Donarsi

Sottofondo musicale consigliato: Christmas Lights – Coldplay

Più che alle porte oramai è nelle nostre case e nei nostri cuori. E’ arrivato senza bussare, di certo non ha bisogno di alcuna presentazione. E’ arrivato e ne son certo. Lo s’intuisce dalle illuminazioni, dagli addobbi e dall’atmosfera intrisa di felicità e fritto (per molti felicità e fritto potrebbe essere una ripetizione, mi scuso a priori). Ti basterà sfiorare lo sguardo di un bambino per comprendere meglio a cosa mi riferisco. Il Natale, sì, di questo vi sto parlando. Sin da piccoli, non vediamo l’ora che arrivi questo fatidico giorno. Ed è proprio da piccoli che abbiamo imparato la lezione: fare attenzione a non comportarsi male durante tutto l’anno, altrimenti, carbone! (lacrime virili). Arrivato Dicembre, il momento più bello: scrivere la lettera a Babbo Natale. Una lista interminabile di oggettistica, con cui avresti giocato circa 3,6 secondi netti, ma che in quel momento reputavi indispensabili per la tua vita. Dalla pista delle macchinine fino ad arrivare all’ultimo prototipo di ActionMen. Volevi tutto, non si badava a spese, anche perché pensavi realmente li portasse Babbo.. Poi l’attesa interminabile, la notte della Vigilia non passava mai. Non si chiudeva occhio. E sul tavolino vicino l’albero, un po’ di latte e biscotti per il vecchietto dalla barba lunga. Per poi svegliare l’intero vicinato alle sei di mattina del giorno dopo per via delle tue grida di gioia per i regali ricevuti.

Ebbene sì, fin da bambini siam stati abituati sempre e solo a ricevere. Un regalo da mamma e papà, un regalo dai nonni, zii e via dicendo. Ed andando avanti con l’età, il regalo lo si pretendeva sempre. E guai a dimenticarsi del regalo. Ma è davvero questo il significato del Natale? Riempirsi le mani e le tasche di oggetti e basta? Sembrerebbe davvero riduttivo. Allora, in questo pomeriggio freddo ed uggioso, mi domando: qual è il vero dono del Natale? In questi anni ho sempre pensato al Natale non come un periodo dell’anno qualsiasi, ma come un momento di riflessione, che ogni uomo o donna sulla terra, si prende per tirar le somme del proprio operato.  Ci si ferma un attimo per domandarsi: ma quanto ho fatto del bene quest’anno? Cos’è davvero importante per me? Ed è per questo che voglio condividere una storia con voi, una storia che, dopo averla letta, mi ha cambiato la vita ed il modo di vedere le cose. Il protagonista di questa storia è un professore, che un giorno, per introdurre una sua lezione, prese un grosso barattolo vuoto e lo riempì con delle palline da golf. Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì.

Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno, ed essi risposero di sì.

Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia. Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un sì unanime.

Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero! “Ora”, disse il professore quando la risata finì, “vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita. Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza. I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose. Se metteste nel barattolo per prima la sabbia -, continuò -, non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti. Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia.”

Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise. “Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrare piena la tua vita c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico”.

Perciò, dopo aver letto questa fantastica storia credo che riusciate a rispondere a tutti gli interrogativi precedenti. Natale è donare alla propria famiglia tutti noi stessi, Natale è donare qualche ora in più al proprio nonno o alla propria nonna, Natale è donare alle persone più sfortunate di noi cinque minuti di felicità con un piccolo gesto.

Natale significa donarsi alle proprie priorità.

P.S.: Natale è anche donare il proprio sangue, perché come dice un uomo gran lunga più saggio di me, i malati non vanno mai in vacanza!

Buone feste!                                                 

Vincenzo Francesco Romeo

 

 

 

Startup weekend: vince Ficus. Intervista al team del frutto spinoso

Si è conclusa domenica la tre giorni dedicata all’innovazione e all’imprenditoria organizzata dall’Associazione Startup Messina con il patrocinio dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, dell’Università degli Studi di Messina e dell’Università degli Studi di Catania. La cerimonia conclusiva, che ha visto trionfare l’idea di Ficus, team formato da David da Cruz Wentacem, Nello Cutugno, Leonardo Siciliano e Agata Saitta. Una squadra che si propone di valorizzare un prodotto siciliano che possiede proprietà ai più sconosciute quali: antibiotiche, ipocolesterolemizzanti, ed aiuta nell’intossicazione da alcool. Sul podio in ordine Easy Casa24 e Fast&Freeze. Noi di UniVersoMe abbiamo avuto il piacere di porre qualche domanda a Nello Cutugno del team che si è aggiudicato il primo premio.

Ciao Nello. Intanto complimenti per la vittoria, ci dici che cos’è Ficus e com’è nato?

Ficus è un’idea nata da altri due ragazzi membri del team: Leonardo e David. Io ero qui per partecipare a questo evento e ci siamo subito avvicinati perchè l’idea mi attirava tantissimo visto che è legata ad un prodotto della nostra terra: il Fico d’India. L’idea è nata analizzando diversi studi che attribuiscono al frutto diverse proprietà molto particolari che sono paragonabili a quelle di un “mostro” di questo mercato quale l’Aloe vera. Risulta anche che l’Italia è la seconda produttrice al mondo di Fichi d’India ma al momento una fetta molto importante di questa produzione viene persa per diversi motivi. Vogliamo inoltre porre l’accento su come “u fruttu spinusu” sia un vero e proprio simbolo di sicilianità e non ti nego che questo è un motivo in più per associare tutto ad un brand quale Ficus. Per avvicinarci a tutto questo abbiamo all’interno del nostro team delle skills al livello linguistico e di esperienze di Management internazionale.

Come funziona Ficus?

Quando si partecipa allo Startup weekend o ad eventi di questo genere ovviamente fanno più forza i progetti che trattano del web, della New Economy, della tecnologia, etc. Non partivamo quindi avvantaggiati, per questo pensiamo che la nostra vittoria sta a significare che oggi si fa sempre più importante il tema della sostenibilità, del territorio , della genuinità del prodotto e dell’ healthy food in generale. Il business model è veramente semplice. Il nostro prodotto è una dose di 80 ml che fonde la parte del succo a quella della pala ed è una quantità che ne proponiamo giornaliera, quindi in un packaging da 7. Facciamo raccogliere il frutto, lo lavoriamo e lo vendiamo. Partiremo senza un importante investimento iniziale bensì dal territorio dove già abbiamo una cinquantina di clienti contattati nel messinese. 

Siete usciti vincitori da questa competizione, ve l’aspettavate? 

Inizialmente pensavamo fosse un punto di debolezza il fatto di essere l’unico gruppo da quattro. Invece siamo riusciti a lavorare meglio e più velocemente. Secondo me ha fatto molto leva la semplicità del meccanismo di questo business e la voglia di questo territorio di avere orgoglio, quindi un legame con un prodotto del territorio ed un bel brand.

Cosa significa per voi questa vittoria?

E’ stato davvero bello. Essere a contatto per 54 ore con tanti ragazzi che hanno voglia di fare, voglia di cambiamento , qualcuno addirittura voglia di cambiare il mondo è sicuramente una esperienza molto piacevole. Tutta l’organizzazione è stata veramente di impatto, qualcosa di importante per questa città che soffre tanto di staticità. 

Dove vi vedete da qui a tre anni ?

Questa è una domanda che ti fanno molto spesso se lavori in questo tipo di business. Da qua a tre anni vedo il prodotto ben sviluppato, probabilmente ancora distribuito in modo stagionale e non ancora a livello globale. Intanto vogliamo vederlo affermarsi sul territorio.

Ph. Giulia Greco

Alessio Gugliotta

 

Un evento per l’evento. Piazza Antonello in ballo per il Parolimparty.

Esito sicuramente positivo quello dell’Up Balcony Sound Fest Piazza Antonello ieri si è trasformata nel più suggestivo dance floor del venerdì sera con ben tre postazioni consolle d’eccezione: i balconi di Palazzo dei Leoni, dell’Università e del Comune.

Quindici i celebri dj messinesi che alternandosi si sono affacciati dalle postazioni delle logge, e che, ognuno col suo genere disco, hanno fatto ballare quanti erano presenti.
La Piazza di Corso Cavour resa interamente pedonale per l’occasione, è stata il cuore pulsante della città. Più del solito.
Un evento senza precedenti che, già si spera, potrebbe ripetersi per dare un’alternativa ai fine settimana messinesi.
Una serata all’insegna del divertimento, sì, ma che ha in seno un obiettivo ancora più alto: la realizzazione del Parolimparty, la manifestazione sportiva prevista per quest’estate che si propone di coinvolgere anche persone con problemi motori e disabilità nello stabilimento balneare “Open Sea Aism” di Milazzo.

L’Up Balcony Sound Fest, dunque, è stata una cassa di risonanza per l’evento dell’estate, in tutti i sensi.
Tra un pezzo e l’altro, giovani e meno giovani che non ne erano a conoscenza hanno potuto scoprire che, il Parolimparty, in fase d’incubazione è il progetto nato da Mediterranea Eventi, Aism e Bios. Scelto per gli obiettivi che si propone, l’iniziativa sarà finanziata per metà dalla Fondazione Vodafone, nell’ambito del progetto “OSO – Ogni Sport Oltre.
Ma per far sì che tutto ciò si realizzi, c’è bisogno che venga ricoperta l’altra metà del budget, ovvero 29.500 euro. Cifra che si sta cercando di raggiungere attraverso un crowfunding iniziato a Ottobre e che terminerà il 5 Dicembre.
E il contributo di ieri sera è stato fondamentale. Un’affluenza modesta che forse sarebbe stata più cospicua se l’evento fosse stato traslato di qualche più in là ma che comunque in poche ore ha permesso a circa 45 volontari di distribuire, alla cifra di 2 euro, biglietti per partecipare alla lotteria la cui estrazione si è effettuata a fine serata.

Al netto, a dieci giorni dalla resa dei conti mancherebbero all’incirca meno di 5.000 euro perché l’impresa si realizzi. Cifra a cui si può ancora contribuire, lo ricordiamo, accedendo molto semplicemente attraverso il sito www.parolimparty.it.
Ad un passo dal traguardo, sarebbe davvero una beffa se il Parolimparty non si potesse concretizzare.
Un mal auspicato caso che, qualora si verificasse, prevede la conseguente restituzione dei fondi donati a quanti avevano partecipato.
Ma se le premesse sono quelle dell’Up Balcony Sound Fest, quello che la città si aspetta è che l’evento dell’estate diventi realtà.

 

Martina Galletta

Startup Weekend Messina 2017

Cinquantacinque partecipanti, nove team e altrettante idee d’impresa da sviluppare in 54 ore. Questi i numeri dello Startup Weekend Messina 2017, la tre giorni dedicata all’innovazione e all’imprenditoria che si sta volgendo nei locali del Palazzo della Cultura di Viale Boccetta, 343.

L’evento, organizzato dall’Associazione Startup Messina, è iniziato ieri pomeriggio e si concluderà domani sera quando tutti i progetti verranno presentati a potenziali investitori e verranno premiate le tre idee migliori. Il programma di ieri prevedeva una serie dei workshop dedicati proprio a come trasformare un’idea in un progetto concreto e sono state date ai partecipanti tutte le dritte per poter sviluppare al meglio le loro startup. I lavori di questa seconda giornata si concluderanno alle 23.59.

L’obiettivo primario della manifestazione è creare un ecosistema imprenditoriale, facendo incontrare chi fa impresa con ragazze e ragazzi che si avvicinano a questo mondo per la prima volta. Un’occasione unica, quindi, che regala la possibilità ai partecipanti di far conoscere la propria idea di business e di iniziare a svilupparla.

L’evento è patrocinato dal Comune di Messina, dall’Università degli studi di Messina, dall’Università degli Studi di Catania, dall’Accademia Belle Arti Catania e dall’Agenzia Nazionale per i Giovani.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.swmessina.it

Sulla nostra pagina Facebook troverete l’album con le foto della prima giornata di StartUp!

#avaiava #swmessina

 

 

 

 

Paola Floriana Riso
ph Giulia Greco

Inaugurazione Startup Weekend Messina: parla Giuseppe D’Arrigo

Oggi alle 15:00 si inaugura lo Startup Weekend Messina, presso il Palazzo della Cultura di Viale Boccetta: una tre giorni dedicata all’innovazione e all’imprenditoria. Lo Startup Weekend ha lo scopo di creare un ecosistema imprenditoriale facendo incontrare chi fa impresa con ragazze e ragazzi che si avvicinano a questo mondo per la prima volta. Per tutti gli studenti universitari è possibile acquistare il ticket al prezzo scontato di 25 euro, usando il codice swme17uni. I biglietti sono disponibili sul portale online“Eventbrite”.UniVersoMe (media partner dell’evento) ha intervistato per l’occasione l’organizzazione di questo evento. Diamo la parola a Giuseppe D’Arrigo.

Per chi ancora non lo avesse capito, cos’è lo Startup Weekend?

Lo Startup Weekend è un evento di taglio internazionale che, a Messina, è alla sua terza edizione. Si tratta di 54ore a base di cultura d’impresa e innovazione: imprenditori, professionisti e figure d’esperienze mettono a disposizione dei partecipanti tutte le loro competenze per trasformare delle idee di impresa in progetti concreti.
I partecipanti, raggruppati in team su base volontaria, vivono in 3 giorni quello che una startup fa in diversi mesi, ovvero convalidare l’idea d’impresa, capire come svilupperanno il proprio prodotto/servizio, come identificare e studiare i competitor e, infine, comprendete al meglio il mercato al quale si rivolgono. Alla fine di questo procedimento, in cui si impara facendo con il supporto dei mentor, le idee vengono giudicate da una giuria di imprenditori d’esperienza.
Può partecipare sia chi ha un’idea d’impresa che chi vuole capire come ragiona un moderno imprenditore.

Cosa deve fare un giovane come me per lanciare una startup? Voi potete aiutarlo?

Innanzitutto deve partecipare a Startup Weekend Messina (LOL).
Chi fa startup solitamente parte da un’idea (un prodotto o un servizio) e quindi il primo passo è mettere a fuoco cosa si vuole fare, a quale mercato ci si rivolge (es. giovani, professionisti, studenti) in termini di numeri (soldi, potenziali utenti) e parlarne in pubblico: un imprenditore deve raccogliere feedback sulla propria idea.
Eventi come swmessina consentono di rendere più veloce questo procedimento.
L’associazione Startup Messina si occupa proprio di cultura d’impresa e agisce per favore la creazione di nuove startup, attraverso percorsi di supporto e avvalendosi di un forte e diffuso network di imprese, incubatori, acceleratori su tutto il territorio, non solo di Messina e provincia, ma di buona parte del Mezzogiorno.

Come si crea una rete di innovatori? A Messina cosa ce ne faremo eventualmente? #amessinanoncenenti

Una rete di innovatori, spesso, si crea in maniera quasi casuale, grazie ad una visione condivisa: portare cambiamento e migliorare la cultura e/o le offerte del territorio.
Innovare non vuol dire solo fare impresa ma anche realizzare attività a sfondo sociale/culturale. I migliori risultati si ottengono quando c’è una commistione di questi ambiti assieme alla voglia di portare cambiamento. Una rete di questo tipo a Messina, dove #noncenenti,  porta freschezza e rinnovamento nonché consente di creare sinergie dove non ci sono. Ad esempio fra aziende e istituzioni.

Vi sentite ripagati dalla cittadinanza e dalle istituzioni per l’impegno profuso?

Ovviamente non tutti vogliono fare impresa ma abbiamo riscontrato grande interesse verso i nostri eventi: startup weekend messina (una volta l’anno) e fabbrica delle idee (una volta al mese da gennaio a giugno).
Studenti, liberi professionisti e anche imprenditori hanno dimostrato interesse verso la cultura d’impresa e le iniziative positive del territorio.
Le istituzioni sono più lente nell’accogliere queste iniziative, ovviamente, ma negli ultimi tre anni siamo riusciti ad avere supporto sia dall’Università che dal Comune di Messina che, ad esempio, quest’anno ci ha consentito di fare swmessina al Palacultura.

Quanto è importante una manifestazione del genere per la città di Messina e per le startup messinesi ?

Manifestazioni come swmessina sono molto importanti:
a) creano sinergie, contatti e scambi di competenze. Aspetto essenziale sia per chi vuole fare imprese che per chi fa, piú semplicemente, il dipendente o studia. Attraverso contatti e sinergie si creano sempre nuove possibilitá (iniziative, progetti sociali/culturali, occasioni lavorative)
b) fa capire che anche a Messina si possono portare, con successo, format internazionali e approcci che si vedono quotidianamente anche altrove
c) è un modo per mettersi in gioco e capire meglio le proprie potenzialità. 

Alessio Gugliotta

UniME Mobile: l’Università si digitalizza.

Nel secolo di Internet, dell’intelligenza artificiale e degli smart phone, tutte le relazioni interpersonali sono inevitabilmente mediate dalla tecnologia digitale. Sorprende, in questo senso, che, fino a qualche anno fa, la rivoluzione digitale, con tutti i vantaggi in termini pratici che ne conseguono, fosse percepita all’interno delle aule universitarie come un fenomeno distante che, al più, poteva interessare ben altre realtà.

E’ sotto gli occhi di tutti una generale controtendenza rispetto a questo scenario: l’amministrazione universitaria ha iniziato un percorso virtuoso volto a rendere l’Università di Messina al passo con i tempi che corrono, svecchiando l’intero sistema. Il lancio di “UniME Mobile”, l’app istituzionale di UniME, rappresenta solo una tappa di questo processo: nel 2014 è stato rinnovato totalmente il sito istituzionale, successivamente l’Ateneo è sbarcato sui social network più cliccati, scommettendo anche sulla creazione di un canale Telegram, il tutto in un clima di chiara apertura verso tutti i processi informatici che potessero offrire un servizio sempre migliore all’utenza.

E’ sotto questo punto di vista che bisogna inquadrare la presentazione di oggi: è stata proprio l’esigenza di offrire un servizio di qualità a studenti, docenti, personale tecnico amministrativo e a chiunque venisse in contatto con l’Università, che ha spinto l’Unità Organizzativa Sistemi e Infrastrutture ICT e Rete di Ateneo (CIAM), in collaborazione con il dott. Pagano dell’Unità Organizzativa Innovazione, Ricerca e Formazione (CIAM), a sviluppare questa applicazione per dispositivi mobili che da oggi è disponibile gratuitamente per tutti.L’appuntamento di stamattina in Sala Senato al Rettorato, alla presenza del Prorettore per i Servizi agli Studenti, prof. Eugenio Guglielmino, del Presidente del CIAM, prof. Antonio Puliafito, del Responsabile della Segreteria Tecnica Infrastrutture ICT e Rete d’Ateneo del CIAM, dott. Riccardo Uccello, e del dott. Francesco La Rosa, Funzioni specialistiche universitarie U.OP. Servizi di rete, è stata occasione per presentare i contenuti di UniME Mobile.

L’app consente, previa autenticazione, di accedere a tutte le informazioni che, fino ad oggi, si trovavano in varie sezioni del sito istituzionale o della piattaforma esse3. In particolare gli studenti possono accedere alle informazioni relative alle news, alla carriera, alle tasse , al calendario degli esami e ai docenti; il sistema consente inoltre di geolocalizzare tutte le aule del nostro Ateneo, di accedere in pochi passaggi ai contatti delle segreterie, delle strutture universitarie e degli uffici e di raggiungere i canali social.Comune a tutti coloro che sono intervenuti è stata la soddisfazione di aver messo fine ad una colpevole assenza dell’Università nella galassia degli smart phone, situazione che ha spinto alcuni studenti a “fare da sé” creando degli espedienti tecnologici che potessero sopperire a tale mancanza. Nel richiamare queste vicende, il prof. Guglielmino, ha proposto la creazione di una commissione permanente Università-Associazioni Studentesche al fine di raccogliere le impressioni degli utenti che più di tutti saranno fruitori di questa applicazione con l’obiettivo di migliorare il software puntando sulle competenze in house, come suggerito dal prof. Puliafito in conclusione.

Ancora una volta l’amministrazione si dimostra aperta al confronto e disponibile ad ascoltare le istanze provenienti da tutta la comunità universitaria. Se tale confronto si rivelerà costruttivo il percorso di digitalizzazione dell’Ateneo procederà a ritmi serrati.

Umberto De Luca

 

Grande festa al Polo Annunziata

Domani, martedì 7 Novembre, alle ore 14 presso la Cittadella Universitaria del nostro Ateneo si terrà l’inaugurazione della Club House, un centro ricreativo provvisto di biblioteca, cafè, tutto in un ambiente rilassante e legato alla tradizione siciliana: infatti la struttura è un antico casale ristrutturato per questo nuovo progetto. Ci sarà un buffet che accoglierà gli ospiti (cibo gratis, ragazzi, la migliore pausa pranzo) tra cui uno d’eccezione, il presidente del CONI, Giovanni Malagò il quale visiterà gli impianti sportivi del CUS e nella stessa occasione, con la presenza del nostro Rettore e della Delegazione del Comitato Olimpico Nazionale, inaugurerà il nuovo Centro di Equitazione. Due campi, un’area di oltre 4000 mq e 18 box, un’esclusiva nel panorama dei centri sportivi universitari nazionali.

Successivamente, nei locali del Polo Annunziata, Giovanni Malagò sarà l’ospite d’onore alla Cerimonia di Consegna dei Diplomi post-laurea. I protagonisti della cerimonia saranno i laureati che hanno conseguito nel corso dell’A.A. 2015/16 un Dottorato di Ricerca, una Specializzazione o un Master di I o II livello (ad eccezione dei Master finanziati da enti esterni). Si tratta della prima edizione di Cerimonia di consegna dei Diplomi post-laurea, la quale seguirà l’impostazione di quella che si svolge, da due anni a questa parte, presso il Teatro Antico di Taormina.

Che dire, giornata intensa e ricca di eventi per l’UniMe!

Giulia Greco

Mira Rai: correre ed indipendenza.

Ci sono storie che sembrano trame di film e invece sono realtà.
Ci sono storie che vanno raccontate perché, in tempi così, possono trasmettere fiducia nelle proprie capacità e nel seguire i sogni.

Sono incappata nella storia di Mira Rai per caso, è una fra le trail runner più forti al mondo, quest’anno National Geographic l’ha nominata Adventurer of the Year”.
Nasce a Bhojpur una cittadina della parte orientale del Nepal, a dodici anni smette di frequentare la scuola per occuparsi della casa, del bestiame e percorre chilometri e chilometri fra le montagne, come racconta lei in un’intervista Ho sempre camminato a lungo, per ore, spesso a stomaco vuoto, a piedi nudi e sola, anche soltanto per andare a prendere l’acqua o il riso al mercato”.

Non vuole piegarsi alla società fortemente patriarcale nepalese così a quattordici anni si unisce ai ribelli maoisti, impara il karate (è cintura nera) e il suo maestro la spinge verso la corsa.
L’accordo fra governo nepalese e maoisti era stato firmato nel 2006, Mira vive l’esperienza dei ribelli lontano dalla guerra civile, vive la parte degli addestramenti fisici e mentali.
Fino ad allora non aveva idea di cosa fosse lo sport: è instillata in lei la determinazione di superare qualsiasi ostacolo.

Due anni dopo tornata nel suo villaggio e partecipa alla sua prima gara la “Kathmandu West Valley Rim 50”. È l’unica donna, nevica e non ha equipaggiamento tecnico: si impone su tutti.

Caso volle che giunga in Italia tramite un’altra runner italiana, inizia ad allenarsi sulle Dolomiti e partecipa sia alla “Sellaronda Trail Race” che al “Trail degli eroi” arrivando sempre prima.
Il passo, o la falcata, è breve e si qualifica per le World Series dell’International Skyrunning Federation” in Australia, ad Hong Kong e in Norvegia e se avete capito l’andazzo: arriva sempre sul podio.

Il corridore, il maratoneta è una figura intrigante, più di ogni altro sportivo, si spinge al limite delle proprie capacità e sente come propria necessità quella di correre.
Murakami descrive finemente l’intreccio fra corsa e le emozioni che si provano. La necessità.
Mira Rai ha iniziato a correre per necessità, per sopravvivenza, la causalità degli eventi l’ha portata ad essere una corridora “con i piedi al sicuro in scarpe comode” per citarla.

Nel 2016 si è infortunata al legamento crociato anteriore e ciò l’ha portata a prendersi una pausa dalla corsa, in questo periodo ha deciso di organizzare la prima gara di trail nel suo paese di origine.
Mira ha 27 anni e un viso luminoso e uno sguardo profondo, tramite lo sport vuole liberare le nepalesi dalla prigionia della società patriarcale, insegnare che esiste un mondo diverso di vivere, stracciare il tendone che copre gli animi delle bambine.

Lo fa, con la determinazione (permettetemi il gioco di parole) di “mirare sempre più in alto”.

 

Arianna De Arcangelis

 

nda: ripresasi dall’infortunio ha partecipato alla Ben Nevis Ultra in Scozia lo scorso settembre, è arrivata prima stabilendo il nuovo record di percorso. E che ve lo dico a fa.

L’UniVerso che cercavo dentro ME

 

Che fatica, amici miei. Scrivere questo articolo è una cosa difficilissima. Sarò sincera con voi: solo il dovermi mettere davanti a questa pagina di Word è stato un parto. È da almeno 2 mesi che so che lo devo fare, che non volevo ridurmi all’ultimo, che rimando ‘’a domani’’.

Oggi non posso. Oggi è l’ultimo giorno a mia disposizione in quanto ‘’domani’’ è il tempo durante il quale voi mi state leggendo. L’articolo è pubblicato. Fine.

Fine.

Sapete, tra tutti i corsi universitari il mio è davvero particolare. Non sono 3, non sono 5, sono 6 anni. Sei anni sono tantissimi. È così strano pensare che tra 4 giorni il traguardo sarà stato raggiunto. The End.

Non giriamo troppo intorno, quindi. Sono qua per porvi i miei saluti, il mio arrivederci.

Questo progetto è entrato nella mia vita nel 2015. Non dimenticherò facilmente la prima volta in quello che è diventato il nostro ufficio. Non mi dimenticherò facilmente quel colloquio: ero l’unica ragazza, in mezzo ad un branco di ragazzi! Non solo: ero l’unica ragazza che scriveva per gioco, per distrazione, sicuramente non per mestiere.

Eppure, dopo quel primo “che ci faccio qui?”, tutto ha iniziato ad andare in maniera assolutamente naturale. Fin dalla prima riunione c’è stata passione ma anche tanto divertimento. Immaginateci: noi 8, in un’aula X, che non sapevamo assolutamente cosa stavamo facendo. Man mano, però, in quella confusione, sono uscite fuori le prime idee, le prime bozze di scalette e poi le scalette vere e proprie, i primi format, le prime categorie.

E poi, lui: il nome. UniVersoMe. Non potrò mai dimenticare quando Gugliotta lo ha scritto sulla lavagna, spiegandoci il gioco di parole, il significato che c’era dietro.

Io, Alessio, Paolo, Bonjo, Daniele, Valerio e Salvo lo abbiamo approvato fin dal primo momento. Università verso Me. Me, Messina. Me, cioè io. Me stesso. E sicuramente, questo universo, non solo è arrivato fin da me, ma è diventato parte di me, ha preso una parte di me.

Questo nostro progetto è stato il motivo per cui, lo dirò sempre, non ho più fatto la domanda di trasferimento. È stato il motivo per cui ho deciso di dare una seconda possibilità a questa università e a questa città, scoprendo che ci sono tantissimi ragazzi che si spaccano il culo (scusate il francesismo) per questa nostra Messina, completamente abbandonata a sé stessa.

Sono cresciuta, insieme ad UniVersoMe: ho imparato la diplomazia, il sacrificio, i compressi, il gioco di squadra. Ho imparato a contenere meglio la rabbia quando sei frustata, perché le cose vanno male, perché la gente non recepisce… Chissà per quale motivo.

UniVersoMe è un percorso che consiglio ad ognuno di voi: è una palestra per il futuro, per i futuri speakers, per i futuri giornalisti, per chi vuole trovare degli amici che lo saranno per sempre. Certo, un po’ di censura bisogna metterla in conto, ma ne vale la pena. E, anche quando verrete criticati, perché la verità fa male e non tutti la accettano, potrete dire che Voi, la Voce dell’Università, avete portato a galla i problemi che ci sono, per aiutare l’università stessa. Non vi crederanno? Non fa niente. L’importante è credere nei propri ideali.

Ed è quello che ho fatto io. Ho creduto e portato avanti i miei ideali fino alla fine, sono stata, anche io, la voce (sgarbata e acida, direi) dell’università. Ed oggi, con questo punto finale, non posso fare altro che esserne fiera.

Arrivederci, UniVersoMe.

Grazie per ogni singolo articolo scritto, corretto, pubblicato; per ogni editoriale con cui ho potuto esprimere la mia scrittura, per le mie amate rubriche di Tempo Libero, Abbatti lo Stereotipo, Recensioni e Scienze&Ricerca.

Ciao, a tutti i miei colleghi, compagni, amici.

A Micalizzi, la nostra carotina autistica, il nostro primo referente generale, l’amico con cui ho passato un anno intero a piangere sui malloppi che ci trascinavamo in biblioteca quando andavamo a “studiare”.

A Giorgino, Bonjo, Pragma, Valerio, Barba; i miei ragazzi, la squadra migliore che potessi desiderare. Ognuno di loro, in un modo diverso ma assolutamente perfetto, mi hanno fatta sentire a casa, protetta e coccolata (questa unica piccola donnina) e, soprattutto, mai inferiore a loro. Loro sono stati la mia spalla su cui piangere, il mio mandare a fanculo le persone e rimetterle in riga senza contestare, gli amici che tutt’ora sono con me, che tra 4 giorni saranno con me in uno dei giorni più importanti.

A Gugliotta, il nuovo referente, che si ammazza giorno e notte per aumentare il livello (e che c’è Super Mario Bros?) della piattaforma nelle sue varie componenti, accettando il cambiamento a cui essa può e deve andare incontro ma senza mai mancare di rispetto a nessuno dei membri che ne fanno parte o agli ideali su cui è stata fondata. Lo fa per quanto il tempo, ed io ne so qualcosa, sia poco. Perché UniVersoMe è anche questo: tanto tempo da ‘’perdere’’, con il piacere di ‘’perderlo’’.

Noi 8: il consiglio fondatore. Questi sette stronzi qua sopra citati, credetemi, non ho parole per ringraziarli abbastanza per ciò che ho provato e che non dimenticherò mai. Per aver creato, insieme, chissà per quale assurdo motivo, un qualcosa per cui, qualsiasi sarà la sua storia, andrò per sempre fiera.

Ai nuovi ragazzi, il nuovo consiglio: Jessica, Arianna, Gianpaolo, Vincenzo e a chi prenderà il mio posto. È stato un piacere vedere come quella passione, che era stampata sulla faccia di noi “vecchi” (nerd), esiste anche nel cuore (e sulla faccia) di qualcun altro. E con certezza posso dire, non solo di aver trovato anche in loro degli amici ed una squadra, che faranno un ottimo lavoro, riuscendo ad arrivare sempre più alto.

A Claudio, referente radio, con cui, come cane e gatto, mi sono acchiappata svariate volte in scontri creativi (a dir poco) ma sicuramente costruttivi. Che dire, lui ha già lasciato il posto ai giovani, ma senza noi due, possiamo dirlo senza alcuna modestia, Radio UniVersoMe non sarebbe stata il canale di successo quale è.

A Giulia, referente grafica, che, vabbè, è diventata una sorella con cui condivido il sonno, i sogni, lo sport ed i nostri mondi un po’ sbilenchi ma così strapieni di… Oddio, di cose troppo complicate ma assolutamente stupende. Attraverso i suoi occhi, guarda dentro l’obiettivo della macchina fotografica e fa vedere il mondo come mai riuscireste a rappresentarvelo. Con la professionalità che poche persone hanno, io la ringrazio perché ha conquistato la mia stima ed il mio rispetto fino, addirittura, una parte del mio cuore.

A tutti i ragazzi della Radio (che ho già salutato un mesetto fa durante la mia ultima puntata), a tutti i ragazzi della Redazione, a chi si occupa dei Social con una puntualità disarmante, a chi arriva e se ne va, a chi arriva e rimane. Grazie a tutti.

E grazie a voi: che nel vostro piccolo mi avete letta ed ascoltata. Grazie se vi ho fatto ridere, se vi ho fatto commuovere, se vi ho fatto incazzare, se mi sono fatta odiare o apprezzare. Grazie perché siete voi le persone per cui abbiamo lavorato ogni giorno e siete il più grande premio che potessimo mai desiderare.

Grazie, perché ho il cuore pieno di emozione.

Elena Anna Andronico

Finché articolo non ci separi


Tu, vuoi prendere in sposa questa pazza scattiata che ti romperà i coglioni AD VITAM?

Lo voglio.

E tu, vuoi prendere in sposo questo tizio con cui condividi poco e niente ma che hai deciso, senza motivo, di amare alla follia dei matti proprio?

Lo voglio.

Vi dichiaro marito e moglie.

 

Ok, la nostra storia non va proprio così… Ma quasi. Come un matrimonio combinato, nessuna delle due sapeva niente l’una dell’altra ma ci siamo trovate insieme.

 

A quel punto, sono due: o hai culo, o soffri tutta la cazza di vita.

Abbiamo avuto culo.

 

QUESTA È LA STORIA DELLE DUE STRONZE CHE VI HANNO ACCOMPAGNATO NEGLIO ULTIMI DUE ANNI, BRUTTI DEFICIENTI, ED ORA, CAZO CAZO, VI STANNO SALUTANDO.

 

  1. Once upon a time…

 

“Tutti zitti, tutti buoni… C’è una storia nuova nuova, ve la racconto piano piano e vi porterà lontano, lontano”

 

Dai, che vi ho stregati. Anni ’90, le musicassette con le favole che venivano narrate. Una scusa per i genitori più pigri… Però, MA CHE NE SANNO GLI ALTRI LEVATI PROPRIO.

 

Se ci pensate, tutto inizia con c’era una volta. C’era una volta… Io. Sola. Che, innocentemente, volevo scrivere un pezzo ogni tot di Recensioni. Di Scienze e Ricerca. E mi sono ritrovata a Tempo Libero. Ah, ma è ronco!

 

Sola soletta, chiedo in giro e trovo altri 3 randagi disposti a scrivere per questa rubrica. Bene, penso, niente panico, qualcuno che mi aiuta lo ho.

 

Inizialmente, ogni articolo era una conquista. Ognuno di noi, separato dagli altri, faceva ridere. Eccome. Le views, parlano al posto nostro.

 

 

  1. Separate in casa

 

Prima che il nostro diventasse un vero e proprio sodalizio, beh siamo state separate. No, non perché ci odiassimo a morte o cose del genere.

 

Tipo “oh, io con quello? MAI” e poi te lo sposi. Non è stato questo il caso.”Giusto Ele..?” Semplicemente prima eravamo persone un po’ più normali, e come ogni persona normale che si rispetti, scrivevamo le cose nostre per conto nostro.

 

“Vane, lo scrivi tu questa settimana?”, “Si certo, nessun problema” Cominciare a scrivere per questa rubrica è stato un puro e semplice caso.

 

Un buco da riempire durante la settimana e tac: l’occasione di mettere giù due insolite righe (dai lo sappiamo tutti che Tempo Libero non fabbrichi “articoli” nell’accezione più letterale del termine).

 

Comunque; Elena scriveva cose fighissime anche da sola. Certo scoprire di avere la stessa testa e gli stessi pensieri ci ha reso tutto estremamente più semplice, ma prima di tutto questo, prima che le nostre mani e le nostre menti si fondessero, eravamo due semplici essere umani con la passione per la scrittura.

 

Una passione un po’ insolita visto che raramente ci siamo ritrovate a scrivere di cose normali. Scrivere in solitaria è stato solo l’incipit di qualcosa di ancora più bello.

 

 3. Galeotto fu quell’articolo

 

Uno, due, tre articoli. “Oh, Vane, che famo? Sta settimana scriviamo insieme? Facciamo un articolo a DODICI MANI”. Ma come si fa? Troppe teste. Boh, vabbè. Proviamo?

 

Andò incredibilmente bene. Chissà perché, ancora mi chiedo di quale malattia mentale voi possiate mai soffrire, vi abbiamo fatto divertire. E ci siamo divertite pure noi, da morire.

 

Ogni settimana si aspetta, ormai devo dire aspettava?, il venerdì. Ma quale officina, ma quali sbronze spinte. SORRY MAMA FOR MI VIDA LOCA, resto fino alle 5 del mattino a scrivere con Vane.

Dopo le prime volte, la macchina andava sola. Beh, se ve lo state chiedendo, SI’ È UNA METAFORA CON UN PERFETTO DOPPIO SENSO SESSUALE.

 

Ogni articolo era, “oh Vane ma se scriviamo…?” e mentre lei digita, io digito… Pam. Esce lo stesso messaggio. Buona la prima.

 

INCEPTION.

 

E così, questo piccolo angolo del nostro Universo è capitato per sbaglio proprio. Quello si laurea, lei fa parte di una rubrica sola, quell’altro non ci sono crediti e ciaone…. Vanessa ed Elena.  Rigà, siamo nate come “amore, fidati, per una volta senza preservativo non fa niente” e ci siamo dovute accollare.

 

Ed è stata un’ottima decisione.

 

  1. Nella buona e nella cattiva sorte

 

Beh, da quando io ed Elena siamo diventate un corpo a due teste e quattro mani, ne abbiamo passate veramente tante, tanto da pensare che il nostro sodalizio, non potesse che suggellarsi con un: “nella buona e nella cattiva sorte”.

 

Ti ricordi Ele, quella volta che per un articolo scritto forse con troppa crudezza, (si può dire crudezza, vero?) abbiamo vissuto nel panico più totale credendo di andare incontro alla galera?

 

Beh, la galera è un’esagerazione eh, ma prese dalle mille paranoie abbiamo anche immaginato a come sarebbe stato condividere la pasta al forno della domenica in una stanza 3×3 di viale Gazzi. Sono sicura che anche da lì avremmo trovato il modo di mandare avanti la nostra folle rubrica. E poi i successi.

 

Quanti articoli letti e riletti dalla gente. Ricondivisi, apprezzati. La gioia di strappare una risata ai nostri amici studenti e non solo. Sicuramente non è stato sempre facile, trovare argomenti sui quali montare i nostri castelli, trovare a giusta chiave di lettura, dedicare infinite ore di tempo davanti ad una pagina bianca da riempire.

 

Eppure, eccoci qua: ancora una volta, nella buona sorte di aver costruito tutto questo, e nella cattiva sorte di dover scrivere la parola fine. Insieme.

 

 

  1. The End

 

Vi riporto di nuovo nel pieno degli anni ’90. The end. Che vi ricorda? Un aiutino? Tom e Jerry. Daaai! Finiva la puntata e… The End.

 

La nostra The End, non è stata mica semplice (ovviamente). Ci siamo trovate al centro di tutti i nostri castelli e ‘’Vane, chiudi tu che io non c’ho voglia!’’

 

Ogni venerdì la stessa storia. Scegli tu quali punti prendere. Facciamo pari o dispari. Ti metto le dita nel naso appena ti vedo se non scegli. SCEGLI! Questo ultimo mese era “quello della settimana prossima è l’ultimo articolo” “ok, perfetto”

 

E poi, c’era un percorso da finire. Scusami ah, scriviamo di amicizia famiglia e snobbiamo l’amore? Ho capito, ma dovremmo pur scrivere un articolo in cui insultiamo noi studenti. LO AVEVAMO GIURATO.

 

Eh, niente. La nostra promessa è slittata, di settimana in settimana. Ma poi, che dire, tra una lettera e l’altra, un po’ di bile, qualche lacrima e un TVB MA NON LO DIRE IN GIRO“ ci siamo?”

 

Sì. Ci siamo. The End. Il nostro Tempo Libero è finito. Cazzo, quanto è vero. Abbiamo troppe cose da fare e a cui pensare, chi ce l’ha più un po’ di tempo libero…

 

‘’Oh Vane, chiudi tu, però. Qua ci sono le chiavi. Io apro, scrivo le introduzioni, lo sai… Tu chiudi. Doppia mandata, mi raccomando”

 

Vaaaa bene, ma solo per farti contenta.

 

Anche questo articolo, l’ultimo, è giunto al termine. Non ci sono parole per spiegare quanto per noi sia stato importante tenervi compagnia tutti i sabato mattina. Quanto sia stato importante ritrovarci ogni venerdì notte, proprio come stanotte, a dedicare il nostro tempo ad un progetto che in un modo o nell’altro ci ha segnate e fatte crescere.

 

Per noi, è giunto però il momento di appendere la tastiera al chiodo, almeno per adesso, e di cominciare un nuovo percorso fatto di incognite e forse anche qualche paura. In fin dei conti, quello che si nasconde dietro la fine di un percorso di studi, è tutto un universo ancora da scoprire.

 

Voi siete stati, senza dubbio, la cosa migliore che ci potesse capitare. Lo stimolo più grande per non smettere mai di fare questo, e di farlo con tutte noi stesse. Forse oggi vi abbiamo fatto ridere poco, ma perdonatecelo, e se dovessimo mancarvi beh, tutti i nostri folli articoli sono sempre a disposizione di click. Rileggeteci, se volete.

 

Saremo sempre le solite Elena e Vanessa: due cazzone incontratesi per sbaglio, dentro una rubrica nata per sbaglio, con un articolo scritto insieme per sbaglio, e che per sbaglio si sono ritrovate a fare la cosa più bella del mondo: raccontare storie e condividerle col mondo. Vi vogliamo bene. Ad Maiora.

 

 

Elena Anna Andronico (direttivo fondatore, referente radio)

Vanessa Munaò (redattore giornale, referente radio)