Covid: dall’11 febbraio inizia una nuova fase con lo stop all’obbligo di mascherina all’aperto

Da ieri, 11 Febbraio, abolito l’obbligo di mascherine all’aperto e riaperte le discoteche. Questa la prima tappa di un percorso  delineato dal governo che dovrebbe terminare entro la data del 15 giugno prossimo, quando scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50.

Da ieri, 11 febbraio, stop alle mascherine all’aperto, tranne che in caso di assembramento (fonte: triesteallnews.it)

Via le mascherine all’aperto, ma attenzione agli assembramenti

Inizia una nuova fase, che parte proprio dall’abolizione della mascherina all’aperto. Bisognerà, però, sempre portarle con sé e metterle in caso di assembramenti o situazioni dove non sia possibile stare a distanza dalle altre persone.

I dati sulla pandemia sono finalmente confortanti. Sembra che, nonostante le drammatiche cifre raggiunte durante questi mesi, la situazione epidemiologica stia migliorando davvero. Però, per ora, come consigliato dagli esperti è giusto guardare con ottimismo agli attuali miglioramenti, seppur ancora timidi.

Il vaccino è stata la nostra più grande arma contro questo virus e continuerà ad esserlo ancora, infatti si pensa a un richiamo annuale. Il nostro organismo sarebbe pronto a convivere con la malattia, senza che questa, costituisca nella maggior parte dei casi, un pericolo insormontabile. Quindi sarebbe giunto il momento di voltare pagina, seppur con cautela.

«Siamo verso l’uscita ma dobbiamo avere cautela, continuare con i comportamenti prudenti» ha dichiarato il ministro Roberto Speranza.

Questa decisione è carica anche di significato simbolico, testimonia una virata concreta verso la fine delle restrizioni. L’introduzione delle mascherine all’aperto è una misura che era stata deliberata con il decreto del 13 ottobre del 2020, dall’allora premier Giuseppe Conte.

L’obbligo di indossare le mascherine al chiuso, invece, rimarrà ancora fino al 31 marzo, data in cui è stata fissata la fine dello stato di emergenza.

Il testo del provvedimento enuncia:

«Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private».

Rimangono, comunque, esenti dall’obbligo: i bambini di età inferiore ai sei anni; le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con un disabile che e non possono fare uso del dispositivo; tutte le persone mentre svolgono attività sportiva.

«Oggi finalmente lanciamo via l’obbligo delle mascherine all’aperto nell’attesa di farlo presto anche al chiuso. Gli ospedali non sono più in affanno per il Covid e si vede una luce all’orizzonte sempre più forte. Torniamo alla vita che abbiamo sempre fatto prima del Covid.».

Bassetti invita all’ottimismo (fonte: profilo Instagram ufficiale di Matteo Bassetti)

Queste le parole del direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, scritte sui suoi profili social, in merito alla disposizione del governo. Ha pubblicato una foto che lo ritrae come forse non ci saremmo facilmente aspettati: lo si vede, infatti, lanciare in aria proprio una mascherina, accompagnata da altre parole: «Finiamola di pensare alla positività Covid come l’anticamera del patibolo». L’infettivologo ha infatti ricordato ancora una volta il grande aiuto che ci hanno dato i vaccini: «Hanno depotenziato gli effetti gravi di questo virus. Bisogna tornare a uscire a cena, a viaggiare, a divertirsi, a ballare e a pensare al futuro in maniera positiva. Viva la vita!».

 

In Campania l’obbligo resta

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è contrario a questa disposizione. Lo ha dichiarato in una diretta, nella stessa giornata di ieri.

Quando si passeggia in una strada commerciale, come si fa a distinguere l’assembramento dal non assembramento? È più semplice indossarla, visto che è obbligatoria sui mezzi di trasporto, nei locali al chiuso e nei negozi. Quindi, è preferibile fare un gesto di prudenza ancora per qualche settimana, saltare un po’ il periodo di Carnevale e mantenerci tranquilli per evitare di far riaccendere il contagio.

De Luca, dunque, ha predisposto un allungamento dell’obbligo delle mascherine all’aperto, di ancora una settimana. La preoccupazione nasce dal fatto che la Campania è la regione con maggiore densità di popolazione e gli assembramenti possono essere molto più frequenti che altrove, rischiando di pregiudicare il miglioramento della situazione.

 

Ripartono le discoteche e si lavora sulle capienze, anche per gli impianti sportivi

L’altra importante novità riguarda le discoteche. A lungo si è discusso sul ritorno in pista e finalmente è arrivato il momento. Ieri, 11 febbraio, insieme alla disposizione sulle mascherine è arrivato il momento della riapertura delle piste da ballo. Dopo numerose lamentele da parte dei proprietari delle discoteche, che hanno risentito più a lungo delle restrizioni, questo fine settimana si torna a ballare.

Ovviamente vi sono delle regole: potrà entrare solo chi è in possesso di green pass rafforzato, quindi chi si è sottoposto a tre dosi di vaccino o chi è guarito dal covid; la mascherina dovrà esser tenuta nelle discoteche al chiuso, ma non vi sarà l’obbligo in pista, mentre si balla. Nelle discoteche all’aperto si potrà tornare senza dispositivi di protezione. Vi sono dei limiti di capienza, non superiore al 75% per le strutture all’aperto e 50% al chiuso.

Si sta lavorando sui limiti di capienza anche per gli impianti sportivi, in collaborazione con la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, per attuare un percorso graduale fino alla completa riapertura degli impianti sia all’aperto che al chiuso:

«Si lavora a un primo allargamento, a partire dal primo marzo, che porterà al 75% e al 60% il limite delle capienze rispettivamente all’aperto e al chiuso. Per poi proseguire con le riaperture complete, qualora la situazione epidemiologica continuasse il suo trend di calo.».

(fonte: theworldnews.net)

Super green pass ora illimitato

Diverse le ipotesi riguardo la validità del Super Green Pass. Come suddetto, per ora non è prevista dal governo l’ipotesi di una quarta dose, in accordo secondo quanto sostenuto dagli esperti, che raccomandano, invece, un richiamo annuale per il futuro. La situazione di copertura di chi si è sottoposto alla terza dose è equiparata a quella di coloro che sono guariti dal Covid dopo il completamento del ciclo vaccinale primario.

Il green pass rafforzato, dunque, ora è considerato illimitato.

La copertura delle vaccinazioni ha fatto stabilire che agli studenti nella fascia 12-18 anni, il cui tasso di vaccinazione è intorno all’80%, potrà essere evitata la Dad. Quest’ultima verrà attivata solo per i non vaccinati della scuola secondaria, a partire dal secondo contagio in classe, e, inoltre, la quarantena, in caso di stretto contatto con un positivo, è stata dimezzata da 10 a 5 giorni.

Anche negli altri Paesi europei si sta andando verso le riaperture totali, in alcuni casi in maniera pure più spedita. In Francia, ad esempio, si pensa all’abolizione del green pass tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, come dichiarato dal ministro della salute francese, mentre le mascherine da questo mese sono obbligatorie solo sui mezzi pubblici e nei luoghi in cui non è previsto obbligo Super Green Pass, anche se l’attenzione rimane alta. Gabriel Attal ha dichiarato: «C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farci sperare che entro la fine di marzo o l’inizio di aprile la situazione negli ospedali sarà sufficientemente tranquilla da permetterci di revocare il pass vaccinale».

La discussione in merito rimane aperta in Italia e, secondo le prime valutazioni, la certificazione verde dovrebbe esser usata almeno fino a metà giugno, data in cui è fissata la scadenza dell’obbligo vaccinale.

 

Rita Bonaccurso

Arriva il “Super Green pass”: ecco cosa cambierà dal 6 dicembre

Il nuovo decreto, in vigore dal 6 dicembre, ha istituito il Super Green pass che spetterà ai vaccinati e ai guariti dal Covid-19. Saranno previste restrizioni per i No Vax e ulteriori regole per la sicurezza.

Super Green pass -Fonte:siviaggia.it

Il Consiglio dei Ministri (Cdm) ha varato, mercoledì 24 novembre, un decreto che sdoppierebbe il certificato verde. La svolta ha come obiettivo l’introduzione di nuove restrizioni per i non vaccinati dal 6 dicembre, attraverso l’attuazione di un provvedimento “salva Natale” che resterà in vigore fino al 15 gennaio 2022, salvo proroghe successive.

Super Green pass

Il provvedimento distingue il classico certificato verde dal “Super Green pass”, posto a disposizione di chi è vaccinato contro il Covid-19 o di chi è guarito dalla malattia ed ha durata di 9 mesi; non spetta a chi risulta negativo a un tampone. Sarà necessario anche per le regioni in zona bianca, oltre che in quelle gialle, arancioni e rosse. In quest’ultime, qualora venissero riapplicate nei territori nazionali, le chiusure varranno anche per i possessori del Super Green pass.

I No Vax verranno tagliati fuori da innumerevoli attività in cui servirà la certificazione rafforzata. Non potranno accedere a: spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, per entrare alle feste e nelle discoteche. Questi saranno altresì protagonisti di ulteriori limitazioni, previste invece per le eventuali zone arancioni.

Super Green pass: ecco cosa cambia dal 6 dicembre -Fonte:ravennawebtv.it

Dal 15 dicembre, si introdurrà l’obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, come per il personale amministrativo della sanità, per docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico e saranno istituite nuove regole per la sicurezza.

Differenze tra “Green pass”

Green pass base e Super Green pass -Fonte:quotidiano.net

La ramificazione del Green pass in “Green pass base” e “Green pass rafforzato” prevede che:

  • Il Green pass base venga dato a chi si sottopone a tampone molecolare (valido 72h) o antigenico (valido 48h). Questo sarà obbligatorio, dal 6 dicembre, anche per il trasporto ferroviario, sia regionale che interregionale, per il trasporto pubblico locale, per alberghi e spogliatoi e per ogni attività sportiva.
  • Il Green pass rafforzato (Super Green pass) sarà fornito ai vaccinati o ai guariti da Covid 19, con una validità di 9 mesi, calcolato dall’ultima somministrazione di vaccino oppure dal certificato di avvenuta guarigione da Covid-19. Ciò servirà ad accelerare e aumentare il numero dei richiami. Verrà richiesto per l’ingresso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche consentiti in zona bianca e gialla.

Le nuove limitazioni

  • Uso della mascherina: resta obbligatoria al chiuso solo nelle zone bianche. Scatta l’uso della stessa all’aperto dalla zona gialla, senza che vi siano eccezioni.
Norme anti-covid -Fonte:forlitoday.it
  • Palestre e piscine: l’accesso non è precluso a chi non è vaccinato. Per allenarsi basta avere un Green pass in corso di validità, rilasciato anche a seguito di tampone negativo effettuato 48 (nel caso di tampone rapido) o 72 ore (per il tampone molecolare) prima. Questa regola continuerà a valere sia per la zona bianca sia per quella gialla, e sarà così anche con l’entrata in vigore del nuovo Decreto. Dunque, palestre e piscine restano fuori dalle attività per cui è richiesto il Super Green pass, che invece diventerà indispensabile per allenarsi al chiuso solo in zona arancione.
  • Spogliatoi: i non vaccinati possono continuare ad allenarsi anche se posseggono solo la certificazione rilasciata da un tampone negativo. La delibera del Cdm estende però gli ambiti in cui diventa obbligatorio il Green pass base, essenziale per l’accesso agli spogliatoi anche quando l’attività sportiva sia svolta all’aperto.
Impianti sciistici:restrizioni -Fonte:ladige.it
  • Impianti sciistici: servirà in zona bianca e gialla il Green pass base. In zona arancione, invece, vi potrà accedere solo chi possiede il Super Green pass. In zona rossa si prevede altresì la chiusura degli impianti.
Ristoranti al chiuso -Fonte:corriere.it
  • Bar e ristoranti: se attualmente bastava la certificazione di base, dal 6 dicembre, il Green pass rafforzato servirà per accedere a bar e ristoranti al chiuso, discoteche (in zona bianca con capienza del 75% all’aperto e al 50% al chiuso), cinema, teatri, matrimoni, cerimonie pubbliche, concerti, stadi (con capienza al 75% per quelli all’aperto e al 60% per quelli al chiuso).
Trasporti pubblici -Fonte:altroconsumo.it
  • Trasporti: il nuovo Decreto legge renderà obbligatorio il certificato verde su tutti i mezzi di trasporto locali, dunque su bus, tram e metropolitane. Servirà il Green pass base anche per salire sugli autobus o sui convogli della metropolitana.

I controlli del Governo

Mario Draghi -Fonte:ansa.it

L’insistenza dell’Esecutivo sul tema dei controlli servirà a porvi un più generale irrigidimento degli stessi, attraverso l’istituzione di nuove risorse messe a disposizione per tal fine.

Ha così affermato il premier Mario Draghi:

“C’è la sensazione che questi controlli vadano rafforzati, c’è tutta una aneddotica sui mancati controlli, bisogna potenziarli. Tutte le forze di sicurezza, i vigili urbani, saranno impiegati con un impianto diverso dal passato.”

Entro 3 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, i Prefetti dovranno sentire il Comitato provinciale ordine e sicurezza, per predisporre e adottare in 5 giorni, un nuovo piano che coinvolga tutte le forze di polizia e che relazioni periodicamente gli accertamenti sul Green pass.

Giovanna Sgarlata

 

Proteste ‘’No green pass’’. Ecco le nuove restrizioni annunciate dalla ministra Lamorgese

Nella serata di mercoledì scorso il Viminale ha annunciato nuove restrizioni sulle manifestazioni dei no green pass, che da ormai settimane stanno provocando forti disagi in diverse città italiane.

Fonte: TGCom24

La direttiva – vale a dire un documento che contiene norme e istruzioni – predisposta dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, esorta all’individuazione di aree sensibili e impone tutta una serie di altre limitazioni. L’obiettivo è garantire il diritto a manifestare ma proteggendo l’attività economica e la salute pubblica, soprattutto in vista di un nuovo sabato di proteste atteso per il 13 novembre.

Le nuove misure su cortei e manifestazioni

Con il Natale alle porte, il dilagare del fenomeno proteste per le misure emergenziali dettate dalla pandemia ed il continuo aumento dei contagi, Lamorgese ha ritenuto urgente l’imposizione di una nuova linea a chi ha il compito di tutelare l’ordine pubblico.

La ministra ha quindi inviato due giorni fa una circolare a tutti i prefetti d’Italia, che avranno la facoltà di «individuare specifiche aree urbane sensibili» e di particolare interesse per lo svolgimento ordinato della vita cittadina, che «potranno essere oggetto di temporanea interdizione» agli stessi cortei, almeno fino alla fine dello stato di emergenza.

La ministra degli Interni, Luciana Lamorgese. Fonte: Ansa

I manifestanti dovranno essere tenuti lontani da centri storici e affollati delle città, oltre che da obiettivi sensibili come sedi di sindacati e partiti, palazzi delle istituzioni e ambasciate. Tra le disposizioni c’è poi la possibilità di imporre lo svolgimento delle proteste in forma statica soltanto (sit-in), l’obbligo di mascherina all’aperto e regolamentazione di percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche.

Le decisioni sulle misure specifiche – da adottare comunque caso per caso – avranno attuazione immediata e saranno affidate ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica (in cui si riuniscono il sindaco del capoluogo di provincia, il presidente della provincia, il questore e i rappresentanti delle forze dell’ordine).

Lamorgese e Mattarella in difesa del bilanciamento dei diritti

Nonostante la direttiva nasca con l’obiettivo esplicito di contenere i disagi derivanti dalle manifestazioni di dissenso delle ultime sedici settimane, la ministra degli Interni ha tenuto a specificare che la circolare non riguarda esclusivamente le manifestazioni ‘’No Green Pass’’ e che pertanto le restrizioni a cui rimanda potranno essere applicate anche a proteste «attinenti ad ogni altra tematica».

Intervenuta all’assemblea dell’Anci, Luciana Lamorgese ha spiegato:

«Il diritto di manifestare è costituzionalmente garantito ma esiste anche un bilanciamento dei diritti: si può manifestare ma servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e il diritto alla salute». Ha poi messo in evidenza che «Non si può pensare che a fronte di un’economia in rialzo, la penalizziamo con tutte queste manifestazioni».

Ed in merito a ciò è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

«Dissenso non può sopraffare il dovere di proteggere i più deboli».

Il presidente Sergio Mattarella. Fonte: AGI

L’elenco dei luoghi vietati

I prefetti, in accordo con i sindaci, hanno già pensato ad una serie di provvedimenti per impedire le manifestazioni in alcune zone della città. A tal proposito, il Corriere della Sera ha stilato un elenco delle piazze italiane in cui non sarà possibile manifestare: l’intenzione è di seguire l’esempio del prefetto di Trieste Valerio Valenti, il quale ha vietato le manifestazioni in piazza Unità d’Italia fino al 31 dicembre.

Proteste No Green Pass a Firenze in piazza Santa Maria Novella. Fonte: SkyTG24

Pertanto:

• Vietate piazza Fontana, la zona del Duomo e di Brera a Milano;
• Vietata piazza del Popolo con l’indicazione di concentrarsi al Circo Massimo a Roma;
• Vietate Santa Croce e Santa Maria Novella a Firenze;
• Divieto manifestazioni sul lungomare, in piazza Dante e piazza del Plebiscito a Napoli;
• Vietata piazza Maggiore a Bologna;
• Niente manifestazioni a piazza del Ferrarese a Bari;
• Vietata piazza Sant’Oronzo a Lecce;
• Vietata piazza Verdi a Palermo;
• Divieto in piazza Garibaldi a Cagliari;
• Si valuta di vietare piazza della Vittoria a Genova;
• Al vaglio la possibilità di non concedere più piazza Dante a Trento.

La voce degli oppositori

Dopo l’annuncio delle nuove restrizioni, molti gruppi di manifestanti sono sul sentiero di guerra contro tali divieti. Altri si sono mostrati invece maggiormente disposti ad accettare piazze e altri luoghi alternativi.

Tra gli oppositori, a Milano, il Comitato che promuove i cortei del sabato ha annunciato lo stop alle trattative con la questura perché:

«dopo questo sabato, per noi è diventato impossibile sederci al tavolo con chi ha rinchiuso centinaia di manifestanti pacifici in una via e li ha trattati peggio dei criminali».

Più moderati i toni di Marco Liccione, portavoce del movimento ‘’Variante Torinese’’ e organizzatore da settimane delle proteste a piazza Castello che ha detto:

«non possono vietarci di manifestare. Leggeremo la circolare e, per il bene delle persone che aderiscono alla manifestazione e per rispetto dei commercianti, valutiamo per sabato di cambiare luogo di ritrovo».

Problemi di applicazione delle strette

Fonte: SkyTG24

Entro questo scenario non è ancora chiaro fino a che punto potranno essere applicate le nuove limitazioni: mentre potrebbe risultare non particolarmente complessa l’individuazione di un’area «sensibile» da presidiare con l’aiuto delle forze dell’ordine, più difficile sarà obbligare i manifestanti al concordamento del percorso, dopo che nelle manifestazioni delle ultime settimane sono stati in diversi gli attivisti privi di autorizzazione. Così come sarà altrettanto complicato obbligare eventualmente i manifestanti a protestare in forma statica.

Gaia Cautela

Obbligo di Green pass sul posto di lavoro: si accende la protesta nel porto di Trieste

L’allerta era alta da giorni, sin dall’attacco alla sede romana della Cgil. Il 15 ottobre, giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass sul luogo di lavoro, a Trieste, sin dalle prime ore del mattino, in molti si sono radunati nei pressi del porto, davanti al Varco 4 del molo 7. Quello il luogo di ritrovo della manifestazione annunciata e organizzata da Stefano Puzzer, leader del sindacato autonomo del Cltp, Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste. Tra i manifestanti, non solo operatori dello scalo, riconoscibili dai giubbottini gialli indossati, ma anche persone esterne contrarie alla certificazione verde.

Qualche fumogeno e qualche coro durante la prima notte di protesta al varco 4 del porto di Trieste, ma il clima non è teso (fonte: open.online.it)

L’annuncio del blocco al porto

Lunedì 11 ottobre, un grande corteo contro il Green pass, il giorno dopo, un incontro tra le aziende del settore marittimo, il prefetto Valerio Valenti e il segretario generale dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale, Vittorio Torbianelli. L‘intesa non viene raggiunta, quindi, il sindacato del Cltp, nel pomeriggio, pubblica un comunicato che conferma un blocco totale delle attività nello scalo marittimo per il 15.

Il presidente del porto, Zeno D’Agostino, in seguito all’accaduto, fa un annuncio shock, dichiarando di essere intenzionato a rassegnare le dimissioni in caso di un blocco a oltranza dello scalo.

Successivamente, iniziano a circolare varie voci, su un presunto compromesso con le aziende operanti nel porto di Trieste, le quali sembra abbiano proposto di provvedere di tasca propria a pagare i tamponi ai lavoratori fino al 31 dicembre.

Non tarda ad arrivare una risposta dai portuali alle voci: “Nulla di tutto ciò ci farà scendere a patti. Non solo noi, ma tutte le categorie di lavoratori”.

 

Il giorno tanto atteso

All’alba del 15, mentre Trieste ancora dorme, già alle ore 6 circa, si vede in giro qualche attivista No Green pass. Due giorni prima, Puzzer aveva dichiarato di aspettarsi circa 30mila adesioni alla manifestazione, considerando anche il resto della città; mentre D’Agostino, aveva fatto un pronostico meno cauto, immaginando che i manifestanti potessero crescere fino al numero di 50mila.

All’ultima assemblea della sera prima, il Cltp aveva riunito le adesioni di poche centinaia di lavoratori, circa 300: non abbastanza, dunque, per bloccare uno scalo in cui lavorano oltre 1.500 persone.

Mentre ci si prepara a situazioni molto impegnative, durante le prime ore di venerdì, l’accesso allo scalo portuale era consentito.

«Chi vuole lavorare, può entrare. Noi non fermiamo nessuno» dichiaravano dal Cltp.

Però i camionisti, provenienti anche da oltre confine, preferiscono non inoltrarsi dentro la folla che inizia a crescere.

Intanto arrivano troupe di giornalisti e i primi attivisti No Green pass esterni al gruppo dei portuali, per dare sostegno alla protesta. L’incremento del numero di partecipanti inizia a preoccupare: «Stanno continuando ad arrivare persone. Il problema non sono i portuali, è quando inizieranno ad arrivare tutte le persone per la manifestazione. Qui la gente entra ma non sa quando riuscirà ad uscire». Intanto 230 unità delle forze dell’ordine vengono fatti schierare in tutta la città. La tensione è alta, per la preoccupazione di poter assistere a scene simili a quelle verificatesi a Roma la settimana prima.

In migliaia intanto sfilano dentro Trieste (fonte: triestecafe.it)

Intanto, si guarda alla situazione nei maggiori scali portuali del Paese, avanzando l’ipotesi di una possibile reazione a catena.

A Genova, la protesta, effettivamente, si accende nello stesso momento, mentre a Gioia Tauro il primo turno della giornata di venerdì inizia senza problematiche: i lavoratori hanno organizzato un sit-in con un legale per le ore 10, ma poi svolgono normalmente la loro giornata lavorativa; assenti i non vaccinati, ma perché non è stato possibile, per questione di organizzazione, far arrivare i primi tamponi comunque messi a disposizione gratuitamente da Med Center Container terminal, che ha ne ha assicurato la disponibilità per tutto il prossimo periodo.

Il portavoce dei portuali si dimette dopo le tensioni di sabato notte

Delle migliaia di persone arrivate, nel primo giorno di protesta, dal resto d’Italia per sostenere i lavoratori del porto di Trieste ne sono rimaste qualche centinaia in questi giorni. Il clima generale è rimasto sereno, nessuna complicazione. Durante la prima notte, la protesta si affievolisce, si dà inizio a un vero e proprio party, si balla, ogni tanto si accende un fumogeno e i cori contro il Green pass o contro il premier Draghi iniziano a sparire.

D’Agostino dichiara che serve trovare una soluzione al più presto, pur se il porto ha continuato a funzionare sopperendo alla mancanza di funzionalità del molo 7 e perché i manifestanti hanno continuato a non interferire particolarmente sul traffico di mezzi. Questi sono, infatti, passati dal paventare un possibile blocco di tutto il porto a mantenere un presidio e assumere una linea soft.

Nella tarda serata di sabato, Stefano Puzzer annuncia, provocando una forte sorpresa in tutti, la fine della protesta. Secondo delle fonti, pare che già nel pomeriggio l’idea abbia sfiorato quello che era diventato volto della manifestazione. Il motivo? Un gruppo di No Vax, accampatosi per la notte lì vicino preoccupava i portuali.

Puzzer continua la protesta, ma non come portavoce dei portuali (fonte: lastampa.it)

Quando molti di questi iniziano a far ritorno a casa, dopo aver concordato il comunicato che chiudeva la vicenda, Puzzer inizia a chiamare le agenzie stampa per smentire, sotto forte pressione dei No Vax, indispettiti dalla piega presa dalla situazione.

Il telefono di Puzzer inizia ad esser tempestato di chiamate, mentre lui cerca di tenere a bada sia i suoi colleghi che il fronte opposto, ma la mattina dopo si dimette dal ruolo di portavoce del Clpt, pur dichiarando di voler, personalmente, continuare il presidio fino al 21 ottobre, come dichiarato inizialmente dai portuali.

Uno dei leader del comitato di Coordinamento, colui che per conto di tutti ha gestito la trattativa con l’autorità portuale e la Digos, era andato a dormire senza sapere del dietrofront fatto da Puzzer. Il suo commento a ciò è stato un colorito «Abbiamo fatto una enorme figura di m…».

 

Lo sgombero del varco 4, ma la manifestazione continua dentro Trieste

Stamane, presso il porto di Trieste, dove le proteste sono andate e tra gli occupanti del varco 4, ormai solo semi-bloccato, è iniziato lo sgombero da parte della polizia. Tra loro ancora un triste Puzzer, rimasto comunque convinto di voler continuare il presidio.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dopo circa un’ora e mezza, con l’utilizzo lievi cariche di idranti, il varco è stato liberato. La situazione degenera in una guerriglia.

I manifestanti vengono prima spostati e il presidio al varco 4, spostato nel parcheggio in fondo alla zona presidiata da venerdì scorso, permettendo al porto di riprendere normalmente le attività.

«Non siamo violenti» gridavano intanto i manifestanti agli agenti schierati con gli scudi, per ribadire la presa di distanza da soggetti violenti, estranei alla protesta pacifica organizzata dai portuali. «Vogliamo evitare vi facciate male» ha risposto un dirigente della Polizia.

Durante l’operazione si è arrivati allo scontro solo con un gruppo di manifestanti e un agente è rimasto ferito. Le persone, attualmente 2 mila, si sono poi spostate in piazza Unità d’Italia, dentro Trieste. La protesta ora ha cambiato volto, è stata presa in mano dai No green pass. Tutti si sarebbero seduti in piazza una volta arrivati.

«Vediamo se hanno il coraggio di caricarci anche in piazza Unità d’Italia» ha detto Puzzer, ancora nella protesta.

Mentre si attendono novità, dalla politica arriva la solidarietà di Salvini e Meloni, contrari alle misure prese contro quelli che definiscono «lavoratori pacifici».

 

Rita Bonaccurso

Bologna: studentessa No green pass si rifiuta di lasciare l’aula. Incongruenze tra le dichiarazioni e caos in università

Scoppia il caos presso la facoltà di filosofia dell’Università di Bologna: la studentessa No Green pass si è rifiutata di uscire dall’aula, facendo annullare lo svolgimento della lezione.

Bologna, studentessa No Green pass resta in aula –Fonte:correredibologna.corriere.it

Protagonista di questa vicenda diventata mediatica è Silvia, una studentessa di 20 anni che frequenta l’Università di Bologna, iscritta al secondo anno del corso di laurea in filosofia.  È accaduto mercoledì 6 ottobre, quando a seguito della violazione del protocollo universitario che afferma l’obbligo del passaporto verde per poter accedere ai luoghi universitari, la lezione è stata sospesa. Non sono di certo mancate le minacce e gli insulti per la ragazza, la quale ha denunciato l’accaduto pubblicamente, attraverso il suo profilo social e durante la manifestazione svolta presso il cortile Guido Fanti nel capoluogo emiliano. Si è così scatenata una protesta che ha visto decine di studenti appellarsi contrariamente agli obblighi governativi in materia di Green Pass.

Green Pass: le regole per le università

Il 10 settembre 2021 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, il decreto legge n.122 recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza da COVID-19 in ambito scolastico, della formazione superiore e socio sanitario-assistenziale”, che estende l’obbligo di esibire il green pass a tutti coloro intendano entrare in una scuola, ad eccezione degli studenti e di chi risulta esentato dal vaccino.

Green pass Università –Fonte:adnkronos.com

Chiunque accede alle strutture del sistema nazionale universitario deve possedere ed è tenuto ad esibire la certificazione verde COVID-19. I responsabili delle Università e delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica sono tenuti a riscontrare il rispetto delle prescrizioni.

I controlli svolti a campione, saranno effettuati attraverso le modalità operative individuate dagli Atenei. Le uniche esenzioni riguardo le misure contenute nella decretazione d’urgenza dovranno essere rilasciate tramite idonea certificazione seguendo i criteri definiti dal Ministero della Salute.

Cosa è accaduto il 6 ottobre

La studentessa Silvia, pur essendo a conoscenza delle normative vigenti sul territorio nazionale e sapendo che il mancato rispetto di queste avrebbe sicuramente dato avvio ad una situazione di rischio, ha preferito ignorare le richieste dell’addetto all’ingresso, entrando “clandestinamente” nell’aula per seguire la lezione in presenza.

Silvia ha esposto l’accaduto alla docente; quest’ultima, al fine di far rispettare le normative presenti nel protocollo sanitario, ha dovuto interrompere la lezione, invitando tutti i partecipanti a lasciare l’aula.

Studentessa No Green Pass rifiuta di uscire dall’aula –Fonte:ilriformista.it

Si è così dato avvio una perseverante scia di insulti verbali e mediatici sui gruppi sociali nei confronti della ragazza; alcuni pendolari le avrebbero persino chiesto il rimborso del costo del biglietto visto che, a causa sua, la lezione è stata sospesa.

La vicenda ha avuto una tale risonanza da coinvolgere anche il prorettore dell’università, Mirko Degli Esposti che ha dichiarato

“L’obiettivo del nostro Ateneo è quello di evitare di chiamare le Forze dell’Ordine. Il mio sincero invito è alla responsabilità, vorrei che la gente avesse più memoria: un anno fa avevamo aule e biblioteche vuote, nessuno vuole tornare lì, vaccini e Green Pass sono gli strumenti per evitarlo.”

La risposta della docente

Luisa Lugli è la docente che ha interrotto la lezione dove si era presentata Silvia, che racconta presso la testata giornalistica “Repubblica” la sua versione dell’accaduto, che nega la presenza di aggressioni raccontate e denunciate dalla ragazza. Afferma altresì di non aver mai visto la studentessa al corso in presenza.

Studentessa senza Green pass, lezione sospesa –Fonte:corrieredibologna.corriere.it

Dalle dichiarazioni rilasciate dalla Lugli, che era stata avvisata dal personale della presenza di una ragazza sprovvista di certificazione, l’invito a lasciare l’aula era pervenuto successivamente al colloquio con il direttore. Questi riprendendo il protocollo di Ateneo si è appellato al richiamo del corretto comportamento degli studenti, affinchè l’ambiente universitario risulti un luogo che salvaguardi la sicurezza di tutti. Prioralmente nella fase attuale che permette il riempimento degli spazi universitari fino al 100%.

Alta tensione sul Green Pass

La manifestazione tenutasi sabato scorso nel cortile Guido Fanti a Bologna, ha visto spiccare tra le voce del gruppo “Studenti Unibo contro il Green Pass”, anche Silvia che ha voluto raccontare la “reazione di spropositata violenza scaturita da chi si sente protetto da normative illegittime”.

Per la studentessa andare a lezione senza il Green Pass non è di certo un reato, ma un atto di disobbedienza contro l’infame tessera verde”, nonostante l’Università garantisca la didattica mista, permettendo agli studenti di seguire i corsi online.

Green Pass manifestazione –Fonte:ilrestodelcarlino.it

Risulta chiaro come il suo discorso sia incentrato sulla mancanza di fede nella Certificazione Verde, definendolo come uno strumento di controllo e discriminazione. Avvalorando altresì il diritto di seguire le lezioni in presenza a seguito del pagamento delle tasse annuali previste dall’Ateneo.

Nello stesso pomeriggio in cui venivano rilasciate queste dichiarazioni, esplodevano a Roma gli scontri tra forze dell’ordine e gruppi No Green Pass, i cui atti di violenza sono culminati in un assalto presso la sede del Cgil e acute tensioni nei pressi di Palazzo Chigi.

Tali rivolte si pongono così di essere in netta contrapposizione al decreto legge del 6 agosto. Questo prevede dal 1° settembre e fino al termine dello stato di emergenza fissato al 31 dicembre 2021 per le attività in presenza, il possesso e l’esibizione del green pass previsto dall’art. 9 del decreto legge 22 aprile 2021, eccezione applicata solo per i soggetti esentati dalla campagna vaccinale.

Giovanna Sgarlata

Una sommossa di presunta matrice neofascista a Roma: la protesta contro il Green pass come copertura?

«Giù le mani dal lavoro» gridavano ripetutamente le migliaia di persone scese in strada a Roma, sabato scorso, per protestare contro l’obbligo di Green pass sul posto di lavoro. Poco dopo, la situazione degenera. A causa di infiltrazioni di simpatizzanti di estrema destra, tra cui militanti del partito di Forza Nuova oltre che soggetti indipendenti, il corteo pacifico si trasforma in una vera e propria guerriglia.

 

Scontri con la Polizia (fonte: gazzettadelsud.it)

 

L’organizzazione della protesta generale, aveva come punto di partenza Piazza del Popolo. I manifestanti, avevano poi chiesto ai responsabili dell’ordine pubblico di poter proseguire pacificamente in corteo verso la sede della Cgil, considerata una delle organizzazioni sindacali italiane principali. Permesso negato.

Così, un gruppo di poche centinaia di persone, principalmente simpatizzanti di Forza Nuova, ha preso il sopravvento e trascinato il resto delle migliaia di manifestanti apparentemente pacifici.

Questa mossa, forse pianificata, da questi dimostranti più determinati e insinuatisi nel corteo generale, ha accesso i forti scontri contro gli agenti di polizia.

Decisiva, per i manifestanti di Forza Nuova la “copertura”, complice, di un movimento che, dall’aprile 2020 si è costituito dichiarandosi spontaneo e “di popolo”, apolitico o “politicamente eterogeneo”, ma solo a parole slegato da partiti politici.

“Si è concretizzato quel timore che avevamo comunicato alle istituzioni nelle scorse settimane e di cui il ministro (dell’Interno, ndr) Lamorgese aveva parlato” – dichiara una fonte qualificata dell’intelligence.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Tra gli arrestati per l’attacco alla Cgil, esponenti di Forza Nuova e non solo

Arrivati di fronte la sede della Cgil, i manifestanti hanno pressato il cordone di agenti di polizia, fino ad entrare dentro, dove hanno devastato gli uffici.

Gli uffici devastati (fonte: Today.it)

L’obiettivo successivo, come anche dichiarato apertamente, sarebbe stato Palazzo Chigi. Volevano replicare le scene viste negli Stati Uniti, a Capital Hill.

Devastate le stanze del dipartimento comunicazione, divelti armadi, scrivanie, pc e una fotocopiatrice usata come ariete per sfondare delle porte. Trentotto gli agenti di polizia rimasti feriti.

Tra la massa, prima di entrare, si scorgono gli esponenti maggiori di Forza Nuova: il leader nazionale Roberto Fiore, appartenente associazioni sovversive nere degli anni Settanta, ricercato e condannato per questo, con pena mai scontata e prescritta, per la latitanza all’estero, poi ritornato in politica negli anni 2000; il leader romano, Giuliano Castellino; presente anche il fondatore di “IoApro” (movimento che raccoglie ristoratori di tutta Italia contrari alle restrizioni per il covid sin dagli inizi), proprietario di una catena di pizzerie, Biagio Passaro, il quale si è filmato una volta all’interno del sindacato.

Questi sono stati arrestati insieme ad altri, in flagranza e con arresto differito, tra cui anche Luigi Aronica, soprannominato “Er Pantera”, ex appartenente ai “Nuclei armati rivoluzionari” (Nar), cresciuto nella sede romana del Fuan (l’organizzazione universitaria del Msi), tornato all’attività politica dopo diversi anni trascorsi in carcere. Aronica, per ironia della sorte, era riuscito ad ottenere il green pass per poter andare a vedere allo stadio la sua amata Roma.

I leader di Forza Nuova, il fondatore di IoApro e un ex dei Nar (fonte: ilcorriere.it)

I fermati sono accusati a vario titolo, per danneggiamento aggravato, devastazione e saccheggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. La Procura di Roma continua a indagare, i filmati ad essere vagliati.

I militanti del partito, che hanno rivendicato tramite i social l’attacco, non lasciando più alcun dubbio, molto agguerriti, sembra, dunque, che abbiano preso in mano la manifestazione principale, pacifica.

 

La matrice dell’attacco e la divisione della politica

Sottolineato quasi subito, l’eterogeneità della massa di manifestanti: c’è chi si è dichiarato d’accordo con la mossa degli estremisti che hanno attaccato la Cgil, chi non condivide l’uso della violenza, pur comprendendo le motivazioni dietro, e chi è convinto che se non fosse successo questo, sarebbe stato organizzato altro inevitabilmente.

I No vax sui social hanno ribadito “niente violenza”, ma c’è una parte di loro che, invece, ha commentato che “far paura serve”.

(fonte: larepubblica.it)

Questa commistione, potrebbe rivelarsi ancor più pericolosa, perché indefinita. Il malcontento, dovuto principalmente alla pandemia, potrebbe essere ancora sfruttata dagli estremisti per veicolare le piazze e dare nuova linfa a quello che sembra un movimento neofascista.

Sull’attacco e sulla matrice di esso si sono tempestivamente espressi, prima il segretario della Cgil, poi diversi politici, dalle opinioni in parte contrastanti che hanno acceso il dibattito.

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato:

“Quella di ieri è una ferita democratica, un atto di offesa alla Costituzione nata dalla Resistenza, che ha violentato il mondo del lavoro e i suoi diritti.”.

Per Landini, inoltre, l’azione contro il sindacato era premeditata da tempo, ma soprattutto, le motivazioni non riguarderebbero né il Green pass, né le principali motivazioni della protesta generale.

È così, che, nell’immediato, si è accesa la convinzione, largamente condivisa, che si sia trattato di un attacco di matrice neofascista. Il malcontento per le misure adottate per il Covid sarebbe solo la copertura, per riaccendere altri sentimenti.

Landini e i segretari delle altre due Confederazioni sindacali hanno così lanciato un appello al mondo della politica e tutte le forze democratiche del Paese, affinché si passi a provvedimenti decisivi, per rilevare e sciogliere organizzazioni neofasciste e neonaziste e lo stesso partito di Forza Nuova.

Appello ripreso dal leader del Pd, Enrico Letta. Forza Italia ha risposto negativamente: “Da parte di Forza Italia massima dissociazione e severità, al punto che Silvio Berlusconi ha chiamato di primo mattino il segretario della Cgil – è stato dichiarato dal partito – Tuttavia la presa di distanza e sostegno a qualunque iniziativa legale e politica contro chi assalta e picchia i poliziotti non si traduce in sostegno a iniziative e manifestazioni chiaramente strumentali in piena campagna elettorale.”.

Matteo Salvini la pensa allo stesso modo, riguardo l’organizzazione da parte dei sindacati di una manifestazione per il 16 ottobre: “Un corteo sabato? Ma non c’è la pausa elettorale? Noi sabato prossimo saremo nei gazebo della libertà, gazebo della Lega in tutta Italia, per la giustizia, con il sorriso.”.

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ospite a Madrid, del partito di ultradestra “Vox”, ha dichiarato di non essere a conoscenza della natura della matrice dell’attacco al sindacato e, dunque, non esser d’accordo sullo scioglimento di Forza Nuova. Ciò ha generato clamore tra i suoi avversari politici, che hanno sottolineato l’esistenza di video che testimoniano la presenza dei leader del partito sulle scalinate della sede del sindacato.

L’episodio di sabato, rievoca tanto gli attacchi alle Camere del lavoro del 1920 e 21, da parte dei fascisti. Il passato sembra essersi ripetuto e ora l’allerta è massima. Ci si interroga anche sulle strategie da adottare, da parte delle forze dell’ordine. Si è molto preoccupati di aver sottovalutato la forza di certe correnti politiche e movimenti di estrema desta, forse capaci veramente di trascinare tanti italiani estranei a certe idee, ma deboli per lo sconforto generato dal perdurare della pandemia.

 

Rita Bonaccurso

Dal 1° luglio via al Green pass europeo, ma molti i dubbi e i ritardi

(fonte: altroconsumo.it)

Nonostante dieci milioni di italiani circa, lo hanno già ricevuto, ma il triplo di cittadini già vaccinati lo attende ancora. Parliamo del Green pass, certificazione valida per spostarsi per tutta Europa, la cui distribuzione è già iniziata, ma riguardo la quale vi sono ancora alcuni nodi da sciogliere.

Non meno dubbi vi sono sul “Eu digital Covid certificate”, la certificazione verde europea per gli spostamenti in Europa. Bisogna ricordare che, infatti, vi è differenza, tra il Green pass italiano e il certificato europeo: strumenti simili, ma diversi, regolati da disposizioni diverse.

Con il documento rilasciato in Italia, i cittadini italiani, vaccinati anche con una sola dose o con tampone negativo, sarebbero liberi di spostarsi in tutti i Paesi Ue o dell’area Schengen senza sottoporsi a quarantene o altre restrizioni, in caso di viaggi e vacanze.

Così è previsto anche per chi possiede il Pass europeo – al via dal 1° luglio – generato per tutti i cittadini Ue che abbiano questi requisiti: siano stati vaccinati oppure siano guariti dal Covid-19 o si siano sottoposti a un test con risultato negativo.

Tutti gli Stati membri devono fornire canali digitali per il rilascio gratuito del certificato, tramite, dunque, un’app o un portale per il rilascio dei certificati sia in digitale che in versione cartacea.

Il documento, come il Green pass italiano, eviterà ai viaggiatori di essere sottoposti a restrizioni all’interno dell’Unione, contribuendo così al graduale ripristino della libera circolazione in Europa.

Su queste condizioni, però, sono arrivati maggiori dettagli, che sembrano creare un po’ di confusione.

 

Rilascio e riconoscimento delle certificazioni europee

Ogni Paese Ue sarebbe libero di riconoscere e rilasciare la certificazione verde europea anche dopo la prima dose. Il numero di dosi sarà chiaramente riportato nel documento, per rendere noto se il ciclo vaccinale è stato completato o meno. Ogni Stato, però, può decidere come comportarsi al riguardo: quindi un Paese Ue potrebbe rilasciare il certificato dopo la prima dose, ma un altro sarebbe libero di non riconoscerlo e di richiedere un ciclo vaccinale completo o un test.

I Paesi dello Spazio economico europeo (See), Islanda, Liechtenstein e Norvegia, potranno utilizzare il sistema dei certificati Covid digitali Ue. I certificati rilasciati dalla Svizzera dovrebbero essere accettati alle stesse condizioni, dopo che la reciprocità sarà confermata dalla Svizzera.

In ogni caso, esiste un regolamento riguardo le certificazioni verdi, emanato dalla Commissione Ue e a cui tutti gli Stati membri devono attenersi. Secondo questa, gli Stati devono adottare le stesse condizioni per i propri cittadini in partenza verso l’Europa a tutti i cittadini Ue in entrata.

Le regole valgono per tutti

Quindi, se uno Stato membro decide di abolire le restrizioni di viaggio per i propri cittadini che dispongono di un certificato per la prima dose di un vaccino a due dosi, deve estendere lo stesso trattamento a tutti i cittadini dell’Unione.

Tale regolamento, accessibile a tutti via Internet, lascia, però, aperta, a tutti gli Stati, la possibilità di sottoporre i viaggiatori, provenienti dall’Europa, a una quarantena. Ciò solo nel caso di particolare aggravamento della situazione epidemiologica nel Paese di provenienza, in queste settimane, specificatamente riconducibile alla diffusione della variante Delta, motivo per il quale si potrebbe premere un po’ il freno.

Il regolamento prevede infatti che gli Stati membri si astengano dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato per il Covid, a meno che non siano necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica.

Però, proprio qualche giorno fa, la Germania ha imposto un divieto di viaggio per chiunquesalvo i propri cittadini – provenga dal Portogallo, considerato area a rischio per la diffusione della variante.

L’Ue spinge per un uso sempre maggiore delle certificazioni

Dalla Commissione Europea, è arrivata, nei giorni scorsi, una comunicazione con la quale si caldeggia un uso ancor più vasto della certificazione: non solo per viaggi e concerti, ma anche per l’accesso ai ristoranti e gli altri locali, come pure per la partecipazione a tutti grandi eventi. Il commissario alla Giustizia, Didier Reynerds, durante una conferenza stampa, ha spiegato che questa è una raccomandazione tesa a “evitare confusione e frammentazione” delle regole in Europa e un’organizzazione più efficiente.

In Italia, ad esempio, è stato già stabilito che a regolare l’accesso a post cerimonie – matrimoni, cresime, comunioni, battesimi – e feste private sarà il green pass.

Il suggerimento è stato subito accolto dal governo irlandese per ristoranti e gli altri tipi di locali, che avrebbero dovuto riaprire gli spazi al chiuso per tutti dal 5 luglio. Dunque, un nuovo cambio di marcia e l’ingresso sarà consentito soltanto a chi potrà dimostrare di essere stato totalmente vaccinato o di aver contratto il coronavirus ed essere guarito negli ultimi 9 mesi.

 

I ritardi sul rilascio delle certificazioni: le soluzioni dei Paesi Ue

Considerando che, in tutta Europa, compresa l’Italia, numerosi sono ritardi riguardo il rilascio delle certificazioni, in molti si chiedono se sarà possibile viaggiare senza.

La risposta è affermativa e nello specifico: fino al 12 agosto sarà possibile viaggiare in Europa anche senza Certificazione verde, dovendo, però, esibire le certificazioni di avvenuta vaccinazione, di guarigione dalla malattia o di avvenuto test, rilasciate, dalle strutture sanitarie, dai medici e dalle farmacie autorizzate. Per queste certificazioni valgono gli stessi criteri di validità e durata della Certificazione verde.

Dunque, anche con esito negativo a un tampone, secondo le tempistiche previste, ci si potrà spostare, stampando il risultato del test e mostrandolo al momento del check-in o dei controlli di frontiera. Si potrà anche usare il codice QR (ve ne è uno per ogni singolo tampone), che compare sulla app Io, inserendolo su Immuni, per ottenere così il certificato necessario, con una durata di 48 ore. Vi è però un monito: non sempre chi controlla è dotato di lettore ottico del codice e per questo è meglio avere una copia cartacea.

 

Le disposizioni sugli arrivi nei singoli Paesi Ue

(fonte: confcommercio.it)

Per gli arrivi in Italia è concesso l’accesso anche con una sola dose dei vaccini Astrazeneca, Pfizer o Moderna, oltre che, ovviamente, con la singola inoculazione Jhonson&Jhonson.

Per tutti gli altri Paesi Ue e dell’area Schengen, è necessario aver effettuato da 14 giorni la seconda dose dei vaccini a due inoculazioni o dall’unica somministrazione di J&J.

Ci sono delle eccezioni per gli obblighi all’arrivo in alcuni Paesi. Chi vuole recarsi in Spagna in aereo deve compilare un modulo elettronico entro 48 ore dalla partenza, ma chi arriva via terra — in auto o treno — non è obbligato. In Grecia, invece, è prevista l’applicazione di un test rapido secondo un sistema di campionamento mirato.

L’Italia ha previsto, invece, altre misure per gli italiani che rientrano dall’estero. Bisognerà, infatti, registrarsi e inviare i propri dati attraverso il «Passenger locator form» – disponibile sul sito app.euplf.eu – procedura per la quale si otterrà un codice QR. Non sarà necessario svolgere questa procedura se ci si sposterà per meno di 48 ore all’estero.

È possibile l’ingresso in Italia da Israele, Stati Uniti, Giappone e Canada con certificazioni specifiche dai singoli Stati emanate. Queste devono essere al completamento del ciclo vaccinale deve riferirsi ad uno dei quattro vaccini approvati dall’Ema: Comirnaty di Pfizer-BioNtech, Moderna, Vaxzevria (AstraZeneca), Janssen (Johnson & Johnson).

 

Rita Bonaccurso

Il Parlamento europeo ha approvato il Green Pass: ecco come ottenerlo e a cosa serve

L’Europarlamento ha dato il via alla certificazione digitale, che permetterà di facilitare gli spostamenti entro i confini dell’Unione. I “green pass” saranno operativi dal 1° luglio 2021.

Il Green Pass europeo –Fonte:repubblica.it

Durante la riunione tenutasi l’8 giugno a Strasburgo, è stato approvata l’introduzione del Green Pass europeo, chiamato anche “Eu Digital Covid Certificate”.

Esso è il documento “lasciapassare” che consentirà di viaggiare tra i Paesi della Ue, senza necessità di sottoporsi a periodi di quarantena o dall’effettuare tamponi, se si è già in possesso della somministrazione del vaccino o se si è guariti dalla malattia.

Sebbene il testo necessiti ancora di essere formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, si ritiene applicazione sarà immediata, già dall’ 1 luglio, rimanendo in vigore per un anno.

Il certificato digitale Covid dell’Ue: come ottenerlo

Il progetto (vedi qui il nostro articolo Certificati verdi per poter viaggiare: le proposte della Commissione UE per i passaporti di immunità per salvare il turismo) a seguito del voto dell’Europarlamento e l’ufficializzazione la scorsa mattina, ha ottenuto il punto di svolta per la rimozione dell’ultimo ostacolo che vincolava l’approvazione del documento. Nella giornata di lunedì prossimo, si dovrebbe giungere alla firma dell’accordo per rendere i viaggi tra i Paesi Ue finalmente liberi.

Il Parlamento europeo dà il via libera al green pass –Fonte:dire.it

Il certificato verrà rilasciato dalle autorità dei vari Stati, identificati nelle strutture ospedaliere, nei centri di test o dalle autorità sanitarie. Sarà possibile accedere alla versione digitale del documento tramite il proprio smartphone, nonostante lo si possa anche disporre in versione cartacea. Entrambe saranno fornite di un Qr code, al cui interno verranno registrate tutte le informazioni essenziali sottoscritte tramite firma digitale, tale da garantire tutela contro qualsiasi atto di contraffazione. Risulta chiaro come ciò faciliterà, così, il controllo dei dati.

Saranno riconosciuti solo i vaccini autorizzati nell’Ue e, eventualmente, anche quelli accettati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) per il solo uso emergenziale.

È perciò escluso a livello europeo il vaccino Sputnik, ma ciò non preclude la prerogativa delle Nazioni dell’Unione di predisporre altri sieri.

Validità del Certificato

Il documento oltre alla sottoscrizione nella lingua del Paese che lo ha prodotto, sarà fornito di una traduzione in lingua inglese. Una volta rilasciato dovrà essere accettato da tutti gli Stati membri dell’Unione, anche da Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Il possesso dello stesso vieterà l’applicazione delle restrizioni e consentirà la libera circolazione del viaggiatore europeo al pari dei cittadini dello Stato Ue visitato.

Non è stata ancora prevista una scadenza dei certificati, in quanto tale durata dipenderà esclusivamente dalle decisioni da prendere in base ai dati scientifici, non ancora ottenuti, riguardo l’effettivo periodo di protezione del vaccino.

Il Green Pass europeo per tornare a viaggiare –Fonte:tgcom24.mediaset.it

In Italia, come in altri Paesi, è stato deciso che la validità del Green Pass avrà inizio dal quindicesimo giorno successivo alla prima dose, fino alla data prevista per la somministrazione della seconda, subendo poi, così, un prolungamento di nove mesi. Tale regola avrà valore anche per gli stranieri che arrivano nel nostro Paese.

Altresì, per l’Unione Europea il documento deverrà efficace dal quattordicesimo giorno dalla somministrazione della seconda dose.

Le decisioni per chi non è stato vaccinato

Coloro i quali ancora non si sono sottoposti all’iniezione del vaccino contro il Covid, potranno ottenere il certificato a seguito di un test molecolare o antigenico, secondo libero apprezzamento degli Stati, con esito negativo. La stessa possibilità sarà offerta in caso di guarigione dal contagio avvenuta negli ultimi sei mesi.

Test molecolari –Fonte:regione.piemonte.it

Affinché si possa garantire l’unità familiare, i minori che viaggiano con i genitori, dovranno essere esentanti dalla sottoposizione al periodo di quarantena. Per i bimbi con età inferiore a 6 anni l’esenzione si estenderebbe al relativo test negativo al viaggio.

Differenze con il Green Pass italiano

Certificato verde Covid-19 –Fonte:lanotiziagiornale.it

Nell’attesa della piena attuazione dell’Eu Digital Covid Certificate, in Italia esiste già il Green Pass, che prende il nome di Certificazione verde Covid-19. Essa è volta a favorire gli spostamenti tra le regioni con colori diversi (arancioni e rosse), ma trova altresì applicazione per la partecipazione a cerimonie civili e religiose, per le visite ai propri parenti presso le case di riposo (RSA) e si prospetta che avrà valore per l’accesso a concerti, spettacoli e discoteche. Si intende, perciò, come un documento comprovante uno dei seguenti stati:

  • L’avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2;
  • La guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2: che corrisponde alla data di fine isolamento, prescritto a seguito del riscontro di un tampone positivo;
  • Il referto di un test molecolare o antigenico rapido per la ricerca del virus SARS-CoV-2 e che riporti un risultato negativo, eseguito nelle 48 ore antecedenti.

Questa sarà rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale di competenza a seguito dell’avvenuta vaccinazione. Secondo il Decreto legge 65/2021 entrato in vigore dal 18 maggio 2021, il Green Pass potrà essere consegnato contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino.

Qualora sia attestata, dalla struttura ospedaliera, dall’ASL o dai medici di medicina generale, l’avvenuta guarigione, il documento sarà accompagnato da una certificazione, a seguito di un tampone rapido, con validità di 48 ore dal prelievo effettuato, presso strutture abilitate.

I tempi di validità della Certificazione verde Covid-19 si basano sulle tre casistiche precedentemente dette:

  • A chi ha completato il ciclo vaccinale, avrà un certificato della durata di 9 mesi;
  • A chi è guarito dal Covid-19 avrà un certificato della durata di 6 mesi;
  • In caso di tampone negativo il certificato vale per 48 ore dal test.

Come funzionerà l’Eu Digital Covid Certificate 

Ogni Paese membro avrà l’onere dell’emissione dei certificati, presso strutture abilitate al loro rilascio e dotate di propria chiave di firma digitale, conservate in ciascun database di ogni Nazione. Il documento al momento del controllo prevedrà la scansione del Qr Code e alla verifica della firma apposta.

Eu Digital Covid Certificate –Fonte: ilfattoquotidiano.it

Al fine di consentire l’interoperabilità, ossia lo scambio dei diversi dati, la Commissione europea ha creato un gateway, mediante il quale le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’Ue. I dati personali del titolare del certificato rimarranno entro i confini del proprio Paese e non verranno trasmessi ad altri.

Ogni Stato avrà la facoltà di scegliere le modalità di distribuzione dei documento, preferendo o la modalità centralizzata oppure affidandola presso i centri o gli operatori sanitari. In Italia sarà possibile aver accesso ai propri codici, attraverso l’app IO, ossia l’applicazione contente numerosi servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Le disposizioni di salvaguardia

Varianti Covid –Fonte:fortuneita.com

Nel caso in cui si debba “salvaguardare la salute pubblica” i singoli Paesi membri saranno legittimati nell’imposizione di ulteriori restrizioni di viaggio da applicare ai titolari dei certificati. Si seguiranno le forme di quarantena, di autoisolamento o di test, qualora sorgano varianti che cagionino preoccupazione. Secondo quanto predisposto dal Parlamento europeo, tali misure dovranno essere notificate con 48 ore di anticipo agli altri Stati Ue e alla Commissione, mentre ai cittadini dovrà essere fornito il preavviso di 24 ore.

Giovanna Sgarlata