Rileggere “Il grande Gatsby” in un graphic novel


Il riadattamento a fumetti de “Il grande Gastsby” è un’opera emblematica per i contenuti e le caratteristiche – Voto UVM: 4/5

 

Pubblicato a New York, nel 1925, Il grande Gatsby, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, è tra le opere letterarie  più importanti del romanziere americano.

L’opera, dopo diverse trasposizioni cinematografiche,  è stata adattata per la prima volta al linguaggio delle immagini, in un romanzo a fumetti pubblicato in Italia dalla casa editrice Tunué. Il graphic novel curato dalla pronipote dello scrittore americano, Blake Hazard, è illustrato dall’artista Aya Morton, scelta dalla stessa e dal team di creativi dopo un’ attenta e articolata ricerca.

Le trasposizioni cinematografiche o teatrali dei grandi romanzi corrono infatti  il rischio di tradire l’essenza dell’opera nell’adattamento: di qui la necessità di rintracciare tra diversi artisti, quello dallo stile capace di restituire al lettore il vero spirito del protagonista e l’atmosfera del racconto. Aya, come la stessa Hazard scriverà nell’introduzione del graphic novel

“E’ riuscita a cogliere perfettamente lo spirito travolgente delle feste di Gatsby a West Egg, l’atmosfera languida dei pomeriggi trascorsi a casa Buchanan e lo strepitoso paesaggio urbano di New York.”

L’adattamento del testo originale è stato affidato invece al sapiente lavoro di Fred Fordhan, che oltre alla sua esperienza con lavori precedenti come quello su Il buio oltre la siepe di Harper Lee, vanta anche una carriera come illustratore.

 Il grande Gatsby, graphic novel. Fonte: Tunué

 

Pagina dopo pagina, tavola dopo tavola, vediamo delinearsi la vicenda di Jay Gatsby, il protagonista dell’opera, un uomo ricco e dal passato misterioso, le cui memorabili feste nella villa di Long Island sono note a tutti e a cui tutti possono partecipare. Nonostante la sua grandezza e la sua fama siano sulla bocca di tutti, nessuno degli ospiti sa veramente chi egli sia. Il lettore è accompagnato nel mondo di Gatsby attraverso la voce narrante, quella di Nick Carraway, suo vicino di casa e cugino di Daisy, amore giovanile del protagonista.

Daisy è il motore immobile che muove l’intero mondo di Gatsby, mondo che Fitzgerald ci presenta in nove capitoli disvelando piano piano la sua personalità e il suo passato attraverso il racconto della sua ossessione per quest’amore ideale e irraggiungibile.

 

Il bacio tra Jay Gatsby e Daisy

 

Dalla trama emerge un senso di disagio e inadeguatezza nei confronti della società americana di inizio secolo scorso, società caratterizzata  dalla perdita di ogni senso morale e guidata dal mito del guadagno ad ogni costo. Si delinea un’ideale di ricchezza che si sovrappone in modo grottesco ai valori fondanti dell’identità di popolo americano, quelli della cultura del lavoro e del sacrificio. Dunque non solo il racconto di giovani eleganti del mondo newyorkese, di macchine, ville lussuose, amori e omicidi, ma anche cronache di quella stagione indimenticabile degli anni Venti definita età del Jazz.

Il jazz è il genere musicale che  meglio si presta per cogliere le contraddizioni della società americana degli anni Venti. Nato per esprimere la pena e la sofferenza degli afroamericani in schiavitù, viene assunto dai benestanti come colonna sonora di una vita frenetica e sfrenata. Età segnata dall’apparente spensieratezza di una vita ricca e da un’euforia collettiva e individuale che si esprime in un vortice di danze, tradimenti, frivolezze e alcool in bilico tra il tutto e il nulla, all’insegna di un sentimento di solitudine, incomunicabilità, vuoto e sconfitta che permea ogni vita e ogni interazione.

 Il grande Gatsby, disegno.

 

Il grande Gatsby è sicuramente il capolavoro della carriera di Fitzgerald. Riportando le parole di Blake Hazard, stampate all’interno di una cornice dorata nella sua introduzione del graphic novel, celebriamo ancora una volta questa magnifica opera restituita ai lettori in una veste del tutto nuova, incorniciandole a nostra volta tra le virgolette:

 “Il mio bisnonno era un uomo che sapeva apprezzare le novità tanto quanto i classici e i capolavori senza tempo. So che sarebbe stato incantato dalla freschezza di queste immagini, perché fedeli all’originale. [..] mi auguro davvero che questo Graphic novel possa essere apprezzato da tutti coloro che hanno letto e amato il grande Gatsby. Per quelli che invece si confrontano per la prima volta con il capolavoro di Fitzgerald, il mio augurio è quello che queste pagine rendano l’originale ancora più fruibile.”

Martina Violante

“Ritorno all’Eden”, una graphic novel sull’importanza della memoria

 

Paco Roca ritorna col suo ultimo capolavoro: una storia semplicemente straordinaria- Voto UVM: 5/5

 

Ritorno all’Eden è l’ultima opera a fumetti dell’autore spagnolo Paco Roca, pubblicata da Tunué, tradotta in Italia da Diego Fiocco e disponibile in libreria e fumetteria dal 7 ottobre. Una storia intima e personale, premiata nel 2020 come migliore opera nazionale dalla critica spagnola, “Regreso al Edén” ci catapulta nella vita di Antonia, mamma dell’artista, le cui vicende, vignetta dopo vignetta, osserviamo assumere la forma di un’esistenza.

Trama

Ripercorriamo la giovinezza di Antonia a partire dall’ultimo giorno che trascorse con sua madre e sua sorella, immortalato in una foto di famiglia scattata nel 1946 in spiaggia, a Valencia. Quell’istante cristallizzato nella foto, Antonia lo conserverà per oltre settant’anni nel suo intimo e tra le mura domestiche come un ricordo felice della sua vita, un amuleto per inquadrare la sua storia da una prospettiva diversa.

Ritorno all’Eden, disegno foto di famiglia. Fonte: https://www.elmundo.es/

Scrive Roca nel prequel all’opera per il Corriere della sera:

“Mi parlava spesso con affetto di una fotografia, l’unica che aveva con sua  madre. Io ricordavo perfettamente quella foto perché è sempre stata in camera sua, sotto il vetro del suo comodino, molto vicino a lei. [..] Quella foto era piena di misteri. Il desiderio di saperne di più è la molla dietro la creazione di Ritorno all’Eden.”

La misteriosa assenza del padre di Antonia, in una foto da lei tanto amata e a lungo custodita, interroga l’autore che, disegno dopo disegno, ci guida nella comprensione degli eventi assurdi e drammatici che la storia stava intessendo attorno a lei, anche senza il suo permesso.

Gli anni di infanzia di Antonia sono infatti quelli del dopoguerra spagnolo, della dittatura franchista, del mercato nero. Come la maggior parte delle donne del suo tempo, la protagonista viveva in un ambiente familiare e sociale caratterizzato dalla violenza, dall’ignoranza e drammaticamente autoritario. Ma quella foto le rende dolce il ricordare, estromette dalla sua memoria quel tempo segnato dalla miseria come anche la brutalità del padre, entrambi lasciati fuori dall’inquadratura.

La scelta del titolo

Il titolo, Ritorno all’eden, ci parla di un ritorno ad una dimensione idilliaca, ad un paradiso perso per sempre ma in cui sperare. Un paradiso che Antonia si ricrea giocando con i propri ricordi, aggrappandosi ad una foto che lascia fuori tutto quello che Eden non è. Lo stesso paradiso che Carmen, sua madre, le raccontava in terrazzo tra i panni da stendere e raccogliere, insieme ad altre storie intrise di cultura popolare e fantasia.

Quando Carmen muore, Antonia è ancora giovanissima, ma prenderà il suo posto nelle faccende domestiche, nella gestione della casa e nell’utilizzo dell’immaginazione per evadere da una realtà opprimente.

Ritorno all’Eden, vignette. Fonte: fumettologica.it

La storia che Paco Roca ci racconta appare a prima vista “semplice”, una storia drammatica come tante altre. Ma ciò che rende magistrale ed emotivamente destabilizzante l’opera è proprio questa sua complessa semplicità. In poco più di 170 pagine, assistiamo al delinearsi della vita della protagonista e ci sentiamo trascinati dall’intreccio della sua storia familiare con quella della Spagna.

Roca parafrasando Picasso scrive:

“L’arte, diceva Picasso, serve all’artista per comprendere il mondo, le persone. E la memoria degli altri ci aiuta a conoscere il mondo e noi stessi.”

Conclusioni

Fin qui ci accompagna l’autore, sulla soglia di una maggiore comprensione del mondo che ci circonda, passando per un lavoro artistico che si nutre della riflessione dei figli sulla memoria dei padri.

Possiamo tranquillamente definire Regreso al Edén un’opera splendidamente riuscita, per struttura narrativa, potenza evocativa dei disegni e della colorazione dai toni calmi e malinconici. Anche l’impaginazione orizzontale, con la copertina cartonata scelta da Tunué, prepara il tatto all’esperienza del riportare alla memoria, perché ricorda quei vecchi album fotografici di famiglia, riscoperti pieni di polvere nelle case dei nostri nonni.

 

                                                                                                                                                      Martina Violante