Inizia il governo di Giorgia Meloni: la prima premier donna alla guida del centrodestra e dell’Italia

Si sono concluse le consultazioni per la formazione del nuovo Governo italiano. Il Capo dello Stato ha affidato la presidenza del Consiglio a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che aveva dichiarato alla stampa di sentirsi pronta e di voler “procedere nel minor tempo possibile”. Ha accettato l’incarico senza riserva, presentandosi a Mattarella con una puntuale lista dei ministri.

Lo scorso 22 ottobre, nel Salone delle Feste al Quirinale, il nuovo esecutivo ha giurato davanti al Presidente della Repubblica, sancendo così l’inizio del governo più a destra della storia repubblicana. Il consueto passaggio della campanella, tenutosi a Palazzo Chigi, tra l’uscente premier Mario Draghi e la neo-presidente Giorgia Meloni, ha ufficializzato la successione.

fonte: la7

La composizione del nuovo governo: i ministri e i relativi dicasteri

 “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione

Con questa rituale formula, Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato fedeltà alla Costituzione italiana. Il nuovo esecutivo è composto da ventiquattro ministri, diciassette uomini e solo sette donne. Nove i membri nominati da Fratelli d’Italia, cinque da Forza Italia, quattro dalla lega mentre sei sono ministri tecnici. Al suo fianco la neo-presidente ha voluto Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, e Antonio Tajani vicepremier e ministro degli Esteri. È un esecutivo saldamente collocato a destra, che di certo lascia poco spazio ad influenze di diversa provenienza.

Una novità interessante è la nuova denominazione data a ben sette ministeri, ma per ribattezzarli ufficialmente sarà necessario un decreto legge e un dpcm. Ad esempio il ministero per lo Sviluppo economico diventerà ministero delle “Imprese e del Made in Italy”, quello della Transazione ecologica si trasformerà in ministero “dell’Ambiente e della sicurezza energetica”, il ministero “dell’Agricoltura e della sovranità alimentare” sostituisce quello per le Politiche agricole, al ministero dell’istruzione sarà aggiunto il termine “merito”. Inoltre, dei ministeri già presenti nel governo uscente, a cambiare nome saranno il ministero delle Politiche giovanili in “Sport e giovani”, Sud e mezzogiorno diventerà ministero “delle Politiche del Mare”, per concludere al ministero della Famiglia in aggiunta il termine “natalità”.

“Questa volta il tempo è stato breve, è passato meno di un mese dalla data dell’elezioni. È stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale ed è stato necessario procedere velocemente anche in considerazione delle condizioni interne ed internazionali, che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti”.

Questa la breve dichiarazione rilasciata dal Capo dello Stato, che ha messo in chiaro quanto la velocità sia stata necessaria. Quello in cui spera Mattarella è “uno spirito collaborativo”. Dopo aver ringraziato il grande lavoro svolto dal ex-premier Mario Draghi, augura un buon lavoro al nuovo Governo.

 

Il Presidente Mattarella stringe la mano alla neo-presidente Giorgia Meloni, fonte: avvenire.it

 

Giorgia Meloni è la prima premier donna dell’Italia repubblicana

Molti sono stati gli esempi nella storia europea di leadership al femminile. In Francia con il primo ministro Elisabeth Borne, nel Regno Unito l’uscente Liz Truss e tra le più popolari primo ministro al mondo ricordiamo Margaret Thatcher insieme a Theresa May, in Germania la tedesca Angela Merkel alla guida del paese fino al 2021 e molte altre. L’Italia a riguardo sembrerebbe essere stato un paese in ritardo, poiché dal 1946 si sono susseguiti sessantasette governi presieduti solo da uomini.

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, una donna è alla guida del potere esecutivo. Per molti Giorgia Meloni è la leader dallo slogan “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. La maternità, spesso trattata, è stata un’idea vincente che le ha permesso di avvicinarsi alle persone, per far sparire l’idea di una leader troppo estremista. Per altri una giovane politica con un’intensa carriera alle spalle. Infatti si innamora di questo mondo a soli quindici anni, quando nel 1992 aderisce al Fronte della Gioventù. Nel 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma assieme a Guido Crosetto, Ignazio la Russa e altri esponenti fonda l’attuale partito di destra “Fratelli d’Italia”. Dopo dieci anni vince le elezioni politiche e oggi  “inaugura un esecutivo di alto profilo, che lavorerà spedito per rispondere alle urgenze della Nazione e dei cittadini”.

 

La nuova premier a Palazzo Chigi, fonte: RaiNews

La Meloni ha fin da subito voluto rassicurare gli osservatori internazionali dichiarando che:

l’Italia con noi al Governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente, la Nazione spaghetti e mandolino tanto cara a molti detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi”.

Una risposta critica, forse dovuta, alla copertina “Welcome to Britaly” dell’Economist, settimanale politico-economico inglese, che ci ha definiti come “un paese di instabilità politica, bassa crescita e subordinazione ai mercati obbligazionari”.

Le reazioni dall’estero: tra la fiducia nella collaborazione e le congratulazioni da tutto il mondo

È un primato quello di Giorgia Meloni che rimarrà nella storia italiana. Da tutto il mondo molti sono stati i leader che attraverso Twitter si sono congratulati con lei. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky attende “con impazienza una continua e fruttuosa cooperazione– ha affermato- per garantire pace e prosperità in Ucraina, in Italia e nel mondo”.

 

Anche Biden si congratula ritenendo l’Italia come “un vitale alleato Nato”. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, in un tweet afferma di essere “pronta e lieta di lavorare insieme al nuovo Governo in modo costruttivo, per rispondere alle sfide che ci attendono”. Persino il monaco buddhista Dalai Lama si è detto “lieto di vedere un presidente donna in Italia”, sostenendo che solo attraverso “gentilezza e compassione” si possono risolvere i problemi di un mondo molto complesso.
Cosa dobbiamo aspettarci ? Solo nei prossimi mesi potremo saperlo!

Marta Ferrato

Ad una settimana dal voto: cosa succede adesso?

Ad appena una settimana dai risultati delle Parlamentari che hanno visto trionfare il partito della leader Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, vi proponiamo alcune considerazioni a caldo su quello che potrà essere – o non essere – il futuro del nuovo governo.

FdI a capo della coalizione

Con il 26% dei voti espressi, il partito della coalizione di centrodestra da solo ha riscosso più di quanto sia riuscito ad ottenere la coalizione di centrosinistra intera. Nessun dubbio sulla vittoria della Meloni sin da subito, nonostante i sondaggi avessero previsto una percentuale di voti nettamente inferiore. Tuttavia, si è anche trattato delle elezioni con la più bassa affluenza nella storia italiana, con poco meno del 64% degli aventi il diritto.

Adesso la leader si prepara a governare come prima Presidente del Consiglio donna, avendo già chiarito – la stessa notte degli spogli elettorali – di voler prendere la guida del futuro esecutivo, accompagnata da Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia).

Se dovesse riuscire a formare il governo, ha detto, la priorità sarebbe quella dell’energia: fermare la speculazione sul gas. E farlo non senza un aperto dialogo col Premier uscente, Mario Draghi, che si starebbe occupando di una relazione sul Piano Nazionale al fine di garantire una transizione chiara e ordinata, senza lavori incompiuti.

Sulla linea da seguire per la scelta dei suoi ministri, la Meloni si mantiene comunque cauta: le prime ipotesi sarebbero quelle di un governo formato anche da esperti non parlamentari, ma non sono ancora usciti i nomi per Economia, Esteri e Interno, ossia tre dei più importanti ministeri. Certo è che, nel trambusto generale creatosi con queste elezioni, la linea del silenzio scelta dalla leader di FdI risulta saggia, soprattutto adesso che la scena non solo nazionale, ma anche internazionale, guarda al futuro del Paese con non poca perplessità.

E sono molti i timori che, non infondatamente, si sollevano in questi giorni. Al di là delle accuse di fascismo, che vanno sempre e comunque affrontate nella sede adeguata, ci si chiede seriamente se un governo guidato da Fratelli d’Italia possa rappresentare il pettine destinato a sciogliere alcuni dei nodi principali dell’Italia. C’è chi ne dubita fortemente, ma anche chi ripone immensa fiducia in una formazione scelta, dopo molti anni, dal popolo.

Se non per altro, appunto perché l’ha voluto il popolo. Non resta che vedere se la coalizione riuscirà a mantenere quanto promesso nei recentissimi anni oppure se, secondo la normale tendenza del nostro sistema politico, sarà destinato ad aver vita breve. A quel punto, quante sarebbero le possibilità di trovare una nuova formazione governativa che metta d’accordo tutti?

In Parlamento sempre meno donne

Una cosa è certa: la rappresentanza formata da donne in Parlamento è nettamente calata rispetto alle elezioni del 2018, scendendo da un 35% al 31%. Non stupisce il dato: infatti, i due partiti che hanno riscontrato più voti (FdI e Partito Democratico) sono anche quelli che hanno presentato le percentuali minori di capolista donne a questo giro di elezioni, rispettivamente col 32,3% e il 36,6%. (Pagella Politica).

Molto male per un partito come il PD, che della parità di genere ha fatto un bastione della propria campagna elettorale.

Tempo di riflessione per il centrosinistra

Dopo la schiacciante sconfitta, per la coalizione di centrosinistra è arrivato il momento di riflettere: lo spiega Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna e membro del Partito Democratico.

Il problema del Pd non sta nel nome o nel simbolo, ma nella capacità di rappresentare le persone e costruire un progetto coerente e credibile per gli obiettivi per cui è nato: dare diritti a chi ne ha di meno, realizzare una transizione ecologica che tenga insieme le ragioni dell’ambiente con quelle del lavoro, costruire un’Italia più moderna, più forte e più giusta.

Anche il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha commentato i risultati elettorali: «Nel dibattito surreale su cosa debba fare la sinistra per rappresentare i più deboli si dimenticano le basi: la ricostruzione del welfare, a partire da istruzione e sanità».

Intanto, il segretario del PD Enrico Letta ha espresso negli ultimi giorni l’intenzione di non ricandidarsi a segretario del partito, pur volendolo in una certa misura “rifondare”. Infatti, in una lettera inviata a tutti i militanti, ha annunciato le quattro tappe del percorso necessario alla rifondazione del partito, che partirebbe dalla ridefinizione di aspetti quali «l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione». In sostanza, alcuni ritengono che Letta sia sulla strada per mettersi alla guida di un nuovo partito.

I passi successivi

La prossima data importante sarà il 13 ottobre, quando Camera e Senato si riuniranno per decidere i primi atti importanti: i rispettivi presidenti. Dopodiché, da lì alla formazione del nuovo governo potrebbe passare una relativa quantità di tempo, forse anche mesi. Dopotutto, a fronte delle precedenti elezioni tenutesi nel marzo 2018, il governo Conte I si insediò solamente nel giugno dello stesso anno.

La parola spetterà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che avvierà le consultazioni e dovrà affidare l’incarico (probabilmente a Giorgia Meloni) per la formazione del nuovo esecutivo. Se l’incarico dovesse essere affidato con riserva, il presidente incaricato dovrà a sua volta svolgere delle consultazioni che lo porteranno a definire la lista dei propri ministri; in assenza, sarà costretto a rinunciare.

Se ciò dovesse verificarsi, il Capo dello Stato potrà affidare un incarico esplorativo a una personalità terza per vedere se si potrà dar vita ad una nuova maggioranza.

Da ultimo, entro 10 giorni dalla formazione, il nuovo Governo dovrà chiedere e ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento. Se l’incarico dovesse spettare alla Meloni non vi sono molti dubbi sui numeri per raggiungere la fiducia – ma ancora, si parla di un futuro ipotetico ancora tutto da vedere e che potrebbe riservare altre sorprese. Ottenuta la fiducia, l’Esecutivo entrerà nel pieno dei propri poteri e potrà cominciare a definire l’indirizzo politico del Paese.

Valeria Bonaccorso

“Decreto Riaperture”: abbandono progressivo di mascherine e Green Pass. Tutte le novità dall’1 aprile

Il 17 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il nuovo decreto avente ad oggetto le misure di contrasto alla pandemia da Covid-19. A differenza dei decreti emanati nel corso degli ultimi due anni sulla stessa materia stavolta la sensazione è quella di essere veramente arrivati alla fine di un percorso. Il Governo ha infatti delineato una “road map” che accompagnerà l’Italia attraverso la fase finale della pandemia, predisponendo un progressivo allentamento delle misure attualmente in vigore.

Il premier Mario Draghi e il ministro della salute Roberto Speranza, fonte: purelyfact.com

“Con il Consiglio dei ministri di oggi facciamo passi fondamentali verso la riapertura. Osserviamo con grande attenzione l’andamento della curva epidemica e siamo pronti ad adattare il nostro apparato alla sua evoluzione, anche in senso più espansivo, se è il caso. Ma attualmente abbiamo preso questi provvedimenti”.

Dal 1 aprile: green pass, uffici pubblici e scuola

Con la fine dello stato di emergenza Covid il Comitato tecnico scientifico (Cts) e la struttura del Commissario straordinario per l’emergenza, carica attualmente ricoperta dal generale Figliuolo e precedentemente da Domenico Arcuri, verranno definitivamente soppressi. Al loro posto, per la gestione delle rimanenti misure della campagna vaccinale e fino alla definitiva cessazione della pandemia, verrà costituita un’unità operativa ad hoc posta dapprima sotto la gestione del ministero della Difesa (fino al 31 dicembre) e successivamente a quello della Salute (dall’1 gennaio 2023). Terminerà anche il sistema dei colori delle regioni. Non sarà più necessario il possesso del Green Pass per entrare in uffici pubblici, negozi, banche, poste, tabacchini e (solo per gli stranieri) nei ristoranti. Permarrà l’obbligo del certificato base per i luoghi pubblici ad alta probabilità di assembramento, ad esempio gli stadi, che però non saranno più sottoposti a limiti di capienza. Sui mezzi di trasporto pubblici rimane l’obbligo di mascherina (almeno fino al 30 aprile) ma non sarà più necessario il possesso del certificato verde di base. Terminerà anche l’obbligo del Green Pass rafforzato sul luogo di lavoro per gli over50: chi ne sarà sprovvisto verrà multato ma non più sospeso dallo svolgimento della normale attività lavorativa. Infine stop alle quarantene da contatto positivo poiché, indipendentemente se si è vaccinati o meno, basterà il regime di autosorveglianza ed indossare una FFP2.

(fonte: ideawebtv.it)

Con particolare focus sulla scuola, dal primo aprile non sarà più obbligatorio indossare la mascherina in classe e in caso di positività rimarrà a casa, in didattica a distanza, solo il contagiato. In più, riparte la possibilità di svolgere attività sportive e gite scolastiche.

Tutte le altre date della road map, dagli obblighi vaccinali alle mascherine

La certificazione verde rafforzata continuerà ad essere richiesta fino al 30 aprile per le sole attività di ristorazione, centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso. Mentre per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà ancora obbligatorio in versione base. Dal 1 maggio terminerà l’obbligo di mascherina al chiuso nonché di Green Pass quasi ovunque. Un mese e mezzo dopo, dal 15 giugno, cesserà l’obbligo vaccinale per il personale scolastico e, in generale, per tutte le figure professionali per cui precedentemente era stato previsto (militari, agenti di polizia, soccorso pubblico, polizia locale etc…). Oltre questa data le uniche figure per cui continuerà a rimanere obbligatoria la vaccinazione sono il personale sanitario e gli impiegati delle Rsa. Per questi la situazione rimarrà invariata sicuramente sino a fine anno. Analogamente, e per intuibili necessità di tutela dei soggetti più fragili, le visite da parte di familiari e visitatori alle persone ricoverate all’interno di ospedali e Rsa saranno consentite solo con il Super Green Pass (sempre sino a fine anno).

(fonte: blitz quotidiano)

I ringraziamenti di Mario Draghi

Il premier Mario Draghi e il ministro della salute Roberto Speranza, nel corso della conferenza stampa successiva all’approvazione del decreto, hanno parlato di una nuova fase pensata e incentrata principalmente su due obiettivi: la definitiva ripresa dell’economia nazionale e la limitazione dell’esperienza della didattica a distanza al minor uso possibile. Il premier si è voluto dunque soffermare sul merito da attribuire ai cittadini italiani.

“Voglio ringraziare anche tutti gli italiani per l’altruismo e la pazienza dimostrata in questi anni: noi siamo spesso percepiti con scarso senso civico e invece siamo stati bravissimi in questa pandemia, occorre andare fieri”.

Un ringraziamento, a margine, anche ai membri del Cts: “se uno esamina la situazione di questi anni il Cts ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime prese da questo e dal precedente governo. Ha dato il supporto psicologico per dire che le decisioni erano prese con il supporto della scienza, non sulla base di sensazioni. Questo per chi prende decisioni è essenziale”.

Filippo Giletto

Legge sulla cittadinanza: in settimana un nuovo tentativo di riforma

Il Presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia, del Movimento 5 Stelle, depositerà un testo base che prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana legato a un percorso scolastico: è stato chiamato ius scholae, ed è molto simile a quello che in passato è stato definito ius culturae. In merito a questa decisione, il Presidente ha dichiarato che:

Sono passati trent’anni dalla legge sulla cittadinanza e credo che un aggiornamento sia necessario mettendo al centro scuola e integrazione. Verificheremo in commissione le condizioni politiche per intraprendere questo percorso.

(fonte: ansa.it)

 

I dettagli della proposta

La proposta espande i criteri per ottenere la cittadinanza italiana. In pratica, il testo, che è composto da tre articoli, introduce un nuovo criterio per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni. Stabilisce che un bambino nato in Italia o arrivato prima di avere compiuto 12 anni, possa fare richiesta di cittadinanza dopo aver fatto un ciclo scolastico di 5 anni, che può essere composto solo dalle elementari o da alcuni anni di elementari e altri di medie o superiori. In merito a ciò, Giuseppe Brescia ha dichiarato:

Credo che il modello dello ius scholae possa trovare un consenso largo, anche perché mette al centro il valore della scuola, il ruolo dei nostri insegnanti. È in classe che si costruisce la cittadinanza, l’appartenenza a una comunità. Ho lavorato su questo testo semplice che può essere approvato già in questa legislatura.

Da ciò si deduce che l’intento sia quello di arrivare a un accordo in tempi più rapidi. In commissione i numeri per l’approvazione di un testo base potrebbero esserci: voterebbero a favore il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico, la sinistra e parti del gruppo misto. Sia Matteo Salvini della Lega sia Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia hanno invece già dichiarato di essere contrari.

L’incipit della legge e i tentativi di riforma

Secondo la legge del 1992, l’ottenimento della cittadinanza italiana è attualmente regolato dal principio dello ius sanguinis (dal latino, “diritto di sangue”), ossia un bambino è italiano se lo è almeno uno dei genitori. Un figlio di  genitori stranieri invece, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia legalmente. Successivamente, nel 2015, venne introdotto il concetto di ius soli, in combinazione con quello di ius sanguinis. Nel dettaglio, questa proposta di riforma prevedeva l’introduzione sia dello ius soli temperato che dello ius culturae: avrebbero potuto ottenere la cittadinanza i minori nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, e anche i bambini e ragazzi nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato per almeno cinque anni un corso di studio. La proposta è stata approvata alla Camera il 13 ottobre 2015 e al momento la sua discussione è bloccata in Senato. Nel 2018 sono state avanzate altre tre proposte di riforma, presentate rispettivamente dalla deputata del Partito Democratico Laura Boldrini, dalla senatrice di Forza Italia Renata Polverini, e dal deputato Pd Matteo Orfini.

Dati sull’accoglienza nelle scuole

Questa legge è considerata carente da parecchio tempo, poiché ha escluso e continua a escludere migliaia di bambini, e ragazzi nati e cresciuti in Italia. Di fatto, essi sono subordinati alla condizione dei propri genitori, il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere, compromettendo perciò la continuità di residenza richiesta dalla legge. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2019/2020 le scuole italiane hanno accolto complessivamente 8,5 milioni di studenti, di cui poco meno di 877 mila non hanno la cittadinanza italiana (pari dunque al 10,3 per cento del totale). Di questi ultimi, circa 710 mila frequentano la primaria e la secondaria di primo e secondo grado, cioè elementari, medie e superiori. Nel quinquennio 2015/2016 – 2019/2020, inoltre, il numero degli studenti “stranieri” nati in Italia è passato da oltre 478 mila a quasi 574 mila, con un incremento del 20 per cento circa.

 

I favorevoli alla riforma

La Presidente di Arising Africans, Ada Ugo Abara (fonte: avvenire.it)

Per la Presidente dell’associazione Arising Africans, Ada Ugo Abara, e il gruppo di attivisti dell’associazione, i requisiti della legge del 1992 sono considerati eccessivamente restrittivi. A Pagella Politica, Abara ha dichiarato che:

Le persone che nascono e crescono in Italia [da genitori stranieri] trascorrono 18 anni nell’incertezza più assoluta. Ci viene sempre chiesto di dimostrare di essere i cittadini migliori, campioni nel proprio ambito, senza il diritto a essere persone con percorsi ordinari

Di conseguenza, la riforma può rappresentare una svolta, poiché potrebbe «facilitare processi di inclusione sociale, pluralismo e partecipazione. Se anche la legge riconosce il diritto che le  persone hanno, le ultime resistenze e le narrazioni che le legittimano non possono che riconoscere la realtà». Appare chiaro ad Abara, dunque, che la politica:

non dovrebbe perdere l’occasione di fare la differenza sul piano dei diritti. Chiediamo a tutti di impegnarsi per una riforma entro la fine di questa legislatura. Non sarebbe la vittoria di una parte, ma un traguardo per l’intera società.

 

Federico Ferrara

 

Draghi annuncia la fine dello stato di emergenza: verso il ritorno graduale alla normalità

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi dichiara che è «intenzione del governo» non prorogare oltre il 31 marzo lo stato di emergenza, introdotto dal Governo Conte II il 31 gennaio 2020, venti giorni prima della scoperta del paziente 1 a Codogno. L’obiettivo è quello di «riaprire del tutto, al più presto», ha affermato il Premier durante il suo intervento al Teatro del Maggio musicale ieri pomeriggio a Firenze. La notizia è stata accolta da un lungo applauso della platea, costituita da rappresentanti delle istituzioni e da categorie economiche.

Le dichiarazioni di Draghi

In apertura, il Premier ha tenuto a sottolineare che:

Il governo è consapevole del fatto che la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento

Quest’ultima frase è significativa, considerato l’andamento della campagna vaccinale. In virtù di ciò, il Presidente ha anche sostenuto che:

La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese

È stato questo il momento che ha preceduto l’annuncio dello stop della proroga. Dopodiché, Draghi ha chiarito quali saranno i cambiamenti successivi: dal 1° aprile, dunque, non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate, già abbondantemente svuotate delle loro funzioni negli scorsi mesi e ormai senza alcuna differenza dal bianco all’arancione per chi è vaccinato. Inoltre, le scuole resteranno sempre aperte per tutti, poiché «saranno eliminate le quarantene da contatto». E ancora: cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto e quello delle mascherine FFP2 in classe.

Rimozione graduale del Super Green Pass

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Un passaggio importante del discorso del Premier Draghi è stato quello inerente all’utilizzo del Super Green Pass (o Green Pass rafforzato):

Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto tra cui fiere, sport, feste e spettacoli

Aggiungendo, inoltre, che l’esecutivo continuerà a monitorare «con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze». Da ciò si può dedurre come, sotto il profilo organizzativo, il governo dovrà mettere mano a diversi aspetti nella gestione delle strutture che da oltre due anni hanno gestito la pandemia. E avrà un’influenza anche sulla gestione dello smartworking, che dovrà essere definito con accordi individuali tra azienda e lavoratori.

Come cambia la gestione sanitaria

Il Generale Francesco Paolo Figliuolo (fonte: openpolis.it)

Il generale Francesco Figliuolo e Fabrizio Curcio, rispettivamente Commissario per l’emergenza e Capo della Protezione civile, dovranno predisporre gli interventi per il ritorno alla normalità. In concreto significa che alcune competenze, come la gestione dell’acquisto dei vaccini, resteranno in capo al Ministero della Salute, la cui competenza dovrebbe estendersi anche agli acquisti di farmaci per la lotta al virus (Il Fatto Quotidiano). Da riorganizzare anche logistica e distribuzione di farmaci e vaccini ora in carico a Figliuolo, compresi mascherine e ventilatori polmonari.

Dichiarazioni sulla situazione economica

Il premier ha approfittato anche per chiarire le intenzioni sulla situazione economica: «Nel più recente decreto ristori – ha detto –stanziamo altri 100 milioni per il Fondo Unico Nazionale del Turismo, che si aggiungono ai 120 milioni stanziati con la Legge di Bilancio. Sempre nello stesso decreto aiutiamo gli operatori del settore con la decontribuzione per i lavoratori stagionali e un credito d’imposta per gli affitti di immobili». E sull’energia, ha aggiunto che:

Il Governo è intervenuto più volte per aiutare imprese e famiglie e per trovare soluzioni strutturali perché questo problema non si riproponga in futuro. La settimana scorsa abbiamo stanziato quasi 6 miliardi di euro, che si aggiungono agli oltre 10 miliardi che abbiamo già impiegato a partire dallo scorso anno, Incrementiamo la produzione nazionale di energia rinnovabile e di gas, che potrà essere venduto a prezzi più contenuti di quello importato

Sul finire della conferenza, Draghi ha voluto ribadire l’importanza del Pnrr in questa fase della gestione della pandemia, dicendo che:

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opportunità storica per affrontare i problemi che sono rimasti irrisolti per decenni, come la carenza di infrastrutture o le diseguaglianze generazionali e di genere

L’attuazione del piano dovrà avvenire infatti «a stretto contatto con associazioni ed enti locali, perché non esiste una sola ricetta per tutto il Paese, ma dobbiamo adattarci alle esigenze e alle caratteristiche di ogni territorio».

La reazione della politica

La fine dello stato di emergenza era richiesta da mesi da molte forze politiche, e in particolare dal centrodestra. Si tratterebbe, per queste alee politiche, di un importante passaggio per il ritorno a una normalità post-pandemica, di convivenza con i contagi e con i problemi sanitari che ne derivano. Il segretario della Lega Matteo Salvini si è espresso a proposito in un tweet:

Grazie a Pres. Draghi per aver confermato che #statodiemergenza non sarà prorogato. Un’altra buona notizia per Italia, fortemente auspicata dalla Lega.

Anche l’ex Premier Giuseppe Conte si è espresso a riguardo:

 

Federico Ferrara

Coronavirus, oggi nuovo Cdm: tutte le novità in arrivo nei prossimi giorni

Archiviata l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, pur restando da verificare l’effettiva maggioranza a sostegno di Draghi, per il Governo è tempo di tornare a contrastare il dilagare del Covid. Nelle prossime ore il CdM sarà chiamato a decidere sulle misure anti-covid attualmente in vigore. Due i provvedimenti attesi questa settimana: prorogare le misure attualmente in vigore e in scadenza, come l’obbligo di mascherina all’aperto anche in zona bianca, il divieto di feste e concerti all’aperto e la chiusura delle discoteche, almeno per un mese e approvare delle semplificazioni che, seppur a piccoli passi, contribuiscano a “normalizzare” la realtà degli italiani.

Cosa cambia domani 

Da domani, 1 Febbraio 2022, scatta la multa di 100 euro per gli over 50 non vaccinati. L’obbligo di immunizzarsi dal 15 febbraio varrà anche per andare a lavorare. Chi non lo rispetta rischia una multa da 600 a 1.500 euro. I No Vax saranno considerati assenti ingiustificati e non potranno lavorare né percepire lo stipendio.

Obbligatorio, da domani, esibire almeno il green pass base (quello che si ottiene con il tampone antigenico oppure molecolare), per entrare nei negozi. Non sarà necessaria la certificazione verde per fare acquisti negli ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimenti vari.

Proroga mascherina 

In scadenza oggi l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto in zona bianca, l’ipotesi più probabile vuole che il Governo proroghi la misura per tutto il mese di febbraio.

Green pass senza scadenza per dose booster 

Il Cts sarà chiamato a valutare l’estensione del green pass per chi ha ricevuto la terza dose del vaccino (booster). Da domani, infatti, la certificazione verde avrà durata 6 mesi e non più 9. Al momento la somministrazione della quarta dose non è ancora stata autorizzata, pertanto il governo valuterà se: rendere illimitato il green pass fino alla fine dello stato di emergenza (31 Marzo 2022) o prorogarne fino al 15 giugno la durata, data in cui scadranno i provvedimenti in vigore.

Le richieste della regione: fasce di colore e calcolo ricoveri

Un punto ancora aperto della discussione riguarda le fasce di colore. Secondo le regioni, affinché si avvii un percorso di “normalizzazione” delle vite degli italiani, sarebbe opportuno procedere con l’abolizione del sistema a colori, “concentrando esclusivamente l’attenzione sui cittadini, in relazione al completamento del ciclo vaccinale”.

La Regioni sottolineano la necessità di:

avviare un percorso di normalizzazione della vita dei cittadini e dell’intero Paese

Tuttavia, i tempi secondo l’esecutivo non risultano essere ancora maturi per una totale cancellazione della colorazione: rimarrà il sistema per l’analisi epidemiologica e rimarrà la zona rossa.

Le regioni chiedono inoltre che si applichi una distinzione tra i ricoverati “per” covid da quelli “con” covid, pazienti asintomatici che entrano in ospedale per un altro motivo e risultano poi positivi al tampone di controllo. Al momento non sembrano esserci ostacoli a questa richiesta, ma l’eventuale applicazione della misura non apporterà alcun cambiamento al bollettino giornaliero.

Ipotesi mini-proroga per discoteche 

Il tema discoteche è all’ordine del giorno del Cdm. L’ipotesi sembra propendere per una mini-proroga di 15 giorni. I gestori delle discoteche spingono affinché prevalga quest’ultima. Gianni Indino, leader del Silb, il sindacato dei gestori dei locali:

Fateci riaprire per San Valentino

Nuovi interventi per la scuola

Il Cdm di oggi servirà a sbrogliare un tema piuttosto caldo, quanto urgente, delle ultime settimane: la scuola. Nuovi interventi potrebbero essere discussi e approvati nell’arco dei due Cdm previsti questa settimana, l’ultimo giovedì’. Dopo le modifiche introdotte con il decreto sostegni, che garantiscono il rientro dall’autosorveglianza senza fare il tampone a chi ha il pass rafforzato, il Governo è pronto ad estendere alle elementari le regole già in vigore per medie e superiori.

  • 3 contagi: la classe va in didattica a distanza;
  • 2 contagi: dad per chi non è vaccinato, o chi è vaccinato da più di 120 giorni e non ha fatto il booster, o chi è guarito da più di 120 giorni.

Per chi andrà in Dad, inoltre, niente più quarantena ma autosorveglianza.

Ci sarà poi l’equiparazione del sistema delle quarantene scolastiche a quello in vigore per tutti i cittadini:

  • Niente isolamento: per vaccinati da meno di 120 giorni o con booster e guariti,
  • 5 giorni di isolamento: per chi è vaccinato o guarito da più di 120 giorni;
  • 10 giorni: per i non vaccinati.

 

Elidia Trifirò 

I disturbi del comportamento alimentare inserite tra le LEA: il Governo stanzia un fondo da 25 milioni

È stato approvato in Senato un emendamento volto ad istituire un fondo presso il Ministero della Salute nella lotta contro i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. Il Governo recependo il grave allarme di queste patologie, ha inserito all’interno della Legge di Bilancio lo stanziamento di 25 milioni di euro per il biennio 2022/2023.

Disturbi del Comportamento Alimentare -Fonte:ospedalemarialuigia.it

La Commissione Bilancio del Senato ha così stabilito, a seguito di anni di lotte, l’inserimento dei Disturbi del Comportamento Alimentare nei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Il successo raggiunto nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2021 ha rappresentato un grandissimo risultato, per le associazioni, i familiari, i pazienti e per tutti coloro che si occupano di queste malattie. Il commento della dottoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile scientifica dei “SOS Disturbi Alimentari” è volto con soddisfazione al passo in avanti compiuto, che permetterà un livello assistenziale maggiore per queste patologie che ogni anno vedono morire più di 4 mila persone.

L’istituzione del nuovo fondo del Governo

Si comprende come la complessità diagnostica dei Disturbi del Comportamento Alimentare necessita dunque di un intervento immediato. È essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni (medici specialisti in psichiatria, in pediatria, in scienza dell’alimentazione e in medicina interna, dietisti, psicologi e psicoterapeuti), ai fini di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’evoluzione a lungo termine.

La crisi pandemica ha fatto schizzare alle stelle la stima di giovani colpiti da un DCA che è aumentata in maniera vertiginosa. Tale incremento esponenziale ha evidenziato ancora di più un dato allarmante della Sanità italiana. Questa non è affatto pronta a fornire le cure essenziali per i pazienti, presentando invece alle famiglie un perenne percorso odisseico per accedere ai trattamenti.

L’altra epidemia, aumento di casi di anoressia e bulimia -Fonte:repubblica.it

Il passo in avanti compiuto dalla Commissione bilancio del Senato ha permesso l’inserimento dei DCA in una specifica area tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè quelle prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse). Distaccandoli così dall’area della Salute mentale in cui venivano catalogati.

L’istituzione dunque di un fondo Nazionale sarà fondamentale per aiutare le migliaia di famiglie costrette non solo ad affrontare la drammaticità di queste patologie, ma che spesso non conoscono il giusto percorso da intraprendere, intrecciandosi in servizi pubblici non all’altezza della problematicità a trattare.

Esempio principe è la mancanza, principalmente delle regioni del sud Italia, di ambulatori dedicati alla cura dei DCA e la totale assenza di strutture specifiche residenziali dove prevedere trattamenti riabilitativi.

Le parole dei promotori dell’iniziativa

Leonardo Mendolicchio -Fonte:varesenews.it

A commentare l’esito tanto atteso nella notte tra il 21 e il 22 dicembre è stato Leonardo Mendolicchio, responsabile della U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico e del centro ambulatoriale di Piancavallo. Egli in un’intervista presso la testata Repubblica ha così commentato:

“Questo è stato veramente un bellissimo risveglio, abbiamo iniziato a raccogliere i primi frutti di quello che abbiamo cercato di fare in questi anni. Ognuno dalla propria prospettiva: le associazioni dei familiari, noi clinici, i ragazzi affetti dai disturbi del comportamento alimentare. Finalmente i disturbi alimentari hanno una loro dignità, in quanto verranno riconosciuti nei LEA. In una categoria assestante, non appartenente alla categoria della salute mentale. Questo amplierà le possibilità di erogare prestazioni gratuite, ma soprattutto pungolerà le regioni a dotarsi di quei servizi, che potranno erogare queste prestazioni.”

Stefano Tavilla -Fonte:rainews.it

Anche Stefano Tavilla, Presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita, e papà di Giulia morta a 17 anni per bulimia, in un video pubblicato sulla sua pagina Instagram ha così detto:

“Finalmente ci è stata data dignità. Oggi cambia la storia, oggi non siamo più invisibili.”

Proprio lui aveva dato vita alla firma della petizione volta ad includere i Disturbi del Comportamento Alimentare nei LEA con un budget specifico. L’eco della manifestazione tenutasi ad ottobre a Roma, con “un’onda viola” al fine di chiedere all’Esecutivo un potenziamento dei servizi di cura, ha aperto la strada all’inserimento strutturato nell’agenda politica del tema dei DCA e dei loro bisogni.

I Disturbi del Comportamento Alimentare: Cosa sono e come si suddividono

I Disturbi dell’alimentazione (DCA) sono patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare e da un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea, spesso correlata a bassi livelli di autostima. Le tipologie in cui si articolano sono:

  • L’Anoressia Nervosa: perenne ricerca di magrezza, immagine distorta del corpo, paura estrema dell’obesità e limitazione del consumo di cibo, che portano a un peso significativamente basso. I soggetti limitano il consumo di cibo, ma possono anche sovralimentarsi e in seguito compensare mediante l’eliminazione (ad esempio procurandosi il vomito o usando lassativi);
Anoressia nervosa -Fonte:psicologafraccascia.it
  • La Bulimia: è caratterizzata da episodi ripetuti in cui in poco tempo i soggetti affetti mangiano grandi quantità di cibo, seguiti dal tentativo di rimediare all’eccesso ingerito, attraverso il vomito o assumendo lassativi;
Bulimia -Fonte:piusanipiubelli.it
  • Il Disturbo da Alimentazione incontrollata: porta al consumo di quantità di cibo eccezionalmente grandi, molto superiori a quelle che la maggior parte mangerebbe in situazioni e tempo analoghi. Durante e dopo questo consumo smodato, le persone hanno una sensazione di perdita di controllo e ne sono angosciate;
Disturbo da alimentazione incontrollata -Fonte:terzocentro.it
  • La Night Eating Syndrome: definisce un’alimentazione insufficiente durante il giorno, prevedendo altresì il consumo di una grande quantità di alimenti o calorie durante la sera e il risveglio notturno per ingerire altro cibo;
Night eating syndrome -Fonte:genpsych.com
  • Il Picacismo: nutrirsi regolarmente con cose non commestibili;
Picanismo -Fonte:sanioggi.it
  • Il Disturbo da Ruminazione: rigurgitare il cibo dopo il suo consumo.
Disturbo da Ruminazione -Fonte:giuseppesalzillo.it

Queste patologie possono presentarsi in associazione ad altri disturbi psichici come ad esempio disturbi d’ansia e dell’umore. Lo stato di salute fisica è dunque quasi sempre compromesso a causa delle alterate condotte alimentari che ne determinano il deterioramento nutrizionale. Si può passare da condotte di restrizione alimentare, ad un eccessivo consumo di cibo con perdita di controllo, oppure ad atteggiamenti di eliminazione e/o compensatori.

Considerare solo l’indice di massa corporea per identificare un soggetto affetto da DCA è estremamente errato. Questo valore infatti non si presenta come marcatore unico e specifico, quanto anche le condizioni di normopeso e sovrappeso, possono essere associate alla presenza di disturbi dell’alimentazione.

DCA -Fonte:lanazione.it

Una delle prime problematicità sta nell’individuazione precoce della prima sintomatologia di dispercezione corporea. I disturbi dell’alimentazione infatti se non trattati in tempi e con metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente, tale da compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo, come quello cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale e dermatologico, fino ad arrivare, nei casi gravi, alla morte.

Attualmente si vive un’elevata problematicità di salute pubblica dovuta ad un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza di anoressia e bulimia.

Giovanna Sgarlata

Coronavirus, green pass rafforzato e terze dosi. Il piano del Governo per salvare il Natale

Il Natale è alle porte e la risalita della curva dei contagi, lo spettro della quarta ondata, la copertura del vaccino anti-covid che svanisce con il passare dei mesi e le possibili restrizioni preoccupano e non poco. L’obiettivo è ora quello di evitare che la storia si ripeta: il governo non nasconde la propria preoccupazione per la risalita dei contagi e riflette su possibili misure da adottare nel mese di dicembre volte ad aumentare la sicurezza di tutti, a partire da un rafforzamento del green pass e la somministrazione delle terze dosi di vaccino. È in corso, attualmente una discussione sulle regole per ottenere la certificazione verde.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, direttamente dagli studi del programma televisivo “Che tempo che fa” ha lanciato un messaggio chiaro ed inequivocabile agli italiani:” In Italia stanno crescendo i contagi ed è necessario alzare i livelli di attenzione. Manteniamo le regole esistenti, ma valuteremo” e ancora

Il Natale dipende da noi

Green pass rafforzato e riduzione della durata dei tamponi 

Le valutazioni su come preservare le libertà conquistate fino a questo momento e salvare quindi il Natale puntano ad una revisione del Green pass. Già lo scorso 10 novembre il ministro Speranza in un question time alla Camera dei Deputati aveva annunciato possibili modifiche alla validità del certificato verde. L’orientamento oggi sarebbe quello di ridurre da 12 a 9 mesi la validità del Green pass, escludendo che scenda a 6 mesi in quanto, tenuto conto del periodo di almeno 6 mesi che intercorre tra la somministrazione della seconda dose e la terza, la medesima durata del green pass creerebbe buchi temporali. Le possibili variazioni applicate al green pass riguardano anche le regole d’accesso. Il governo non esclude infatti l’ipotesi di non tenere più conto dei test rapidi, almeno per le attività ricreative e non essenziali. Nei posti di lavoro invece resterebbe la formula attuale con l’opzione del tampone negativo.

In alternativa, l’altra ipotesi considerata guarda a ridurre il periodo di validità del Green pass ottenuto con i tamponi: si passerebbe quindi da 72 ore a 48 per i molecolari e da 48 ore a 24 per i rapidi.

Più dura la linea proposta dal professor Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, secondo il quale chi non completa, con il richiamo, il ciclo vaccinale riceve prima un’ammonizione e, se dopo due o tre mesi ancora non si mette in regola con l’iniezione di rinforzo, la certificazione verde perde di validità.

Terza dose del vaccino 

Entro il prossimo giovedì, il governo punta a varare un nuovo decreto per rendere obbligatoria anche la terza dose per gli operatori sanitari. La linea che il governo intende seguire mira a non applicare restrizioni durante il periodo Natalizio, ma affinché questo accada “è necessario alzare i livelli di attenzione” e “accelerare sui richiami”, dichiara il ministro Speranza. Secondo l’aggiornamento del report ‘Epidemia Covid-19’ dell’Istituto superiore di sanità riportato da Adnkronos, dopo i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, “si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età.

Gimbe, report vaccinazioni Italia (fonte: gambe.org)

Come annunciato nei giorni scorsi, dal 1° Dicembre comincerà la somministrazione della terza dose del vaccino anti-Covid anche alla fascia d’età tra 40 e 59 anni, a patto che siano trascorsi almeno 6 mesi dal completamento del ciclo primario. Si tratta solo di una tappa del percorso che mira a far immunizzare tutti con la terza dose. L’ipotesi più probabile è che l’ampliamento a tutte le fasce di età arrivi a inizio 2022, ma se la quarta ondata farà impennare la curva non si esclude di anticipare. Il governo è anche orientato, se il parere dell’Ema sulle vaccinazioni ai bambini tra i 5 e gli 11 anni sarà positivo, ad aprire le vaccinazioni anche a questa fascia di età.

 

Tutto ciò che è necessario per i giovani. La chiave della rinascita per Draghi

Draghi rimini
Draghi al Meeting di Rimini (agosto 2020) Fonte: investing.com

È un uomo di poche parole, Mario Draghi. Non è un frequentatore di salotti televisivi né avvezzo ad interviste: lo abbiamo percepito tutti cercando tra le righe le idee da cui potrebbe far partire un nuovo esecutivo. In circolo ci sono poche espressioni, ma che hanno il peso e l’eco di epigrafi. “Whatever it takes”: sì, ma non solo. Ci sono altri momenti per il quale Super Mario merita di essere menzionato. “Ai giovani bisogna dare di più”, ad esempio. Lo diceva già ad agosto, durante il Meeting di Rimini, spiegando che i sussidi tout court da soli non serviranno a risanare il tessuto sociale del Paese: se non ben bilanciati, lo lacereranno ancor di più. Per Draghi l’unico volano per una rinascita sociale ed economica italiana, sarà investire sulle nuove generazioni, le stesse – diciamolo senza mezzi termini – che dovranno pagare un debito mai visto nella storia italiana.

È dunque alle donne e agli uomini di domani che bisogna dare il massimo supporto affinché si delinei una società che permetta libera scelta nella formazione umana e nella qualificazione professionale. Se non si mette al centro questo punto focale il rischio è che al futuro si arrivi con meno possibilità del presente e con più diseguaglianze del passato.

Si tratta di coltivare persone, non titoli di stato, non voti. Si mette sul tavolo un investimento potenzialmente vincente ed esponenzialmente fruttuoso.

campanella draghi-conte
Il passaggio simbolico della campanella tra il presidente uscente Conte e il premier incaricato Draghi -Fonte: avvenire.it

Non serve un esperto in politica economica per capire, invece, che il vizio dei recenti governi sia risieduto tutto nel non aver mai impiantato obiettivi di lungo termine, ma semplicemente portato a compimento – nel migliore dei casi – obiettivi nei termini temporali di un esecutivo a causa di una ricerca spasmodica di un immediato ritorno politico.

Quello che serve per una crescita sostanziale, economica e sociale, sono tutti elementi che vanno nella direzione opposta. Servono lungimiranza, pazienza e soprattutto coraggio. Ci vuole impegno morale per spendere decine di miliardi di euro nell’istruzione. È una strada scomoda, un investimento silenzioso, i cui risultati possono essere raccolti solo nel lungo termine, quando ormai sono troppo distanti da chi li ha propagati. Chi investe sull’istruzione, insomma, rischia di passare inosservato.

PNRR
Fonte: mef.gov.it

Già a partire dalla sobrietà del governo dimissionario, sembra che si sia mettendo fine all’egoismo che ha indotto i governi a favorire obiettivi elettorali; la tendenza sembra essersi invertita anche ad un livello superiore, e non è un caso che l’Europa abbia intitolato il piano di ripresa europea alla generazione futura – il NextGenerationEu. Per gestire i fondi di quest’ultimo, nel Recovery Plan già il governo Conte, aveva riservato nell’ultimo progetto quasi 28,46 miliardi (9 in più rispetto alla prima bozza) all’istruzione e alla ricerca mentre la questione giovanile era al secondo posto tra i gli obiettivi fondamentali da portare a termine entro il 2026. Adesso si ha buon motivo di credere che spetterà al nuovo governo tecnico ricalcolare e rinegoziare. E Draghi non sembra discostarsi tanto da queste premesse poichè già da giorni le prime dichiarazioni trapelate sul programma di governo confermerebbero la primarietà dell’istruzione in agenda, come anche le notizie sull’apertura delle scuole fino a luglio per recuperare il “tempo perso” o del riempimento delle cattedre già dalla fine di quest’anno scolastico.

piano resilienza
Il piano approvato dal consiglio dei ministri dell’esecutivo Conte il 12 gennaio 2021 – Mef.gov.it

È il solo modo, quello di investire dei fondi per i giovani, affinché l’Europa riprenda a chiedersi che ne pensa l’Italia. E non solo perché si prospetta una figura come Draghi al comando di un esecutivo.

Ma soprattutto l’istruzione e la ricerca, insieme, sono la sola via perché i germi di menti performanti attecchiscano nella loro terra, senza dover perdere le radici.

“Ogni crisi ha in sé i semi del successo e le radici del fallimento”, dice Norman R. Augustine; ed ogni crisi può innescare un vero e proprio turn-around. Non si tratta di utopia, ma di responsabilità morale verso il futuro.

È forse giunta l’ora che l’Italia sperimenti l’ordinario e metta a frutto il cosiddetto debito buono – come lo chiama il Presidente incaricato – un vero e proprio investimento che risponda a criteri di sostenibilità e che, seppur contempla un ingente impiego di risorse nell’ora, delinei dei consistenti risultati umani nel futuro.

Martina Galletta

Articolo pubblicato l’11 febbraio 2021 sull’inserto NoiMagazine di Gazzetta del Sud

Governo: Mario Draghi ha accettato con riserva l’incarico. Mattarella punta tutto sull'”alto profilo” e i mercati festeggiano

Si è concluso con un nulla di fatto il mandato esplorativo di Roberto Fico. Non sono bastati quattro giorni di consultazioni al Presidente della Camera dei Deputati per riuscire a consolidare una maggioranza parlamentare in grado di sostenere un governo politico. Dai vari fronti a sostegno dell’uscente governo Conte-bis si rimbalzano le responsabilità della crisi, ma quel che è certo, come confermato dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è che in questo momento all’Italia serve un governo nella pienezza delle sue funzioni.

Alle 12 di questa mattina il Presidente ha ricevuto, su sua convocazione, Mario Draghi il quale ha accettato con riserva l’incarico di formare un governo.

il Presidente Mattarella nella sala stampa del Quirinale, fonte: Corriere TV

 

Le ragioni di Mattarella

Riscontrata l’incapacità delle forze politiche di trovare un punto d’incontro sui vari temi che hanno portato alla crisi di governo, primo fra tutti l’uso dei fondi del Recovery Plan, il Presidente della Repubblica ha scelto l’opzione governo tecnico. Come spiegato nel corso della conferenza stampa tenuta al Quirinale “a fronte della permanenza di distanze che impediscono di dare vita a una maggioranza le uniche due strade percorribili sono: dare immediatamente vita a un nuovo governo adeguato a fronteggiare le emergenze sanitaria sociale economica finanziaria o immediate elezioni anticipate”. Il Capo dello Stato ha poi proseguito spiegando il perché dell’impossibilità di indire nuove elezioni. Ragioni attinenti alle tempistiche richieste e ai rischi dovuti alla situazione epidemiologica. “Dallo scioglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi 4 mesi” per un governo, nel 2018 “5 mesi”, tempi questi che impedirebbero l’approvazione del Recovery Plan entro aprile e che lascerebbero alle mani di un governo ridotto all’amministrazione ordinaria un Paese nella peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi. Inoltre, sembra inutile sottolineare i rischi a cui si esporrebbe la popolazione se chiamata a votare in un periodo in cui gli assembramenti costituiscono la peggiore minaccia alla salute pubblica.

Un governo di “alto profilo”, chi è Mario Draghi

“Avverto il dovere – ha detto il capo dello Stato – di rivolgere alle forze politiche un appello per un governo di alto profilo per far fronte con tempestività alle gravi emergenze in corso”. La scelta è dunque ricaduta su Mario Draghi, un nome che già da qualche anno aleggia nelle sale del Quirinale e che insieme a quello dell’economista Carlo Cottarelli sono stati indicati come gli “assi nella manica” di Mattarella. Supermario, come è stato ironicamente battezzato a più riprese dalla stampa estera, può vantare un curriculum di tutto rispetto. Dopo essersi laureato alla Sapienza e avere conseguito un master al Mit di Boston, Draghi è stato direttore generale del Tesoro gestendo la stagione delle privatizzazioni nel governo Ciampi. Dopo avere ricoperto la carica di vicepresidente della Goldman Sachs dal 2002 al 2005 è stato poi nominato governatore della Banca d’Italia, carica quest’ultima che l’ha catapultato negli snodi internazionali del Financial Stability Board e nella Bce come membro del consiglio. Alla guida della Bce si è contraddistinto per il rigore adoperato nella salvaguardia dei principi dell’Europa ma nel contempo riuscendo a fare da scudo alle difficoltà e contraddizioni dell’Unione stessa.

Mario Draghi, fonte: LaRepublica

 

Le reazioni al nome di Mario Draghi, dai mercati ai partiti

La scelta di Mattarella ha trovato particolare apprezzamento da parte dei mercati. La figura dell’ex presidente della BCE rappresenterebbe una sicurezza per gli investitori e tranquillizzerebbe soprattutto i rapporti con l’Europa. Già questa mattina Piazza Affari si è svegliata con un +2,5% alimentato dallo discesa del valore dello Spread, che frena la sua salita appena sente la eco di mr Whatever it takes. Il differenziale tra Btp decennale e Bund tedesco, infatti, tocca livelli vicini al 100, un numero ai minimi storici che non si vedeva dal 2016.

Dall’altro lato invece la risposta della politica è stata quanto mai confusa. Le forze politiche che hanno sostenuto per poco più di un anno il Conte-bis, quindi M5S, PD e Liberi e Uguali, hanno accolto con particolare riserva la notizia della convocazione al Colle di Mario Draghi. Da una parte i 5 Stelle sembra possano non volere concedere la loro fiducia ad un esecutivo tecnico, ipotesi invece seccamente confermata da Liberi e Uguali. Questi ultimi non sarebbero conviti della scelta di Draghi. Più cauto invece il Partito Democratico che si dichiara “pronto al confronto per il bene del Paese”. ItaliaViva, invece, plaude la scelta del Capo dello Stato.

Di tutt’altra idea invece il centrodestra che continua a ribadire che la via maestra da perseguire sia il voto ma permangono posizioni diverse. La Lega di Salvini potrebbe astenersi dal voto di fiducia che invece dovrebbe arrivare da parte di Forza Italia. Dalle prime dichiarazioni di Giorgia Meloni pare che Fratelli d’Italia invece rimarrà all’opposizione.

 

I prossimi impegni del Governo Draghi

L’affidamento dell’incarico a Mario Draghi costituisce un chiaro indirizzo che il Presidente della Repubblica sembra avere tracciato. Responsabilità e gestione competente di una situazione di emergenza che non può in alcuna maniera rimanere nelle mani di un governo ridotto dalla crisi di governo alle ordinarie mansioni. Draghi dovrà essere in grado di convincere quello stesso Parlamento che solo una settimana fa ha concesso, in ambo le sue camere, la fiducia al dimissionario governo Conte-bis con la maggioranza assoluta. Camere, ed è necessario ricordarlo, non potranno essere sciolte nel corso del cosiddetto “semestre bianco“. Vale a dire gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica e che inizierà giorno 3 agosto. Sembra dunque che il momento dei cambiamenti, necessari o forzati che siano, debbano avvenire adesso o mai più.

Filippo Giletto