Ai tempi dell’università (a)Social: Facebook

“Ma io uso di più Facebook… Non ti preoccupare, caro lettore. Arriverà anche il tuo momento, basta che aspetti la prossima settimana.”

 

Ci siamo lasciati la scorsa settimana con questa frase che FINALEDISTAGIONEBYSHONDARHIMESLEVATE, lasciandovi sospesi in un limbo di curiosità incontrollabile (leggi: non gliene frega un c***o a nessuno).

 

Prima di Instagram, prima di Snapchat, prima anche di Twitter ma dopo MSN, Dio ha creato il sole, il mare, il cielo e MARK ZUCKENBERG che, contro il volere del serpente, ha inventato FACEBOOK.

 

TA TA TAAAAAAAN. Il più potente mezzo di tentazione al mondo, è a lui che si devono addebitare tutti i 18 e i 4 degli studenti universitari e non.

 

E tu, sì TU, lettore di UniVersoMe… che tipo di studente sei?

Lo Studente su Facebook:

  • Il condivisore compulsivo di link ‘’amo il mio indirizzo universitario e non parlo d’altro’’

 

Qui, lo scenario è diverso. Ci stiamo spostando sul social che ha fatto di Zuckerberg l’uomo più odiato del pianeta (cazzo ci metti le storie? Coglione. Cazzo mi togli l’elenco di persone attualmente in linea? Crudele)

 

Su Facebook la situazione è un po’ diversa nella forma, ma non nella sostanza. Il Condivisore compulsivo di link, infatti, nella maggior parte dei casi non è esattamente un estimatore di selfie ed autoscatti. Diciamo che potremmo immaginarlo come un ufficio pubblicitario/ufficio stampa del proprio indirizzo di laurea.

 

Condivide con la stessa frequenza in cui un incontinente sente il bisogno di fare pipì (spero di aver azzeccato il paragone). Con una media di 10/15 condivisioni giornaliere, il condivisore compulsivo non perde un colpo.

 

Convegno scientifico da 0,5 CFU? Postato. Colombo è vivo ed ha fondato una nuova Università intitolata ad Amerigo Vespucci? Postato. Gli alieni credono che frequentare l’Università nuoccia gravemente all’equilibrio dell’Universo? Postato.

 

Insomma, più che personale e privato, il suo profilo sembra l’ufficio informazioni…. INUTILI. Nessuna foto in costume a Formentera dunque, solo saggi filosofici e ricerche sull’ultima pubblicazione di Einstein prima di esalare l’ultimo respiro.

 

Un consiglio, amico mio, prova a comprare uno strumento musicale; una TROMBA, magari…

 

  • L’invisibile

Houdini diceva “nella magia il trucco c’è ma non si vede”.

Ecco, l’utente definito ‘’l’invisibile’’ su Facebook, c’è ma non si vede. È iscritto, ha un mucchio di amici, ha messo mi piace a varie pagine, fa parte di vari gruppi… Ma non si vede. Non fa nulla. È una re- interpretazione moderna del fantasma formaggino.

Lui usa Facebook solo per controllare il gruppo universitario del suo anno. Infatti è sempre informatissimo su tutto. Qualche volta fa un giro pure sulla sua home quindi, caratteristica terribile, sa anche cosa fate voi ma voi non sapete cosa fa lui.

Una tantum, pubblica qualcosa. E là scatta la valanga di mi piace. 100, 200, 300 (che il decadente può pubblicare quante poesie struggenti vuole, otterrà solo il mi piace di sua mamma). Anche se il post è su una scimmia su un monociclo su un filo da equilibristi mentre mangia una banana (post al quale metterei mi piace pure io).

E poi scompare. Latita nell’internet.

C’è, ma non si vede.

  • Il decadente

Ve li ricordate, no? D’Annunzio, Pascoli, Pirandello e Svevo. Ognuno con vicissitudini e poetiche strane, con traumi infantili o  problemi col nido o gli uccelli.. Tutti, però,  accomunati da un enorme, immenso, infinito MAL DI VIVERE che Leopardi hai creato dei mostri (e fanculo li dobbiamo pure studiare..)

 

Il decadente è così, ha il mal di vivere e vuole lasciarne indelebile traccia come prima di lui fecero i suoi illustri predecessori sopracitati. E quale mezzo migliore se non il caro diario di Facebook?

 

Il decadente posta e condivide i suoi personali “Mai Na Gioia – University Edition”. Ogni cosa, sulla sua bacheca, racconta della disperazione di un esame andato male, di un pomeriggio di sole passato in casa a studiare, di una multa presa sul tram perché ha lasciato a casa il MAV (so che sapete di cosa sto parlando) “E come lo fa?” Vi starete sicuramente chiedendo.

 

Pubblica canzoni che Lana Del Rey SCELGO TE e frasi che Bukowski dammi un assist per lo stato.

Ragazzi miei belli, non per stroncare le vostre carriere da poeti degli anni duemila e più, ma a noi, che cazzo ce ne importa a noi?

 

 

 

  • Quelli di UniVersoMe

E poi ci siamo noi. Che ci vorreste cancellare un minuto sì e l’altro pure. Che pure io mi cancellerei, pure io mi sto sulle palle. Siamo degli spammatori accaniti. Non solo: siamo pure degli stalker che ogni due e tre vanno nei profili dei colleghi a controllare se è presente la condivisione.

I redattori e referenti del giornale e gallery/social, condividono ogni proprio articolo o post anche 6 volte al giorno. Prima o poi, per stanchezza, lo leggerai o metterai mi piace. Prendiamo le persone per sfinimento.

Gli speakers del canale radio, però, forse sono ancora peggio. Loro condividono tutto, a profusione: il post la mattina delle rubriche, i video delle dirette, il link della puntata, la foto fatta il giorno della puntata con il link del post-della diretta- della puntata.

La cosa peggiore è che siamo almeno 4 al giorno. Quindi bisogna moltiplicare tutte queste condivisione per 4, con rispettivi compagni taggati come se non ci fosse un domani. Un incubo.

Ah, poi arriva il lunedì. Il lunedì non importa che tu sia nell’area grafica, nella redazione, nella radio o sia Valeria Ruggeri: il lunedì si condivide l’editoriale. PUNTO.

E se non lo condividi, via, subito spedito ad Azkaban.

Come minimo.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

Eventi del fine settimana

VENERDÌ 7

  • ATELIER DI SCRITTURA

DOVE: Libreria FioriGialli ecospiritualshop – Via Dei Verdi 38

QUANDO: dalle ore 18:30 alle ore 20:00

COSA: l’Atelier di scrittura è un luogo in cui si gioca e si sperimenra con le parole; è uno spazio aperto a tutti coloro che amano scrivere e non è necessario avere particolare esperianza.

Si rivolge a tutti coloro che coltivano il desiderio di migliorare la forma della scrittura ma anche a chi non ha mai intrapreso la scrittura creativa.

Gli Atelier si articoleranno in 4 incontri (venerdì e lunedì) a tematiche diverse, al costo di €100, mentre per il singolo incomtro è di €30.

Per info e prenotazioni: 090/9432068 – 347/6207866

  • FIRMA COPIA ” VULCANO” CON CLEMENTINO

DOVE: La Feltrinelli Point – Via Ghibellina, 32

QUANDO: dalle ore 14:00 alle ore 16:00

COSA: Clementino firmerà le copie del suo nuovo album “Vulcano”! Acquistane una copia, al modico prezzo di € 14,99 presso la feltrinelle Point e avrai diritto ad un pass per il firma copie con il cantante.

  • IURIS PARTY

DOVE: Cosmopolitan Discoclub – Via Don Blasco

QUANDO: dalle ore 23:00

COSA: I rappresentati degli studenti di Giurisprudenza sono lieti di invitarvi alla festa universitaria più attesa!

In consolle, suoneranno Miko Branca e Dj Alefio accompagnati dalla voce del Profeta.

Le modalità di ingresso ed i prezzi sono le seguenti:

• invito comprensivo di consumazione alcolica €10;

• tavoli con postazione nel privè, bottiglia superalcolico e bottiglia di prosecco €120 con 8 exit .

Gli inviti possono essere acquistati e i tavoli prenotati dai vostri rappresentati o organizzatori di fiducia.

(La direzione si riserva il diritto di selezione all’ingresso)

  • MOSTRA “STREET FLOWERS”

DOVE: Salone degli specchi di Palazzo dei Leoni – Corso Cavour

QUANDO: inaugurazione alle ore 18

COSA: Daniele Falanga è un artista ben consolidato nel panorama dell’ arte contemporanea e i suoi 25 lavori inediti vogliono essere un dono per la sua terra. La mostra è curata da Mosè Previti con la direzione artistica di Marcello Bottari.

  

 

SABATO 8

  • CORSO IN PROGGETTAZIONE INTEGRATA E PARTECIPATA – II EDIZIONE

DOVE: Eira “ Centro di Salute Integrata” – Via geraci 23, Is. 78, Pal.D Angolo Viale San Martino.

QUANDO: dalle ore 9:00

COSA: il corso, accreditato all’ordine degli Assistenti sociali, con il riconoscimento di 25 CFU e la concessione del gratuito patrocinio, fornisce le competenze di base per individuare un metodo di lavoro che consentirà di attraversare le diverse fasi del ciclo di vita del progetto, partendo dal disegno dell’idea iniziale,alla determinazione delle risorse, allo sviluppo per avviarsi poi alla conclusione.

Durata: 5 incontri articolati in lezioni frontali ed esercitazioni pratiche che si svolgeranno dalle 9 alle 14 c.a. e un venerdì dalle 15 alle 19; le date sono: 8 – 21 e 29 Aprile e 13 e 20 Maggio.

Il corso ha un costo di €100 + iva, comprensivo di materiale didattico e rilascio di attestato di frequenza.

  • PULI-AMO IL GIARDINO DI MONTALTO- ATTO IV

DOVE: Santuario della Madonna di montalto – via Dina e Clarenza, 16

QUANDO: dalle ore 9:30

COSA: Proseguono i lavori di pulizia del giardino di Montalto, lo splendido polmone verde del centro della città che domina il colle della Caperrina.

Anche questo quarto intervento vedrà la preziosa collaborazione di ATO3 che metterà a disposizione due scarrabili per il riciclo e la trasformazione del verde in risorsa. Per partecipare all’evento, non è necessario iscriversi ma presentarsi all’ingresso del giardino in data e ora prefissate.

 

  • NIENTE SESSO SIAMO INGLESI

DOVE: Teatro Annibale Maria di Francia – Piazza Spirito Santo, 5

QUANDO: dalle ore 17:30 alle ore 21:00

COSA: una macchina comica perfetta costruita su scambi di battute, campanelli trepidanti, porte rumorose e bizzarri personaggi.

Il costo del biglietto è di €12 euro al botteghino e €10 in prevendita.

Domenica 9

  • CAMMINO DELLO JEDI

DOVE: Via Consolare Pompea

QUANDO: dalle ore 13:00 alle ore 18:00

COSA: workshop di spada laser e tecniche di combattimento ispirato a Starwars.

Costo di € 10  a persona ed indispensabile la prenotazione.

Codice abbigliamento: maglietta nera o a tema Starwars e pantaloni scuri.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

 

Alzheimer, ricerca ne svela la causa

Fresco di appena qualche giorno, lo studio che getta nuova luce sul morbo di Alzheimer è consultabile su Nature Communications – rigorosamente in inglese. Si tratta di un lavoro nostrano condotto da  un gruppo di ricercatori guidati da Marcello D’Amelio, professore di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma.

La demenza di Alzheimer (è il nome del neurologo tedesco che la codificò per primo nel 1907) è una malattia neurologica in cui si verifica un declino cronico – ovvero di lunga durata – e progressivo delle capacità cognitive ed intellettive del paziente. Il sintomo più precoce è la perdita di memoria per gli eventi recenti. Ora, sulla base di queste evidenze cliniche si è sempre ritenuto, fino a qualche giorno fa, che il morbo fosse dovuto ad una degenerazione delle cellule dell’ippocampo, area cerebrale da cui dipendono appunto i meccanismi del ricordo.

Tuttavia la nuova ricerca, condotta anche in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma, vira l’attenzione su un’altra area che si trova a livello del tronco encefalico, specificatamente nel mesencefalo, l’area Tegmentale Ventrale.

Nessun ricercatore aveva finora pensato che potessero essere coinvolte aree diverse  dall’ippocampo nell’insorgenza della patologia.

 “L’area tegmentale ventrale – ha spiegato il professor D’Amelio – non era mai stata approfondita nello studio della malattia di Alzheimer, perché si tratta una parte profonda del sistema nervoso centrale, particolarmente difficile da indagare a livello neuro-radiologico”.

 Era già noto che a questo livello i neuroni fossero responsabili della sintesi di dopamina, neuro-trasmettitore essenziale per alcuni meccanismi di comunicazione tra le cellule nervose. Piuttosto non si sapeva che – come in un effetto domino – la morte delle cellule cerebrali deputate alla produzione di dopamina provocasse il mancato arrivo di questa sostanza nell’ippocampo, causandone il ‘tilt’ che genera la perdita di memoria. Lo studio ha evidenziato proprio questo: la morte progressiva dei soli neuroni dell’area tegmentale ventrale e non di quelli dell’ippocampo, già nelle primissime fasi della malattia.

“Abbiamo verificato – ha chiarito D’Amelio – che l’area tegmentale ventrale rilascia la dopamina anche nel nucleo accumbens, l’area che controlla la gratificazione e i disturbi dell’umore, garantendone il buon funzionamento. Per cui, con la degenerazione dei neuroni che producono dopamina, aumenta anche il rischio di andare incontro a progressiva perdita di iniziativa, indice di un’alterazione patologica dell’umore”.

Questi risultati confermano le osservazioni cliniche secondo cui, fin dalle primissime fasi di sviluppo dell’Alzheimer, accanto agli episodi di perdita di memoria i pazienti riferiscono un calo nell’interesse per le attività della vita, mancanza di appetito e del desiderio di prendersi cura di sé, fino ad arrivare alla depressione.

“Il prossimo passo – ha aggiunto il docente che ha coordinato tutta la sperimentazione – dovrà essere la messa a punto di tecniche neuro-radiologiche più efficaci, in grado di farci accedere ai segreti custoditi nell’area tegmentale ventrale, per scoprirne i meccanismi di funzionamento e degenerazione. Inoltre, i risultati ottenuti suggeriscono di non sottovalutare i fenomeni depressivi nella diagnosi di Alzheimer, perché potrebbero andare di pari passo con la perdita della memoria. Infine, poiché anche il Parkinson è causato dalla morte dei neuroni che producono la dopamina, è possibile immaginare che le strategie terapeutiche future per entrambe le malattie potranno concentrarsi su un obiettivo comune: impedire in modo ‘selettivo’ la morte di questi neuroni”.

Sono, pertanto, molteplici le prospettive schiuse da questo studio che ci avvicina ad aggiungere un tassello rilevante nella comprensione di questa malattia e, quindi, alla  conseguente possibilità di trovarne una cura.

Ivana Bringheli

 

CUS fermo al palo

Non va oltre lo 0-0 un buon Cus Unime in una delle trasferte più impegnative del campionato di Terza Categoria di Messina. Dinnanzi a una calorosa cornice di pubblico, a Gaggi (ME), alle 16,00 di sabato 1 aprile, il Sig. Garzo dà il via alla diciottesima giornata che vede affrontarsi Kaggi e Cus Unime.

Primo tempo: primi 45 minuti caratterizzati da tanta intensità a centrocampo ed equilibrio. Entrambe le compagini appaiono concentrate e determinate nell’attenzione sin dall’inizio. Il Kaggi prova a fare qualcosa in più del Cus Unime nella prima mezz’ora, ma senza mai riuscire a impensierire alcuna volta l’estremo difensore ospite. Nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione di gara il Cus va vicino al vantaggio prima con Vinci che viene fermato sul più bello negli ultimi dieci metri dopo una prodigiosa serpentina e poi con Papale su punizione dal limite, ma la palla termina fuori, per pochi centimetri sopra la traversa.

Secondo tempo: il copione non cambia, anzi è praticamente lo stesso. Il Cus detta i tempi di gioco e il Kaggi prova qualche ripartenza, ma nessuna delle due squadre riesce a concretizzare le azioni create, merito soprattutto di un’elevata attenzione dei reparti difensivi.

Tuttavia il Cus ha da rammaricare con la sfortuna le più nitide occasioni; ci prova prima Creazzo dalla sinistra, ma il suo mancino viene salvato sulla linea da un difensore del Kaggi con un colpo di testa quasi d’istinto. La più grande palla-gol della partita capita sul destro di Di Bella, il bomber universitario, infatti, si procura un interessante calcio di punizione ai limiti dell’area di rigore avversaria e s’incarica lui stesso della battuta, ma il suo missile terra-aria centra in pieno il palo per poi spegnersi sul fondo.

Dopo le rituali sostituzioni e 4 minuti di recupero, arriva il triplice fischio arbitrale. Un pari che non serve a nessuna delle due squadre, ma che forse è il risultato più giusto.

Importante prova di carattere della squadra di Mister Smedile, che in qualche modo ha ben figurato dopo lo scivolone interno dello scorso match. Questa volta a mancare è stata la fortuna e non la prestazione dei giocatori in campo.

Così il Cus muove leggermente la classifica nelle zone alte della classifica, visto che tutte le altre squadre che stanno in testa non hanno disputato le rispettive gare a causa dell’impraticabilità dei terreni di gioco vittime del maltempo.

Domenica prossima, al Bonanno, alle ore 12,00, il Cus Unime ospiterà lo Stromboli, ultima partita prima della lunga sosta di tre settimane.

FORMAZIONE CUS (4-5-1): 1 Zito; 2 Rodà, 4 Iacopino, 5 Monterosso, 3 Insana; 11 Papale, 7 Vinci, 6 Fiorello, 8 Lombardo, 10 Creazzo; 9 Di Bella.

Panchina: 12 Faranda, 13 Costa, 14 Smedile, 15 Cardella, 16 Tiano, 17 Oliva, 18 Russo.

Allenatore: Smedile.

CLASSIFICA:

Ludica Lipari* 34

Cus Unime 33

Sc Sicilia* 33

Real Zancle 33

Arci Grazia 31

Fasport 29

Kaggi 25

Casalvecchio* 24

Stromboli* 23

Città di Antillo 13

Cariddi* 11

Malfa* 10

*una partita in meno

PAGELLE:

Zito 6: Dalle sue parti circolano pochi pericoli, quei palloni che arrivano nel suo territorio li disinnesca senza grossi problemi. Giornata tutto sommato tranquilla nella quale si fa notare per degli occhiali da vista bizzarri. RAY CHARLES

Roda 6: Il solito GMR che gioca senza fronzoli. Dalle sue parti si soffre poco ma difficilmente riparte l’azione in maniera pulita. Leggermente appannato nella ripresa dove soffre leggermente di più ma nel compenso una prestazione sufficiente. SOLDATINO

Iacopino 6.5: Non la sua migliore prestazione e ad essere sinceri qualche buco lo fa anche, ma giocare con una caviglia delle dimensioni di una noce di cocco è un alibi più che sacrosanta. SURVIVOR

Monterosso 7: Migliore in campo in assoluto, gioca con ordine al centro della difesa sbagliando praticamente nulla. Forse siamo arrivati ad una certezza, il suo nuovo ruolo è quello di libero vecchio stampo. BEPPE BERGOMI

Insana 6.5: Un moto perpetuo a sinistra. A inizio partita il mister gli raccomanda di contenere gli avversari dal suo lato e Pipo non se lo fa dire due volte. Tutti gli attacchi avversari si sbattono contro un muro, talvolta potrebbe osare anche di più in sovrapposizione ma per il resto una partita da incorniciare. PICCOLO GRANDE PIPO

Creazzo 6+:Grande, grandissima corsa ma talvolta un po confusionario. Nel primo tempo è sicuramente il più pericoloso del Cus con le sue sgroppate che mettono in apprensione la retroguardia avversaria. In riserva nella ripresa dove commette qualche errore prima del cambio. STREMATO

Papale 5.5: Per caratteristiche potrebbe essere un’arma devastante, anche grazie alle praterie che i suoi avversari lasciano sulla sua corsia. Papo però si limita al compitino quando forse avrebbe potuto osare un po’ di più. Alterna momenti in cui sembra in partita ad altri in cui scompare. SVOGLIATO

Fiorello 6.5: Dopo uno stop di tanti mesi, rieccolo al centro del campo. Paga ogni tanto la condizione fisica approssimativa, commettendo qualche errore (anche gravi) di lucidità ma è quello che dà ordine in mezzo al campo in un primo tempo in cui il Cus sembra padrone. Crollo giustificato nella ripresa prima del cambio. BENTORNATO APU

Lombardo 6-: Gioca un buonissimo primo tempo, con spunti interessanti quando si fa vedere tra le linee. Pecca di cattiveria negli ultimi 20 metri con qualche tiro degno dello 0-0 finale. Anche per lui crollo fisico nella ripresa. PIEDI DI BAMBOLA

Vinci 6.5: Anche per lui rientro dopo uno stop forzato. Primo tempo di ottimo livello con inserimenti costanti e grande grinta. Poco cattivo sotto porta in una circostanza che poteva dare il vantaggio ai cussini. Nonostante il calo fisico comprensibile è tra i pochi che conferma la buona prestazione nel secondo tempo. BENTORNATO MANU

Di Bella 6.5: Atteso a Gaggi come il tacchino nel giorno del ringraziamento, Fafo disputa una partita coraggiosa. Picchiato dal primo minuto, non si risparmia mai ed è sempre pronto a dettare il passaggio ai compagni nonostante i continui falli dei centrali difensivi. Grida vendetta quel palo preso su punizione che avrebbe ammutolito tutta Gaggi. NO FEAR

Tiano 6-: Sostituisce Fiorello ma fatica a trovare la posizione in campo con conseguente sofferenza in fase di non possesso. Periodo un po’ di appannamento, ha bisogno di ritrovare un pizzico di tranquillità. CICLO MESTRUALE

Oliva 6: Entrato forse troppo tardi per dare una mano a Fausto lì davanti, non incide come dovrebbe e non riesce a dare la scossa sperata.

Mister Smedile 6: Le idee ci sono ma un po’ la sfortuna (vedi forfait di Iamonte) e un po’ la settimana storta, finiscono per portare un pareggio a casa che sa più di beffa. TARANTOLATO

Mirko Burrascano 

Eppur si smuove…

Dopo quasi dieci anni, alla Casa dello Studente partiranno i lavori di adeguamento alle normative post terremoto dell’Aquila, che ne avevano decretato la chiusura nel 2008. Non appena terminate le festività pasquali, il presidente dell’ERSU Messina Fabio D’amore incontrerà gli operai a cui sono stati assegnati i lavori. Si stima che questi porteranno a termine la messa in sicurezza e l’adeguamento in 8 mesi.

Nella centralissima via Cesare Battisti, ad appena 350 metri dalla facoltà di Giurisprudenza, si erge la Casa dello Studente, una struttura di quattro piani che conta 240 posti letto ripartiti in 120 stanze doppie. Nel 1927 il Comune di Messina delibera e concede all’Università il terreno della Maddalena per la costruzione di un dormitorio universitario. L’ingegnere Salvadore, per conto del Rettore Rizzo, in pochi anni progetta e costruisce una struttura di tre piani sul terreno dove prima sorgeva l’Orto della Maddalena, luogo di interesse storico nei moti antiborbonici.

S.A.R. il Duca di Genova alla casa dello studente con i “Goliardi”

Visitata anche da Sua Altezza reale il Duca di Genova nel 1939, la Casa dello Studente diviene punto di aggregazione del corpo studentesco, e negli anni oltre i comuni lavori di ristrutturazione, si contano anche importanti ammodernamenti. Nel 1973 viene ristruttura tutta la casa, costruito il 3° piano aggiunti altri posti letto, biblioteca, sala per riunioni e due nuove mense efficienti e moderne. Il Rettore era Pugliatti e pensando sempre agli studenti, specialmente ai fuori sede, si utilizzano alcune delle stanze per creare un Centro Medico completo di laboratori di analisi cliniche, di oculistica, di radiografia e di medicina generale, con medici della facoltà di medicina. Questi servizi, gratuiti per tutti gli studenti, furono affidati al Prof. Diego Cuzzocrea, che ne fu il Direttore per anni.

 

Purtroppo negli anni questi fasti vanno scemando fino alla chiusura nel 2008 per inagibilità, passando per i traffici illeciti segnalati nelle dichiarazioni riportate dal procuratore Croce nella sua relazione sull’andamento del fenomeno mafioso a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90, secondo cui la Casa dello Studente di Messina veniva utilizzata come deposito dalle associazioni mafiose e «la pistola era cosa normale come la penna stilografica».

 

Dunque chiusa dal 2008, potrebbe tornare ad aprire nei primi mesi del 2018. Con il denaro recuperato saranno anche acquistati gli arredi interni andati distrutti in questi anni. Insomma, nel dormitorio dove molti volevano collocare il secondo Palagiustizia, c’è stata anche una lunga occupazione da parte del Collettivo Unime e del Teatro Pinelli occupato, i cui effetti sugli interni della struttura sollevarono non poche polemiche.

“Che questa possa essere la volta buona”, forse l’unico auspicio che come studenti siamo portati a dire, in un momento in cui più che mai si riscontra quel bisogno di sentirsi presi in considerazione nella realtà locale. Una realtà questa che troppo spesso emargina coloro i quali, destreggiandosi tra un esame e l’altro, sperano un giorno di affermarsi come professionisti e classe dirigente di questa ed altre città.

Foto crimea-sicilia.it

Alessio Gugliotta

Alfano in visita all’UniMe: “Il governo abbatterà le tasse universitarie”

Si è svolto presso l’Aula Magna del Rettorato l’incontro intitolato “60 anni di Europa con un futuro da disegnare”, organizzato dall’Università degli Studi di Messina in occasione delle celebrazioni per 60° anniversario dei Trattati di Roma ed a cui ha partecipato anche il Ministro agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano….

….E pure voi che ci credete. Buon pesce d’aprile dalla redazione di UniVersoMe.

Ai tempi dell’università (a)Social: Instagram.

Sicura è solo la morte, diceva mia nonna. Cara nonnina, se tu ci fossi ora penseresti che siamo degli imbecilli (già lo pensavi all’epoca di MSN, quindi figurati).

Sicura è solo la morte… E gli studenti che procrastinano le loro giornate sui social. Quelli sono sicuri forse più dell’amica friz, là.

E qua subentriamo noi. In un momento di intesa riflessione shakespeariana, essere o non essere, dormire o non dormire, mangiare o mangiare fino a scoppiare, ci siamo chieste…

Facebook o Instagram? Questo è il problema.

Un problema davvero esistenziale (si vede che non ne abbiamo tanti di problemi, no?). Beh, guardiamo in faccia la realtà: è così.

Le nostre giornate di studio oscillano tra momenti di noia e dolore, con piccoli picchi di ‘’questa la pubblico su Instagram o su Facebook?’’

E, quindi, la vera domanda è: e TU, si tu, lettore di UniVersoMe… Che studente sei?

 

Lo Studente su Instagram:

  • L’instagrammer ‘’Solo Nature Morte’’

Questa è una delle categorie più atroci che descriveremo.

L’instagrammer “solo nature morte” vive in diretta streaming manco fosse al Grande Fratello speciale Università. Il suo profilo instagram è costantemente aggiornato; Foto, foto, foto e ancora foto ovunque e comunque. Se vi dicessi che il soggetto in questione vive costantemente con lo smartphone in mano, sarei banale (chi di noi non lo fa, dai.. su)

La sua particolarità, però, è quella di tenere sempre attiva la fotocamera. La mattina si sveglia? Foto del libro accanto alla tazza di premuta d’arancia. SCATTATO E POSTATO. Deve dare un esame? Foto del prima e del dopo al libretto (Anche qui… Scattato e Postato) Arriva in facoltà? Foto di sedie, banchi, penne, matite, cattedra e professore.. #LessonTime.

Si, perché gli hashtag sono forse la parte peggiore. Rigorosamente in inglese giusto per sentirsi un po’ più vicini ai colleghi di Oxford, che poi vorrei proprio vederlo uno che ad Oxford utilizza un hashtag del genere (Amici di Oxford vi lanciamo una sfida. Tutti con l’hashtag #ItaliansDoItBetter)

Il posto preferito degli Instagrammer “solo nature morte”? Senza dubbio le biblioteche, il miglior punto di ritrovo per gli scatti da 30 e lode.

  • L’influencer instastories compulsivo

Dai, ammettiamolo: a chi di noi non è piaciuta l’idea delle InstaStories? Quando MARK ZUCKENBERG, sempre il solito simpaticone, ha aggiornato l’app ha fatto un passo in avanti verso la nostra completa rovina (sono quasi sicura che faccia parte di un complotto internazionale per lavarci il cervello a tutti).

 

Da quel momento le persone si sono divise: chi ha continuato a postare in tranquillità e chi ha iniziato ad avere l’InstaStory compulsiva.

E qua entriamo in gioco noi studenti: similmente all’amichetto del punto 1, lo studente ossessionato dalle InstaStories mostra ogni singolo minuto della sua giornata di studio.

Autoproclamandosi regina delle celebrità (no bella, no magnifica MA senza pietà per noialtri), lo studente influencer ci rende perennemente aggiornati dei suoi spostamenti.

 

Non solo: fa l’update come le app. Si aggiorna. Prima erano solo video o foto di lui a lezione/mentre studia/ in biblioteca/ #pausacacca! Poi sono subentrati gli effetti. E i Boomerang. E i video da lontano che tanto c’è l’opzione senza mani (manco fossimo alle giostre). E gli adesivi. E gli adesivi con la posizione. E gli adesivi con l’orario. MA BASTA MARK TI PREGO ABBI PIETA’.

 

Speriamo solo che le sue conoscenze non si eliminino dopo 24h come le sue amate storie, sennò mi sa che finisce a #18&sto.

  • Il Chiara Ferragni dei Poveri

Ah meraviglia. Loro non sono studenti, sono degli sculati. VE LO GIURO. Sono i nostri Chiara Ferragni: viaggiano, ogni notte fanno serata, si rilassano con lo shopping e #Sushino?, che non guasta mai.

 

Che tu guardi i loro post e ti chiedi: MA COME CAZZO FAI, AMICO?

Sui loro profili l’università non è esistente, zero. Solo nuovi outfit, nuovi piatti, nuovi luoghi con #landascape da sogno. Ma PERCHE’?

 

Eppure studiano, vengono a lezione. Come lo sai? Perché LI VEDI. Cavolo, sempre abbronzati e rilassati, pronti per il prossimo hashtag, mentre tu fai schifo e ti sei ridotto come un verme insonne che dalla vita non ha niente.

 

ChiarE Ferragni: vogliamo sapere il vostro segreto. VI PREGHIAMO. Rendereste la nostra vita migliore.

 

  • L’incoerente

Avete presente quello che “no, le Nike le odio”, e poi le compra. “No, io a quella festa? Mai” e poi ci va. “No, io con quella non ci uscirei mai” e poi ci si fidanza (vabbè, diciamo che questo nei film succede tipo sempre)

 

L’incoerente è incoerente sempre, ma anche e soprattutto sui social. Odia e percula tutti quelli che ne fanno un utilizzo spropositato “Compà, cazzo ti posti?”. Finge di essere completamente disinteressato all’universo di like e commenti, si perché FINGE.

 

Prova particolare ribrezzo per coloro i quali sputtanano l’#UniversityLife su Instagram. Ma, ve l’ho già detto… FINGONO, FINGONO SEMPRE.

Con un po’ di attenzione riuscirete a scovare la loro reale ma segreta passione.

 

L’incoerente ha iniziato a seguire Università degli Studi di Messina, UniVersoMe, Vita Universitaria e Lo Studente Modello (con tutte foto di studenti a petto nudo in passerella) L’incoerente ha messo “mi piace” a una foto di Pietro Navarra. Ha lasciato un commento su una foto di “Studenti Disperati”… “Chi non si dispera non piglia CFU” ha scritto…

 

Poi si laurea e… Corone d’alloro, tesi di laurea, torte, champagne e regali. #AdMaiora. No… #AdFanculo.

 

“Ma io uso di più Facebook”… Non ti preoccupare, caro lettore. Arriverà anche il tuo momento, basta che aspetti la prossima settimana.

@elegram18  ( Elena Anna Andronico)

@vanemuna ( Vanessa Munaò)

Al via la Scuola di Liberalismo

Oggi si è svolta la  conferenza stampa nella Sala Senato dell’Ateneo per la presentazione della Scuola di Liberalismo Fondazione Einaudi, un corso di formazione politica e culturale organizzato in collaborazione con Unime, giunto all’ottava edizione.
Il corso si svolgerà presso l’Aula Magna dell’ex Facoltà di Economia e sarà diretto e coordinato dai professori Giuseppe Gembillo e Pippo Rao, rispettivamente direttore scientifico e generale della Scuola di Messina.
In totale sono state previste 18 lezioni, da due ore ciascuna, articolate nel periodo compreso fra aprile e giugno. Relazioneranno sia docenti interni che ospiti esterni.
Il 3 aprile il primo appuntamento.
La Scuola, presieduta dal prof. Giuseppe Benedetto, è sorta a Roma nel 1988 e ha finora svolto la sua attività in quattordici città d’Italia, tra cui appunto Messina.
Le finalità del corso annuale sono state presentate dal prof. Gembillo: “L’obiettivo è quello di offrire ai giovani ciò che possiamo considerare il vanto della cultura occidentale, ovvero il liberalismo, erede della democrazia ateniese, della filosofia della ragione, dei valori tradizionali, dell’etica cristiana, dei principi del diritto romano in cui il cittadino è inviolabile”.
Il professor Pippo Rao, il quale ha evidenziato la collaborazione e il patrocinio, oltre che dell’Università di Messina, della Fondazione Bonino-Pulejo e di sei ordini professionali.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il Responsabile delle Relazioni Istituzionali della Fondazione Einaudi, Edoardo Milio, sottolineando “la soddisfazione per la risposta incisiva delle istituzioni in merito all’iniziativa”.
Le lezioni si svolgeranno il lunedì e il giovedì dalle ore 17 alle 19. Sono incontri destinati a tutto il territorio.
Chiunque vorrà iscriversi potrà farlo scrivendo a www.scuoladiliberalismofle.it.
La formalizzazione e il versamento del contributo per le spese (€ 30, comprensivi del libro degli appunti delle Scuole precedenti) avverranno alla prima lezione utile.
Gli iscritti, che abbiano seguito almeno 12 lezioni, riceveranno l’attestato di frequenza e i crediti formativi stabiliti dai Dipartimenti Universitari e dagli Ordini Professionali.
I partecipanti di età inferiore ai 32 anni potranno, inoltre, concorrere a 3 borse-premio messe in palio da vari enti. La prima, intitolata a Paolo Magaudda, del valore di € 500, offerta dalla Fondazione Luigi Einaudi; la seconda, del valore di € 500, stanziata dall’Ordine dei Notai di Messina; la terza, di € 500, concessa dal Coordinamento messinese della Fondazione Luigi Einaudi.

 

Arianna De Arcangelis

Plantix trionfa agli Innovation Awards, è l’app che può curare le piante

L’idea appartiene al team di ricercatori dell’Università della Bassa Sassonia. Plantix nasce e viene sviluppata con l’obiettivo di supportare gli agricoltori: può essere utilizzata sia dai professionisti interessati ad incrementare le loro prestazioni che dai semplici appassionati alla cura dell’orto.

L’app è dotata di una banca dati attualmente costituita da oltre 100mila foto di piante. Agli utenti di Plantix non resta che scattare e inoltrare le foto delle proprie piante. Compiuto questo passo, sarà la stessa applicazione a confrontare l’immagine appena ricevuta con quelle già acquisite e quindi a indicare i corretti accorgimenti per curare il raccolto. Tutto questo grazie agli algoritmi del machine learning che consentono al sistema di aggiornarsi in base alle informazioni che ottiene.

Simone Stray, CEO della startup proprietaria di Plantix, ha precisato come l’utilizzo dell’applicazione può salvare fino al 30% del raccolto perso in media ogni 12 mesi a causa dei batteri o dei parassiti che fanno ammalare le piante. Stray l’ha definita come una piccola enciclopedia tascabile, consultabile velocemente attraverso lo smartphone,  in grado di elargire informazioni che gli esperti o consulenti del settore fanno pagare a caro prezzo.

L’innovazione giudicata come il miglior progetto emergente del CeBIT 2017, tenutasi ad Hannover, è al momento disponibile in Germania, Austria e Scandinavia per Android (4.0 e superiori), mentre è in fase di sperimentazione in Brasile e in India.

Francesco Lazzarano

Mi sento un po’ l’apprendista stregone

E’ dura, non è semplice. Avere 21 anni, intendo. Gli acciacchi si fanno sentire, non riesco più a giocare due partite di calcetto nella stessa settimana, se starnutisco 4 volte di fila già mi vedo protagonista del prossimo funerale dentro la chiesa di San Luca e se salgo gli scalini a due a due mi ci vuole un trapianto di cuore arrivato in cima (e si parla di superare un piano). Non ho l’età, potrei dire, ma non la sento neanche addosso. Studio, ed a volte lavoro, e già mi basta per arrivare ko al venerdì, per poi passare un weekend da brivido tra tisana al finocchio (anche allo zenzero se mi sento ispirato) e biscotti pronto per una carrellata davanti Netflix.

Anche se a dire il vero, così vecchio non sono mai stato, o meglio, non mi ci sono mai sentito ai tempi della scuola, per intenderci, quando credevo che avere 20 anni e seguenti, anche avere 18 anni per dirla tutta, significasse una sola cosa: indipendenza economica. Si ero uno di quelli che appena terminato il liceo si vedeva con il portafogli non dico gonfio ma comunque mediamente pieno, capace di gestire le spese e magari ricamarci anche sopra. Quando ero adolescente mi chiedevo come fosse possibile che amici di 19, 20 o più anni prendessero uno stipendio di 500 o 600 euro e arrivassero a dire “non mi è rimasto un soldo sto mese”. Conseguito il diploma presi di faccia la realtà, nel senso, proprio sul muso. Per iscrivermi all’università la mia famiglia strinse la cinghia per pagare iscrizione, tasse e libri. Decisi quindi di dare una mano e risposi ad un annuncio. “Cercasi apprendista in azienda di smistamento prodotti farmaceutici per controllo ordini”, in sostanza, volevano qualcuno che spuntasse la lista di controllo di ogni carico di medicine arrivato in città per portarli poi nei vari esercizi. Mandato il mio curriculum ricevetti secca una risposta “cerchiamo un’apprendista ma vorremmo avesse almeno fatto una minima esperienza”.

Certo, “cercasi auto massimo km 150.000 però la volevamo più bassa di 150.000 quindi la tua non me la compro”, ma allora che scrivi 150.000 km? Presi atto del tutto e cominciai a studiare all’università per poi finire a lavorare nel campo in cui mi sentivo più a mio agio: il giornalismo. Era facile. “Vorrei scrivere per voi”, si, e la paga? “Non posso retribuirti se non hai il tesserino”. Tu volere cammello? E allora ti tocca lavorare sodo, gratis, per poi essere assunto, per poi essere pagato poco e poi continuare a pagare tu per prendere un altro tesserino, per diventare professionista e proporti ai giornali per una retribuzione sana che al mercato mio padre comprò. Il giornalismo diventò un hobby e passai a fare il blogger per un sito che pagava “a provvigione”: più visualizzazioni più soldi, ma senza un minimo di 12000 occhi puntati sul mio articolo, non scattava il pagamento. Iniziai, non avevo niente da perdere, ma non sbarcai mai effettivamente, riuscivo a fare bei numeri, ma per la misera paga di 1,50 € al mese, vista la concorrenza. Lavorai anche per un sito dove era possibile mettere in vendita ciò che si scriveva ma dove non vi era pubblicità (toccava informare gli acquirenti attraverso messaggi privati) ed i diritti d’autore sparivano nel momento in cui tutto veniva messo online: io scrivo per te, tu lo compri, ci metti il tuo nome e mi paghi. Anche lì, per le difficoltà di gestione (avevo 19 anni), non si cavava un ragno dal buco.

Arrivato a 20 anni mi capitò addirittura, lungo il cammino, di vendere entrate nelle discoteche ma a Messina, specialmente, tutti PR, dj, fotografi e modelle, quindi capite quanto il campo economico fosse già pieno di avventori. Rimediavo il mio pass, qualche drink ma finiva lì. Ho anche indossato le cuffie di un call center ma anche qui si, c’è un fisso, ma senza vendere almeno un tot di contratti telefonici non c’è lo stipendio, e già far spendere un euro alle persone è complicato, figuriamoci proporre pacchetti da 10 o 15 € per le schede telefoniche. Quest’estate ho iniziato a lavorare per un ditta di trasporti, un impiego massacrante visto il caldo torrido di luglio, ma per fortuna mediamente remunerativo, l’intesa poi terminò per tagli al personale, nonostante la paga non fosse chissà cosa (a due cifre ed uno 0, e no, la mezza piotta non la si raggiungeva). Sono poi finito a fare il cameriere ma anche lì, tra impegni universitari ed altri impieghi finì per mollare, o meglio, finì per essere costretto a mollare. I curriculum che ho inviato non li ho più contati, ma la risposta non è mai stata tanto differente da quella sopra. “Cercavamo una figura come lei, se solo avesse avuto più esperienza”, “Purtroppo cerchiamo qualcuno da formare ma che già sia un po’ formato, mi spiego? (no fratello stai a pezzi)” e via dicendo. La verità è che Messina in particolar modo, ma in generale questo paese, non è affatto un paese per giovani, i fratelli Coen qui avrebbero avuto qualche problema con il titolo del loro film (chi capisce la citazione è evidentemente disoccupato perché ha tempo di guardare film tipo all day all night).

E allora che ho fatto, niente, mi sono adattato, sto facendo la mia esperienza: con 37 di febbre sono ko, al quarto starnuto mi si stacca il bypass, prendo l’ascensore per fare un piano, le partite di calcetto le commento da fuori il prato e, soprattutto, se cerco di costruirmi un curriculum mi viene risposto che sono troppo giovane. Ho deciso, comincio a fare esperienza così, diventando vecchio, stando sul divano, rimanendo ad invecchiare in una nazione che su di me non ci ha scommesso mai, che su di voi non ci ha scommesso mai, che ci rinchiude in bandi che richiedono peculiarità che non tutti possono avere (perché non tutti possono permettersele) o che ci vuole attivi ma a provvigione, che ci vuole apprendisti ma con esperienza. Non so voi, ma io l’unico apprendista a cui somiglio è l’apprendista stregone, tanto spaventato da ciò che può fare che è sempre convinto che non sia abbastanza e, per questo, rinuncia a tutto, muove le scope a caso e spera che qualcosa accada. Vi lascio, che a 21 anni stare troppo al computer mi fa bruciare gli occhi da morire.

Claudio Panebianco