What’s in my bag. Survival edition. L’Unione Europea e il kit per la guerra

Crisi e sfide sempre più complesse quelle che l’Unione Europea si trova ad affrontare. Guerre, pandemie, catastrofi naturali. E no, non è l’inizio di un film apocalittico. È la realtà che il mondo, gli Stati, le istituzioni e noi cittadini stiamo vivendo quasi giornalmente, assistendo a morti innocenti, disastri naturali e aggressioni armate.

Il 26 marzo la Commissione e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea lanciano il piano di Bruxelles per preparare l’Europa alle crisi. Infatti, l’UE cerca un piano preventivo per assicurare ai cittadini un’autosufficienza per almeno 72 ore. “Va proprio cambiata la mentalità“, dice la Commissione europea. Il punto centrale  di questa strategia è non farsi mai trovare impreparati.

Acqua, cibo, farmaci, documenti. Sono alcuni dei punti della Preparedness Union Strategy, la nuova strategia  dell’Unione Europea  in caso di crisi su larga scala, compresi gli scenari di guerra.

OBIETTIVI E AZIONI CHIAVE DELLA STRATEGIA

La strategia include 30 azioni concrete e un piano d’azione dettagliato, che prevede strumenti differenti in base alla crisi che si dovrà affrontare.

Tra le novità previste:  una definizione dei criteri minimi di preparazione per i servizi essenziali, quindi ospedali, infrastrutture, trasporti e comunicazioni. Oltre il potenziamento di risorse necessarie, tra cui medicine, acqua, cibo, vaccini, sono fondamentali delle indicazioni precise, non solo per gli Stati ma anche per i cittadini.

Ma perché questa strategia viene presentata proprio ora?

L’idea di fondo è che la popolazione sia preparata. Emergenza covid e guerra in Ucraina hanno dimostrato che dobbiamo essere pronti all’inaspettato. L’Europa ha bisogno di un piano più strutturato, così da non sottovalutare le minacce intorno a noi ed essere pronti a eventuali crisi globali.

Il kit di emergenza in caso di guerra secondo l'UE
Il kit di emergenza in caso di guerra secondo l’UE photo: Il Quotidiano Nazionale

In questa strategia c’è molto altro.

Nel piano viene evidenziato che anche i programmi scolastici dovrebbero essere integrati con apposite lezioni sulla preparazione alle crisi da affrontare. Si pensa addirittura a una giornata europea della Preparazione. E ancora si prevedono delle esercitazioni comuni, in modo che tutti sappiano cosa fare e come comportarsi in caso di emergenza.

Il piano include naturalmente un rafforzamento e un potenziamento della cooperazione civile-militare, attraverso varie indicazioni a livello superiore: ad esempio verrà creato un  hub di crisi europeo, in modo da integrare meglio la risposta tra tutte le strutture che già esistono.

Si tratta di linee guida che dovrebbero essere integrate nel più breve tempo possibile all’interno delle politiche e dei programmi degli Stati europei

UN CAMBIO DI MENTALITA’ PER L’UNIONE EUROPEA

Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea ha spiegato che “ad ispirare la strategia è stato un rapporto dell’ex presidente finlandese Sauli Niinistö” che, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, aveva lanciato l’allarme sulla sicurezza europea e aveva esortato tutti quanti ad alzare il proprio livello di preparazione. Dobbiamo allenarci di nuovo alla preparazione.

Un concetto che la vicepresidente della commissione Roxana Mînzatu ha voluto riassumere con un proverbio usato in Romania, il suo paese: costruisci la slitta d’estate e i carri d’inverno.

Ma quindi, quale è la minaccia più urgente a cui dobbiamo prepararci?

Per la commissaria europea alla gestione della crisi la belga Hadja Lahbib ci sono almeno “450 milioni di motivi per essere meglio preparati“, ha annunciato pronunciato il 26 marzo in conferenza stampa.

Il mio kit di sopravvivenza è già pronto, tutto ciò che mi serve è nella mia borsa“. Con queste parole la commissaria ha presentato in un video ironico sul suo profilo X la “borsa della resilienza”. Nel video Lahbib elenca il contenuto della sua borsa, che contiene documenti di identità, acqua, torcia, occhiali per vedere (o no) quello che succede, un coltellino svizzero, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola.

“Ovviamente dei contanti, perché nel bel mezzo di una crisi la tua carta di credito può essere solo un pezzo di plastica”, ha detto la commissaria, aggiungendo anche un mazzo di carte, una power bank per il cellulare e un radio portatile.

RISPOSTE DALL’ITALIA

Non è un piano pensato perché ci si aspetta di essere invasi domani e trascinati in guerra.

È un piano per renderci pronti ad ogni evenienza, per non ripetere delle scene come quelle che abbiamo visto durante la pandemia di covid: persone che prendono d’assalto i supermercati oppure di mascherine che di colpo non si trovano più perché le produzioni sono tutte bloccate.

Non sono mancate le polemiche su questo piano. Gli eurodeputati del Movimento 5 stelle hanno accusato la commissione di fare terrorismo psicologico, di essere guerrafondaia e di alimentare una spirale di paura che invece dovrebbe finire.

Tragedia in Ucraina, precipita un elicottero e muore il ministro Monastyrsky

È passato quasi un anno dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, meglio nota anche sul fronte putiniano come “operazione speciale”, (con l’invasione di Kiev , il 24 febbraio 2022). Il suo obiettivo iniziale era quello di proteggere le minoranze russofone del Donbass e della Crimea (regioni contese dal 2014 con l’Ucraina). Ma l’irrefrenabile Putin è andato ormai oltre, nonostante le sanzioni occidentali tentino di frenarne la corsa. Gli ucraini in quest’ultimi mesi sono riusciti a riconquistare circa metà dei territori persi dall’inizio dell’invasione, “ma questo non basta!”.                

I raid russi hanno invaso molte città ucraine, distruggendo la vita di molti innocenti. Le vittime civili dall’inizio “dell’operazione” sono state circa 6.702 (sulla base di una stima dell’Onu) e molti altri sono feriti. Pochi giorni fa un attacco missilistico ha colpito un palazzo nella città di Dnipro, provocando la morte di 29 persone.

Ieri, invece, un elicottero è precipitato nella città di Brovary (nella regione di Kiev), provocando la morte di 18 persone, di cui tre sono bambini. Tra le vittime anche il ministro degli Interni ucraino, Denys Monastyrskyil suo vice Yevhen Yenin e il segretario di Stato del Ministero degli affari interni, Yuriy Lubkovich.

Cosa è accaduto? Le cause sono ancora poco chiare

Nella città di Brovary, un elicottero è caduto nei pressi di un asilo e di un edificio residenziale. Al momento della tragedia, bambini e dipendenti dell’istituto erano all’asilo. Tutti sono stati evacuati ma ci sono vittime!

L’incidente è stato così reso noto dal governatore di Kiev, Oleksiy Kuleba. Secondo i media locali 9 dei morti si trovavano a bordo del velivolo, che apparteneva ai Servizi di emergenza statali ucraini. Gli altri probabilmente erano persone del posto, che come nella ‘normale quotidianità’ accompagnavano i propri figli all’asilo. In ospedale sono stati portati altrettanti feriti, tra cui molti bambini. Secondo la BBC il tempo era buio e nebbioso al momento dell’incidente, alcuni testimoni hanno riferito che prima sembrerebbe esserci stata un’esplosione a bordo e poi “il velivolo ha volteggiato più volte in aria e solo dopo è caduto”.

Una mattina nera” afferma il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky “una terribile tragedia”. Così dichiara al forum economico di Davos

Questo non è un incidente perché è dovuto alla guerra. La guerra ha molte dimensioni non solamente sul campo di battaglia. In guerra non ci sono incidenti, questi sono tutti risultati della guerra. 

Il ministro Monastyrsky aveva 42 anni ed era uno dei membri più attivi del governo ucraino. Informava il pubblico sulle vittime civili dei bombardamenti russi. Uomo chiave dello sforzo bellico per la deputata Maria Mezentseva,“era una persona disponibile, amichevole, patriottica”. Per anni spalla destra del presidente Zelensky  “fin dal primo giorno dall’inizio della sua campagna elettorale”. Il primo ministro ucraino, Denys Shymhal, ritiene che sia stata “una grande perdita per la squadra del governo e per l’intero Stato”.

Il ministro degli interni Monastyrsky e le immagini della tragedia, Fonte: Fanpage

Il Servizio di sicurezza ucraino, insieme alla Polizia nazionale, è stato incaricato per scoprire le circostanze dell’accaduto. Verranno coinvolti specialisti dell’aviazione, le ricerche sui dettagli della tragedia richiederanno però del tempo. Tra le ipotesi dello schianto per ora ci sono:

  1. violazione delle regole di volo;
  2. malfunzionamento tecnico dell’elicottero;
  3. azioni intenzionali per distruggere un veicolo.

Dagli USA arriva il cordoglio del presidente americano Biden. in una nota afferma che “la brutalità della Russia ci convince sempre più ad aiutare gli ucraini”. John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana dichiara che

La difesa anti-aerea rimane una priorità per l’Ucraina. Stiamo cercando di fare avere alle forze di Kiev il più vasto mix possibile di sistemi di difesa anti-aerea, in modo che abbiano opzioni e possano ‘stratificare’, si dice in questo caso.

Anche il ministro degli interni tedesco, Nancy Faeser, ha offerto a Kiev l’aiuto di Berlino nelle indagini sulle cause dell’incidente. Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea, attraverso un tweet parla di un “Ucraina devastata dalla guerra. Siamo in lutto con voi”.

I bambini stanno pagando le conseguenze del conflitto

La tragedia di ieri è arrivata nello stesso giorno in cui gli ucraini denunciavano che dall’inizio dell’invasione i russi hanno rapito 14.000 bambini.

Secondo la tesi del consigliere presidenziale per i diritti, Daria Herasymchuk, solo 125 dei bambini scomparsi sono riusciti a “tornare a casa”. Ieri dopo l’ennesima tragedia, il portavoce dell’Unicef per l’Italia, Andrea Iacomini, ha affermato che “l’Onu è profondamente addolorata nell’apprendere dell’incidente”. Aggiungendo che

È davvero un episodio che lascia sgomenti e senza parole. La guerra deve finire, i bambini pagano sempre prezzi troppo alti!

Putin nel frattempo punta ad una “vittoria inevitabile”

Intanto Mosca ha deciso di aumentare le proprie forze armate arrivando a circa 1,5 milioni entro il 2026. La Russia sembra prepararsi per un forte scontro con l’Occidente. In risposta al nono pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea, ha esteso la lista nera dei funzionari europei ai quali è vietato l’ingresso in Russia. Putin ha presentato alla Duma una proposta di legge per cancellare i trattati internazionali del consiglio d’Europa nei confronti della Russia, che nel marzo 2022 è uscita da quest’organizzazione. Dichiarando in uno dei suoi colloqui che per lui:

la vittoria è garantita. Ci sono diverse cose che non sono mai andate via, che sono alla base della nostra vittoria. Sono l’unità e la solidarietà del popolo russo, dalle molteplici etnie. Sono il coraggio e l’eroismo dei nostri soldati impegnati nelle operazioni militari speciali e in prima linea. E naturalmente il lavoro del nostro settore militare e industriale.

Per Putin “la vittoria è inevitabile”, Fonte: Sky TG24

Sergej Lavrov, ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, afferma che “i colloqui con Zelensky per ora sono fuori discussione”. Per il ministro, Zelensky “si è imposto contro qualsiasi negoziato con il governo russo”. Per cercare di rompere la forte coalizione occidentale, sembrerebbe anche che in conferenza stampa abbia parlato dell’Italia, di una “Roma traviata dagli USA”. Si è chiesto come sia stato possibile che proprio l’Italia, con la quale credeva di andare d’accordo, si sia trasferita nel campo dei leader delle azioni e della retorica anti-russa?

Mi piacciono gli italiani, sono molto simili ai Russi. Ai Russi piace il modo di vivere italiano. Non riesco a vederli come gente che costruisce muri e barriere. L’atteggiamento di scontro con la Russia è stato imposto dall’Europa.

Da una parte cerca sicuramente di blandirci, ma dall’altra veniamo presentati come un paese minore che subisce le imposizioni altrui. Non sono di certo queste dichiarazioni plausibili, come non è accettabile che ancora si possa parlare di questa guerra! Bisognerebbe porre una fine!

Marta Ferrato

Nuove sanzioni alla Russia: embargo sul petrolio russo e price cap di 60 dollari

L’Unione Europea, dopo l’invasione ingiustificata dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio, ha imposto alla Russia una serie di nuove sanzioni. Queste si aggiungono alle misure restrittive già in vigore dal 2014 in conseguenza all’annessione della Crimea.
Tra i principali obiettivi prosciugare i conti del Cremlino. “L’economia russa sarà distrutta, pagherà e sarà responsabile di tutti i suoi crimini” ha dichiarato la presidenza ucraina. Per eliminare i guadagni russi e mettere così in difficoltà gli sforzi bellici si è detto basta a petrolio e gas.

Per colpire l’economia russa, l’Ue parla in termini di divieti d’esportazione (entità europee non possono vendere determinati prodotti alla Russia), e d’importazione (entità russe non sono autorizzate a vendere determinati prodotti all’UE). In giugno è stato adottato un pacchetto di sanzioni che vieta l’acquisto, l’importazione o il trasferimento via mare di petrolio greggio (non lavorato) e di alcuni prodotti petroliferi dalla Russia all’UE. Queste restrizioni entrate in vigore ieri (5 dicembre) per il petrolio greggio, mentre per gli altri prodotti petroliferi raffinati come diesel, benzina da febbraio 2023.

Trovato un accordo per un tetto al prezzo dell’oro nero 

Nel mercato del gas la riduzione dei flussi di forniture da Mosca verso l’Europa ha fatto aumentare i prezzi. Alla fine la Russia nel corso del 2022 ha venduto meno e guadagnato di più. Per evitare questo paradosso, anche per il petrolio oltre all’embargo è stato applicato un tetto massimo al prezzo in accordo tra Unione Europea, membri del G7 e l’Australia.
Il price cap è stato fissato a 60 dollari al barile, imposto ai prezzi del petrolio russo venduto in stati terzi. Questo provvedimento vieterà alle compagnie di fornire servizi che consentono il trasporto del petrolio russo oltre il tetto stabilito. Al fine di limitare le entrate che Mosca trae dalle sue forniture in Cina o in India.

Grafico price cap sul petrolio russo, Fonte: Sky tg24

L’accordo siglato dagli ambasciatori dei paesi membri dell’Ue a Bruxelles, era rimasto in sospeso in attesa delle decisioni della Polonia. Perché il versante polacco era stato critico sull’efficacia del tetto fisso, si richiedeva un prezzo molto più basso pari a 30 dollari al barile. L’attuale prezzo di un barile di petrolio russo, denominato “Urals oil”, è di circa 65 dollari poco sopra il tetto europeo, quindi un impatto realmente contenuto nel breve periodo. Sembra che il funzionamento del meccanismo di price cap verrà rivisto ogni due mesi, per rispondere all’esigenze di mercato. Sarà fissato a meno del 5%, al di sotto del prezzo medio di mercato del petrolio e dei prodotti petroliferi russi, calcolato sulla base dei dati forniti dall’Agenzia internazionale dell’Energia.

A differenza del gas, il petrolio può essere trasportato via mare. Così quello che l’Europa non comprerà più dalla Russia, potrà arrivare ad esempio dall’Arabia Saudita e altri produttori del Golfo Persico. Sono difficili questi equilibri, ma per Bruxelles questo servirà a stabilizzare i prezzi globali dell’energia.

“Stiamo lavorando a tutta velocità”, ha affermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, “non ci fermeremo finché l’Ucraina non avrà prevalso sull’illegale e barbara guerra di Putin”. La von der Leyen attraverso un tweet ha ribadito le decisioni sull’embargo e il price cap.


Gianclaudio Torlizzi
, osservatore ed esperto del settore, ha dichiarato che “questo tetto è stato deciso proprio per non creare shock sul mercato e per danneggiare lentamente Mosca”. Ma bisogna ora vedere quali saranno le reazioni del Presidente Putin e dell’Opec.

Russia: Stop greggio a chi aderisce al price cap 

La Russia non accetterà il price cap sul prezzo del suo petrolio. Stiamo valutando la situazione. Sono stati fatti alcuni preparativi per questo tetto. Vi informeremo su come sarà organizzato il lavoro una volta terminata la valutazione”

Queste le parole ai giornalisti di Dmitrij Peskov, noto portavoce del Cremlino, dopo le decisioni dell’Ue. Da tempo per compensare il suo export dalle perdite europee, Mosca si sta rivolgendo ad altri mercati come l’Asia. Essendo secondo produttore di petrolio al mondo ha dirottato gran parte delle sue forniture in India, Cina e altri paesi asiatici a prezzi scontati. Questo ha portato ad una diminuzione dell’esportazioni, ma i guadagni si sono mantenuti. Per esempio la Cina, nonostante le politiche “zero covid”, ha acquistato circa 2 milioni di barili al giorno di petrolio russo negli ultimi mesi.

Alexander Novak, vice-primo ministro russo in conferenza, Fonte : The New York Times

Mosca ha ribadito chiaramente che “non intende vendere il suo oro nero”, a nessuno dei paesi che adottano il tetto ai prezzi. “Venderemo petrolio e prodotti petroliferi ai paesi che lavorano con noi, sulla base delle condizioni di mercato. Anche se questo volesse dire che dobbiamo ridurre la produzione” dichiara Alexander Novak, vice-primo ministro russo.
Secondo alcune analisi del New York Times però circa il 55% delle petroliere che trasportano il petrolio russo fuori dal paese battono bandiera della Grecia, paese dell’Ue. Mentre i principali assicuratori di questi carichi hanno sede nell’Unione Europea e nel Regno Unito, un paese del G7. Aggiunge il giornale che la Russia utilizza compagnie di altri paesi, ma passare tutte le sue esportazioni a fornitori alternativi sarebbero probabilmente più costoso e meno sicuro per gli acquirenti.

 

 

Queste sanzioni funzioneranno?  

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) e i suoi alleati, gruppo noto come Opec+ , ha concordato sull’attenersi al proprio obiettivo di produzione di petrolio. Fra le restrizioni a Mosca, il lockdown da covid in Cina e il rallentamento dell’economia globale, l’organizzazione prende tempo e tiene invariati gli attuali livelli di produzione. Una mossa per gli analisti di “wait and see” che ha senso, in attesa di capire l’impatto delle nuove misure contro la Russia.

Zelensky, presidente ucraino, ritiene che il price cap sia una decisione “non seria”, si tratterebbe di “fissare un limite abbastanza buono per il bilancio dello Stato terrorista”. Alcuni ritengono che l’embargo sul petrolio non funzionarà come sperato e i prezzi saliranno. La Russia avrà dei vantaggi come gli altri paesi esportatori. Tutto il peso cadrà sui consumatori, già schiacciati dalla più grave crisi inflazionistica degli ultimi decenni.

In Italia, le sanzioni contro la Russia hanno portato dei risultati paradossali. Il nostro paese ha ridotto di molto la sua dipendenza dal gas russo, ma il petrolio è continuato ad arrivare. Questo dovuto anche alla presenza di una delle principali raffinerie del paese la “Lukoil Isab” di Priolo, che poteva acquistare solo petrolio russo. L’Italia così ha aumentato di molto la sua esposizione sul petrolio russo, tanto d’acquistarne quasi la metà. Da oggi questo non potrà più accadere!
Come ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni, Claudio DescalziL’embargo al petrolio russo sarà un duro colpo” quindi “bisognerà stare attenti a trovare il petrolio altrove. Tutto ciò che potremmo recuperare arriverà dagli Stati Uniti”.


                                                                                                              Marta Ferrato

Presunti incontri segreti tra vertici Ue, Usa e Uk per giungere alla soluzione del conflitto in Ucraina

Sul conflitto Russia-Ucraina alleggia lo spettro delle ultime stime, secondo le quali esso potrebbe protrarsi ancora dai due ai sei mesi. Secondo quanto rivelato dall’emittente televisiva americana Cnn, nelle ultime settimane, si sarebbero svolti diversi incontri segretissimi tra vertici Ue, Usa e Uk, per trovare il modo di mettere la parola fine alla guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina e, indirettamente, il resto del mondo.

Il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe protrarsi per altri 2-6 mesi (fonte: ANSA)

Non si sa molto, non sono neanche chiare le modalità a cui si starebbe pensando per arrivare al cessate il fuoco, per portare l’Ucraina a trattare con la Russia. Kiev, però, non sarebbe stata direttamente coinvolta nelle presunte riunioni, nonostante gli Stati Uniti avessero promesso di “non decidere nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina”.

Tra le questioni discusse, sarebbe finito sul tavolo anche il piano in quattro punti proposto dall’Italia il mese scorso. Il contenuto di questo documento era stato reso noto dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

 

Il contenuto del documento italiano

Il suddetto documento è stato redatto dalla Farnesina e propone un percorso verso il cessate il fuoco, tramite quattro tappe. Di Maio lo aveva fatto avere al segretario dell’Onu, il 18 maggio, a New York, inoltre, anche ai diplomatici dei ministeri degli Esteri del G7 e del Quint (Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia).

Il ministro Di Maio e il segretario Onu (fonte: ANSA)

Ad ideare la proposta è stata la Farnesina, in collaborazione e con la supervisione di Palazzo Chigi, in seguito all’incontro tra il premier Mario Draghi e il presidente statunitense Joe Biden. Il presidente del consiglio italiano aveva, in quell’occasione, ribadito che l’Italia vorrebbe formare un tavolo euroatlantico per discutere delle eventuali opzioni per la guerra.

Il secondo fine sarebbe quello di portarvi, poi, l’Ucraina, lasciandole il ruolo principale nelle trattative. Dunque, ancora una volta, il dialogo tra le nazioni in guerra è ritenuto essere potenzialmente l’unico strumento utile per arrivare davvero alla fine del conflitto.

Il percorso delineato si dovrebbe svolgere sotto la supervisione di un “Gruppo internazionale di Facilitazione”. Le quattro fasi si articolerebbero in: il cessate il fuoco, la neutralità dell’Ucraina, concordare delle decisioni sulle questioni territoriali di Donbass e altre zone come la Crimea, trovare un nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza nel continente Europeo.

Alla prima tappa si potrebbe arrivare tramite dei meccanismi di supervisione e con la smilitarizzazione della linea del fronte. Successivamente – per la realizzazione della seconda tappal’Ucraina dovrebbe dichiarare la sua neutralità a livello internazionale e, modificando il suo status, potrebbe, inoltre, conquistare una condizione che le permetterebbe di poter divenire un membro dell’Unione Europea.

La terza tappa comporterebbe ancor più difficoltà: arrivare a una soluzione che pongano fine alle controversie sui confini tra i due Stati, che vengano poi riconosciuti a livello internazionale, prevedrebbe un grande sforzo e decisioni su vari aspetti, tra cui quella su quale tipo di sovranità instaurare in queste aree. Qualora si arrivasse a tal punto, bisognerebbe anche capire cosa fare in ambito culturale, come regolare i diritti in materia di conservazione del patrimonio storico-culturale.

Il quarto e ultimo punto consisterebbe nel riorganizzare gli equilibri internazionali, elaborando un nuovo accordo multilaterale sulla pace. nel dopoguerra, si dovrebbe arrivare al ritiro delle truppe russe dai territori occupati durante il conflitto, per poi pensare di ritirare le sanzioni adottate contro la Russia.

La pace dovrebbe poi essere costruita su solide basi, prendendo misure come il disarmo e il controllo degli armamenti, per prevenire qualsiasi possibilità di conflitto.

Due esponenti statunitensi avrebbero, però, dichiarato alla stessa Cnn che gli Stati Uniti non sarebbero d’accordo con il piano proposto dall’Italia, nonostante negli scorsi giorni l’ambasciatrice americana, Linda Thomas Greenfield, aveva detto all’Onu che la proposta italiana potrebbe essere davvero una delle pochissime strade percorribili per porre fine alla guerra.

 

La questione del grano e della sicurezza alimentare

A New York, il ministro Di Maio aveva anche riportato l’attenzione sulla problematica del grano. Il tema della sicurezza alimentare era stato affrontato pure dai Paesi del G7, considerando l’iniziativa della Banca Mondiale di stanziare altri 12 miliardi di dollari per prevenire ulteriori disastri. Di Maio ha sottolineato la necessità di “costruire insieme un corridoio sicuro per provare a portare via il grano dal Paese e permettere quindi ai produttori ucraini di esportarlo e riportarlo sul mercato”.

I prezzi del grano hanno subito un rialzo a causa del conflitto, che potrebbe raggiungere picchi più alti di un ulteriore 20%, entro la fine dell’anno. Così, si verificherebbe una perdita d’acquisto sostanziale che colpirebbe anche gli italiani.

«L’Ue con i suoi progetti di cooperazione allo sviluppo ha una grande responsabilità anche perché saremo i Paesi che direttamente subiranno gli effetti di questa insicurezza alimentare».

 

L’intervista di Putin a un’emittente tv russa

Intanto, Putin ha parlato ai microfoni dell’emittente tv pubblica Rossiya 24, affrontando anche il tema delle esportazioni di grano dall’Ucraina. Il presidente russo si è detto pronto a garantire il passaggio tramite anche i porti occupati dalle sue truppe.

«I porti del Mar d’Azov, Berdyansk, Mariupol, sono sotto il nostro controllo. Siamo pronti a garantire un’esportazione senza problemi, anche del grano ucraino, attraverso questi porti – ha dichiarato il leader russo – Stiamo finendo i lavori di sminamento”, ha aggiunto, “il lavoro è in fase di completamento, creeremo la logistica necessaria, lo faremo».

Putin ha assicurato di non voler impedire l’export di grano ucraino, aggiungendo che la crisi alimentare non sia direttamente imputabile alla Russia, accusando anche per questo l’Occidente. Per il presidente, le notizie di un blocco all’esportazioni di grano dall’Ucraina, sarebbe un’invenzione dell’Occidente per coprire gli sbagli fatti proprio dai Paesi occidentali.

Inoltre, ha detto di aver invitato Kiev a rimuovere le mine poste nel territorio ora sotto il controllo russo, per rendere sicure le esportazioni del grano, aggiungendo che di tale situazione la Russia non ne approfitterebbe per sferrare attacchi dal mare.

In ogni caso, al di là delle dichiarazioni fatte dalla Russia e della questione della veridicità degli incontri tra vertici europei, statunitensi e britannici, ciò che più conta è che i protagonisti politici siano d’accordo nel tentare di trovare la via per la pace più corta.

 

 

Rita Bonaccurso

 

Allarme nucleare: le pillole allo iodio ci proteggono davvero?

Lo ioduro di potassio (KI),  se assunto immediatamente dopo il rilascio di radiazioni, può bloccare efficacemente l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

 

  1. Generalità
  2. Lo iodio radioattivo
  3. Altri utilizzi dello KI
  4. Ghiandola tiroidea
  5. Pareri contrastanti
  6. Controindicazioni
  7. Perchè assumere KI?
  8. Conclusione

Generalità

Fu nel 1986 che per la prima volta, in seguito all’incidente della centrale nucleare di Chernobyl, l’assunzione di iodio fu consigliata alla popolazione per contrastare l’azione delle dannose conseguenze da radiazioni nucleari.
Il consiglio di utilizzare lo ioduro di potassio è a tutt’oggi attuale in Europa. In particolare nei paesi dove ci sono centrali nucleari quali Belgio ed Olanda, i cittadini vengono invitati a ritirare gratuitamente in farmacia compresse di iodio e ad assumerle secondo le dosi e i tempi concordati.
Da Marzo 2022, l’invasione russa in Ucraina e l’attacco alle centrali nucleari di Chernobyl e di Zaporizhia, ha  fatto scattare in più paesi, Italia inclusa, una corsa alle farmacie a caccia di pastiglie a base di ioduro di potassio (KI)

healthy.thewom.it

Lo iodio radioattivo

Quando capita un incidente ad una centrale nucleare quale una esplosione, una perdita o un danneggiamento , la prima cosa che viene rilasciata nell’atmosfera è lo iodio radioattivo.
Una  volta che questo penetra nel nostro organismo, è in grado di danneggiare le cellule viventi, alterandone persino il materiale genetico.
I suoi effetti esplodono in cancro alla tiroide, tumori, leucemia acuta, disordini psicologici e mentali e danneggiano i geni umani per le future generazioni.

Altri utilizzi del KI

Lo KI (ioduro di potassio) è usato anche per trattare l’ipertiroidismo e per proteggere la ghiandola tiroidea da determinati tipi di radiofarmaci. Inoltre, è usato come integratore nelle persone con un basso apporto alimentare di iodio.

Ghiandola tiroidea

La tiroide è un organo in grado di regolare i processi metabolici ed il consumo di energia dell’intero organismo umano.
Assorbe preferenzialmente lo iodio nella sua forma stabile. All’interno della ghiandola tiroidea, lo iodio è convertito negli ormoni tiroidei triiodotironina (T3 ) e tiroxina (T4).

lamedicinaestetica.files.wordpress.com

Pareri contrastanti

Ha un fondamento scientifico la corsa all’acquisto di pillole allo iodio?
I pareri sono discordanti, seppur si ritenga essere uno tra i pochi mezzi di protezione. Tra le opinioni contrastanti vi è quella del prof. Andrea Giustina, primario di endocrinologia, il quale afferma che “non è indicato assumere iodio in previsione di una remota possibilità di un incidente nucleare […] l’utilizzo non motivato di iodio può determinare effetti collaterali tra cui disfunzioni organiche. In caso di incidente nucleare non è sprigionato solo iodio radioattivo, ma anche altri isotopi radioattivi contro cui queste compresse non possono nulla.” 

Controindicazioni

I possibili effetti secondari sono rari se KI viene somministrato alla  dose raccomandata e per breve tempo, ma tra questi si possono sopraggiungere: sfogo cutaneo, gonfiore delle ghiandole salivari, reazioni allergiche ( con febbre, dolori  in articolari, difficoltà di respiro).
Negli over 40, l’auto-somministrazione è “controproducente e persino potenzialmente tossica“, poiché la saturazione di ioduro di potassio aumenta il rischio di disfunzioni della tiroide. Marcello Bagnasco, presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide (Ait) chiarisce “se si assumono in autonomia e senza il consiglio del medico compresse di iodio si potrebbe verificare un eccesso di questo elemento che può provocare effetti collaterali come, per esempio, un aumento di incidenza delle patologie autoimmuni

Perchè assumere KI?

 La presenza di iodio radioattivo nella ghiandola tiroidea può portare allo sviluppo del cancro della tiroide.  La stessa tiroide perde la sua funzionalità e aumenta il rischio di cancro allo stomaco, al colon e all’esofago. Avrebbe inizio una vera e propria agonia se a bloccare il tutto non intervenissero le pillole di iodide, pillole talmente ricche di iodio stabile da riuscire a saturare la tiroide così da impedire di assorbire qualsiasi tipo di iodio.
Le pillole andrebbero assunte da 6 alle 12 ore prima  della esposizione allo iodio radioattivo oppure entro 3-4  ore dopo l’esposizione, prima viene assunto prima la tiroide si sarà cibata di iodio sano. 

www.tumoredellatiroide.it

Conclusione

Nel 1982 la Food and Drug Administration degli Stati Uniti approva lo ioduro di potassio per proteggere la ghiandola tiroidea dallo iodio radioattivo. Quindi si può dire, al fronte di queste osservazioni, che il KI è efficace solo se somministrato nelle dosi raccomandate.
Poiché il KI protegge per 24 ore, questo andrebbe dosato giornalmente fino alla sparizione del rischio.
Ma è bene tenere presente che lo ioduro di potassio non basta a prevenire i molteplici effetti negativi a cui l’uomo si espone se bombardato da radiazioni nucleari. Non può proteggere da altri meccanismi di avvelenamento da radiazioni e non può fornire alcuna protezione contro le bombe sporche che producono radionuclidi diversi dallo iodio.

www.meteoweb.eu

 

Elena Fortuna   

 

Per approfondire: