Mank, affari da vecchia Hollywood

Un elegante “metafilm” che mette – forse – una pietra sopra le controversie legate al capolavoro “Quarto Potere” – Voto UVM: 4/5

Le vicende di Hollywood spesso nascondono delle storie avvincenti che soprattutto negli ultimi anni molti registi hanno deciso di raccontare.

Basta pensare a Once Upon a Time … in Hollywood (2019), L’ultima parola: la vera storia di Dalton Trumbo (2015) o Ave, Cesare! (2016) dove vengono rappresentati i meccanismi della vecchia Hollywood.

Il regista David Fincher ha deciso di entrare a far parte di questa lista con Mank (2020) ricostruendo la genesi di uno dei migliori film della storia del cinema: Quarto potere (1941). Proprio questa pellicola è stato inserito dall’American Film Institute al primo posto della AFI’s 100 Years… 100 Movies, ovvero la lista dei cento film americani più importanti di sempre, resistendo anche ai successivi aggiornamenti della classifica con film più recenti.

Oltre alle varie controversie legate alla genesi di Quarto Potere, ecco perché è valsa la pena girare (e vale la pena guardare) “un film su un film”.

La locandina del film – Fonte: netflix.com

Trama

Nel 1940 al drammaturgo e sceneggiatore Herman Mankiewicz, soprannominato da tutti “Mank” (Gary Oldman), viene commissionata la stesura del copione di Quarto potere direttamente da Orson Welles.

Il protagonista viene spedito in una casa di campagna così da non avere distrazioni durante il lavoro, che dovrà essere ultimato in soli 60 giorni. Oltre all’ostacolo del tempo fortemente limitato, il protagonista deve fare i conti anche con la propria gamba, infortunatasi in seguito ad un incidente stradale avvenuto pochi giorni prima, che lo obbliga a stare a letto.

Mank non è certo privo di compagnia in quanto viene assistito da un’infermiera e dalla propria dattilografa.

Una delle scene più emblematiche di Quarto potere – Fonte: lascimmiapensa.com

Nel corso del film vi sono dei lunghi flashback dove viene mostrata la sua vita durante gli anni 30.

Era un uomo estremamente colto, capace in pochi istanti di riuscire a sorprendere e di farsi apprezzare da personaggi illustri dell’epoca come Irving Thalberg, David O. Selznick, Marion Davies e molti altri.

Vengono mostrati anche gli incontri con il suo amato fratello Joseph, anch’egli sceneggiatore, ed il suo ufficio ai tempi in cui lavorava per la Paramount. Una volta concluso il copione Mank inizia a riflettere sul suo operato.

A causa del contratto sottoscritto con la produzione, lo sceneggiatore non potrà comparire nei titoli di coda di Quarto potere. Quando si accorge però di aver creato lo scritto migliore della sua vita si scontrerà con Orson Welles.

Cast

Di Gary Oldman abbiamo già avuto modo di parlare qui.

L’attore in questo film è stato calato in un universo all’interno del quale vige una perfetta armonia: gli impeccabili dialoghi scritti da uno straordinario Jack Fincher (padre del regista David) e le altre interpretazioni del cast hanno permesso a Gary  non solo di poter recitare serenamente ma anche di potersi spingere oltre.

Gary Oldman nei panni di Herman Mankiewicz – Fonte: ddatalent.com

Immedesimato al massimo nella parte, riesce nel dar vita ad un personaggio profondamente complesso.

Un uomo raffinato ed incredibilmente intelligente ma incapace di rinunciare ai vizi, che si sente in una trappola da lui costruita e nella quale ripara egli stesso ogni buco per poter fuggire.

Non a caso l’attore è candidato come miglior attore protagonista agli Oscar 2021.

Di primaria importanza anche la prova dell’attrice di Amanda Seyfried nei panni di Marion Davies la quale ha interpretato in maniera eccelsa la diva del cinema servendosi principalmente di una tecnica d’espressione facciale degna di nota.

Regia

Così come è stato per The Irishman (2019) di Martin Scorsese, ancora una volta è grazie solo ed esclusivamente all’intervento di Netflix se oggi possiamo assistere a questa pellicola.

Il progetto di Mank venne creato dal padre del regista Jack Fincher ed ultimato nel 2003, ma tutte le case di produzione lo rifiutarono (mentre ora è candidato a 10 Oscar).

David Fincher ha deciso di realizzare il film totalmente in bianco e nero e di adottare tecniche di ripresa ed inquadrature tipiche degli anni 30 per dar vita ad un’atmosfera fortemente retrò in cui lo spettatore si immedesima, calandosi maggiormente nella storia.

David Fincher e Gary Oldman sul set di Mank – Fonte: derzweifel.com

La struttura narrativa è fortemente ispirata a quella proprio di Quarto potere in quanto non segue uno schema lineare, bensì è caratterizzata da vari intervalli in cui sono stati montati i flashback del protagonista così da creare dei continui sbalzi temporali.

La storia raccontata in Mank è un misto tra eventi reali e fantasia.

L’assoluta verità sul ruolo che ebbe Orson Welles sulla stesura di Quarto potere non ci è pervenuta, ma ciò che ci è giunto fortunatamente è questa pellicola. Ogni amante del cinema si augura di vederne di simili il prima possibile.

Vincenzo Barbera

 

 

Come Francis Ford Coppola salvò il cinema

Compie oggi 81 anni uno dei più grandi cineasti della storia.

Francis Ford Coppola è uno dei fondatori della New Hollywood: infatti insieme a Martin Scorsese, George Lucas, Steven Spielberg, Brian De Palma, Woody Allen e Roman Polanski ha riempito di spettatori le sale in seguito alla crisi degli anni 60, quando aveva preso piede la televisione e la gente preferiva restare in casa piuttosto che recarsi nei cinema.

Dato che il cinema stava per estinguersi, dobbiamo molto ai registi precedentemente elencati ed in particolare proprio a Francis, il quale è considerato come un sorta di “Che Guevara” negli ambienti hollywoodiani.

Francis Ford Coppola – Fonte: wikipedia.org

Filmografia

La lista di film diretti dal regista è lunga e piena di pellicole d’altissime qualità: Il padrino (1972), Il padrino parte 2 (1974), Apocalypse Now (1979), Il padrino parte 3 (1990), Dracula di Bram Stoker (1992), Jack (1996).

Il primo film del padrino è stato posizionato al secondo posto nella classifica dei “migliori film della storia” dall’American Film Institute (preceduto da Quarto potere del 1942 diretto da Orson Welles). Francis ebbe delle profondi divergenze con la produzione durante le riprese. La Paramount infatti cercò in tutti i modi di convincere il regista affinché escludesse dal cast Marlon Brando e Al Pacino.

Il primo era considerato un astro discendente e non era visto di buon occhio nemmeno dall’Academy; infatti, l’attore non aveva preso parte all’ultima cerimonia degli Oscar per protestare contro le mancate nomination degli attori nativi americani. Brando inoltre aveva la fama di avere un caratteraccio sul set, dato che non voleva imparare le battute a memoria. Al Pacino invece era considerato come non adatto per ricoprire il ruolo di un mafioso e, sempre secondo la produzione, non era conosciuto dal grande pubblico.

Si contestò a Coppola anche la decisione di girare gran parte delle scene in Sicilia, visti i costi troppo elevati.

Il regista continuò comunque sulla sua strada senza scendere a compromessi, ed il risultato fu grandioso: 3 Oscar, successo planetario, 2° miglior film della storia e la Paramount ha sanato i suoi debiti finanziari grazie ai guadagni del padrino.

Francis Ford Coppola e Marlon Brando sul set de Il padrino (1972) – Fonte: pinterest.ca

Apocalypse Now: le difficoltà sul set

Anche per girare Apocalypse Now Francis ha passato letteralmente l’inferno.

Il film venne girato nelle Filippine per scelta del regista stesso.

La pellicola doveva essere ultimata in 12 settimane, ma a causa dei temporali tropicali e di altre gravissime difficoltà ce ne vollero 68.

Sul set giravano fiumi di alcol e sostanze stupefacenti che vennero assunti da gran parte del cast.

Pare che il regista fece ubriacare pesantemente l’attore Martin Sheen per girare una scena dove effettivamente il personaggio da lui interpretato era in stato d’ebbrezza. A causa dell’abuso di alcolici l’attore venne colpito da un infarto e ciò complicò notevolmente la situazione.

Nel frattempo parte della crew venne contagiata da malattie tropicali e il tempo delle riprese non faceva altro che allungarsi. Per coprire parte dei costi il regista stesso ipotecò la sua casa.

Francis Ford Coppola durante le riprese di Apocalypse Now (1979) – Fonte: moviemag.it

In ansia per il ritardo delle riprese, per il senso di colpa dell’infarto di Martin Sheen e per l’imminente divorzio dalla moglie, Francis Ford Coppola entrò in uno stato di profonda depressione: perse 30 kg in poco tempo e tentò addirittura il suicidio.

Nonostante tutte le avversità, il film è uno dei capisaldi della filmografia del regista: si aggiudicò 2 Oscar ed incassò la cifra di 150 milioni di dollari.

Stile

È considerato uno dei fondatori della Nuova Hollywood in quanto ha diretto film che trattavano tematiche del tutto innovative e lo ha fatto seguendo i suoi canoni cinematografici.

Coppola si è imposto grazie alla sua maniacale voglia di rappresentare nel profondo gli aspetti più interessanti dei suoi personaggi. Se nel Padrino e in Apocalypse Now ha raccontato storie che prima di lui non erano state quasi mai menzionate, con Dracula di Bram Stoker riprende in esame la figura del vampiro e la ripropone in chiave del tutto innovativa.

Nella Vecchia Hollwood queste creature venivano rappresentate come degli orridi demoni che rivestivano i ruoli dell’antagonista. Francis invece ha deciso di rendere il conte Dracula (Gary Oldman) il protagonista della storia mostrandolo come un uomo affascinante, approfondendone la poetica del cattivo ed esaltandone l’umanità.

Nei suoi film inoltre si spinge sempre oltre le aspettative e descrive ciò che accade tramite dialoghi ed immagini sontuose che destano stupore tra gli spettatori.

Francis Ford Coppola e Gary Oldman sul set di Dracula di Bram Stoker (1992) – Fonte: iprigionieridelloschermo.wordpress.com

 

Francis Ford Coppola è un guerriero con la sensibilità di un bambino. Ricco di conoscenze tecniche, è riuscito davvero ad attuare una riforma nel cinema degli anni 70, scontrandosi con le produzioni e con la natura stessa. Un regista capace di esternare la sua celebre arte anche se dovesse avere una pistola puntata alla tempia. Non a caso ha vinto 5 premi Oscar e l’Academy gliene ha assegnato uno onorario, quindi gode di un totale di ben 6 statuette personali. Mica male.

Vincenzo Barbera

 

Gary Oldman: l’uomo dai mille volti

Oggi uno dei più grandi attori della storia compie oggi 62 anni.

Gary Oldman può essere definito la versione inglese di Christian Bale, in virtù della sua eccezionale capacità di trasformare il suo corpo ed adattare il suo accento per dare vita a personaggi molto lontani dalla sua vera natura. Un attore, regista, sceneggiatore, produttore che ha dato tantissimo al cinema e che non si ferma mai.

Gary Oldman – Fonte: cinematographe.it

La vita

Nato a Londra nel 1958, Gary non vive un’infanzia tranquilla.

Il padre è fortemente alcolizzato e decide di abbandonare la famiglia quando il piccolo Oldman aveva appena 7 anni. Egli crescerà ed andrà avanti comunque soprattutto grazie all’aiuto della madre e delle due sorelle maggiori.

Durante l’adolescenza si appassiona alla musica, infatti si dedica al pianoforte studiando da autodidatta. Ben presto però il suo istinto lo porta a seguire la strada della recitazione ed a 15 anni diventa membro del Greenwich Young People’s Theatre.

In seguito abbandona gli studi per lavorare in un negozio di articoli sportivi, ma il tempo libero è totalmente dedicato alla recitazione, alla musica e alla lettura di classici.

Dopo non essere stato ammesso alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, viene accolto nella Royal Shakespeare Company e nel 1986 debutta al cinema con il film Sid and Nancy diretto da Alex Cox. Così il giovane Gary inizia a farsi largo tra le produzioni indipendenti diventando una delle nuove promesse del cinema inglese.

Un giovane Gary Oldman – Fonte: movieplayer.it

Nel 1992 interpreta il conte Dracula nella pellicola Dracula di Bram Stoker, diretta da Francis Ford Coppola, ottenendo il successo a livello mondiale.

Nel 1995 l’attore si sottopone ad una cura disintossicante dall’alcol e nel 1997 uscirà il film Nil by Mouth prodotto, scritto e diretto da Oldman stesso, il quale ha preso spunto dalla propria esperienza per raccontare gli effetti delle dipendenze sulle persone.

Sposatosi la bellezza di 6 volte, è padre di 3 figli ed è stato grande amico del compianto David Bowie: infatti, nel 2013 ha inciso la canzone You’ve Been Around per l’ultimo album di quest’ultimo.

Gary attore

Gary Oldman ha preso parte ad una miriade di capolavori cinematografici. Il suo talento attoriale e le sue fredde espressioni facciali lo hanno favorito nell’ottenere molto spesso la parte del cattivo in diverse pellicole. Nei primi minuti del film Dracula di Bram Stoker non lo vediamo ancora trasformato in vampiro e l’attore ha modo di poter far manifestare platealmente al proprio personaggio tutto il pathos e le emozioni che egli prova.

Nel momento in cui si trasforma nel demone della notte lo vediamo annichilirsi, quasi spegnersi, infatti ogni sua reazione è ridimensionata, ma comunque ricca di sentimento. Ha dato vita ad un personaggio pacato (fatta eccezione per alcuni momenti) che si relaziona con i suoi interlocutori mostrando calma e parsimonia, ma grazie alle sue mute espressioni ed alla gestualità teatrale suscita un costante stato di ansia e brivido nello spettatore. È sicuramente una delle sue migliori prove d’attore.

Gary Oldman nei panni del conte Dracula – Fonte: garrettmack.com

La filmografia di Gary è ricca di pellicole d’altissima qualità, quali Air Force One (1997), in Hannibal (2001), il ruolo di Sirius Black nei film di Harry Potter, la parte del tenente di polizia James Gordon nei Batman di Cristopher Nolan, e nel film L’ora più buia.

L’ora più buia

Sicuramente la performance migliore di Gary Oldman.

L’attore interpreta Winston Churchill che nel 1940 deve prendere una delle decisioni più importanti degli ultimi secoli, che cambierà le sorti del mondo in maniera irreversibile.

L’immedesimazione dell’attore nei panni del primo ministro inglese è spaventosamente profonda nonostante l’età avanzata del personaggio che deve interpretare.

Oldman riesce perfettamente a trasmettere tutti i dubbi ed i timori che probabilmente avranno afflitto Churchill divenuto da poco primo ministro in un momento particolarmente difficile dato che dovrà decidere tempestivamente se firmare un trattato di pace con la Germania nazista o continuare la guerra per difendere i propri ideali.

Per questo ruolo l’attore è stato premiato con l’Oscar per il miglior attore protagonista nell’edizione del 2018.

Gary Oldman che interpreta Winston Churchill nel film L’ora più buia – Fonte: style.corriere.it

 

Un attore versatile, capace di interpretare anche il più arduo dei ruoli. Gary Oldman è un modello di ispirazione per tutti gli aspiranti attori, in quanto è in grado potenzialmente di poter recitare un qualsiasi ruolo che gli venga proposto, anche se completamente opposto al suo modo di essere.

La particolarità di Oldman è quella di saper ricreare egregiamente l’essenza stessa di un personaggio, e su questa base poi studiarne le molteplici sfumature, che vengono incanalate e trasmesse tramite la recitazione. Inoltre, possiede una presenza scenica mastodontica: potrebbe anche tenere in piedi un’unica sequenza restando in silenzio per 15 minuti, mantenendo comunque alta la soglia d’attenzione dello spettatore.

Vincenzo Barbera