Perché usiamo Instagram?

Perché usiamo Instagram? Nel corso degli anni sono numerose le insidie dovute alla spietata concorrenza, eppure l’applicazione di proprietà del gruppo Meta sembra essere riuscita a superarle tutte.

Le origini e lo sviluppo, è giusto prendere spunto?

É un normale pomeriggio, hai appena finito di pranzare, decidi di sederti sul tuo comodo divano e, prendendo lo smartphone, apri Instagram e inizi a visualizzare i vari post del tuo feed. Noti che ci sono 5 nuove pubblicazioni di persone che segui: 2 foto del tramonto del giorno prima, 2 foto scattate con la fotocamera anteriore e una foto del cane di un tuo amico. No, non hai sbagliato applicazione, sei su Instagram ma nel 2015.

Logo di Meta
Fonte: Facebook

La piattaforma appena descritta paradossalmente rappresenta qualcosa di molto vicino all’idea che sta alla base di Instagram ma contemporaneamente un social totalmente differente da quello attualmente utilizzabile. Se ci trovassimo a vivere un’esperienza utente come questa ci apparrebbe come un vero e proprio anacronismo. Ad oggi l’utente medio di Instagram la prima cosa che fa una volta aperta l’applicazione non è guardare i post bensì le storie. Il cambiamento infatti ha inizio nell’agosto del 2016 quando per la prima volta ci si è potuti interfacciare con questo tipo di contenuti: foto o video dalla durata massima di 15 secondi che come caratteristica peculiare possedevano la totale e automatica cancellazione dopo 24 ore dalla pubblicazione. In realtà non si trattava di un’idea totalmente nuova ed inedita. I gestori di Instagram avevano semplicemente “preso spunto” dal progetto promosso in quegli anni da un’altra piattaforma: Snapchat. Quest’ultima stava vivendo il periodo di massima espansione in quegli anni e stava per diventare il social più amato e utilizzato dai giovani. Se questo scenario non si è verificato è merito di Instagram e della sua capacità di intercettare il trend del momento e di adattare la piattaforma ad esso.

Le novità:

Proprio questa capacità ha fatto si che il social di Meta nel tempo rimanesse il più gradito dalle nuove generazioni nonostante le numerose insidie di questi ultimi anni.

Sono stati creati i Reels per inseguire TikTok ed è stata aggiunta la funzione “fotocamera bilaterale” per imitare i post di BeReal. Ecco perché ad oggi ci sono realmente pochi motivi per utilizzare Instagram. Aprendo l’applicazione trovi tutto ma non vivi quell’esperienza unica che ti spinge a preferirla rispetto alla concorrenza.

Pensateci, cosa manca? Una bella zona di dibattito simultaneo. Un limite di caratteri, dei post testuali che lasciano spazio agli utenti per dire ciò che gli passa per la mente. Elon, io te lo dico, guardati le spalle.

Loghi di Snapchat, TikTok, Instagram
Fonte: Bemainstream.com

Siamo al sicuro su Instagram?

In realtà dovremmo tutti guardarci le spalle dal momento in cui utilizziamo un’applicazione di proprietà del colosso Meta. Senza rendercene conto infatti ogni volta che clicchiamo su quell’icona diciamo addio alla riservatezza, al nostro right to be alone, ma soprattutto all’idea che i nostri gusti, le nostre tendenze, i nostri dati siano davvero Nostri. Lo sa bene chi si è ritrovato coinvolto nel celebre scandalo di “Cambridge Analytica”: nel 2018 è stato rivelato che molti dei dati di ben 87 milioni di account Facebook erano stati ceduti alla società di consulenza politica Cambridge Analytica che li aveva sfruttati per influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016 e anche quelle nel Regno Unito. Conseguenze? Per Meta quasi nessuna, è diventata talmente grande da essere intoccabile. Talmente grande che negli Stati Uniti sono tutti preoccupati da eventuali furti di dati da parte di TikTok, ma nessuno osa far domande sul caro Zuckerberg.

Perché usiamo instagram?
Mark Zuckerberg.
Fonte: Corrierecomunicazioni.it

Cosa ci spinge ad utilizzarlo?

Detto ciò l’utente dei social network comunque continua ad utilizzare l’app di Metà, perché? Una banale – ma nemmeno troppo – ragione sociologica: l’essere umano che vive in società necessità di visibilità. Ad oggi non sei nessuno se non sei su Instagram. La tua riconoscibilità, e molto spesso la grandezza del tuo ego, risulta essere direttamente proporzionale al numero di followers che hai. Inoltre ultimamente sta prendendo piede un altro tipo di convinzione: tramite i social ci si può arricchire, i social possono diventare un lavoro. Da quando questa idea contagia, anche solo in minima parte, la mente di qualsiasi utilizzatore di Instagram, diviene sempre più difficile separarsi da questa possibilità.

Saremo famosi?

Non vorrei necessariamente infrangere i sogni di tutti ma credo ci sia bisogno di un po’ di dati, non statistiche indecifrabili ma un qualcosa di semplice da cui si possa ricavare una conclusione altrettanto banale ma spesso di così ardua capibilità.
Numeri alla mano, tra i 20 account più seguiti su Instagram ben 7 sono cantanti, 6 personaggi tv, 3 calciatori, 1 magazine, 1 giocatore di cricket, 1 marchio di moda e infine, come account più seguito, il social stesso, Instagram. Qual è la conclusione alla quale desidero arrivare? Instagram è un mezzo che raramente ti permette di arrivare in alto da zero. Instagram serve? Si, ma al massimo come amplificatore, smontiamo l’idea che senza fare nulla tramite i social si possa arrivare a guadagnare e ad avere visibilità.

Nonostante ciò, nonostante i motivi citati in apertura, probabilmente questo articolo verrà in qualche modo spammato sui social – soprattutto su Instagram – io lo ricondivideró sul mio profilo personale e tutto andrà come sempre, dal 2015 ad oggi. Perché la verità – per certi versi amara – è che non possiamo separarci da questo, che Instagram non è entrato solo a far parte della nostra realtà ma addirittura la sorregge.

È il 2023 e senza Instagram il mondo non sarebbe lo stesso.

Francesco Pullella

SIAE contro META: l’Antitrust avvia un’istruttoria per abuso di dipendenza economica

Nell’ultimo periodo, i nostri feed di Instagram e Facebook non sono più come prima. Video di albe e tramonti, con di sottofondo le più celebri e virali canzoni del cantautorato italiano e non solo, sono silenziati. Ma qual è la ragione?

A fine marzo, la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) non ha raggiunto un accordo con la grande impresa statunitense, che gestisce le piattaforme dei due social, METATutta la musica tutelata dalla società italiana, sulle piattaforme di Zuckerberg, è stata bandita.

Le trattative sono aperte, ma sembrerebbe che ancora non sia possibile raggiungere una “meta”. Lo scorso 5 aprile, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di META Platform, per un presunto abuso di dipendenza economica nella negoziazione con SIAE della stipula della licenza d’uso, sui due social, dei diritti musicali. Ma cosa sta succedendo? Vediamolo nel dettaglio.

SIAE VS META: L’Antitrust contro le piattaforme di Zuckerberg

Tramite un comunicato, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust), ha dichiarato di aver avviato un’istruttoria, insieme ad un procedimento cautelare, nei confronti di: Meta Platforms Inc., Meta Platforms Ireland Limited, Meta Platforms Technologies UK Limited e Facebook Italy S.r.l. (di seguito, Meta). Sembrerebbe che l’azienda di Zuckerberg, abbia indebitamente interrotto le trattative, per il rinnovo del contratto scaduto. Non fornendo alla società le informazioni necessarie, per svolgere le negoziazioni. Senza rispettare, così , il principio di trasparenza ed equità (qui il comunicato stampa).

SIAE
Fonte: Freepik

L’Autorità indaga sulla veridicità dell’ipotesi che META abbia potuto abusare dello squilibrio contrattuale di cui beneficia, chiedendo a SIAE  un’offerta economica inadeguata. Siete fosse vero ciò potrebbe essere significativa ai fini della tutela della concorrenza nei mercati. Sarebbe un danno per i consumatori, per le capacità competitive di SIAE. Impedirebbe agli autori, rappresentati da quest’ultima, di raggiungere l’ampia categoria di utenti che usufruisce delle piattaforme. Inoltre, ci potrebbero essere effetti negativi sulla remunerazione dei diritti connessi ai produttori, di opere musicali e di tutte le altre posizioni giuridiche, tutelate nell’ambito della legge sul diritto d’autore.

L’interruzione delle trattative tra i due colossi, potrebbe incidere sulle dinamiche competitive tra i diversi soggetti che compongono la filiera dei dei mercati dell’intermediazione dei diritti d’autore sulle opere musicali. Ne consegue, quindi, la necessità di un intervento cautelare, affinché la negoziazione possa andare a buon fine.

SIAE vs META: Quali sono state le reazioni a questo procedimento?

La trattativa con META non si è mai chiusa. Chiediamo però trasparenza per stabilire il giusto compenso agli autori. Il danno che META sta procurando, non è solo economico ma anche culturale.

Questo è quanto dichiarato, quale giorno fa, dal presidente della SIAE, Salvatore Nastasi. Quest’ultimo si era rivolto all’istituzioni con un “non lasciateci soli“. Dopo il provvedimento, preso dall’Antitrust, si dichiarerebbe soddisfatto.

Siamo grati all’AGCM per questa decisione, che ci consentirà di tornare a sederci al tavolo negoziale per confrontarci ad armi pari con il colosso americano. Acquisendo, finalmente, le informazioni necessarie per poter assicurare un’equa remunerazione nell’interesse degli autori rappresentati da SIAE e, più in generale, dell’industria creativa italiana. Del resto, è previsto un incontro presso il Ministero della Cultura, nel quale ci confronteremo con la consueta trasparenza, con l’auspicio di pervenire a un’equa soluzione in tempi brevi.

Il colosso americano non si arresta e ha risposto a queste dichiarazioni, tramite un portavoce:

Siamo pronti a collaborare per rispondere alle richieste dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato. Tutelare i diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta. Per questo rimaniamo impegnati nel raggiungere un accordo con SIAE, che soddisfi tutte le parti.

Ma questo incontro, al Ministero della Cultura, è andato a buon fine?

Dobbiamo difendere l’opera di ingegno degli autori italiani, che è un vero e proprio bene materiale. I colossi transnazionali rispettino l’identità degli Stati e il lavoro di ingegno delle persone. Alta espressione della cultura di una Nazione.

Queste le parole del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, risalenti a qualche giorno fa. Sembrerebbe, però, che ieri le oltre tre ore di trattative, presso il Ministero della Cultura, non abbiano portato a nulla. META non sembrerebbe essere disposta a fare grandi passi avanti. Nastasi ha commentato di essere ancora molto distanti, poiché «nulla di quello richiesto dell’Antitrust è stato accolto da META». Il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, ha aggiunto:

Trovo veramente assurdo che queste piattaforme, che hanno un’incredibile potenza economica, abbiano degli atteggiamenti di non rispetto nei confronti di chi i contenuti li crea.

Mazzi è sconcertato dalla cifra proposta, ritenendola “umiliante per i creatori“. Al tavolo delle trattative si sono sedute anche altre due Autorità: il garante per la Concorrenza e quello delle Comunicazioni. Non è mancato l’intervento politico, dalle parole del presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone:

Il Parlamento non fa più il passa-carte come è stato negli ultimi 5 anni, con i governi di unità nazionale, ma diventa di fatto un organo propulsivo e rivendichiamo il merito di questo riavvicinamento. Meta trovi un accordo, come lo ha trovato Google e che i nostri artisti vengano rispettati.

Le opere tutelate dalla SIAE, rappresentano una componente importante dell’offerta musicale italiana e internazionale. Trovare un’accordo è davvero fondamentale. Si riuscirà a mettere un punto? Di certo servirà un nuovo faccia a faccia, nella speranza che sia quello definitivo.

Marta Ferrato

 

Meta Vs TikTok: Targeted Victory avrebbe cercato di condurre una campagna diffamatoria ai danni del social sempre più usato

Il Washington Post porta alla luce la campagna diffamatoria di Meta contro TikTok condotta dalla società Targeted Victory. Il CEO conferma di essere stato ingaggiato per lo scopo.

Facebook contro TikTok -Fonte:tecnoandroid.it

L’inchiesta, riportata nell’uscita del 31 marzo 2022 del Washington Post, riporta uno scambio di mail. In queste, si dimostra come Meta, proprietaria di Instagram e Facebook, abbia chiesto alla società di consulenza Targeted Victory di mettere su una campagna che influenzasse negativamente, nel target media locali e regionali degli Usa, l’opinione sulla piattaforma TikTok di proprietà della cinese ByteDance.

Cosa è successo

I dirigenti di Meta da tempo manifestano forte preoccupazione per l’escalation di interesse di TikTok tra i più giovani. Il motivo che avrebbe portato azienda di proprietà di Mark Zuckerberg alla decisione di attuare una campagna discriminatoria sarebbe da ricercare sulla preferenza manifestata dal pubblico di Internet.

Mark Zuckerberg -Fonte:titulares.ar

Risulta infatti che una grande fetta di questo preferisce navigare sulla piattaforma orientale, registrando un utilizzo di essa che supera di due o tre volte quello di Instagram. Lo stesso Zuckerberg aveva riconosciuto:

“Le persone hanno molte scelte su come vogliono trascorrere il loro tempo e app come TikTok stanno crescendo rapidamente.”

Ciò testimonia, appunto, nel trimestrale, il primo calo del numero di utenti nella storia di Facebook e che ha generato di riflesso il tonfo delle azioni di Meta.

TikTok -Fonte:citynow.it

Il boom di TikTok

La piattaforma di proprietà della cinese ByteDance ha visto una crescita esponenziale. Nonostante non siano mancati i legami con la cronaca e le indagini, i dati registrati da Sensemakers-Comscore, una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo, ha visto risultati sbalorditivi. Le rivelazioni effettuate fra il novembre 2019 e il novembre 2021 pongono, nella fascia d’età 18-24, un livello di diffusione dell’app dal 43% al 70%. Nello stesso periodo è sceso dal 92% al 71% quello di Facebook.

Khaby Lame -Fonte:newsroom.tiktok.com

La campagna diffamatoria

La tattica usata, in realtà, non ha nulla di nuovo e straordinario come sottolinea WaPo, le pressioni sulla stampa per vessare i legislatori fanno ormai parte di strategie comuni nel mondo della politica. Tale competizione per la rilevanza culturale si fa viva in un momento in cui Facebook fatica a riconquistare i giovani utenti, divenendo così un mezzo che sta più comunemente prendendo piede all’interno dell’industria tecnologica.

Targeted Victory -Fonte:targetedvictory.com

L’affidamento all’agenzia Targeted Victory per indebolire TikTok attraverso l’uso di una campagna mediatica e di lobbying a livello nazione, serviva per far passare l’app cinese come pericolosa. Secondo le mail intercettate si doveva ritrarre la piattaforma come “insicura” per i bambini e per la società americana.

Un esempio di bufala architettato da Targeted Victory che, di certo, negli anni ha influito molto su alcuni scandali. Bisogna riportare alla memoria vicende come quella trattata dal giornale di proprietà di Jeff Bezos. Nello scorso ottobre, ha raccontato una presunta challenge che invitava gli utenti a prendere a schiaffi i loro insegnanti, ma una rapida ricerca sull’app, smentiva quanto affermato. Ciò ha notevolmente allarmato la piattaforma cinese, la quale ha riportato in una nota

“Ci preoccupa profondamente che la sollecitazione di media locali attorno all’esistenza di presunti trend, che non trovano riscontro in piattaforma, possa causare danni concreti nel mondo reale.”

Anche la lettera pubblicata sul Denver Post di un genitore preoccupato per l’impatto di TikTok sulla salute mentale dei bambini e sul rispetto della privacy è frutto del lavoro svolto dall’agenzia. Secondo Lorenz e Harwell, la lettera avrebbe contribuito alla decisione del procuratore generale del Colorado, Phil Weisner, di entrare in una coalizione che indaga sugli effetti dell’app sui più giovani.

Il nodo della battaglia si sarebbe dovuto incentrare proprio in relazione alla minaccia dei dati che l’app raccoglie sui giovani utenti iscritti, risultando essere un mezzo per deviare l’attenzione pubblica sugli ultimi problemi di Meta riguardo il rispetto della legge della privacy e alla legge antitrust.

La risposta di Zac Moffatt

Zac Moffatt -Fonte:twitter.com

Il CEO di Targeted Victory, Zac Moffatt, ha deciso di rispondere alla questione dedicando un thread su  Twitter. Nella discussione viene affermato il tentativo di contatto con il Washington Post al fine di integrare l’inchiesta con la sua visione alla quale però, il quotidiano non avrebbe risposto. Il CEO dell’agenzia continua:

“Il lavoro del Washington Post caratterizza erroneamente il nostro lavoro, ma i punti chiave sui quali si basa sono falsi…Siamo un’azienda di centro destra, ma le squadre che gestiamo in squadre bipartisan, comprese quelle menzionate nell’articolo, anche entrambi gli autori sono democratici.”

Se da un lato si sottolinea l’orgogliosa collaborazione con Meta da diversi anni, nella parte finale del thread si fa riferimento agli screenshot di diversi articoli del quotidiano che farebbero riferimento proprio ai “rumors” che starebbero alla base dell’attacco di Meta a TikTok. Ciò evidenzia ulteriormente la poca sufficienza con la quale vengono diffusi contenuti pericolosi.

Giovanna Sgarlata

Una nuova legge in Norvegia obbliga a segnalare l’uso del fotoritocco

Il Parlamento norvegese ha votato una legge che obbliga influencer e aziende a segnalare il fotoritocco nelle immagini pubblicate sui social. L’obiettivo? Combattere la kroppspress (la pressione corporea).

Erna Solberg, primo ministro norvegese – Fonte: www.ansa.it

Le immagini come questione politica

Le immagini non sono soltanto immagini. Sarebbe un’illusione pensarlo. Le foto sui social network non riproducono semplicemente la nostra vita ma la plasmano.  Sono veicolo di un “dover essere” che esercita una certa influenza, seppur inconsciamente, anche sui più restii.

Le immagini, oggi, non sono soltanto la rappresentazione della realtà, piuttosto la stessa realtà in cui viviamo.  Riconoscere che la modalità dell’esistenza sociale è quella delle immagini, significa ammettere che quella delle foto è ormai una questione politica.

E il fatto che in Norvegia le foto siano state protagoniste di un dibattito in Parlamento è da attenzionare perché dice qualcosa di importante: le immagini hanno una tale rilevanza sociale da necessitare una seria riflessione e un’azione politica.

La kroppspress

A muovere i politici norvegesi è stata la tematica della “kroppspress”, la pressione corporea, cioè il senso di inadeguatezza e la bassa autostima  di fronte agli standard di bellezza proposti dalle foto sui social network che, talvolta, possono sfociare in gravi disturbi psicologici.  “La pressione del corpo è sempre presente, spesso impercettibile, ed è difficile da combattere”, ha affermato il ministero in una nota.

Nel mirino le foto ritoccate che diffondono ideali di bellezza irreali e irraggiungibili.  L’obiettivo, ha spiegato il ministro della famiglia del Paese scandinavo, è fare in modo che bambini e giovani

«si accettino per come sono, perché le foto ritoccate producono un’immagine distorta del corpo».

La legge e la reazione degli influencer

La legge, approvata lo scorso 2 giugno e che entrerà in vigore dall’estate del 2022, obbliga aziende e influencer a segnalare le immagini con corpi ritoccati da filtri, app e programmi grafici tramite un apposito logo fornito dal ministero della Famiglia. La nuova normativa riguarderà qualsiasi alterazione che influisca sull’aspetto delle dimensioni del corpo, della forma o del colore della pelle, compreso anche l’uso di semplici filtri di Instagram. Ogni modifica dovrà essere resa esplicita. Le violazioni della legge saranno punite con multe salatissime.

Nonostante possa rappresentare un limite all’attività degli influencer, è stata accolta con largo favore dal mondo degli influencer norvegesi, per esempio da Janka Polliani e Kristin Gjelsvik, due tra le più seguite in Norvegia. Non solo. Alcuni influencer, attraverso i media locali, hanno chiesto di estendere i controlli alle immagini in generale.

Janka Polliani – Fonte: www.vixen.no
Kristin Gjelsvik – Fonte: www.kk.no

La bassa autostima è una male sociale

Non è una norma di facile applicazione; necessita di un ulteriore dibattito per superare alcune difficoltà e rispondere agli interrogativi che essa pone: le regolazioni dell’illuminazione o della saturazione nelle foto saranno considerate violazioni? Come rendere il controllo concretamente operativo? Sarà sempre facile capire se una foto è stata ritoccata?

Tuttavia, si tratta di una legge rivoluzionaria non solo perché, come già detto, fa delle immagini una questione politica ma anche perché diffonde una consapevolezza nuova: la bassa autostima, nella società delle immagini, non è un problema individuale, è piuttosto un male sociale che rischia di compromettere la qualità della vita e, in quanto tale, deve essere affrontato collettivamente attraverso azioni politiche.

Influencer contro la perfezione ideale

Sulla stessa questione, in febbraio, si era già pronunciata l’ASA, advertising standard authority, che gestitsce l’industria pubblicitaria nel Regno Unito, vietando l’uso, nelle pubblicità sui social media, di filtri che esagerano l’effetto dei prodotti. Da quel momento è diventato obbligatorio per le influencer in UK dichiarare quando utilizzano un filtro beauty per promuovere skincare e cosmetici in generale, pena l’esclusione dai social media.

L’azione dell’ASA rispondeva  alla campagna #filterdrop, lanciata da Sasha Pallari, attivista beauty, make-up artist e modella di 29 anni che già dal 2019 ha smesso di usare filtri mostrando la sua pelle al naturale e che nel 2020 ha coniato l’hashtag #filterdrop postando un video di se stessa senza filtri e invitando i suoi followers a fare lo stesso.

Dal profilo instagram dell’influencer Sasha Pallari

In Italia ClioMakeUp si è pronunciata sul pericolo dell’uso dei filtri soprattutto per i più giovani. In un post dello scorso 13 aprile che la ritraeva al naturale ha scritto:

“Mai come oggi con i social il paragone diventa così facile e può portare a delle ossessioni o forme di depressione. A volte la leggerezza con la quale si usano i filtri per migliorarsi il viso, e anche in generale la vita, mi fa paura”.

Di recente, a farsi paladine della bellezza al naturale sono state anche l’attrice Matilda De Angelis e l’influencer Aurora Ramazzotti che sui social non hanno nascosto la loro acne.

Matilda De Angelis al naturale su instagram – Fonte: www.tg24.sky.it

 

 

 

 

Chiara Vita

NextGenerationME: Alessia Merlino, tra metamorfosi sonore e carriera universitaria

Nel corso di questi anni abbiamo narrato, in diverse occasioni, la storia di celebri personalità del passato legate alla città di Messina. Pur considerando importante continuare su questo percorso, abbiamo deciso di intraprenderne un altro parallelamente, dando spazio ai giovani talenti messinesi, per dimostrare che la nostra comunità non è ancorata esclusivamente ai fasti del suo passato, ma è una realtà viva, nutrita dalla linfa delle nuove generazioni.

Oggi vi parliamo di Alessia Merlino, cantautrice barcellonese con all’attivo 8 inediti – di cui 4 su Spotify -, 14.480 follower sul suo profilo Instagram, 2871 like nella propria pagina Facebook e un canale YouTube particolarmente seguito.

alessia merlino
Screnshoot dell’intervista ad Alessia Merlino

Buongiorno Alessia, in breve, cosa dici di te per presentarti a chi non ti conosce?

Sono nata all’inizio del ’98 a Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Nella vita sono una studentessa dell’Università degli Studi di Messina e frequento con amore il secondo anno del CdL di Scienze della formazione. Prima di ciò ero iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, ma poi ho capito che era giunto il momento di non accontentare più gli altri e fare ciò che davvero il mio cuore desiderava. Ci riesco e anche con ottimi risultati; per me studiare è soprattutto uno sfogo. Per quanto riguarda l’altra mia carriera, ovvero quella musicale, diciamo che vale un po’ lo stesso concetto: canto, ringrazio e sono grata a chi ha collaborato con me e mi ha spinta fin dove sono attualmente arrivata, ma ora è il momento di volare e cimentarmi in quest’arte da sola. Se potessi descrivere ciò che mi è successo negli ultimi anni, direi che la mia persona ha subito una vera e propria metamorfosi, mi piace usare questa metafora.

alessia merlino
Copertina del singolo “Resti dentro”

Concentriamoci dunque sulla tua carriera musicale. Quando hai iniziato a cantare? Che genere di musica produci?

Ho iniziato a cantare ad 8 anni; la mia prima apparizione ufficiale risale al luglio del 2006. Da lì sono succeduti numerosi festival come Pub Italia del messinese Franco Arcoraci, o un altro in cui sono salita sul podio insieme ad Alberto Urso, oppure la mia esibizione ad Amici davanti al maestro Vessicchio. A proposito di questo, situazione Covid permettendo, a giugno vorrei andare a Roma per partecipare ai casting del talent. Il mio primo seguito ufficiale l’ho avuto però dopo l’uscita del primo singolo “Resti dentro”. Ho studiato canto e vorrei continuare per perfezionare il lato tecnico di questa mia passione. Purtroppo il Covid, oltre a negarmi la frequenza delle lezioni universitarie in presenza, mi ha contemporaneamente levato la possibilità di continuare a studiare canto. Se mi devo identificare in un genere musicale, dico sicuramente musica leggera. 

alessia merlino
Alessia durante la registrazione del singolo “Mentre te ne vai”

Dove possiamo ascoltare la tua musica?

Trovate alcune delle mie esibizioni e il mio canale su YouTube. Le mie canzoni sono su tutti i Digital Stores, su Spotify, e le potete condividere anche attraverso la sezione “musica” delle Instagram stories.

A proposito di Instagram! Ho notato che il tuo account conta più di 14mila followers. E’ un buon risultato considerando che sei un’artista emergente. Approfondiamo l’argomento?

Assolutamente sì, ringrazio i miei follower che mi seguono in tutto ciò che faccio e che condividono le mie canzoni. Ultimamente ho anche iniziato collaborazioni con diverse aziende, è una bella esperienza. Spero di crescere sempre di più perché se i numeri aumentano, ovviamente significa che la mia musica piace ed è appagante per un’artista.

Una delle esibizioni di Alessia nel 2019

Oltre i casting di Amici, quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho un nuovo inedito interamente scritto da me pronto ad uscire presto, intitolato “Senza voce”, ed inoltre vorrei provare a fare uscire una hit un po’ più estiva rispetto alle sonorità a cui è abituato chi mi ascolta. I miei modelli di ispirazione sono Ultimo e Alessandra Amoroso, ma se devo sognare, un giorno mi piacerebbe molto duettare con Shade, e se devo allargare ulteriormente il sogno, mi vedo sul palco di Sanremo. Credo che sarebbe l’apice. Eppure, per quanto fondamentale sia la musica per me, il mio principale obiettivo è laurearmi col massimo dei riconoscimenti, lavorare al più presto e chissà, un giorno fare un dottorato di ricerca in pedagogia.

 

Alessia Merlino è bravissima a raccontarsi da sola e io da redattrice non ho potuto far altro che armonizzare i contenuti e riportare a voi il fulcro della nostra piacevole intervista. Quel che mi viene da aggiungere, raccogliendo in poche misere battute ciò che questa cantautrice è riuscita a trasmettermi, potrei sintetizzarlo con una nota citazione: “non conta da dove vieni, ma dove stai andando”.

Alessia è molto fiera e legata alla sua terra natale, ma parte da zero. Nonostante la sua condizione iniziale ha le idee ben chiare sulla strada che vuole intraprendere e crede in se stessa, elemento fondamentale per perseguire qualsiasi carriera. Non ha paura di darsi, di dare e di far sentire la sua voce.

Uno spunto per chi come lei, magari, vuole provare ad emergere tra la moltitudine delle nuove proposte musicali, di cui l’era dei social ci bombarda ogni giorno.

 

Corinne Marika Rianò

 

Alessia sui social:

instagram/_alessiamerlino

facebook/alessiaaamerlino

youtube.com/AlessiaMerlino

open.spotify/artist/

 

 

L’esempio di Giuseppe Parisi: quando la passione per il cinema incontra i social

Da giovani appassionati di cinema, la nostra rubrica di Recensioni guarda sempre con attenzione a tutti quei progetti che, come quello di cui vi stiamo parlando oggi, portano avanti contenuti che mettono in mostra tutta la bellezza della settima arte.  A tal proposito, abbiamo avuto il piacere di parlare con Giuseppe Parisi, 24enne messinese e studente del corso di laurea di giurisprudenza all’UniMe, che grazie alla propria passione sta portando avanti una pagina Instagram, cinemania_italy, interamente dedicata al cinema; ad oggi vanta già quasi 24.000 follower. Un successo non da poco: la qualità del lavoro, oltre al riscontro del pubblico, rendono giustizia all’impegno profuso da Giuseppe per la realizzazione di una pagina che, al passo con le nuove piattaforme social e strategie comunicative, si pone gli stessi obiettivi della nostra rubrica, ovvero avvicinare sempre più persone al grande schermo, oltre ad aggregare i tanti appassionati del settore. Ecco la nostra intervista.

Logo della pagina

Come è nata l’idea di trasformare la tua passione per il cinema nella gestione di una pagina Instagram?

L’idea è nata nel 2014, nel momento in cui ho iniziato vedere che c’erano tante pagine, Facebook a quel tempo, che trattavano di cinema e dunque ho pensato di aprirne una anche io, ma su Instagram, che fortunatamente poi si è rivelato il social del momento.

La gestisci da solo oppure hai dei collaboratori? È stato difficile farla crescere così tanto?

La gestisco da solo, soltanto l’immagine del profilo è stata realizzata da un mio amico. La crescita è stata abbastanza difficile, ho 24.000 seguaci, che potrebbero sembrare pochi in confronto a tante altre pagine con molti più follower, ma per me sono tanti, considerando la difficoltà con la quale li ho raccolti e il fatto che non mi sia mai affidato a stratagemmi per farli aumentare più velocemente. Tutto questo è stato possibile anche grazie al fatto di cui parlavo prima, cioè grazie all’ottimo tempismo nell’introdurmi in questa nuova piattaforma: la mia è stata una delle prime pagine in Italia a trattare di cinema, su un social che a quel tempo era molto meno utilizzato rispetto ad oggi.

Giuseppe Parisi

So che questa domanda è sempre difficile per un appassionato di cinema, ma quali sono il tuo film e regista preferito?

Per il film preferito sono sicuro di risponderti “C’era una volta in America” di Sergio Leone, perché è il film che ogni volta che rivedo mi emoziona sempre di più e nonostante duri quattro ore il tempo vola. L’ho visto anche di recente e posso confermare nuovamente la mia scelta. Per quanto riguarda il regista, non ne ho solamente uno, tra i miei preferiti ci sono Kubrick, Lynch, Tarantino, Scorsese e ovviamente Sergio Leone.

Quando è nata la passione per il cinema ?

È nata da piccolo, non guardavo i classici film per bambini, ma film più importanti, adatti già a un pubblico più adulto. Anche mio padre ha avuto una grande influenza, da appassionato di cinema; così, crescendo ho iniziato a farmi una cultura sempre più ampia, conoscendo anche nuovi registi.

Cosa ne pensi della situazione che sta vivendo il cinema causa Covid-19?

La situazione non è delle migliori, purtroppo come abbiamo visto anche il cinema, come molte altre industrie, è stato colpito da questo orribile momento, vedendo rimandate tante produzioni a livello di lavorazioni e anche tanti  film già pronti per essere lanciati nelle sale. Spero, anche se qui in Italia qualcuno ha già riaperto, che al più presto si risolva la situazione, anche perché ancora alle case di distribuzione non conviene economicamente distribuire film se i cinema non tornano ad essere riaperti in tutto il mondo, affinché tutti possiamo tornare in sala e i film possano tornare ad essere distribuiti, per aiutare anche i piccoli imprenditori, che hanno cinema più di nicchia, possano tornare a respirare.

Quale è stata l’uscita nelle sale che attendevi di più ma che è stata, giustamente, rimandata?

Principalmente erano due: “007” che amo sempre andare a guardare, soprattutto l’ultima saga di Daniel Craig; questo dovrebbe essere l’ultimo film e sono molto curioso di vederlo. L’uscita era stata programmata ad aprile, ma ovviamente è stata rimandata in autunno, se non erro a novembre, spero non la rinviino nuovamente. L’altro film invece è “Tenent” di Nolan, del quale sono sempre curioso di scoprire cosa ha in serbo, dovrebbe uscire in estate (ad agosto) ma ovviamente non è nemmeno sicuro che uscirà.

Ringraziamo nuovamente il nostro collega Giuseppe per averci parlato del suo progetto: c’è sempre spazio per il cinema, anche in un momento di crisi come questo.

Giuseppe Currenti

Dieta “Sirt”: il regime alimentare di Adele che le ha fatto perdere 68kg

Mentre noi italiani durante il periodo di quarantena abbiamo fatto a pugni per l’ultima bustina di lievito al supermercato, la cantante Adele ha deciso di tornare sui social con uno scatto che la ritrae molto dimagrita.

La cantautrice britannica, in occasione del suo compleanno, ha pubblicato su Instagram una nuova foto, ringraziando tutti i fan che le hanno mandato gli auguri e dimostrato il loro affetto. “Grazie per l’amore che mi avete fatto arrivare per il compleanno. Spero che siate tutti sani e salvi in questo folle periodo”, ha scritto Adele come didascalia del suo scatto, rivolgendo poi un messaggio a tutti i medici e coloro che sono in prima linea nella lotta al Coronavirus: “Vorrei ringraziare tutti i nostri soccorritori e lavoratori che ci tengono al sicuro mentre rischiano la loro vita! Siete veramente i nostri angeli”.

Lo scatto non è passato inosservato, ma ciò che ha più colpito i followers non è stato il messaggio di ringraziamento della cantante, bensì il suo fisico, completamente trasformato. In molti, sui social, le hanno chiesto consigli e segreti circa questo cambiamento. La cantante ha poi precisato: “Sono dimagrita a causa dello stress? No, sacrificio e tanta buona volontà!”.

La domanda, dunque, nasce spontanea: “Quale dieta ha permesso tutto ciò?

Si tratta della dieta Sirt, un regime alimentare in grado di stimolare “i geni della magrezza”, che riattivano il metabolismo velocemente e fanno perdere peso: in media fino a 3,2 chili in una settimana.

Come funziona la dieta Sirt che ha seguito Adele

La dieta del gene magro si basa su un gruppo di nutrienti scoperti solo recentemente, capaci di attivare una famiglia di geni che esiste in ciascuno di noi: le sirtuine.

Queste stimolano la nostra capacità di:

  • bruciare grassi;
  • migliorare l’ umore;
  • attivare specifici meccanismi che regolano la longevità.

Il regime alimentare Sirt è stato messo a punto da Aidan Goggins e Glen Matten, nutrizionisti di grande esperienza nell’ambito dell’alimentazione e del benessere, i quali hanno anche illustrato le loro teorie alimentari in un libro uscito lo scorso marzo: “Sirt, la dieta del gene magro“.

fonte: thesirtfooddiet.com

Quali sono gli alimenti Sirt?

Gli alimenti Sirt sono più di venti.

Che cosa vantano rispetto agli altri? Una quantità di polifenoli (un gruppo di antiossidanti), che stimolano i nostri famosi “geni magri”. Come esperti in medicina nutrizionale, Aidan e Glen sono stati affascinati dai polifenoli, in particolare, da come possono essere sfruttati per migliorare la salute, proponendoli sul piano alimentare. Hanno identificato gli alimenti con i più alti livelli di polifenoli, facendo riferimento ad essi come “Sirtfoods“.

Tra questi alimenti troviamo: olio extravergine d’oliva, prezzemolo, cipolle rosse, peperoncino, soia, fragole, ma anche vino rosso e cioccolato fondente. Questi citati, ovviamente, sono solo alcuni alimenti presenti nella dieta sirt.

fonte: nosotras.com

Come viene strutturata la Dieta Sirt?

La dieta Sirt prevede due fasi.

La prima fase dura sette giorni. Durante i primi tre si devono assumere per lo più cibi liquidi (come succhi di verdura e frutta) con un solo pasto solido al giorno, per un totale di 1000 calorie. Nei restanti quattro giorni le calorie diventano 1.500, e sono previsti due succhi e due pasti solidi.

La seconda fase dura quattordici giorni. È considerata “fase di mantenimento”, e prevede cibi solidi accompagnati da un solo succo verde. Non ci sono più restrizioni caloriche, ma solo indicazioni su quali cibi Sirt assumere.

fonte: Instagram alpha_woman_official

Questo è il segreto della cantante Adele, bellissima anche prima della dieta Sirt, che le ha fatto perdere ben 68kg.

Non dimentichiamoci però che prima di intraprendere una dieta bisogna sempre rivolgersi ad un medico specialista, evitando le diete fai da te.

Cristina Geraci

L’infanzia e il pericolo web dei social

I tempi cambiano, si evolvono in fretta, modellano e plasmano le abitudini culturali, educative e di consumo che caratterizzano il nostro vissuto quotidiano.

Dunque le piattaforme social ( Instagram, Facebook), divengono lo specchio della realtà; gli account sono intasati di post e foto che documentano, come fossero la video-gallery della nostra vita, la quotidianità.

Dal primo respiro alla prima pappa, dal primo bagnetto alla prima volta sulla bicicletta, passando per il video che immortala i primi piccoli passi.

Protagonisti assoluti del teatro dei social media nonni orgogliosi, zii invasati ed infine mamme e papà, in cerca di tanti likes, di una soddisfazione apparente del proprio ego e di vanitosi compiacimenti.

Nasce da qui quindi l’allarme social contenuto nel report del Children Commissioner inglese:” In media all’età di 13 anni i genitori ed i parenti hanno già postato sul web circa 1300 tra foto e video dei propri figli su Facebook o Instagram – scrive Anne Longfield nel rapporto, dove continua – la quantità delle informazioni inserite aumenta esponenzialmente quando gli stessi bambini iniziano ad interagire con queste piattaforme”.

L’analisi presente in questo report in effetti evidenzia che in media un ragazzo interagisce circa 26 volte al giorno sui web-media, raggiungendo intorno ai 18 anni circa 70.000 interconnessioni.

Aggiunge Anne Longfield:” Dobbiamo fermarci prima di condividere dati personali, e pensare cosa significhi per i bambini oggi e come possa avere un impatto nelle loro vite da adulti”.

Spesso i genitori, che dovrebbero avere un approccio molto più cauto con l’imprevedibile mondo del web e, che dovrebbero educare i propri figli ad un atteggiamento moderato on-line, sono in realtà i primi a postare foto, video e materiale sensibile come localizzazione ed informazioni private.

E’ pertanto assolutamente fondamentale essere padroni dei meccanismi di funzionamento dei social e limitarne l’utilizzo in termini di tempo.

Cambiare spesso la password, aggiornare i programmi di sicurezza, leggere termini e condizioni delle App che si utilizzano, evitare di inserire sul web informazioni sensibili; questi i consigli della Longfield per un corretto uso del mondo social.

Pertanto parrebbe,ancora una volta, che buon senso, intelligenza e moderazione siano la chiave per una convivenza serena tra vita reale e vita social.

Antonio Mulone

Ai tempi dell’università (a)Social: Instagram.

Sicura è solo la morte, diceva mia nonna. Cara nonnina, se tu ci fossi ora penseresti che siamo degli imbecilli (già lo pensavi all’epoca di MSN, quindi figurati).

Sicura è solo la morte… E gli studenti che procrastinano le loro giornate sui social. Quelli sono sicuri forse più dell’amica friz, là.

E qua subentriamo noi. In un momento di intesa riflessione shakespeariana, essere o non essere, dormire o non dormire, mangiare o mangiare fino a scoppiare, ci siamo chieste…

Facebook o Instagram? Questo è il problema.

Un problema davvero esistenziale (si vede che non ne abbiamo tanti di problemi, no?). Beh, guardiamo in faccia la realtà: è così.

Le nostre giornate di studio oscillano tra momenti di noia e dolore, con piccoli picchi di ‘’questa la pubblico su Instagram o su Facebook?’’

E, quindi, la vera domanda è: e TU, si tu, lettore di UniVersoMe… Che studente sei?

 

Lo Studente su Instagram:

  • L’instagrammer ‘’Solo Nature Morte’’

Questa è una delle categorie più atroci che descriveremo.

L’instagrammer “solo nature morte” vive in diretta streaming manco fosse al Grande Fratello speciale Università. Il suo profilo instagram è costantemente aggiornato; Foto, foto, foto e ancora foto ovunque e comunque. Se vi dicessi che il soggetto in questione vive costantemente con lo smartphone in mano, sarei banale (chi di noi non lo fa, dai.. su)

La sua particolarità, però, è quella di tenere sempre attiva la fotocamera. La mattina si sveglia? Foto del libro accanto alla tazza di premuta d’arancia. SCATTATO E POSTATO. Deve dare un esame? Foto del prima e del dopo al libretto (Anche qui… Scattato e Postato) Arriva in facoltà? Foto di sedie, banchi, penne, matite, cattedra e professore.. #LessonTime.

Si, perché gli hashtag sono forse la parte peggiore. Rigorosamente in inglese giusto per sentirsi un po’ più vicini ai colleghi di Oxford, che poi vorrei proprio vederlo uno che ad Oxford utilizza un hashtag del genere (Amici di Oxford vi lanciamo una sfida. Tutti con l’hashtag #ItaliansDoItBetter)

Il posto preferito degli Instagrammer “solo nature morte”? Senza dubbio le biblioteche, il miglior punto di ritrovo per gli scatti da 30 e lode.

  • L’influencer instastories compulsivo

Dai, ammettiamolo: a chi di noi non è piaciuta l’idea delle InstaStories? Quando MARK ZUCKENBERG, sempre il solito simpaticone, ha aggiornato l’app ha fatto un passo in avanti verso la nostra completa rovina (sono quasi sicura che faccia parte di un complotto internazionale per lavarci il cervello a tutti).

 

Da quel momento le persone si sono divise: chi ha continuato a postare in tranquillità e chi ha iniziato ad avere l’InstaStory compulsiva.

E qua entriamo in gioco noi studenti: similmente all’amichetto del punto 1, lo studente ossessionato dalle InstaStories mostra ogni singolo minuto della sua giornata di studio.

Autoproclamandosi regina delle celebrità (no bella, no magnifica MA senza pietà per noialtri), lo studente influencer ci rende perennemente aggiornati dei suoi spostamenti.

 

Non solo: fa l’update come le app. Si aggiorna. Prima erano solo video o foto di lui a lezione/mentre studia/ in biblioteca/ #pausacacca! Poi sono subentrati gli effetti. E i Boomerang. E i video da lontano che tanto c’è l’opzione senza mani (manco fossimo alle giostre). E gli adesivi. E gli adesivi con la posizione. E gli adesivi con l’orario. MA BASTA MARK TI PREGO ABBI PIETA’.

 

Speriamo solo che le sue conoscenze non si eliminino dopo 24h come le sue amate storie, sennò mi sa che finisce a #18&sto.

  • Il Chiara Ferragni dei Poveri

Ah meraviglia. Loro non sono studenti, sono degli sculati. VE LO GIURO. Sono i nostri Chiara Ferragni: viaggiano, ogni notte fanno serata, si rilassano con lo shopping e #Sushino?, che non guasta mai.

 

Che tu guardi i loro post e ti chiedi: MA COME CAZZO FAI, AMICO?

Sui loro profili l’università non è esistente, zero. Solo nuovi outfit, nuovi piatti, nuovi luoghi con #landascape da sogno. Ma PERCHE’?

 

Eppure studiano, vengono a lezione. Come lo sai? Perché LI VEDI. Cavolo, sempre abbronzati e rilassati, pronti per il prossimo hashtag, mentre tu fai schifo e ti sei ridotto come un verme insonne che dalla vita non ha niente.

 

ChiarE Ferragni: vogliamo sapere il vostro segreto. VI PREGHIAMO. Rendereste la nostra vita migliore.

 

  • L’incoerente

Avete presente quello che “no, le Nike le odio”, e poi le compra. “No, io a quella festa? Mai” e poi ci va. “No, io con quella non ci uscirei mai” e poi ci si fidanza (vabbè, diciamo che questo nei film succede tipo sempre)

 

L’incoerente è incoerente sempre, ma anche e soprattutto sui social. Odia e percula tutti quelli che ne fanno un utilizzo spropositato “Compà, cazzo ti posti?”. Finge di essere completamente disinteressato all’universo di like e commenti, si perché FINGE.

 

Prova particolare ribrezzo per coloro i quali sputtanano l’#UniversityLife su Instagram. Ma, ve l’ho già detto… FINGONO, FINGONO SEMPRE.

Con un po’ di attenzione riuscirete a scovare la loro reale ma segreta passione.

 

L’incoerente ha iniziato a seguire Università degli Studi di Messina, UniVersoMe, Vita Universitaria e Lo Studente Modello (con tutte foto di studenti a petto nudo in passerella) L’incoerente ha messo “mi piace” a una foto di Pietro Navarra. Ha lasciato un commento su una foto di “Studenti Disperati”… “Chi non si dispera non piglia CFU” ha scritto…

 

Poi si laurea e… Corone d’alloro, tesi di laurea, torte, champagne e regali. #AdMaiora. No… #AdFanculo.

 

“Ma io uso di più Facebook”… Non ti preoccupare, caro lettore. Arriverà anche il tuo momento, basta che aspetti la prossima settimana.

@elegram18  ( Elena Anna Andronico)

@vanemuna ( Vanessa Munaò)