Il primo ministro britannico Liz Truss si dimette dopo 44 giorni

È record, ma in negativo per l’Inghilterra: dopo solo 44 giorni, il primo ministro Liz Truss è il leader politico con la carica più breve della storia britannica. L’annuncio ufficiale è stato ugualmente singolare: là premier uscente ha fatto un discorso brevissimo, solo 90 secondi per lasciare la guida del governo inglese. Fino a questo momento era George Canning ad esser stato il primo ministro con il mandato più breve, perché venuto a mancare solo 119 giorni dopo la sua nomina, ma allora fu per l’imprevedibilità della vita, non per una dinamica prettamente politica come in questo caso.

Il primo ministro britannico Liz Truss ha annunciato le sue dimissioni dopo soli 44 giorni (fonte: theitaliantimes.it)

Scelta come successore di Boris Johnson, la cui uscita di scena è stata tra gli scandali, la fine del suo mandato è arrivata presto e dopo una serie di scelte di governo risultate non efficaci, né particolarmente apprezzate.

«Sono entrata in carica in un momento di grande instabilità economica e internazionale. Il nostro Paese è stato bloccato a lungo da una bassa crescita economica. Sono stata eletta con un mandato per cambiare ciò: riconosco, tuttavia, data la situazione, che non posso portare a termine il mandato. Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per informarlo che mi dimetto da Leader del Partito Conservatore».

La crisi è la causa. Truss è stata concisa, ma chiara: il suo mandato è imploso per le dimensioni dell’ostacolo da fronteggiare. La crisi economico ha retto i colpi del partito conservatore.

 

Il disastro Tory a partire dal “mini-budget ultra conservatore”

Non sono servite le manovre messe in atto mentre i drastici tagli alle tasse, finanziati a debito, sono stati bocciati dai mercati internazionali. Il “mini budget ultra conservatore”, 45 miliardi di sterline, poi revocato il 3 ottobre, aveva causato più peggioramenti che miglioramenti. Il passo falso, infatti, è costato innanzitutto le dimissioni del cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, strettissimo collaboratore di Truss e ideatore della mini-finanziaria. Anche per lui dimissioni lampo. La Banca d’Inghilterra aveva dovuto intervenire d’emergenza per sostenere i titoli di Stato britannici — i cui rendimenti erano schizzati, superando quelli di Italia e Grecia – e aveva preannunciato un rischio realistico per la stabilità finanziaria.

Al ritorno a Londra da Washington, dove si trovava per una riunione del Fondo monetario, Kwasi si è recato subito a Downing Street da dove, dopo solo pochi minuti, ne è uscito dimissionario. Al suo posto nominato Jeremyn Hunt. I dubbi sulla resistenza del partito hanno iniziato da quel momento a farsi ancora più forti. L’uscita di scena di Kwarteng voleva essere usata per salvare il posto Truss, ma la carica del primo ministro era stata data già per spacciata e i consensi non hanno accennato a smettere di calare. Il colpo di grazia è giunto infine due giorni fa con la notizia delle dimissioni di Suella Braveman, il ministro dell’Interno e membro del partito Tory.

 

Il passato tanto discusso

Nata a Oxford, 47 anni e figlia di un professore di matematica e di un’infermiera, ha avuto una breve carriera da contabile, per poi entrare in Parlamento nel 2010. Ha scalato le gerarchie delle cariche politiche, passando da ruoli come la sottosegreteria all’Istruzione, per poi passare al ministero dell’Ambiente e poi della Giustizia. Successivamente, nel settembre 2021 era divenuta ministro degli Esteri, dove ha criticato l’operato di Dominic Raab per la gestione della crisi in Afghanistan. Infine lo scorso 5 settembre era stata eletta leader dei conservatori, succedendo a Boris Johnson sia nella guida del partito che del Paese. Figura controversa, ha attirato su di sé le attenzioni della sempre non poco invadente stampa britannica. Il suo passato è stato infatti messo al centro dell’attenzione mediatica per alcuni dettagli: le simpatie di sinistra e le critiche alla monarchia in primis, rinnegati come errori di gioventù e che l’hanno costretta a definere i reali come “la chiave” del successo del Regno Unito. Dulcis in fundo la partecipazione a manifestazioni contro Margharet Tatcher a suon di “Maggie, Maggie, Maggie, out, out, out”, mentre ora dice essere il suo idolo politico insieme a Ronald Reagan.

 

Si riapre la fase della successione

Con la ricerca del terzo inquilino di Downing Street in pochi mesi si apre un momento complicato considerando anche che sono state recentemente modificate le regole dei Tory per essere eletti primo ministro: i pretendenti devono avere il sostegno di almeno 100 dei circa 350 deputati della maggioranza Tory e a non dovranno essere più di tre.

Nel caso di una convergenza verso un unico nome, lunedì prossimo, vi sarà l’elezione direttamente a Westminister, altrimenti i due nomi indicati dai colleghi parlamentari dovranno sfidarsi per essere scelti tramite spareggio affidato agli iscritti. Tutto il processo dovrà comunque concludersi entro venerdì 28.

Tra i nomi che sembrano avere più possibilità, figura quello di Jeremy Hunt, il cancelliere gradito all’establishment, ma molto meno alla pancia Tory attuale; è stato chiamato in extremis da Truss per rassicurare i mercati.

I bookmaker vorrebbero Rishi Sunak, giovane ex cancelliere di origini indiane che a settembre era stato battuto da Liz al ballottaggio dopo aver ricevuto più consensi di lei tra i deputati; a bloccarlo è stata l’idea di presunto traditore di Johnson.

Un terzo nome è quello del ministro Penny Mordaunt, “brexiteer post-ideologica”, una delle poche figure che raccoglie simpatie trasversalmente, all’interno del caos Tory.

E se vi fosse un ritorno di BoJo? (fonte: www.spectator.co.uk)

In realtà, potrebbe entrare nel cerchio dei papabili anche “BoJo” (Boris Johnson), affossato dalla maggioranza conservatrice, ma ora rimpianto. Il Regno Unito si ritrova, dunque, a combattere per tenere insieme la solidità istituzionale.

 

 

Rita Bonaccurso

Sex Education: tra sesso e amore

 

Una serie che va rompere i tabù sul sesso e che crea indignazione verso il politicamente corretto – Voto UVM: 5/5

 

L’atto sessuale in sé può essere stupendo ma può anche causare un dolore tremendo e se non fai attenzione il sesso ti può rovinare la vita.

Il 17 settembre è approdata su Netflix la terza stagione di Sex Education, una delle serie più attese e amate degli ultimi tempi. Una serie tv che a primo impatto può sembrare banale agli occhi dello spettatore, ma ha sorpreso tutti per le sue tematiche, non solo legate al sesso, ma anche alla violenza sessuale, all’amore non ricambiato e alla solidarietà ( e tante altre che vedremo fra poco).

Cari lettori, non ci soffermeremo sulla terza stagione, quindi – per chi non l’avesse ancora vista- state tranquilli, non ci saranno spoiler!

Otis e Meave.                             

Una serie che vuole infrangere i tabù del sesso

Sex Education mostra la sessualità dei ragazzi, i loro piaceri tenuti nascosti per vergogna o per scarsa informazione. 

La serie ci mostra due facce della medaglia: da una  parte ragazzi alle prime armi, con paure e poca conoscenza sulla materia, dall’altra il protagonista Otis (interpretato da Asa Butterfield), un ragazzo timido e romantico, vergine ma un vero esperto di sesso.Sarà proprio lui infatti, assieme alla sua amica Meave (Emma Mackey), ad aprire la clinica del sesso per aiutare gli altri con i loro problemi e dubbi sessuali.

In Otis vedremo un ragazzo interessato alle esigenze dei suoi coetanei che aiuterà anche nella sfera sentimentale, quest’ultima ancor più complicata del sesso. Ogni episodio è accompagnato da un tema legato alla sfera sessuale che fa da sfondo alle vicende dei personaggi principali. Vedremo argomenti come la masturbazione, il travestimento e i desideri più nascosti dell’eros.

Qualche volta le persone che ci piacciono non ricambiano . E’ doloroso ma non possiamo farci niente

Sex Education, è ambientato in Inghilterra e possiamo capirlo non solo dai paesaggi, ma anche dallo humor spiritoso e cinico che accompagna la serie e colpisce il telespettatore.

Uno dei personaggi più eclatanti è la sessuologa e scrittrice Jean Milburn (interpretata dalla talentuosa Gillian Anderson), madre di Otis, che con le sue domande scomode mette in imbarazzo il figlio anche davanti ai suoi amici, rendendo la trama ancora più unica nel suo genere. Diciamocelo: non siamo abituati a vedere una madre che parla col proprio figlio di sesso senza peli sulla lingua sullo sfondo di una casa arredata con arte erotica.  Un ambiento libero, insomma, in cui il figlio potrebbe esprimere la sua sessualità in modo altrettanto spensierato. Otis tuttavia è bloccato dal punto di vista sessuale (non riesce nemmeno a masturbarsi) per via di un episodio traumatico avvenuto durante l’infanzia, in cui vide il padre tradire la madre. Da quel momento in poi, il nostro protagonista assocerà il sesso a una forma distruttiva per l’essere umano.

Altro personaggio interessante è Eric, interpretato da Ncuti Gatwa, un ragazzo omosessuale dichiarato che non prova vergogna nel mostrare a tutti i suoi travestimenti e il suo trucco eccentrico . In lui vedremo una crescita interiore, in cui qualsiasi  ragazzo o ragazza si può identificare.

E’ più facile quando non ci tieni, non soffre nessuno

La paura di essere giudicati

Come già detto sopra, la serie presenta tante tematiche, ma mi soffermerò su due che mi hanno particolarmente toccato, perché possono coinvolgere ognuno di noi. La prima di cui parleremo è quella dell’aborto, un tema che ancora spaventa e indigna e su cui non si è ancora sufficientemente informati.  La regista è riuscita in modo sublime a parlare di questa tematica senza veli, mostrando la paura e l’angoscia di un tale gesto e il dolore che porta nonostante molte volte sia una soluzione indispensabile. 

Uno dei temi che è stato anche ben sviluppato è quello della molestia. Aimee (Aimee Lou Wood) viene molestata sopra l’autobus da un perfetto sconosciuto: la ragazza, sconvolta, non riuscirà più a mettere piede sopra il mezzo e a poco a poco maturerà la consapevolezza della molestia. Nell’evoluzione della trama assisteremo prima ad una ragazza sessualmente disinvolta trasformarsi dopo quel gesto in un’Aimee spaventata anche da un semplice tocco del proprio ragazzo: il sesso per lei diventerà paura e no ne vorrà sapere, si chiuderà in sé stessa per autodifesa.

Una delle scene più emozionanti è quando Aimee riesce a dire alle sue amiche di essere stata molestata. E’ una richiesta di aiuto: le ragazze difatti la aiuteranno ad affrontare il viaggio in autobus, un primo passo verso la guarigione. Vedremo un esempio di solidarietà femminile, quella che manca a volte nel nostro mondo reale. 

-Che ci fate qui ?                                                                                                                                                                               – Prendiamo l’autobus, lo prendiamo insieme!

Aimee assieme alle ragazze sopra l’autobus. 

La campagna pubblicitaria

Per promuovere la terza stagione di Sex Education, nella metropolitana di Milano sono comparsi cartelli pubblicitari con l’intento forse di irritare i bigotti e lanciare un messaggio verso il potere o, ancor meglio, per incitare a promuovere l’educazione sessuale all’interno delle scuole. Non è una novità, infatti, che i ragazzi siano poco informati sull’argomento e corrano perciò gravi pericoli.

L’Italia purtroppo è uno dei pochi Paesi al mondo in cui non si insegna educazione sessuale nelle scuole; forse la colpa è legata alla tradizione del nostro Paese, troppo assoggettata alla Chiesa o a pregiudizi di vario genere. Basti pensare come in Francia, nei licei e negli istituti suoperiori, esista il distributore dei preservativi, mentre in Italia ancora ci si scandalizza nel parlare di mestruazioni!

Cartellone pubblicitario di Sex Education- Fonte: idealia.it

Sex Education mostra entrambe le facce della medaglia del sesso e le difficolta che si possono riscontare nella vita quotidiana: la sessualità racconta di noi stessi, i nostri piaceri e le nostre fantasie ma anche le nostre paure. Allo stesso tempo la serie ci insegna come il sesso possa non piacere a tutti o come possa rovinare la vita di una persona, come nonostante tutto faccia parte di noi e di come i ragazzi siano pochi informati.

Cosa non meno importante, la regista è riuscita a parlarne senza dar piacere all’occhio del telespettatore.

 Se amate qualcuno ditelo, prima che sia troppo tardi

                                                                                                                                                      Alessia Orsa

Il sogno azzurro si realizza. Siamo noi i campioni degli Europei 2020. I retroscena della finale più attesa degli ultimi tempi

Abbiamo vinto. Una partita durata più di 128 minuti, sofferta fino all’ultimo rigore, il decisivo. Ma prima di quello, una domenica piena di ansia e trepidazione. Ed alla fine l’Italia ne esce vincitrice, battendo l’Inghilterra 4-3 ai rigori. Sono gli attimi dell’incredulità a rendere ancor più dolce una vittoria senza dubbio meritata, accompagnata dalle voci commosse dei commentatori di Sky Sport Fabio Caressa e Beppe Bergomi.

Il calcio torna a Roma, l’Italia torna a vincere

Esclamano, a fine partita, i due inviati di Sky prima di dare il via ad un intenso tributo a Bergamo, alle vittime del covid-19, ricordando i duri mesi dei lockdown e l’impegno messo nella ripartenza. E quest’anno, la ripartenza europea inizia proprio dall’Italia.

La favola azzurra degli europei

La finale non era iniziata affatto bene: un improvviso gol di Luke Shaw al 2′ spezza immediatamente la quiete dell’inizio partita, costringendo gli azzurri a compiere una scelta fondamentale. Demoralizzarsi o stimolarsi a dare il massimo. Com’è andata lo sappiamo già, ma comunque stupiscono le parole di Bonucci nel post-partita: «Una volta che arrivi in fondo puoi solo spingerti per arrivare in alto. È la dimostrazione che bisogna sempre guardare in alto e non mollare mai».

Segue una lunga ripresa, con la squadra di Southgate che si sposta prevalentemente in difesa, riuscendo a chiudersi ermeticamente quasi ad ogni tentativo di trovare un corridoio o – meglio – uno spiraglio. È la difesa eccellente di Walker, Stones e Maguire accompagnata da un impenetrabile Pickford. Neanche il talento di Chiesa riesce a mettere a segno, pur suscitando un certo timore nella squadra inglese.

(fonte: vesuvius.it)

Dopo un primo tempo angosciante per l’Italia, arriva il secondo ed arrivano anche i primi cambi: Mancini fa rientrare Immobile e Barella (quest’ultimo ammonito poco prima del cambio) sostituendoli, rispettivamente, con Berardi e Crisante. Siamo al 55′. Un generalissimo nervosismo si avverte sulle spalle di tutti i giocatori, poi l’ennesima ammonizione: questa volta è Bonucci. Sarà la seconda delle cinque ammonizioni ricevute dall’Italia.

Al 67′ arriva il gol del pareggio: Bonucci approfitta di un calcio d’angolo per mettere la palla in rete. Si riaccendono le speranze degli azzurri, ma attenzione: torna ad alzarsi la guardia (mai troppo abbassata) inglese. E tornano gli attacchi. Trippier (che aveva fornito un prezioso assist al gol di Shaw) viene sostituito dal giovanissimo Bukayo Saka, classe 2001.

Poco prima del 90′, con un pareggio che ha il sapore di supplementari, Chiesa viene sostituito da Bernardeschi. La causa è di un forte dolore provocato da un colpo subito poco prima, da cui l’attaccante non è riuscito a riprendersi. In lacrime esce dal campo, con gli azzurri già alla loro terza sostituzione.

All’ultimo minuto di recupero del secondo tempo, il capitano Chiellini si lascia ammonire per fermare l’impeto del giovane – e freschissimo – Saka, smentendo un gol quasi sicuro. La scena è diventata virale, attirando non poche critiche ed insulti per il capitano azzurro.

(fonte: @reformacancha, twitter.com)

I supplementari trascorrono tra un fallo e l’altro, con varie occasioni per ambo le parti sfiancate dagli abilissimi portieri. Donnarumma tiene duro fino alla fine, in vista dei calci di rigore. Con una sequenza Berardi gol (2-1) Kane gol (2-2) Belotti parato (2-2) Maguire gol (2-3) Bonucci gol (3-3) Rushford sbagliato (ha preso il palo) (3-3) Bernardeschi gol (4-3) Sancho parato (4-3) Jorginho parato (4-3) Saka parato (4-3), è l’Italia – con tanto stupore – a portare a casa la coppa. Ed iniziano le esclamazioni, le sbeffeggiate al suon di It’s coming Rome, le lezioni di Bonucci sulla pastasciutta e l’esultanza tipicamente italiana.

Ma gettando lo sguardo dall’altro lato del campo, non si riesce a non notare la delusione dei tifosi inglesi per la sconfitta. Sono attimi di sentimenti contrastanti: si vedono gli azzurri ballare sullo sfondo di una squadra inglese distrutta, arrabbiata, fortemente critica della scelta di Southgate di piazzare due giovanissimi ed inesperti ai rigori. Intanto 54mila tifosi inglesi lasciano gli spalti, suscitando il riso di alcuni avversari.

Poi arriva il momento delle medaglie: se le tolgono, gli inglesi. Il secondo posto brucia, specie in un campionato che si voleva vincere con tanto ardore e si sarebbe potuto vincere in casa. Intanto lo stadio di Wembley si tinge del tricolore – il nostro. Avanzano uno per uno, primo tra tutti un saltellante Spinazzola, a raccogliere il proprio riconoscimento e baciare la coppa che porteranno a casa alcune ore dopo. Poi l’uscita di scena. Si conclude così un europeo da sogno; si conclude la favola azzurra degli europei. Ad accompagnare l’esultanza in ogni città d’Italia, l’intramontabile Gianna Nannini con le sue Notti Magiche.

Le prime pagine inglesi ed il razzismo contro Saka

Gli inglesi, com’era immaginabile, non hanno preso bene la sconfitta. Il rigore decisivo è stato quello del diciannovenne Saka – siamo al 128′ – parato prontamente da Donnarumma (nominato, poi, miglior giocatore di questi Europei). Subito i social del ragazzo vengono intasati da commenti sprezzanti e razzisti, poi condannati dal premier Boris Johnson.

(fonte: ilpost.it)

Intanto un’aria mesta accomuna le prime pagine inglesi; risuonano le voci heartbreak, it hurts, tears, ma non mancano neanche le voci proud, orgogliosi ed heroes, eroi. C’è tanta gratitudine verso i Lionhearts (così viene definita la nazionale inglese) ed il rimorso di un allenatore che sente di non aver fatto abbastanza, nonostante la ferma convinzione del capitano Kane: «Non avremmo potuto dare di più».

Ma per questa volta, la Coppa la portiamo a casa noi.

Valeria Bonaccorso

Inghilterra ed Israele, le prime riaperture. Italia alla rincorsa del modello inglese

Dopo ben 99 giorni di lockdown invernale, la Gran Bretagna ha potuto finalmente festeggiare lo scorso lunedì 12 aprile l’avvio della fase due della ‘’road map’’, stabilita dalle autorità britanniche per una graduale riapertura della nazione.

L’Inghilterra riapre pub, negozi e palestre. Fonte: AGI

Si tratta del primo Paese europeo a stare dimostrando già da ora i risultati di un’efficiente campagna vaccinale, così come lo Stato di Israele sta facendo in territorio extra-europeo. L’Italia ha invece annunciato, per voce del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, di puntare al mese di giugno per una riapertura all’inglese. A trovarsi in grandi difficoltà è piuttosto il Cile che, nonostante l’ampia campagna vaccinale, pare essere ancora in piena crisi di trasmissione.

Gli inglesi tornano alla normalità

Lunghissime file davanti a pub e negozi, tra assembramenti vari e pinte di birra in mano: questo lo scenario in diverse città del Regno Unito già nelle prime ore di un lieto lunedì inglese, che è stato pronto ad accogliere il piano di allentamento delle restrizioni per la pandemia, deciso in precedenza dal governo. Esso prevede la riapertura di negozi non essenziali, edifici pubblici, palestre, piscine – e ancora – bar, pub e ristoranti (con possibilità di fare servizio solo all’aperto ma senza limiti di orario).

Ma il primo ministro inglese Boris Johnson ha tenuto comunque a precisare, in un intervento su Bbc, che il graduale percorso di uscita dalle restrizioni anti Covid – protrattesi per oltre 3 mesi – comporterà in modo inevitabile una ripresa di casi di contagio e conseguenti decessi. Durante l’intervento, Boris ha inoltre evidenziato il merito del rigido lockdown imposto a fine gennaio (che vietava di uscire di casa se non per motivi di salute o necessità) e dell’ottimo andamento della campagna vaccinale nel rendere possibili delle simili riaperture:

«È molto molto importante che tutti capiscano che la riduzione dei ricoveri, delle vittime e dei contagi non è stato ottenuto dal piano vaccinale. Penso che la gente non capisca che è stato il lockdown ad essere incredibilmente importante nell’ottenere questi miglioramenti. Naturalmente i vaccini hanno aiutato ma il grosso del lavoro è stato fatto dal lockdown», ha detto il premier inglese.

Il Regno Unito non deve abbassare la guardia

Il Regno Unito è al momento il paese con la più alta percentuale di abitanti vaccinati dopo Israele, trascurando ovviamente i dati delle piccole nazioni.

Il motivo di tale successo deriva senz’altro dalla negoziazione in autonomia dei vaccini e da un’aggressiva strategia vaccinale, con la quale si è cercato di somministrare la prima dose a più persone possibili, senza badare molto alla conservazione di scorte per i richiami: il 47% delle persone ha ricevuto la prima dose del vaccino, ma il ciclo vaccinale è stato completato soltanto dall’11%. Dalla combinazione tra protezione della prima dose di vaccino e rigide misure restrittive è derivato quindi un sostanziale calo di contagi e terapie intensive.

Secondo uno studio condotto dall’Imperial College di Londra, il Regno Unito dovrebbe essere diventato dal 12 aprile scorso ‘’territorio dell’immunità di gregge’’, dal momento che i tre quarti della sua popolazione possiede gli anticorpi contro il Covid, grazie alle avvenute guarigioni e agli oltre 40 milioni di dosi vaccinali fino ad ora somministrati.

Lunga coda di persone davanti al pub di Coventry. Fonte: BBC

Non bastano tuttavia tali numeri per abbassare la guardia. Per questo, già nei giorni scorsi, sono scattate le prime indagini di polizia e minacce di multe per via dell’eccessivo entusiasmo segnalato in diverse zone del Paese per la ripresa del servizio dei pub, tradizionali luoghi di ritrovo per moltissimi inglesi.

Tra i casi limite, spicca quello del pub ‘’Oak Inn’’ di Coventry, finito sotto investigazione a causa di un assembramento di persone che fin dalla mezzanotte si erano radunate in fila, con pochissimo distanziamento tra loro.

L’Israele riapre grazie alle vaccinazioni

In Israele tutto sta gradualmente tornando alla normalità, dimostrando al resto del mondo che non per forza è necessaria l’immunità di gregge per sconfiggere la pandemia e far ripartire l’economia: vaccinare il 55% dei cittadini è stato sufficiente. Tale percentuale (più alta ove la popolazione fosse più anziana) sarebbe infatti sufficiente per bloccare la trasmissione del virus e proteggere i soggetti a rischio mediante una ‘’protezione indiretta’’, fatta di vaccinazioni e restrizioni.

Ad intervenire sul tema il noto divulgatore scientifico italiano Roberto Burioni, che ha mostrato attraverso una serie di tweet la curva dei contagi in Israele, per dimostrare l’importanza dell’immunizzazione con i sieri anti-covid.

Covid Israele. Fonte: Quotidiano.net

Dalla task force anti Covid di Gerusalemme sono poi arrivati degli incoraggiamenti rivolti all’Italia:
“Ce la farete, come ce l’abbiamo fatta noi”, ha dichiarato Arnon Shahar, capo della task force israeliana.
Il medico, intervistato da Sky Tg24, ha poi continuato dicendo:

«non abbiamo ancora una vita normale, ma ci stiamo arrivando. La nostra è stata una Pasqua diversa. Siamo stati a casa e in famiglia», ma ora «possiamo sperare di poter togliere la mascherina all’aperto entro la fine di aprile».

E ancora:

«Le scuole sono aperte, anche se non totalmente. Le elementari sono tutte aperte, le medie ‘’in capsule’’, e stiamo valutando se fare tornare anche loro alla normalità». Infine, Shahar ha rivelato di essere stato anche a un concerto «con quasi mille persone, tutte con il patentino verde che dimostra che sono state vaccinate o guarite da Covid, e tutte con la mascherina».

L’Italia spera nel mese di maggio

Per quanto riguarda l’Italia, la decisione sulle riaperture verrà molto probabilmente presa la prossima settimana dal Consiglio dei ministri. Non è possibile fissare con certezza una data, anche se si prospetta già un mese di maggio fatto di progressive aperture.

‘’Riaprire in sicurezza ristoranti a pranzo e a cena sfruttando gli spazi all’aperto’’, questa l’ipotesi contenuta nella bozza delle linee guida sulle riaperture che le Regioni sottoporranno al Governo alla Conferenza Stato-Regioni, confermando inoltre le misure di protezione già in atto.
Il sottosegretario alla Salute Sileri ha detto la sua intervenendo nel programma ‘’Agorà‘’ su Rai 3, confermando di essere a favore delle riaperture ma con giudizio:

«Abbiamo dei dati in miglioramento – osserva Sileri – L’Rt è sceso e verosimilmente continuerà a scendere», quindi «io immagino che consolidando i dati, scendendo largamente sotto un’incidenza di 180 casi ogni 100mila abitanti, a quel punto dal 1 di maggio si può tornare a una colorazione più tenue delle Regioni: le Regioni gialle ovviamente riaprono e qualcuna potrebbe essere bianca», anche se ora «questo non posso saperlo». Anche «riaprire la sera i ristoranti potrebbe essere fattibile. Non dal 1° maggio», precisa il sottosegretario, «ma progressivamente di settimana in settimana nel mese di maggio, fino ad arrivare ai primi di giugno con una riapertura modello inglese».

Sileri parla di possibili aperture. Fonte: LaNotiziaGiornale.it

Il perché della crisi cilena spiegato da Crisanti

Il caso del Cile è alquanto singolare, ritrovandosi quest’ultimo con un continuo aumento di contagi nonostante l’ampia campagna vaccinale: solo pochi giorni fa il paese sudamericano ha registrato un nuovo record di casi giornalieri, con 9.171 positivi rilevati in quelle ultime 24 ore.
A parere del virologo italiano Crisanti la crisi cilena:

«si spiega con le varianti. Sicuramente in questo Paese è stato usato in maniera massiccia un vaccino cinese che non è proprio uno dei migliori al mondo, Sinovac, ed evidentemente non si è rivelato abbastanza efficace. Ma non è solo questo. Loro sono pieni di varianti e la trasmissione è continuata in maniera sostenuta, alimentata dal liberi tutti, dall’allentamento delle restrizioni».

Gaia Cautela

Muore il principe Filippo, una figura controversa, ma fondamentale per la storia del Regno Unito

(fonte: ilpost.it)

Ci lascia una delle figure più in vista del nostro tempo, il principe Filippo, duca di Edimburgo. Classe 1921, a giugno avrebbe compiuto 100 anni. Una vita al fianco della regina Elisabetta II, accanto alla quale si è spento nel castello di Windsor, dal quale è stata data la notizia alla nazione.

Otto giorni di lutto per il Regno Unito. Il principe è venuto a mancare dopo un lungo ricovero al King Edward VII Hospital, ospedale di Londra, iniziato il 17 febbraio per la cura di un’infezione. Il primo marzo poi era stato trasferito al St. Bartholomew’s Hospital, sempre della capitale inglese, dove i medici hanno continuato a curare l’infezione, ma hanno anche effettuato dei controlli per una patologia cardiaca preesistente. Dopo un intervento al cuore, il duca era stato dimesso a metà marzo.

Un’infanzia itinerante

Nato a Corfù nel 1921, lasciò l’isola con tutta la sua famiglia, quando aveva ancora solo 18 mesi, perché nipote del re greco Costantino I, costretto ad abdicare dopo una rivolta delle forze militari. Prima Parigi, poi nel 1928 l’arrivo in Inghilterra. Ha svolto i suoi studi spostandosi dal Regno Unito alla Francia, alla Germania. Fu un ufficiale della Marina Militare inglese, ha ricevuto dei riconoscimenti per il suo servizio durante la seconda guerra mondiale.

Una foto da bambino del principe

Circa il 1935 (fonte: Hulton Archive/Getty Images)

Alla conclusione della guerra, riprese l’amicizia precedentemente avviata con Elisabetta, che presto si trasformò in una storia d’amore pubblica.

Non solo un consorte fedele

Ben settantaquattro gli anni di matrimonio con Elisabetta. Per sposarsi, il duca rinunciò al suo titolo greco, divenne suddito britannico naturalizzato e prese il cognome Mountbatten, derivato dalla parte materna della famiglia di origine tedesca. Sulla sua fedeltà molti hanno discusso, ma lui alla fine ha sempre dimostrato di saper stare accanto alla regina, mantenendosi un passo indietro e dando sempre il suo supporto come marito e come principe.

Una foto del matrimonio (fonte: CNN)

La cerimonia del matrimonio si tenne presso l’Abbazia di Westminster nel 1947. Quattro i figli avuti con Elisabetta: Charles, Anne, Andrew ed Edward. Filippo accompagnato la regina e l’Inghilterra attraverso sette decenni di storia, attraverso gli intensi eventi che hanno costellato il Novecento, fino ad arrivare al tempo della pandemia da coronavirus. Di lui, sicuramente, si è messo spesso in risalto più il suo ruolo di “marito della regina” e meno si conosce di lui come uomo. Chi lo ha conosciuto sapeva dei suoi commenti imprevedibili e del suo spirito pungente. Una figura “particolare”, a tratti controversa, ma pur sempre fondamentale per la monarchia inglese.

Il principe Filippo con due dei suoi figli (fonte: CNN)

Intensa la sua attività da filantropo, è stato associato a circa 800 organizzazioni. Ha fondato il “Duke of Edinburgh Awards Scheme”, un programma di sviluppo giovanile che opera in più di 130 paesi e territori in tutto il mondo. Ha incontrato diversi personalità importanti e continuato a svolgere al meglio il suo ruolo di principe fino al 2017, quando si ritirò a vita privata nella tenuta rurale di Sandringham, comparendo solo in occasione di eventi familiari privati.

Più di mezzo secolo al fianco di una delle figure più importanti della storia, rivelandosi un perfetto compagno di viaggio per quest’ultima, la quale non ha mai nascosto tutta la sua riconoscenza per il supporto ricevuto.

Gli ultimi anni

La sua salute è stata spesso al centro della curiosità della stampa inglese, negli ultimi anni. Numerose le fake news messe in circolo, diversi coloro che ritenevano che il principe fosse già venuto a mancare tempo fa.

Un episodio che è rimbalzato tra le cronache di tutto il mondo e che ha suscitato anche sorpresa, è stato l’incidente, fortunatamente conclusosi senza particolari complicazioni, del 2019: Filippo, novantasettenne, guidava una Land Rover quando è stato coinvolto in un tamponamento, dal quale uscì indenne, mentre la donna nell’altra auto si ruppe un polso. Quella fu per lui il momento di accantonare una sua grande passione, quella della guida.

Subito dopo la diffusione della sua scomparsa, il primo ministro Boris Johnson ha dichiarato da Downing Street:

“Ricorderemo il duca di Edimburgo per il suo contributo alla nazione e per il suo solido supporto alla regina. Come nazione e come regno ringraziamo la straordinaria figura e lavoro del principe Filippo, un amorevole marito, un padre e un nonno affettuoso.”.

Della regina ancora non abbiamo alcuna apparizione in pubblico. Non possiamo che immaginare quanto grande sia il dolore nel dover salutare l’uomo che l’ha accompagnata durante la maggior parte della sua vita e senza il quale, forse, non sarebbe stato lo stesso.

 

Rita Bonaccurso

 

 

 

Una nuova mutazione del coronavirus in Inghilterra. E’ molto più contagiosa: massima prudenza in Europa

Il Primo ministro Boris Johnson annuncia le nuove restrizioni (fonte: ilpost,it)

L’Europa si prepara a una nuova sfida contro il coronavirus. In Inghilterra è stata riscontrata, attraverso la sorveglianza genomica della Public Health England, una nuova mutazione del virus che preoccupa l’Oms.

L’allarme in Inghilterra

Nuove restrizioni e lockdown per Londra, il Sud-Est e l’Est dell’Inghilterra. L’allerta è stata innalzata al livello 4, il più severo mai adottato nel Paese. L’annuncio era stato dato già nel pomeriggio del 19 dicembre, dal primo ministro Boris Johnson, provocando un allarmante esodo di persone da Londra verso altre parti del Paese meno colpite da Covid. La speranza delle autorità è che questo non si traduca in più casi in quelle regioni.

(fonte: Financial Times)

Subito dopo, è stato comunicato il dispiegamento di poliziotti in tutto il Paese per un maggior controllo sugli spostamenti.

“Se siete in una zona livello quattro, la legge prescrive che rimaniate a casa e non potete trascorrere la notte fuori. – ha dichiarato Grant Shapps, sottosegretario responsabile per i viaggi – Per favore, seguite le indicazioni e non recatevi in una stazione a meno che non abbiate il permesso di viaggiare. Saranno dispiegati agenti aggiuntivi per garantire che solo chi deve fare viaggi essenziali possa viaggiare in sicurezza.”.

Il 60% delle nuove infezioni nella capitale inglese è stata causata proprio da questa variazione. Secondo alcuni studi preliminari, pare che questa stia velocemente rimpiazzando i vecchi ceppi, da tempo in circolazione.

Il parere degli esperti sui primi dati

Al momento, si sa veramente poco. Inizialmente, gli esperti britannici avevano rivelato che questa mutazione fosse stata già ritrovata anche in altri due Paesi, ma non rivelando di quali si trattasse. Poche ore dopo accertata la diffusione in Danimarca, Olanda e Australia.

Secondo diversi esperti, una variante scoperta in Sud Africa, mesi fa – causa di una seconda ondata esplosiva nell’emisfero meridionale e dell’80-90% delle nuove infezioni nel Paese – sia uguale alla mutazione rilevata in Inghilterra, essendo parte di un ceppo che continua ad essere distinto da quest’ultimo.

Il primo consulente del governo inglese, Patrick Vallance, ha ammesso sono state identificate 23 mutazioni nella variante che tanto preoccupa, un numero decisamente alto rispetto al solito. Alcune di queste riguardano la proteinaSpike”, tramite la quale il virus si attacca alle cellule dell’organismo ospite. Inoltre, quasi tutti i vaccini sviluppati finora sono stati ideati sfruttando questa proteina.

“Più che una variante, si tratta di una famiglia di varianti. Tutte le mutazioni riguardano la regione esposta della proteina Spike, cioè le parti riconosciute dagli anticorpi. Sono probabilmente tentativi riusciti del ceppo virale di scappare dagli anticorpi di chi ha sviluppato immunità e – spiega Giorgio Gilestro, neurobiologo e professore associato dell’Imperial College di Londra – sono immuni, ad esempio, alla terapia al plasma”.

La mutazione riscontrata non sembra pregiudicare l’efficacia del vaccino, neanche di quelli in sperimentazione, ma fermare la diffusione di questa, significa bloccare una serie di altre eventuali variazioni potenzialmente pericolose. Non ci sono neanche evidenze che suggeriscano un tasso di mortalità più alto, sebbene siano in atto ulteriori verifiche. Ora, l’importante continua ad essere cercare di ridurre la trasmissione del coronavirus, che con questa mutazione avviene più velocemente del 70%.

In ogni caso, non è la prima volta che il virus muta. Proprio nei giorni scorsi, uno studio pubblicato da un team internazionale di 28 scienziati guidato da Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Biomedico di Roma, ha rivelato che in Italia sono stati rilevati, sin dall’inizio della pandemia, 13 ceppi diversi.

In Italia si sceglie la via della massima prudenza

Il ministro Speranza sceglie la via della precauzione e firma una nuova ordinanza (fonte: liberoquotidiano.it)

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato di aver firmato una nuova ordinanza sul blocco – dalle 16.54 di ieri – dei voli e sulle nuove misure per chi è transitato sul territorio inglese:

“Chiunque si trovi già in Italia, in provenienza da quel territorio, è tenuto a sottoporsi a tampone antigenico o molecolare contattando i dipartimenti di prevenzione. La variante del Covid, da poco scoperta a Londra, è preoccupante e dovrà essere approfondita dai nostri scienziati. Nel frattempo scegliamo la strada della massima prudenza.”.

In un primo momento, lo stop ai collegamenti – previsto, per ora, almeno fino alle 23.59 del 6 gennaio – si pensava sarebbe scattato alle ore 00.01 di lunedì 21 dicembre, ma, per l’articolo 2 dell’ordinanza, è entrato in vigore immediatamente. Molta confusione, dunque, si è generata ieri pomeriggio. Addirittura, il volo Alitalia AZ204 Roma Fiumicino-Londra Heathrow delle 14.25 è, poi, decollato alle 15.12 con 55 passeggeri a bordo, ma l’Airbus A320, di ritorno da oltremanica, invece di imbarcare i connazionali è ripartito vuoto perché era intanto scattato il blocco.

Il coronavirus è già mutato

Ieri, è stato trovato positivo alla suddetta mutazione un italiano. Lo ha annunciato tramite una nota, il Ministero della Salute: il Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare del Celio, che collabora con l’Istituto Superiore della Sanità, ha sequenziato il genoma del coronavirus contratto dal nostro connazionale. Quest’ultimo e il suo convivente, rientrato negli ultimi giorni dal Regno Unito con un volo, sono in isolamento e hanno seguito, insieme agli altri familiari e ai contatti stretti, tutte le procedure.

Oltre l’Italia, anche altri Paesi europei hanno preso provvedimenti: Olanda, la prima a bloccare i voli per e dalla Gran Bretagna fino all’1 gennaio e il Belgio anche i treni in arrivo via Francia; Austria, Germania e anche Francia e Irlanda che hanno predisposto, al momento per 48 ore, il blocco di treni e aerei. La Spagna, invece, chiede che si formuli una linea di azione unica e coordinata a livello europeo.

 

Rita Bonaccurso

Coronavirus: il punto sulla situazione mondiale

Pandemia Covid-19. Un evento di portata mondiale in rapida e continua evoluzione.

Siamo travolti da notizie dell’ultima ora e dati statistici in aumento.

È difficile avere una precisa comprensione della situazione attuale, in Italia e nel mondo.

Ecco un quadro generale fatto di fonti attendibili e completo di ogni prospettiva.

È necessario ricordare che la dicitura “casi totali” fa riferimento al numero di individui infetti nel corso del tempo, sono pertanto inclusi anche morti e guariti. Il numero di individui che attualmente risultano infetti non è quindi rappresentato dai numeri esorbitanti proposti.

La situazione a casa nostra

Il sito ufficiale del Ministero della salute, al suo ultimo aggiornamento alle ore 18 di ieri, riporta un totale di 86mila casi totali.

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus

Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le regioni più colpite.

I provvedimenti attuati sono quelli contenuti nei Dpcm attuati fin dai primi giorni di Marzo. Ad oggi sono chiuse scuole, università e attività commerciali non di prima necessità. È stato posto il divieto di lasciare la propria abitazione se non per comprovati motivi e muniti di autocertificazione valida. 

L’Italia si era sostituita alla Cina per primato mondiale nel numero dei casi. Tuttavia nelle ultime ore gli Stati Uniti hanno registrato un’impennata di contagi e resta da capire se, dunque, siamo il primo paese al mondo per numero di contagi. In termini di gravità della situazione, invece, la Spagna sembrerebbe versare in condizioni peggiori della nostra.

La situazione in Europa

I casi totali nel territorio europeo sono 200mila, come si evince dall’aggiornamento di questa mattina sulla mappa dell’organizzazione mondiale della sanità.

https://who.maps.arcgis.com/

Su un totale di 53 paesi con casi confermati, la classifica ci vede ancora in testa, seguiti da Spagna e Germania. L’Unione Europea sta lavorando ad una risposta comune a favore dei settori sanitario e socioeconomico per aiutare i membri.

In particolare, l’Unione sta agendo per:

  • garantire il rifornimento di dispositivi di protezione individuale (guanti, mascherine ecc..) e attrezzatura medica
  • istituire un gruppo europeo di esperti sul covid-19
  • assistere gli Stati membri nel rimpatrio dei cittadini rimasti all’estero
  • fornire tutti i finanziamenti necessari
  • creare accordi di condivisione sullo spostamento delle persone fisiche con comprovate necessità nell’obiettivo di garantire l’efficacia delle misure di prevenzione

La situazione in Spagna

Un potente focolaio si sta sviluppando in queste ore nella penisola Iberica producendo un totale di 64mila casi (aggiornamento del 27 marzo, sul sito ufficiale del Ministero della salute spagnolo).

Il governo ha prorogato lo stato di allarme fino all’11 aprile. Oltre ad organizzare i fondi per far fronte ai possibili danni economici, in termini di prevenzione è appena stato adottato il modello italiano.

La situazione in Inghilterra

Sul sito ufficiale del governo inglese il counter dei casi al 27 marzo, giornata di ieri, risulta stare a 14mila in totale.

https://www.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/f94c3c90da5b4e9f9a0b19484dd4bb14

Tra i positivi anche Boris Johnson e il principe Carlo.

La società corre ai ripari, dopo aver sottovalutato il pericolo e ignorato l’avvertimento italiano. Dal 23 marzo è stato attuata la chiusura delle scuole e adesso le limitazioni si fanno più restrittive: uscire solo in caso di vera necessità, esercizi commerciali di beni non essenziali chiusi e sospensione di celebrazioni religiose, ad eccezione dei funerali, con multe da 30 sterline ai trasgressori. 

Con l’aumento dei casi si prevede un perfezionamento di questi provvedimenti.

La situazione del mondo

I dati sulla mappa mondiale dell’OMS, aggiornata alle 18 di ieri, registra un totale di 500mila casi totali – già 614.884 secondo la Johns Hopkins University – e un totale di 23mila morti. 

La situazione in Cina

Attualmente il numero totale di infetti ad oggi è di 3000.

Si tratta di una decisiva diminuzione del contagio e i nuovi ammalati pare non abbiano contratto il virus sul territorio cinese. Si tratta, per la maggior parte, di individui provenienti dall’estero. Si teme, infatti, il contagio di ritorno. 

Wuhan, la città epicentro della malattia, dopo un blocco di oltre due mesi ha ripreso a ricevere i primi treni passeggeri. Tuttavia non è ancora concesso di lasciare la città.

La situazione USA

Gli Stati Uniti hanno visto il virus diffondersi in maniera rapidissima.

85mila casi è il dato riportato ieri dal sito del Center for Disease Control and Prevention, ma per la John Hopkins University il numero ammonterebbe già ad oltre 100.000 casi e nella giornata di oggi si prevede un superamento nei numeri rispetto all’Italia. Gli USA diventeranno il primo paese al mondo nei casi totali. Il presidente Trump ha firmato un piano da 2mila miliardi per l’economia del paese, che già avverte le prime scosse. Inoltre ha provveduto a ordinare una massiccia produzione di respiratori nella città di Detroit.

La Russia

In Russia i casi totali registrati sono poco più di mille.

Per contrastare la diffusione è stata dichiarata come non-lavorativa la settimana dal 28 marzo al 5 aprile. Intanto il presidente Putin ha proclamato la chiusura di tutti i bar e i ristoranti sul territorio del paese.

Quali scenari per l’avvenire?

Nessuno può prevederli, data la poca conoscenza che abbiamo di questo virus.

Dobbiamo accontentarci di semplici intuizioni. I contraccolpi che subirà l’economia e il progressivo peggioramento di Spagna e Stati Uniti sono alla portata della logica.

Attualmente non ci resta che fare tutto il possibile per contenere la diffusione.

L’appello e l’esempio italiano non hanno riscosso molto successo e adesso altri paesi non stanno pagando le conseguenze.

Viviamo in un mondo iper-globalizzato, velocissimo e sempre connesso.

Questo rende le nostre vite ricche di più opportunità e sempre più facili, ma nel momento di un’emergenza può trasformarsi in un incubo.

Ne parlava già il sociologo Beck, quasi 35 anni fa, nel suo “La società del rischio“.

Un mondo interconnesso ha come effetto collaterale una maggiore insicurezza: il problema di uno stato diventa il problema di tutto il pianeta.

Quindi è obsoleto il ragionamento del “curare solo il proprio giardino” e bisognerebbe iniziare a percepirne uno, di grande giardino comune, da curare.

Se l’Italia o la Cina riusciranno a non avere più casi Covid-19 positivi questo non significherebbe in alcun modo che il “nemico invisibile” venga sconfitto.

Finchè tutte le nazioni del mondo non si impegnano seriamente nella prevenzione e nel contenimento la battaglia non potrà dirsi conclusa

Angela Cucinotta

 

Coronavirus in Uk: immunità di gregge e misure sui generis

Grande subbuglio e preoccupata polemica, queste le caratteristiche del clima che si respira in Gran Bretagna per la strategia del Governo di “ritardare” l’impatto del coronavirus evitando le disposizioni drastiche imposte in altri Paesi.

L’esecutivo inglese non minimizza affatto la dimensione di gravità della situazione socio-politica, ma ha comunque deciso di intervenire con modalità diverse.

Il premier Boris Johnson ha avvertito bruscamente le famiglie inglesi di prepararsi a vedere “molti dei loro cari morire prima che sia giunta la loro ora”, e ha detto che:” 10mila persone potrebbero già avere contratto il virus in Gran Bretagna”.

Il bilancio attuale non è severissimo: i morti nel Regno Unito sono 24 e i casi accertati sono quasi 1000.

Le autorità inglesi ammettono di aver eseguito, per il momento, pochi tamponi sulla popolazione, e che la situazione potrebbe rivelarsi molto più drammatica rispetto alle previsoni statistiche ufficiali.

Il Regno Unito, in questo delicato momento, si divide tra il classico fanatismo british da “keep calm and carry on” e tra chi invece critica la mancanza di trasparenza delle capacità reattive delle istituzioni politiche inglesi.

 

Le scuole, le università e gli istituti d’istruzione rimangono aperti, anche in seguito al forte attacco del PM inglese Boris Johnson rivoltosi ad alcuni atenei:

” Dovreste smetterla di adottare misure per vostro conto e seguire le indicazioni del governo e degli esperti.
Vorrei esortare qualsiasi istituto di educazione, scuole, asili, università e college ad attenersi alle indicazioni mediche e scientifiche, non c’è motivo di chiudere gli istituti in questo momento”.

Sono infatti sempre più numerose le università che si ribellano alla presunta mancanza di responsabilità da parte delle autorità britanniche, prima fra tutte la celebre Oxford che ha dichiarato:” Non siamo cavie del Governo”.

Il piano attuale per il contenimento del virus è che sia essenziale sviluppare una presunta immunità nella popolazione in riferimento all’ormai famosa definizione del consigliere scientifico del governo Sir Patrick Vallance di “l’immunità del gregge”.

Affinché si ottenga questa immunità è necessario, paradossalmente, che il 60% della popolazione contragga il Covid-19.

Questa leggerezza politica significherebbe che di una popolazione composta da circa 60 milioni di persone, 36 milioni di cittadini potrebbero contrarre il virus, dunque prevedendo un tasso di mortalità al 3% si rischierebbe di produrre 1,08 milioni di morti.

 

Proteggere gli anziani e i più deboli mentre il resto della popolazione sviluppa “l’immunità di gregge”, lasciandosi contagiare dal virus e sviluppando cosi una  propria immunità.

Pazienza dunque se si tratta di un popolo e non di un gregge è troppo tardi per contenere il virus quindi l’unica mossa da compiere è gestire, aprendo e chiudendo “i rubinetti” del contagio, mentre si tutelano solo i più deboli.

Così appare agli occhi attenti del mondo il ragionamento socio-politico quanto meno bizzarro e “sui-generis” delle istituzioni del Regno Unito.

Tutta l’Europa si augura che la “roulette russa” inglese non aggravi un quadro socio-politico già compromesso da una pandemia senza precedenti che continua a mietere vittime e a mettere in ginocchio la stabilità mondiale.

Antonio Mulone

Harry e Meghan sposi, il matrimonio dell’anno dei reali di Windsor

Risultati immagini per harry e meghanSabato 19 maggio si sono tenute a Windsor le nozze del principe Harry e dell’attrice americana Meghan Markle. Ora sono il duca e la duchessa di Sussex. La neosposa al ricevimento ha indossato un anello appartenuto a Lady Diana: una acquamarina in tinta con il baby blue della suola delle scarpe. Meghan ha così onorato anche la tradizione americana di indossare qualcosa di blu quando ci si sposa. Successivamente l’ex l’attrice ha cambiato abito per la cerimonia, vestendo uno smanicato con taglio all’americana della stilista Stella McCartney.

Questo lieto evento ha proiettato direttamente nel futuro Buckingham Palace; di fatti il royal wedding è stato un mix di tradizione britannica – vedi l’abito bianco della sposa, le damigelle, i voti e l’inno nazionale – ma anche una cerimonia molto diversa da tutte le altre: molti gli elementi della cultura afro-americana – dal coro gospel che ha intonato Stand by me al sermone del vescovo afroamericano Michael Curry ispirato alle parole di Martin Luther King.

Protagonista indiscussa Meghan, la quale ha rotto gli schemi decidendo di entrare in chiesa da sola dopo che il padre ha dovuto rinunciare ad accompagnarla. Le strade attorno al castello di Windsor hanno iniziato a riempirsi dal giorno precedente. Migliaia di persone si sono accampate sui lati del Long Walk per assicurarsi un posto in prima fila (alla fine saranno in centomila). Nella cappella di St. George nel corso della mattinata sono arrivati gli oltre 600 ospiti dei nuovi duchi del Sussex, titolo concesso dalla regina poche ore prima delle nozze. La sposa (come sopracitato) ha fatto il suo ingresso da sola, accompagnata da paggetti e damigelle d’onore. Ad attenderla per gli ultimi passi fino all’altare c’era, come annunciato, il padre dello sposo. Il picco di emozione si è toccato quando gli sposi hanno pronunciato il fatidico sì; il principe Harry, molto tranquillo fino a quel momento, è apparso visibilmente emozionato salvo poi sussurrare a Meghan “sei meravigliosa”.Risultati immagini per harry e meghan

Tanti, inoltre, gli ospiti illustri presenti alla cerimonia, dal famoso calciatore inglese David Beckham con la moglie Victoria, all’attore George Clooney che, con la moglie Amal Alamuddin, è stato bloccato per una decina di minuti fuori dalla sala del ricevimento perchè non riconosciuto dalle guardie; passando anche per Elton John, Serena Williams, James Blunt e molti altri ancora.Risultati immagini per ospiti matrimonio harry e meghan

Tra le innovazioni anche il discorso della nuova duchessa di Sussex, che si è svolto nel corso del secondo ricevimento, per 200 invitati, organizzato dal principe Carlo a Frogmore House. La festa però ha coinvolto tutta la Gran Bretagna. Centinaia di celebrazioni pubbliche si sono svolte in tutte le città, in un Paese diviso sulla Brexit e in preda ai dubbi sul futuro, che per un giorno si è concesso di partecipare a una favola, quella dei suoi principi.

Santoro Mangeruca

We-Solution Ltd. Infermieri nel Regno Unito

infermGiovedì l’agenzia di selezione di figure professionali sanitarie incontra gli studenti Infermieristica, Infermieristica Pediatrica o Ostetricia.

Siete studenti o laureati in Infermieristica, Infermieristica Pediatrica o Ostetricia e sognate di lavorare nel Regno Unito? Segnatevi questa data in agenda, giovedì 7 aprile, giorno in cui l’Aula Magna del Pad F. del Policlinico (ore 9.00), ospiterà l’incontro con la We-Solutions Ltd, agenzia che si occupa di collocamento di figure professionali sanitarie

Work Enforcement Solutions Ltd
Migliaia sono i candidati entrati a far parte del settore sanitario inglese tramite questa società di ricerca e selezione del personale che opera avvalendosi di una squadra di esperti in International Medical Recruitment. LA We-Solutions offre insieme al ricollocamento, un corso specifico di inglese per infermieri, fatto da infermieri per gli infermieri e una serie di servizi volti all'accompagnamento dei ragazzi in un’avventura che li vedrà protagonisti in un altro Paese.

Durante l’incontro i rappresentanti della We-Solutions Ltd presenteranno l’agenzia agli studenti dell’area medica, per poi illustrare tutto ciò che c’è da sapere per intraprendere un’esperienza lavorativa in Gran Bretagna: dal mercato del lavoro inglese, la tassazione, le tipologie contrattuali alle prassi burocratiche tanto temute dai nuovi arrivati come l’iscrizione all’NMC.
Nel dettaglio i punti trattati durante il meeting.
• Presentazione della WE- Solutions Ltd;
• Mercato del lavoro Inglese;
• Trend di crescita fino al 2020;
• Tipologie contrattuali;
• Tassazione;
• Iscrizione all NMC e altre prassi burocratiche;
• Costo della vita;
• Offerte di lavoro.

Le opportunità di inserimento lavorativo, previsto con contratto a tempo indeterminato, sono rivolte ai profili Medico/Sanitari. Per candidarti invia il CV in inglese all’indirizzo j.tarallo@we-solutions.co.uk.
Per consultare il sito della Work Enforcement Solutions Ltd :

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