A Messina novità green: arrivano monopattini e bici elettrici

La rivoluzione sostenibile sembra essere iniziata anche per Messina, che con l’arrivo di 70 monopattini e 20 biciclette elettriche segna la propria svolta green. Il 14 ottobre in Piazza Duomo è avvenuta la consegna dei 90 mezzi a pedalata assistita da parte della società, la “Verde Mercurio“, che per prima curerà il servizio di sharing ovvero il fenomeno in base al quale i trasferimenti da un luogo ad un altro, avvengono con mezzi e veicoli condivisi. Presenti il sindaco Federico Basile, il quale ha “battezzato” uno dei veicoli, il vicesindaco Salvatore Mondello, il direttore generale Salvo Puccio, l’assessore  Massimo Finocchiaro ed un gruppo di consiglieri comunali della maggioranza politica. L’obiettivo è arrivare a 1.000 monopattini e 500 bici elettriche, previste anche delle convenzioni, in primis per gli studenti universitari, che arriveranno presto.

Come funziona il servizio?

Il primo passo per usufruirne è molto semplice: scaricare l’app Elerent, il pagamento avverrà tramite carta di credito o la prepagata, anche i tabacchini saranno muniti di prepagate specifiche. Il costo è di venticinque centesimi al minuto, trenta centesimi per la bici, con un euro di sblocco, i primi dieci minuti saranno gratuiti e  per utilizzarli bisogna aver compiuto la maggiore età. L’autonomia è di 40 chilometri, circa due ore consecutive.

L’utente, per avviare il mezzo, dovrà scannerizzare il QRcode posto su di esso tramite l’app, dove troverà una mappa su cui saranno segnalate le aree di sosta predisposte (colorate in blu) dove lasciare il mezzo scelto una volta terminato l’utilizzo. Ciò comporta l’esclusione di alcune zone, soprattutto periferiche, ove il veicolo automaticamente si spegnerebbe. Inoltre, nelle zone “di esclusione” non sarà possibile terminare il noleggio e si continuerà a pagare, strategia effettuata per evitare che vengano abbandonati ovunque a discapito della sicurezza cittadina. 

Il commento del sindaco di Messina

Stiamo dando spazio ad un sistema di mobilità alternativo all’autovettura che può funzionare, stiamo realizzando le piste ciclopedonali, riusciremo a cambiare insieme le modalità.  Le aeree lavoreranno sia sui parcheggi di  interscambio, sia sulle zone più turistiche come Piazza Duomo, Piazza Unione Europea – la più frequentata dai croceristi – la Stazione e tutti i punti più importanti.  

Perché scegliere i mezzi elettrici?

fonte pixabay

Non è più così raro avvistare monopattini e biciclette in giro per la città, sono tanti i messinesi che preferiscono questo tipo di mezzi per spostarsi tra le vie trafficate di Messina. Chi per animo ecologista, chi per non affannarsi già dal mattino alla ricerca di un parcheggio, predilige acquistare questo mezzo di trasporto alternativo. Ma in considerazione dei costi non sempre abbordabili il noleggio risulta essere una soluzione più che valida. Vediamo nel dettaglio alcuni motivi che potrebbero invitare alla conversione alla mobilità agile:

  • Si ridurrebbe l’inquinamento dell’aria, non emettendo CO2 e polveri sottili e tutelando la salute e l’ambiente;
  • Sono facili da trasportare a mano, nel caso in cui il loro utilizzo non sia consentito (una chicca per i pendolari);
  • Risultano essere i mezzi più economici, in quanto i prezzi sono molto contenuti.
  • Possono raggiungere un velocità tale (il limite è 20km/h) da dimezzare il tempo che solitamente si impiega a piedi o con i bus per spostarsi da una parte all’altra della città;
  • Possibilità di accedere alle piste ciclabili e sfuggire al traffico;
  • Allenamento della gran parte dei muscoli addominali per mantenere l’ equilibrio.

Analizziamo anche l’altra faccia della medaglia

Come in ogni realtà non è tutto oro ciò che luccica, i presupposti dell’iniziativa sono ottimi e Messina non potrà che ottenerne benefici, però, abbiamo il dovere di osservare nel complesso anche alcune problematiche che potrebbero venirne fuori. Giuliano Frittelli, responsabile dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sottolinea come questi mezzi possano intralciare i marciapiedi e quindi essere una “trappola mortale” per chi, avendo problemi di vista, potrebbe inciamparci per via della loro forma insolita. Sono silenziosi e questo potrebbe rappresentare un’altra minaccia per i pedoni ipovedenti e non.

Sono tante le città che ne hanno vietato l’utilizzo come ad esempio Parigi, oppure li hanno diminuiti drasticamente come accaduto a Roma a causa dei tanti incidenti registrati negli ultimi anni.

Dunque la sicurezza stradale, oltre quella ambientale, dovrebbe essere la priorità con l’augurio che gli organi competenti stabiliscano regole, obblighi e doveri chiari e che che gli utenti che ne vorranno approfittare siano responsabili degni della loro scelta.

Serena Previti

Rivoluzione della luce: i LED, una soluzione green

In questo momento dove il risparmio energetico sembra essere la seconda colonna portante all’interno della  discussione sulle emissioni di anidride carbonica (dopo la conversione delle fonti non rinnovabili in rinnovabili), il problema del risparmio nell’illuminazione trova soluzione nella innovativa tecnologia denominata LED (Light-Emitting Diode, diodo che emette luce). Questa tecnologia, sviluppata già nel 1962 da Nick Holonyak Jr., si è evoluta nei decenni migliorando le proprietà uniche di questi sistemi elettronici. Questi sistemi sono caratterizzati da bassi consumi e l’evoluzione ha portato ad espandere la gamma di colori e intensità della luce riprodotti da questi diodi.

Insegna a LED. Fonte

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L’evoluzione di questa tecnologia

Fino ad ora 3 generazioni sono passate in commercio. La 1° generazione, commercializzata a partire da fine anni ’60 fino agli ’80, era utilizzata prettamente per display indicatori di stato dei macchinari. Li possiamo ritrovare ancora sparsi in giro: vi sarà capitato almeno una volta di leggere un orologio digitale dallo sfondo nero e dai numeri di colore rosso. I numeri erano composti da bastoncelli che si illuminavano e spegnevano per comporre il numero. Quei bastoncelli sono i singoli LED appartenenti alla prima generazione. Ancora non si era arrivati a ottenere dispositivi che emettessero luci bianche, né tanto meno dal colore blu, una radiazione luminosa ad energia più elevata di una radiazione rossa (per gli amanti dei valori precisi parliamo di 400-484 THz per il rosso e 606-668 THz per il blu). Il primo LED ad alta intensità fu sviluppato dall’azienda statunitense Fairchild Semicondutor negli anni ’80.

La seconda generazione di LED superò tutti i limiti menzionati e divenne di largo utilizzo: display lampeggianti a led, schermi per cellulari, fari per automobili e illuminazione domestica e infrastrutturale. La tecnologia utilizzata negli ultimi schermi dei televisori e di alcuni smartphone adesso in circolazione si basa sulla tecnologia QLED (Quantum Dots Light-Emitting Diode), una tecnologia più sofisticata dei LED, quindi di 3° generazione. Queste tecnologie ad alta intensità di luce adesso trovano applicazione anche nel campo medico e della depurazione delle acque, grazie all’azione battericida di particolari intense radiazioni.

A sinistra LED di seconda generazione (Fonte). A destra LED di prima generazione (Fonte).

La chimica di un diodo

Come spiega l’acronimo di LED, stiamo parlando di un diodo che emette luce, ma di cosa è fatto un diodo e come produce luce? Un diodo è un semiconduttore, un filamento fatto di un materiale che permette il passaggio di elettroni solo sotto certe condizioni. La particolarità di questo dispositivo è quella di permettere il trasporto di elettroni quando posto in un circuito elettrico solo in un verso, mentre se il verso risulta invertito allora non c’è corrente elettrica. Per spiegare questo basta accennare al materiale di cui è fatto il diodo, o meglio, il suo reticolo cristallino (l’insieme di atomi che si dispongono su tutto il materiale).

Tra gli elementi della tavola periodica troviamo il silicio e il germanio come semiconduttori tra i più abbondanti sulla crosta terrestre dove il silicio è decisamente più abbondante del germanio e quindi preferito per la produzione in larga scala (28,2% è il silicio che ricopre la crosta terrestre, mentre 0,15% è la percentuale di germanio).

Questo è un singolo atomo di silicio in una barra di silicio pura. Frame tratto dal video di VirtualBrain [IT]

Cos’è un semiconduttore?

Immaginiamo le due estremità di una barra di silicio collegate a una batteria, dove non esiste alcun passaggio di corrente: questo fenomeno è dato dalla stabilità degli atomi di silicio. Quindi il trasporto da un capo all’altro di elettroni può avvenire solamente quando nel reticolo vi è mancanza o eccesso di elettroni, appunto. Ecco un’immagine esplicativa di un reticolo dove alcuni atomi di silicio sono stati sostituiti da atomi di altri elementi. Nella prima immagine abbiamo “impurezze” dovute all’arsenico (atomi viola) e nella seconda immagine, invece, vi è presenza di atomi di alluminio (atomi verdi). Il trattamento che porta alla sostituzione di alcuni atomi di silicio è chiamato doping (drogaggio).

Reticolo di atomi di silicio di un pezzo di silicio puro. Frame tratto dal video di VirtualBrain [IT]
Nel caso del drogaggio con atomi di arsenico avremo elettroni in eccesso (viene chiamato N-doping), mentre nel caso dell’alluminio ne avremo in difetto (P-doping). Entrambi i tipi di drogaggio permettono il passaggio di corrente, ma cosa succede se i due materiali fossero in contatto all’interno di un circuito?

I due casi di drogaggio del silicio. A sinistra gli atomi viola sono di arsenico, mentre a destra gli atomi verdi sono di alluminio. Frame tratto dal video di VirtualBrain [IT]

Come si genera la luce nei LED

Quando il semiconduttore di tipo P con atomi di arsenico è collegato col polo positivo del generatore di corrente e quello di tipo N con atomi di alluminio è collegato al polo negativo, vi è non solo passaggio di corrente, ma vi è generazione di energia sotto forma di luce. Questo perché il generatore di corrente “costringe” gli elettroni della zona N a “saltare” nella zona P e questo genera energia luminosa ad una determinata lunghezza d’onda. Quindi, cambiando l’arsenico o l’alluminio con altri atomi opportuni otterremo altre combinazioni di semiconduttori N-P e di conseguenza altre colorazioni.

Ma se da quanto spiegato sembra che qualsiasi luce possa emettere luce, la faccenda non è esattamente questa. Infatti uno dei due semiconduttori a contatto, deve essere ridotto a una lamina, in particolare il semiconduttore N-drogato affinché dia luce.

Quando due semiconduttori sono incidenti uno sull’altro, avviene il “salto” dell’elettrone. Durante il salto viene rilasciata energia luminosa. Frame tratto dal video di VirtualBrain [IT]

Conclusioni

Sebbene siano passate 3 generazioni di questi dispositivi rivoluzionari, molti aspetti della produzione debbono ancora essere perfezionati, il rapporto affidabilità e costi di produzione non sono convenienti quanto le tecnologie convenzionali (i fari a led delle auto ancora non sono regolamentati dalla legge italiana). Inoltre i guasti dei led sono ancora presenti per via delle imperfezioni dei processi di stampa del materiale a base di silicio e del suo drogaggio. Inoltre, sono ancora materiali che tendono a usurarsi di più rispetto a quelli convenzionali. C’è da dire che l’evoluzione tecnica nell’assemblaggio di questi prodotti migliora di anno in anno, nonostante questi difetti.

Salvatore Donato

Bibliografia

Light emitting diodes reliability review – ScienceDirect

 

 

Energie rinnovabili: svolta nell’immagazzinamento dell’energia solare

Energia solare, l’energia rinnovabile green del presente e futuro. Nonostante ciò, viene utilizzata con un dispendio non indifferente di materie prime rare. Oggi, con la nuova tecnologia MOST (Molecular Solar Thermal Energy Storage Systems), introdotta grazie ad uno studio sino-svedese, è possibile immagazzinare l’energia fino a 18 anni con il successivo utilizzo anche a distanza, divenendo così il vero fulcro energetico del futuro.

Indice dei contenuti

Cos’è l’energia solare?

Utilizzo e limiti

Tecnologia MOST

Utilizzi futuri

 

Cos’è l’energia solare?

L’energia solare è l’energia associata alle radiazioni solari (energia radiante generata dal sole attraverso reazioni termonucleari di fusione ed emessa successivamente nello spazio trasportando con sé energia solare), rappresentando la forma primaria di energia sulla terra.

Fonte: www.bluabitare.com

Utilizzo e limiti

In natura viene utilizzata direttamente dagli organismi in grado di utilizzare la fotosintesi clorofilliana (autotrofi o vegetali) e indirettamente attraverso essi, grazie all’energia chimica proveniente dalla loro digestione e utilizzo, anche dagli altri organismi (animali, uomo, ecc).

Fonte: www.scuolamania.it

Dal punto di vista energetico, rappresenta la principale fonte di energia rinnovabile insieme all’energia nucleare. Può essere utilizzata per generare calore (solare termico) o elettricità (fotovoltaico), attraverso sistemi differenti di utilizzo e immagazzinamento.

  • Il solare termico utilizza dei sistemi a circolazione naturale o forzata. Il liquido posto all’interno dei pannelli una volta riscaldato, viene successivamente messo in circolo.
  • Il fotovoltaico utilizza delle celle fotovoltaiche attraverso le quali converte la luce in energia elettrica, con un’efficienza massima del 19-20%. L’energia viene prodotta solamente durante le ore diurne ed ha bisogno, per l’utilizzo dell’energia derivante, di essere messo in rete o dell’utilizzo di accumulatori ingombranti e costosi.

Fonte: www.auraimpianti.com

Queste tecnologie hanno dei limiti che ne impediscono un utilizzo consumer:

  • l’irraggiamento solare medio (corrispondente a 3kWh al nord e 5kWh al sud) e la continuità di utilizzo;
  • l’utilizzo di materie prime provenienti dalle terre rare;
  • efficienza energetica bassa.

Tecnologia MOST

Una ricerca sino-svedese nata nel 2007 e che ha coinvolto gli atenei Shanghai Jiao Tong University e Chalmers University of Technology di Göteborg, ha dimostrato che grazie al MOST e ad un termoregolatore, è possibile catturare e immagazzinare energia, senza l’uso di una batteria. La Molecular Solar Thermal Energy Storage Systems (MOST) si basa sull’utilizzo di una molecola composta da carbonio, idrogeno e azoto (appositamente progettata) che, quando colpita dall’energia solare, si trasforma in un isomero ricco di energia (molecola con gli stessi atomi ma disposti in maniera differente). Questi, trasferiti in una soluzione di toluene, possono conservare tale energia fino a 18 anni. Successivamente, un generatore termoelettrico (spessore di 300 nm), trasforma il calore derivante dal ritorno alla forma originale degli isomeri in energia elettrica pronta ad essere utilizzata.

Fonte: DDay
Fonte: https://www.dday.it/

Utilizzi futuri

Al momento si tratta di una tecnologia acerba, ma sicuramente con un ventaglio di applicazioni notevole. Uno dei ricercatori ha commentato:

“Il generatore è un chip ultrasottile che potrebbe essere integrato nell’elettronica come cuffie, orologi intelligenti e telefoni. Finora abbiamo generato solo piccole quantità di elettricità, ma i nuovi risultati mostrano che il concetto funziona davvero. Sembra molto promettente. Stiamo lavorando per ottimizzare il sistema. La quantità di elettricità o di calore che può estrarre deve essere aumentata. Anche se il sistema energetico è basato su materiali di base semplici, deve essere adattato per essere sufficientemente conveniente da produrre, e quindi da introdurre in modo più ampio.”

Livio Milazzo

Bibliografia

DDay

Wikipedia

Chip-scale solar thermal electrical power generation – ScienceDirect

 

Nuovo DPCM: nuova stretta sul Green Pass, ma in Europa non c’è uniformità di vedute

É arrivata la firma del nuovo DPCM da parte del premier Mario Draghi. Le novità appena introdotte entreranno in vigore a partire dal 1 febbraio e riguarderanno l’utilizzo del Green Pass, la sua durata e soprattutto i luoghi in cui sarà possibile accedere senza. Poche le difformità rispetto alla bozza del decreto circolata negli scorsi giorni e conferma la linea politica tracciata dal governo: prevenire i contagi circoscrivendo sempre di più le attività dei non vaccinati.

fonte: ANSA.it

Le attività commerciali

Dal 1 febbraio per entrare nei negozi sarà necessario avere o il Green Pass base, ottenibile mediante tampone rapido o molecolare avente avuto esito negativo, o il Green Pass rafforzato. Quest’ultimo, come risaputo, richiede l’avere completato il ciclo vaccinale o l’essere guariti dal Covid-19, ma, ed ecco la prima novità, la sua durata verrà abbassata da 9 a 6 mesi. Ciò per invogliare il rinnovo dello stesso mediante la somministrazione della cosiddetta terza dose o dose booster. Chi è in possesso dell’uno o dall’altro certificato verde potrà accedere liberamente ad ogni attività commerciale o ufficio. Chi invece si trova in difetto potrà unicamente accedere a quei luoghi che soddisfano beni essenziali. Tra questi ovviamente i negozi di alimentari quali ipermercati, supermercati e discount, ma anche i negozi di animali domestici e di mangime per gli stessi. All’elenco si aggiungono anche farmacie, parafarmacie e altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica, oltre che per il commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici o dediti al commercio al dettaglio di materiale per ottica. Sono escluse le enoteche, mentre sarà consentito accedere anche dai benzinai, nei negozi che vendono legna, pellet e ogni tipo di combustibile per uso domestico e per il riscaldamento. Infine, pur senza il Green Pass, si potrà andare negli uffici delle forze di polizia e in quelli delle polizie locali per “assicurare lo svolgimento delle attività istituzionali indifferibili”, “di prevenzione e repressione degli illeciti” nonché per denunciare un reato o chiedere un intervento a tutela dei minori. Non sarà invece possibile entrare senza certificazione negli uffici postali o nelle banche per riscuotere le pensioni come invece inizialmente previsto dalla bozza. L’esclusione di quest’ultima possibilità è stata duramente criticata e sicuramente diverrà nei prossimi giorni la motivazione principale delle accuse mosse all’esecutivo.

La stretta “gentile” intorno ai NoVax ma mai un Europa così disunita

Ad oggi gran parte delle attività non essenziali nel nostro Paese richiedono il possesso della certificazione verde lasciando di fatto pochi margini a chi ancora resiste alla campagna vaccinale. La linea del governo appare chiara: evitare quanto più possibile l’introduzione di un generale obbligo vaccinale limitando gli spostamenti di chi non ha ricevuto nemmeno una dose.

Boris Johnon nella Camera dei Comuni, fonte: sputnik

Se l’Italia prosegue la stretta intorno ai non vaccinati, alcuni tra i Paesi europei hanno ormai da tempo deciso di perseguire politiche totalmente differenti. In Inghilterra Boris Johnson ha formalizzato ieri nella Camera dei Comuni quanto da lui annunciato nei giorni precedenti: la revoca delle raccomandazione del lavoro da casa, del mini Green pass vaccinale britannico e dell’obbligo di mascherine ovunque. Si tratta di alcune fra le misure presenti nel cosiddetto “piano B” adottato nella lotta contro la variante Omicron e, secondo l’esecutivo di Sua Maestà, non più necessarie dato il netto calo dei contagi avuto grazie al record di terze dosi booster dei vaccini. I mal pensanti però intravedono nella decisione del premier un tentativo di consolidare la sua posizione ammiccando alle frange più conservatrici del Paese. Johnson è stato travolto insieme ai membri del suo ufficio dal recente scandalo “partygate” che ha messo in cattiva luce non solo la sua persona ma anche le stesse misure anti-covid propugnate dal suo governo.

Totalmente in controtendenza è l’Austria, dove invece il parlamento ha approvato l’introduzione dell’obbligo vaccinale divenendo, ad oggi, il primo Paese europeo a farlo. Oltre all’obbligo, per incentivare la popolazione, il governo stanzierà 400 milioni di euro destinati ai comuni con la più alta percentuale di immunizzati ed istituirà una lotteria nazionale con premi da 500 euro per incoraggiare chi ancora non ha ricevuto la prima dose.

Infine vi è la Francia dove solo da lunedì prossimo entrerà in vigore il “pass vaccinale” francese, equivalente al super green pass italiano, che prenderà il posto del “pass sanitario” precedentemente disponibile anche senza vaccinazione ma con un tampone negativo.

Filippo Giletto

Stretto di Messina: accolto il ricorso per attraversare senza Super Green Pass

Il Tribunale civile di Reggio Calabria ha accolto il ricorso presentato dai legali di Fabio Messina, l’agente di commercio palermitano bloccato da giorni a Villa San Giovanni poiché sprovvisto di Green Pass. Lunedì mattina aveva tentato di attraversare lo stretto ma non avendo nemmeno iniziato il ciclo vaccinale si è visto respinto dagli addetti al controllo della società di trasporto.

Il ricorso

Per cinque giorni il signor Messina si è visto costretto a rimanere in Calabria, arrivando a dormire in un sacco a pelo e venendo ospitato per le ultime due notti da una famiglia di Villa San Giovanni. Impossibilitato a recarsi in un albergo per le stesse ragioni per cui non ha potuto attraversare lo stretto, ha aspettato che il tribunale civile di Reggio Calabria si esprimesse sul ricorso presentato dai suoi legali, gli avvocati Grazia Cutino e Maura Galletta. Ricorso che infine è stato accolto dal giudice Elena Luppino che ha disposto la messa in condizione dell’attraversamento del cittadino siciliano. Il signor Messina può regolarmente fare ritorno in Sicilia se: munito di “esito di un test antigenico attestante la sua attuale negatività al virus con espressa esenzione dall’esibizione della certificazione verde” e con l’obbligo di tenere una mascherina FFP2. L’accoglimento del ricorso in questione però non pregiudica in alcuna maniera l’effettività delle regole attualmente in vigore. Continuerà infatti ad essere necessario il possesso della certificazione verde per attraversare lo stretto. Ma la vicenda deve sollevare l’attenzione circa esigenze collegate alla geografia del nostro Paese richiedenti un intervento preciso da parte dell’autorità.

Il principio di continuità territoriale

Come spiegato all’interno del ricorso presentato dai legali di Fabio Messina, il nodo centrale di questa discussione è quello di dovere salvaguardare la continuità territoriale. Nella penisola il passaggio tra una regione e l’altra non è stato minimamente inficiato dall’estensione dell’obbligo del Super Green Pass, essendo infatti possibile per chi sprovvisto di certificato verde di spostarsi da nord a sud con un proprio mezzo. Cosa invece non realizzabile per chi decide di recarsi dalla terraferma alle isole o viceversa. Lo stesso agente di commercio ha descritto il tutto come un “problema di diseguaglianza tra italiani, a prescindere dal documento che si ha per salire a bordo di una nave”.

La medesima questione è stata sottolineata nella lettera scritta al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Presidente della Regione Nello Musumeci dalla vicepresidente dell’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) Angela Foti. L’obbligo del Super Green Pass sui mezzi di trasporto come aerei e navi limiterebbe gravemente la libera circolazione di chi vive nelle isole come Sicilia e Sardegna. Come detto precedentemente, chi abita nel resto della penisola munito di un mezzo proprio e non in possesso del certificato verde non è gravato dalle medesime limitazioni di un cittadino insulare.

L’uso di mezzi di fortuna o la rinuncia al viaggio

Il signor Messina non è stato il solo a incappare in questo problema. Ricordiamo infatti che la vicenda è avvenuta lunedì 10 gennaio, la data prevista dal decreto governativo del 29 dicembre recante “Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria” che ha esteso ai mezzi di trasporto pubblici l’obbligo del cosiddetto Green Pass rafforzato (o Super Green Pass). Secondo quanto riferito dagli operatori degli imbarcaderi altre persone sono state bloccate nel tentativo di attraversare lo stretto poiché sprovviste del certificato verde. Alcuni di loro hanno deciso semplicemente i tornare di indietro mentre altri, spinti evidentemente da impellenti necessità, hanno fatto ricorso a mezzi di fortuna, usando magari imbarcazioni messe a disposizione dai privati e con costi elevati.

fonte: messindaindiretta.it

L’appello di Cateno De Luca

Ad unirsi al coro è stato anche il Sindaco di Messina Cateno De Luca. Il primo cittadino messinese, in collegamento con il programma di canale 5 “Mattino 5”, ha denunciato quanto avvenuto e, successivamente all’aver preso conoscenza dell’esito positivo del ricorso, ha annunciato che avrebbe contattato il Premier Draghi e il Ministro Speranza. Per De Luca:

“… lo Stato deve deve concedere “una fase transitoria per potersi adeguare a quelle che sono le richieste della nuova normativa e quindi consentire di tenere presente la specificità del pendolarismo dello Stretto di Messina”

Filippo Giletto

Allo studio il Super Green Pass, in cosa consiste e se entrerà in vigore

«L’economia va bene e la vaccinazione va bene. Perché rischiare nuovi lockdown a causa dei no vax?»

Queste le parole di Renato Brunetta proferite nel corso di un intervista al Corriere della Sera. Il ministro della Pubblica Amministrazione ribadisce la necessità di proseguire lungo la strada intrapresa con l’introduzione, e la progressiva estensione, del Green Pass. <<Imponendo il green pass a tutto il mondo del lavoro abbiamo fatto la più grande strategia di politica economica. Non si tratta di cambiare strategia, ma di rafforzarla per non dover richiudere>>.

Incalzato sulla possibilità che un ulteriore rafforzamento del certificato verde possa tradursi in un sostanziale obbligo vaccinale risponde: <<La decisione non mi sembra questa, con uno zoccolo duro di irriducibili del 10% l’obbligo non risolve nulla. Che fai, gli applichi il trattamento sanitario obbligatorio? La strada è un Super Green Pass responsabile e condiviso, per non far pagare a tutti l’egoismo di alcuni>>. <<Se ci saranno cambi di colore perché devono pagare tutti gli italiani vaccinati, per colpa dello zoccolo duro dei no vax, estrema minoranza, sempre più invisa? Se gli indicatori ospedalieri dovessero peggiorare, penso sia il caso di rafforzare il green pass escludendo i non vaccinati da alcune attività sociali>>.

 

Il Ministro Brunetta, fonte:HuffingtonPost Italia

Le nuove attività off limits e il mondo del lavoro

Per i no vax, teorizza Brunetta, le attività off limits potrebbero divenire quelle del terziario urbano, della cultura, dello sport e del tempo libero. Settori che inevitabilmente verrebbero pregiudicati in caso di lockdown parziali. <<Perché ristoranti, stadi, piste da sci, teatri, cinema, discoteche dovrebbero pagare? Ciò comporterebbe dire costi di impresa, ristori, deficit, crisi, nuovo crollo dei consumi in un momento in cui, ribadisco, l’economia si sta riprendendo>>.

Nessuna novità invece per quel che riguarda il mondo del lavoro. <<Io per ora il mondo del lavoro lo lascerei col Green Pass standard. Con alcune eccezioni. Per esempio estendendo la terza dose alle categorie già obbligate, sanitari ed RSA. Dovremmo puntare molto sulle terze dosi. Se trasformiamo i richiami in una nuova, grande campagna vaccinale, possiamo anche far crescere la propensione alle prime dosi>>.

L’appello della politica e delle regioni

Le parole di Brunetta hanno trovato l’appoggio di altri esponenti del mondo politico. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è sulla stessa linea del compagno di partito: <<Un Green Pass a doppia velocità: a lavoro si entra con il Green pass di qualunque tipo, per andare alla prima de La Fenice, dove andrò stasera, servirà il Green Pass per i vaccinati>>. In pressing sul Governo anche le Regioni che hanno visto una crescita constante nel numero dei contagiati e che vedono nel Friuli Venezia Giulia l’exploit di questa quarta ondata. Il Premier Draghi, dal canto suo, non vuole fare allarmismo ma comprende l’urgenza di intervenire in tempi rapidi per evitare che la situazione finisca per sfuggirgli di mano.

Nuove modifiche al Green Pass

Il tema verrà discusso la prossima settimana durante una riunione della cabina di regia. Questa approverà sicuramente un decreto che conterrà l’obbligo di richiamo per personale sanitario e dipendenti di RSA. Sicure anche le introduzioni di modifiche al Green Pass volte, però, a prevenire restrizioni generalizzate e premiare chi ha completato il ciclo vaccinale. Certa la riduzione della durata della certificazione verde da 12 mesi a 9 mesi. Misura necessaria poiché, come confermato dal ministro Speranza, le recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che la protezione dei vaccini cala dopo 6 mesi dalla somministrazione della seconda dose. Dunque l’abbreviazione della durata del green pass, con conseguente necessità della somministrata della terza dose, avrà il compito di scongiurare una ripresa dei contagi.

Dubbi e ipotesi

Resta l’incognita tamponi. Una delle ipotesi in campo, e che verrà sottoposta alla cabina di regia col supporto del Comitato Tecnico Scientifico, è quella di eliminare il tampone come metodo per ottenere il green pass per l’accesso a luoghi e servizi pubblici. Questi continuerebbero a rimanere validi solo per accedere al posto di lavoro. Ciò significa che per andare cinema, teatro, stadio, etc… potrebbe essere necessario il vaccino. In discussione anche la durata che i tamponi potranno avere: è stato proposto, come incentivo alla vaccinazione, l’abbassamento della durata del Green Pass ottenuto con tampone sierologico o molecolare da 48 a 24 ore.

 

Filippo Giletto

Aumento dei contagi, l’Austria impone limitazioni ai non vaccinati

Il cancelliere austriaco Schallenberg ha annunciato che da lunedì 8 novembre entreranno in vigore nuove misure restrittive per le persone non vaccinate contro il coronavirus. La scelta è stata fatta in risposta all’aumento significativo del numero di positivi registrato nel corso delle ultime settimane.

Secondo le autorità austriache sono 9388 i positivi registrati nella giornata di venerdì 5 novembre. Ben il 60% in più rispetto alla settimana precedente ed un numero non poco lontano dal record di 9586 contagiati che lo scorso anno, in questo stesso periodo, avevano fatto scattare il secondo lockdown.

Il cancelliere tedesco Alexander Schallenberger e il suo predecessore Sebastian Kurz, fonte: dunav.at

Nuovo picco dei contagi

Numeri e dati che hanno indotto Alexander Schallenberg a varare nuove, drastiche misure aventi però come unici destinatari i cittadini sottrattisi all’iniezione del siero anti-Covid 19. Tra le finalità della scelta del cancelliere, oltre quella di alleggerire il carico sulle strutture sanitarie e impedire il sovraccarico delle terapie intensive, vi è quella di incentivare i suoi connazionali a sottoporsi ad un ciclo completo di vaccinazione. L’Austria è, ad oggi, uno dei paesi europei con la più bassa percentuale di vaccinati in Europa, circa il 64% della popolazione. All’annuncio del capo dell’esecutivo ha fatto eco l’appello del Ministro della Salute austriaco che ha chiesto che coloro che si recheranno negli hub vaccinali riceveranno anche il vaccino anti-influenzale perché “ci troviamo davanti ad una nuova ondata e dobbiamo essere pronti”.

 

Le nuove restrizioni

Le nuove restrizioni per le persone non vaccinate non consisteranno in un semplice lockdown, simile quindi a quello che tutti noi abbiamo sperimentato l’anno scorso nei mesi tra marzo e maggio, bensì in una serie di limitazioni all’accesso in alcuni luoghi pubblici. Questi non potranno più entrare in bar e ristoranti, nemmeno se all’aperto, come anche nei cinema, nei teatri, nei parrucchieri e nei saloni di bellezza. Sarà vietato loro anche soggiornare in alberghi, partecipare ad eventi con più di 25 persone o usare impianti sciistici in risalita.

Contemporaneamente all’entrata in vigore delle misure, giorno 8 novembre, avrà inizio anche un periodo di transizione di quattro settimane durante cui coloro che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino o saranno in possesso di un test avente avuto esito negativo potranno essere esentati dalle suddette restrizioni. Esenzioni che non si applicheranno per i lavoratori che prestano la loro attività all’interno di luoghi di lavoro. In Austria, come da noi, è infatti necessario essere in possesso di un Green Pass per potere lavorare sostanzialmente ovunque. Il governo di Schallenberg ha adottato il “modello italiano” richiedendo dal 1 novembre il rispetto della regola delle 3-G: geimpft (vaccinati negli ultimi 360 giorni), genesen (guariti da 6 mesi) o getestet (testati e con esito negativo).

Tra le ulteriori novità annunciate vi è anche la reintroduzione dell’obbligo di indossare la mascherina (necessariamente la FFP2) ma solo in alcuni luoghi pubblici, come biblioteche, musei e negozi, e la riduzione della durata della validità del Green Pass da 9 a 6 mesi. Riduzione che ha come fine quello di convincere alla somministrazione della terza dose.

Strade di Vienna, fonte: aa.com.tr

Terza dose e pericolo della nuova ondata di contagi in Europa

Proprio la terza dose è stata l’oggetto delle recenti decisioni dei vertici di alcuni tra i principali Paesi europei. Da Berlino arriva infatti la notizia che la dose booster verrà estesa a tutti coloro i quali hanno ricevuto la seconda dose da almeno 6 mesi. Una scelta considerata necessaria per via della quarta ondata che il governo tedesco afferma essere già incorso e che preannuncia costituire una grave minaccia per la tenuta delle strutture sanitarie. Il record di contagi nelle ultime 24 ore ha spinto infatti i presidenti di due land tedeschi, rispettivamente Sassonia e Turingia, a limitare l’accesso ai ristoranti, bar e eventi ai soli immunizzati e a minacciare di non curare chi sarà positivo ma privo della vaccinazione. L’estensione delle terze dosi avverrà anche a Malta, dove a differenza dell’Austria si registra una percentuale tra le più alte d’Europa di vaccinati, mentre nel Regno Unito l’indice Rt continua a calare anche grazie alle 9 milioni di dosi booster somministrate. I numeri peggiori continuano però ad essere registrati in Europa orientale e nei Balcani. Zone in cui l’astensione media della popolazione è di circa il 30% e dove si registra, ad esempio in Croazia, picchi nei contagi simili a quelli del 2020.

Filippo Giletto

Nuove tecnologie per un mondo sempre più green: TiO2 e fotocatalisi

Le proprietà fotocatalitiche del TiO2 possono rivoluzionare il settore rinnovabile, grazie alle loro capacità di decontaminazione

 

Al giorno d’oggi, una delle più grandi sfide che il mondo si trova ad affrontare è il passaggio da uno sfruttamento intensivo delle risorse terrestri ad un utilizzo “green” di ciò che la Terra ci offre.

Così il mondo della ricerca ha ideato vari dispositivi per sfruttare le energie rinnovabili, quali celle solari (delle quali abbiamo parlato in un precedente articolo), pale eoliche, reattori nucleari, ecc. Ma una conversione green passa anche attraverso la pulizia dell’acqua che utilizziamo e dell’aria che respiriamo.

Per venire incontro a queste esigenze, gli scienziati si sono affidati ai materiali fotocatalitici. Cosa sono? E soprattutto, cos’è la fotocatalisi?

La fotocatalisi

La fotocatalisi, secondo la Treccani, è “l’azione in virtù della quale alcuni materiali semiconduttori […] sotto l’azione della luce possono dar luogo a reazioni di riduzione o di ossidazione di sostanze indesiderate presenti anche in piccole quantità”.

Può anche essere definita come l’accelerazione della velocità di processo di una fotoreazione per la presenza di un catalizzatore (materiale che modifica la velocità di una reazione chimica, senza rientrare nei prodotti finali).

Un fotocatalizzatore, nella fattispecie, diminuisce l’energia di attivazione di un determinato processo, in modo che sia più semplice che inizi.

La fotocatalisi eterogenea avviene quando scegliamo come sistema fotocatalizzatore un insieme di particelle di semiconduttore aventi proprietà fotocatalitiche, poste a contatto con l’acqua o il gas con i quali vogliamo che reagiscano. Quando il fotocatalizzatore viene esposto alla luce, vengono generati degli stati eccitati capaci di dare il via a reazioni redox o trasformazioni molecolari.

Cosa avviene nel dettaglio?

Ricordando la struttura a bande dei semiconduttori (che abbiamo spiegato nel precedente articolo), quando un fotone di energia superiore all’energy gap colpisce il semiconduttore, viene prodotta una coppia elettrone – lacuna, con l’elettrone che passa quindi dalla banda di valenza alla banda di conduzione. Nei semiconduttori alcune di queste coppie elettone fotoeccitato – lacuna diffondono sulla superficie della particella catalitica, prendendo parte alla reazione chimica con le molecole assorbite: donatore o accettore.

Uno dei più utilizzati e promettenti semiconduttori, avente una forte attività fotocatalitica (grazie all’assorbimento diretto di fotoni, può partecipare a reazioni chimiche di superficie), è il biossido di Titanio (TiO2), o più semplicemente la Titania. Possiede infatti delle proprietà uniche:

  1. Alto indice di rifrazione e alto grado di trasparenza nella regione dello spettro visibile, che lo rendono ideale nell’energy storage, nonostante assorba solo il 5% della radiazione solare incidente;
  2. alta porosità;
  3. alta affinità superficiale;
  4. bassi costi e facile produzione in grandi quantità (che lo rendono quindi scalabile per le aziende);
  5. inerzia chimica;
  6. non tossicità;
  7. biocompatibilità.

La Titania si presenta in 3 forme cristalline (rutilo e anatasio, le quali sono le forme più diffuse in natura, e la brookite) e in fase amorfa. La fase rutilo è più stabile rispetto all’anatasio, ma la seconda possiede una maggiore attività fotocatalitica.

 

Nell’immagine possiamo vedere le strutture delle fasi a) anatasio e b) rutilo

 

Ma quali applicazioni ha il TiO2?

DECONTAMINAZIONE

Abbiamo detto che, se un fotone ha una energia maggiore dell’energy gap, produce una coppia elettrone-lacuna.

Una delle caratteristiche degli ossidi dei metalli semiconduttori è il forte potere ossidante delle loro lacune. Queste possono, ad esempio, reagire con l’acqua assorbita sulla loro superficie: si ha così la formazione di un radicale ossidrile molto reattivo (OH). Lacune e gruppi ossidrili possono ossidare la maggior parte dei contaminanti organici, riuscendo così a decontaminare l’acqua.

Quando una molecola di ossigeno presente nell’aria reagisce con un elettrone, invece, si comporta come accettore di elettroni per formare uno ione super-ossido, particelle fortemente reattive capaci di ossidare materiali organici inquinanti.

Queste due applicazioni rendono il TiO2 ideale per l’applicazione nella decontaminazione di acqua e aria.

PRODUZIONE DI MATERIALI AUTOPULENTI

Uno strato sottilissimo di Titania è utilizzato anche come copertura nelle lastre di vetro. Quando un fotone incidente colpisce questo strato di TiO2 si producono, come è noto, elettroni e lacune. Attraverso i meccanismi precedentemente descritti, molte sostanze organiche adsorbite dalle superfici vengono decomposte e, grazie all’idrofilia foto-indotta, vengono fatte scorrere dall’acqua sulle superficie, che porta con sé i materiali inquinanti.

La caratteristica idrofila della superficie avviene grazie alle reazioni redox che avvengono a seguito della irradiazione di fotoni. In questo processo viene espulso ossigeno, creando quindi una vacanza. Queste vacanze vengono colmate dall’acqua producendo gruppi ossidrilici adsorbiti e quindi siti idrofili superficiali, mentre il resto della superficie mantiene caratteristiche idrofobiche. Maggiore è l’esposizione alla radiazione solare, maggiori saranno i siti idrofili che si formeranno. L’acqua piovana, quindi, tenderà a formare un fil continuo, piuttosto che raccogliersi in gocce, rendendo più facile il trasporto di inquinanti.

 

Fonte: Tribuna di Treviso

 

ABBATTIMENTO DELL’INQUINAMENTO CITTADINO DA NOx

Immaginiamo di dotare le pavimentazioni stradali e le pareti delle varie strutture cittadine di coperture composte da TiO2. I gas inquinanti prodotti dalle automobili, come il NOx, filtrano attraverso la superficie porosa e si legano alle particelle di TiO2. Quando i fotoni incidono la Titania, vengono prodotte le solite coppie elettrone-lacuna, si ottiene la fotoattivazione e quindi la decomposizione di gas nocivi quali NO e NO2, adsorbite nelle particelle e trasformati in acido nitrico (HNO3). L’acqua piovana porta con sé quindi l’acido nitrico come ioni nitrati, del tutto innocui, oppure il carbonato di calcio alcalino contenuto nei materiali può neutralizzare l’acido. Questo processo è quindi simile a quello che avviene nelle piante e negli alberi grazie alla fotosintesi clorofilliana.

 

Fonte: materialidesign.it

 

AZIONE ANTIMICROBICA

Batteri e funghi, anche molto resistenti, come l’Escherichia coli e lo Staphylococcus, vengono decomposti grazie al forte potere ossidante della Titania. Il TiO2 è molto più forte di altri agenti antimicrobici, perché agisce anche quando le superficie sono coperte da cellule e quando i batteri si stanno attivamente propagando.

 

Conclusioni

Il TiO2 continua a stupire i ricercatori grazie alle sue proprietà fotocatalitiche. In futuro, un suo largo utilizzo potrebbe garantire una notevole decontaminazione di materiali inquinanti e batteri, rendendo sempre più “green” le città in cui viviamo.

 

 

Giovanni Gallo

Nuove tecnologie per un mondo sempre più green: celle solari di ultima generazione

La sfida dei ricercatori di tutto il mondo per migliorare l’efficienza dei dispositivi fotovoltaici

Parola d’ordine: energia rinnovabile. Come vi abbiamo raccontato in un precedente articolo, una delle sfide più difficili ma al contempo stimolanti è la ricerca di fonti di energia rinnovabili che garantiscano l’indipendenza dai combustibili fossili, soddisfacendo al contempo la richiesta energetica mondiale.

Sulla Terra sono numerose le fonti di energie rinnovabili. Si pensi ad esempio al vento, alle maree, alle onde, ai nuclei radioattivi, ecc.; ma ce n’è una, proveniente dallo spazio, che se sfruttata a dovere può risultare promettente: l’energia solare.

Il Sole, quotidianamente, grazie alle reazioni nucleari che avvengono al suo interno, invia sulla Terra una quantità spaventosa di radiazioni. È stato calcolato che ogni giorno il Sole irradia alle soglie dell’atmosfera terrestre, in media, 1367 W/m2 di potenza, che può essere raccolta e convertita in energia elettrica. Per ottenere questa conversione, bisogna tenere conto di diversi fattori:

  • Climatici, come la copertura nuvolosa: le nuvole bloccano parte della radiazione solare;
  • Geografici, come la latitudine: all’equatore l’energia solare raccolta sarà maggiore che ai poli;
  • Tecnologici, ovvero l’efficienza di raccolta delle celle solari, che sarà l’oggetto di discussione di questo articolo.

Andremo quindi a vedere com’è strutturata una cella solare, come funziona e quali sono le recenti innovazioni nel settore.

CELLE SOLARI – INFORMAZIONI PRELIMINARI

Le più comuni celle solari sono realizzate in Silicio, uno dei più abbondanti materiali presenti nella crosta terrestre, appartenente alla classe dei semiconduttori e, in assoluto, il re indiscusso dell’elettronica. Infatti gli hardware dei più comuni dispositivi tecnologici, dallo smartphone al computer, dalla televisione alla lavatrice, sono realizzati con questo importante materiale semiconduttore.

Ma quali sono le proprietà del Silicio, che permettono alle celle solari di convertire l’energia solare in elettrica?

Addentrandoci un po’ più a fondo nella fisica della materia, apprendiamo come i solidi abbiano tutti una struttura definita “a bande”: banda di valenza (nella quale sono presenti gli elettroni legati ai nuclei) e banda di conduzione (nella quale sono presenti gli elettroni non legati ai nuclei che permettono, dunque, la conduttività). In base a come queste sono disposte, possiamo distinguere conduttori, semiconduttori ed isolanti.

  • Nei conduttori, banda di valenza e banda di conduzione sono sovrapposte: ciò permette agli elettroni di poter facilmente “slegarsi” dai nuclei e passare in banda di conduzione, in modo da consentire il passaggio di elettricità.
  • Negli isolanti, invece, non vige questa proprietà, poiché gli elettroni sono fortemente legati ai nuclei e quindi è difficile il loro passaggio dalla banda di valenza alla banda di conduzione.
  • Nei semiconduttori, che altro non sono che una via di mezzo tra conduttori e isolanti, le bande di valenza e di conduzione sono energeticamente distanti tra loro, ma in modo da non rendere troppo difficile il passaggio di un elettrone dall’una all’altra banda.

 

Struttura a bande

 

Ma quindi, nelle celle solari come avviene la conversione dell’energia solare in energia elettrica?

Quando un fotone (particella di luce) raggiunge la cella solare, un elettrone in banda di valenza assorbe la sua energia e raggiunge la banda di conduzione, lasciando una lacuna (vacanza di un elettrone) in banda di valenza. Grazie ad un sistema esterno, gli elettroni che raggiungono la banda di conduzione vengono raccolti e utilizzati per l’alimentazione domestica.

Questa conversione presenta, però, una serie di problematiche. Le più importanti sono:

  • la riflessione: alcuni fotoni incidenti vengono riflessi dagli strati superficiali della cella solare;
  • l’efficienza di ricezione dei fotoni: non tutta la luce che raggiunge le celle solari viene raccolta;
  • la ricombinazione: molti degli elettroni che raggiungono la banda di conduzione si ricombinano con le lacune, cioè tornano in banda di valenza, rendendo quindi nulla la raccolta dei fotoni che li ha generati.

Al fine di ottimizzare questi dispositivi, i fisici hanno incentrato la loro ricerca sul miglioramento dell’efficienza di ricezione, evitando il più possibile la ricombinazione.

Negli ultimi anni, sono stati realizzati diversi tipi di celle solari, ognuna di loro con le proprie peculiarità e limitazioni. Andremo ora a descrivere il funzionamento di alcune di esse.

CELLE SOLARI ETEROGIUNZIONE

Le celle solari eterogiunzione, tra tutti i dispositivi fotovoltaici, sono tra le più promettenti. Sono composte da strati di diverso materiale, aventi quindi diversi energy gap (ovvero l’apporto energetico che necessita un elettrone per passare dalla banda di valenza a quella di conduzione). I suddetti strati vengono impilati, in genere, partendo da quello con energy gap maggiore sulla superficie fino ad arrivare a quello con energy gap minore; questa struttura permette alle celle solari di prendere la maggior parte dei fotoni, tutti con energie diverse, compresi nello spettro solare.

 

Pannelli fotovoltaici eterogiunzione

 

Al Liten, uno degli istituti di ricerca della francese Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives, sono state prodotte delle celle solari eterogiunzione con un picco dell’efficienza di conversione (la capacità del processo di ricevere un fotone e convertirlo in elettricità) del 24,25%. Questo risultato è stato raggiunto grazie agli sviluppi sugli strati trasparenti di ossido conduttivo e ai sempre minori danni associati al trattamento degli strati durante la produzione. “I test eseguiti confermano che la tecnologia delle celle eterogiunzione in silicio è praticabile sia in termini di tecnologia che di producibilità”, spiegano gli scienziati. I prossimi obiettivi dell’istituto di ricerca sono quelli di diminuire i costi, rendendo le celle fruibili in larga scala, aumentandone l’efficienza.

CELLE SOLARI CON NANOFILI DI SILICIO

Questo tipo di celle solari presenta la superficie coperta da nanofili di Silicio drogati che, grazie alle loro piccolissime dimensioni (alcuni nanometri), riescono a catturare meglio i fotoni incidenti mediante le loro proprietà quantistiche.

 

Gaute Otnes, Lund University

 

Ad oggi questi dispositivi non sono fruibili sul mercato, ma i ricercatori le considerano comunque molto promettenti, nonostante ai pro si contrappongano anche diversi contro: se è vero che queste celle solari sono molto poco dispendiose e occupano meno spazio rispetto alle celle solari comuni, è anche vero che alcuni meccanismi non si conoscono ancora alla perfezione (come per esempio la fase di drogaggio dei nanofili) ed inoltre l’efficienza non è ancora elevatissima rispetto ad altre tecnologie.

CELLE SOLARI ORGANICHE

Le celle solari organiche si ispirano al processo naturale della fotosintesi clorofilliana. Sono composte da tutti quei dispositivi fotovoltaici realizzati tramite l’utilizzo di composti organici, ovvero in base carbonio. La loro struttura è composta a strati realizzati con materiali fotoattivi, intercalati tra due elettrodi conduttivi, ed un substrato composto da vetro o plastica flessibile.

 

In questa figura possiamo notare la flessibilità delle celle solari organiche

 

Le miscele di materiali che compongono gli strati presentano dei pigmenti che hanno il compito di assorbire la radiazione solare, mentre gli altri componenti estraggono gli elettroni. La gamma di pigmenti che possono essere impiegati include quelli a base vegetale, come le antocianine derivate dai frutti di bosco, i polimeri e le molecole sintetizzate.

In questa famiglia di celle solari si possono annoverare: le celle “dye sensitized” (la cui parte fotoelettricamente attiva è costituita da un pigmento, da ossido di titanio e da un elettrolita), organiche (la cui parte attiva è totalmente organica o polimerica), ibride organico/inorganico e ibride biologico.

L’efficienza di queste celle solari non permette ancora un largo utilizzo nel settore privato, ma in prospettiva possono essere molto promettenti grazie alle loro caratteristiche “green”: infatti, i pigmenti naturali sono facilmente biodegradabili e i costi di produzione sono molto ridotti rispetto alle normali celle solari.

CELLE SOLARI CON PEROVSKITI

Il gruppo di ricerca guidato da Steve Albrecht e Bernd Stannowski ha prodotto, presso i laboratori dell’Helmholtz Center di Berlino (HCB), una cella solare tandem realizzata con due semiconduttori, Silicio e Perovskite, che ha raggiunto una efficienza del 29,15%. Questo valore, confermato dal CalLab del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems (ISE), risulta essere tra i più alti mai raggiunti nel campo del fotovoltaico.

 

Cella solare Silicio-Perovskite

 

La struttura Silicio-Perovskite possiede una tale efficienza grazie alle proprietà elettroniche dei due materiali: infatti il Silicio cattura i fotoni meno energetici, mentre la Perovskite raccoglie i fotoni ad energia maggiore. In tal modo la cella solare riesce a coprire la quasi totalità dello spettro solare, massimizzando l’efficienza.

Nonostante gli ottimi risultati sperimentali raggiunti dalle celle solari Silicio-Perovskite, i costi non le rendono ancora competitive a livello industriale.

CONCLUSIONI

Negli ultimi anni, sempre più gruppi di ricerca si stanno impegnando per migliorare le caratteristiche delle celle solari al fine di ottenere una larga scalabilità, senza venir meno alle esigenze riguardo l’efficienza. I risultati ottenuti fino ad ora sono molto promettenti e stimolanti, sebbene ancora le celle solari non siano tra i dispositivi più efficienti per la produzione di energia rinnovabile.

Nei prossimi articoli vedremo altri esempi di energie rinnovabili e dispositivi per il loro utilizzo.

 

Giovanni Gallo

Giulia Accetta

Giornata Nazionale degli Alberi: il contributo di Messina

 

Letteraemme.it

 

Cavalcando l’onda della sensibilizzazione sul cambiamento climatico anche la nostra città aderisce ad iniziative green.

Stiamo parlando della Festa dell’albero, indetta dal Circolo Legambiente dei Peloritani in collaborazione con l’Istituto comprensivo “Enzo Drago” e l’assessorato al Verde urbano del Comune di Messina.

Nella giornata di giovedì 21 infatti gli studenti della stessa scuola hanno piantato 12 melograni a Villa Dante, nella zona di Provinciale.

Tempostretto.it

 

Presente all’evento anche l’agronomo Saverio Tinnino, il quale si è complimentato con i giovani invitandoli a “continuare a curare gli alberi per tutto l’anno”.

In seguito i ragazzi hanno creato un inventario, con l’ausilio di Qr Code e schedari, di tutti gli alberi presenti nella villa comunale.

Piccoli impegni, questi, favoriti dalla riconosciuta importanza alla necessità di prenderci cura del nostro pianeta.

Un bisogno particolarmente sentito dai giovanissimi, dal centro mediatico di Greta Thunberg fino ai ragazzi delle scuole medie della nostra città, nella speranza di poter fare la differenza.

 

Angela Cucinotta