Attentato a Mosca: l’ISIS-K rivendica la strage

Lo scorso venerdì quattro uomini armati di fucili automatici, coltelli e armi incendiarie hanno fatto irruzione al Crocus City Hall di Mosca, uccidendo più di 130 persone e ferendone centinaia. La sala concerti si preparava ad ospitare una famosa rock band dell’era sovietica e ancora attiva, i Picnic. Non si conosce l’esatto numero di presenti al momento dell’attentato, ma i biglietti venduti sono stati più di seimila. Gli attentatori hanno sparato sulla folla cercando di uccidere quante più persone possibili. Successivamente hanno dato fuoco alla struttura causando il cedimento parziale del tetto.

I responsabili della strage

L’attacco è stato rivendicato nelle ore successive dall’ISIS-K, il braccio afghano dello Stato Islamico della Siria e dell’Iraq (ISIS): attraverso un comunicato rilasciato su diversi canali Telegram della forza jihadista, allegando poi filmati ripresi dalle bodycam indossate dagli attentatori. Nei video si sentono parlare gli uomini in arabo e tagiko, mentre infieriscono con armi da taglio e da fuoco sui corpi dei feriti.

Le forze armate russe hanno arrestato i quattro attentatori e altre sette persone coinvolte probabilmente nell’organizzazione dell’attacco. I quattro esecutori stavano fuggendo su una Renault bianca verso il confine bielorusso. In seguito all’arresto, le forze armate hanno torturato i sospettati con pestaggi e mutilazioni, condividendo i filmati su diversi canali Telegram. Si vedono uomini dai volti tumefatti e sanguinanti, alcuni in sedia a rotelle o con il volto coperto da un sacchetto. Ad alcuni di loro è stato persino tagliato un orecchio.

L’attentato è avvenuto due settimane dopo l’allarme lanciato dall’ambasciata statunitense in Russia, che aveva suggerito ai propri connazionali di evitare assembramenti nelle quarantotto ore successive. Il preavviso era stato giudicato da Putin e dalle autorità russe come “allarmismo” da parte dell’Occidente, intento a indebolire la Russia. Quest’ultima inoltre aveva già nelle precedenti settimane neutralizzato alcune cellule terroristiche: una di queste stava progettando un attacco in una sinagoga di Kaluga (vicino Mosca), poi sventato.

Il tetto della sala concerti collassato dopo l’incendio (Wikimedia)

Da dove viene l’ISIS-K

Sebbene l’ISIS sia ormai conosciuto in Occidente, specie a causa dei diversi attentati condotti in Europa (fra cui quelli di Parigi del 2015), la sua costola afghana ISIS-K gode di minor fama. La lettera “K” sta per Khorasan, una provincia compresa fra Afghanistan, Pakistan e Iran, dove il gruppo si è inizialmente strutturato.

Il primo nucleo dell’ISIS-K era composto da alcuni talebani pakistani fuggiti dal Pakistan per rifugiarsi in Afghanistan. Fra questi vi era il fondatore Hafid Saeed Khan, il quale giurò fedeltà all’allora neonato Stato Islamico di Siria e Iraq, ottendendo finanziamenti e uomini. Per anni il gruppo è rimasto all’ombra del suo corrispettivo siriano e iracheno, ma a partire dal 2020 diversi eventi e situazioni ne hanno consentito una notevole crescita. Fra questi spicca il ridimensionamento dell’ISIS in Siria e Iraq, combattuto dalle forze governative di Assad (sostenuto dalla Russia). Inoltre la ritirata degli statunitensi dall’Afghanistan ha lasciato il paese nelle mani dei soli talebani, più deboli nei confronti di uno Stato Islamico sempre più forte.

Forze armate afghane contro l’ISIS-K (DVIDS)

Perché la Russia?

Nonostante l’ISIS-K condivida con alcune organizzazioni terroristiche e paesi islamici la radicale applicazione della sharia, si trova in conflitto con molti dei loro vicini. Sono nemici degli iraniani, poiché quest’ultimi sono sciiti. Ma sono anche nemici dei talebani e al Qaida (protetta dai talebani), sebbene questi siano sunniti. Le aspirazioni jihadiste di questi ultimi due gruppi sono infatti ritenute troppo tiepide dall’ISIS-K. Lo scopo esistenziale dello Stato Islamico è la costituzione di un califfato che vada oltre i confini afghani, per il cui successo qualsiasi metodo è ritenuto accettabile. Non si fa distinzione fra i nemici del califfato, siano essi «ebrei, cristiani, atei, sciiti, apostati e tutti gli infedeli del mondo».

Negli ultimi anni l’ISIS-K ha preso di mira la Russia. I jihadisti stanno cercando di usare la guerra russo-ucraina a scopo propagandistico, descrivendola agli occhi dei loro seguaci come un conflitto di “crociati contro crociati”. In tal modo tentano di attrarre più miliziani incitandoli all’odio e alla violenza contro Mosca, ritenuta responsabile di diverse stragi di musulmani. In particolar modo vogliono vendicare eventi come l’invasione sovietica dell’Afghanistan degli anni ’80, la repressione dei separatisti Ceceni e l’appoggio al regime di Assad in Siria contro le forze ribelli (fra cui l’ISIS).

Soldati russi in Cecenia (Wikimedia)

Le reazioni del Cremlino

Nel suo messaggio alla nazione Putin non ha mai citato lo Stato Islamico. Nei giorni seguenti ha riconosciuto i jihadisti come esecutori, ma sottolineando un presunto coinvolgimento ucraino. Questo si baserebbe su una presunta “finestra sul confine ucraino” attraverso la quale fuggire. Tuttavia non esiste nessuna prova a supporto.

Sembra che il Cremlino cerchi un pretesto per aumentare gli attacchi contro l’Ucraina. Vorrebbe poi distogliere l’attenzione interna dalle falle della sicurezza russa: il governo ha minimizzato l’allarme americano, i soccorsi sono stati disorganizzati secondo alcune fonti e gli attentatori sono stati persino in grado di fuggire dal luogo della strage.

Vladimir Putin durante il discorso alla nazione (Wikimedia)

Francesco D’Anna

Ucciso dai talebani il leader dell’Isis-K che pianificò l’attentato all’aeroporto di Kabul

I talebani hanno ucciso il leader dell’Isis-k, fazione dell’Isis attiva in Afghanistan, che ideò e pianificò l’attentato terroristico suicida all’aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021. Talebani e Isis sono in guerra da tempo e spesso si scontrano, soprattutto da quando le forze armate americane hanno lasciato l’Afghanistan.

È ciò che riporta il New York Times, che attraverso diverse fonti ha dichiarato che l’Intelligence americana afferma senza dubbio che la mente dietro l’attacco all’aeroporto di Kabul è stata uccisa.

Uccisione del leader dell’Isis-k

Secondo l’Intelligence americana l’uccisione sarebbe avvenuta nei primi di aprile durante un’operazione dei talebani in Afghanistan. L’addetto stampa del Pentagono, il generale Patrick Ryder, ha voluto precisare che gli Stati Uniti non sono stati coinvolti, in alcun modo, in questa operazione.

Le autorità americane però, non hanno comunicato il nome del leader. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Kirby lo ha definito “solo” come: “La mente dell’orribile attacco” dichiarando in un comunicato:

Era un leader chiave dello Stato islamico che non sarà più in grado di pianificare o compiere attentati

Si ricorda che fra le vittime dell’attentato c’erano 13 militari americani.

Non sono stati forniti neanche i dettagli dell’operazione.  Infatti, non si conoscono le dinamiche del fatto, in particolare: se è stato ucciso in un attacco mirato o se è morto in uno scontro armato tra i due gruppi.

L’Amministrazione Biden sta chiamando le famiglie delle 13 vittime americane, uccise nell’attentato suicida a Kabul, per comunicare loro ciò che è avvenuto.

Non ci hanno dato il suo nome, non mi hanno riferito i dettagli dell’operazione

Ha dichiarato Darin Hoover, padre del marine Taylor Hoover, vittima dell’attentato. Molto amareggiato ha inoltre dichiarato che la morte dell’assassino di suo figlio porta poco conforto e che lui e sua moglie hanno trascorso l’ultimo anno e mezzo piangendo, pregando e chiedendo giustizia sottolineando la responsabilità dell’amministrazione Biden nella gestione del ritiro.

Ma cosa era accaduto nell’agosto del 2021?

Attentato Terroristico suicida del 26 agosto 2021

 

Immagine tratta da un video rilasciato dal Dipartimento della Difesa che mostra i marines statunitensi all’aeroporto di Kabul prima dell’attentato. Fonte: New York Times

Nell’attacco suicida compiuto il 26 agosto 2021 all’aeroporto di Kabul alle 17:50 ora locale, furono uccise più di 180 persone, fra cui : civili, militari statunitensi e membri dei talebani.

L’attentato avvenne dopo pochi giorni dalla riconquista del potere da parte dei Talebani in Afghanistan. Proprio per questo l’aeroporto era pieno di persone che cercavano di scappare dal paese dopo il ritiro delle forze armate americane. Stati Uniti e Regno Unito avevano cercato di avvertire i propri cittadini di stare lontano dall’aeroporto perché alto era il pericolo di attentati ma la disperazione, delusione e paura per quanto stava accadendo era troppa. L’attacco fu compiuto da un attentatore che si fece esplodere accanto a Abbey Gate, l’accesso dell’aeroporto del lato orientale. L’attentatore venne poi identificato: Abdul Rahman Al-Logari. L’atto venne subito rivendicato dall’Isis-K.

Qui il video con le immagini dei momenti successivi all’esplosione:

https://www.rainews.it/video/2023/04/casa-bianca-la-mente-dell-attacco-aeroporto-kabul-ucciso-dai-talebani-e0d11e75-ee57-4dd8-bf13-e179c6619c38.html

Critiche all’Amministrazione Biden

Molte sono le critiche mosse nei confronti dell’Amministrazione Biden a seguito del ritiro delle truppe americane. Nell’agosto del 2021, dopo tale decisione, il Presidente USA ha dichiarato:

 “La nostra missione in Afghanistan non è mai stata pensata per costruire una nazione“ rispondendo alle critiche sul ritiro delle forze armate americane dopo vent’anni in Afghanistan. Ha inoltre riconosciuto che l’Afghanistan è caduto “ più rapidamente del previsto” ma dichiara di non essersi pentito della sua scelta.

  “Sono profondamente rattristato da ciò che stiamo affrontando, ma non sono pentito della decisione. Io non posso e non chiederò ai nostri soldati di combattere una infinita guerra civile in un altro Paese”.

Ciò che è stato criticato non riguarda solo la decisione in quanto tale, affermando come siano stati sottovalutati tutti i rischi ad essa connessi ma anche la gestione e le modalità del ritiro.

Dopo pochi giorni da queste dichiarazioni si è verificato l’attentato all’aeroporto di Kabul.

A seguito del ritiro delle truppe americane tutto il mondo assiste ad una continua violazione, repressione, soppressione dei diritti umani. Le donne afgane, la popolazione afgana vive un incubo senza fine.

 

Marta Zanghì

Attacco notturno degli Stati Uniti, morto il leader dell’Isis

L’intelligence statunitense progettava un attacco ai danni dell’Isis da mesi. Il bersaglio era chiaro: il capo, Ibrahim al Hashimi al Qurayshi. L’obiettivo è stato raggiunto nella notte di Giovedì. Dopo un raid nel nord della Siria durato circa due ore, il leader dell’organizzazione terroristica si è ucciso facendosi esplodere, approfittando di una bomba che aveva con sé.

al-Qurayshi, Fonte: timeofisrael.com

Oltre ad essere stato lungo, l’attacco è stato abbastanza “distruttivo“: al Qurayshi infatti ha deciso di innescare l’ordigno con il quale si è tolto la vita all’interno di un edificio, causandone il parziale crollo e causando, inoltre, la morte di alcuni civili. Tra le 13 persone morte durante l’attacco (non è chiaro quante di queste siano morte a cause della bomba e quante invece per i colpi di arma da fuoco scagliati contro l’edificio dalle truppe americane), secondo le ricostruzioni, vi erano 6 bambini e 4 donne. Queste le dichiarazioni del presidente Biden in merito alla vicenda:

“Un disperato atto di codardia da parte del leader Isis”

Ha dichiarato, inoltre, di aver scelto la via del “raid via terra” al posto dei più convenzionali attacchi tramite droni al fine di salvare il numero più alto possibile di civili. Ma la scelta del suicidio tramite bomba da parte di al Qurayshi ha vanificato ogni speranza da parte degli U.S.A. di “minimizzare i danni”. Il presidente Joe Biden è apparso molto soddisfatto e, all’interno del discorso tenuto alla Casa Bianca in cui “rivendica” l’attacco ha lanciato un segnale ad eventuali altri terroristi dicendo:

“Vi verremo a prendere ovunque”

Biden. Fonte: corriere.it

Chi era al Qurayshi, il leader silenzioso

Dopo la morte, nel 2019, dell’ex califfo Abu Bakr al-Baghdadi ci furono delle lotte intestine all’interno dell’ autoproclamato Stato Islamico (Isis) per la successione. A spuntarla fu, appunto, al Qurayshi, il quale decise sin da subito di adottare una politica di comando nettamente difforme dal suo predecessore. La differenza principale stava nell’esposizione mediatica delle due figure: se da un lato al-Baghdadi rivendicava la maggior parte dei suoi attacchi, apparendo molto spesso in video, al-Qurayshi cercava di mantenere un profilo basso, quasi a voler rimanere nell’anonimato. Il che non sorprende. Difatti, non è raro all’interno di un’organizzazione criminale – sia essa terroristica o no – che il successore al comando tenda a distaccarsi da chi lo ha preceduto, ed Al-Qurayshi probabilmente vedeva nella risonanza a livello globale che aveva il movimento sotto la guida del suo predecessore il suo principale “tallone d’Achille“. Nell’ultimo periodo prima del raid, il leader spendeva la maggior parte della sua vita all’interno della sua residenza.

al-Baghdadi. Fonte: agi.it

L’attacco che sancisce la fine del terrorismo?

Ad un occhio poco attento potrebbe sembrare che questo genere di “conquista” porti inevitabilmente all’annientamento del movimento terroristico. In realtà la storia ci insegna come l’uccisione del leader non porti quasi mai ad uno smantellamento dell’organizzazione. Si ha un esempio chiaro anche all’interno dello Stato Islamico stesso che, dopo la morte di al-Baghdadi, non ha cessato di esistere sebbene abbia in parte cambiato forma. Vi è inoltre una precisazione da fare: un movimento come l’Isis si è generato dall’unione di più movimenti terroristici di dimensioni ridotte. Di conseguenza, nell’ipotesi in cui non riescano a trovare un nuovo leader che succeda ad al-Qurayshi è più probabile una scissione: un ritorno a piccole identità terroristiche distaccate tra loro. Quindi, più che ad una eliminazione totale del movimento si assisterebbe ad una “dispersione” delle sue componenti.

In uno scenario in cui, seppur non totalmente sconfitta, l’Isis risulta sofferente e rimaneggiata a livello organizzativo è facile pensare che l’altra organizzazione jihadista principale, Al Qaeda, voglia approfittare della situazione e accrescere il suo controllo sul territorio.

Esercito Al Qaeda. Fonte: agi.it

Non risulta possibile, quindi, affermare che il raid statunitense di giovedì abbia contribuito ad indebolire il terrorismo. Se subentrerà un nuovo leader è probabile che gli Stati Uniti elaboreranno altri piani per catturarlo. Ciò che fa riflettere però è che, molto spesso, in queste operazioni vengono stroncate le vite di civili aventi l’unica “colpa” di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Francesco Pullella

 

L’ISIS rivendica l’attentato di Baghdad. Tutto ciò che c’è da sapere sulla situazione in Iraq

(fonte: ansa.it)

Giunge a pochissime ore dall’attentato di Baghdad la rivendicazione da parte dell’IS (Stato Islamico).

Il doppio attentato suicida avvenuto ieri in piazza Tayaran, affollatissima sede di un mercato di vestiti usati, ha mietuto almeno 35 vittime lasciandone ferite un centinaio. Diverse sono in condizioni gravi, ha dichiarato il ministro della Salute iracheno Hassan Mohammed Al-Tamimi, prospettando la possibilità che il conteggio aumenti.

Sin dai primi momenti le modalità dell’attentato, avvenuto tramite esplosioni provocate da due kamikaze, hanno fatto pensare che si trattasse di cellule appartenenti al gruppo terroristico dell’ISIS, ma adesso non vi è più alcun dubbio dopo la conferma ottenuta tramite l’app di messaggistica Telegram.

La BBC ha constatato che si tratterebbe del più grande attentato terroristico avvenuto a Baghdad dal 2017, anno della sconfitta militare subita dallo Stato Islamico.

Nel frattempo, l’account Twitter della Farnesina ha dichiarato che l’Italia è

Indignata dalla notizia dell’attentato che ha colpito #Baghdad, porge le sue condoglianze ai familiari delle vittime e augura una pronta guarigione ai feriti. Condanniamo fermamente la violenza contro i civili e sosteniamo il popolo di #Iraq per costruire un futuro pacifico e sicuro.

https://twitter.com/thestevennabil/status/1352184239966486533?s=20

@thestevennabil Il momento del secondo attacco suicida a Baghdad #Iraq

 

Un passo indietro sullo scenario geo-poilitico

Baghdad è la capitale dell’Iraq, uno dei territori che dal 2014 s’impegnano nella lotta contro lo Stato Islamico.

L’Iraq è stato governato per circa 25 anni dal dittatore (così ritenuto) Saddam Hussein, alla caduta del quale – avvenuta ad opera della coalizione anglo-americana durante la seconda guerra del Golfo – è stata istituita una repubblica parlamentare federale.

Dal 2014 al 2017  l’ISIS governa la parte occidentale del suo territorio, fino alla liberazione dalle truppe jihadiste.

Dal 7 maggio 2020 il paese si trova sotto la guida del Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi, fortemente critico del regime di Saddam Hussein ed appoggiato dagli Stati Uniti, che ha dichiarato di voler promuovere la coordinazione e la stabilità politica dello stato.

(fonte: ansa.it)

Gli ultimi anni di Baghdad

Nonostante la dichiarata sconfitta militare del gruppo terroristico, gli attentati a Baghdad continuano.

Già nel 2018 il mercato di Tayaran era stato colpito da un kamikaze, un attacco che era costato la vita a 31 persone.

Il 29 dicembre 2019 l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump opera un raid sulle milizie sciite di Iraq e Siria, le medesime che pochi giorni prima avevano effettuato un attacco alla base aerea irachena K-1 nella provincia di Kirkuk che aveva tolto la vita ad un mercenario statunitense.

A tali eventi, la popolazione irachena risponde assaltando l’ambasciata americana di Baghdad nella giornata del 31 dicembre 2019.

Il 3 gennaio 2020 il presidente USA ordina l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani tramite un attacco con drone statunitense sull’aeroporto di Baghdad.

Il 4 gennaio 2020 si tiene a Baghdad una processione funebre con una forte presenza delle milizie sciite irachene, che manifestavano al motto di «morte all’America, morte a Israele!».

Tra i vari eventi e le successive tensioni militari, attenuatesi poi con l’esplosione della pandemia da COVID-19, il 7 maggio 2020 avvengono le elezioni per il nuovo Primo Ministro iracheno e la scelta ricade su al-Kadhimi, al termine di sei estenuanti mesi di ricerca per un candidato disponibile.

Nella giornata del 20 gennaio 2021, il neo-presidente Joe Biden ha firmato uno dei suoi primi atti esecutivi sollevando il cosiddetto Muslim Ban, l’ordine esecutivo emesso dall’ex presidente Trump nel 2017 che impediva ai cittadini di paesi come la Somalia, Sudan, Iran, Siria, Yemen, Libia e lo stesso Iraq l’ingresso negli Stati Uniti.

 

Valeria Bonaccorso 

Notte di paura nel centro di Vienna: ennesimo atto di terrorismo

Sono state ore di paura a Vienna nella scorsa notte, dove si è verificato un attentato nel centro nella capitale austriaca. I primi spari sono stati avvertiti intorno alle ore 20 vicino alla sinagoga Stadttempel; centinaia i video messi in circolo sui social network e sulle piattaforme online, dove, tra l’altro, si nota l’attività delle forze di sicurezza austriache alla ricerca di presunti assalitori in fuga. Si tratterebbe, infatti, di attentato coordinato in sei diverse zone della capitale. La polizia, tuttavia, ha chiesto di non condividere video o immagini delle indagini, per ovvie ragioni di sicurezza.

https://www.youtube.com/watch?v=ct0NaCUvnkc

L’attentato

Vienna è piombata nel terrore nell’ultima serata prima del lockdown, annunciato per oggi dalle autorità dove un gruppo di assalitori ha iniziato a sparare sulla folla con fucili.

L’agenzia di stampa austriaca APA ha riferito che il ministro dell’Interno, Karl Nehammer, ha parlato di «apparente attacco terroristico».

Varie sparatorie sarebbero avvenute in diverse zone nei pressi della sinagoga. La polizia ha consigliato di evitare il centro della capitale, definito zona rossa, e di rimanere in casa: «Non appena avremo maggiori informazioni ve le riporteremo». Il centro solo gradualmente e parzialmente è stato, riaperto dopo molte ore dall’inizio dell’attentato, quando la polizia ha permesso alle persone rimaste bloccate nei bar e nei ristoranti di tornare verso casa attraversando dei corridoi di sicurezza, resta comunque presidiato da centinaia di agenti, tra cui agenti dei corpi speciali.

(fonte: Geopoliticia.info)

Inizialmente si presumeva fosse la sinagoga il centro dell’attentato, ma il presidente della comunità ebraica di Vienna, Oskar Deutsch, ha affermato che non vi sarebbero delle vittime tra i rappresentanti della sua comunità:

“Al momento non si può dire se il tempio della città fosse uno degli obiettivi”, comunicando che sia la sinagoga di Seitenstettengasse che l’edificio per uffici allo stesso indirizzo non erano più in funzione e chiusi al momento dei primi spari. Facendo poi appello ai fedeli di non uscire in strada e rimanere al sicuro fino a quando le autorità non avranno chiarito i fatti, chiedendo a tutti gli uomini di non indossare la kippah, il tipico copricapo ebraico.

Oggi a Vienna le scuole rimarranno chiuse.

Il Bilancio

Ammonta a quattro il numero dei civili uccisi, due uomini e due donne, tra cui una cameriera, diciassette i feriti, cinque persone sono ricoverate in ospedale in pericolo di vita, come comunicato questa mattina dal ministro degli Interni austriaco Karl Nehammer durante di una conferenza stampa.

Ferito anche un poliziotto in uno scontro a fuoco con un attentatore, poi sottoposto ad intervento chirurgico. Uno dei killer «pesantemente armato», definito «islamista» dal ministro dell’Interno, è stato ucciso dalla polizia, mentre «almeno uno è ancora in fuga». Gli inquirenti austriaci ritengono che gli attentatori di Vienna potrebbero essere almeno quattro, ancora ricercati.

A seguito della perquisizione dell’appartamento dell’attentatore morto, Nehammer lo ha identificato come “simpatizzante” dello Stato Islamico: un giovane di origini albanesi ma nato e cresciuto in Austria, con una cintura esplosiva attorno al corpo – rivelatasi poi un falso-  il quale in passato aveva provato ad andare a combattere in Siria.

Secondo quanto scrive su Twitter Florian Klenk, giornalista di Falter, l’attentatore si chiamava Kurtin S., i suoi genitori provengono dalla Macedonia del Nord ma non si sarebbero mai fatti notare dal punto di vista di eventuali tendenze islamiste.

Tuttavia, si ritiene che uomo fosse conosciuto ai servizi segreti austriaci: l’uomo faceva parte di un gruppo di circa 90 islamisti austriaci che aveva manifestato l’intenzione di recarsi in Siria.

Secondo, poi, le informazioni del Kronen Zeitung, che pubblica una foto del volto pixellato, si tratta di un rifugiato che aveva prestato giuramento di fedeltà al nuovo leader dell’Isis.

Secondo quanto scrive la Bild avrebbe annunciato su Instagram il suo gesto, postando alcune foto, lunedì.

(fonte: la Repubblica)

La Solidarietà Europea

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha confermato che ieri sera a Vienna si è trattato di un attentato islamista, «dettato dell’odio, dall’odio per il nostro modello di vita, dall’odio per la nostra democrazia».

Milioni i tweet di supporto morale e sociale alla tragedia austriaca dai massimi esponenti europei:

«L’Europa condanna con forza questo atto codardo che viola la vita e i nostri valori umani. I miei pensieri sono con le vittime e la gente di Vienna sulla scia dell’orribile attacco di stasera. Siamo con l’Austria», scrive il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

«Ferma condanna dell’attentato che questa sera ha colpito la città di Vienna. Non c’è spazio per l’odio e la violenza nella nostra casa comune europea. Vicinanza al popolo austriaco, ai familiari delle vittime e ai feriti» ha twittato il premier Giuseppe Conte.

«Noi francesi condividiamo lo choc e il dolore del popolo austriaco colpito stasera da un attentato nel cuore della sua capitale, Vienna. Dopo la Francia, è un Paese amico ad essere attaccato. È la nostra Europa. I nostri nemici devono sapere con chi hanno a che fare. Non ci arrenderemo» condivide Macron.

«In queste ore terribili in cui Vienna è diventata il bersaglio della violenza terroristica, i miei pensieri sono con le persone presenti e le forze di sicurezza che affrontano il pericolo» ha detto la Merkel.

«Le nostre preghiere per i viennesi dopo l’ennesimo vile atto terroristico in Europa. Questi attacchi malvagi contro persone innocenti devono cessare. Gli Stati Uniti sono a fianco di Austria, Francia e di tutta Europa nella lotta contro i terroristi, compresi i terroristi islamici radicali» afferma Donald Trump.

«Dopo l’orribile attacco terroristico a Vienna , in Austria, Jill e io prego per le vittime e le loro famiglie. Dobbiamo essere tutti uniti contro l’odio e la violenza», condanna anche dal candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden.

Condoglianze, anche dal presidente russo Vladimir Putin, al presidente e al cancelliere austriaco.

Manuel de Vita

Isis: maxi sequestro di droga da oltre 1 miliardo di euro al porto di Salerno

Napoli, sequestrate 14 tonnellate di amfetamine prodotte dall'Isis ...

Duro colpo quello sferrato stamane dalla Guardia di Finanza di Napoli all’Isis. Il maxi sequestro comprende ben 14 tonnellate di amfetamine e 84 milioni di pasticche prodotte in Siria col logo “Captagon”.

Il Captagon – spiegano in una nota le fiamme gialle – viene smerciato in tutto il Medio Oriente ed è diffuso sia tra i combattenti per inibire paura e dolore sia tra i civili perché non fa sentire la fatica. Prodotta inizialmente soprattutto in Libano e diffusa in Arabia Saudita negli anni ’90, questa sostanza stupefacente è ricomparsa nei covi dei terroristi – come ad esempio nell’attacco al Bataclan di Parigi nel 2015 – ed è perciò stata soprannominata la “droga dell’Isis” o la “droga della Jihad”. Secondo la Dea americana (Drug Enforcement Administration), l’Isis ne fa largo uso in tutti i territori su cui esercita l’influenza e ne controlla lo spaccio. Una volta avviati gli impianti chimici di produzione, è facile per Isis produrre ingenti quantitativi anche per il mercato mondiale delle droghe sintetiche. Due settimane fa, sempre nel porto di Salerno, gli specialisti del Gico di Napoli avevano intercettato un container con un carico contenente 2.800 kg di hashish e 190 kg di amfetamine con lo stesso identico simbolo (captagon).
(Fonte Il Sole 24 Ore)

La droga è una delle principali fonti di finanziamento del gruppo terroristico di Daesh, conosciuto appunto con l’acronimo di Isis. Grazie ad un decreto di perquisizione emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli, in collaborazione con gli investigatori internazionali, le fiamme gialle son riuscite a scoprire il traffico di droga, che da tempo rappresenta uno dei “canali” di rifornimento economico di Daesh, che con la vendita di stupefacenti, tra cui anche il Captagon, finanzia i gruppi combattenti in Siria. Il valore della merce sul mercato è di oltre 1 miliardo. Dallo sviluppo degli indizi emersi nel corso dell’investigazione ed in particolare da altri sequestri effettuati in precedenza, i finanzieri hanno tracciato tre container sospetti in arrivo al porto di Salerno, contenenti cilindri di carta per uso industriale e macchinari.

 

Porto di Salerno: c'è l'ok per il dragaggio, inizio dei lavori per ...

 

Dopo il sequestro, le fiamme gialle hanno trasferito i container in un luogo attrezzato per procedere all’ispezione interna, con l’aiuto di tecnici specializzati e con la collaborazione della Sezione Antifrode della Agenzia delle Dogane di Salerno. I cilindri di carta, alti circa 2 metri e del diametro di 140 cm – verosimilmente costruiti in Germania – sono stati congegnati in multistrati in grado di celare allo scanner il contenuto, riposto negli strati interni, di circa 350 kg di pasticche per ogni cilindro.
(Fonte Il Tempo)

Quanto alla destinazione finale, è verosimile che sia coinvolto un “consorzio” di gruppi criminali, sia per il valore totale delle spedizioni, sia per la distribuzione sui mercati di riferimento (85 milioni di pasticche possono soddisfare un mercato di ampiezza europea). L’ipotesi è che durante il lockdown, dovuto all’emergenza epidemiologica mondiale, la produzione e distribuzione di droghe sintetiche in Europa si sia praticamente fermata e quindi alla ripresa molti trafficanti, anche in consorzio, si siano rivolti alla Siria, la cui produzione invece non pare aver subito rallentamenti. Sono in corso ulteriori indagini per l’individuazione dei responsabili che, proprio in relazione all’ingente quantitativo sequestrato, potrebbero operare per conto di un “cartello” di clan di camorra in grado di commercializzare le sostanze in ambito internazionale. Si tratta del più grande sequestro di amfetamine a livello mondiale.

Santoro Mangeruca

Violenza: è l’ora di dire BASTA

 

adesso-basta1

 

Imagine all the people, living life in peace

 

Se vi chiedessi: “quali sono i maggiori problemi esistenti nel mondo?”, voi cosa rispondereste? La fame, ovviamente, la povertà, i politici disonesti, la guerra, le malattie. Ma, secondo me, una delle più imponenti piaghe sociali è la violenza.

Noi siamo esseri umani e, come tali, siamo caratterizzati dal lume della ragione. Quel lume che si perde in alcune occasioni, quel lume perso che ci fa diventare aggressivi, cattivi, impetuosi. Quante volte si dice “è come se avesse perso il lume della ragione”?Scatta qualcosa, si perdono le inibizioni, i freni ed ecco che diventiamo feroci, che ci avvaliamo della violenza per imporci su altri esseri umani.

Sassari, Roma, Orlando, Santa Monica, Francia. Cosa accomuna questi cinque luoghi? Li accomuna il fatto che, nelle ultime ore degli ultimi giorni, sono stati sbattuti in prima pagina per atti di violenza. E così entriamo in campi molto delicati quali il femminicidio, l’omofobia, fino ad una delle più stupide motivazioni per cui ci si avvale di questa “arma”: il calcio. E poi, ancora: bullismo, terrorismo. Violenza psicologica, violenza fisica.

Siamo liberi di NON parlare, siamo liberi ma con dei limiti, siamo liberi dietro metaforiche sbarre. Gli uomini nascono liberi di poter vivere la propria vita come vogliono e, per mano di altri uomini, finiscono per non poterlo realmente fare.

In questi giorni sono ricominciate le campagne che dicono stop alla violenza sulle donne. Si legge sui giornali ”Sassari: ragazzo picchia la sua fidanzata, arrestato e rilasciato, torna da lei per vendicarsi a SPRANGATE o ”Roma: marito ammazza moglie perché non le ha sorriso quando lui desiderava”. Giorno dopo giorno si sentono storie di uomini che, imbestialiti da non si sa cosa, ammazzano una di noi. Una di noi: perché non importa se è una ragazza nata dall’altra parte del mondo, è una di noi, una sorella, una moglie, una figlia, un’amica. Sembrano storie così lontane da noi che non ci accorgiamo che, invece, sono così vicine. Oggi potrebbe toccare a me, solo perché mi sono fidata di dire “sì” a un caffè, solo perché ho detto “ti amo”, solo perché ho voluto costruire con te qualcosa.

Tutto questo, cento volte è stato detto a ognuna di noi, non è amore. E, se lo è, è un amore malato e bisogna dirlo, bisogna denunciarlo per salvarsi. Gli schiaffi, i pugni non sono amore. Questo NON È AMORE. Invece, per chissà quale motivo, quello che non viene reputato Amore (con la A maiuscola) è il sentimento che si instaura tra due persone dello stesso sesso. Due persone che si amano normalmente, senza schiaffi, senza coltelli, con qualche litigata fisiologica, se appartengono allo stesso sesso non sono normali. È contro natura. La sentite pure voi? Si chiama Omofobia.

Ed è così che ti ritrovi ucciso. Perché sei andato in un locale a festeggiare con il tuo ragazzo, con il tuo amore, a ballare, a divertirti e un pazzo entra e ti spara. E ti spara non perché, secondo alcune dichiarazioni, è facente parte dell’Isis (l’emblema contemporaneo del terrorismo e della violenza) ma perché ha visto due ragazzi omosessuali baciarsi e si è arrabbiato. Capite? Si è arrabbiato. Ah, ma non era l’unico: un uomo, diretto al Gay Pride di Los Angeles, è stato fermato, il 12 giugno scorso, a Santa Monica dove gli sono stati sequestrati fucili d’assalto ed esplosivi che, come da lui dichiarato, voleva utilizzare a quell’evento.

Ma se anche lo Sport, simbolo dell’unione tra i popoli e le persone, viene umiliato con notizie di tifosi che si picchiano tra di loro, dove arriveremo? Se anche questi Europei 2016, che dovrebbero rappresentare il mondo unito IN FRANCIA contro il terrorismo, vengono macchiati così, con queste disgustose notizie?

Il lume della ragione. Ma dove lo abbiamo lasciato, signori miei? Chi ci ha fatto credere che abbiamo il permesso di alzarci la mattina e andare a violare la libertà delle persone? Chi ci ha fatto credere che abbiamo il potere di giudicare qualcuno, di fargli del male se non è come noi o se non si comporta come vogliamo noi? Con quale sangue freddo riusciamo ad alzare le mani su un altro essere umano, a ucciderlo o a portarlo al suicidio?

Oggi è lunedì e io ho voluto iniziare la settimana con una parola: basta.

Adesso basta.

Elena Anna Andronico