Indiegeno fest: free days e il secret artist inaspettato

Dopo il 4 agosto l’Indiegeno fest ha proseguito, continuando a intrattenere il pubblico. Il centro storico di Patti si è illuminato durante la giornata del 6 agosto. A partire dalle ore 21 si sono esibiti vari gruppi e cantautori per poi dare spazio al primo nome: Mustrow.

Romano con un’energia da vendere, presenta influenze blues mescolate a un alternative rock degli anni 90. Coinvolgente, si muove continuamente fino a sdraiarsi sul palco. Dimostra una potenza vocale non indifferente, ma ha ricevuto scarsa partecipazione del pubblico che forse non era pronto a farsi coinvolgere.

Successivamente tocca a Black Snake Moan. Capellone romano sullo stile hippie, meno coinvolgente rispetto al primo ma un ottimo musicista. Suona contemporaneamente chitarra insieme a grancassa e charleston, presenta un suono fortemente americano con sonorità desertiche e psych.

Infine l’atteso e amato artista palermitano Alessio Bondì, il quale fa aumentare le presenze e il coinvolgimento. La serata ci dice che siamo ancora un popolo che tiene alla propria cultura e difficilmente si lascia trasportare da un genere straniero.

Il giorno successivo, il 7 agosto a partire dalle ore 19, è il momento tanto atteso del Secret Artist e le aspettative sono alte. Si parla di Max Gazzè, altri dicono di aver visto Albano. Ma nessuno si aspettava l’entrata di Luca Barbarossa che lascia il pubblico dopo un’ora di concerto. Nonostante ciò, si registrano moltissime presenze anche per la suggestiva ambientazione dei laghetti di Marinello.

Foto e articolo a cura di Marina Fulco

 

Fulminacci e la nuova era del cantautorato – intervista per UniVersoMe

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Fulminacci, nome d’arte di Filippo Uttinacci, è entrato a gamba tesa nella scena indie-pop – genere ridefinito come it-pop – con il suo primo album “La Vita Veramente”, rilasciato nell’aprile 2019 sotto la label Maciste Dischi. È definito da rockol.it la luce in fondo al tunnel del cantautorato italiano. Ed effettivamente anche per noi di UniVersoMe è così.

Da sinistra: Antonio, Fulminacci, Giulia – Indiegeno Fest 2019

Classe 1997, romano doc, non dimostra affatto la giovane età. I suoi testi e la sua musica godono di una piacevole complessità stilistica, che non lo allontana dal pop, ma ne aumenta la ricchezza. Ci ha rapiti sin dalle prime note ascoltate quando ha pubblicato i due singoli “Borghese in Borghese” e “La Vita Veramente” ma il disco ha sorpreso tutti per la grande varietà stilistica (lui stesso definisce l’album quasi “schizofrenico”) presente in esso: ogni brano sembra a se stante ma al contempo coerente perchè sincero. La poesia è tanta, l’emozione che riesce a trasmettere, dal palco soprattutto, anche. Siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con lui all’Indiegeno Fest, che lo ha visto sul palco il 2 agosto insieme a Clavdio, i Canova e Franco126. 

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Cos’è che ti ha spinto, ad un certo punto, a buttarti nel mondo della musica? O meglio, qual è stata quella miccia che ha acceso in te la voglia di iniziare, di incidere la prima canzone?

Fondamentalmente il fatto di stare parecchio da solo in determinati periodi. Questo mi ha invogliato molto a scrivere, di “dire” quello che non dici. Poi piano piano ho superato anche il problema della timidezza e quindi ho iniziato a far sentire ciò che avevo scritto. Mi sono sfogato, nei confronti di me stesso principalmente.

E come nasce, poi, il brano finale?

Scrivo io stesso l’arrangiamento. Registro qualche prova e poi lavoro con due produttori, Federico Nardelli e Giordano Colombo. Con loro, in studio, mettiamo a punto il brano e viene tutto fantastico.

Sei molto giovane e siamo certi che di strada ne farai, e tanta. Cosa vedi nel tuo domani?

Non so cosa vedo, ma so cosa voglio. E ciò che voglio è fare sempre musica onesta e sincera, perché solo quando quel che si canta viene da dentro, sarà sicuramente musica bella e potrà funzionare. Più che altro io mi sentirò fedele al mio rapporto con la musica e con il pubblico. 

Che dire, il down che ci ha colpiti negli ultimi anni si è ripreso proprio nel decennio duemila – duemiladieci “sfornando” un artista di altri tempi, che con la sua chitarra accarezza le speranze di un animo vintage. 

E se ancora non lo conoscete, cliccate qui:

 

 

 

Giulia Greco, Antonio Nuccio