La cerimonia preparata da mesi, attesa da settant’anni: Carlo III diventa Re

Carlo III e Camilla sono la nuova coppia reale della Gran Bretagna. La cerimonia i cui preparativi andavano avanti da mesi, ha avuto luogo nell’Abbazia di Westminister. Una vasta platea di persone, giunte a Londra da ogni parte del Regno Unito e dal resto del mondo, così come molte altre da casa, hanno seguito l’evento svoltosi sabato 6 maggio.

Carlo III è il nuovo Re del Regno Unito

La cerimonia secondo protocollo

Settant’anni dall’ultima volta in cui si è dovuto seguire il protocollo per la cerimonia di incoronazione del sovrano di Gran Bretagna, quando Elisabetta II, salì al trono a soli diciotto anni, prima di dare inizio al regno più lungo della storia britannica.

Con “Processione del Re” ha avuto inizio l’evento, a partire dalle 11.20 (ora italiana). Per circa quaranta minuti, Carlo e Camilla hanno attraversato i luoghi più famosi della città di Londra, a bordo della Diamond Jubilee State Coach – l’elegante carrozza costruita per i 60 di Elisabetta – da Trafalgar Square, a Parliament Sqare, passando per Whitehall.

Poi l’arrivo a Westminister e l’inizio della cerimonia vera e propria alle ore 11 locali. La coppia ha percorso la navata fino a giungere il centro dell’Abbazia, davanti il cosiddetto Teatro dell’Incoronazione, tradizionale punto per l’incoronazione.

Da quel momento in poi, si sono susseguiti tutti i passaggi previsti dalla tradizionale procedura. Il giuramento, durante il quale Carlo ha giurato di esercitare i propri poteri con giustizia. Di seguito l’unzione, unico momento concesso alle telecamere, durante la quale l’arcivescovo di Canterbury ha unto le mani, il petto e la testa del nuovo re.

I paggi hanno portato tutti gli oggetti simbolo della regalità, che sono stati completati con la corona di Sant’Edoardo per Carlo e la Queen Mary’s Crown per Camilla, pezzo generalmente conservato all’interno della Torre di Londra, che per rendere un omaggio alla scomparsa Elisabetta, è stata modificata con l’aggiunta di pietre dalla collezione privata di quest’ultima.

Tra gli invitati, nobili, celebrità e capi di stato, tra cui anche il presidente della Repubblica Mattarella. Eccezionale evento, inoltre, la presenza, all’interno dell’Abbazia, di una delegazione del Vaticano con il cardinale Pietro Parolin: non accadeva da 500 anni che un membro della Chiesa di Roma prendesse parte all’incoronazione del capo della Chiesa d’Inghilterra. Infatti, all’incoronazione di Elisabetta II, un rappresentante del papa Pio XII seguì la cerimonia dall’esterno dell’abbazia.

Dopo l’incoronazione, la nuova coppia reale si è diretta a Buckingham Palace con la famosa carrozza Gold State Coach, costruita nel 1762 e usata per tutte le incoronazioni dal 1831.

Così, nel primo pomeriggio, dalla celebre balconata, Carlo III e Camilla hanno salutato la folla, per la prima volta da Re e Regina, facendo volgere al termine l’evento. 

Harry arriva a Londra con un volo di linea

Per settimane, si è cercato di carpire indiscrezioni al riguardo, per capire se ci sarebbe davvero stato o no. Stiamo parlando di Harry, il principe che ha scelto di non essere più tale.

Appena arrivato, è stato buttato subito nel mirino dei media, a partire dalla sua scelta di prendere un un volo di linea dell’American Airlines, come svelato dal il Daily Mail.

Harry aveva già programmato di trattenersi poco, per tornare dalla famiglia in America e riuscire a festeggiare,  sfruttando la differenza di fuso orario, il compleanno del figlio Archie, che ricorre proprio il 6 maggio. Meghan, infatti, non lo ha seguito, rimanendo a casa con i due figli.

Durante la cerimonia, avrebbe dovuto sedersi accanto a William e Kate, ma avendo rinunciato, come ben sappiamo, ad essere un membro attivo della casata reale, il suo posto era in terza fila.

Nessun’altro motivo, se non il protocollo: tutti i tredici membri della famiglia reale sono stati disposti secondo la linea di successione, di cui ora Carlo è il vertice. Harry non ha, infatti, neanche indossato la divisa militare.

Secondo le indiscrezioni, avrebbe dormito a Frogmore Cottage, proprietà donatagli dalla nonna come regalo di nozze, ma che Carlo vorrebbe sottrargli per darla al fratello Andrea.

Una lontananza che ormai sembra sempre più grande, ma mai come quella dal fratello William. Ritornano sempre alla mente, quelle immagini di due bambini sempre uno di fianco all’altro.

Lontani, però, sabato, hanno assistito a quel momento che hanno sempre saputo sarebbe arrivato. Eppure nel volto della regina non hanno riconosciuto la madre.

Chissà se questa paradossale speranza, che potrebbero aver, ancora una volta, nutrito entrambi, li avrà fatti essere di nuovo vicini.

 

“Sono qui per servire”

Nonostante le tantissime persone che hanno seguito la cerimonia dal vivo o da casa, non è un mistero che il consenso per Carlo III non sia così alto. Forse non aiuterà neanche la sua dichiarazione durante l’incoronazione, “Sono qui per servire, non per essere servito“, o lo snellimento della procedura da passaggi ampollosi, come quello della genuflessione, eseguita solo da William simbolicamente per tutti.

Intanto dalla folla, è emerso qualche “Non è il mio re“. Nella stessa giornata, sono stati addirittura eseguiti degli arresti: un’azione preventiva tra soggetti delle frange anti-monarchia, presso Scotland Yard.

I britannici, soprattutto gli inglesi, amano ancora la monarchia, ma i tempi cambiano, così come il monarca.

Carlo non ha mai goduto, come sappiamo, di un consenso così largo e sentito, o meglio, nel corso del tempo, alcuni avvenimenti sono stati sempre più a sfavore che a favore della simpatia verso di lui. Non è un personaggio a cui si perdona, anzi, tutto il contrario. Forse, semplicemente, a volte, non si può far niente contro un destino.

Riuscirà, dunque, Carlo a rimanere sè stesso, ma allo stesso tempo convincere di essere il re che il Regno Unito vorrebbe, ma che non si aspetterebbe?

In ogni caso, un’altra pagina di storia, è stata scritta.

 

Rita Bonaccurso 

Il primo ministro britannico Liz Truss si dimette dopo 44 giorni

È record, ma in negativo per l’Inghilterra: dopo solo 44 giorni, il primo ministro Liz Truss è il leader politico con la carica più breve della storia britannica. L’annuncio ufficiale è stato ugualmente singolare: là premier uscente ha fatto un discorso brevissimo, solo 90 secondi per lasciare la guida del governo inglese. Fino a questo momento era George Canning ad esser stato il primo ministro con il mandato più breve, perché venuto a mancare solo 119 giorni dopo la sua nomina, ma allora fu per l’imprevedibilità della vita, non per una dinamica prettamente politica come in questo caso.

Il primo ministro britannico Liz Truss ha annunciato le sue dimissioni dopo soli 44 giorni (fonte: theitaliantimes.it)

Scelta come successore di Boris Johnson, la cui uscita di scena è stata tra gli scandali, la fine del suo mandato è arrivata presto e dopo una serie di scelte di governo risultate non efficaci, né particolarmente apprezzate.

«Sono entrata in carica in un momento di grande instabilità economica e internazionale. Il nostro Paese è stato bloccato a lungo da una bassa crescita economica. Sono stata eletta con un mandato per cambiare ciò: riconosco, tuttavia, data la situazione, che non posso portare a termine il mandato. Ho quindi parlato con Sua Maestà il Re per informarlo che mi dimetto da Leader del Partito Conservatore».

La crisi è la causa. Truss è stata concisa, ma chiara: il suo mandato è imploso per le dimensioni dell’ostacolo da fronteggiare. La crisi economico ha retto i colpi del partito conservatore.

 

Il disastro Tory a partire dal “mini-budget ultra conservatore”

Non sono servite le manovre messe in atto mentre i drastici tagli alle tasse, finanziati a debito, sono stati bocciati dai mercati internazionali. Il “mini budget ultra conservatore”, 45 miliardi di sterline, poi revocato il 3 ottobre, aveva causato più peggioramenti che miglioramenti. Il passo falso, infatti, è costato innanzitutto le dimissioni del cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, strettissimo collaboratore di Truss e ideatore della mini-finanziaria. Anche per lui dimissioni lampo. La Banca d’Inghilterra aveva dovuto intervenire d’emergenza per sostenere i titoli di Stato britannici — i cui rendimenti erano schizzati, superando quelli di Italia e Grecia – e aveva preannunciato un rischio realistico per la stabilità finanziaria.

Al ritorno a Londra da Washington, dove si trovava per una riunione del Fondo monetario, Kwasi si è recato subito a Downing Street da dove, dopo solo pochi minuti, ne è uscito dimissionario. Al suo posto nominato Jeremyn Hunt. I dubbi sulla resistenza del partito hanno iniziato da quel momento a farsi ancora più forti. L’uscita di scena di Kwarteng voleva essere usata per salvare il posto Truss, ma la carica del primo ministro era stata data già per spacciata e i consensi non hanno accennato a smettere di calare. Il colpo di grazia è giunto infine due giorni fa con la notizia delle dimissioni di Suella Braveman, il ministro dell’Interno e membro del partito Tory.

 

Il passato tanto discusso

Nata a Oxford, 47 anni e figlia di un professore di matematica e di un’infermiera, ha avuto una breve carriera da contabile, per poi entrare in Parlamento nel 2010. Ha scalato le gerarchie delle cariche politiche, passando da ruoli come la sottosegreteria all’Istruzione, per poi passare al ministero dell’Ambiente e poi della Giustizia. Successivamente, nel settembre 2021 era divenuta ministro degli Esteri, dove ha criticato l’operato di Dominic Raab per la gestione della crisi in Afghanistan. Infine lo scorso 5 settembre era stata eletta leader dei conservatori, succedendo a Boris Johnson sia nella guida del partito che del Paese. Figura controversa, ha attirato su di sé le attenzioni della sempre non poco invadente stampa britannica. Il suo passato è stato infatti messo al centro dell’attenzione mediatica per alcuni dettagli: le simpatie di sinistra e le critiche alla monarchia in primis, rinnegati come errori di gioventù e che l’hanno costretta a definere i reali come “la chiave” del successo del Regno Unito. Dulcis in fundo la partecipazione a manifestazioni contro Margharet Tatcher a suon di “Maggie, Maggie, Maggie, out, out, out”, mentre ora dice essere il suo idolo politico insieme a Ronald Reagan.

 

Si riapre la fase della successione

Con la ricerca del terzo inquilino di Downing Street in pochi mesi si apre un momento complicato considerando anche che sono state recentemente modificate le regole dei Tory per essere eletti primo ministro: i pretendenti devono avere il sostegno di almeno 100 dei circa 350 deputati della maggioranza Tory e a non dovranno essere più di tre.

Nel caso di una convergenza verso un unico nome, lunedì prossimo, vi sarà l’elezione direttamente a Westminister, altrimenti i due nomi indicati dai colleghi parlamentari dovranno sfidarsi per essere scelti tramite spareggio affidato agli iscritti. Tutto il processo dovrà comunque concludersi entro venerdì 28.

Tra i nomi che sembrano avere più possibilità, figura quello di Jeremy Hunt, il cancelliere gradito all’establishment, ma molto meno alla pancia Tory attuale; è stato chiamato in extremis da Truss per rassicurare i mercati.

I bookmaker vorrebbero Rishi Sunak, giovane ex cancelliere di origini indiane che a settembre era stato battuto da Liz al ballottaggio dopo aver ricevuto più consensi di lei tra i deputati; a bloccarlo è stata l’idea di presunto traditore di Johnson.

Un terzo nome è quello del ministro Penny Mordaunt, “brexiteer post-ideologica”, una delle poche figure che raccoglie simpatie trasversalmente, all’interno del caos Tory.

E se vi fosse un ritorno di BoJo? (fonte: www.spectator.co.uk)

In realtà, potrebbe entrare nel cerchio dei papabili anche “BoJo” (Boris Johnson), affossato dalla maggioranza conservatrice, ma ora rimpianto. Il Regno Unito si ritrova, dunque, a combattere per tenere insieme la solidità istituzionale.

 

 

Rita Bonaccurso

La Gran Bretagna è in allarme per l’omicidio di David Amess, il deputato conservatore inglese

Venerdì 15, la Gran Bretagna assiste ad un nuovo tragico fatto di sangue : il parlamentare conservatore inglese David Amess viene accoltellato ripetute volte e ucciso durante un incontro con gli elettori, tenutosi presso una chiesa metodista di Leigh-on-Sea, in Essex, nel sud-est dell’Inghilterra. Secondo la polizia britannica, si è trattato di un attentato terroristico, forse legato all’estremismo islamico.

Fonte: Rai News

L’accaduto – l’ultimo di una serie di attacchi contro i politici britannici – ha confermato una crescente aggressività nei confronti della democrazia inglese e rafforzato il dibattito sul tema della sicurezza dei parlamentari, oramai all’ordine del giorno nel Paese.

Le dinamiche dell’attacco

Secondo le dinamiche emerse in questi giorni, l’uomo che ha ucciso Amess si trovava allinterno della chiesa, ad aspettare l’arrivo del deputato per l’incontro periodico con i suoi elettori del luogo.

Per partecipare, era sufficiente lasciare nome e cognome agli addetti, venendo così a mancare la protezione armata della polizia presente, invece, in Parlamento: «Qui sono tutti benvenuti», recitava il cartello scritto fuori dalla porta della chiesa.

Fonte: remocontro.it

Una volta prenotatosi per l’incontro, l’uomo avrebbe dunque atteso pazientemente il suo turno prima di assalire Sir David, nel mentre che questi si stava trattenendo con i concittadini, accompagnato da suoi due assistenti. Il parlamentare è stato assalito e pugnalato ben 17 volte e a nulla sono serviti i benché immediati soccorsi: Amess è morto prima che potesse essere trasportato in ospedale.

“Mi hanno detto che dopo aver colpito sir David ha semplicemente atteso l’arrivo della polizia nella sala parrocchiale” della chiesa metodista dove si teneva l’incontro , ha raccontato al Telegraph il Vicepresidente dell’associazione di circoscrizione Kevin Buck.

L’attentatore, giovane figlio di un ex consigliere somalo

L’uomo arrestato per l’assassinio del deputato Amess è un cittadino britannico venticinquenne di origini somale, del quale è stata prolungata la custodia cautelare – almeno fino al 22 ottobre – su autorizzazione del giudice, per violazione della legge sul terrorismo (Terrorism Act). Il provvedimento è stato reso noto dalla polizia: secondo le prime indagini l’uomo avrebbe avuto «un possibile movente legato all’estremismo islamico».

Ali Harbi Ali, l’attentatore. Fonte: The Mirror

Il giovane in questione è Ali Harbi Ali, figlio di un ex consigliere della comunicazione del primo ministro della Somalia. Il ragazzo avrebbe pianificato l’omicidio con oltre una settimana di anticipo. Il padre Harbi Ali Kullane si dicetraumatizzatoai microfoni della Bbc: “Non è qualcosa che mi aspettavo o avrei mai sognato e immaginato”.

Il legame con il jihadismo

Ali avrebbe vissuto, in passato, nel collegio elettorale di Sir David, Southend West, nell’Essex, per poi trasferirsi, più di recente, in un quartiere residenziale di Londra.

Nella mattinata di sabato, la polizia ha fatto delle perquisizioni in due abitazioni di Londra, ma per gli inquirenti è da accantonare l’ipotesi che abbia collaborato con altri soggetti; più probabile che si tratti di un lupo solitario che lo scorso venerdì avrebbe agito da solo, ispirato dai jihadisti di al-Shabaab (gruppo terroristico che opera tra Somalia e Kenya, nato da una costola di al-Qaeda e radicalizzatosi online durante il lockdown).

Stando ad alcune fonti del Guardian, il ragazzo era già in qualche misura noto alle forze dell’ordine, considerato che il suo nome potrebbe essere contenuto nel database del Prevent scheme, un programma che raccoglie informazioni su soggetti a rischio radicalizzazione.

Chi era David Amess

Amess, parlamentare dal 1983, era un fervente cattolico di 69 anni, sposato e padre di 5 figli. Aveva buone possibilità di diventare il “padre della Camera dei Comuni”, vale a dire il membro più longevo.

La fede e la fedeltà alla dottrina sociale della chiesa sono state le principali fonti del suo agire politico, fa notare in un suo intervento un caro amico di Amess, Chris Whitehouse, ex parlamentare e cofondatore del network dei parlamentari cattolici assieme a lui.

Fonte: SkyTG24

Nonostante non avesse mai avuto ruoli di governo, Amess è stato un volto familiare della politica britannica, sostenitore della Brexit e dei diritti degli animali, antiabortista. Per Sir David era molto importante l’incontro periodico dei suoi elettori:

«A volte la gente andava per parlare di politica, ma la maggior parte delle volte le persone chiedevano aiuto per trovare una casa adeguata o per capire le complesse regole del welfare oppure per far entrare un figlio con bisogni speciali in una scuola adeguata alle sue esigenze. È per questi incontri che Amess era così popolare, migliaia di persone possono testimoniare quanto fosse attento e amorevole», evidenziano le parole dell’amico.

La sua morte ha rappresentato una dura perdita per tutti: per il Parlamento, la Chiesa, la vita pubblica, il partito Conservatore, per la società inglese e per la vita democratica nel suo complesso. Quanto accaduto non può essere derubricato a un attacco a un individuo, poiché si tratta di molto di più: è un attentato allo stile di vita democratico e aperto.

Il Dibattito sulla ”costituency surgery”

L’assassinio di Amess non è un caso isolato: nel 2016 venne uccisa la deputata laburista Jo Cox, mentre si dirigeva verso un incontro pubblico, e 6 anni prima il suo collega conservatore Stephen Timms venne accoltellato, sempre durante un incontro pubblico.

La sequenzialità delle aggressioni comincia pertanto a preoccupare il Regno Unito, in lutto per un omicidio che, nel suo significato, riunisce maggioranza e opposizione: a rischio è la secolare tradizione della politica britannica, basata su stretti contatti tra elettori e politici.

Il primo ministro Boris Johnson (destra) e il leader dell’opposizione Keir Starmer (sinistra). Fonte: La Repubblica

Il dibattito sulla sicurezza dei parlamentari dilaga nel Paese: l’interrogativo riguarda la possibilità o meno di continuare a esercitare, in un clima del genere, la cosiddetta attività di costituency surgery, ovvero i periodici incontri faccia a faccia con i cittadini del proprio collegio elettorale.

In tanti sono i parlamentari che nonostante tutto desiderano portare avanti il tradizionale modo di fare politica britannico, come i deputati conservatori Robert Largan e Alec Shelbrooke. Quest’ultimo ha, infatti, twittato:

“Non possiamo lasciare che eventi come questo riducano la profonda relazione che abbiamo con i nostri elettori. È una relazione veramente importante e desidero che i miei concittadini, che mi abbiano votato o meno, possano avvicinarmi per le strade, nei pub, al supermercato o in una delle mie surgery”.

Gaia Cautela

Coronavirus in Uk: immunità di gregge e misure sui generis

Grande subbuglio e preoccupata polemica, queste le caratteristiche del clima che si respira in Gran Bretagna per la strategia del Governo di “ritardare” l’impatto del coronavirus evitando le disposizioni drastiche imposte in altri Paesi.

L’esecutivo inglese non minimizza affatto la dimensione di gravità della situazione socio-politica, ma ha comunque deciso di intervenire con modalità diverse.

Il premier Boris Johnson ha avvertito bruscamente le famiglie inglesi di prepararsi a vedere “molti dei loro cari morire prima che sia giunta la loro ora”, e ha detto che:” 10mila persone potrebbero già avere contratto il virus in Gran Bretagna”.

Il bilancio attuale non è severissimo: i morti nel Regno Unito sono 24 e i casi accertati sono quasi 1000.

Le autorità inglesi ammettono di aver eseguito, per il momento, pochi tamponi sulla popolazione, e che la situazione potrebbe rivelarsi molto più drammatica rispetto alle previsoni statistiche ufficiali.

Il Regno Unito, in questo delicato momento, si divide tra il classico fanatismo british da “keep calm and carry on” e tra chi invece critica la mancanza di trasparenza delle capacità reattive delle istituzioni politiche inglesi.

 

Le scuole, le università e gli istituti d’istruzione rimangono aperti, anche in seguito al forte attacco del PM inglese Boris Johnson rivoltosi ad alcuni atenei:

” Dovreste smetterla di adottare misure per vostro conto e seguire le indicazioni del governo e degli esperti.
Vorrei esortare qualsiasi istituto di educazione, scuole, asili, università e college ad attenersi alle indicazioni mediche e scientifiche, non c’è motivo di chiudere gli istituti in questo momento”.

Sono infatti sempre più numerose le università che si ribellano alla presunta mancanza di responsabilità da parte delle autorità britanniche, prima fra tutte la celebre Oxford che ha dichiarato:” Non siamo cavie del Governo”.

Il piano attuale per il contenimento del virus è che sia essenziale sviluppare una presunta immunità nella popolazione in riferimento all’ormai famosa definizione del consigliere scientifico del governo Sir Patrick Vallance di “l’immunità del gregge”.

Affinché si ottenga questa immunità è necessario, paradossalmente, che il 60% della popolazione contragga il Covid-19.

Questa leggerezza politica significherebbe che di una popolazione composta da circa 60 milioni di persone, 36 milioni di cittadini potrebbero contrarre il virus, dunque prevedendo un tasso di mortalità al 3% si rischierebbe di produrre 1,08 milioni di morti.

 

Proteggere gli anziani e i più deboli mentre il resto della popolazione sviluppa “l’immunità di gregge”, lasciandosi contagiare dal virus e sviluppando cosi una  propria immunità.

Pazienza dunque se si tratta di un popolo e non di un gregge è troppo tardi per contenere il virus quindi l’unica mossa da compiere è gestire, aprendo e chiudendo “i rubinetti” del contagio, mentre si tutelano solo i più deboli.

Così appare agli occhi attenti del mondo il ragionamento socio-politico quanto meno bizzarro e “sui-generis” delle istituzioni del Regno Unito.

Tutta l’Europa si augura che la “roulette russa” inglese non aggravi un quadro socio-politico già compromesso da una pandemia senza precedenti che continua a mietere vittime e a mettere in ginocchio la stabilità mondiale.

Antonio Mulone