Suffering, Happiness and Schopenhauer

What a person holds within themselves is the most essential element for their contentment in life.

Arthur Schopenhauer, the German philosopher, has a fascinating perspective on salvation and happiness. At first glance, his outlook might not seem particularly positive about life and the world.

In his book The World as Will and Representation, he writes:

The history of every life is the history of suffering.

With such statements, he clarifies his stance on life and the world, and in his works, he seeks to offer solutions to mitigate this suffering and the challenges of existence.

In his view, the two main enemies of human happiness and well-being are suffering and boredom.

He believes that the further one distances themselves from suffering, the closer they move to boredom, and vice versa. Therefore, we see that the lower classes of society engage in a constant struggle against need, that is, suffering, while the wealthy class is engaged in a relentless and hopeless battle against boredom.

Schopenhauer sees the first step toward happiness and liberation from suffering as self-reliance.

He asserts that happiness is an internal matter. Nevertheless, he acknowledges:

Though it is to find happiness within oneself, it is impossible to find it outside oneself.

Consequently, he offers a suggestion: inner richness. The more a person possesses internally and the more fruitful their mind, the less they demand from the outside world. There are fewer external things that can offer or add value to their lives. This inner richness, almost inevitably, leads to withdrawal and distance from society. As such, individuals who are intellectually in high and elevated positions are less sociable because society has little to offer them.

In contrast, the average person needs something beyond themselves to feel happiness and well-being. This search becomes like a swamp, pulling them in deeper and causing them to feel increasingly unfortunate and distressed. An enriched person can occupy themselves in complete solitude with their thoughts and imagination in the best way possible, whereas constant variety in social interactions, performances, outings, and entertainment cannot alleviate the excruciating boredom of a shallow individual.

There are two great blessings that humans possess but often fail to appreciate until they are threatened: health and peace of mind. Peace of mind, like health, must be protected. Just as one must be cautious about overeating to maintain physical health, one must also be vigilant about their social interactions to safeguard their mental well-being. Unfortunately, those who seek happiness outside themselves and through constant socializing are the first to lose this invaluable blessing of peace of mind.

There is an Indian proverb that states: “No rose is without thorns.” This perspective on life, and the strategy to cope with suffering and achieve happiness, is not without its flaws.

However, from Schopenhauer’s point of view, it represents the most optimal path to happiness and liberation from suffering. In a word, happiness belongs to those who are self-sufficient.

La “scelta” della felicità!

“Cosa vuoi fare da grande?”
Quante volte ci hanno fatto questa domanda? Cento volte!? Forse duecento!? Diciamo anche mille!
Quando questo quesito ci veniva posto da bambini, la maggior parte di noi iniziava ad elencare i lavori più disparati: dal calciatore alla ballerina, dall’avvocato alla maestra, dal dottore alla modella, e moltissi altri.
Tuttavia, c’era sempre un bambino che non diceva che lavoro volesse fare da grande, ma semplicemente diceva: “Voglio essere felice!”

Questa è la frase che riassume al meglio lo scopo dell’esistenza umana.
Un’esistenza che, citando Arthur Schopenhauer, può essere paragonata ad un pendolo che oscilla incessantemente tra la noia e il dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia (che tristezza Arthur!).
E sono proprio questi intervalli che l’uomo, fin dagli arbori, ricerca durante la sua vita. Seguendo la dottrina dell’eudemonismo, che considera la felicità come principio naturale della vita umana e assegna a questa il compito di raggiugere tale stato d’animo.

L’importanza che viene attribuita a questa emozione così complessa, ma indispensabile nella nostra vita, è così tanta che essa viene celebrata in una giornata ben precisa, il 20 marzo. Infatti, in questo giorno, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito nel 2012 la Giornata Internazionale della Felicità, per promuovere tale sentimento e il benessere, sia mentale che fisico, di tutta la popolazione mondiale.
Inoltre, la felicità è talmente rilevante, ed alla base dei principi morali dell’uomo, da essere stata inserita, dai padri fondatori, nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, con queste parole: “[…] tutti gli uomini sono stati creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità ”.

Ma che cos’è la felicità?
Certamente, ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si sarà posto questa domanda, si sarà chiesto cosa sia realmente questo stato d’animo, e cosa ci rende felici.
Se cerchiamo in internet, la definizione che troveremo reciterà: “La felicità è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti i propri desideri. L’esperienza di gioia, contentezza e benessere positivo, unito alla sensazione che la propria vita sia buona, significativa e utile ”.

Però definire cos’è la felicità è più complesso di quel che crediamo.
Persino i più grandi filosofi ed i più grandi poeti si sono trovati in difficoltà nel descriverla con una semplice frase.
Tuttavia, alcuni di questi si sono soffermati sull’argomento esprimendo il loro pensiero.

Facendo un excursus storico, si possono citare le parole del filoso greco Epicuro.
Quest’ultimo affermò che la felicità è strettamente correlata al “piacere”, e che questo dovrebbe essere l’unico scopo a cui ogni azione dell’uomo dovrebbe tendere. Piacere inteso come il non patire dolore nel corpo e il non essere turbati nell’anima; quindi essere in salute ed in pace con se stessi.
Ma basta solo questo per essere felici? Certo che no!
La felicità non dipende solo dal non provare alcun tipo di dolore, perché si può essere infelici pur godendo di ottima salute.

Questa ha un significato molto più profondo e intimo.

Per capire bene cosa sia, ho chiesto ad alcuni miei colleghi ed amici cosa fosse per loro la felicità.
Ecco cosa hanno risposto:
-“Per me felicità è sinonimo di libertà. Non avere catene, poter scegliere liberamente, mostrarsi per ciò che si è”.
-“Felicità equivale a star bene con se stessi, bastare a se stessi”.
– “Riuscire a raggiungere e superare i propri limiti, migliorando giorno dopo giorno”.
– “La felicità è amare ed essere amati senza nessun freno, senza nessuna inibizione”.

Voglio soffermarmi un attimo su quest’ultima frase, e sottolineare che, anche se a volte cerchiamo di negarlo, non possiamo non ammettere che la felicità è strettamente correlata all’amore, in qualunque sua forma.
L’amore che porta alla felicità è, innanzitutto, l’amore per la vita; per le emozioni che essa ci fa provare, per le occasioni che ci dà, per le situazioni che ci fa affrontare, per i momenti che ci fa vivere, grazie ai quali cresciamo e maturiamo ogni giorno.

Questo rapporto di simbiosi tra amore e felicità può essere riassunto attraverso una celebre frase di Hermann Hesse: “Felice è chi sa amare“.
Felice è chiunque riesce a donare amore verso il proprio partner, la propria famiglia, i propri amici; senza chiedere nulla in cambio, senza nessuno scopo.
Soltanto con l’intenzione che questo amore così sincero, genuino, disinteressato, che viene dal cuore, riesca a rendere altrettanto felice chiunque lo riceva.

Ritornando alle risposte dei mie amici; queste sono solo alcune delle tante che ho ricevuto, e – com’è evidente – nessuna risulta uguale alle altre.
Ragion per cui mi sento in dovere di citare Aristotele, il più grande filosofo di tutti i tempi, che affermò: “La felicità dipende da noi stessi “; – e aggiungo io – dalle nostre azioni, dalle nostre reazioni, dai nostri pensieri, dal nostro modo di vedere e affrontare la vita.
Ed è per questo che ognuno di noi ha la propria idea di felicità, un’idea soggettiva, unica.

Perciò, definire con una frase “universale” cos’è la felicità è impossibile!

Tuttavia, credo che una definizione che metta tutti d’accordo esiste:                                                                  “La felicità si trova nelle piccole cose”.

Certo, sembra la solita frase fatta (una di quelle che si scrivono sui social per prendere più like possibili); ma se ci fermassimo un attimo a riflettere, capiremmo che questa è la pur verità.
Perché la felicità nasce ed è racchiusa in ogni piccolo gesto: – anche il più semplice e spontaneo – un sorriso ricambiato, un abbraccio inaspettato, un bacio rubato.
La si può trovare nel guardare un tramonto in riva al mare, nel sentire il tepore del sole sulla pelle e la brezza tra i capelli, la si può leggere nel sorriso di un bambino che scarta il regalo di compleanno, la si può scorgere nello sguardo fiero di una madre che guarda i propri figli,  la si può sentire nel suono di una risata, la si può vedere negli occhi della persona che amiamo.

La felicità è fatta di attimi unici, e sono proprio questi che la distinguono dalla normalità, danno senso alla nostra vita e fanno splendere la nostra anima.
Perché come dice Alex Hitchens (àlias Will Smith) nel film “Hitch”:
“[…] Il numero di respiri che fate in vita vostra è irrilevante, quello che conta veramente sono i momenti che il respiro ve lo tolgono ”.

E come afferma Roberto Benigni: “[…] Dobbiamo sempre pensare alla felicità. Se qualche volta essa si scorda di noi, noi non dobbiamo mai scordarci di lei, fino all’ultimo giorno della nostra vita ”.

Perciò, quando vi chiederanno, per l’ennesima volta, “Cosa vuoi fare da grande?
Fate come quel bambino all’inizio dell’articolo, rispondete sempre “Voglio essere felice!
Perchè la felicità è ovunque e in chiunque, basta saper coglierla, alimentarla, proteggerla, viverla!

 

                                                                                                                                                                                 Giuseppe Cannistrà