D’Arrigo su Viktor Orbàn: “Le manovre a tempo indeterminato non sono nel novero dei principi comunitari”

Già Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale dei Giovani (2013-2018), classe 1976 di Nizza di Sicilia, Giacomo D’Arrigo, fondatore nel 2007 di ANCI Giovane, la rete degli amministratori under 35 dei Comuni italiani, dalla seconda metà del 2019 è presidente della Fondazione Erasmo, il cui scopo è condividere e valorizzare i diritti alla mobilità su scala continentale e le politiche pubbliche europee. Ci ha concesso una chiacchierata per chiarire la questione ungherese, nel contesto dell’emergenza sanitaria da COVID-19 in Europa.

In Ungheria si è deciso democraticamente di attribuire pieni poteri al primo ministro Viktor Orbàn, sotto controllo del parlamento ma senza specificare alcun limite temporale. Se il mezzo utilizzato è democratico, il risultato lo è altrettanto?

Mi sembra evidente come questa decisione sia in contrasto con quelli che sono i principi fondativi dell’Europa. Il respiro dell’Unione rimanda a concetti quali la libertà, il pluralismo e soprattutto la supremazia dello stato di diritto. Quindi non vedo come manovre a tempo indeterminato possano stare nel novero dei principi comunitari. Non a caso, proprio la scorsa settimana sui temi che riguardano il rispetto di regole e principi, la Corte di Giustizia Europea ha condannato Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca rispetto all’utilizzo improprio dei fondi per i migranti. Sia il presidente del parlamento europeo David Sassoli, sia altri esponenti politici di tutto lo spettro dei partiti presenti al Parlamento di Strasburgo hanno chiesto ad Orbàn di chiarire e rivedere questa decisione; ben 12 partititi nazionali aderenti al suo stesso gruppo parlamentare europeo ne ha chiesto l’espulsione. 

Pensi che Orbàn avesse premeditato questa mossa così radicale, oppure si è semplicemente limitato a cogliere la giusta occasione ?

Questo è sempre difficile da capire; credo un insieme delle due cose. Secondo me c’era già una predisposizione, ed è riuscito a prendere il palla al balzo sfruttando la situazione creatasi con l’emergenza sanitaria.
 
Concretamente, che mezzi ha l’Europa per opporsi ad una deriva come questa? Pensi abbia intenzione di farlo?
 
Me lo auguro vivamente. Spero e penso che ci saranno dei provvedimenti. l primi segnali sono andati in questa direzione. Il fatto che siano intervenuti il presidente del parlamento europeo ed i vertici dei vari partiti fa ben sperare. Ha ragione il presidente Prodi quando dice che questa è una situazione in cui l’Europa può sfruttare l’occasione per fare un salto in avanti e rafforzare la sua dimensione comunitaria la forza rispetto alla deviazione manifestata da Stati membri.
 
Ospite d’onore sul palco di Atreju, invitato da Fratelli d’Italia, Viktor Orbàn ha detto di Giorgia Meloni: <<In Ungheria sarebbe considerata “di centro”, io sono più a destra>>. Come giudichi le reazioni dei suoi alleati italiani dopo questa presa di potere? E quelle del resto della classe politica italiana?
 
I sovranisti hanno questo limite: è difficile spiegare perché gli ungheresi non debbano dire “prima gli ungheresi” quando il meccanismo è identico a quello adottato in Italia. Non è un caso che i problemi principali nella dimensione Europea provengano dai leader sovranisti e dai partiti che esprimono una forte presenza sovranista, non soltanto ora nell’epidemia ma anche ma anche in altre crisi come ad esempio quella dei migranti. Rispetto alla presa di distanza da Orbàn mi aspetto che Salvini e la Meloni dicano parole chiare su questo. Non prendere una posizione significherebbe legittimare di ungheresi contro l’Italia.
 
La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza tutte le lacune del Sistema Europa con una enfasi che mai ci saremmo aspettati. Siamo forse di fronte alla crisi terminale dell’Unione Europea ?
 
La pandemia ha fatto emergere la stessa confusione che viene fatta da troppi anni ossia: confondere l’Unione Europea con gli Stati che compongono l’Europa. Seppur in maniera lenta e macchinosa l’Unione Europea ha risposto: la BCE dopo lo scivolone della Lagarde sta comprando il debito di tutti i Paesi; la Commissione Europea ha sospeso il Patto di stabilità; è stata varata la Cassa Integrazione europea da Gentiloni; è stata fatta la centrale unica degli acquisti sanitari a livello europeo; è stata implementata la ricerca sanitaria per il vaccino; sono tutt’ora in corso manovre per rimpatriare i cittadini europei che sono fuori dai confini a spese dell’Unione. Quindi ripeto l’Unione Europea, tolta la prima settimana di incertezza, ha poi risposto; a non fare altrettanto sono invece gli stati membri.
 
Questa è la crisi più grande che l’Europa abbia mai affrontato nei suoi 70 anni di vita, e arriva in quest’ultimo decennio in cui l’UE ha già affrontato altre crisi quali: la crisi terroristica degli attacchi terroristici diffusi, la crisi dei migranti, la Brexit e la crisi sanitaria da COVID-19. Oggi l’Europa ha l’occasione di fare un salto in avanti per strutturare meglio la dimensione comunitaria, altrimenti rimanere così come si è: qualcosa in più di un conglomerato di Stati ma non una dimensione politica completa. Di fatto in questo modo siamo in balia della disponibilità e degli aiuti di altri grandi potenze come la Cina, gli Stati Uniti e la Russia. Tutte queste crisi, ultima la pandemia, ci dimostrano come nel mondo ci siano problemi talmente grandi da non poter essere affrontati singolarmente da nessuno Stato europeo ma insieme.
 
Allora come immagini l’Europa post COVID-19?
 
Non è più tempo di un generico richiamo all’unità, sarebbe limitativo. Sicuramente va maggiormente responsabilizzata la Commissione Europea, assegnando risorse e governance di politiche pubbliche (che oggi sono in mano ai singoli Stati), e certamente va intrapresa una armonizzazione fiscale per uniformare e dare forza centrale. Se l’Europa vuole essere un soggetto realmente competitivo su scala globale deve avere un profilo politico, di governance e di organizzazione degno di questa dimensione.
 
Alessio Gugliotta
 

Massima Flessibilità: l’UE pronta a sostenere l’Italia. Ecco le misure

Ieri pomeriggio il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno discusso – tramite videoconferenza- dell’emergenza Coronavirus.

I due leader si sono confrontati sulla situazione attuale trovandosi concordi sulla necessità di una risposta forte e compatta da parte di tutta l’unione, la quale nei prossimi giorni presenterà il suo piano d’azione.

Siamo pronti ad aiutare l’Italia con tutto quello di cui ha bisogno e in tutto quello che chiederà in questo momento in cui è colpita severamente dal virus ha rassicurato Ursula Von der Leyen.

La commissione ha riconosciuto la posizione difficile in cui si trova il nostro paese, impegnato ad affrontare conseguenze dal punto di vista sanitario, sociale ed economico ed è pronta ad attivare la clausola di salvaguardia per l’intera Unione (general crisis escape clause) del Patto di Stabilità che consentirà una politica di sostegno fiscale più generale, dato che le previsioni stimano una recessione dell’1% della Eurozona nel 2020. Il prossimo, infatti, potrebbe essere un altro Stato membro.

Le misure concrete che l’Europa adotterà saranno presentate all’eurogruppo il 16 marzo. Fino ad allora la commissione si è già pronunciata su alcuni punti a nostro favore:

Avvenire.it

-Ogni spesa necessaria per far fronte all’emergenza sarà esclusa dal calcolo del deficit strutturale

Cosa significa? Il deficit è la situazione contabile dello Stato che si verifica quando le uscite superano le entrate (Wikipedia). Quindi significa che il debito di cui stiamo per farci carico avrà meno valore.

-Ci sarà una sospensione momentanea dei vincoli di bilancio 

Cosa significa? 

Ogni membro Ue deve rispettare dei vincoli di bilancio. Il bilancio statale deve rientrare infatti in certi parametri. Per far fronte all’emergenza l’Italia avrà più tempo per rimanere negli standard previsti

-Finanziamenti:

Verrà messo a disposizione 1 miliardo di euro per il Fondo europeo per gli investimenti come garanzia per l’economia

Una proposta, ancora da approvare, riguarda la sospensione della restituzione dei fondi strutturali non spesi:  l’Ue infatti mette sempre a disposizione dei membri dei fondi strutturali per finanziamenti interni alla vita dell’usato. Per dare sostegno a chi si trova in difficoltà verrà stabilito che chi ha già preso questi fondi e non li ha ancora spesi potrà non restituirli. Parliamo di un totale di 8 miliardi.

«Non parlerei di stimolo fiscale — ha detto il vicepresidente Dombrovskis  — ma di risposta alla crisi attuale: usiamo la flessibilità per permettere agli Stati di finanziare l’emergenza sanitaria, sostenere le imprese e le persone colpite dalle conseguenze economiche della crisi del coronavirus, in questo senso c’è un stimolo, ma il nostro compito adesso è fronteggiare l’emergenza».

 La gaffe di Christine Lagarde, governatore della Banca centrale Europea ha generato un vero e proprio giovedì nero.

BlogSicilia.it

La funzionaria francese infatti, in conferenza stampa aveva dichiarato :

Non siamo qui per chiudere gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni”.

E ancora:

Nessuno dovrebbe attendersi che sia la Bce a essere la prima linea nella risposta al Coronavirus”.

Come hanno reagito i mercati?

I titoli di stato italiani sono stati immediatamente venduti.

I titoli di Stato sono obbligazioni emesse periodicamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per conto dello Stato con lo scopo di finanziare il proprio debito pubblico (Wikipedia). Chi li aveva acquistati, vedendo la situazione di precarietà economica ha subito deciso di liberarsene.

E poi lo spread ha subito un’impennata.

Lo spread “indica la differenza di rendimento tra due titoli (azioni, obbligazioni, titoli di stato) dello stesso tipo e durata, uno dei quali è considerato un titolo di riferimento. Nel caso dei titoli di Stato, spesso i titoli di riferimento sono i Bund emessi dallo stato tedesco” (Wikipedia).

Cosa significa?

Con queste dichiarazioni, i nostri titoli hanno perso valore.

Insomma un’Europa doubleface nei nostri confronti.

Una pandemia non è certo facile da gestire, in ogni settore.

Le nazioni si sono ritrovate impreparate davanti ad un fenomeno così fuori controllo.

La disorganizzazione  e gli improvvisi cambi di rotta sono perciò fisiologici.

Adesso non resta che collaborare e preparare contromisure dettate da un comune spirito europeo, perchè l’emergenza Coronavirus non è un problema solo italiano.

 

Angela Cucinotta