Summit Usa-Russia: segni di disgelo. Ecco l’esito dell’incontro tra Biden e Putin

Dal vertice di Ginevra si sono mostrati segni di disgelo fra Usa e Russia. Sono state concordate le consultazioni sulla cyber security e si è dato avvio ad una dichiarazione congiunta, volta a garantire una stabilità nucleare per escludere l’esordio di una guerra atomica.

Stretta di mano tra Putin e Biden –Fonte:ilfattoquotidiano.it

La scorsa serata si è concluso l’incontro tra il Presidente americano Joe Biden e il Presidente russo Vladimir Putin, presso Villa La Grange, a Ginevra (Svizzera). Il vertice è finito in poco tempo, dopo quasi tre ore, rispetto alle previsioni della Casa Bianca. Al termine del colloquio, nonostante i toni siano stati cordiali, i due leader non si sono presentati alle conferenze stampa insieme, indicando così la permanenza, comunque, di tensioni elevate.

Esito dell’incontro

L’incontro è stato avviato nella consapevolezza dei rapporti minimi che viggono dai tempi della Guerra Fredda e, nonostante le questioni accumulate nel tempo abbiano inciso sulle relazioni tra Russia e Usa, il summit fra i due Presidenti ha avuto un “discreto successo”, vedendo anche la partecipazione dei rispettivi capi della diplomazia Antony Blinken e Sergei Lavrov.

Concluso il faccia a faccia tra Biden e Putin –Fonte:avvenire.it

I leader hanno trovato un punto di accordo sul tema del ritorno dei rispettivi ambasciatori e sulle consultazioni contro i cyber attacchi, pattuendo una linea di dialogo anche sulla questione della stabilità nucleare e fissando un possibile compromesso sullo scambio di prigionieri.

Sul caso dell’Ucraina, il capo del Cremlino auspica, altresì, che Kiev rispetti gli accordi di Minsk, ossia l’osservazione di quel protocollo stipulato per porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre del 2014 dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). Invece le due Potenze restano su due fronti discordi riguardo le tematiche dei diritti umani.

Le successive conferenze stampa hanno alimentato un moderato ottimismo, dato dal riconoscimento di una “responsabilità comune globale” e dell’esigenza di dialogare, anche quando non si trovano punti d’accordo.

La conferenza stampa di Vladimir Putin

Summit Usa-Russia –Fonte:rsi.ch

Il primo a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti è stato Putin, confermando l’esito positivo del summit definendolo “costruttivo”:

“ha avuto luogo su una base di principi. Su molte posizioni le nostre valutazioni divergono. Ma credo che entrambe le parti cerchino un terreno fertile per trovare soluzioni comuni”

Il leader russo oltre ad annunciare il risultato concreto dell’incontro, ha affermato un eventuale adesione alla NATO e l’effettivo ritorno alle proprie ambasciate del russo Anatoly Antonov (nell’ambasciata di Washington) e dello statunitense John Sullivan (in quella di Mosca), i quali erano stati richiamati dopo le tensioni e le espulsioni dei mesi precedenti.

Il caso, che però ha ricevuto più attenzione, è stato quello dell’attacco al Colonial Pipeline, uno dei più grandi oleodotti degli Stati Uniti, che secondo i loro funzionari ha subito un attacco informatico il 7 maggio scorso, causando l’interruzione della sua attività che rifornisce circa metà della costa orientale del Paese, tra cui le città come Atlanta, Washington e New York. Si ritiene che il Colonial Pipeline e altre aziende siano state vittime degli attacchi “ransomware”, un tipo di malware (programma in grado di apportare danni ad un sistema infromatico) che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione.

Nonostante gli esperti affermino che l’azione provenga dalla Russia, Putin ha negato l’origine della responsabilità del suo Governo, sostenendo invece una collaborazione con gli Stati Uniti sulle consultazioni sulla sicurezza informatica. Nonostante ciò Biden ha consegnato una lista delle 16 infrastrutture critiche che devono essere escluse da qualsiasi forma di aggressione informatica.

Si è poi parlato, della tematica calda dei diritti umani citando il leader dell’opposizione, Alexei Navalny, tenuto in prigionia per ragioni irrisorie, che se dovesse perdere la vita, secondo quanto espresso dal Capo della Casa Bianca, le “conseguenze sarebbero devastanti”. Il Presidente del Cremlino ha paragonato la sua politica contro gli oppositori come gli arresti avvenuti durante l’attacco al Congresso degli Stati Uniti dello scorso 6 gennaio. Paragone, che per Joe Biden, è risultato alquanto “ridicolo” poiché, come ha ricordato il leader democratico, Navalny e i suoi sostenitori lottavano per le elezioni libere in Russia, mentre i rivoltosi del Campidoglio avevano come obiettivo quello di ribaltare il risultato delle elezioni libere negli Stati Uniti.

Le dichiarazioni di Joe Biden

I rapporti USA-Russia devono essere stabili –Fonte:bluewin.ch

Dopo la conferenza stampa di Putin, è stata avviata quella diBiden sostenendo in poco più di mezz’ora che l’incontro è stato effettuato per evitare la presenza di errori ed incomprensioni future tra le due Nazioni. Il proposito su cui si fondava il colloquio si poneva come scopo l’identificazione di alcune aree di lavoro su cui ambe due i Paesi avrebbero potuto intervenire. Si sarebbero creati così rapporti tra Usa e Russia stabili, con l’onere di fondarsi sulla difesa dei valori democratici.

Si è poi parlato del potenziale rilascio dei due ex marine statunitensi, attualmente detenuti in Russia, tra cui risulta esserci Paul Whelan accusato di spionaggio e costretto 16 anni di prigionia, per il ritrovamento di una chiavetta USB contenete informazioni riservate. Sebbene l’ex marine si sia dichiarato non colpevole e affermi di essere stato vittima di una trappola, il tribunale russo lo ha condannato senza la produzione alcuna prova. Perciò per l’ambasciatore americano Sullivan, tale atto è da dichiararsi come una “beffa della giustizia” che lede gravemente i diritti umani.

Al fine di evitare i rischi di instabilità  si è a lungo discusso, secondo quanto riportato dal Presidente americano, dei passi essenziali per evitare il conflitto. È stato così concordata l’apertura di un dialogo e la creazione di un gruppo di esperti diplomatici al fine di cooperare per la realizzazione di una sicurezza strategica.

Giovanna Sgarlata

 

Joe Biden giura e inizia il suo mandato. Ecco come al day one gli USA stanno già cambiando

In un clima di grande protezione, a Washington il 20 gennaio 2021 è stata celebrata la cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti.

Insediamento di Joe Biden –Fonte:fanpage.it

Il giorno tanto atteso è finalmente giunto, Joe Biden è ufficialmente diventato il quarantaseiesimo presidente degli USA. Ha inizio una nuova fase della democrazia americana. Accanto a lui la sua vice Kamala Harris insieme per l’insediamento.

Cerimonia del giuramento: ecco come avviene

La cerimonia del giuramento del presidente e del vicepresidente segue un iter specifico, presso la sede del Congresso, Capitol Hill, in cui si vedono gli albori di ogni nuovo mandato presidenziale. Sebbene la carta fondamentale non la citi, è di consuetudine usare la Bibbia.

Kamala Harris ha giurato –Fonte:aplazio.it

Il primo a giurare è il vicepresidente, che pronuncia la formula applicata dal 1844 proclamata dai Senatori, dai Rappresentati e da altri responsabili di governo. Kamala Harris prima donna di origini afroamericane ed indiane ad ottenere questa carica ha prestato giuramento nelle mani del giudice della Corte Suprema Sonia Sotomayor e su due bibbie: una di Regina Shelton ritenuta dalla donna come una “seconda madre”, l’altra di Thurgood Marshall personaggio illustre per i diritti civili, recitando

“Giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, esterni e interni; di serbarle fedeltà e vero affidamento, senza alcuna riserva mentale o intenzione elusiva; e di bene e fedelmente adempiere ai doveri della carica che sto per assumere. Che Dio mi aiuti”.

seguita da quattro rulli di tamburi e fanfare e dall’inno “Hail, Columbia”.

Il giuramento di Joe Biden –Fonte:varesenews.it

A mezzodì inizia solennemente il mandato Joe Biden, la pronuncia della formula dell’articolo II, sezione 1 della Costituzione, è avvenuta tra mani del Capo della Corte Suprema John Roberts su un’antica Bibbia di famiglia tenuta dalla moglie Jill.

 “Giuro solennemente di adempiere con fedeltà all’ufficio di presidente degli Stati Uniti e di preservare, proteggere e difendere la Costituzione al meglio delle mie capacità. Che Dio mi aiuti”

Si è proceduto poi con quattro rulli di tamburi e fanfare realizzati dalla banda, l’inno “Hail to the Chief” e da ventuno salve d’obice della Presidential Salute Battery del terzo reggimento di fanteria degli Stati Uniti.

Il discorso del neopresidente

Discorso del Presidente Joe Biden –Fonte:ilfoglio.it

Tra l’ovazione e gli applausi, il discorso pronunziato da Joe Biden è stato molto incisivo

“Questa è la giornata dell’America, della democrazia, della storia, della speranza, la democrazia ha prevalso. Chiedo a tutti gli americani di aiutarmi nell’unire il Paese. Metterò tutta la mia anima per riunire la nazione, gli Usa hanno molto da fare in questo inverno di pericolo, molto da riparare e da risanare. Lo so parlare di unità può sembrare una folle fantasia in questi giorni. So che le forze che ci dividono sono profonde e reali. E so anche che non sono una novità. Ma l’unità è l’unica strada per andare avanti” 

Il presidente ha poi così continuato

“il virus ha fatto più vittime di quanti americani sono morti nella Seconda Guerra Mondiale, possiamo battere il virus. Vinceremo sul suprematismo bianco e sui terroristi interni. Sarò il presidente di tutti gli americani, mi batterò anche per coloro che non mi hanno sostenuto”. 

“Il mondo ci guarda. Ripareremo le nostre alleanze. Abbiamo il primo vicepresidente donna, Kamala Harris: non ditemi che le cose non possono cambiare. Difenderò la costituzione, l’America, lo farò tutto per voi. Insieme possiamo scrivere una storia americana di speranza e di unità. È il tempo del coraggio”

Con grande rammarico fa riferimento alle “dure prove” che il Paese è tenuto ad affrontare, come la pandemia, l’attacco alla democrazia e alla verità, le ineguaglianze, la crisi del clima e il razzismo sistemico.

A gran voce ha respinto la manipolazione dei fatti e la sua responsabilità del rispetto della verità, facendo trapelare sottovoce un implicito rimando alle azioni di Donald Trump.

Infine ha voluto dedicare un minuto di silenzio per le migliaia di vittime causate dell’epidemia. Con un ultima frase del suo discorso di inaugurazione ha voluto riconfermare la sua ferma posizione nel voler “proteggere la Costituzione, difendere la democrazia e l’America”.

Le parole di Kamala Harris

“Sono qui grazie alle donne che mi hanno preceduto”

Ha cosi twittato, la neo vicepresidente prima di insediarsi, ricordando tutte le generazioni di donne

“afroamericane, asiatiche, bianche, native americane che si sono battute per l’uguaglianza e la libertà e che continuano a combattere per i loro diritti”

Entrando a far parte così di quel piccolo olimpo rosa del governo americano.

Kamala Harris, la prima donna di colore in un ticket presidenziale –Fonte:repubblica.it

Sebbene Joe Biden fu il senatore più giovane della storia americana è anche il presidente più anziano con i suoi 78 anni (ne avevamo parlato qui). Egli, perciò potrebbe essere leader per un solo mandato, lasciando ampia strada alla sua vice, che secondo diverse fonti, in questi quattro anni che la attendono, dovrà studiare proprio da Commander in Chief, modificando il tradizionale ruolo dei duo.

La nomina della Harris rappresenterà grandi cambiamenti al Senato. Infatti è proprio il suo voto a designare l’andamento dell’ago della bilancia tra lo spaccato netto dei 50 democratici e dei 50 repubblicani alla seconda camera. Saranno proprio le sue decisioni, quindi ad indirizzare definitivamente l’azione dell’apparato legislativo.

 Protagoniste della cerimonia

Lady Gaga e Jennifer Lopez, regine dell’Inauguration Day –Fonte:vanityfair.it

Tra i personaggi di spicco presenti all’Inauguration Day di Biden e Harris, troviamo Lady Gaga, vivace sostenitrice durante la campagna elettorale d’autunno, che canterà l’inno nazionale americano, e Jennifer Lopez. Quest’ultima con grande emozione si è esibita con “This land is your land” e “America the Beautiful” due grandi classici del patriottismo a stelle e strisce. La popstar ha poi voluto rilasciare una frase in spagnolo, carica di un messaggio di unità al termine di una legislatura che aveva fortemente provato la compattezza del tessuto sociale statunitense.

“Una naciòn con libertad y justicia para todos”

Amanda Gorman –Fonte:huffingtonpost.it

Al Campidoglio è poi arrivata una poetessa, attivista contro le oppressioni degli afroamericani, Amanda Gorman. L’autrice nei suoi versi dedicati al Presidente, fa riferimento alle brutalità registrate a Capitol Hill il 6 gennaio sostenendo che si era assistito ad una “forza che frantumerebbe la nostra nazione piuttosto che unirla”.

Studio Ovale: la firma dei 17 ordini esecutivi

La firma dei 17 ordini esecutivi –Fonte:tio.ch

Nel suo “Day One Blitz” il neo presidente si è ritirato nello Studio Ovale, firmando ben 17 ordini esecutivi che mettono da parte molte decisioni del suo predecessore. Questi prevedono

  • Rientrare nell’accordo di Parigi sul clima, lasciato lo scorso anno
  • Bloccare il processo di ritiro dalla partecipazione all’Oms, avviato da Trump a seguito dell’inizio della pandemia
  • Creazione una task force che risponde dirittamente a lui, imponendo l’obbligo delle mascherine negli edifici federali e un rafforzamento della campagna di vaccinazioni.

Inoltre intende

  • Revocare il “muslim Ban” (negano l’accesso agli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi: Somalia, Sudan, Iran, Iraq, Siria, Yemen e Libia)
  • Eliminare il muro col Messico e le esecuzioni federali
  • Mettere il blocco dell’oleodotto Keystone, infrastruttura gigantesca che percorre migliaia di chilometri attraversando i territori nativi degli americani, tra il Canada e gli Usa
  • Possibile riapertura delle trattative tra Washington e Teheran in merito al Piano d’azione congiunto globale (PACG), conosciuto come Trattato sul nucleare di Vienna del 2015
  • Annullare il bando dei transgender nell’esercito
  • Moratoria degli sfratti, dei fallimenti e del pagamento del debito per l’università
  • Proposta di una legge per fornire la cittadinanza ai dreamer (sono 800.000 immigrati portati negli Stati Uniti quando erano bambini da genitori clandestini) e clandestini.

La fine della legislatura di Trump

L’ormai ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e sua moglie Melania hanno lasciato definitivamente la Casa Bianca.

Trump e Melania lasciano la Casa Bianca –Fonte:gds.it

Il Tycoon suo discorso di addio ha così annunciato

“È stato un onore e un privilegio essere il vostro presidente. Continuerò a lottare per voi. Auguro buona fortuna e successo alla nuova amministrazione”

Dichiara poi di non partecipare alla cerimonia del giuramento, a cui hanno preso parte solo Mike Pence e la moglie. Saluta poi sostenendo di voler “tornare in qualche modo”. Non è chiaro a cosa si riferisse il quarantacinquesimo presidente ma una cosa è certa adesso ci troviamo davanti all’alba di una nuova era che vedrà nuovamente la grande potenza americana protagonista dei concordati con gli altri paesi del globo.

Giovanna Sgarlata

USA: Trump pronto a lasciare la Casa Bianca

Donald Trump ha annunciato per la prima volta di essere disposto a lasciare la Casa Bianca, se il Collegio elettorale convaliderà i risultati delle elezioni.

Elezioni Usa, Trump: “Lascio se il collegio voterà Biden”- Fonte:it.finance.yahoo.com

Dopo le elezioni del 3 novembre, il presidente repubblicano ora si avvicina cautamente all’ammissione della sconfitta. Però secondo molti media non dichiarerà mai esplicitamente di aver perso. Si dovrà, comunque, attendere il 20 gennaio per l’insediamento ufficiale alla presidenza di Joe Biden.

Conferenza stampa

Trump ha detto che lascerà la Casa Bianca – Fonte:it.sputniknews.com

Durante la conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio, la prima dopo le elezioni, il Tycoon ha ribadito di non voler accettare la sconfitta, per i “massicci brogli” che hanno influenzato il risultato elettorale:

“Sarà molto difficile ammettere la sconfitta, perché ci sono stati brogli enormi.”.

Insiste sulla “farsa” delle elezioni considerando l’enorme errore che avrebbe commesso il Collegio elettorale se avesse confermato la vittoria del suo sfidante.

“So una cosa, Joe Biden non ha ottenuto 80 milioni di voti.”.

Alla domanda di una giornalista, invece, riguardo l’uscita dalla Casa Bianca, il repubblicano ha risposto:

Certamente lo farò… certamente lo farò, e voi lo sapete.”.

Sono parole importanti e sconvolgenti, che arrivano dopo settimane in cui il Capo di stato si rifiutava di riconoscere la vittoria a Biden, scagliando accuse di frodi prive di fondatezza che non hanno avuto modo di pervenire in aule di tribunali.

In ultimo, si è rifiutato di rispondere al quesito riguardo la sua partecipazione alla cerimonia di giuramento del futuro presidente. Egli si è limitato a non rilevare al pubblico la sua decisione per l’Inauguration Day, bisognerà perciò attendere per saperne di più.

Processo ufficiale

Dal lunedì di questa settimana, si è dato avvio alla transizione di governo. Lo stesso repubblicano, durante le interviste, ha fatto riferimento all’amministrazione dell’avversario e al nuovo gruppo di maggioranza che sta ponendo le basi per un nuovo status presidenziale, che, di certo, non sta avvenendo in acque tranquille.  Il comitato elettorale di Trump, sebbene abbia perso gran parte delle battaglie legali, continua a sostenere che “il tempo non è dalla nostra parte ma i fatti lo sono”, facendo intendere che le prove accusatorie dei brogli elettorali possano giungere prima dell’insediamento alla presidenza del nuovo presidente, se solo vi fossero indagini appropriate. La realtà mostra uno scenario nettamente differente: negli stati in bilico come la Pennsylvania, il Michigan e la Georgia la vittoria dell’ala democratica è stata già ampiamente confermata. Risulta evidente che il conflitto posto in essere dai repubblicani sia non solo infondato, ma anche giuridicamente debole.

Usa: Biden organizza il tuo team – Fonte:vaticannews.va

Nella turbolenza degli animi, intanto, Joe Biden ha finalmente avuto accesso a file, finanziamenti e riceve briefing dai servizi di intelligence statunitensi, avendo perciò ingresso ai grigi dati della pandemia da Covid-19 e all’avanzamento dei diversi progetti di vaccinazione.

Risultati del Collegio elettorale

Il 14 dicembre si terrà la riunione del Collegio elettorale, aggregato nei singoli Stati, in cui i grandi elettori saranno tenuti ad esprimere il proprio voto per il candidato alla presidenza e alla vicepresidenza. I risultati della votazione verranno trasmesse dagli Stati al Senato con sede a Washington entro il 23 dicembre. Le schede, riposte dentro delle casse di mogano, saranno conteggiate formalmente il 6 gennaio dal Congresso riunito in sessione plenaria e presieduto dal vicepresidente Mike Pence, il quale certificherà definitivamente il vincitore. Si dovrà, dunque, attendere il 20 gennaio, per la nomina ufficiale alla presidenza.

Elezioni americane –Fonte:ilpost.it

Giovanna Sgarlata

Elezioni USA: Biden a pochi punti dalla vittoria. Ma bisognerà aspettare domani per la conferma del voto postale

Quali risultati si prospettano per i candidati Doland Trump e Joe Biden? Le strategie che hanno applicato durante la campagna elettorale, basteranno per il raggiungimento dei 270 voti necessari per presa della presidenza statunitense?

Elezioni americane 2020 – Fonte:malpensa24.it

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, si svolgono attraverso un processo complesso e articolato che vede come “diretti votanti” 538 grandi elettori, delegati di ogni nazione il cui numero è proporzionale agli abitanti residenti in ciascuno stato. Questi risultano essere il punto cardine della votazione poiché andranno formalmente ad eleggere il presidente nel mese di dicembre. La vittoria alla presidenza perciò sarà garantita se il candidato otterrà almeno 270 voti.

La notte delle elezioni

Fra la notte del 3 e del 4 novembre si sono concluse le votazioni che per la vastità territoriale degli Stati Uniti si sono articolate in due turni: partendo dalla costa est fino a coprire gli stati della California e dell’Oregon.

Il racconto live della notte elettorale – Fonte:linkiesta.it

Nonostante i dati ricavati in circa 40 stati, non è stato possibile ipotizzare in quale direzione l’ago della bilancia tendesse poichè questi elementi non presuppongono il numero minimo necessario per ottenere la presidenza, ovvero 270. Risulta chiaro perché la campagna elettorale e l’attenzione dei media internazionali si siano mossi verso i cosiddetti “stati in bilico”, territori nei quali la preferenza di uno dei due candidati può propendere da una parte o dall’altra e pertanto vestono il ruolo di migliori indicatori per stabilire a chi andrà la carica presidenziale. Bisogna tener conto che per il particolare momento di emergenza sanitaria che tutto il globo sta attraversando, molti di questi voti sono giunti per posta o per seggi anticipati, segnando ulteriormente una grande incognita sull’andamento delle elezioni.

Elezioni USA 2020 swing states – Fonte:corriere.it

Quali sono gli stati in bilico

Uno fra tanti è la Florida, la cui composizione demografica rende le elezioni sempre molto simmetriche, ne seguono per le stesse motivazioni la Pennsylvania, l’Ohio, la Georgia, il North Carolina, il Michigan, l’Arizona, il Wisconsin, il Minnesota, l’Iowa, il Nevada, il Nebraska e il Maine.

USA 2020, Trump e Biden alla sfida finale – Fonte:notizie.tiscali.it

La campagna elettorale

È sempre stata simbolo mondiale del grande patriottismo americano, ma quella appena conclusa mostra le cicatrici di una società profondamente mutata. Sono venuti i mancare quei tratti che svelavano l’umanità e l’autenticità dei candidati. Stavolta se da un lato vi era il candidato democratico Joe Biden e suoi sostenitori che agivano in conformità delle norme per il contegno dell’epidemia da coronavirus, rispettando perciò il distanziamento fisico e usando le mascherine sul viso, dall’altro Donald Trump e i suoi si sono mostrati completamente discordi al rispetto regole sanitarie.

Elezioni USA 2020 – Fonte:ilfattoquotidiano.it

Cosa servirà a Trump e a Biden per vincere

Per tutta la durata delle elezioni presidenziali statunitensi i risultati ottenuti si sono mostrati molto equilibrati tra i due candidati. Sebbene ancora non ci siano verdetti effettivi, la posizione migliore è data Joe Biden che sembra avere la strada più spianata per la corsa alla presidenza. La scorsa notte se ne è avuta la conferma e sembra proprio che dopo la vittoria ottenuta in Winsconsin e in Michigan abbia raggiunto la quota di 264 grandi elettori. Gli basta il trionfo in Arizona che lo vede già in vantaggio. Con l’Arizona, infatti, il candidato democratico si è infatti posizionato a soli sei grandi elettori dalla quota di 270, la quota necessaria per vincere.

Elezioni USA 2020, perché può vincere Biden – Fonte:quotidiano.netPer lo sfidante Trump invece il percorso risulta un po’ più arduo dell’avversario, poiché ottenendone solo 216 dalla sua parte, in palio rimarrebbe solo lo stato in bilico del North Carolina.

USA, Trump inaugura la campagna elettorale –Fonte:eastwest.eu

Accusa mossa da Donald Trump

Se da un lato il candidato democratico invita alla pazienza per il conteggio finale delle schede elettorali e del voto postale, dall’altro il repubblicano agita gli animi portando alla luce la presenza di brogli, soprattutto per quel che riguarderà il voto postale al quale si è più volte opposto.

 Il presidente americano infatti scuote Twitter con l’hashtag #StopTheSteal e #FreeAndFairElections segnalando la presenza di truffe elettorali a danno dei suoi e minacciando di rivolgersi alla Corte Suprema.  Quest’ultima, lo ricordiamo, è politicamente schierata a destra. Trump, infatti, dopo il decesso del giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, paladina dei diritti civili e delle donne, ha subito nominato la magistrata del Settimo Circuito Amy Coney Barrett come nuovo giudice della più alta corte statunitense, confermata poi conferma dal Senato (anch’esso a maggioranza repubblicana) con 52 voti a favore e 48 contrari.

La nomina di Coney Barrett potrebbe spostare molto a destra la sensibilità giurisprudenziale della Corte Suprema, determinando una schiacciante maggioranza conservatrice di 6 a 3.

“La scorsa notte ero avanti, spesso saldamente, in molti stati chiave, in quasi tutti quelli governati e controllati dai democratici. Poi, ad uno ad uno, i vantaggi sono magicamente scomparsi, nel momento in cui sono state contate discariche di schede a sorpresa. Molto strano”

Come tenuto, Trump si è autoproclamato vincitore – Fonte:ilpost.it

Nel discorso tenutosi davanti a 250 sostenitori invitati alla Casa Bianca continua recitando:

 “Questa è una truffa nei confronti del popolo americano…eravamo pronti a vincere queste elezioni, e francamente le abbiamo vinte”

Risulta evidente la sua autoproclamazione, nei territori i cui esiti erano incerti o ancora in corso, come legittimo trionfatore presidenziale. Lo staff di Biden ribatte alle minacce del repubblicano dichiarando

“Trump rischia una sconfitta imbarazzante se ricorre alla Corte Suprema per le elezioni. Non avremo pace finchè ogni voto non sarà contato”

America in attesa

I risultati delle elezioni si stanno facendo attendere più del normale, la causa prioritaria è quella di evitare i contagi dall’epidemia da coronavirus.

L’anomalia di quest’anno, infatti, è stata che ben 102 milioni di elettori hanno votato via voto postale, sin dai giorni precedenti al 3 novembre,. Adesso, la questione è che ogni stato conteggerà i voti a  suo modo e saranno validi i voti che arriveranno anche nella giornata di domani che saranno stati inviati entro il 3 novembre.

Ma anche la complessità del sistema elettorale americano non rende le cose certe. Ancora meno la voter suppression che abbiamo analizzato qui. Lo scrittore Andrea Scanzi ha presentato come queste elezioni mettano in luce

“ l’eterna stortura di un sistema elettorale folle, contorto e un po’ ridicolo”

Si noti come viene posto in essere l’assurdità del principio “the winner takes all”, poiché vigendo in 48 stati il sistema elettorale maggioritario, in cui chi ottiene la maggioranza automaticamente si assicura il voto di tutti i grandi elettori di quel paese, mostra la costituzionalità dell’affidamento della vittoria al candidato che ha preso meno voti dello sfidante ma che ha conquistato maggiori elettori dalla sua parte. Bisogna perciò attendere che si concluda lo spoglio delle schede elettorali – che potrebbe concludersi tra alcune ore o forse addirittura giorni – i cui risultati segneranno l’inizio di un nuovo capitolo americano.

Intanto la percezione dell’Europa è che queste elezioni siano un grande referendum tra Trump sì e Trump no. 

Biden-Trump, testa a testa. La notte più lunga – Fonte:avvenire.it

Giovanna Sgarlata