CCGrid 2022: un evento internazionale ospitato a Messina

L’Università di Messina insieme al team di ricerca Future Computing Research Laboratory organizza il CCGrid 22, il 22° Simposio internazionale di informatica in collaborazione con ICFEC 2022. L’evento, sponsorizzato dalla IEEE Computer Society ed il Technical Committee on Scalable Computing ACM SIGARCH, si svolgerà in quattro giorni; il 16 maggio a Messina al Rettorato vi saranno una serie di Workshop, invece, dal 17 al 19 maggio a Taormina avrà luogo un evento ad accesso limitato che vedrà la partecipazione di ricercatori internazionali: verranno trattati argomenti innovativi e ci si confronterà su tematiche di Cluster, Cloud and Internet Computing.

Digital Day

Il 16 maggio si terrà al Rettorato il Digital day, un evento dedicato alla presentazione di soluzioni e tecnologie digitali che oggi sono sempre di più all’avanguardia, con lo scopo di condividere la vision dei Ricercatori internazionali più influenti nella comunità scientifica.
Parteciperanno docenti e ricercatori dell’Ateneo messinese, saranno presenti diverse realtà aziendali leader nel settore digitale che interverranno sui temi della Digital Transformation. Durante la giornata saranno 2 i momenti principali: i talk della mattina organizzati presso l’Aula Ex-Chimica del dipartimento di Giurisprudenza sita presso il Polo Centrale dell’Università di Messina (Rettorato), in cui gli ospiti internazionali dialogheranno in lingua inglese sulle tematiche principali, e la presentazione di un Panel sul tema della mobilità urbana.

Tra i docenti dell’ateneo prenderanno parte all’evento della mattina il Prof. Massimo Villari e la Prof.ssa Maria Fazio del Dipartimento MIFT. Nel pomeriggio prenderanno parte invece la Prof.ssa Francesca Pellegrino e la Prof.ssa Adele Marino docenti del Dipartimento di Giurisprudenza, rispettivamente Presidente CUST-UNIME e Mobility Manager UinME, ed il Prof. Gaetano Bosurgi e il Prof. Massimo Di Gangi del Dipartimento di Ingegneria esperti nei rispettivi ambiti nel tema della mobilità urbana.


Sarà disponibile una diretta streaming dell’evento sul canale YouTube ufficiale di UniMe.

In concomitanza, nell’aula dell’Accademia dei Pericolanti si terranno dei workshop sulle tematiche affrontate dal simposio, tra cui:

  • Sistemi Cloud;
  • Sicurezza degli IoT;
  • Intelligenza artificiale.

L’evento è patrocinato dall’Università di Messina, dall’Ordine degli Ingegneri di Messina e dall’Ordine degli Architetti di Messina.

Per partecipare è richiesta la registrazione mediante un modulo disponibile all’indirizzo https://fcrlab.unime.it/ccgrid22/digital-day-in-messina/

Agli studenti UniMe che parteciperanno verranno riconosciuti 0.5 CFU, mentre per gli iscritti agli Ordini Professionali saranno rilasciati Crediti Formativi Professionali (CFP).

IEEE-CCGRID 2022

La conferenza IEEE-CCGRID 2022, ad accesso riservato, si terrà, per la prima volta in Italia, a Taormina dal 17 al 19 maggio all’Hotel Diodoro. Numerosi i ricercatori e scienziati che lavorano nel campo della Computer Science, Engineering e Data Science, provenienti da tutto il mondo, parteciperanno all’evento in cui verranno affrontate tematiche su:

⦁ Artificial intelligence, Machine Learning and Deep Learning
⦁ Future Internet and Computing Systems
⦁ Security, privacy, trust and resilience: Blockchain
⦁ Scientific and industrial applications
⦁ Distributed middleware and network architectures: Cloud, Edge, Fog Computing and Internet of Things (IoT)

Ospiti anche membri di Università del calibro della University of Chicago, Argonne National Laboratory, University of Melbourne, University of Cardiff, The State University of New Jersey, Ohio State University, Stanford University, University of São Paulo, ETH Zürich, solo per citarne alcune, così come i Laboratori di ricerca IBM di Haifa (Israele) e Santa Clara (California), Oracle, Intel, AMD, NVIDIA, in California, Fujitsu.

I keynote della Conferenza sono disponibili all’indirizzo https://fcrlab.unime.it/ccgrid22/keynote-speakers/

Gianluca Carbone

Internet of Things, una connessione verso il futuro

Il futuro della tecnologia è questo: oggetti, città, nazioni intere sempre più interconnessi. 

È il 1982.  David Hasselhoff sorprende il pubblico statunitense, e non solo, alla guida di Kitt, una Pontiac Firebird Trans Am dotata di un’intelligenza artificiale che le permette di comunicare con il pilota. La serie tv Knight Rider, ribattezzata Supercar in Italia, diventerà un cult di quegli anni, forse proprio per il soggetto rivoluzionario e futuristico che presentava. 

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Oggi, 2018, a distanza di 36 anni, sentire di un’auto che parla non è più così eccezionale. L’assistente vocale è diventato uno degli optional più richiesti all’acquisto di un nuovo veicolo. Ci aiuta negli spostamenti, riporta le istruzioni del navigatore satellitare, legge i nostri messaggi, evita superflue distrazioni alla guida. Insomma, l’assistente vocale ha certamente migliorato la nostra esperienza di guida. 

Nell’ambito della tecnologia e delle telecomunicazioni il futuro è rappresentato dall’ IoT, Internet of Things (l’Internet degli oggetti). Il concetto è stato introdotto nel 1999 da Kevin Ashton, cofondatore di un consorzio di ricerca interno al Massachusetts Institute of Technology. Il campo di applicazione di IoT è vastissimo e spazia in vari ambiti, dalla domotica alla robotica, dall’industria automobilistica a quella biomedica e non solo. Si basa sul concetto di smart objects (oggetti intelligenti) ormai comunissimo e che ci viene proposto in decine e decine di pubblicità. L’idea di fondo è che in un mondo ormai dominato dal web, si possa utilizzare Internet per rendere più semplice ed efficiente l’utilizzo dei dispositivi d’uso quotidiano. Ognuno di essi infatti, può cambiare il proprio ruolo e diventare da passivo ad attivo, grazie ai dati che vengono raccolti dall’oggetto stesso e che, attraverso la rete, vengono aggregati ad altri già esistenti col fine di migliorare e semplificare la vita dell’utilizzatore. Pensiamo, ad esempio, ad una medicina che sia in grado di avvertirci nel momento in cui dobbiamo assumerla; una casa che, calcolando il traffico quando stiamo uscendo da lavoro, si riscaldi nel momento giusto evitando inutili sprechi economici; una bici che ci consigli le strade meno inquinate da percorrere ecc.

Alcune stime prevedono che già nel 2020 il numero dei devices connessi a livello globale supererà i 20 miliardi, in uno scenario in cui il mondo elettronico traccerà quello reale scambiando un’infinita quantità di dati ogni secondo. 

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Ovviamente alla base di questo processo ci sono delle tecnologie che hanno visto un rapido sviluppo negli ultimi anni e che sono alla base dell’IoT. Di fondamentale importanza sono state certamente le reti wireless che, dalla loro nascita nel 1999 ad oggi, hanno di certo semplificato il concetto di connessione. Negli anni si sono susseguiti numerosi standard legati alle reti, sino all’802, creato dall’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), che ha fornito gli strumenti e le tecnologie adatte al supporto dell’IoT. Nel concetto evolutivo che ha portato alla nascita dell’IoT non possiamo non nominare i DBMS (DataBase Management Systems), che ci hanno permesso di passare dalla raccolta manuale dei dati ad un nuovo mondo in cui le macchine sono pronte a schedare e manipolare ogni tipo di informazione. In particolare la svolta è arrivata con le basi di dati di tipo NoSQL, che superano i limiti del linguaggio SQL (Structured Query Language) e permettono di districarsi in una vasta quantità di dati.

Anche il mondo accademico si allena per essere al passo coi tempi, tant’è che sempre più opportunità di corsi e di lezioni sull’argomento IoT vengono fornite sia dalle Università che dalle società private di formazione. È il caso dell’Università degli Studi di Udine che dal 2017 fornisce tra le proprie scelte un corso di laurea triennale ad hoc in “Internet of things, big data and web“. L’Università degli studi di Messina, invece, oltre a proporre un corso di laurea magistrale in “Engineering and Computer Science”, e numerosi altri corsi rivolti a studenti laureandi e/o laureati, ha creato SmartME, un progetto nato nei laboratori MDS dell’ateneo peloritano attraverso il crowdfunding. Il progetto si propone di realizzare, col supporto dell’amministrazione locale, un ecosistema messinese  basato sul paradigma dell’IoT. Attualmente è attiva una rete di sensori su tutto il territorio comunale che permette a chiunque di monitorare vari parametri, quali pressione, temperatura, umidità, rumore e luminosità. 

Con lo sviluppo di questo nuovo paradigma crescono le preoccupazioni per quanto riguarda gli aspetti legati alla privacy e sicurezza. Come conseguenza, anche l’ambito della cyber security si sta innovando giorno dopo giorno per supportare  adeguatamente questo nuovo tipo di sistemi.

 

 

Ivan Brancati

 

 

I tre motivi per cui non puoi non conoscere il FabLab Messina se sei uno studente universitario

Nella città dello Stretto ci sono molto ottime iniziative di cui nessuno (o quasi) ne sa niente. Particolari eventi che ridanno valenza culturale al territorio, associazioni che operano a contatto con il tessuto sociale più a rischio e tante altre ottime realtà che hanno difficoltà a portare il loro messaggio ai messinesi.

Una di queste splendide iniziative che spesso ingiustamente passa in sordina è quella del FabLab Messina. Il nome, per i meno addetti ai lavori, potrebbe dire nulla o quasi. La domanda sorge quindi spontanea: cosa sono i FabLab? 

“I FabLab sono dei laboratori locali connessi tra loro in un network globale, che permettono la realizzazione di progetti o invenzioni dando l’accesso a strumenti per la fabbricazione digitale” (definizione riadattata dal “The Fab Charter”)

Questa è una definizione, per così dire, ufficiale anche se forse un poco troppo rigida. In parole più povere un FabLab è uno spazio in cui le persone che hanno un oggetto, un progetto materiale da voler realizzare possono farlo. Come? I FabLab sono dotati di numerosi macchinari che spaziano da stampanti 3D a Laser Cut.

Non a caso quelli che frequentano i FabLab vengono definiti artigiani 2.0 o makers, poiché sfruttano le tecnologie digitali per creare qualcosa di materiale che può essere una scultura, un sistema di video sorveglianza e chi più ne ha più ne metta.

Sarebbe però riduttivo parlare solo di questi aspetti. I FabLab infatti non mettono solo a disposizione i macchinari, ma creano reti e comunità al cui interno si possono trovare le più disparate competenze e conoscenze. Gli associati ai FabLab spaziano da fotografi e designer a ingegneri meccanici, tutte persone con voglia di fare e di buttarsi su nuove idee da realizzare.

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La filosofia che fa muovere tutto è quella del DIY (Do It Yourself), ma anche quella dell’Open Source. Sono molti infatti i learning group che poi vengono condivisi anche con i non associati. Oltre a questi gruppi di apprendimento spesso si organizzano anche workshop su argomenti vari. Uno degli ultimi che è stato realizzato dal FabLab Messina verteva sul visual mapping. Avete presente quando quest’estate c’è stato il Kernel Festival dove venivano proiettate cose fantastiche sul Duomo della nostra città? Ecco, quei pazzi del FabLab Messina hanno fatto un workshop in cui insegnavano a farlo.
Ma quindi perché non si può non conoscere il FabLab Messina?

1) Perché è un luogo in cui puoi migliorarti. Chi si ferma è perduto, a maggior ragione nel 2016 dove chi rimane nella propria nicchia starà a galla per poco. Qualunque siano le tue competenze e le tue conoscenze al FabLab puoi migliorarne, acquisirne di nuove e perché no, condividere quelle che già hai acquisito. Tutto questo non stando sui libri, ma mettendo tutto in pratica su cose concrete.

2) Perché potrai “toccare” le tue idee. Come detto al FabLab Messina ci sono persone dai più differenti background, con cui confrontarsi, con cui scambiare idee e pareri, con cui crescere come individuo e magari anche a livello lavorativo. Attraverso questo incontro e grazie ai macchinari messi a disposizione dal FabLab (sono tanti e di molti non ne conosco manco il nome) potrai realizzare qualsiasi, o quasi, oggetto che ti passa per la testa!

3) Perché collaborano con UniMe. Il FabLab Messina è fortemente addentrato nel territorio messinese e certo non potevano non aver collaborato in qualche modo con la nostra università. In particolare hanno collaborato con #SmartMe, uno spin-off di UniMe che, detto banalmente, si occupa di rendere la nostra città di più intelligente attraverso l’erogazione di tutta una serie di servizi.

 

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Per saperne di più vi invito a passare dalla loro pagina facebook o a fare un salto direttamente al FabLab in Via S.Paolo dei disciplinanti 21!

 

Pietro Di Chio