Saranno i lama a salvarci dal nuovo Coronavirus?

Il SARS-CoV-2 ha messo il mondo moderno di fronte a una situazione senza precedenti. Rispetto agli altri Coronavirus si diffonde molto più rapidamente e causa stadi patologici molto critici. Gli scienziati di tutto il mondo stanno lavorando per porre fine ai danni che sta generando. Sono in atto tantissimi studi che promettono una cura efficace contro la COVID-19 e un vaccino che possa prevenirla. Ma se il segreto fosse nel sangue dei lama?

Come potrebbero aiutarci i lama

Gli anticorpi, l’esercito che ognuno di noi ha per poter combattere i patogeni, hanno una struttura formata da due catene leggere e due catene pesanti. Rispetto agli umani, i camelidi (lama, cammelli e alpaca) presentano anche una variante contenete soltanto le catene pesanti. Una porzione del loro anticorpo, quella che va a riconoscere l’antigene, è conosciuta come nanocorpo (nanobody). Grazie alle loro piccole dimensioni, stabilità e facilità di produzione sono spesso utilizzati in diagnostica in alternativa agli anticorpi convenzionali.

http://www.vitares.org/index.php/it/magazine/40-nano-anticorpi-una-lezione-imparata-da-cammelli-e-squali

Un gruppo di ricerca britannico ha focalizzato la sua attenzione su queste particolari strutture. Utilizzando anticorpi provenienti dal sangue di un lama hanno creato dei nuovi nanobody che riescono ad interagire con il SARS-CoV-2 bloccando il suo ingresso nelle cellule umane.

Lo studio

Pubblicato su “Nature Structural & Molecular Biology”, lo studio degli scienziati del Rosalind Franklin Institute approfondisce in particolare due nanobody: H11-D4 e H11-H4, i quali hanno avuto maggiore affinità per il virus.

Il genoma del SARS-CoV-2 codifica per le proteine Spike. Queste particolari proteine si trovano sulla superficie del virus e sono particolarmente importanti per poter infettare le cellule. Mediante il dominio legante il recettore (RBD) possono legarsi al ACE2 (enzima 2 convertitore dell’angiotensina), presente sulla superficie delle cellule umane, e successivamente invadere l’organismo. Infatti queste strutture (ACE2) rappresentano la porta di ingresso per il virus nelle cellule.

Il legame tra le due strutture, risulta essere molto più forte rispetto a quello dei precedenti Coronavirus, sottolineando la pericolosità del nuovo virus. Le proteine Spike hanno suscitato molto interesse per i ricercatori; andando a bloccarle era possibile evitare il loro legame con la cellula, di conseguenza inibire l’infezione.

Lo studio rivolge la sua attenzione proprio su questo aspetto. I nanocopri riescono a legarsi alle proteine Spike occupando la porzione della proteina che si lega con ACE2. In questo modo risulta impossibile per il virus infettare la cellula.

Inserendo il virus in una coltura di cellule umane, H11-D4 e H11-H4  hanno impedito che il virus entrasse all’interno delle cellule per potersi moltiplicare. Ciò ha dimostrato che le piccole strutture riescono a neutralizzare il virus. Tra le due si è osservato che H11-H4 è quello che  ha una maggiore potenza.

https://www.rfi.ac.uk/engineered-llama-antibodies-neutralise-covid-19-virus/

Sempre in questo studio gli scienziati hanno dimostrato che i nanocorpi possono trovare applicazione anche in combinazione con anticorpi umani. I “nanocorpi umanizzati” hanno dimostrato di essere più efficaci rispetto ai singoli componenti: diventa più difficile per il virus sfuggire alla terapia in queste condizioni.

Ottimismo per i nanocorpi

Abbiamo visto come il plasma convalescente ha migliorato notevolmente i risultati clinici in pazienti con COVID-19 suggerendo che l’immunizzazione passiva può essere utile come terapia. I nanocorpi  potenzialmente potrebbero essere utilizzati in un modo simile al plasma convalescente, avendo anche dei vantaggi. Essendo strutture molto più piccole rispetto agli anticorpi umani sono facili da produrre in laboratorio (potrebbero quindi essere sintetizzati su richiesta).

Le ricerche sono state condotte soltanto in coltura cellulare, quindi vanno ancora fatti approfondimenti prima di poter affermare l’efficacia sull’uomo. Nonostante ciò i ricercatori sono ottimisti e pensano che i loro nanocorpi potrebbero essere applicati in terapia per immunizzazione passiva di pazienti COVID-19 in gravi condizioni.

Eppure chi lo avrebbe mai pensato che la soluzione stava nel sangue del lama !

Georgiana Florea

Jova “trip” party: una pedalata alla volta

 Fonte:  Instagram @lorenzojova

Ancora una volta Jovanotti crea qualcosa di unico: questo docutrip è l’ennesima conferma della sua arte e del suo amore per la vita e per la libertà.

È davvero un ragazzo fortunato, ma il suo sogno lo condivide con noi.

Sulla piattaforma Rai Play è disponibile in esclusiva : “Non voglio cambiare pianeta, Dagli Appennini alle Ande, 4000 km fa”,  16 puntate girate on the road, tra orizzonti sconfinati e alberghi improvvisati che in quindici minuti ci portano dall’altra parte del mondo a chiacchierare con Jovanotti… di cosa? Beh, un po’ di tutto.

Ma come si potrebbe descrivere la novità di un grande artista, se non attraverso i titoli delle sue stesse canzoni?

SI PARTE, SI PARTE, IL DITO SULLE CARTE

L’idea di un viaggio in solitaria che nasce dalla confusione: il nostro caro Lorenzo, comincia a progettarlo dietro le quinte del Jova Beach Party, con l’aiuto dell’amico Augusto (con cui farà una tappa del viaggio).

Sembrerebbe strano ma lui dice: “Dopo ogni cosa importante ho voglia di fare un viaggio per stare da solo e farmela risuonare dentro”, l’emozione di un grande evento che l’ha impegnato per tutta l’estate pare poter essere elaborata solo in 4000 km tra Cile e Argentina, lungo la panamericana e le Ande.

Fonte: @lorenzojova

SEI COME LA MIA MOTO, SEI PROPRIO COME LEI

La sua moto stavolta sarà una bici, amica fedele e silenziosa.

Da montare e smontare, da caricare con una tenda , la “telecamerina”, cibo e bandierine: italiana, cilena e argentina. Compagna di viaggio e di camera, rispettosa dell’ambiente ma super attrezzata. Certo che di km ne hanno fatti, ore ed ore; la co-protagnonista di questo viaggio.

“Ma lo sai che c’hai una bella moto?” 

Fonte: @lorenzojova

La stanchezza e la fatica si sono fatte sentire e certamente la pioggia o il sole battente non lo hanno fermato: lui, la bici e inaspettatamente noi.

IL PIU’ GRANDE SPETTACOLO DOPO IL BIG BANG

Luoghi di un altro mondo, albe gratuite e tramonti mozzafiato. Jova, che: “saluti dallo spazio, le fragole maturano anche qua”, sembra aver capito di non voler cambiare pianeta. Ringrazia il sole di sorgere e saluta gli animali come se fossero suoi fratelli: lui stesso si descrive come un tale, riscoprendosi come una parte del tutto.

Fonte: @lorenzojova

Lama, lumache giganti, terra dei cactus, verde psichedelico e tropico del capricorno: perché qualcuno vorrebbe cambiare o maltrattare la nostra terra, soprattutto senza conoscere tutto quello che ci propone?

“Voglio stare qui, perché questo pianeta è un dono, è un miracolo in questo sistema solare”.

E IO SONO PROPRIO NEL MEZZO, NELLA TERRA DEGLI UOMINI

Nel suo percorso non sarà proprio solo; oltre la natura che lo abbraccia e lo rende parte di sé, incontrerà qualcuno, come Ilse: donna olandese di 70 anni che pedala da mesi e che in solitaria ci ha passato gran parte della sua vita; nelle persone del nuovo mondo rivede il viso “del mio babbo” e si presenta come Lorenzo, non come Jovanotti, svestendosi della fama e ritrovando la semplicità di andare al supermercato  o di comprare un piccolo lama da appendere alla bici, fa il turista e fa anche da guida.

Fonte: @lorenzojova

PAROLA MAGICA, METTILA IN PRATICA

Quello di Jova è un inno alla continua ricerca dell’arte e alla sua scoperta in tutte le forme.

Dal titolo della mini serie stesso: Dagli Appennini alle Ande, che è ripreso dal libro cuore ( che ci confessa essere uno dei suoi preferiti); al titolo di ogni puntata: nome di una grande opera inerente a quella tappa e al suo viaggio.

Da poeti italiani come Primo Levi: di cui sceglie Lunedì, per il KM 0;  a poeti sud americani come Pablo Neruda: da cui prenderà in prestito un verso de il Pigro, per intitolare il suo “filmino”, fino a concludere con un: “vola solo chi osa farlo” del cileno Luis Sepulveda, in piena attualità e in pieno stile Jova, come a voler onorare e ringraziare la terra su cui sta pedalando.

fonte: ivoltidipas.it

IN QUESTI GIORNI IMPAZZITI DI POLVERE E DI GLORIA

Tra gennaio e febbraio, sono tanti giorni e tante “salitone e discesine”, Jovanotti pedala per tutti noi e ci rende partecipi di cosa vuol dire: la fatica, stare lontano dalle sue ragazze e di come è bella la vita se si “fa una pedalata alla volta”.

Ma oltre la filosofia, c’è la realtà di un uomo che non ha mai smesso di credere nella fantasia e nell’arte e ancora una volta ci stupisce, stupendosi egli stesso della bellezza del nostro mondo.

Barbara Granata