La tavuliata di San Giuseppe, origini e usanze

Il 25 Marzo a Malfa, un piccolo comune a Nord dell’isola di Salina, si svolge un corteo dedicato a San Giuseppe. In paese si respira aria di mare, musica e tradizione! Ma che festa siciliana sarebbe senza del buon cibo?

La tradizione prevede che venga allestita una grande Tavuliata in onore del Santo, arricchita da pietanze dolci e salate preparate e portate in dono dagli isolani. Dalle torte salate alle frittate, dalle cotolette agli arancini per poi concludere in bellezza con biscotti, sfinci e crostate!

Non si poteva sfuggire al richiamo di quell’enorme tavolata imbandita a festa e soprattutto non si poteva sfuggire alla tipica pasta coi ceci!

 

San Giuseppe
Preparazione della pasta con i ceci

 

Il piatto tipico in onore di San Giuseppe

La specialità di questa tradizione è la preparazione della classica pasta coi ceci all’interno di enormi pentole.

Una volta pronta la pietanza, le quaddare verranno issate sulle spalle dei cuochi e di alcuni volontari che le porteranno in cima fino al piazzale della chiesa parrocchiale.

Il corteo viene aperto da tre personaggi che raffigurano la Sacra Famiglia: San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna vestiti con costumi tipici di un tempo.

Le tre figure vengono seguite da donne, uomini e bambini che recano tra le mani i loro doni e da una piccola banda che contribuisce ad abbellire la tradizione con la musica suonata dal vivo!

 

La Quaddara
La Quaddara

 

Origini e storia della Tavuliata

Pare che la tradizione ebbe inizio nel 1835, quando alcuni abitanti di Malfa erano in viaggio per portare a termine alcune attività commerciali.

Avvenuto il commercio con la terraferma in cui i malfitani scambiarono capperi, malvasia e vino, si ritrovarono in mezzo ad una forte tempesta in cui temettero di perdere la vita.

L’imbarcazione non avrebbe resistito alla potenza del mare se non fosse stato per l’aiuto di San Giuseppe.

Lo invocarono, pregando di poter rivedere ancora i propri cari e promisero che se fossero tornati sani e salvi all’isola avrebbero distribuito il carico che portavano ai più bisognosi.

Quando tornarono all’isola tutti interi diedero inizio a questa forma di ringraziamento verso il Santo.

 

La tavuliata
La Tavuliata

 

La celebrazione di San Giuseppe nel comune di Leni

Nel comune di Leni invece, la Tavuliata di San Giuseppe viene allestita l’1 Maggio, analoga a quella di Malfa in quanto a varietà di cibo!

Le origini della festa però differiscono. A Leni si dice che la tradizione abbia avuto inizio alla fine dell’800 attraverso un devoto del Santo: Giuseppe Pittorino.

Egli decise di preparare una tavolata per i poveri ricca di moltissimi cibi, tra cui soprattutto, legumi. Attorno ad essa siederanno, secondo la tradizione, dodici bambini con indosso vestiti multicolori che insieme ai componenti della Sacra Famiglia consumeranno il pranzo dopo la benedizione dei cibi da parte del sacerdote.

Nel pomeriggio poi si svolgerà la processione per le vie del paese, che si concluderà con la celebrazione liturgica e i fuochi d’artificio.

 

La processione
La processione

 

Concludo questo viaggio nella tradizione siciliana sottolineando che le Isole Eolie sono incantevoli d’Estate, dato che i paesaggi sono imparagonabili.

Eppure, non si può fare proprio a meno di vivere una giornata di festa come quella di San Giuseppe. Le nostre isole, infatti, non sono solo ricche di sole e salsedine, ma hanno tante tradizioni, usanze e miti da scoprire!

 

Alessandra Cutrupia

Stromboli: incendio divampato sul set di una fiction sulla protezione civile

Mercoledì, durante le riprese di una fiction della Rai sull’isola di Stromboli, è divampato un incendio che si è espanso per circa dieci ettari di macchia mediterranea distruggendo la vegetazione e riducendola a terra bruciata.

I fatti

La notte del 25 maggio non è stata un momento tranquillo per chi si trovava sull’isola di Stromboli: un incendio – prolungato a causa dello scirocco che soffiava – ha tenuto occupati gli abitanti dell’isola nel cercare di respingerlo quanto più possibile per evitare di aggravare il danno già subìto. I Canadair, all’alba, hanno spento l’incendio e avviato un’azione di bonifica.

Le fiamme hanno distrutto un’ampia parte di vegetazione e alcuni fabbricati, da San Vincenzo a Piscità, da Ficogrande a Scari. Carbonizzata la postazione della Coa (Centro operativo avanzato) che monitorava l’attività del vulcano. L’incendio ha seminato terrore non solo nei residenti, ma anche nei turisti che prontamente sono scappati in spiaggia muniti di valigie per lasciare l’isola il prima possibile. È anche arrivata in soccorso la nave Antonello da Messina qualora fosse stato necessario evacuare l’isola. Il sindaco Marco Giorgianni ha commentato l’accaduto:

“Un miracolo che non ci siano stati morti”.

Canadair in azione (Fonte: Sebastianocannavo.it – Instagram: Stromboli Stati D’Animo)

 

Le cause

Ma quali sono state le cause dell’incendio? Da poco più di tre settimane, Stromboli faceva da sfondo ad alcune scene della fiction Rai “Protezione civile“, la quale vede protagonista Ambra Angiolini. Le riprese avrebbero dovuto concludersi nella giornata odierna, ma qualcosa non è andato secondo i piani. A quanto pare, è stato appiccato un piccolo fuoco per girare una scena, ma – a causa dello scirocco – si è espanso per buona parte della vegetazione.

Il responsabile emergenza dei Vigili del fuoco della Regione Sicilia, Salvo Cantale, afferma:

“Nella sceneggiatura che ci hanno inviato dalla produzione per la fiction “Protezione civile”, che si sta girando qui a Stromboli, non ci avevano detto che avrebbero appiccato un piccolo fuoco durante le riprese, invece poi non so chi, ha pensato di farlo, forse perché rassicurato dalla nostra presenza, ma il forte vento di scirocco in pochi minuti ha fatto divampare il fuoco. Nessuno ci aveva detto che lo avrebbero appiccato, altrimenti glielo avremmo impedito.”

Neanche il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, il quale amministra anche l’isola di Stromboli, aveva dato alcuna autorizzazione ad appiccare il fuoco perché quell’area, essendo riserva naturale, è di competenza della forestale.

Il paesaggio a seguito dell’incendio (Fonte: Sebastianocannavo.it – Instagram: Stromboli Stati D’Animo)

Le dichiarazioni della Rai

“La Rai informa di non avere alcuna responsabilità nella produzione esecutiva della serie “Protezione civile” nell’isola di Stromboli. La produzione esecutiva della serie televisiva viene organizzata e realizzata, in modo indipendente dalla Rai, dalla società “11 marzo”. L’attività non vede impegnati personale e mezzi dell’Azienda”.

Così la Rai ha chiarito la sua posizione.

La società di produzione “11 marzo” specifica:

“Tutti i necessari permessi ed autorizzazioni erano stati acquisiti e la realizzazione di ogni scena affidata a professionisti di sicura esperienza e competenza, l’accaduto è dovuto al caso e all’imprevedibilità”.

Come già specificato, però, che non vi era alcun permesso o autorizzazione per appiccare il fuoco. Mentre i carabinieri raccolgono le testimonianze, tra cui quella del regista della fiction, Marco Pontecorvo, la procura di Barcellona Pozzo di Gotto sta già indagando sul caso.

Reazioni e testimonianze degli abitanti

Tra le testimonianze quella della strombolana Rosaria Cincotta:

“Io ho fatto anche la comparsa, il giorno prima abbiamo girato la scena dell’evacuazione al porto. Mercoledì mattina invece sono andati su, nella zona del Timpone, per provare la scena di un principio di incendio. C’erano anche due ragazzi dell’isola che aiutano quelli della produzione. A un certo punto qualcuno ha appiccato il fuoco ma le fiamme si sono rapidamente propagate, proprio per lo scirocco. Gli avevo detto di non farlo, ma loro avevano premura”.

Rosa Oliva, della pro loco “Amo Stromboli“, fa sentire la sua voce:

“Il disastroso incendio che ha interessato gran parte dell’isola di Stromboli, la cui violenza non ha avuto pari neppure rispetto a quelli conseguenti innescati dalle eruzioni vulcaniche, ha evidenziato ancora una volta lo stato di abbandono ed incuria in cui versa il territorio dell’isola. Non esistono valide linee tagliafuoco, i sentieri non vengono mantenuti in agibilità, tranne in pochi casi. Il Corpo Forestale della Regione, a cui è demandata la sicurezza delle aree boschive, non ha un organico sufficiente per garantire il primo intervento”.

Eleonora Bonarrigo

 

San Bartolomeo: storia e festività del protettore delle Eolie

Il 24 agosto è la festa ufficiale del patrono di Lipari e Santo protettore delle Isole Eolie: San Bartolomeo.

Bartolomeo (più comunemente chiamato Bartolo), il cui vero nome era Natanaele, è il patronimico derivante dall’aramaico Bar-Talmai (figlio di Talmai). Egli era uno dei dodici apostoli di Gesù. Non tutti conoscono, però, la sua storia e le festività a lui dedicate.

La storia

La storia di San Bartolomeo vede il Santo come un portatore di fede: egli convertì molti fedeli in Asia. Questo scatenò la furia dei pagani in Armenia, che lo uccisero tremendamente, scorticandolo e poi decapitandolo. Dopo la sepoltura, ci furono numerosi miracoli che incrementarono la devozione dei fedeli. Infastiditi, gli infedeli posero le spoglie del Santo in una cassa di marmo e la gettarono in mare per fare in modo che i cristiani non potessero più mostrargli la propria fede.

Un miracolo avvenne: la pesante cassa galleggiò e giunse alle coste dell’isola di Lipari, accolta da Agatone, primo vescovo dell’isola, il quale era stato avvisato in sogno dell’arrivo delle spoglie. Da quel momento in poi, San Bartolomeo divenne il patrono delle Isole Eolie.

Il Santo ha sempre protetto e continua a proteggere gli eoliani anche se, in seguito alla quasi totale distruzione della comunità da parte dei saraceni nell’anno 840, le sacre reliquie furono trafugate e portate prima a Benevento, poi a Roma.

San Bartolo mostra la sua pelle, “Giudizio universale”, Michelangelo – Fonte: https://pin.it/4iy5mmX

San Bartolomeo a Lipari

Nella Cattedrale di Lipari  è possibile ammirare la statua d’argento a dimensioni d’uomo che rappresenta il Santo. Questa fu realizzata nel 1728 grazie ad una colletta della popolazione. La cattedrale custodisce anche il Sacro pollice del Santo (unico frammento rimasto dalle reliquie) e il Vascelluzzo d’argento”, una navicella realizzata nel 1930, che custodisce al suo interno una parte della sua pelle.

Statua di San Bartolomeo all’interno della Cattedrale di Lipari – Fonte: ©Eleonora Bonarrigo, Lipari 2022

Le quattro ricorrenze annuali

San Bartolo, a Lipari, si festeggia in quattro date diverse per ringraziare la sue benevolenza.

La prima ricorrenza si tiene il 13 febbraio: si tratta di San Bartolo dei pescatori. Per l’occasione si assiste, nella piazza di Marina Corta, alla pubblica asta dello stendardo, conteso dalle famiglie di pescatori. La famiglia che offre di più darà l’opportunità ad un proprio membro di portare lo stendardo durante la processione e ne diventerà custode fino all’anno successivo.

Il 5 marzo è la festa di San Bartolo dei contadini. Questa data vuole ricordare i miracoli compiuti dal Santo, il quale ha fatto approdare a Lipari, durante la carestia del 1824, un vascello carico di grano. In questo modo gli abitanti hanno avuto modo di sfamarsi, evitando morte certa. Da qui l’idea di costruire il Vascelluzzo in argento.

Il Santo, inoltre, ha evitato alla popolazione di Lipari il pericolo del terremoto che, nel 1894, ha colpito la Calabria meridionale e la Sicilia. In onore di ciò, il 16 novembre si festeggia San Bartolo dei terremotati. I danni causati dal terremoto non furono gravi nelle Isole Eolie. A Lipari un maremoto allagò la contrada di Marina Lunga ed è per questo che la processione raggiunge tale luogo.

La festività del 24 agosto è la ricorrenza più celebre e attira moltissimi turisti. Durante questa festa, che inizia il 21 agosto, il centro urbano e la cattedrale vengono illuminati a festa, si tengono diverse manifestazioni  a cui partecipano cantanti e gruppi musicali e vengono istituite delle bancarelle in piazza Marina Corta. Tutto questo riguarda la parte mondana. Dal punto di vista religioso, assistiamo alla processione del Simulacro, del Vascelluzzo e della Santa reliquia per le vie di Lipari. La festa si conclude con i bellissimi fuochi d’artificio.

Festa di San Bartolo a Marina Corta, 24 agosto – Fonte: ©Eleonora Bonarrigo, Lipari 2019

 

Eleonora Bonarrigo

Fonti:

siciliainfesta.com/feste/festa_di_san_bartolomeo_lipari.htm

.estateolie.net/it/isole-eolie/san-bartolomeo-lipari-la-sua-storia/

Immagine in evidenza:

San Bartolomeo – Fonte: ©Eleonora Bonarrigo, Lipari 2018

Miti e magia delle isole Eolie nell’incontro con l’antropologa Marilena Maffei

Sì è svolto giorno 12 aprile al Dicam l’incontro con l’antropologa Macrina Marilena Maffei, autrice dell’opera La maga e il velo. Incantesimi, riti e poteri del mondo magico eoliano, frutto della ricerca ventennale della studiosa sul fenomeno del magismo nelle isole Eolie. L’incontro ha visto la partecipazione attiva di studenti, dottorandi e cultori della materia, nonché del direttore del dipartimento di civiltà antiche e moderne Giuseppe Giordano, del professore Mario Bolognari e dell’antropologo Sergio Todesco che hanno aperto l’evento con dei brevi saluti.

Locandina dell'evento
Locandina dell’evento. Fonte: unime.it

A Mauro Geraci,  ordinario di Antropologia Culturale è spettato invece l’onore di introdurre l’intervento dell’autrice, di cui ha tracciato un profilo biografico alquanto interessante.

Laureatasi a Roma nel 1978 con una tesi sugli elementi fiabistici in Basilicata, sua terra d’origine, Maffei non è una studiosa inquadrata nei ranghi dell’ambiente accademico, bensì una ricercatrice che tocca con mano il suo ambito di interesse. Lo dimostra il suo approccio che documenta in maniera rigorosa le testimonianze dirette di un mondo contadino che ancora permea la modernità e a cui nelle sue opere è dedicato ampio spazio.

Nell’incontro con gli studenti del Dicam le dissertazioni astratte hanno lasciato il posto alla voce reale degli abitanti delle Eolie: i documenti sonori raccolti dalla studiosa durante il suo periodo di ricerca hanno intervallato più volte il racconto della studiosa su un mondo apparentemente arcaico e lontano. Un mondo che però, contrariamente a quello che siamo portati a credere, esercita ancora una forza di suggestione così potente negli abitanti delle isole che a un certo punto non è più possibile tracciare un confine netto tra mito e realtà talmente il primo permea la seconda e la asservisce ai suoi motivi.

Il professor Mauro Geraci accanto all’autrice Marilena Maffei. © Angelica Rocca

L’autrice, che prende la parola dopo il professor Geraci, ci parla di “figure fantastiche, oniriche, che raggiungono la densità del reale.” E sono proprio quelle che secondo i racconti popolari, abitano le Eolie, locus amoenus in cui terra e cielo si toccano, ma allo stesso tempo realtà costantemente minata dai terremoti, dai vulcani e fino a non molti anni fa dalla fame e dalla miseria.

Eolie e magia: il libro di Maffei unisce due mondi meravigliosi ed enigmatici che la studiosa ha avuto modo di conoscere tramite quei “cunti” della tradizione che ha portato alle orecchie e all’attenzione degli studenti in un incontro vivace e partecipato. 

Porte per l’aldilà, serpi chiomate e streghe volanti: i miti delle Eolie 

Il percorso tracciato dall’intervento di Maffei parte da un’immagine potente nelle credenze eoliane: il tópos del fuoco e del vulcano come porta per l’al di là. A conferma di questa tradizione che affonda le radici nell’antichità, la studiosa cita tra gli altri Jacques Le Goff che racconta nella sua opera famosa “La nascita del Purgatorio” di un crociato che tornando da Gerusalemme volle far tappa nelle Eolie convinto che qui si trovasse l’accesso agli Inferi. Ma immagine certamente più bizzarra e anche questa trais d’union tra mondo dei vivi e mondo dei defunti è quella della “serpe con i capelli”, caratteristica proprio dell’immaginario eoliano e concepita come reincarnazione di qualche “animicedda”.

Una credenza che trova riscontro anche in altre località meridionali ( basti pensare alla vicina Calabria dove anche qui si raccomanda di non uccidere i serpenti), ma che qui assume una forma particolare e insolita. Perché nelle Eolie queste anime imprigionate nei serpenti avrebbero addirittura capelli umani ( e qualche volta anche volto e mani)? Maffei risponde a questo legittimo interrogativo affermando che il contesto eoliano è talmente fragile e precario che qui la credenza nel mito non basta: diventa necessario allora avere prove, certezze concrete, conferme visibili di quanto si tramanda oralmente.

© Angelica Rocca

La discussione entra nel vivo quando ci avviciniamo a un altro personaggio degno delle migliori opere fantasy: quello della strega eoliana. Quali sono le sue peculiarità rispetto ad altre streghe o “befane” che popolano le leggende del Bel Paese? In realtà qui alla strega, non è associato alcun potere malefico, carattere diabolico o tratto mostruoso.

Nei racconti dei pescatori che hanno avuto la “fortuna” di avvistarle, emergono invece figure femminili bellissime, il più delle volte nude, le cosiddette “majare”, accomunate tutte da una caratteristica: la capacità di volare, ora per cielo grazie ad un unguento speciale, ora per mare su delle imbarcazioni.

Ed è proprio qui che la realtà storica delle isole, quella che viene spesso taciuta e rinnegata, trova uno sbocco nel mito di queste donne libere che volando sfidavano le regole di una società rigidamente patriarcale. Nelle Eolie erano proprio le donne ad andare per mare e a conoscere l’arte della pesca e della navigazione, mentre agli uomini era lasciato il lavoro dei campi. Questa consuetudine è taciuta dalla storiografia ufficiale e dalla tradizione popolare, ma si ritrova eco persino in qualche novella del Decameron ed è stata riportata alla luce proprio da Maffei che si è battuta tanto per farla riconoscere.

Oggi nel 2022 arriva finalmente una “grande vittoria per l’antropologia”: Clara Rametta, una sindaca di Salina, ha deciso di finanziare una statua dedicata alle donne che andavano per mare. Donne prostrate dalla fame e dalla miseria, ma capaci con la loro libertà di incutere timore negli uomini e per questo trasfigurate in streghe. Da qui il potere esorcizzante del mito, la sua capacità di farsi valvola di sfogo delle paure e delle speranze inconsce di un popolo che lo custodisce e lo tramanda ai posteri. Un potere così forte che continua ad affascinare e a incuriosire.

L’opera dell’autrice.© Angelica Rocca

Non sono mancate, al termine della giornata, le domande all’autrice sulla magia e il suo desiderio di dominare la realtà. Perché cosa fa un mago se non cercare di piegare la natura al suo volere? E cosa distingue a questo punto l’incantesimo dall’esperimento, la formula chimica da quella magica se entrambe si basano su un rapporto “causa-effetto” tra i fenomeni naturali? La magia con i suoi miti si può quindi definire la “sorella bastarda” della scienza. Conoscerla ( che non significa praticarla!) può aiutare a capire tanto anche della nostra contemporaneità.

Angelica Rocca

La realtà oltre il turismo: l’altra faccia delle isole Eolie pt.2

Mito e storia sono sempre state due componenti importanti di luoghi come le isole Eolie, centro da secoli di attacchi, conquiste, leggende. Ne abbiamo già parlato nell’articolo precedente, raccontando la storia di Vulcano, Lipari e Panarea; vediamo insieme cosa si nasconde invece dietro le altre quattro isole, anch’esse ricche di racconti e tradizioni che in pochi conoscono.

Stromboli

L’isola di Stromboli è nota per il suo vulcano, uno dei più attivi al mondo, e venne definita per moltissimo tempo “Faro del Tirreno” proprio per i bagliori delle eruzioni e la normale attività vulcanica visibili anche nell’oscurità. Secondo la mitologia, l’isola sarebbe la dimora del dio Eolo e proprio lì si pensa che avvenne l’incontro tra quest’ultimo e Ulisse, narrato nell’Odissea.

Data importante per l’isola è l’11 Settembre 1930, quando una disastrosa eruzione del vulcano provocò grandissimi danni al territorio e alla popolazione costringendo moltissimi abitanti a emigrare in America e Australia. Fabio Famularo, autore residente dell’isola, ripercorre nel libro “… E poi Stromboli i ricordi del nonno che visse quest’esperienza e ne sottolinea lo stato d’animo e i sentimenti vissuti:

“Qualcosa nel rapporto col vulcano si era interrotto: si sentivano traditi, come quando un amico ti volge le spalle…”

 

Il vulcano di Stromboli – Fonte: ilsecoloxix.it

 

L’isola è stata anche il set, nel secondo dopoguerra, del film del grande regista italiano Roberto Rossellini, “Stromboli Terra di Dio” (1950). La casa in cui soggiornava il regista con l’attrice Ingrid Bergam (con la quale aveva avuto una relazione particolarmente chiacchierata) è ancora oggi visitabile e presenta una targa commemorativa in ricordo del loro soggiorno sull’isola.

Di particolare interesse è anche Strombolicchio, un piccolo isolotto di origine vulcanica nei pressi di Stromboli, che, secondo alcune leggende, si pensava essere il tappo del vulcano esploso durante un’eruzione. Isolotto inabitabile, è sede oggi di un faro ad energia solare e presenta esemplari in via d’estinzione, come il falco della regina e la lucertola delle Eolie.

 

Strombolicchio – Fonte: liparinet.it

Salina

L’isola, chiamata così perché utilizzata dai Romani come salina per estrarre il sale, è strettamente legate alla storia di Lipari (l’ossidiana da quest’ultima veniva qui esportata per essere poi lavorata). Rimasta disabitata fino al 580 a.C. fu poi popolata dai greci e risulta oggi divisa in tre piccoli comuni autonomi: Santa Marina, Malfa e Leni.

Santa Marina, popolata dai greci e divenuta centro principale dell’isola, presenta luoghi di interesse come le grotte saracene, costruite nel tufo e utilizzate come rifugio dagli attacchi degli arabi.

Martina Galletta© Salina, 2020

Malfa è il nome dato al comune probabilmente dagli amalfitani giunti nell’isola nel dodicesimo secolo. Sui resti di un cratere parzialmente sprofondato troviamo qui Pollara, che è passata alla storia anche per essere stata il set del celebre film con Massimo Troisi, “Il Postino” (Michael Radford, 1994).

 

Spiaggia di Pollara – Martina Galletta© Salina, 2020

Il comune di Leni, nome derivato dal greco Lenoi (termine che indica i contenitori per la pigiatura dell’uva), presenta luoghi di particolare interesse come il Santuario della Madonna del Terzino, realizzato da un eremita sui resti di un modesto edificio sacro. Il piccolo borgo di pescatori di Rinella poi è particolarmente suggestivo e presenta una bellissima spiaggia nera a forma di mezzaluna.

Alicudi e Filicudi

Queste due isole sembrano non avere nulla a che fare con le precedenti: percorribili solo a piedi, popolate oggi da pochissimi abitanti, sembrano davvero luoghi fuori dal tempo e in cui si respira la vera anima delle isole Eolie.

Alicudi, essendo un luogo particolarmente isolato, era anche meta perfetta per scorribande e attacchi dei banditi. Ciò è testimoniato dalla distanza del centro abitato, a 350 metri di altezza, presso San Bartolo, e dalla fortificazione naturale detta “Timpone delle Femmine”, rifugio di donne e bambini.

L’isola viene anche chiamata “Isola delle donne che volano”, nome che trova la sua spiegazione in una leggenda tramandata per anni tra gli abitanti del luogo: dal 1902, per qualche anno, gli isolani affermarono di vedere donne volare. Questa allucinazione collettiva è spiegata dal fatto che questi, vivendo principalmente di agricoltura, si nutrirono per molto tempo della segale cornuta, senza sapere però che questa contenesse un principio attivo (ergotossina) in grado – tra le altre manifestazioni cliniche – di provocare allucinazioni.

Il nuovo pontile di Scalo Palumbo sostituisce oggi il vecchio molo, in cui si approdava con la tecnica del “rollo” che consisteva nel far raggiungere il porto da una piccola imbarcazione, la quale caricava persone e merci per approdare.

Alicudi - Isola di Alicudi - Isole Eolie
Isola di Alicudi – Fonte: isoleolie.me.it

La storia di Filicudi è invece particolarmente legata al villaggio preistorico di Capo Graziano, in cui sono state trovate circa 20 capanne disposte a spina di pesce a 100 metri dal livello del mare, probabilmente per difendersi anche qui da attacchi nemici. Troviamo anche relitti marini di epoca romana.

L’isola ospita anche la Biennale d’arte di Jaques Basler, nella casa atelier Basler sita in contrada Pecorini. Durante l’evento vengono mostrate opere che mostrano chiaramente il legame tra gli artisti e l’isola.

La Biennale di Filicudi, la più piccola del mondo – Le Vie dei ...
Foto dalla Biennale d’arte di Filicudi – Fonte: magazine.leviedeitesori.com

Al termine di questo viaggio tra le isole Eolie appare chiaro come ci sia molto da scoprire oltre le bellissime spiagge, apprezzate da sempre dai turisti di tutto il mondo: secoli di storia e tradizione che spesso non conosciamo o non valorizziamo, ma che, al contrario, dovrebbero essere il punto di partenza per poter vivere a pieno un’esperienza indimenticabile in uno dei luoghi più belli del Mediterraneo.

Cristina Lucà

 

Immagine in evidenza: Salina, 2020 – Martina Galletta©

 

 

La realtà oltre il turismo: l’altra faccia delle Isole Eolie pt.1

Le Isole Eolie sono tra le mete più frequentate d’estate dai turisti siciliani e non solo. In molti ne conoscono i luoghi più famosi e le bellissime spiagge, ma in pochi sanno invece quanto l’intero arcipelago sia la culla di miti e storie di epoche passate, un’unione perfetta tra realtà e fantasia che rende questi luoghi quasi magici e fuori dal tempo.

Dal punto di vista mitologico sono strettamente legate al dio Eolo, che si pensava dimorasse in questo territorio con lo scopo di controllare i venti.

Qual è invece la storia delle singole isole, tanto simili tra loro e allo stesso tempo profondamente differenti?

Vulcano

La prima isola, la più vicina alla costa tirrenica siciliana, è Vulcano. L’isola si pensava fosse consacrata al dio greco Efesto (Vulcano per i romani), dio del fuoco, che insieme ai Ciclopi forgiava lì le armi per gli déi. Ancora oggi l’isola rimane palpitante di vita: sebbene l’ultima eruzione sia avvenuta intorno al 1900, il Vulcano non smette di manifestare la sua vitalità, attraverso i fenomeni delle fumarole che emettono principalmente zolfo e la presenza di fanghi sulfurei, anch’essi famosissimi e frequentatissimi dai turisti.

 

Fumarole di Vulcano. Fonte: guidasicilia.it

La storia dell’isola è invece strettamente legata all’estrazione di zolfo e all’attività mineraria, diventata una vera e propria industria con i Borboni. Durante la prima metà dell’ottocento, Vulcano divenne di proprietà dell’inglese Stevenson, che continuò l’attività mineraria e piantò i primi vigneti, per poi abbandonarla a seguito di una pericolosa eruzione.

L’isola è oggi famosa per la sua Spiaggia delle Sabbie Nere, di origine vulcanica, ma luoghi di particolare interesse sono anche il cratere del vulcano (Gran Cratere) e la Valle dei Mostri, con le sue particolari rocce, le cui forme ricordano animali e creature mitologiche. Da non perdere sono anche la Piscina di Venere, dove si pensava la dea fosse solita fare il bagno, e le varie grotte tra cui la Grotta del Cavallo, così chiamata perché un masso all’estremità sembra ricordare la testa di un cavallo.

 

Grotta del Cavallo. Fonte: mapio.net

Lipari

L’isola di Lipari è il risultato di secoli di conquiste e dominazioni. Si racconta sia stata conquistata prima della guerra di Troia da Liparo, un re italico da cui deriva il nome dell’isola stessa. Le prime popolazioni giunte alle Eolie risalgono invece alla Preistoria: attratte dalla presenza di ossidiana, roccia vulcanica vetrosa utilizzata per la realizzazione di vari oggetti, si stabilirono a Lipari e nelle altre isole dando vita qui a villaggi preistorici ancora presenti.

Conquistata poi da greci, cartaginesi e infine romani, vide la presenza di bizantini e arabi e, dopo un periodo buio per l’isola, con l’arrivo dei Normanni iniziò un’era di tranquillità, che coincise con il ritorno del cristianesimo e con la costruzione di un monastero benedettino dedicato a S. Bartolomeo. Nel 1091 Lipari divenne feudo del monastero e l’abate, per tentare di ripopolare l’arcipelago, decise di donare le terre alla gente che le coltivava.

Testimone di questa lunga e controversa storia di dominazioni e centro dell’attività isolana è il Castello di Lipari, una fortezza che si erge a 50 m sul mare, circondato da una cinta muraria risalente alla metà del Cinquecento, precisamente a quando il re di Napoli, Carlo V, la fece costruire dopo che l’isola venne ridotta in schiavitù dal pirata Barbarossa.

 

Il Castello di Lipari. Fonte: isoleeolie.me.it

 

Tra i luoghi più interessanti dell’isola troviamo inoltre le montagne di pietra pomice, altro minerale presente nell’isola oltre all’ossidiana, e le spiagge bianche, famose per le rocce di colore analogo. Il Belvedere di Quattrocchi è invece il punto panoramico più suggestivo dell’isola, per osservare i faraglioni e l’isola di Vulcano.

 

Le spiagge bianche di Lipari. Fonte: isoleeolie.me.it

Panarea

La storia di Panarea è strettamente legata a quella di Lipari. Risalgono all’età del bronzo i primi insediamenti: possiamo notare ancora oggi il piccolo villaggio preistorico di Capo Milazzese, in cui sono state rinvenute 23 capanne di forma ovale e una quadrangolare, probabilmente adibita a luogo di culto. L’isola vide poi il susseguirsi di varie dominazioni tra cui quella romana: a testimonianza di ciò troviamo sull’isolotto di Basiluzzo i resti di pavimenti a mosaici e intonaci colorati appartenenti ad una villa romana.

 

Capo Milazzese. Fonte: loveolie.com

 

Il turismo a Panarea è invece un fenomeno recente e forse dovuto alla realizzazione nel cinema di film che vedono l’isola e la sua natura protagoniste indiscusse e che hanno affascinato e attratto moltissimi visitatori. Tra questi abbiamo ad esempio L’Avventura, di Michelangelo Antonioni.

Luogo di particolare interesse è poi la contrada di San Pietro, centro dell’attività isolana e in cui troviamo la famosa chiesetta che testimonia la devozione del popolo al suo santo patrono e da cui parte, nei giorni del 28 e 29 giugno, la processione di San Pietro e dei pescatori.

Particolarmente suggestiva è poi la baia di Cala Junto, poco distante da Capo Milazzese, che con le sue acque verde smeraldo, turchese e blu intenso è ancora oggi una delle spiagge più amate dell’isola e dell’intero arcipelago.

 

La baia di Cala Junco. Fonte: siviaggia.it

 

Nel 2000 le Isole Eolie sono state definite Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, come riserva della biosfera e patrimonio culturale. Visitare questi luoghi significa perdersi in secoli di storia, in una cultura isolana unica nel suo genere ancora fortemente sentita dagli abitanti e nella quale i visitatori non possono fare a meno di immergersi.

Cristina Lucà