Amor Vincit Omnia: 51 anni di bandiere arcobaleno

Quando si pensa al mondo LGBTQ+, si pensa subito alle bandiere arcobaleno e alle proteste ma, dai Moti di Stonewall del 1969 all’attuale genitore 1 – genitore 2 , ne è passato di tempo.

Oggi come allora, si festeggia il Pride Month: evento affascinante ma ricco di valori che, con le sue parate in giro per il mondo, vernicia di mille colori le critiche e i pregiudizi rispettando la regola del “ridere di ogni problema, mentre chi odia trema”.

Fonte: Wired

Ed è a modo nostro che vogliamo ricordare e celebrare questo giorno e per farlo abbiamo selezionato tre tra documentari, serie tv e film più significativi – in una marea di possibilità –  e fidatevi, ce n’è per tutti i gusti!

The Death and Life of Marsha P. Johnson

Marsha P. Johnson è stata un’attivista per i diritti LGBTQ+ la cui storia è parte fondamentale dello sviluppo della comunità, a tal punto da essere vista come un’icona dei Moti di Stonewall.

Ci verrà raccontata in un documentario, diretto da David France e disponibile su Netflix.

Fonte: serial-escape.com – locandina ufficiale

La sua storia è esposta in modo originale, raccontata tramite la figura dell’investigatrice Victoria Cruz, un’ attivista transgender che ha dedicato tutta la sua vita alla comunità LGBTQ+, applicandosi alla prevenzione della violenza. Nel documentario, Victoria, ormai prossima alla pensione si propone di risolvere un ultimo caso: l’enigmatica morte di Marsha il cui corpo venne trovato nel fiume Hudson nel 1992.

La stessa Cruz, la definì come «la Rosa Parks della nostra comunità» volendo sottolinearne la forza e l’importanza delle sue azioni per il mondo LGBTQ+. In un’ora e quarantacinque minuti pieni di storia e di realtà, non potevano mancare la denuncia alla violenza e ai soprusi nei confronti delle persone di colore e dei “diversi” in generale, condizioni molto in voga nell’America degli anni sessanta (e di adesso).

Con l’obiettivo di mantenere viva la memoria di Marsha, France ci propone uno spunto di riflessione e al contempo una forma di intrattenimento diversa dal solito.

Pride, Matthew Warchus (2014)

Il film Pride, diretto da Matthew Warchus (e disponibile su Amazon Prime Video) è basato su un’ incredibile storia vera.

Fonte: cinema.everyeye.it – rivolta

Ambientato nel 1984, racconta di un gruppo di giovani attivisti londinesi, capitanati da Mark Ashton, che decidono di impegnarsi a raccogliere fondi per sostenere uno sciopero indetto dai minatori Gallesi. Questi, infatti, si stavano ribellando al governo di Margaret Tatcher, che aveva imposto la chiusura dei loro posti di lavoro.

Sebbene – apparentemente la causa dei minatori non trovi punti di incontro con la comunità LGBTQ+, ben presto risulterà evidente come la battaglia dei due gruppi fosse una rivolta all’intolleranza della società di quegli anni.

Questo film mostra come possa nascere un inaspettato rapporto di amicizia e di stima reciproca anche tra persone che hanno idee diverse e che sembrano combattere per obiettivi diametralmente opposti ai nostri;  ci pone davanti a delle tematiche importanti: dai diritti civili alla paura dell’AIDS, fino alla ricerca della rivoluzione.

È così ricco di momenti suggestivi e di significati che stenterete a credere che sia una storia vera!

Sense8

Sense8, uno dei gioielli della grande N, è una serie tv che ha riscosso un successo clamoroso e che nei suoi ventiquattro episodi (più un extra) esaspera il concetto di empatia, introducendo i sensate. Gli otto protagonisti infatti, avranno la possibilità di una connessione interumana e vivranno esperienze ed emozioni oltre i confini (anche geograficamente parlando), senza pregiudizi e con un pizzico – o forse più – di fantascienza.

Ma nel contesto dei mille colori della sceneggiatura, spicca Nomi: sensate che mostra sin da subito il suo essere forte e brillante; è una donna transgender che si trova a vivere in un contesto familiare e sociale non pronto a lei e al suo amore.

Fonte: telefilmaddicted.com – Nomi e Amanita

La tenacia del personaggio è così coinvolgente da realizzare una connessione con gli spettatori (di qualsiasi orientamento e ideologia), e questa verrà espressa in dei monologhi che mostrano come combattere la sofferenza e i giudizi altrui : anche se ti reputano come  «qualcosa da evitare, forse anche da compatire, qualcosa che non si deve amare»  non vale la pena pensare che sia la verità, nemmeno per un momento.

È questo che Nomi ci insegna e se quello che vuole sarà un lieto fine, lo avrà.

Ma perché ci siamo innamorati di lei? Perchè l’interprete, la bellissima Jamie Clayton, donna transgender e attivista per i diritti LGBTQ+ mette se stessa nel personaggio.

Sapete qual è la cosa migliore? Che noi siamo li a guardarla vincere.

 

Quella tra il 27 e il 28 giugno è stata la notte del primo pride della storia. E se al giorno d’oggi, ogni mese di giugno, celebriamo il mese dell’orgoglio, lo dobbiamo a quella notte, alla prima rivolta. Come disse il maestro De Andrè:

Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale

Barbara Granata e Valentina Tripepi

Gay Pride, il cielo è arcobaleno sopra Milano

Si conclude oggi a Milano la Week Pride, la 10 giorni di eventi, concerti, mostre e spettacoli che si è conclusa con la parata finale del 30 giugno scorso, all’insegna della libertà e della rivendicazione dei diritti per la comunità Lgbt. L’hashtag di quest’anno è #civilimanonabbastanza.

Per una settimana, dal 22 giugno all’1 luglio, Milano si è addobbata a festa. L’onda arcobaleno invade il capoluogo lomabardo. #Civilimanonabbastanza è il tema della Milano Pride 2018 perché, come sottolinea Fabio Pellegatta, presidente Associazione Arcigay Milano:

Milano ha raggiunto tanti traguardi ma c’è ancora tanto da fare, è un percorso di crescita culturale. Con queste politiche che cercano di farci arretrare in una dimensione culturale lontana dai tempi che stiamo vivendo, dobbiamo ancora di più scendere in piazza. Non sono i ministri che dicono cosa è diritto, ma le nostre vite

L’evento, giunto alla sua sesta edizione, raccoglie migliaia di uomini, donne, bambini, etero, gay transessuali, bisex e non per unirsi alla giornata mondiale dell’orgoglio gay, celebrata in tutto il globo, che mantiene in vita la memoria dei moti di Stonewall del 1969. La storia narra che la sera del 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn – un locale di New York ancora oggi esistente e frequentato per la maggior parte da omosessuali e transessuali – la polizia irruppe iniziando a perquisire e portar via i clienti. Il fine della retata era quello di verificare che tutti gli avventori avessero almeno 4 capi gender coerenti, ovvero che rispecchiassero il sesso di nascita. Chi non rientrava nei canoni veniva pestato, violato e abusato dagli agenti.

Quella sera però, i clienti del club, dopo anni di discriminazioni e violenze, “SI SONO ROTTI IL CAZZO – scrive Antonio Andrea Pinna (influencer) sul suo profilo Facebook. E nonostante tacchi a spillo, parrucche sintetiche e boa di piume, hanno risposto alla violenza autorizzata della polizia con altrettanta violenza. VINCENDO però. I poliziotti scapparono a gambe levate e con molte ossa rotte. Fu una RIVOLUZIONE. Esattamente un anno dopo fu organizzato il primo Gay Pride a New York. Durante questa marcia i partecipanti scesero in strada mettendosi addosso tutto ciò che non avrebbero mai potuto indossare pubblicamente prima. Per le travestite e per le transessuali fu forse la prima volta in cui videro la luce del sole sentendosi libere di essere se stesse. Lo slogan era ‘Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud’ (Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio)” 

La situazione trova sfogo anche sul versante politico. Vincenzo Spadafora, sottosegretario alle Pari Opportunità, partecipa al Pompei Pride in rappresentanza dell’esecutivo gialloblu dichiarando:

Sono qui per testimoniare il mio sostegno e quello del governo. So che in una parte del governo non c’è la stessa sensibilità ma l’Italia non tornerà indietro, non si perderanno i diritti conquistati

Una risposta, seppur indiretta, che arriva settimane dopo le dichiarazioni del ministro Fontana per cui “le famiglie arcobaleno secondo la Legge non esistono” e quelle del neo ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio che, in occasione di un comizio a Brindisi, dice:

Farò tutto quello che è legalmente, umanamente e civilmente possibile fare perché la mamma continui a chiamarsi mamma e il papà continui a chiamarsi papà

#Civilimanonabbastanza, per ricordarci che l’Italia, che millanta di essere uno dei Paesi più importanti e influenti del pianeta, non ha ancora capito come si sta al mondo. Che per stare al mondo bisogna essere umani, non essere uguali.

Elisa Iacovo