarla ai suoi antenati, ma anche a tutte quelle figure del passato – come Ulisse – inventate ed entrate a far parte dell’immaginario collettivo grazie ad autori come Omero, a cui è attribuita l’Odissea, una delle prime narrazioni con protagonista un viaggiatore.

Spettatori sul ponte salone della nave Telepass: una location “di mare” per presentare un libro ambientato sul mare. © Martina Galletta

In ognuna delle parole della Giordano s’è percepito non solo l’enorme impegno profuso per la stesura del romanzo, ma anche il grande amore da lei provato per la cultura classica ed il mondo della lettura. Elementi decisivi che hanno reso trascinante il ritmo della serata, oltre che interessanti e mai pretenziosi i contenuti esposti durante la presentazione.

Firmacopie a conclusione della serata. © Martina Galletta

 

Rita Gaia Asti

 

                                        

Funerea e luminosa: la figura di Arianna nella mitologia e nel mondo moderno

Il Minotauro, Teseo e Arianna, questi nomi rievocano in noi i ricordi di storie sentite durante l’infanzia. Il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro, è forse la figura più vivida, seguita da quella di Teseo, l’eroe ateniese che entra nel labirinto di Creta per ucciderlo; ma la loro storia è legata indissolubilmente a quella di Arianna, la principessa cretese che aiuta Teseo ad uscire dal labirinto porgendogli un gomitolo di filo. Giorgio Ieranò nel suo libro Arianna: Storia di un mito edito da Carocci editore ripercorre la sua storia attingendo ad un vasto corpus di fonti archeologiche, pittoriche e letterarie.
Lasciata da Teseo sull’isola di Nasso, Arianna diventa emblema di tradimento ed abbandono: questo è il suo aspetto più conosciuto. Ma Ieranò ci dimostra che quella di Arianna è una narrazione millenaria, ricca di varianti; un mondo arcano, nonché una foresta di simboli.

Tra amore e morte, la Signora del labirinto

Una proto-Arianna fa la sua comparsa in una delle tavolette d’argilla d’età micenea ritrovate a Cnosso, su cui figura un’incisione dedicata ad una misteriosa Signora del labirinto tra le divinità a cui portare un’offerta.
Quel labirinto di cui conosce i segreti, coi suoi meandri tortuosi che atterriscono e disorientano, era spesso identificato con l’aldilà. Ciò le conferisce un legame con la sfera degli inferi:

Vi sono aperte parecchie porte, che traggono in errore chi cerca di andare avanti e fanno tornare sempre agli stessi percorsi sbagliati.

Scrive Plinio il Vecchio a proposito del labirinto egizio sepolcro del faraone Mendes.
Edifici reali chiamati labirinti erano noti in tutto il mondo antico, ma la parola labirinto in sé poteva anche riferirsi ad una condizione metaforica: una transizione.
In una versione della leggenda Arianna, abbandonata da Teseo, si impicca; nell’oltretomba la passione non consumata per un amante impossibile la terrà per sempre sospesa in un limbo tra la dimensione infantile virginale e quella della sessualità adulta.
Durante le Antesterie – celebrazioni che cadevano ad inizio primavera – le giovani ateniesi eseguivano L’Aiora: un rituale nel quale si dondolavano su un’altalena. Il dondolio, simulando l’impiccagione originaria, assumeva significato ambivalente; di morte, in relazione all’adolescenza che dovevano lasciarsi alle spalle; di nuovo inizio, in rapporto all’erotismo al quale avrebbero avuto accesso come spose adulte.
Per il suo legame con gli inferi e con festività di morte e rinascita della natura, si pensa che Arianna fosse in precedenza una dea dei morti e della vegetazione come Persefone, poi declassata ad eroina del mito.

Skyphos raffigurante una donna spinta sull’altalena da un satiro – www.wikiwand.com

Una gioia ultraterrena nella volta celeste

Ma oltre che funerea, Arianna può essere anche luminosa. E’ nipote del dio Sole da parte di madre; sposa del dio Dioniso che, venuto a salvarla dopo l’abbandono a Nasso, immortala il suo amore per la principessa trasformandone la corona in costellazione:

La corona di Arianna che si muove tra le stelle e corre insieme al sole, compagna di viaggio dell’Aurora figlia del mattino.

(Nonno di Panopoli; Le Dionisiache)

Le sue origini celesti, il suo ruolo di sposa di un dio e la sua assunzione in cielo come stella ne favoriscono la popolarità anche nel mondo romano; come dimostrano gli affreschi pompeiani presenti nella celebre Villa dei Misteri, dove l’immagine della coppia formata da Arianna e Dioniso spicca sulle altre.
Nel Rinascimento i due allietano i carnevali fiorentini e la corte ferrarese; diventando, oltre al simbolo del rigoglio della natura, un invito a vivere ogni attimo con gioia ed intensità:

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.

(Lorenzo de’Medici; Il Trionfo di Bacco e Arianna)

L’affresco di Villa dei Misteri con raffigurati Dioniso ed Arianna – www.indaginiemisteri.it

Arianna ed il mito nella modernità

I miti sono storie senza tempo, concepiti nel passato, ma alimentati dalle suggestioni del presente.
Così Goethe, ispirandosi all’amante Faustina che ancora addormentata poggia la testa sul suo braccio, compone l’elegia XII:

Maestose le forme, nobilmente disposte le membra.
Se così bella era Arianna nel sonno potevi, Teseo, fuggire?
Un solo bacio a queste labbra! O Teseo, allontanati!
Guardala negli occhi, si sveglia! – Ti tiene stretto in eterno.

La narrazione cambia ancora, Teseo, che nella versione canonica l’abbandona a Nasso, è indotto a rimanere; incatenato dai suoi occhi.
Nell’Ottocento e nel Novecento, con l’introduzione della psicanalisi e dell’antropologia, l’identità diventa un concetto sfuggente, ed altrettanto ambigui sono i ruoli ricoperti dai personaggi della mitologia. Le loro vicende subiscono delle riletture anche paradossali, come nel dramma Los Reyes di Julio Cortázar.
Arianna, di solito innamorata di Teseo, parteggia per il Minotauro: ha con lui un rapporto viscerale. D’altro canto il Minotauro non è qui un mostro feroce, ma una creatura triste e buona. Il suo legame con Arianna rappresenta un mondo infantile e primitivo contrapposto a quello cinico ed asservito a logiche di potere dei re Teseo e Minosse.

Ariadne di John William Waterhouse 1898

Signora degli inferi, emblema di gioia sovrumana, voce dei sospiri e delle inquietudini di ieri e di oggi.
Nonostante sia poco più che un’ombra del passato, Arianna ci somiglia. Il suo lamento sulla spiaggia di Nasso rispecchia la paura di scoprirci soli in un luogo ostile, mentre l’arrivo di Dioniso il sogno di una felicità perenne. Finché esisteremo, la sua storia riecheggerà negli anfratti più profondi della nostra anima.

Rita Gaia Asti

Speciale di Natale: 5 film e serie TV (più un libro) per passare al meglio le festività

Una cosa è sicura: quest’anno sarà un Natale diverso dal solito. Ma come trovare il giusto spirito natalizio? Sicuramente un film, una serie TV o un libro potrebbero aiutare (sopratutto se a tema).

Ne abbiamo scelti alcuni per voi, tra quelli più nuovi e adatti a tutti i tipi di età.

Holidate

Questo film originale Netflix, uscito nel 2020, è una commedia romantica di John Whitesell con attori protagonisti Emma Roberts (Sloane) e Luke Bracey (Jackson). 

Fonte: netflix.com

Sloane è una ragazza single che viene assillata dai propri parenti affinché trovi un fidanzato ufficiale così da non essere sola per le feste; prenderà in esempio lo stratagemma usato dalla zia: il festa-amico, cioè uno sconosciuto che la accompagni alle feste in famiglia. Sloane incontra in un centro commerciale Jackson, anche lui alla ricerca di stratagemmi per non passare le feste da solo, come organizzare appuntamenti al buio. In fila per restituire dei regali di Natale si conosceranno e si racconteranno le proprie vicende disastrose, decideranno così di diventare festa-amici. Cosa accadrà?

Jingle Jangle – Un’avventura Natalizia

Jingle Jangle è un musical – fantasy con attori protagonisti Forest Whitaker (Jeronicus Jangle) e Madalen Mills (Journey), diretto da David E. Talbert e distribuito da Netflix.

Fonte: spettacolo.periodicodaily.com

E’ ambientato nella cittadina di Cobbleton, in cui vive Jeronicus Jangle con tutta la sua famiglia; è un famoso giocattolaio dalle magiche invenzioni che avrà dei problemi con il suo giovane apprendista. Infatti questo lo tradirà rubandogli la sua creazione più grande insieme al libro che custodiva i segreti delle sue creazioni. A salvare la situazione ci sarà la nipotina Journey, questa farà ritrovare la speranza al nonno e riuscirà a salvarlo dalla situazione grazie ad una vecchia invenzione da lui dimenticata. Ma niente sarà facile!

Krampus – Natale non è sempre Natale

Questo film dell’Universal Pictures, uscito nel 2015, è una commedia – horror che vede alcuni attori come Toni Collette (Sarah Engel) e Adam Scott (Tom Engel) e come regista Michael Dougherty.

Fonte: themacguffin.it

Mancano pochi giorni al Natale e tutta la famiglia si riunisce. Max, figlio di Sarah e Tom, crede in Babbo Natale e vorrebbe che in famiglia ci fosse lo spirito natalizio che invece manca. Durante una cena le cugine di Max leggono ad alta voce – e davanti a tutti – la lettera da lui scritta per Babbo Natale, provocando così uno scatto d’ira che lo porta ad urlare di odiare il Natale, strappando la lettera. Improvvisamente una bufera di neve causa un blackout; strani esseri iniziano ad invadere la casa attaccando i membri della famiglia, ma ancor peggio, arriverà il Krampus, un demone che punisce chi perde lo spirito del Natale. Riuscirà la famiglia a salvarsi da lui ed i suoi mostruosi scagnozzi?

Klaus – I segreti del Natale

Film d’animazione e avventura spagnolo di Sergio Pablos, distribuito da Netflix, uscito nel 2019 con un cast di voci (nella versione italiana) che comprende Francesco Pannofino (Klaus) e Marco Mengoni (Jesper).

Fonte: nerdevil.it

Jesper, figlio di un ricco padre esperto nel mercato postale, è incapace di compiere il lavoro da postino; così viene spedito dal padre nella piccola cittadina di Smeerensburg, un’isola deserta e ghiacciata, con il compito di consegnare 6000 lettere in un anno. Con gli abitanti divisi in due fazioni, da sempre in lotta tra loro, non è un’impresa facile. Nel corso della missione si imbatte in Klaus, un vecchio falegname con una casa isolata e piena di giocattoli (da lui creati) e in Alva, una maestra che vendendo pesce fa di tutto per risparmiare per andare via da lì. Klaus, vedendo un disegno fatto da un bambino triste, inizia insieme a Jesper la consegna di regali a tutti i bambini che attraverso le loro lettere chiedono la felicità. Cosa combineranno?

Nailed It / Sugar Rush 

Serie TV statunitensi trasmesse su Netflix dal 2018/19. Delle tanti edizioni e da numerosi Paesi troviamo anche le edizioni dedicate al Natale!

Fonte: news.newonnetflix.info 

Dei pasticceri, principianti e non, si sfideranno ai fornelli per aggiudicarsi il premio di 10’000$. A giudicare le loro preparazioni un team di giudici esperti. Ne combineranno delle belle!

La preghiera di un passero che vuol fare il nido sull’albero di Natale

Avete presente quando fuori fa molto freddo e le braci sono quasi spente? Ebbene, ecco un ciocco di legno per ravvivare il fuoco del caminetto!

 Fonte: fotografia di Rita Gaia Asti

La preghiera di un passero che vuol fare il nido sull’albero di Natale è una poesia di Gianni Rodari, edita da Einaudi Ragazzi e tratta da Il secondo libro delle filastrocche del 1985.
L’autore – insignito del premio Hans Christian Andersen per la narrativa per l’infanzia – racconta la storia di un passerotto infreddolito che scorge dal davanzale di una finestra una famiglia in procinto di fare l’albero di Natale. La invita quindi a lasciarlo entrare, perché possa non solo fare il nido sul loro abete e scaldarsi, ma anche dare gioia ai più piccoli di casa, che apprenderanno l’importanza di accogliere e proteggere anche la più piccola tra le creature viventi:

E per il vostro bambino
pensate domani che gioia

trovare tra i doni, dietro
una mezzaluna di latta,
fra la neve d’ovatta
e la rugiada di vetro.

Trovare un passero vero,
con un cuore vero nel petto

E’ una lettura adatta al periodo natalizio, accompagnata da illustrazioni gradevoli, capace di rasserenare l’animo e scaldare il cuore di grandi e piccini; particolarmente indicata per quei momenti di sconforto nei quali si avverte l’esigenza di alleviare le preoccupazioni.

                                                                                                                                                                                              Samuele Vita e Rita Gaia Asti

Cat Person: i rapporti di potere ai tempi del #Metoo

Parte superiore della copertina italiana – Fonte:einaudi.it                             

 

You Know You Want This: questo il titolo originale – che meglio ne sottolinea la natura scomoda – della raccolta di dodici racconti di Kristen Roupenian, pubblicata in italiano come Cat Person da Einaudi.

La sua storia inizia su internet, nel 2017, quando Cat Person – il singolo racconto che le dà il titolo – viene pubblicato sul The New Yorker e diventa virale, scatenando sui social un acceso dibattito su sesso e rapporti di genere. Alla scrittrice viene quindi commissionata un’intera raccolta, che diventa uno degli esordi letterari più attesi del 2019.

Il libro fa un’analisi lucida e pungente dei rapporti interpersonali e delle dinamiche di potere nel mondo contemporaneo; questa citazione da Mordere, ad esempio, rimarca l’esistenza di una gerarchia che causa discriminazioni non solo tra i generi, ma anche tra le etnie:

 A conti fatti, in quanto giovane donna bianca senza precedenti  penali, quasi certamente Ellie aveva nel mazzo almeno una carta “esci gratis di prigione”.

Bastava che imbastisse una storia vagamente sensata e le avrebbero creduto.

 

 

Foto per Cat Person dal magazine The New Yorker –  Fonte: newyorker.com    

Paura ed alienazione nel mondo contemporaneo

Con la tematica dei rapporti di potere si intreccia la sensazione di impotenza provata rispetto a circostanze concrete, come ne Il corridore notturno, dove un’insegnante subisce bullismo da parte di una scolaresca; e quella scaturita dall’inquietudine nei confronti del non tangibile, dell’imponderabile, di tutto il male presente nell’universo, che alla protagonista di Look at Your Game, Girl pare una forza gravitazionale che scorre in profondità sotto la superficie di ogni cosa.

Si indagano anche la comunicazione ed il modo in cui i social hanno cambiato le nostre relazioni, con particolare attenzione verso le conseguenze negative più evidenti: l’amplificarsi del senso di solitudine e di isolamento, l’illusione di conoscere qualcuno nel profondo.

In Cat Person seguiamo l’evolversi del rapporto tra Margot e Robert attraverso la messaggistica, tramite la quale non parlano mai veramente di loro stessi; solo ad appuntamento iniziato, Margot si rende conto che:

avrebbe potuto portarla da qualche parte e stuprarla e ammazzarla; in fondo di lui sapeva poco o niente.

Kristen Roupenian – Fonte: news.harvard.edu

Perché leggere Cat Person?

Nonostante alcuni racconti siano un po’meno riusciti, le pagine scorrono veloci e terminato il primo racconto non si potrà fare a meno di passare subito al successivo.

La scrittura è cruda, diretta ma pregna di ironia; riprende il nostro parlare nella quotidianità e non lo epura di nulla, neanche del turpiloquio e delle espressioni più colorite.

L’autrice sa muoversi al meglio tra più generi letterari, tratteggiando con la stessa efficacia sia le ambientazioni realistiche, che quelle fantastiche, fiabesche e fantascientifiche.

Ciò rende la raccolta adatta ad un pubblico eterogeneo, ma è consigliata in modo particolare a chi, pur essendo pieno di impegni, desidera comunque coltivare il piacere della lettura.

 Rita  Gaia Asti

Intervista al fumettista Lelio Bonaccorso: quando il disegno diventa attivismo

Lelio Bonaccorso è un fumettista e illustratore di Messina, classe 1982. La passione per il disegno e – più nello specifico – per il fumetto nasce in lui sin dall’infanzia. Così, dopo aver conseguito il diploma presso l’istituto d’arte Ernesto Basile di Messina, si sposta nel 2004 a Palermo, dove frequenta la Scuola del Fumetto, tappa obbligatoria per la sua crescita e formazione. Lelio è un siciliano DOC, sentimentalmente legato alla sua terra: non perde occasione per descriverne le bellezze anche nelle sue opere, allo stesso tempo cosciente e attento alle molte contraddizioni che la Sicilia porta con sé. Non a caso una delle sue prime opere, dal titolo ‘’ Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia’’, racconta la storia dell’attivista di Cinisi ucciso dalla mafia per ordine del Boss Tano Badalamenti, il 9 maggio del 1978. La volontà di conoscere e di raccontare lo spingono nel 2017 a bordo della nave Aquarius, impiegata dalla ONG SOS Méditerranée nel soccorso ai migranti che tentano di attraversare il canale di Sicilia. Da questa esperienza nasce Salvezza, opera pubblicata da Feltrinelli nel 2018, che ha suscitato l’interesse anche di molti quotidiani nazionali. Ho avuto il piacere di scambiare con Lelio un’interessante chiacchierata: ecco tutti gli spunti e le curiosità che mi ha raccontato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

 

Pur vivendo nella stessa città siamo costretti a vederci l’uno nello schermo dell’altro . Battute a parte, è banale ma altrettanto necessario iniziare chiedendoti come l’emergenza Covid19 abbia influenzato il tuo 2020 dal punto di vista professionale.

A livello strettamente professionale e tecnico per me è cambiato poco, diciamo che noi siamo sempre in smart working. Naturalmente il lockdown di marzo ha rallentato tanti progetti, la chiusura delle librerie ha portato gravi perdite anche per le case editrici e tutto il settore in generale ne ha risentito… un bel guaio.

Facciamo un salto nel passato: quando nasce la passione per il disegno? Quando hai deciso che sarebbe stata la tua strada?

La passione per il disegno nasce nell’infanzia, dai primi scarabocchi. Contestualmente ho sempre avuto l’esigenza di raccontare qualcosa, esigenza che si è costantemente manifestata durante il corso della mia carriera e formazione. Ho sempre voluto fare questo nella vita, non avevo un piano B. Inizialmente mi sono iscritto al liceo artistico; a quei tempi però il fumettista quasi non veniva considerato un lavoro. A Messina non c’era una scuola adatta al tipo di formazione che cercavo. Per questo sono stato costretto a spostarmi a Palermo per frequentare La Scuola Del Fumetto: da lì le prime collaborazioni ed esperienze fino ad oggi. Ho qui in mano la mia copia dell’ultimo numero di “Dylan Dog Color Fest”, in una delle 3 storie di questo numero ci sono i miei disegni e la storia è scritta dal mio collega ed amico Marco Rizzo, con il quale ho scritto i fumetti più importanti della mia carriera. Devo ammettere che leggere il mio nome nei credits di uno dei miei fumetti preferiti mi ha emozionato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Molti dei tuoi lavori raccontano argomenti di rilevanza collettiva e di attualità. Penso al fumetto su Peppino impastato, a quello sulla storia del ciclista Marco Pantani, a Salvezza, il più famoso, che riguarda il fenomeno dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa. Come se in te coesistessero 2 anime: quella da fumettista ed illustratore e quella da giornalista. Mi sbaglio?

No, non ti sbagli. Il fumetto per me è stato un mezzo per sfogare l’esigenza di conoscere prima e raccontare poi che ho sempre avuto. Questo mi ha permesso di vivere esperienze fortissime anche dal punto di vista umano: conoscere i familiari e gli amici di Peppino impastato e sentirli raccontare la sua storia mi ha lasciato il segno. Ultimamente si parla sempre meno di mafia, come se con la fine della fase stragista fosse stata sconfitta e sappiamo bene che non è così… ha solo cambiato forma.

 

Illustrazione di Peppino Impastato – Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Nel 2017 con Marco Rizzo sali sulla Aquarius, nave impiegata da una ONG per la ricerca e il soccorso in mare nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta: da questa esperienza nascerà il fumetto “Salvezza”. Ci racconti qualcosa a riguardo?

Credo che per raccontare una storia sia importante viverla in prima persona. Da questo nasce la volontà di salire a bordo dell’Aquarius, usare gli occhi come telecamere provando ad immagazzinare quante più scene possibile. Essere lì mi ha permesso di cogliere delle sfaccettature che noti solo provando sulla tua pelle determinate sensazioni. Ho ricordi incredibili di quei momenti, nel bene e nel male, gli occhi di queste persone spaventate ma felici di essere scampate dalla morte, la disperazione di chi ha appena perso un caro in mare ma anche la speranza di trovare un posto migliore una volta arrivati a terra. Magari le loro aspettative sono superiori spesso rispetto a quello che realmente troveranno una volta sbarcati in Europa, ma mi sento di dire che in ogni caso è meglio di ciò da cui scappano.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Parlaci un po’ di Messina: cosa provi per la tua città?

Il solo fatto che io abbia deciso di non andare via la dice lunga, sono innamorato della mia terra e della mia città. Certo, non è il periodo migliore per Messina, ma sono convinto che prima o dopo qualcosa cambierà, arriverà il momento giusto e contestualmente la cittadinanza sarà pronta a compiere un passo in avanti, ne sono certo. Quello che non so invece, è quando questo accadrà, potrebbe essere tra un anno come tra 100. Siamo abituati naturalmente ad avere come orizzonte temporale il periodo che trascorriamo in vita, ma la storia va avanti anche quando il nostro ciclo personale finisce. Messina vive di dualismi e di contrasti, Messina ha il bianco ed il nero. Dovremmo essere capaci di far coesistere entrambi i colori e prendere il buono che esce da questo incontro: invece, spesso più che incontro diventa scontro e rimaniamo immobili.

Un ultima domanda: oggi il dibattito pubblico si è spostato sulle piattaforma social e i toni si sono incredibilmente inaspriti. Da comunicatore, che idea ti sei fatto a riguardo?

Secondo me abbiamo spesso l’impressione che la maggioranza della popolazione sia quella che commenta in modo verbalmente violento o che non ha rispetto per l’interlocutore, ma credo sia solo un’impressione. Banalmente il trambusto, le urla, si sentono di più di chi resta in silenzio o non alza i toni. C’è sicuramente una parte di popolazione preparata e informata, anche se magari fa meno chiasso.
Pochi giorni fa Parlavo con Marco (Rizzo, n.d.r.) di fake news. Lui è favorevole all’introduzione di norme che gestiscano questo problema, io no. Ho il timore che cercando di risolvere un problema ne vai a creare altri: formi una commissione? Chi gestisce questa commissione? Chi traccia la sottile linea di demarcazione tra una tesi alternativa – ma plausibile – ed una invece totalmente falsa? È complicato.
La falsa informazione oggi è un problema concreto ma dovrebbe essere combattuta dallo Stato mettendo i cittadini nella condizione di poter scegliere cosa leggere, su cosa informarsi e allo stesso tempo riconoscere una notizia inventata. Se risali alla fonte del problema trovi l’ignoranza e la rabbia sociale, fattori sui quali mi concentrerei.

 

Ringraziando Lelio, gli auguro in bocca al lupo per tutti i progetti in cantiere, nella convinzione che la chiacchierata di oggi possa dare molti spunti di riflessione ai nostri lettori.

 Emanuele Paleologo

Foto di copertina: siciliando.org

Presentazione delle iniziative del Festival Internazionale del Libro Taobuk

Si svolgerà oggi,  giovedì 17 settembre, alle ore 18, sulla piattaforma Teams e in diretta Facebook sul profilo dell‘Università degli Studi di Messina , un webinar per la presentazione delle iniziative della X edizione del Festival Internazionale del libro Taobuk per gli studenti Unime.

All’incontro interverranno il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, il Prorettore ai servizi agli studenti, prof.ssa Roberta Salomone, il prof. Francesco Pira, Delegato alla Comunicazione, Il presidente Taobuk, dott.ssa Antonella Ferrara e il direttore esecutivo Taobuk, dott. Alfio Bonaccorso.

L’incontro di oggi ha lo scopo di presentare le attività di campus e stage che ogni anno si rivelano un efficace laboratorio per ragazzi con diversi background universitari ma con la medesima voglia di cimentarsi con un grande evento culturale internazionale. I partecipanti potranno svolgere attività di assistenza e guida a scrittori e giornalisti, assistere ed essere protagonisti di incontri con scrittori, giornalisti e attori. Da quest’anno, inoltre, il Festival provvederà alla copertura delle spese di ospitalità per gli studenti universitari che seguiranno gli eventi Taobuk.

Una sinergia, quella tra l’Università e il Taormina International Book Festival, che ha permesso, già da molti anni, la partecipazione di studenti dell’Ateneo che si sono impegnati a stretto contatto con la direzione artistica e la segreteria organizzativa del Festival.

▪Per seguire l’evento su teams:  http://tiny.cc/taobuk2020

▪Per seguire l’evento su Facebook: https://www.facebook.com/messinauniversity

La regina del delitto

Per qualcuno i libri sono da sempre stati dei grandi amici, per altri invece lo sono diventati durante la – ormai alle spalle – quarantena, scandita da giorni passati dentro casa alla irrefrenabile ricerca di un passatempo. Ma sia nel primo che nel secondo caso, in molti converranno che un notevole fascino hanno da sempre rivestito i romanzi gialli.

 

Un po’ tutti noi siamo – o siamo stati – attratti da questo intrigante genere letterario; ma cos’è che suscita questo interesse?

Sarà forse il costante desiderio di giustizia, vivo all’interno di ognuno di noi e che viene soddisfatto dalla continua ricerca della verità; o sarà forse quella consapevolezza di ottenere una certezza nel finale, nel quale l’investigatore svela il colpevole, ma smaschera anche le menzogne ed ipocrisie di tutti gli altri soggetti coinvolti nel racconto, più o meno collegati al colpevole; ma, sicuramente, altro fattore determinante è la tendenza del lettore ad accettare la sfida intellettiva lanciata dallo scrittore.

Saremo in grado di arrivare prima dell’investigatore alla soluzione dell’efferato crimine?

D’altronde, a chi non piacciono le sfide?

È proprio grazie ad una sfida, se oggi il mondo dei gialli vanta nel proprio repertorio una delle più grandi scrittrici di tutti i tempi. Si narra infatti che Agatha Christie decise di dare avvio alla sua brillante carriera, scrivendo il suo primo romanzo giallo, “The mysterious Affair at Styles”, pubblicato nel 1920, proprio per dar risposta alla sorella, la quale cercava di spronarla sostenendo che non fosse capace a cimentarsi in questo genere.

 

Hercule Poirot

Fu anche nel 1920 che esordì il singolare investigatore Hercule Poirot, ideato dalla mente della scrittrice, e dotato di inconfondibili caratteristiche, che lo rendono unico nel suo genere. “L’omino belga” dai folti baffi e dal viso ovale, amante del buon cibo e della precisione, e dotato di un cervello pieno di “celluline grige” che gli permettono di risolvere i casi più difficili, è presente in ben 33 romanzi della Christie, ed uscirà definitivamente di scena in “Sipario”, sottotitolato appunto “L’ultimo caso di Poirot”.

Curioso è anche il rapporto tra la “regina del giallo” e l’infallibile investigatore. Infatti, oltre ad esserci una grande amicizia, è la stessa Agatha a confessare «in alcuni momenti ho anche odiato Poirot»; di fatto, sebbene avesse uno spiccato fiuto per i delitti, non gli mancava di certo una buona dose di vanità e arroganza. Anche dal punto di vista narrativo si differenziano notevolmente: contrariamente alla scrittrice, che si diverte a disorientare le idee dei suoi lettori con suspense e colpi di scena, Hercule Poirot non bara mai.

Miss Murple

Ma dalla brillante mente di Agatha Christie nacque un altro personaggio altrettanto ammirato dal suo pubblico, Miss Marple, che fa la sua prima apparizione nel romanzo “La morte nel villaggio” del 1930, e compare in altri 11 romanzi e 20 racconti.

Miss Marple, a differenza di Hercule Poirot, non è un’investigatrice di professione, ma una simpatica donna anziana, nubile, con capelli bianchi ed occhi azzurri, amante del giardinaggio e di birdwatching, ma soprattutto della “natura umana”, che osserva con cura e attenzione dal suo piccolo villaggio inglese dove vive, nonché palcoscenico dei diversi casi in cui viene coinvolta.

Le personalità dei due personaggi sono completamente diverse, forse è proprio per questo che Agatha Christie decide di non farli mai incontrare; Miss Marple si presenta infatti come una donna mite, altrettanto furba e molto ironica, molto distante dal classico modello di “investigatore”, e particolarmente amata dalla stessa scrittrice.

 

Una caratteristica, che riscontriamo in particolar modo in due dei suoi romanzi (“Dieci piccoli indiani” e “Assassinio sull’Orient-Express”) entrambi grandi successi, è l’enigma della camera chiusa. Questo termine fa riferimento ad un sottogenere di romanzo poliziesco, che indica un delitto commesso in un luogo circoscritto, inaccessibile dall’esterno e con un numero limitato di indiziati (rispettivamente Nigger Island e l’Orient-Express).

In questi casi ciò che conta non è tanto il colpevole (che sembrerebbe svanito nel nulla) ma il come sia stato commesso il delitto.

 

 

La nostra regina del delitto, in tutti i suoi romanzi, tiene in bilico il lettore, il quale dapprima cerca di tenere bene impressi nella sua mente tutti gli indizi forniti, e poi, andando avanti nell’indagine, si ritroverà a formulare tutte le possibili soluzioni, anche se – molto probabilmente – queste sembreranno quasi non esserci. Così la curiosità cresce, pagina dopo pagina, finché finalmente scopriamo – nel sempre sbalorditivo finale – che la soluzione era proprio lì davanti ai nostri occhi, e che sì, avevamo davvero tutti gli indizi.

Come ho fatto a non pensarci prima?

Nel 100% dei casi sarà il pensiero finale di ognuno di noi dopo aver letto uno qualsiasi dei suoi inimitabili romanzi.

Alice Scarcella