Vertice tra Blinken e Lavrov. Diplomazia a lavoro per scongiurare nuova invasione in Ucraina.

Il vertice tra il Segretario degli Stati Uniti Antony Blinken e il Ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha aperto la stagione del dialogo volta a far fronte alle criticità attorno al possibile attacco di Mosca in Ucraina.

Mappa degli spostamenti delle truppe russe -Fonte:limesonline.com

L’incontro tenutosi a Ginevra venerdì 21 gennaio, ha provato a disinnescare la minaccia di un nuovo conflitto in Ucraina. La discussione è stata “franca e corposa”, con il Paese a stelle e strisce che ha più volte richiesto le prove che scongiurerebbero un devastante conflitto in Europa.

La possibile invasione della Russia

L’ipotesi di una possibile invasione russa si è fatta da diverse settimane sempre più concreta. Ciò a causa del posizionamento di migliaia di soldati russi al confine con l’Ucraina Orientale. L’ammassamento, iniziato lo scorso novembre, è stato definito a più riprese una seria minaccia alla realizzazione del cosiddetto allargamento a est” della NATO, un piano formulato nel luglio ’97 durante il vertice di Madrid.

Il possibile attacco della Russia -Fonte:blogsicilia.it

L’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, e i rappresentanti dei governi dei sedici membri decisero all’unanimità di invitare ad aderire alla NATO tre Paesi ex satelliti della vecchia Unione Sovietica e tra questi anche l’Ucraina. La decisione nacque per:

  • prevenire eventuali conflitti in Europa, limitando tensioni e focolai;
  • aumentare le truppe NATO di circa 200 mila unità, dando avvio ad un’alleanza più forte che costituirebbe un deterrente in più nei confronti di eventuali volontà di aggressioni armate ai Paesi membri;
  • garantire maggiore democrazia nei nuovi Stati aderenti. L’ingresso alla NATO impedirebbe dunque il ritorno a regimi autoritari e il tramonto del mondo diviso in due blocchi.

L’obiettivo di costruire equilibri nuovi e più duraturi ha destato preoccupazioni per una possibile operazione militare russa volta ad ostacolarlo.

Gli attacchi della Russia contro l’Ucraina

Attacco a Donbass -Fonte:contropiano.org

Gli attacchi da parte di Putin all’Ucraina non sono inaspettati, anzi negli ultimi 15 anni Mosca ha mostrato in diverse occasioni di essere pronta ad usare la forza per garantire la propria influenza sui Paesi vicini. Tra gli avvenimenti più eclatanti:

  • l’intervento della Russia nel 2008 volto a ricacciare le truppe georgiane che invasero l’Ossezia del Sud, regione autonoma del suo territorio che confina a nord con la Russia e che da tempo rivendicava il riconoscimento della sua indipendenza. L’esercito della Federazione Russa rispose con un intervento militare rapidissimo e in una settimana sconfisse le truppe georgiane respingendole fino quasi alle porte della capitale Tbilisi. Gli accordi firmati dopo la fine della battaglia il 15 agosto 2008, impegnavano la Georgia a rinunciare all’uso della forza contro l’Ossezia e l’Abcasia e la Russia a ritirarsi dal territorio georgiano. Subito dopo la firma, questa proclamò unilateralmente una zona cuscinetto attorno alle due repubbliche e il ritiro delle sue truppe non fu mai completato, facendo rimanere i rapporti tra i due Paesi particolarmente tesi;
  • la guerra dell’Ucraina orientale guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta dell’Ucraina orientale. Conflitto iniziato il 6 aprile 2014 quando alcuni manifestanti armati si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi e definiti dal governo Ucraino come terroristi finanziati da Mosca.

L’incontro delle potenze a Ginevra

Nonostante il punto di svolta non sia ancora trovato il filo del dialogo è rimasto aperto. Gli Stati Uniti stanno cercando una soluzione diplomatica sull’Ucraina, affermando una “risposta rapida e forte” nel caso di invasione Russa.

Le posizioni prese dai due governi sono molto distanti e le reciproche proposte risultano irricevibili da ambe due le parti. Se la Russia richiede che la NATO ritiri le proprie truppe da Bulgaria, Romania e dalle altre repubbliche ex sovietiche, gli Stati Uniti chiedono il ritiro delle decine di migliaia di militari russi ammassati al confine orientale ucraino.

L’incontro tra Blinken e Lavrov – Fonte:ilfoglio.it

L’invio di nuovi armamenti in Bielorussia (alleata della Russia) ha visto subito una controffensiva degli Stati Uniti che hanno già autorizzato Paesi come Estonia, Lettonia e Lituania a trasferire i missili anti-aerei Stinger alle forze ucraine. Ciò ha innescato inevitabilmente non solo la consegna di missili anti-carro Javelin dal Regno Unito alla Nazione come deterrente nei confronti della Russia, ma ha richiamato l’attenzione del Presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato di essere pronto a mandare i suoi soldati in Romania, se la NATO decidesse di rafforzare la sua presenza nel Paese.

Sebbene gli analisti stiano provando a comprendere le possibili future mosse del Cremlino, l’unica certezza consolidata è il terrore della Russia di perdere la propria sicurezza nazionale attraverso l’allargamento ad est della NATO. È quindi sulla fondamentale importanza data all’Ucraina che si imperna l’obiettivo russo. Lo si legge nell’analisi di un articolo pubblicato lo scorso luglio, che rivela proprio la volontà del presidente Putin di ostacolare l’espansione dell’organizzazione per ricreare un’unità tra russi e ucraini.

Le dichiarazioni di Joe Biden e l’intervento di Emmanuel Macron

Durante la conferenza stampa tenutasi mercoledì 20 gennaio alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha candidamente esposto che le posizioni su come agire ad un presunto attacco russo non sono affatto comuni all’interno dell’organizzazione.

La cupa constatazione ha destato dunque preoccupazioni, ponendo l’accento sulle divisioni interne alla NATO e sull’estensione e gravità che potrebbe avere l’intervento militare russo in Ucraina.

Bisognerebbe dunque valutare, nel caso di un attacco limitato, come dover agire senza destare ulteriori scontri interni su “cosa fare e non fare”. A seguito di tali dichiarazioni molti hanno letto tra le righe un “via libera” dato dal Presidente degli Stati Uniti all’aggressione russa.

Ucraina, Biden -Fonte:lastampa.it

A porre rimedio alla pessima uscita di Joe Biden è stato con un discorso di fronte al Parlamento Europeo Emmanuel Macron. Questi sostiene la necessità per l’Europa di costruire un sistema di sicurezza proprio, da condividere successivamente con gli alleati, in modo da garantire una risposta ferma e immediata all’aggressività di Mosca. Una risposta di questo tipo è innegabile che non vi sia mai stata finora e troppo spesso il Cremlino ha agito conscio dell’assenza del rischio di possibili ritorsioni.

 

Giovanna Sgarlata

Summit Usa-Russia: segni di disgelo. Ecco l’esito dell’incontro tra Biden e Putin

Dal vertice di Ginevra si sono mostrati segni di disgelo fra Usa e Russia. Sono state concordate le consultazioni sulla cyber security e si è dato avvio ad una dichiarazione congiunta, volta a garantire una stabilità nucleare per escludere l’esordio di una guerra atomica.

Stretta di mano tra Putin e Biden –Fonte:ilfattoquotidiano.it

La scorsa serata si è concluso l’incontro tra il Presidente americano Joe Biden e il Presidente russo Vladimir Putin, presso Villa La Grange, a Ginevra (Svizzera). Il vertice è finito in poco tempo, dopo quasi tre ore, rispetto alle previsioni della Casa Bianca. Al termine del colloquio, nonostante i toni siano stati cordiali, i due leader non si sono presentati alle conferenze stampa insieme, indicando così la permanenza, comunque, di tensioni elevate.

Esito dell’incontro

L’incontro è stato avviato nella consapevolezza dei rapporti minimi che viggono dai tempi della Guerra Fredda e, nonostante le questioni accumulate nel tempo abbiano inciso sulle relazioni tra Russia e Usa, il summit fra i due Presidenti ha avuto un “discreto successo”, vedendo anche la partecipazione dei rispettivi capi della diplomazia Antony Blinken e Sergei Lavrov.

Concluso il faccia a faccia tra Biden e Putin –Fonte:avvenire.it

I leader hanno trovato un punto di accordo sul tema del ritorno dei rispettivi ambasciatori e sulle consultazioni contro i cyber attacchi, pattuendo una linea di dialogo anche sulla questione della stabilità nucleare e fissando un possibile compromesso sullo scambio di prigionieri.

Sul caso dell’Ucraina, il capo del Cremlino auspica, altresì, che Kiev rispetti gli accordi di Minsk, ossia l’osservazione di quel protocollo stipulato per porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre del 2014 dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR), e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). Invece le due Potenze restano su due fronti discordi riguardo le tematiche dei diritti umani.

Le successive conferenze stampa hanno alimentato un moderato ottimismo, dato dal riconoscimento di una “responsabilità comune globale” e dell’esigenza di dialogare, anche quando non si trovano punti d’accordo.

La conferenza stampa di Vladimir Putin

Summit Usa-Russia –Fonte:rsi.ch

Il primo a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti è stato Putin, confermando l’esito positivo del summit definendolo “costruttivo”:

“ha avuto luogo su una base di principi. Su molte posizioni le nostre valutazioni divergono. Ma credo che entrambe le parti cerchino un terreno fertile per trovare soluzioni comuni”

Il leader russo oltre ad annunciare il risultato concreto dell’incontro, ha affermato un eventuale adesione alla NATO e l’effettivo ritorno alle proprie ambasciate del russo Anatoly Antonov (nell’ambasciata di Washington) e dello statunitense John Sullivan (in quella di Mosca), i quali erano stati richiamati dopo le tensioni e le espulsioni dei mesi precedenti.

Il caso, che però ha ricevuto più attenzione, è stato quello dell’attacco al Colonial Pipeline, uno dei più grandi oleodotti degli Stati Uniti, che secondo i loro funzionari ha subito un attacco informatico il 7 maggio scorso, causando l’interruzione della sua attività che rifornisce circa metà della costa orientale del Paese, tra cui le città come Atlanta, Washington e New York. Si ritiene che il Colonial Pipeline e altre aziende siano state vittime degli attacchi “ransomware”, un tipo di malware (programma in grado di apportare danni ad un sistema infromatico) che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione.

Nonostante gli esperti affermino che l’azione provenga dalla Russia, Putin ha negato l’origine della responsabilità del suo Governo, sostenendo invece una collaborazione con gli Stati Uniti sulle consultazioni sulla sicurezza informatica. Nonostante ciò Biden ha consegnato una lista delle 16 infrastrutture critiche che devono essere escluse da qualsiasi forma di aggressione informatica.

Si è poi parlato, della tematica calda dei diritti umani citando il leader dell’opposizione, Alexei Navalny, tenuto in prigionia per ragioni irrisorie, che se dovesse perdere la vita, secondo quanto espresso dal Capo della Casa Bianca, le “conseguenze sarebbero devastanti”. Il Presidente del Cremlino ha paragonato la sua politica contro gli oppositori come gli arresti avvenuti durante l’attacco al Congresso degli Stati Uniti dello scorso 6 gennaio. Paragone, che per Joe Biden, è risultato alquanto “ridicolo” poiché, come ha ricordato il leader democratico, Navalny e i suoi sostenitori lottavano per le elezioni libere in Russia, mentre i rivoltosi del Campidoglio avevano come obiettivo quello di ribaltare il risultato delle elezioni libere negli Stati Uniti.

Le dichiarazioni di Joe Biden

I rapporti USA-Russia devono essere stabili –Fonte:bluewin.ch

Dopo la conferenza stampa di Putin, è stata avviata quella diBiden sostenendo in poco più di mezz’ora che l’incontro è stato effettuato per evitare la presenza di errori ed incomprensioni future tra le due Nazioni. Il proposito su cui si fondava il colloquio si poneva come scopo l’identificazione di alcune aree di lavoro su cui ambe due i Paesi avrebbero potuto intervenire. Si sarebbero creati così rapporti tra Usa e Russia stabili, con l’onere di fondarsi sulla difesa dei valori democratici.

Si è poi parlato del potenziale rilascio dei due ex marine statunitensi, attualmente detenuti in Russia, tra cui risulta esserci Paul Whelan accusato di spionaggio e costretto 16 anni di prigionia, per il ritrovamento di una chiavetta USB contenete informazioni riservate. Sebbene l’ex marine si sia dichiarato non colpevole e affermi di essere stato vittima di una trappola, il tribunale russo lo ha condannato senza la produzione alcuna prova. Perciò per l’ambasciatore americano Sullivan, tale atto è da dichiararsi come una “beffa della giustizia” che lede gravemente i diritti umani.

Al fine di evitare i rischi di instabilità  si è a lungo discusso, secondo quanto riportato dal Presidente americano, dei passi essenziali per evitare il conflitto. È stato così concordata l’apertura di un dialogo e la creazione di un gruppo di esperti diplomatici al fine di cooperare per la realizzazione di una sicurezza strategica.

Giovanna Sgarlata