Quando muore davvero un eroe?

Quasi ogni eroe che sia mai apparso sulle pagine di un fumetto ha incontrato il suo fato ultimo. Che sia per il decorso di una malattia, o per la lotta contro un acerrimo nemico, o per un eroico sacrificio. Ma qual è davvero il significato di queste morti? Perché alcune restano ancora nella storia della letteratura a fumetti e molte altre vengono spesso derise dai lettori? Cercando una risposta a questa domanda, riguardiamo assieme come è nato il concetto di morte nei fumetti supereroistici e perché siamo oggi qui a parlarne.

Tavola dal fumetto “The night Gwen Stacy died” edito da Marvel Comics.

Una delle prime morti a fumetti è quella di Gwen Stacy, compagna in pianta stabile di Spider Man. Negli anni settanta non si riteneva ancora possibile fare fuori un personaggio così importante, e farlo con la fidanzata di Peter Parker ha rappresentato una mossa inaspettata. Arrivare ad ucciderla fu, davvero, una mossa epocale, tanto che il Gwen Stacy è tra i pochi personaggi a cui viene dato, ancora oggi, un trattamento speciale, essendo rimasta morta dagli anni ’70.

Ed arriviamo qui ad uno dei punti centrali delle morti fumettistiche, ovvero il fatto che durano poco!

Morte e resurrezione

Nel 1992 fu scritta la prima vera morte utilizzata come pretesto di marketing, quella di Super Man.
L’editore DC Comics preannunciò questo arco narrativo con largo anticipo per ottenere più buzz mediatico possibile. Secondo alcuni fu questo il momento in cui la morte di un eroe cominciò a perdere di significato.

Utilizzata solo per creare trambusto tra i lettori e togliersi di mezzo scomode dinamiche che non permettono totale libertà creativa. Un esempio perfetto è la “morte” di Peter Parker, precedente alla nascita dell’uomo ragno superiore: il Dottor. Octopus ruba il corpo del tessiragnatele e ne prende il ruolo diventando un antieroe con molte poche remore. Il ragno originale non ci ha messo molto a tornare e ciò, essendo scontato per tutti, ha tolto davvero qualunque elemento di sorpresa al lettore, eliminando il peso emotivo della perdita.

È questo il motivo che spinge molti a non essere più colpiti da questi eventi, ormai considerabili davvero, solo un espediente per aumentare le vendite.

Tavola dal fumetto “La morte di Superman” edito da DC Comics. Fonte

Può essere solo banalità?

Lo abbiamo detto anche prima, esistono delle morti iconiche ancora oggi ben ricordate. Chiediamoci allora il perché. Nel momento in cui perdiamo un eroe sappiamo già che tornerà, allora, cosa ci rimane per emozionarci?

Molto banalmente, le cause dell’evento in sé: come ha incontrato la morte il nostro eroe, per mano di chi, quali erano i moventi, a cosa ha portato, qual è stata la reazione di chi aveva attorno e anche quali sono stati gli effetti sulla storia andando avanti. In una serie a fumetti del 2018 sull’incredibile Hulk ad opera di Al Ewing si affronta il tema dell’immortalità, mostrando quello che è possibile fare con un personaggio.

Facendo un esempio fuori dal fumetto ma rimanendo in casa, parliamo del film Logan – The Wolverine (2017): una pellicola straziante che ci pone davanti ad un eroe decadente e alla sua avventura accanto ad un personaggio che assume il ruolo di figlia. Si tratta di un esempio perfetto di “addio” ad un supereroe: emotivo e con un importante impatto sui personaggi e sulla storia a lui successiva.

Affrontare le conseguenze narrative e drammatiche della fine di una vita è qualcosa di molto delicato; fare fuori un personaggio può spesso risultare banale ed è per questo che ci auguriamo spesso che il mietitore di anime non lavori mai troppo in questi mondi immaginari.

Tavola del fumetto “Hulk l’immortale” edito in da Marvel comics. Fonte

Più di uno strumento di marketing

La morte è sempre più spesso un evento creato apposta per riavvicinare fan del fumetto ai negozi. Ma può in realtà rivelarsi una grande occasione per sviscerare aspetti di quel personaggio mai affrontati. Molte persone hanno sollevato lo scudo di Capitan America, ma solo dopo che questo veniva gettato da Steve Rogers e Bruce Wayne, come ben sappiamo, non è stato l’unico Batman mai esistito.

È irrealistico pensare che uno strumento narrativo così efficacie non venga più utilizzato solo perché banale. Ci auguriamo solo che non diventi ancora di più una moda e sia usato con parsimonia!

 

Matteo Mangano

Cosa sono gli OGM

Quando pensiamo alla parola OGM ci viene in mente Hulk, radiazioni o qualcosa di sicuramente tossico per la vita.

Bisognerebbe affrontare questa questione senza pregiudizi e con molta pazienza poiché comprenderla a fondo non è per nulla facile. Intorno a questo argomento si scontrano due definizioni di OGM: quella scientifica e quella giuridica. La definizione scientifica di Organismo Geneticamente Modificato comprenderebbe tutti quegli esseri viventi che hanno modificato il loro patrimonio genetico a causa di un qualsiasi agente mutageno. La definizione giuridica, invece, identifica come OGM solo quegli organismi il cui DNA sia stato modificato da tecniche d’ingegneria genetica. Confusi? E’ normale. 


Modificare il DNA non è un’invenzione dell’uomo bensì della natura. I batteri ad esempio si scambiano, attraverso il fenomeno della coniugazione, frammenti di DNA per poter condividere materiale genetico utile alla sopravvivenza della specie. Il virus dell’HIV modifica ad una velocità impressionante il proprio genoma durante la riproduzione e non sembra risentirne molto, anzi, questo sembrerebbe un meccanismo che utilizza per poter avere in natura una notevole diversità biologica e avere quindi più possibilità di sopravvivenza. Proprio a causa di questa elevata diversità, per esempio, non siamo ancora riusciti a trovare un vaccino valido contro questo patogeno.

Allo stesso tempo gli incroci spontanei tra piante, che avvengono in natura durante l’impollinazione, danno vita ad esseri viventi, che se riescono a crescere e a svilupparsi, sono considerati nuove specie. L’uomo mangia e coltiva organismi geneticamente modificati da quando è diventato un coltivatore oltre che cacciatore. Gli incroci artificiali che l’uomo ha tentato durante i secoli, come ad esempio il mandarancio, sono tutti organismi che hanno subito delle modifiche del proprio DNA. Con tutti questi esempi voglio evidenziare come il termine “modificati geneticamente” non ha di per se una connotazione positiva o negativa, ma semplicemente sta a sottolineare che quell’organismo ha subito una modifica del proprio DNA.

Il DNA come sappiamo dalle superiori è quella molecola su cui sono “scritti” i caratteri di quell’essere vivente. L’altezza, il sesso e il colore degli occhi sono solo alcuni esempi di caratteri determinati dal tuo DNA. Possiamo immaginare il DNA come un libro sul quale sono scritte le indicazioni con le quali si costruisce un essere vivente. Tutti gli esseri viventi, quindi animali, piante, virus e batteri, hanno al loro interno questo grande libro scritto nella medesima lingua.


L’ingegneria genetica è quella branca delle biotecnologie che ha lo scopo di costruire pagine artificiali di questo libro e di incorporarle nel grande libro di un essere vivente che può essere un virus, un batterio oppure lo zigote che darà vita ad un animale pluricellulare.

Queste tecniche hanno molte applicazioni, una tra queste è la produzione dell’insulina. Quest’ultima è un ormone del nostro corpo che ha la funzione di abbassare la glicemia. Prima degli anni ottanta tutti i preparati insulinici industriali venivano prodotti grazie al pancreas di bovini e di suini, ma era un processo di estrazione abbastanza complesso.

La quantità di insulina è infatti molto scarsa e per produrre un flaconcino ci volevano circa sei mesi. Inoltre, le insuline di origine animale contengono impurità, che provocavano intolleranze e reazioni allergiche. Da quando le tecniche di ingegneria genetica si sono ottimizzate, abbiamo iniziato ad usare batteri (Escherichia Coli) per produrre l’insulina. Abbiamo aggiunto le istruzioni sul loro DNA di come costruire l’insulina e questi microscopici organismi hanno iniziato a produrla come dei dannati e senza stipendio. L’insulina è il primo prodotto farmaceutico, assieme all’ormone della crescita, ad essere stato ottenuto con l’uso della tecnologia del “DNA ricombinante” (che potremo anche chiamare “Libro Riscritto”).

Le applicazioni di questa tecnica sono pressoché infiniti e le potete trovare al seguente link https://it.wikipedia.org/wiki/Organismo_geneticamente_modificato 

Ora capire cos’è un OGM è più semplice. Un OGM sono tutti quegli organismi che otteniamo mediante tecniche di DNA ricombinante. Quel batterio che produce l’insulina per i diabetici di tutto il mondo è un OGM. Un organismo il cui DNA viene modificato da agenti mutageni differenti da questa tecnica di laboratorio secondo la giurisdizione non è un OGM.

Come si può ben vedere il concetto di OGM nella Scienza e nella giurisdizione è ben diverso.

Nell’immagine a destra, troviamo un mandarancio e del grano, entrambi sono stati prodotti da incroci o da modifiche del DNA attraverso radiazioni; più a destra, invece, troviamo del mais ottenuto con la tecnica di ingegneria genetica e solo questo è OGM, anche se sotto il profilo scientifico tutti e tre hanno subito delle modificazioni del proprio DNA.

Vi voglio un secondo parlare del grano creso, un cereale molto diffuso in Italia per moltissimi prodotti alimentari.(http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/29/radiazioni-nucleari-nell’orto/)

Intorno al 1950 i ricercatori dell’ENEA hanno bombardato una varietà di grano con raggi X altamente radioattivi. Queste hanno riscritto alcune pagine del DNA di questi grani in maniera assolutamente casuale e pressocché impossibile da prevedere. Alcune di queste pagine erano ormai impossibili da leggere e le piante morirono, altre invece crebbero. Tra queste varietà di grani fu scelto il cosiddetto grano creso. Questo prodotto non è assolutamente nocivo per la nostra salute; il fatto che il suo DNA sia stato riscritto da radiazioni non significa che il grano è radioattivo. Inoltre questo grano NON E’ considerato dalla giurisdizione OGM anche se ha subito una notevole quantità di modifiche.

Ora tutti noi ci staremo chiedendo: ma sono davvero pericolosi questi OGM? Allo stato attuale delle cose, la Scienza non ha in nessun modo comprovato la loro pericolosità. Potrebbero far sì che le coltivazioni siano più resistenti alle condizioni climatiche ed ai vari insetti, con quindi l’abolizione completa dell’uso dei pesticidi che oltre ad inquinare, potrebbero essere dannosi per l’uomo. Sui pesticidi non si attuano tanti controlli quanti se ne attuano sugli OGM, eppure la percezione di massa su questi alimenti è molto negativa.

Bisogna certamente rimanere con i piedi per terra e fare attenzione all’uso di queste tecniche di avanguardia, ma bisogna evitare di vedere questi organismi nocivi per la nostra salute. Mangiare biologico o naturale non significa niente dal punto di vista scientifico. Non esiste cosa più naturale di altra. Se vi starete chiedendo se nella vostra vita avete mangiato OGM la risposta è molto probabilmente sì perché: “L’Italia non permette la coltivazione di piantagioni OGM, ma ne permette la sua importazione e la sua vendita.” Il perché non lo comprendo, ma è una delle tante contraddizioni che caratterizzano il nostro paese.

Francesco Calò

 

Fonti e per approfondire: 

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/11/10/ogm-non-ci-piacciono-pero-ne-importiamo-e-mangiamo-un-bel-po/?refresh_ce=1

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/29/radiazioni-nucleari-nell’orto/

http://italiaxlascienza.it/main/2018/02/ogm-la-grande-paura/

https://www.youtube.com/watch?v=ZWMaq6fpuZo

https://www.youtube.com/watch?v=Ntzuoz815jw

https://www.youtube.com/watch?v=tQbA1vXdlVc

https://www.youtube.com/watch?v=elggEK1jn7U

 

Thor: Ragnarok delusione o capolavoro?

La critica e le recensioni oltre oceano lo definiscono uno dei film più belli del MCU (Marvel Cinematic Universe) e il più divertente prodotto finora dagli studios di casa Disney.
Gli incassi sono notevoli e, dopo una sola settimana di programmazione, è al primo posto nel Box Office italiano.
La domanda sorge spontanea: è davvero così straordinario? La risposta è Nì.
Il film è ispirato molto vagamente alle saghe fumettistiche Ragnarok e Planet Hulk, ma non aspettatevi una trasposizione fedele, se siete fan dei fumetti.

Vedendo il trailer ci si aspetta un film caciarone, divertente, pieno di azione, e in effetti lo è.
La Marvel ha sempre inserito battute, a volte puerili, per creare prodotti fruibili a un pubblico vasto, ma forse stavolta ha esagerato.
Con questo non voglio dire che non intrattiene, anzi, il film è davvero esilarante in diverse parti e le due ore di proiezione non si sentono nemmeno; ma a volte questo umorismo è preponderante, stemperando eccessivamente la tensione in momenti in cui, probabilmente, sarebbe stato il caso di soffermarsi un po’ di più.
Questo film è davvero fatto bene tecnicamente. La regia di Taika Waititi è davvero attenta e mostra con chiarezza ogni singola scena di azione; tra l’altro il regista interpreta anche Korg, un personaggio davvero simpatico.
Gli effetti visivi sono veramente belli, compiendo citazioni per omaggiare Jack Kirby (disegnatore della Marvel), ma ricordano un po’ troppo l’estetica di Guardiani della Galassia; questo a volte risulta un po’ decontestualizzante rispetto al personaggio di Thor, legato al cosmico, ma anche, e soprattutto, al lato epico e mitologico, che comunque nell’ultima parte traspare molto di più.
La colonna sonora è azzeccatissima, sottolinea i momenti salienti della pellicola e, ammettiamolo, sentire Immigrant Song dei Led Zeppelin gasa moltissimo.

Un difetto del film? la sceneggiatura.
Un po’ squilibrata, perché vediamo molto di ciò che accade sul pianeta dei Gladiatori. Scene fantastiche tra Hulk e Thor, indubbiamente; nel frattempo, ad Asgard imperversa Hela, la dea della morte (interpretata da una Cate Blanchett che, nonostante la scrittura un po’ povera del suo personaggio, col suo talento, riesce a dare una caratterizzazione ad una villain altrimenti scialba), ma ci viene mostrato poco.

Hulk, finalmente, si vede un po’ di più e non solo nei panni di Bruce Bunner (interpretato da Mark Ruffalo, in entrambi i casi).

Loki, interpretato da Tom Hiddleston, è diventato un po’ una macchietta, ma non c’è Thor senza il fratellastro dio del Caos e anche grazie a lui il dio del Tuono, interpretato come sempre da Chris Hemsworth, raggiunge la piena maturità (e non sveliamo di più).

Per la macrotrama, in attesa di Infinity War, che uscirà il prossimo anno, questo film non aggiunge nulla, o quasi. L’ultima parte è indicativa e soprattutto una delle 2 scene post credits fa un grosso collegamento (ma ovviamente non si fa spoiler).

In definitiva, Thor: Ragnarok è un capolavoro o una delusione?
Non è un capolavoro, ma nemmeno una delusione. E’ promosso insomma. Se vi piace la Marvel, se volete passare due ore di intrattenimento, se volete vedere un film fatto discretamente bene o semplicemente vi incuriosisce, guardatelo e fateci sapere cosa ne pensate.

Saveria Serena Foti