Ovaio policistico o sindrome?

È piuttosto comune non avere le idee chiarissime sulle differenze tra avere un ovaio policistico (PCO) e avere la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Sebbene i nomi di queste due condizioni che riguardano il sesso femminile siano molto simili, c’è una bella differenza.

Elenco dei contenuti

  1. Differenze tra le due
  2. Diagnosi
  3. Sintomi
  4. Cause
  5. Trattamenti
  6. Incidenza tumorale 
  7. Varie fasi della vita
  8. Conclusioni

Differenze tra le due

La sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) è una sindrome multifattoriale, ovvero le cui cause sono da ricondurre a una molteplicità di fattori, e rappresenta la più comune causa di disturbo endocrino dell’età fertile della donna. La sua multifattorialità rende la manifestazione clinica (segni e sintomi) e biochimica (parametri di laboratorio) diversa da donna a donna.

L’Ovaio Policistico (PCO) o ovaio multicistico o multifollicolare è una condizione in cui si evidenzia all’esame ecografico la presenza di follicoli (chiamati cisti) in diversi stadi di maturità senza altre condizioni patologiche.

 Differenza tra ovaio sano e policistico: healthy.thewom.it

Diagnosi

Per identificare un ovaio multifollicolare è necessario sottoporsi ad una semplice ecografia (transvaginale o pelvica) attraverso cui è possibile constatare la presenza nell’ovaio di cisti (4-10mm di diametro).
Le cisti non sono altro che follicoli, contenenti ovuli, che sotto un impulso non perfetto da parte degli ormoni, avviano una maturazione disordinata.

Sindrome dell'Ovaio Policistico: Sintomi, Cause, Cura | Auxologico
Ovaie policistiche: www.auxologico.it

I criteri per fare una diagnosi di PCOS, sono i cosiddetti Criteri di Rotterdam, definiti nel 2003. Tale documento stabilisce che si può affermare la presenza di PCOS in donne che manifestino almeno 2 dei seguenti criteri:

  • Iperandrogenismo: eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone, da parte delle ghiandole endocrine, surreni e ovaie.
  • Oligo-amenorrea (cicli irregolari) con oligo-anovulazione cronica.
  • Ovaio policistico all’indagine ecografica.

Avere l’ovaio policistico  non è condizione necessaria per ricevere diagnosi di PCOS.
Altro aspetto molto importante, non inserito nei criteri di Rotterdam, è il ruolo dell’insulino- resistenza (iperinsulinemia).

Nelle donne con PCOS in cui si riscontra un ovaio policistico all’esame ecografico, a differenza dell’ovaio multifollicolare, si vedranno un numero di cisti> 12, di dimensioni comprese tra 2-9mm, con una disposizione a corona intorno all’ovaio, associati ad un aumento del volume ovarico.
Per fare diagnosi di PCOS è necessario non solo effettuare una ecografia ovarica ma anche una serie di indagini biochimiche: misurazione dei livelli degli ormoni maschili, del rapporto FSH/LH, controllo dei parametri metabolici (glicemia e insulina).

Sintomi

I sintomi caratteristici dell’ovaio policistico sono variabili da donna a donna e possono comprendere:

  • ciclo mestruale irregolare,
  • infertilità,
  • dolore pelvico,
  • eccesso di crescita di peli su viso, petto, ventre o cosce (irsutismo),
  • aumento di peso,
  • acne e/o pelle grassa.

Le donne affetta da ovaio policistico hanno un rischio maggiore di sviluppare

Cause

Per la sindrome dell’ovaio policistico  ancora non è stato individuato un singolo elemento patogeno. Sicuramente, però, fra le cause più frequenti potrebbe esserci l’iperandrogenismo. Questo comporta un eccesso di androgeni, causato dall’aumento dei livelli di LH (l’ormone luteinizzante prodotto dall’ipofisi) e l’irregolare produzione di ormoni estrogeni ed androgeni da parte dell’ovaio. Sarebbe proprio l’aumento dei livelli di LH a generare una stimolazione eccessiva delle ovaie.

L’FSH (l’ormone follicolo stimolante prodotto sempre dall’ipofisi), risulta lievemente ridotto.

Nel 30% delle pazienti colpite dalla sindrome dell’ovaio policistico si registra un aumento della prolattina che raddoppia nei suoi valori rispetto alle donne normali.

Trattamenti

Dato che è una condizione ecografica normale, per la PCO non è necessaria alcun tipo di terapia.

Ovaio policistico e pillola anticoncezionale? Svelati pro e contro - Noi PCOS
Trattamento farmacologico: sindromeovaiopolicistico.it

Diverso il discorso della PCOS: se legato a sovrappeso e obesità, il primo trattamento è dimagrire attraverso un regime dietetico e l’esercizio fisico. Una corretta alimentazione e l’attività motoria permettono di ridurre l’insulino-resistenza e di migliorare la ciclicità mestruale, nonché di ridurre i sintomi legati ad acne e irsutismo.

Per questi scopi è possibile utilizzare anche la pillola contraccettiva estro-progestinica: gli estrogeni della pillola riducono l’effetto periferico degli ormoni maschili e la produzione ovarica di testosterone, aumentando invece al livello del fegato la produzione di una proteina, la Sex Hormone Binding Globuline (SHBG) che diminuisce gli androgeni nel sangue.

Se invece la paziente desidera una gravidanza e la regolarità ovulatoria e mestruale non è migliorata con il calo di peso, occorrono terapie mirate ad indurre l’ovulazione. Queste devono essere però eseguite sotto il controllo di uno specialista in medicina della riproduzione: il rischio è infatti che le terapie di questo genere portino a gravidanze multiple e, per questo motivo, devono essere assunte sotto il controllo di un esperto.

Incidenza tumorale

Utero compromesso: www.lotusflowerpcos.com

Le donne con PCOS hanno un rischio dal 3 al 7% superiore di sviluppare cancro alla parete dell’utero, a livello dell’endometrio, rispetto alle donne che non ne soffrono.  La buona notizia è che solitamente è ben differenziato (con un basso grado di malignità) ed ha una buona prognosi, il che vuol dire che c’è un’alta probabilità di guarigione.

La causa risiede nella riduzione della produzione di progesterone. Una significativa quantità di questo ormone viene prodotta solo dopo l’ovulazione, e se l’ovulazione si verifica solo alcune volte l’anno o meno, il livello di progesterone sarà bassissimo. Questo fa sì che l’endometrio si ispessisca, producendo forti ed abbondanti cicli mestruali, ma infrequenti e questo probabilmente insieme all’effetto proliferativo dell’insulina e del fattore di crescita insulino simile-1, incrementa il rischio di cancro all’endometrio.

Varie fasi della vita

Tre generazioni a confronto: d2p7icj150yufj.cloudfront.net

Adolescenza: è possibile fare diagnosi di PCOS  solo in presenza di tutti e 3 i caratteri di Rotterdam:

  • presenza di amenorrea/oligoamenorrea per almeno due anni dal menarca
  • presenza di ovaio policistico, caratterizzato da ovaie con dimensioni >10 cm,
  • Deve essere confermata la presenza di iperandrogenismo, con le analisi di laboratorio.

L’iperandrogenismo potrebbe rappresentare il marker più importante di PCOS tra le adolescenti. Ragion per cui è importante riconoscere e ridurre i livelli di androgeni in adolescenza, al fine di ridurre il rischio di sviluppare sindrome metabolica, diabete e l’infertilità in età adulta.

Età adulta:  Uno dei problemi più grandi  è il fatto che la PCOS rappresenta una delle cause endocrine più comuni di infertilità femminile.
Una volta instauratasi la gravidanza, altro rischio associato alla PCOS è la maggiore incidenza del diabete gestazionale; disordini della pressione sanguigna, quali pre-eclampsia (ipertensione indotta dalla gravidanza, 5%), oltre ad aborti spontanei e nascite premature (10-15%).

Menopausa: Pur essendo stata rilevata una diminuzione della secrezione di androgeni ovarici con l’età, la secrezione di androgeni surrenali rimane pronunciata nelle donne con PCOS anche in menopausa, indicando che in queste donne l’esposizione a iperandrogenismo persiste per lungo tempo, amplificando il rischio di malattie cardiovascolari, rispetto alle donne non-PCOS in post-menopausa.
Nello stesso tempo peggiorano la resistenza all’insulina, l’infiammazione cronica, l’adiposità addominale e la dislipidemia, soprattutto all’aumentare del BMI.

Conclusioni

Carcinoma Ovarico: Cause, Sintomi e Cura
Salubrità utero-ovaie: www.my-personaltrainer.it

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato come la sindrome dell’ovaio policistico apporti una diminuzione della qualità della vita e un’alterazione dell’identità femminile. Inoltre, l’irregolarità mestruale e l’infertilità non fanno che accrescere la pressione psicologica, provocando un sentimento di incompletezza e perdita di femminilità che si traduce in una diminuzione della qualità della vita.

In questo quadro, quindi, un approccio multidisciplinare alla PCOS, che includa anche un supporto psicologico, può aiutare a superare alcune di queste difficoltà.

Pantano Alice

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Intervista a Monica Calcagni in occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi: la conoscenza come arma di prevenzione

Leggendo il libro edito da Sperling&Kupfer ”Cose da donne che anche gli uomini dovrebbero sapere” di Monica Calcagni, una frase in particolare ha attratto la mia attenzione: ”Voglio raccontare la medicina per come la conosco e la vivo io, esprimermi in merito alle cose da donne come diretta interessata, e aprire una breccia nel muro che separa medico e paziente”.
Condividendo a pieno il pensiero e seguendo la dottoressa da tempo sui social, in collaborazione con UniVersoMe ho invitato la dottoressa per discutere su delle tematiche che molto mi stanno a cuore, al fine di far conoscere a ragazzi e genitori patologie come l’endometriosi e sensibilizzare gli adolescenti e le famiglie al dialogo interpersonale su ”questioni” che ancora oggi risentono di quel fantomatico velo ”storico” di castità.

  1. Chi è Monica Calcagni
  2. Perché è stata istituita la giornata mondiale dell’endometriosi? E soprattutto, di cosa si tratta?
  3. Fin da bambine ci sentiamo ripetere che è normale avere mestruazioni dolorose. E’ veramente così? 
  4. L’ endometriosi è una patologia congenita o si sviluppa a seguito di un evento scatenante? Quali fattori possono attivare il campanello di allarme nei genitori o nel soggetto stesso?
  5. Secondo la sua esperienza, pensa che l’endometriosi sia una patologia così comune? Generalmente, quale terapia viene somministrata?
  6. L’endometriosi è una patologia prettamente femminile?
  7. Nell’approccio interpersonale, cosa consiglia di non dire a chi ha l’endometriosi? 
  8. Perché secondo lei le patologie legate all’apparato riproduttore non sono soggette al dialogo familiare e scolastico?
  9. Da professionista e madre, cosa sente di dire ai ragazzi e ai genitori che ci seguono? 
  10. Conclusioni

Chi è Monica Calcagni

Monica Calcagni è una dottoressa laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma ”Tor Vergata” e specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso la medesima. Oltre a svolgere il lavoro per cui ha studiato, è anche una nota influencer che, con i suoi contenuti, ha debuttato sui social come ”ginfluencer”, raggiungendo oltre 250K persone su Instagram fino a 1MLN su TikTok. E se con i social ha raggiunto la popolarità tra i ragazzi, con la pubblicazione del suo libro è riuscita ad entrare nelle case degli italiani. Il suo curriculum è vasto e meritevole di nota, ma oggi preferiamo concentrarci su una patologia poco discussa e che rappresenta ancora un tabù, l’endometriosi. Oscura e non sempre silenziosa, affligge solo in Italia il 10-15% di donne in età fertile e oltre il 40% delle donne che hanno difficoltà a concepire.

 

Dottoressa Monica Calcagni

 

Dottoressa, perché è stata istituita la Giornata Mondiale dell’Endometriosi? E soprattutto, di cosa si tratta?

La Giornata Mondiale dell’Endometriosi è stata istituita al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa patologia che può essere fortemente invalidante e che in Italia colpisce quasi tre milioni di donne. Probabilmente i numeri sono molto più alti, perché la diagnosi può arrivare anche dopo 8-10 anni.
Si tratta di una malattia infiammatoria pelvica che fino a qualche anno fa si pensava fosse dovuta alla localizzazione extra uterina dell’endometrio, il rivestimento interno dell’utero. Studi recenti hanno invece dimostrato che si tratta di un tessuto simile all’endometrio e, pertanto, si comporta più o meno come tale.
La sua localizzazione può avvenire a livello di organi pelvici, come utero e ovaie, ma anche di organi ben più distanti, come l’intestino.
Da non troppo tempo è stata inserita nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), per cui si può avere un’esenzione per poter effettuare un percorso diagnostico-terapeutico. Durante la giornata mondiale dell’endometriosi fioriscono una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare non solo le donne, ma anche gli uomini su questa importante patologia.

Fin da bambine ci sentiamo ripetere che è normale avere mestruazioni dolorose, quasi come se la cultura del dolore prevaricasse su quella della conoscenza. Mi rivolgo a lei, è veramente così? E’ normale avere dolori mestruali talvolta invalidanti e debilitanti?

Veniamo da un’educazione per cui la donna deve soffrire ‘’partorirai con dolore e con dolore avrai le mestruazioni’’. Qualsiasi ragazzina, io stessa quando avevo dolori mestruali, venivo tranquillizzata con la frase ‘’Abbiamo sofferto tutte, prima o poi passerà, aspetta di partorire’’ ma, in realtà, non è così.
Il dolore mestruale non è una cosa normale o che dobbiamo tollerare, piuttosto deve spingere a fare degli accertamenti. Nonostante questo, non significa che dolore mestruale voglia dire necessariamente endometriosi che è, invece, una patologia a volte silenziosa.
Il messaggio che io vorrei arrivasse non è finalizzato soltanto alle ragazze ma anche ai genitori. Non chiudete gli occhi, non evitate di portarle dal ginecologo perché avete paura che così possano essere autorizzate a fare qualcosa che voi non volete facciano. Piuttosto, pensate alla loro salute e fate in modo che possano vivere il rapporto con le mestruazioni in serenità e non come un dramma.

L’endometriosi è una malattia attorno alla quale ruotano svariate teorie. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Dottoressa, l’endometriosi è una patologia congenita o si sviluppa a seguito di un evento scatenante? Quali fattori possono attivare il campanello di allarme nei genitori o nel soggetto stesso?

Sull’endometriosi si sa ancora molto poco. E’ recente lo studio che dimostra come la causa dell’endometriosi sia su base genica. Infatti, la probabilità di manifestare la malattia è dovuta alla mutazione di un gene che, inoltre, è stato rintracciato famiglie in cui c’era più di qualche caso di endometriosi. In commercio è possibile trovare un tampone salivare, l’ Endotest, che permette la diagnosi con un buon grado di affidabilità.
Tuttavia, non significa che l’unica causa sia la genetica. Un po’ come in tutte le malattie da una parte ci vuole la predisposizione, dall’altra degli agenti esterni come lo stile di vita, lo stress, lo smog, alterazioni ormonali che possono indurre la manifestazione  della malattia.
Il sospetto si ha quando i dolori mestruali sono invalidanti, quando si ha difficoltà ad avere una gravidanza o quando si soffre di stitichezza. Potenzialmente si potrebbe avere una localizzazione endometriosica a livello dell’intestino e invece non avere sintomi ginecologici. Quindi, fate i controlli a prescindere, perchè la maggior parte delle volte la scoperta dell’endometriosi è puramente casuale.

 

Fonte: wikiversity.org

Mi piace ricordare ai nostri lettori che fin dalla più tenera età ha coltivato il desiderio di essere medico delle mamme e, crescendo, delle donne. Secondo la sua esperienza, pensa che l’endometriosi sia una patologia così comune? Generalmente, quale terapia viene somministrata?

La diagnosi di endometriosi non è semplice. Spesso non si vede con l’ecografia o con risonanza magnetica, a meno che il tessuto non sia localizzato sulle ovaie o sul corpo uterino. L’unico esame che ci dà una diagnosi certa è la laparoscopia, una tecnica chirurgica.
Reputo che l’endometriosi sia una patologia più frequente di quanto si pensi. Sappiamo che colpisce il 10% delle donne in età fertile e quasi tre milioni di donne in Italia, ma bisogna considerare che c’è una grande fetta di donne a cui non viene diagnosticata perché sono asintomatiche e riescono ad avere gravidanze senza problemi.
Nella mia vita professionale ho diagnosticato tante endometriosi e di tante altre c’è il sospetto.
Purtroppo, ad oggi, non disponiamo di terapie che la curano, ma esistono quelle che permettono la gestione dei sintomi, come le terapie ormonali o l’utilizzo di dispositivi intrauterini.
Nelle donne asintomatiche, inoltre, è possibile somministrare anti-infiammatori che permettono di spegnere i focolai di flogosi.

L’endometriosi è una patologia prettamente femminile?

Gli ultimi dati ci dicono che l’endometriosi non è soltanto una patologia femminile ma può colpire anche gli uomini. E’ stato osservato il caso di un uomo con dolore addominale. La massa è stata asportata e, in seguito all’esame istologico, si è visto essere tessuto endometriale. Ci sono degli studi in corso atti a capire quali sono i sintomi che potrebbero manifestare gli uomini con endometriosi, così da trovare terapie finalizzate alla loro gestione. Ancora però bisogna fare molta strada, perchè purtroppo di questa patologia si conosce molto poco.

Nell’approccio interpersonale, cosa consiglia di non dire a chi ha l’endometriosi? Cosa vuole dire alle coppie?

‘’Avrai difficoltà ad avere bambini’’ o ‘’non diventerai mai madre’’.
Esistono quattro stadi dell’endometriosi, da quello più ‘’lieve’’ fino a quelli devastanti, che colpiscono non solo l’apparato riproduttore, ma anche l’intestino o organi lontani dalla pelvi. Questi ultimi portano a fare degli interventi chirurgici anche demolitivi, ma non vale per tutte le donne.
Quindi state tranquille, avere l’endometriosi non vuol dire avere un bollino rosso in fronte che etichetta come sterili o che implica l’intervento con certezza.
Molte donne hanno gravidanze senza alcuna difficoltà, alcune riescono ad avere una gravidanza a seguito di un percorso terapeutico. Altre, purtroppo, non riusciranno a realizzare il loro sogno.
Ai compagni consiglio di supportare le compagne soprattutto dal punto di vista emotivo e psicologico.

Perché secondo lei le patologie legate all’apparato riproduttore non sono soggette al dialogo familiare e scolastico?

E’ un problema di cultura. Si pensa che l’educazione sessuale sia equiparata all’ educazione pornografica, ma si tratta di due cose completamente diverse. Molte volte chi come me parla di sessualità e salute sessuale viene cancellato dai social, ma non ci arrendiamo! Speriamo pian piano che questa cosa venga superata, perché sensibilizzare alla sessualità significa anche prevenzione e conoscenza di patologie importarti come l’endometriosi che, molte volte, viene diagnosticata tardivamente perché appunto non si sospetta di avere.

Da professionista e madre, cosa sente di dire ai ragazzi e ai genitori che ci seguono?

Cari genitori, quello che mi sento di dire è di rispondere in maniera coerente a tutto quello che vi chiedono i ragazzi. Se su alcuni argomenti non siete preparati o non sapete come affrontarli, ammettete la vostra ignoranza e cercate insieme le informazioni. Sono certa che lo apprezzeranno.
Cercate di non sottovalutare i sintomi che vostri figli vi manifestano, non cercate di gestirli con il fai da te e con i rimedi della nonna. Piuttosto, andate da un professionista.
La stessa cosa fate con i vostri ragazzi, perché pian piano stiamo riuscendo a sensibilizzare i genitori sulle patologie femminili, ma ancora c’è un grandissimo tabù sui maschi che troppo poco vanno a fare la visita andrologica.

Conclusioni

“La libertà deriva dalla consapevolezza, la consapevolezza deriva dalla conoscenza, la conoscenza deriva dall’informazione, dallo studio e dalla lettura senza pregiudizi”.

Stefano Nasetti

Redattori UVM

 

Francesca Umina