Il discorso di Conte al Senato: le sorti di un Paese

Dopo aver ottenuto la maggioranza alla Camera con ben 321 sì, il Presidente del Consiglio Conte sta affrontando oggi la fase maggiormente decisiva a Palazzo Madama, dove gli equilibri sono diversi.

(fonte: open)

È durato circa un’ora l’atteso discorso del premier, tenuto stamattina in Senato e scandito da 31 applausi, più numerosi dei 14 ricevuti ieri a Montecitorio. Un intervento che ricalca in gran parte quello fatto ieri: “Con la pandemia, con la sua sofferenza, il Paese si è unito. Si è elevato il senso di unità del governo, si sono elevate le ragioni dello stare insieme”.

Al Senato, il presidente del Consiglio conta sul voto di Liliana Segre, tornata a Roma appositamente per confermare la fiducia, e del gruppo Maie-Italia23, formatosi per sostenerlo.

Dure ancora le opposizioni. Ieri Giorgia Meloni ha attaccato tutto il Governo alla Camera, accusando Conte di “poltronismo” e chiedendo il voto.

Attesissimi gli interventi di Matteo Renzi che, dopo la vicenda che lo ha avuto come antagonista, promette “la verità”. Si aspetta anche quello di Matteo Salvini.

Il discorso di Conte in Senato

Conte ha iniziato, alle 9:30 circa, dai banchi del Senato. Siedeva insieme ai ministri Franceschini, Speranza, Gierini, Bonafede, Di Maio, Lamorgese, D’Incà e Amendola; ad ascoltarlo un’aula quasi al completo, sotto gli occhi anche di Salvini e Renzi.

Prima osservato un minuto di silenzio in memoria di Emanuele Macaluso, lo storico dirigente Pci morto a 96 definito – a prescindere dai propri ideali – un grande protagonista della vita politica e culturale italiana”.

Subito dopo, ha ricordato le difficoltà derivate dalla alla pandemia, dove il governo ha dovuto “operare delicatissimi, faticosissimi, bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali.”.

In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo – certamente anche con fatica, convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici.” – ha detto per poi attaccare l’opposizione – “In questi giorni ci sono state continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza”

(fonte: ilMattino)

Nel suo discorso – accompagnato da brusii ed applausi ironici, cori “Bravo, bravo!” – il premier ha toccato anche altri punti fondamentali del progetto di governo: rilancio del Sud, digital divide, riforma meditata del titolo V della Costituzione, piano vaccinazioni, ma anche la necessità di un governo e di forze parlamentari che riconoscano l’importanza della politica indirizzata al benessere dei cittadini.

La richiesta di “un appoggio limpido, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico” perché “questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese ed è ancora più importante la qualità del progetto politico”

Ha poi concluso usando le stesse parole dell’intervento alla Camera:

“Costruiamo questo nuovo vincolo politico, rivolto alle forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà il Governo e aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia. Io sono disposto a fare la mia parte. Viva l’Italia”

A seguire un lungo e caloroso applauso finale, durante il quale, addirittura i parlamentari del Pd e del M5s si sono alzati in piedi.

Subito dopo, non è mancato un acceso mormorio in Aula. La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha dovuto chiedere silenzio per poter dare avvio al dibattito.

Il dibattito

Concluso l’intervento del premier, è iniziata la discussione generale. Risultano essere 45, almeno per ora, i senatori iscritti a parlare, tra cui il senatore a vita Mario Monti, Emma Bonino, Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, e Matteo Renzi, leader di Italia viva. Otto gli interventi previsti per le dichiarazioni di voto. Per Italia viva interverrà Teresa Bellanova, ex ministro dell’Agricoltura, Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Pd, e Matteo Salvini, segretario della Lega.

Un lungo applauso ha accompagnato la senatrice a vita Liliana Segre, accolta dal saluto di Pier Ferdinando Casini.

“Conte – ha detto – ha dimostrato in queste vicende una sua solidità e una capacità”, annunciando il suo voto a favore.

Tendente a essere positivo si è detto anche Mario Monti del Gruppo Misto:

 “Annuncio il mio voto di fiducia nel modo che mi è proprio. Non le porto voti, se non il mio. Il mio un voto di fiducia è libero e condizionato ai provvedimenti, se corrisponderanno alle mie convinzioni.”.

(fonte: flipboard)

Tra i senatori già in maggioranza, si segnala oggi l’assenza per Covid di Francesco Castiello del M5s.

Sono 153 ritenuti certi – finora – a favore della maggioranza, ma il pallottoliere viene continuamente aggiornato. C’è chi confida che l’asticella a sostegno di Conte salga fino ad almeno 158.

L’obiettivo, secondo alcune fonti, sarebbe quello di lasciare più di 18 senatori di margine tra i Sì e i No, per dimostrare che Italia Viva non è essenziale alla maggioranza.

Dopo l’abbandono del governo, la suddetta aveva annunciato che si asterrà nel voto finale, come confermato dal senatore umbro Leonardo Grimani. Questo consentirà all’esecutivo di ottenere la fiducia con una maggioranza relativa, per la quale non è richiesto un quorum minimo ed è sufficiente superare l’opposizione anche di un solo voto.

Considerata, Iv, responsabile della “crisi assurda e incomprensibile” da parte di Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama, questo ha aggiunto ai microfoni:

“E’ necessario sostenere l’azione del governo per aiutare il Paese, con le risorse del Recovery, a superare la pandemia, a fare ripartire l’economia e fare le riforme. Per questo il Partito democratico appoggia l’impegno del presidente Conte a un nuovo patto di legislatura”.

Netta l’opposizione del centro-destra, che chiede le dimissioni del presidente del Consiglio anche al Senato. Il testo, uguale a quello presentato ieri alla Camera, è firmato dai capigruppo di Lega, Massimiliano Romeo, di Forza Italia, Annamaria Bernini, di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani e da Paolo Romani di ‘Cambiamo’.

Alle 16:30 la seduta sarà sospesa per un’ora per consentire la sanificazione dell’Aula. Per le 17:30 si attende, invece, la replica del premier che precederà le dichiarazioni di voto sulla fiducia e la chiama, prevista per le 18.

L’esito dello scrutinio resta ancora totalmente incerto ma dovrebbe essere annunciato circa alle 20:30.

Manuel De Vita

Renzi ha detto no: è crisi. Attesa la mossa di Conte

Renzi, annuncia le dimissioni delle due ministre e il sottosegretario Scalfarotto, durante la conferenza stampa (fonte: ansa.it)

Conte aveva promesso la massima apertura possibile, ma Renzi alla fine l’ha fatto: è crisi – ma per ora “solo” – politica. Sarebbe la 66esima di governo, su 66 esecutivi nella storia della repubblica. Si attendono le prossime ore per capire se a questa possa seguirne o meno una di governo e gli scenari possibili sono diversi.

Nelle ore precedenti

(fonte: fanpage.it)

Ieri, all’ora di pranzo, il presidente Mattarella ha ricevuto il premier, chiedendogli di far in modo di uscire al più presto dall’incertezza politica, di cui quest’ultimo lo ha informato dopo infruttuosi contatti telefonici. Ogni trattativa con il leader di Italia Viva, con i renziani, rinominati ora “Responsabili”, non riesce. Neanche l’offerta di un “patto di legislatura” da scrivere in breve tempo viene accettata. Il premier, all’uscita del Quirinale, dichiara di poter andare avanti solo con il sostegno di tutta la maggioranza, una maggioranza soprattutto solida, che non può “prendere un voto qua e là”, alla quale dice di voler, in ogni caso, lavorare fino all’ultimo.

Il primo strappo sembra quello avvenuto nel Consiglio dei ministri, sul Recovery Fund, a causa delle ministre renziane, ma già da mesi il governo traballava.

In serata, Renzi esordisce, in conferenza stampa iniziata alle ore 18, con le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Pd e M5s si dicono contrari.

Renzi e le ministre Bellanova e Bonetti (fonte: corriere.it)

“Lasciare un incarico di governo richiede lunghissime, dolorose e assai profonde considerazioni. Abbiamo deciso di rimettere il nostro mandato in nome della dignità e della nobiltà della politica e della nostra libertà e responsabilità individuale.” avevano scritto in una lettera al presidente del Consiglio, motivo del ritardo di un’ora per l’inizio della diretta.

Renzi dichiara di non aver aperto lui la crisi, ma che ve ne era una già in atto da mesi: il punto su cui non ci sta è la convinzione che la democrazia è stata messa da parte con la scusa della pandemia.

Sottolineando di nutrire ancora piena fiducia nei confronti di Mattarella, poi dichiara:

“La democrazia ha delle forme e se le forme non vengono rispettate, allora qualcuno deve avere il coraggio anche per gli altri per dire che il Re è nudo.” per poi continuare con l’accusa di populismo, per un utilizzo ridondante delle dirette tv e sui social e su quello della delega ai servizi. “Non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri. Questo significa che l’abitudine di governare con i decreti legge che si trasformano in altri decreti legge, l’utilizzo dei messaggi a reti unificate, la spettacolarizzazione della liberazione dei nostri connazionali, rappresentano per noi un vulnus alle regole del gioco. Chiediamo di rispettare le regole democratiche”.

Tre le questioni poste, tra cui appunto quella sul metodo.

Il destino dell’esecutivo nelle mani di Conte

Si attende la risposta di Conte (fonte: ilpost.it)

Renzi passa la palla a Conte e dice di non avere alcuna pregiudiziale né su formule né su nomi, un Conte-ter è possibile. Contesta il mancato uso del Mes, rivendica i cambiamenti sul Recovery fund e dichiara di esser pronto a discutere su tutto, ma, precisa, nelle forme della politica previste dalla Costituzione perché sottolinea che con Conte “si è creato un vulnus alle regole del gioco”.

Il premier, ora, può assumere l’interim o andare al Quirinale e aprire la crisi. Quattro possibili scenari. Poco prima dell’intervento di Renzi, Conte sulla possibile mancanza di appoggio di Iv, aveva dichiarato di volersi dimostrare aperto a discutere solo in caso di critiche costruttive.

Gli scenari che si aprono

In ogni caso, Il ritiro di due ministri non comporterebbe tecnicamente la fine dell’esecutivo. Conte potrebbe chiedere la verifica della fiducia nei suoi riguardi, dopo aver congelato le sue dimissioni. Un rischio, poiché in caso della mancanza di questa, non avrebbe la possibilità di tornare a Palazzo Chigi. Solo in caso di verifica andata a buon fine, quindi, se Iv trovasse un compromesso con la maggioranza e il premier, l’esecutivo Conte II continuerebbe.

Altrimenti un governo istituzionale, con una maggioranza allargata, per cui è stato ventilato il nome di Romano Prodi – tessitore delle relazioni con l’Europa – sarebbe una dei quattro possibili scenari.

Un Conte-ter dopo le dimissioni formali del premier, con una riconferma da parte da parte delle forze politiche consenzienti a formare la nuova maggioranza e un nuovo patto programmatico.

Oppure, un nuovo governo con la stessa maggioranza, ma nuovo premier – espresso da Pd, M5s, Leu e Iv – che sia del Pd o anche Di Maio un premier appoggiato dal centrodestra e Iv all’opposizione.

Se le consultazioni si trascinassero senza riuscire a individuare un nuovo governo, allora si andrebbe – nonostante Renzi l’abbia giudicato impossibile – a elezioni anticipate.

Rita Bonaccurso