Hunger Games e la distopica filosofia dell’Usignolo e del Serpente

 

Hunger Games
Una versione più “rudimentale” degli Hunger Games ma che riesce comunque a tenere lo spettatore incollato allo schermo. – Voto UVM: 3/5

 

Il prequel/spin-off del franchise diretto da Francis Lawrence è un ottimo motivo per farci tornare a Panem, in cui scopriremo le crudeli origini dei Giochi della Fame e del carismatico, e tutt’altro che “candido”, anti-eroe.

Il film è la trasposizione cinematografica del romanzo di Suzanne Collins pubblicato nel 2020, ed è ambientato durante i 10° Hunger Games.

Benvenuti ai 10° Hunger Games!

Il protagonista è un giovane Coriolanus Snow (colui che diventerà il temuto presidente di Panem): un giovane uomo, determinato a concludere gli studi per fare carriera e ripristinare il fascino del cognome di famiglia con il suo talento. Per questo, a soli 18 anni, non può rifiutare l’offerta di figurare come mentore di un tributo per gli Hunger Games. Il suo compito è di fare da mentore a Lucy Grey Baird, una ragazza povera del Distretto 12.

Nonostante i timori iniziali, Snow e Lucy Grey trovano un modo per affrontare l’arena, soprattutto quando la ragazza dimostra di avere una voce da usignolo.

Una storia d’amore senza lieto fine…

Coriolanus Snow (interpretato da Tom Blyth), a diciotto anni è già ingegnoso e astuto, ed il suo iniziale e genuino desiderio di riscatto, scaturito dal trauma per la perdita prematura di entrambi i genitori, si tramuterà ben presto in cieca ambizione.

Ben lontano dall’essere lo spietato presidente di Panem presentato nella saga principale, Snow mostra spesso le proprie vulnerabilità. Non è totalmente cattivo o spietato nel prequel, così come non è esattamente buono ed innocente. Ed è nelle sue sfumature di grigio che prende forma man mano quella personalità pericolosa che poi incontreremo nella saga principale.

Lucy Gray Baird (interpretata da Rachel Zegler) fa parte dei Covey, un gruppo di musicisti itineranti confinati nel 12 durante i Giorni Bui. Orfana di entrambi i genitori, si guadagna da vivere esibendosi sul palco. Dal carattere libero, frizzante e senza peli sulla lingua, Lucy Gray proprio grazie a queste sue caratteristiche riesce ad attirare su di sé l’attenzione e il favore del pubblico.

Tra i due protagonisti, nonostante le differenti origini, nascerà una storia d’amore non a lieto fine. Coriolanus che inizialmente reputava i giochi solo come una punizione per la passata ribellione, alla fine del film affermerà di aver finalmente capito a cosa servono veramente gli Hunger Games:

“La natura umana è intrinsecamente violenta e Capitol City è l’unica forza in grado di tenere a bada i distretti”.

Hunger Games
Frame del film: Hunger Games – La ballata dell’Usignolo e del Serpente. Distribuzione: Medusa Film.

Curiosità (distopiche) sul fenomeno mondiale Hunger Games

Suzanne Collins nel 2008 ispirandosi a George Orwell ed al suo distopico romanzo 1984, pubblica Hunger Games e ci catapulta per la prima volta a Panem, che altro non è che una versione moderna della orwelliana Oceania ed il set rappresenta, dunque, un futuro post apocalittico.

La Nazione è formata dalla ricca Capitol City e dai dodici distretti controllati dalla stessa Capitol (in origine erano 13, ma quest’ultimo è stato raso al suolo dopo la ribellione). Come suggerisce il titolo del romanzo, il tema chiave è la fame: intesa sia come libertà politica, sia come vera e propria fame, data la povertà di molti distretti.

In memoria di una passata ribellione dei Distretti, ogni anno la capitale organizza gli Hunger Games, un gioco trasmesso in tutte le tv nel quale due giovani per distretto, un ragazzo e una ragazza, vengono selezionati via sorteggio durante la mietitura, per affrontarsi brutalmente in un’arena iper tecnologica e piena di telecamere.

Negli Hunger Games è molto importante come i tributi vengano percepiti dal pubblico: più sono i favoriti e più riceveranno aiuti durante i combattimenti. Questo è ciò che ha dovuto fare Katniss Everdeen (distretto 12 come Lucy Gray), protagonista dei romanzi principali, per sopravvivere e vincere. Quest’ultima interpretata dalla bellissima e talentuosa Jennifer Lawrence.

E mentre Lucy Gray è una performer inserita in un campo di battaglia e costretta a diventare una cacciatrice per la sua sopravvivenza, Katniss è una cacciatrice inserita in un campo di battaglia, costretta a trasformarsi in una performer per la sua sopravvivenza.

In questo mondo la civiltà aliena le persone da ciò che dovrebbe essere reale e naturale, come la stessa Katniss aveva affermato:

“Distretto 12. Il miglior posto per morire di fame in tutta sicurezza”.

Hunger Games
Frame del film: Hunger Games – La ballata dell’Usignolo e del Serpente. Distribuzione: Medusa Film.

Gli Hunger Games visti da Jean Jacques Rousseau

Da Hunger Games ci si può ricollegare a Jean Jacques Rousseau e alla sua L’Origine della disuguaglianza (1755). Nell’opera, Rousseau riteneva che occorre risalire all’origine del tempo e della vita umana per capire l’uomo prima dell’avvento della civilizzazione umana e delle istituzioni che tanto hanno determinato la sua condotta. Ai suoi occhi il potere, la sopraffazione, l’egoismo, la guerra, appartengono al mondo civilizzato e sono sconosciuti all’uomo di natura.

In Hunger Games – La ballata dell’Usignolo e del Serpente, vediamo una versione più rudimentale dei giochi, con una tecnologia scarsa rispetto a quella della saga originale (basti pensare all’arena nella quale dovrà combattere Lucy Gray, molto più piccola e con meno astuzie tecnologiche di quella di Katniss).

Tuttavia, il film è pieno di suspense e di protagonisti affascinanti e coraggiosi che riescono a tenerci incollati allo schermo per tutta la durata del film.

 

Carmen Nicolino

La fattoria degli animali: il racconto di una rivoluzione

La fattoria degli animali è un romanzo breve che porta il lettore alla riflessione, con chiari riferimenti alla Russia sovietica. – Voto UVM: 5/5

Leggere è senza alcun dubbio uno dei più grandi piaceri della vita: ci permette di viaggiare con la fantasia, immaginando luoghi fantastici e immedesimandoci totalmente nei personaggi. Ma la lettura non è solo questo. Come ogni forma d’arte può avere una funzione catartica, portando il lettore alla riflessione. È proprio questo il caso della Fattoria degli animali (Animal Farm). Si tratta di un breve romanzo allegorico, scritto da George Orwell tra il 1943 e il 1944 e pubblicato per la prima volta il 17 aprile del 1945 in versione originale.

Animali d’Inghilterra

Nella fattoria padronale del signor Jones, gli animali lavorano tutti i giorni fino allo sfinimento, ricevendo in cambio solamente il minimo per sopravvivere. Una sera il vecchio maggiore, il maiale più anziano e più rispettato nella fattoria, chiama a raccolta tutti gli animali per rivelargli la verità sulla loro miserabile esistenza. Gli spiega come tutti, fin quando reputati utili, vengono sfruttati per il lavoro, per poi essere uccisi brutalmente. Ed è proprio allora che inneggia ad una rivoluzione.

Poco dopo la sua morte la rivoluzione diventa realtà e la fattoria padronale diventa la fattoria degli animali. Questi stilano sette comandamenti che racchiudono i principi dell’”animalismo”, per poter vivere nell’uguaglianza e nella giustizia. Ma una figura inizia ad imporsi sempre di più sugli altri animali. È il maiale Napoleon ad ergersi come capo, violando e storpiando a poco a poco tutti e sette i comandamenti.

la fattoria degli animali
Murales rappresentante Napoleon. Fonte: wikimedia.commons.org

Dal vecchio Jones al nuovo padrone Napoleon

Analizzando in maniera più puntuale questo racconto, si possono notare due punti di vista: quello dello stesso Napoleon e quello di tutti gli altri animali.

Napoleon, descritto fin da subito come una figura dall’aria più severa e taciturna, cerca di imporsi, trovando però opposizione da parte di un altro maiale: Palla di neve. Fatto fuori quest’ultimo, la vita nella fattoria inizia a modificarsi radicalmente. Tutti gli altri animali sono portati a fidarsi dei maiali, in quanto considerati più intelligenti, tanto che lo stesso cavallo Gondrano prende come sua regola generale: “il compagno Napoleon ha sempre ragione”. Questi finiscono per accettare passivamente quello che viene detto loro, ed anche quando le galline o la cavalla Berta provano a controbattere, vengono subito zittite dal maiale Clarinetto, un’altra figura emblematica all’interno della storia.

Tocca a lui occuparsi delle relazioni tra Napoleon e gli animali, placando ogni forma di possibile malcontento nascente. Ad esempio, nel momento in cui i maiali iniziano a non rispettare più i comandamenti è lui a dover convincere del contrario gli altri animali della fattoria.

Questi ultimi vengono rappresentati, invece, come ideologicamente piatti. Sostengono inizialmente il vecchio maggiore che per primo ha dato l’idea di rivoluzione, per poi passare a Napoleon, distruttore di quegli stessi ideali. Anche nelle ultimissime pagine, in cui Napoleon è ormai il nuovo padrone alla stregua del vecchio signor Jones (o anche peggio), nessun animale ha il coraggio di ribellarsi e lottare per la propria libertà e per quegli ideali inneggiati col vecchio maggiore.

la fattoria degli animali
Il settimo comandamento modificato. Fonte: flickr.com

L’allegoria della Russia Sovietica

La fattoria degli animali è anche dotata di due appendici scritte dallo stesso Orwell, le quali ci aiutano a contestualizzare meglio la sua creazione e pubblicazione. È noto, infatti, come l’opera fosse stata rifiutata da diversi editori prima di essere stampata nel 1945. Un editore, oltretutto, aveva inizialmente accettato il manoscritto, per poi rifiutarlo in un secondo momento su avviso di un funzionario del Ministero dell’Informazione britannico. Da qui, parte la critica di Orwell alla “English intelligentia”, la classe intellettuale britannica. Quest’ultima mette in atto una vera e propria censura volontaria, considerando sconveniente pubblicare libri che andassero a criticare il capo di uno stato alleato come la Russia nel 1943.

Chiari sono infatti i riferimenti del racconto allegorico: il dispotico Napoleon è una rappresentazione dello stesso Stalin, mentre invece Palla di neve, costretto a scappare dalla fattoria, rappresenta Trockji.

La seconda appendice, invece, sarebbe nient’altro che una prefazione scritta da Orwell per l’edizione in ucraino. Rivolta a tutte le persone presenti nei campi profughi in Germania, favorevoli alla Rivoluzione d’ottobre ed ai suoi ideali originari, ma dissenzienti del regime staliniano.

La fattoria degli animali ci permette di riflettere su vari aspetti. Primo fra tutti, ci permette di notare come tutte le libertà, anche una volta conquistate, debbano essere difese e mai date per scontate. Inoltre ci rende consapevoli di come, all’interno di una società, qualcuno tenti sempre di sovrastare l’altro che, per mantenere una stabilità sociale o perché disinteressato alla vita politica, glielo permette.

Ilaria Denaro