Il Governo, i media ed una carneficina anticipata. Che fa male solo all’Italia

Giallo-verde, giallo-blù. Per qualcuno giallo-nero, per altri solo nero. Come il futuro dell’Italia. Con ottantasette – mica bruscolini – giorni di ritardo, dallo scorso 1º giugno l’Italia ha finalmente un Governo. Di un colore che, magari, ad alcuni non riesce proprio ad andar giù ma che va rispettato. Se non altro, per il semplice fatto che quest’esecutivo, forse male assemblato, forse non fattivamente convenzionale, rappresenta l’insindacabile volontà del popolo italiano. E, dopo quattro legislature di fatto auto-proclamatesi, ce n’era davvero bisogno.

Nei primi quattordici giorni dell’era Conte, però, s’è assistito ad un gioco al massacro degno della miglior – o peggior – propaganda. E non da parte degli elettori, che, alla fine dei conti, ne avrebbero avuto anche il diritto. Bensì da parte di televisioni, radio e giornali. Fa specie, in particolare, che anche le più grandi testate ed aziende mediali italiane si siano piegate ad un giochino così becero, frutto di un retro-pensiero ormai scevro di qualsivoglia velo o limite d’imparzialità, che paradossalmente danneggia più loro stesse che il bersaglio designato.

Sia chiaro. Salvini, Di Maio, Conte e i loro fratelli sbaglieranno. Perchè, come diceva Prezzolini, “non si può promettere di non sbagliare, perchè, in un certo senso, ciò è impossibile”. Lo hanno già fatto e, di certo, lo rifaranno e, magari, anche più volte. Ma quanto commetteranno i loro errori, lo faranno con l’obbligo di prendersi essenziali e doverose responsabilità di fronte ad un popolo di elettori di circa 15 milioni di unità. Che, a conti fatti, rappresentano il 25% di un Paese, allo stato attuale, messo in ginocchio.

Crocifiggere mediaticamente i nuovi incaricati non è sicuramente il modo migliore per aiutare una Nazione che, in primis, non riesce a dare e produrre posti di lavoro. Una situazione figlia di un domino politico che vede la prevalenza di lotte assolutamente partitiche rispetto al reale interesse dei cittadini. Se, come sta accadendo ora, il quarto potere rincara la dose, mettendo in evidenza un braccialetto calcistico nel giorno del giuramento o la “comprensibile” emozione nel primo discorso da Premier – da parte di un soggetto che politico non è – si rischia solamente di far male agli abitanti dello stivale. Che, oggi più che mai, vorrebbero semplicemente uscire da una crisi che sembra non avere fine.

Matteo Occhiuto

L’Italia: il paese più “simpatico” del mondo

Se c’è una regola basilare nel tentativo di approccio ad una ragazza, è sicuramente quella di non esordire complimentandosi per la sua simpatia. Non perchè sia negativo, anzi, ma se tra tutte le sue infinite qualità fisiche e mentali tu hai individuato solo quella di saper far ridere le persone, il complimento perde della sua valenza e si tramuta in un insulto velato.

L’Italia è dunque il paese più simpatico del mondo. Lo dicono i giornalisti con i loro articoli, lo rappresentano i registi con i loro film, lo dimostrano i politici con i loro governi. È il Paese che “colpisce i venditori di sigarette, ma premia i venditori di fumo” diceva Indro Montanelli, e questa affermazione sembra essere perfetta per descrivere la situazione di questo paese che, di anno in anno, ci fa ridere sempre di più.

Non voglio essere melodrammatico, amo la mia terra, non la sostituirei con nessun’altra al mondo, ma se oggi sono qui e prenderla un po’ per i fondelli è solo perchè so che ha un gran senso dell’umorismo. In effetti però, guardandoci indietro, possiamo vedere come il panorama politico degli ultimi anni non ci aiuti a rimanere seri nel discorso. Dal 2000 ad oggi, i Presidenti del Consiglio italiani che si sono passati il microfono (come in un vero spettacolo di stand up comedy) sono stati dieci, da Giuliano Amato a Giuseppe Conte, passando per Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Ognuno di questi ha fatto il proprio monologo, ognuno di questi ha calcato il proprio palcoscenico, ognuno di questi, per fortuna o purtroppo (questo lo lascio scegliere a voi), ha ricevuto fischi ed applausi ed ha lasciato la scena – metaforicamente parlando.

Attenzione però, come in tutti i migliori spettacoli, è il pubblico a pagare il biglietto ed è il pubblico a decidere se andarci o meno. Troppe volte ci si trincera dietro la figura del politico-cialtrone, ladro e farabutto, non rendendoci conto che, volenti o nolenti, loro stanno lì perchè noi ce li abbiamo mandati; anche se, negli ultimi anni in molti sono stati dubbiosi anche su questa ultima mia affermazione. A partire dal governo tecnico Monti, infatti, il meccanismo delle elezioni nel nostro paese si è inceppato, ha saltato qualche giro, generando una tale confusione da sfociare, solo qualche settimana fa, nel tentativo di impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica Mattarella. Ma procediamo per gradi.

È il 16 Novembre 2011, Berlusconi ha rassegnato le sue dimissioni da quattro giorni dopo le polemiche riguardanti la crisi economica del Paese e Mario Monti diventa il nuovo Primo ministro italiano, scelto dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come figura forte capace di affrontare la complicata situazione in cui l’Italia versava a livello finanziario. Una scelta obbligata, dettata dalla necessità di dialogare con l’UE e con la Germania, che durerà un solo anno, così come era stato preannunciato dallo stesso Monti subito dopo il suo insediamento.Risultati immagini per berlusconi monti letta renzi gentiloni

Nel 2013 a sostituirlo è Enrico Letta, pilastro della sinistra italiana, già ministro durante i governi D’Alema, Amato e Prodi, che passerà alla storia per essere stato messo in sfiducia proprio dal suo partito, o sarebbe meglio dire, dal segretario del suo partito, Matteo Renzi, l’ex sindaco di Firenze dall’aria sbarazzina che si era fatto strada nell’arena politica al grido di “Rottamiamoli”, indirizzato a tutti quei politici che da decenni lottavano per rimanere attaccati alle loro prestigiose poltrone. Un Matteo Renzi che diventerà il nuovo centro del dibattito politico e satirico italiano, molte volte paragonato a Berlusconi per le sue doti da showman, da comico (per rimanere in tema), e per la sua forte predisposizione a scandali e capitomboli che si riassumono perfettamente nella sconfitta del SI al “Referendum costituzionale Renzi-Boschi” del 4 dicembre 2016, data che segnerà la fine del governo guidato dal leader toscano e l’inizio del nuovo esecutivo Gentiloni.

Risultati immagini per di maio e grilloMa durante questi anni di profondi stravolgimenti e rocambolesche sostituzioni in corsa, si è andato formando un nuovo gruppo, giovane e coeso, critico verso l’operato delle forze politiche di rilievo, voce del popolo che si riunisce in piazza a protestare e fa dei social network l’arma più pericolosa; gruppo guidato – neanche a dirlo – da un comico, Beppe Grillo. Se non si fosse già capito, sto parlando del Movimento 5 Stelle. In pochi anni questo “partito politico” ha conquistato il cuore di moltissimi elettori, giovani principalmente ma non solo, dando spazio a nuovi volti della politica italiana tra cui Luigi Di Maio, trentunenne campano, poco avvezzo ai congiuntivi (si scherza) che in pochissimo tempo diventerà il leader del movimento e il volto del cambiamento politico italiano alle ultime elezioni di marzo.

Della situazione recente ne siamo al corrente tutti, chi più chi meno (per saperne di più leggi il nostro articolo) , un nuovo governo è nato – dopo la suspense generatasi negli ultimi giorni intorno alla figura di un Mattarella ingiusto e, per citare Buffon, “con un bidone dell’immondizia al posto del cuore“- Giuseppe Conte è il Presidente del Consiglio e i suoi due vicepresidenti sono Di Maio e Salvini (giuro che questa non è una battuta) e staremo a vedere ciò che il “governo del cambiamento” tanto sognato da M5S e Lega riuscirà a fare nei prossimi anni viste le numerose promesse fatte durante la campagna elettorale e la forte volontà di non tradire quel popolo tante volte chiamato in causa dalle due forze politiche come prima vittima del malgoverno.

Risultati immagini per stand up comedy audienceNoi intanto sediamo tra il pubblico, ci godiamo lo spettacolo con gli occhi lucidi e gli addominali che ci fanno male per le troppe risate, stringendoci scomodi su queste 60 milioni di sedie, sperando che, almeno questa volta, non si tratti solo di un’altra favolosa barzelletta.

Giorgio Muzzupappa

Cambio di colori per il nuovo esecutivo, non chiamatelo Gialloverde

Il via all’esecutivo Gialloblu. Il Governo cambia colore e ottiene la fiducia al Senato, ora tocca alla Camera.

Si chiude con 171 sì, 117 no e 25 astenuti la votazione per la fiducia da Palazzo Madama. E dopo il Senato, tocca a Montecitorio, dove l’esecutivo potrà contare – salvo la presenza di franchi tiratori – sul sì di almeno 346 deputati (222 del M5s e 124 della Lega). Ma le polemiche non tardano a mancare. Il nuovo Governo fa discutere prima ancora di iniziare il mandato. Pentaleghista, legastellato, gialloverde e ora gialloblu.

È il leader della Lega, neo Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio ad annunciare il cambio di colore del nuovo esecutivo direttamente con un post su Twitter


per poi replicarsi il 5 giugno scorso


In questi mesi l’ex partito della Padania ha infatti cambiato volto e mission (e colore!): dalla scomparsa della parola “Nord” per vincere la sfida del Sud, ad un tono decisamente più popolare – o populista, come sostiene il segretario reggente del PD Maurizio Martina. Dietro le quinte, nascosto nell’ombra, a muovere i fili, Luca Morisi, 41 anni, mantovano. Guru di Internet e curatore dell’immagine o, come egli stesso si definisce sul suo profilo LinkedIn “digital philosopher” e “social-megafono” per il Matteo giusto.

La Lega, grazie alle direttive del Social Media Strategist, si dipinge così di blu. Scelta cromatica perfetta, dal momento che è la tonalità che, tra tutte, spiegano gli esperti, è indice di sicurezza, affidabilità, serenità. Non a caso è il colore dei Social (Facebook, Twitter, Tumblr, per citarne alcuni) e quindi della comunicazione digitale. La squadra blu scende in campo epurata e svecchiata dalla reggenza Bossi e Matteo Salvini, indossata la fascia da capitano, è ora pronto a innalzare al cielo la coppa più importante di tutte, quella della vittoria.

Ma lo sappiamo tutti: non è l’abito che fa il monaco! Il cambio di colore fa discutere, attestandosi tra i trending topic (tendenze) del giorno. E il giornalista Lorenzo Ferrari su “Il Post” non tarda a replicare: “Magari avessimo un governo giallo-verde”, suggerendo che dietro quest’aria primaverile, di cambiamento, di freschezza, si nasconda in realtà “il Governo più nero della storia della Repubblica e il più nero d’Europa“. Al Parlamento europeo, la Lega si accompagna infatti a “Europa delle Nazioni e delle libertà” di Marine Le Pen; mentre il M5S a “Europa delle Libertà e della Democrazia diretta” di Nigel Farage, rispettivamente estrema destra francese e tedesca.

Una scelta tutt’altro che popolare,insomma, e che di democratico sembra avere ben poco. Nero, giallo o blu ormai non ci interessa granché. Il vento del cambiamento soffia alle nostre porte, non ci resta che accoglierlo e sperare che stavolta, almeno, sia quella giusta.

Elisa Iacovo

 

 

Festa della Repubblica, la Festa di tutti.

2 Giugno 2018. L’Italia oggi celebra il 72° anniversario della nascita della Repubblica Italiana.

A Roma incombono i festeggiamenti in ricordo del referendum istituzionale del 1946.

La città è stati quasi interamente bloccata, le strade chiuse al traffico e la viabilità notevolmente ridotta.

I festeggiamenti dureranno quasi l’intera giornata e hanno già avuto inizio questa mattina alle 9:00.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulle note della Canzone del Piave, ha deposto all’Altare della Patria una corona di fiori davanti alla tomba del milite ignoto. Il passaggio delle frecce Tricolore ha segnato la conclusione della solenne cerimonia e aperto ufficialmente la celebrazione della Festa della Repubblica.

Successivamente ha avuto luogo la parata militare lungo la via dei Fori Imperiali; dalle 15:00 alle 19:00 i festeggiamenti proseguiranno presso i giardini di Palazzo del Quirinale.

Chi volesse assistere alla celebrazioni, essa viene trasmessa in diretta Tv e streaming dalla Rai.

“I valori di liberta’, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti sono il fondamento della nostra societa’ ed i pilastri su cui poggia la costruzione dell’Europa. Dalla condivisione di essi nasce il contributo che il nostro Paese offre alla convivenza pacifica tra i popoli ed allo sviluppo della comunita’ internazionale”.

Cosi’ Mattarella in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Alla cerimonia presenti tutte le cariche dello stato.

Un vero e proprio bagno di folla per il neo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Il palazzo della difesa, gli edifici pubblici e quelli delle società partecipate sono stati imbandierati con il Tricolore. E ancora un immenso Tricolore è stato posto sulla facciata del Colosseo.

I festeggiamenti per questo giorno sembrano essere quest’anno più sentiti del solito, forse proprio in seguito alla  freschissima nascita del governo.

Insomma grande clima di festa a Roma, ma come ha ricordato il neo-premier Conte:

 “Il 2 Giugno è la festa di noi tutti, auguri a tutti!”

Ritorno al futuro: la macchina del tempo giallo-verde e l’Italia che avrà un governo

Fuor da ogni previsione, il “governo del cambiamento” è – quasi – realtà.

Quando l’unica possibilità realizzabile sembrava un governo tecnico a guida Cottarelli e un più o meno prossimo ritorno alle elezioni, si è riavvolta la pellicola.

Si è ritornati a quel pomeriggio di domenica 27 Maggio, quando Conte era lì lì per formare un governo e… se non fosse stato per quell’impasse chiamato Savona.Dopo il no di Mattarella e l’inamovibilità di Di Maio e Salvini – soprattutto di quest’ultimo- sul ministero dell’economia, Conte era ritornato al suo buon ruolo di professore universitario lasciando la staffetta al silenzioso economista Cottarelli.

Tutt’altro che silenziosi, invece, i leader giallo-verdi, che sui social avevano fomentato l’ira dei seguaci italiani sull’onda del disprezzo verso il Presidente Mattarella, incolpato di aver fatto interessi altri alla nazione.

Toni che si erano alzati da parte del leader M5S e sorprendentemente anche dalla Meloni – nonostante la delusione di questa del tradimento leghista – tanto da arrivare a una richiesta plateale-virtuale di impeachment contrastata a suon di hashtag #iostoconMattarella.

Insomma, un’arena bollente, nazionale ed europea, che tutto lasciava pensare tranne che il ritorno sui propri passi degli attori di queste settimane.

Quella che era generalmente condivisibile, comunque, era la delusione per non avere un governo, ancora, dopo quasi 3 mesi.

Il figliol prodigo Di Maio seguito, dopo un’opera di convincimento e una notte di riflessione, da Salvini, hanno ritrattato al Quirinale, hanno fatto prendere un treno a Conte… e poi la fumata bianca.

Poche ore e il neo(-ri) incaricato Presidente del Consiglio giurerà al Colle, insieme alla sua squadra di 18 ministri presentata ieri sera.

A tal proposito, quello che lascia ben sperare è la squadra di governo. Al di là di Salvini e Di Maio – politici di professione- gli incaricati ai vari dicasteri sono personalità per lo più attive e competenti del settore che è stato loro affidato. Al contrario di quanto avvenuto fino all’ultimo esecutivo in carica, quando ministri “fuori posto” e senza alcun titolo di studio erano all’ordine del giorno, o meglio… del governo.

Il nodo Savona, dunque, viene sciolto spostando il professore al dicastero senza portafoglio degli Affari europei. Per l’Economia spunta Tria, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, e “tiepido” sull’Euro e sostenitore della Flat tax anche a costo di aumentare l’Iva. Agli Esteri Enzo Moavero Milanesi, una vita nelle istituzioni europee e già ministro all’Ue con Monti e Letta. Affiancherà Conte a Palazzo Chigi, con il delicato incarico di sottosegretario alla presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti.

Salvini sarà ministro all’Interno, Di Maio prenderà il super-Mise di Lavoro e Sviluppo Economico. Alla Difesa Elisabetta Trenta, alla Giustizia Alfonso Bonafede (M5s), Giulia Grillo (M5s) alla Sanità, Riccardo Fraccaro (M5s) ai Rapporti con il Parlamento, alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s), Marco Bussetti (M5s) all’Istruzione, Alberto Bonisoli (M5s) ai Beni Culturali e indicata come ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno.

La squadra dei 18 ministri dell’esecutivo Conte

Intanto quel sintomo di malessere indicato dallo spread, sembra affievolirsi a 214 punti. All’apice della crisi istituzionale, solo tre giorni fa, il differenziale tra il Btp a due anni e il corrispondente titolo tedesco era schizzato a 343 punti base, segnando i massimi dal 2012.

Insomma, quello che gli italiani hanno visto in queste ultime ore ha un po’ dell’incredibile.  Non tanto la formazione di un governo politico quando ormai tutti ci avevano messo una pietra sopra, quanto il riuscire a riportare le lancette indietro.E’ come se il tempo fosse stato cancellato e insieme ad esso gli errori commessi.

E’ come se Di Maio e Salvini avessero costruito la macchina del tempo giallo-verde, ci fossero saliti su, e, indietro di appena 5 giorni, avessero aggiustato quegli errori passati chiamati “impeachment” “impasse” “savona” “spread” e fossero ritornati al futuro.

Il problema è che gli italiani non sono rimasti in stato di “freeze” come nella fantascienza in questi casi avviene e di sicuro non dimenticheranno questi giorni scoppiettanti e, diciamocelo, anche un po’ tragi-comici.

Ma quel che è bene – speriamo – finisce bene.

Se alle 16 il giuramento dell’esecutivo Conte sarà fatto l’Italia avrà un governo. E chi vivrà vedrà.

Martina Galletta

Forse ci siamo: L’OK di Cottarelli alla formazione di un esecutivo

Dopo il nulla di fatto dell’incontro tenuto ieri verso le 19, tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier incaricato Giuseppe Conte (con le sue relative dimissioni), stamane c’è stata la convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, il quale ha dato la sua adesione (con riserva) per la formazione  di un nuovo governo che ci porterà alle prossime elezioni, presumibilmente dopo il mese di agosto. L’uomo soprannominato “Mister Spending review” ha dichiarato:

“Sono molto onorato come italiano di quest’incarico e ce la metterò tutta. Mi presenterò con un programma che in caso di fiducia includa l’approvazione della legge di bilancio e poi preveda lo scioglimento del Parlamento e elezioni nel 2019. Senza la fiduciasi andrà invece alle elezioni dopo agosto.”

L’intervento di Cottarelli si può riassumere brevemente in questi punti :

  • Tempi stretti per la squadra di governo.
  • Poi alle Camere per chiedere la fiducia.
  • Il programma, in caso di fiducia, include l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, dopodiché il Parlamento verrebbe sciolto con elezioni a inizio 2019.
  • In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e il suo principale compito sarebbe la gestione dell’ordinaria amministrazione e accompagnare il Paese a elezioni dopo il mese di agosto”.
  • Essenziale il dialogo con la Ue: assicuro gestione prudente conti pubblici.

Dopo le rassicurazioni di Cottarelli su conti pubblici e ruolo dell’Italia nella Ue, lo spead tra Btp e Bund rallenta ancora e torna sotto i 220 punti base (217).Risultati immagini per di maio e salvini

Siamo di fronte ad una crisi istituzionale mai verificatasi prima nella storia della Repubblica; e nel frattempo arriva il duro attacco di Salvini e Di Maio al Colle. Il leader di M5S parla di “scelta incomprensibile” del capo dello Stato e sottolinea il concetto di “inutilità al voto” se poi quest’ultimo viene sovvertito dalle preoccupazioni delle varie agenzie di rating e dalle lobby finanziarie. Mentre il segretario della Lega rivendica il lavoro svolto durante queste settimane per la preparazione del governo, e che con l’esclusione di Savona dalla carica di ministro dell’economia si chiama fuori, rievocando il ritorno alle urne. Di tutt’altro avviso è Matteo Renzi, il quale attacca Salvini con un tweet, spiegando che la sua decisione è solo un alibi per non governare. Il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, arriva addirittura a parlare di “impeachment” nei confronti del presidente della Repubblica rifacendosi all’articolo 90 della Costituzione. Arrivano però le repliche confortanti del segretario del Pd Maurizio Martina e dell’ex primo ministro Paolo Gentiloni, i quali si sono mostrati solidali nei confronti delle scelte di Mattarella.

Dopo 85 giorni senza esecutivo viene rimesso tutto nelle mani dell’economista Cottarelli, sulle cui spalle gravano il compito di dare un governo al nostro Paese.

Santoro Mangeruca

Governo si, Governo no. Si attende la decisione di Mattarella

Salvini: “Se salta tutto, ci sarà una frattura tra gli italiani e i palazzi”

E dopo soli 83 giorni dalle elezioni del 4 marzo, nel perfetto stile italiano – caciarone e raffazzonato -, sembra esserci una rischiarita nel fosco panorama post-elettorale del nostro Bel Paese. Questo non significa che la questione della formazione del governo si sia finalmente esaurita, anzi; ma almeno, nelle prossime ore, riusciremo a capire cosa ne sarà dei risultati prodotti dalle urne qualche mese fa: nascerà un governo “socio-securitario” giallo-verde, con Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, o si ritornerà a votare anzitempo.Risultati immagini per governo

Infatti, il 23 maggio, dopo un intenso incontro con il Presidente della Repubblica, viene affidato l’incarico di formare un nuovo governo ad uno dei candidati ministri – pubblica amministrazione – 5stelle proposti da Di Maio a fine febbraio, l’avvocato e professore di Diritto Privato Giuseppe Conte. Figura di spicco del panorama accademico italiano, fine giurista dal ricco curriculum maturato grazie alle numerose esperienze vissute nei prestigiosi college di mezzo mondo. Ma è proprio ciò che sembra essere il suo punto di forza –il curriculum, appunto – che diventa lo strumento migliore per muovere le critiche verso il candidato di M5S e Lega. Molte sembrano essere infatti le incongruenze, tra cui, quella che suscita più scalpore, è sicuramente quella relativa al periodo di formazione nella famosa New York University, dove Conte affermava di aver passato “almeno un mese, ogni estate dal 2008 al 2012” a perfezionare ed aggiornare i suoi studi; affermazione che però non trova sostegno dalle parole degli stessi rappresentanti dell’Università che ammettono di non ritrovare nessuna persona rispondente quel nome tra gli elenchi in loro possesso. Ed a questo caso si ricollegano tante altre imperfezioni che hanno destato particolari dubbi sulla reale veridicità del documento di presentazione del neo incaricato.

Il boom mediatico che si genera da queste rivelazioni , non sembra però intaccare più di tanto la figura di Conte e l’immagine del Movimento, che continua a farsi vanto della sua professionalità e, sulla base dell’accordo di governo stipulato con la Lega, continua a lavorare sulla squadra di ministri da presentare a Mattarella.

E sono proprio i ministri il nodo cruciale di tutta la questione, in particolare, quello dell’economia, pedina fondamentale nello scacchiere giallo-verde per gestire i rapporti con l’Europa e le decisioni, tanto criticate da Salvini e compagni,  dei suoi dirigenti. Il nome scelto per ricoprire questa carica è quello di Paolo Savona, economista dal passato in Banca d’Italia, professore nelle più importanti Università del paese ( è anche uno dei rifondatori della ex Università Pro Deo, oggi LUISS Guido Carli), già ministro dell’industria, commercio ed artigianato durante il governo Ciampi  93-94. Fortemente sostenuto dalla Lega (soprattutto) e dal M5S, che si ritrovano nelle sue posizioni antieuropeiste e che lo vedono come unico possibile interlocutore con l’Europa e la Germania. Ma dal Quirinale non sembra arrivare la stessa aria, con un Mattarella non completamente convinto della figura proposta per un ruolo tanto importante, proprio in relazione a quelle che potrebbero essere le sue decisioni nei confronti delle autorità di Bruxelles. A questo si aggiunge, inoltre, un’altra problematica legata alla figura di Savona che ne compromette ancora di più la posizione, ovvero un’indagine alla quale è sottoposto dalla Procura di Cagliari con l’accusa di concorso in usura, relativa al periodo che va da novembre 2008 a ottobre 2010, quando era presidente e legale rappresentante di Unicredit.Risultati immagini per paolo savona

Sulla questione Salvini si dice inamovibile ed afferma:

Avere all’economia qualcuno che garantisca l’interesse nazionale, se serve andando a ridiscutere vincoli europei che hanno fatto male al nostro paese, è qualcosa che serve all’Italia […] speriamo quindi che non ci siano altri ostacoli. O si parte o non tratto più”

Saranno quindi ore decisive per il futuro del nostro Paese e dell’Europa unita che, dopo i recenti fatti della Brexit, non vede di buon occhio la possibilità di un ridimensionamento dei rapporti con l’Italia. Nonostante ciò il presidente francese Macron, dopo una chiamata fatta nelle scorse ore a Conte, ha formulato i suoi migliori auspici per il potenziale nuovo Governo, creando ancora un’altra spaccatura nel contesto europeo.

La palla passa dunque nelle mani del Presidente Mattarella che dovrà dare l’ultima parola sulle proposte di M5S e Lega, consegnando il governo al presidente in pectore Giuseppe Conte, o ribaltando completamente la situazione riportando, quasi sicuramente, gli italiani alle urne.Risultati immagini per mattarella

E in mezzo a questo panorama ancora molto incerto, una cosa rimane – ahi noi! – estremamente chiara:

L’Italia è, e sempre resterà, il Paese dei Balocchi.

Giorgio Muzzupappa

Sciopero dei Docenti Universitari. Davvero necessario?

La protesta degli studenti. L’UDU all’Associazione di Garanzia: “Un messaggio al futuro governo!”

Sono più di 7mila i professori universitari che aderiranno allo sciopero indetto dal 1 giugno, che sta mettendo a rischio un intero appello della sessione estiva 2018.
Le ragioni di questo nuovo sciopero? I docenti chiedono che venga rivisto, da chi di dovere, il sistema degli scatti di stipendio e altre rivendicazioni generiche sul sistema universitario.

Ragioni sacrosante se tutto ciò non andasse però a danneggiare solamente gli studenti:

“Il governo non è ancora stato creato, la situazione politica è instabile, difficilmente gli insegnanti potrebbero ottenere da questo sciopero un riscontro positivo in tempi brevi, al contrario, gli studenti ne risentiranno istantaneamente.”

Sono queste le ragioni che gli studenti hanno avanzato. L’Udu, l’Unione degli Universitari, ha richiesto l’aiuto dell’ Autorità di Garanzia sugli scioperi affinché i professori vengano invitati a sospendere lo sciopero e nel frattempo hanno lanciato una foto-petizione in cui ribadiscono i danni che questo sciopero causerà sulla loro pelle.

Non resta che sperare quindi in uno stop da parte dell’ Autorità di Garanzia, ma se ciò non dovesse avvenire i docenti restano fermi sulle loro posizioni e affermano: “Scioperiamo lo stesso per mandare un messaggio al futuro Governo in vista della prossima manovra”.

Va ricordato che nella scorsa sessione autunnale, un primo sciopero aveva già coinvolto gran parte dei docenti di tutte le università italiane. Sciopero con scarso esito e ancora una volta a scapito degli studenti.

Benedetta Sisinni

Governo: alleanza giallo-verde e l’Europa mormora

 

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Era l’esito più temuto da Bruxelles quello di un’alleanza M5S e Lega. Le due forze politiche, populiste e antieuropeiste di fondamento, si trovano intorno a un tavolo tecnico a discutere da poco più di un giorno su che forma dare al loro nuovo governo d’intesa. Sarà un contratto di governo da elaborare in poche ore, un pressure test che non lascerà spazio a discussioni ideologiche ma, piuttosto, ad allineamenti di programma.

Non sarà, dunque, solo il tema Europa ad accomunare le due forze, ma – al contario – sembrerebbe proprio un tema da accantonare per il momento. D’altronde, era già successo in campagna elettorale:  Salvini e Di Maio non si erano mai sbilanciati troppo su quelle che sarebbero state le implicazioni pratiche delle loro idee Anti-Europa, al contrario delle “vecchie generazioni” dei movimenti.

Il presidente Mattarella, ha messo in freezer il suo governo neutrale e domenica i due esponenti delle forze vincitrici dovranno riferire l’esito del confronto portando al Quirinale un pre-contratto. Lunedì, se l’intesa avrà fatto passi avanti, potrà partire la procedura per il nuovo governo.

E quello che non si può di certo rischiare è la bocciatura del Capo dello Stato. Pena governi tecnici e/o ritorno alle elezioni.

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In un contesto simile, gli occhi dell’Europa non possono che essere puntati tutti sulle mosse dell’Italia. Soprattutto in giorni in cui i vertici d’Europa si sono riuniti proprio nello stivale italiano, precisamente nel capoluogo fiorentino, in occasione della conferenza “The State of the Union 2018” per parlare di solidarietà.

Durante l’apertura a Palazzo Vecchio del “Festival d’Europa”, Mattarella non ha tardato a lanciare un avvertimento preventivo ai leader in trattativa:

“Pensare in Europa di potercela fare da soli è inganno consapevole delle pubbliche opinioni”.

La nuova alleanza, dunque, dovrà restare nella cornice tradizionale della Costituzione, dell’osservanza dei trattati internazionali e, soprattutto, del rispetto degli impegni europei. Anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker non ha tardato durante il convegno a commentare che “Populisti e nazionalisti hanno avuto materia per alimentare loro sentimenti e aumentare distacco dagli altri. Così la solidarietà si sfilaccia “

Reazioni diverse, invece, provengono da oltre la Manica, dove l’ex leader storico del partito indipendentista inglese Nigel Farage fa gli auguri via tweet ai leader. Nell’enfatizzare la sua gioia, Farage si è riferito all’intesa come il suo “sogno” da due mesi a questa parte per dare “uno schiaffo a tutti coloro che governano l’Unione”. “L’Ue si è definitivamente rotta”, afferma.

Un tiro delle somme forse un po’ troppo accelerato dato che per Lega e M5S c’è ancora tanta strada da fare e poco tempo. Intanto non vacilla la positività di Salvini e Di Maio al termine di ogni incontro nel corso delle ultime ore.

Sembra essere già arrivati a una convergenza sui punti flat-tax, conflitto d’interessi, migranti e debito pubblico. L’eventuale contratto di governo, in ogni caso, sarà posto ai voti sulla piattaforma Rousseau, come ha spiegato Davide Casaleggio in una conferenza stampa in Senato.

Intanto, per i due leader resta ancora il nodo più duro da sciogliere: il “terzo premier”. Tra le poche e deboli indiscrezioni a riguardo, spunta il nome di Giampiero Massolo, Presidente di Fincantieri e presidente dell’Istituto di politica internazionale dal 2017.Risultati immagini per giampiero massolo

Un curriculum di assoluta garanzia per il Capo dello Stato, Bruxelles e le cancellerie mondiali e, forse, anche per la delusa Forza Italia che avrebbe con Massolo premier un atteggiamento meno ostile rispetto alla non-fiducia certa annunciata da un Berlusconi amareggiato per l’alleanza giallo-verde.

In ogni caso sembrano aver accettato bene i due leader il proverbio “tra i due litiganti il terzo gode” al di là di chiunque questo terzo sarà. La mira è stata dirottata su un altro obiettivo: non lasciare scampo a esecutivi algidi e mettere in piedi un governo. Diversamente, il ritorno al voto potrebbe essere fatale sulla credibilità e, quindi, sui consensi delle due forze politiche.

Martina Galletta

Epatite C. In Italia ti curi solo se sei grave

Sofosbuvir_bottle_with_pill_on_Gray-1940x1566Nuova Delhi,India. Dopo averla inizialmente rigettata, il 12 maggio scorso l’ufficio brevetti indiano ha accolto la richiesta per la concessione del brevetto sulla componente di base del farmaco Sofosbuvir alla Gilead Sciences, per la cura dell’Epatite C. Immediata la risposta di Medici Senza Frontiere attraverso le parole della sua esperta di salute pubblica: Questa decisione – ha detto Silvia Mancini- è una cattiva notizia per le persone affette da Epatite C”. L’India fino ad oggi è stato il maggior produttore di versioni generiche della miracolosa molecola di proprietà della Gilead grazie ad una serie di privilegi, concessi dalle grandi compagnie farmaceutiche per produrre farmaci che altrove sono protetti da brevetti. La compagnia americana negli Stati Uniti aveva inizialmente immesso sul mercato il farmaco a prezzi esorbitanti: 84 mila dollari per ciclo di trattamento, una cifra che era stata parzialmente ridotta grazie alle forme generiche sintetizzate in oriente. Insomma potrebbero aumentare ulteriormente le difficoltà per coloro che sono obbligati a convivere con questa patologia.

576px-Hepatitis_C_infection_by_source_(CDC)_-_it.svgL’Epatite C è una malattia infiammatoria del fegato, causata dal virus HCV. Ha una tendenza a cronicizzare e ad evolversi in cirrosi e carcinoma epatico. Le vie di trasmissione principali del virus sono diverse e questo persiste nel fegato di circa l’85% delle persone infette. L’infezione ad oggi può essere trattata con farmaci come l’interferone, la ribavirina ed il sopracitato sofosbuvir. Nome commerciale Sovaldi, il farmaco della Gilead Sciences anche in Italia è al centro di numerose polemiche sollevate da giornali, televisioni ed associazioni come la EpaC Onlus, da anni al sostegno dei malati di epatite.

chart_01Ogni anno in Italia muoiono circa 10 mila persone malate di Epatite C, nel nostro paese per anni ci si è ammalati per colpa di trasfusioni di sangue, per operazioni con strumenti non sterilizzati. Dal 2014 sono disponibili questi farmaci che assicurano nel 90-95% dei casi la guarigione dall’infezione del virus HCV : ma sono medicinali tanto cari che il Ministero della Salute ha deciso di garantire il trattamento solo ai malati gravi. Il rischio è che non somministrandolo a tutti i non curati si aggravino, infatti solo coloro i quali hanno una perdita di elasticità del fegato catalogata in stadi definiti F3 ed F4 hanno diritto ad accedere gratuitamente a questo incredibile prodotto, cioè quelli con una compromissione della funzionalità molto grave. Un ciclo di trattamento costa al Sistema Sanitario Nazionale ben 20 mila euro, ma non per questo può essere giustificata una simile prassi, dove i pazienti “meno gravi” devono aspettare fin tanto che le loro condizioni peggiorino.

L’Epatite C – ci spiega il Prof. Giovanni Raimondo Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Epatologia Clinica e Biomolecolare presso la A.O.U. Policlinico di Messina è stata molto diffusa in Italia in passato, quindi è ovvio che sia alto il numero dei malati cronici. Ciò che è stato stabilito dall’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) è di curare prima i pazienti con la malattia avanzata, per poi passare a pazienti in stadi meno avanzati come quelli in stadio F2. Questi ultimi pazienti dovranno certamente essere curati, ma il grado della loro malattia non impone un trattamento immediato. Benché io – come tutti i miei colleghi – vorrei trattare subito tutti i pazienti, capisco che, dati i costi delle terapie specificamente dirette contro il virus C, sia necessaria una regolamentazione che renda sostenibile la spesa per il nostro Sistema Sanitario Nazionale che tutti noi dobbiamo salvaguardare.” 

Nessuno può fermare la voglia di guarire da una infezione virale e da una malattia cronica progressiva, tant’è che fino ad ora alcuni dei pazienti meno gravi sono ricorsi all’acquisto del farmaco generico in India o in Egitto. Sappiamo che dopo i trattamenti anti-epatite c, sarà la volta dei nuovi portentosi medicinali utilizzabili in campo oncologico, le “bombe intelligenti”. Se questa è la dinamica che dobbiamo aspettarci, avremo farmaci salvavita sempre più cari e sempre più difficili da avere per noi. È quindi una situazione senza via d’uscita?

Nell’attendere una svolta politica concreta nei confronti delle condizioni imposte da certe case farmaceutiche non possiamo che accodarci all’appello al governo di Ivan Gardini, Presidente dell’ EpaC  Onlus: È tempo di passare dal “se curare” al “quando curare”. È tempo che i pazienti possano programmare le loro terapie con i medici curanti , avere un riferimento temporale e scegliere l’ospedale che ha meno liste d’attesa. Ognuno di noi ha il diritto di curarsi e poter programmare la propria vita. Questo abbiamo chiesto alle Autorità e questo continueremo a chiedere finché non lo otterremo.

Alessio Gugliotta