G20 a Roma: ecco gli incontri tra i leader mondiali e di cosa si parlerà

A poche settimane dall’ultimo – straordinario – incontro dei leader del G20 (per discutere della situazione afghana dopo la presa talebana di Kabul), tra oggi e domani, 30 e il 31 ottobre, si svolgerà a Roma il summit del G20. Si tratta dell’incontro più importante che segna la fine di un anno dedito alle Tre P: Persone, Pianeta, Prosperità. Se non altro, perché l’Italia, nella sua presidenza, ha deciso di vertere fortemente su queste priorità.

Tra le mura di una Roma blindata e sotto l’imperante Nuvola (Roma Convention Center) del quartiere dell’Eur, cambiamento climatico e Global Minimum Tax torneranno al centro del dibattito. Non mancheranno, poi, accenni sui vaccini ed anche sul progetto per la Difesa Europea. Altri importanti temi saranno quelli della lotta alla crisi economica causata dalla pandemia e la situazione afghana. Peraltro, di fondamentale importanza rimane trovare un punto d’incontro sulle strategie di tutela ambientale in vista della COP26, annuale conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite.

(fonte: agi.it)

I leader mondiali oggi a Roma

Ad accompagnare il Presidente del Consiglio Mario Draghi in qualità di rappresentante dell’Italia, moltissime figure di spicco: il re Salaman per l’Arabia Saudita, Alberto Fernández per l’Argentina, Scott Morrison per l’Australia, Jair Bolsonaro per il Brasile, Justin Trudeau per il Canada, Xi Jinping da remoto per la Cina, Moon Jae-In per la Corea del Sud, Emmanuel Macron per la Francia, Angela Merkel (accompagnata dal suo vice Olaf Scholz nell’ultimo G20 della Cancelliera), Fumio Kishida in collegamento dal Giappone, Narendra Modi per l’India, Joko Widodo per l’Indonesia, il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard che farà le veci del Presidente; Boris Johnson per il Regno Unito, Recep Tayyip Erdoğan per la Turchia, Joe Biden per gli Stati Uniti, Vladimir Putin in collegamento dalla Russia, Cyril Ramaphosa per il Sud Africa, Pedro Sánchez per la Spagna e, da ultimi – ma non meno importanti – la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a rappresentare l’Unione Europea.

Diversi leader hanno approfittato della permanenza per incontrare le più alte cariche dello Stato, primo tra tutti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fotografato ieri in compagnia di Biden. Lo stesso ha intrattenuto un colloquio con Papa Francesco, che Biden ha definito come «Il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto». I temi del colloquio sono stati quello del clima, della pandemia, ma anche della libertà religiosa e di coscienza.

(ilmessaggero.it)

Per Biden si prepara un altro incontro, questa volta col leader turco Erdoğan: verranno trattate le situazioni in Siria ed Afghanistan, ma anche la questione del supporto di Washington all’YPG in Siria nell’ottica della lotta allo Stato Islamico. La Turchia considera l’YPG (Unità di Protezione Popolare siriana) alleata del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione ritenuta terroristica tanto in Turchia quando negli USA e nell’UE).

L’occasione per la ricostruzione del blocco occidentale

In molti hanno fatto notare la similitudine tra le agende del Presidente Biden e Draghi: in particolare, il primo potrebbe trovare un importante supporto nel secondo. Ma anche oltre l’apertura atlantista di Draghi, l’occidente troverebbe un importante alleato democratico nell’India di Modi. Lotta ai cambiamenti climatici, uscita dalla crisi pandemica ed economica, corsa allo spazio sarebbero tutti temi parte dell’agenda di ricostruzione del blocco occidentale in opposizione alle pressioni di Cina Russia.

Valeria Bonaccorso

Draghi presiede il G20 straordinario per l’Afghanistan. Ecco le priorità di cui hanno discusso i vertici mondiali

Si è svolto ieri mattina, 12 ottobre, in videoconferenza da Palazzo Chigi, il G20 straordinario dedicato alla situazione emergenziale in Afghanistan. Il tavolo è stato coordinato dalla presidenza italiana e gestito dal Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. A partecipare alla videoconferenza sono stati i rappresentanti degli altri Paesi, una quindicina tra capi di governo e di Stato, i rappresentanti di ONU, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. All’incontro anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen e Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo. Tra i grandi assenti, il Presidente russo Vladimir Putin, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov e il Presidente cinese, Xi Jinping (rappresentato dal ministro degli Esteri cinese, Wang Yi). Alla grande assemblea si è unito anche il Qatar che, nei mesi scorsi, è stato essenziale per i negoziati tra americani e talebani. L’incontro è stato fortemente voluto dal Presidente Draghi, che ha cercato di trasformare il G20, non limitandosi a trattare solo temi legati all’economia, ma sottolineando l’importanza di discutere temi geopolitici che hanno ricaduta a livello mondiale.

I leader in videoconferenza (fonte Reuters.com)

Le priorità del G20 virtuale

Il 15 agosto del 2021 i talebani entrano nella capitale afghana, Kabul, dopo l’annuncio del ritiro delle truppe americane da parte del presidente degli USA, Joe Biden. In pochissimi mesi la condizione del Paese è degenerata, costringendo i rappresentanti dei 20 Paesi più importanti a riunirsi per cercare di risolvere i problemi principali che ne sono conseguiti. I temi trattati durante la videoconferenza vanno dall’emergenza umanitaria alla tutela e al riconoscimento delle libertà fondamentali, soprattutto in merito alla preoccupante situazione in cui si trovano le donne nel Paese afghano, dal problema del terrorismo al libero e sicuro movimento all’interno e fuori dai confini del Paese. Per risolvere questi problemi, si prevede un piano di azioni concrete da parte dei partecipanti all’incontro, sia da parte dei Governi, sia da parte delle organizzazioni internazionali, tra le quali la Banca Mondiale e le Nazioni Unite.

Gli interventi di Von der Leyen, Erdogan, Wang Yi, Modi e Biden

Tra gli interventi più importanti c’è sicuramente quello della presidente Ursula Von der Leyen, che ha garantito il sostegno alla popolazione afghana e ai Paesi vicini con un pacchetto di circa un miliardo di dollari:

“Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un grave collasso umanitario e socio-economico in Afghanistan. Dobbiamo farlo in fretta. Siamo stati chiari sulle nostre condizioni per qualsiasi impegno con le autorità afgane, compreso il rispetto dei diritti umani”.

La presidente Ursula Von der Leyen (fonte repubblica.it)

Si è espresso anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha sottolineato l’impossibilità della Turchia e dei Paesi europei di sopportare un nuovo flusso migratorio dall’Afghanistan. Il Paese turco non è disposto ad accogliere nessun migrante afghano. Erdogan ha anche sottolineato l’importanza della formazione di un governo afghano inclusivo, così da poter garantire la sicurezza e la stabilità che mancano nel Paese.

Il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha affermato l’importanza di rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità dell’Afghanistan. Si è inoltre dichiarato contrario all’imposizione della propria ideologia agli altri e agli interventi militari nel Paese, affermando che questi porteranno a disordini e povertà continui.

Il ministro indiano, Narendra Modi, si è pronunciato sull’importanza della lotta al terrorismo, sottolineando la necessità di evitare che l’Afghanistan diventi luogo di radicalizzazione e estremismo.

L’incontro d’emergenza è stato concluso dal discorso del presidente americano, Joe Biden, che ha sottolineato la necessità di mantenere alto l’interesse sulla lotta al terrorismo, e di garantire un passaggio sicuro per i cittadini stranieri e i partner afghani che cercano di lasciare l’Afghanistan.

La conferenza stampa del premier Draghi

Il premier Mario Draghi si è definito soddisfatto dei risultati ottenuti, giudicando il summit fruttuoso. Nei primi minuti della conferenza stampa, il premier ha riassunto quelli che sono stati i temi principali dell’incontro, sottolineando il riconoscimento unitario da parte di tutti partecipanti della grave crisi umanitaria in corso in Afghanistan. Tutti i partecipanti hanno riconosciuto l’importanza di tutelare i diritti degli afghani, in particolar modo quelli delle donne. In merito all’assenza di Putin e Xi Jinping, il premier ha affermato che non si è trattato di una mossa politica e che il coinvolgimento con i due presidenti è avvenuto prima della riunione. Il presidente ha affermato l’importanza del coinvolgimento dei talebani, senza tuttavia ritenere possibile il riconoscimento del loro governo che, nonostante le promesse, non è inclusivo. Sono state anche elencate le richieste da fare al governo talebano, per garantire gli aiuti internazionali. Tra queste la possibilità dell’ONU, e dei Paesi che offrono assistenza, di entrare e uscire liberamente dal Paese. Il presidente si è poi espresso sull’importanza della partecipazione di Cina, Russia e India al prossimo incontro che si terrà a Roma dal 30 al 31 ottobre, nel quale si discuterà di un tema molto importante: il cambiamento climatico.

 

Beatrice Galati

Global Minimum Tax, la nuova tassa per colpire le Big Tech e i paradisi fiscali

Sabato i Ministri delle Finanze degli Stati appartenenti al G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti) riuniti a Londra hanno raggiunto un primo accordo – ma la strada rimane lunga e impervia – sulla Global Minimum Tax (Aliquota Minima Globale). Ma di cosa si tratta?

La Global Minimum Tax, fortemente voluta dall’amministrazione Biden e dalla Segretaria del Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, è una proposta che prevede un’imposta minima sulle società multinazionali del 15% a livello globale. La tassazione agirebbe in base a due principi, un tempo fortemente sfruttati a proprio favore dalle grandi aziende, specialmente dalle Big Tech (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft):

  • Pay your fair share of taxes, “Pagare il giusto contributo”;
  • Level Playing Field, “Parità di condizioni”.

Una particolarità di questa tassa consisterebbe in un’azione individuata in base a dove la vendita viene realizzata e, quindi, nel paese in cui vengono effettivamente realizzati i profitti. Lo scopo è palese: come ha sottolineato la Segretaria del Tesoro Yellen, mirerebbe a porre fine ad «un’esperienza lunga 30 anni di corsa al ribasso nella tassazione d’impresa», ovverosia il fenomeno che induce i governi a ridimensionare drasticamente le imposte societarie nel tentativo di attrarre investimenti da parte delle grandi multinazionali. Uno degli obiettivi sarebbe, dunque, colpire i paradisi fiscali.

(fonte: globalist.it)

I paradisi fiscali ed il divario sociale

Un report del 2016 dell’OXFAM International (Confederazione Internazionale di organizzazioni non-profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale) ha evidenziato come il divario tra classi sociali, all’interno di paesi a bassa tassazione, sia accentuato da questo fenomeno.

I governi che riducono il carico fiscale per le grandi imprese, hanno di fronte a sé due alternative: tagliare le spese per i servizi pubblici indispensabili per ridurre la disuguaglianza e la povertà, oppure ovviare alla riduzione delle entrate aumentando le imposte sulle fasce sociali meno abbienti, per esempio l’imposta sul valore aggiunto (IVA). Nell’Africa sub-sahariana le imposte indirette come l’IVA, che gravano in misura sproporzionata sui più poveri, costituiscono in media il 67% del gettito fiscale e colpiscono maggiormente le donne. I maggiori profitti delle imprese derivanti da una minore imposizione fiscale vanno invece a beneficio degli azionisti e dei proprietari delle corporation, persone prevalentemente già abbienti, accentuando così ulteriormente il divario tra ricchi e poveri.

La ratio della scelta dei paradisi fiscali (tra i quali spiccano diversi paesi europei o del continente europeo come Svizzera, Paesi Bassi, Irlanda, Cipro e Lussemburgo) sarebbe, come già accennato, di attrarre gli investimenti delle multinazionali. Eppure il report intende smentire quest’utilità, affermando che il criterio della bassa tassazione non rientra tra i “12 criteri” principali con cui le società, in base al Global Competitiveness Report (GCR), decidono dove investire. Il Rapporto generato dal Forum Economico Mondiale individua i paesi che più abilmente riescono a provvedere al benessere dei propri cittadini.

(fonte: europa.today.it)

La posizione europea tra i sì, i no e i forse

Alcuni paesi europei come Francia e Italia – che sono, tra l’altro, già muniti di una propria Digital Tax – hanno accolto la proposta positivamente, pur essendo determinati a mantenere i propri criteri di tassazione finché la Global Tax non si realizzerà. Tuttavia, altri paesi come Cipro e Irlanda (che annoveriamo tra i principali paradisi fiscali societari) si sono espressi in contrario alla proposta, con Cipro che minaccia di apporre il veto in Consiglio UE (per cui è necessaria l’unanimità dei consensi in materia fiscale).

D’altro canto, l’Osservatorio Europeo sulla Tassazione – ha rivelato Il Fatto Quotidiano in un articolo – ritiene che un’aliquota del 15% sia inadeguata. Difatti, con una tassazione del genere sulle multinazionali appartenenti a ciascun paese UE, l’Osservatorio ha calcolato un gettito aggiuntivo complessivo che ammonterebbe a 50 miliardi (di cui 2,7 all’Italia), contro i 170 miliardi (di cui 11,1 all’Italia) che si realizzerebbero se l’aliquota sulle società ammontasse all’originario 25% ipotizzato per la global tax

La proposta finora discussa rappresenta senza dubbio, per la maggior parte degli interlocutori, un possibile risultato storico, ma dal punto di vista italiano la percentuale andrebbe di gran lunga sotto l’attuale 24% imposto dall’IRES (Imposta sul reddito delle società). 

Il futuro della proposta

È previsto entro il prossimo mese un incontro del G20 a Venezia per discutere sull’approvazione della proposta da parte dei più grandi paesi in via di sviluppo. Intanto, rimane aperta la questione riguardante la tassazione sui servizi digitali delle grandi aziende tecnologiche (come le Big Tech) nelle varie giurisdizioni. Gli USA mirerebbero ad eliminare tali giurisdizioni, minacciando anche d’imporre dazi e sanzioni e, in generale, di condurre alcune piccole guerre commerciali ai paesi che non intendano rinunciarvi.

Per gli USA è dunque necessario un « adeguato coordinamento tra l’applicazione delle nuove regole fiscali internazionali e la rimozione di tutte le tasse sui servizi digitali».

 

Valeria Bonaccorso

G20 di Riad: passaggio di consegne tra la Presidenza saudita e la Presidenza italiana. L’intervento del premier Conte

(fonte: prnewswire.com)

 

“Una società più equa, un pianeta più pulito e sano e un ambiente economico più prospero, per noi e per i nostri figli.”.

Questi gli obiettivi da inseguire per il futuro, secondo il premier Giuseppe Conte. Lo ha detto, in collegamento da Palazzo Chigi, nel suo intervento in occasione del summit virtuale del G20 di Riad, il 21 e 22 novembre. Dall’1 dicembre la presidenza del forum passerà all’Italia fino al 2021. Il prossimo Vertice si terrà il 30 e 31 ottobre dell’anno prossimo.

Ad aprire i lavori di questo summit, il messaggio di Salman bin Abdulaziz al Saud, re dell’Arabia Saudita, il primo ospitato da una nazione araba nel G20. Quest’ultimo ha puntato subito l’attenzione sul tema Covid-19 e vaccino.

discorso di apertura del re di Arabia Saudita (ansa.it)

L’impegno in una lotta alla pandemia più equa

Le nazioni del G20 – le quali costituiscono i due terzi del commercio e della popolazione mondiale e oltre l’80% del PIL mondiale – finora hanno contribuito alla lotta contro la pandemia con oltre 21 miliardi e con oltre 11 trilioni di dollari hanno aiutato l’intero sistema economico mondiale.

“Abbiamo mobilitato risorse per soddisfare le esigenze immediate di finanziamento della salute globale al fine di sostenere la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di diagnostica, trattamenti e vaccini Covid-19 sicuri ed efficaci” si legge nella dichiarazione finale del summit.

E’ fondamentale impedire che i Paesi più poveri nel mondo e i loro abitanti vengano tagliati fuori dagli interventi contro il coronavirus. Nel suo intervento, Conte ha indicato come un dovere garantire l’accesso all’assistenza, alle terapie e al vaccino, senza esclusioni e ingiustizie. Per l’Italia sono beni pubblici, diritto di tutti e non privilegio di pochi. Inoltre, il Global Health Summit , nel 2021, si terrà proprio nel nostro Paese. Il premier ha sottolineato come importantissima, per la riuscita nei suddetti intenti, la collaborazione multilaterale tra istituzioni e il rafforzamento dell’Oms e dei sistemi sanitari di tutto il mondo, oltre alla necessità di abbassare ancora il debito, interrompendo il “ciclo del sovra-indebitamento”. Si è ormai ampiamente consapevoli della stretta correlazione tra crisi sanitaria e crisi economica, perciò è necessario risanare entrambe.

Il videomessaggio di Conte per il summit del G20 (fonte: ilfattoquotidiano.it)

Il programma italiano e il riferimento alla condizione della donna

Tre saranno i pilastri del programma italiano per il G20 2021 e gli anni futuri: persone, pianeta, prosperità. Costruire, quanto più solidamente, una società più equa e un ambiente economico più prospero, anche per le generazioni future, è fondamentale anche per avere un pianeta più pulito e sano. L’empowerment delle donne è una delle condizioni fondamentali per riuscirvi. La promessa del presidente Conte è quella di lavorare per una piena partecipazione delle donne di tutte le età a tutte le sfere della società. La pandemia ha aggravato ancor di più problematiche già esistenti, come le disparità negli stipendi, e ne ha create di nuove.

La sfida per l’ambiente

Oltre l’emergenza coronavirus che ha preso tutta la nostra attenzione, non bisogna dimenticare, secondo il premier Conte, le altre sfide del nostro tempo. Sembra di esser arrivati al punto di svolta, ad un bivio, ormai. La minaccia del cambiamento climatico, il degrado del suolo e il declino della biodiversità globale non ci lascia più tempo, è necessario agire da subito. Per questo, il presidente del Consiglio si è, poi, focalizzato sulle tematiche riguardo l’ambiente. Ha ribadito il ruolo dell’Italia nella COP26 del 2021, organizzata in collaborazione con il Regno Unito, il quale sarà un evento innovativo che consentirà ai giovani di tutto il mondo di scambiare opinioni, idee con ministri e altre figure chiave che saranno presenti alla pre-COP. Si punta ad una nuova visione del mondo, e non c’è dubbio che i giovani debbano avere il diritto di dare un contributo decisivo a questo processo. L’impegno per la tutela del nostro pianeta è destinato ad essere sempre maggiore. L’obiettivo dell’Italia è raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050. Per tale motivo, l’adesione all’Accordo di Parigi e all’Agenda 2030. Non c’è più tempo e la quasi totalità dei sistemi economici, finanziari e produttivi ancora non tengono adeguatamente conto dell’emergenza climatica e ambientale. Bisogna agire da adesso e soprattutto in sinergia, sfruttando le immense possibilità offerte dalla tecnologia:

“E’ bene promuovere la diffusione di tecnologie pulite ed efficienti, modernizzare i centri urbani e puntare su “città intelligenti”. – ha detto il premier – Questa pandemia ha messo a nudo qualsiasi velleità di poter riuscire da soli. Nel mondo di oggi, così interconnesso e interdipendente, il multilateralismo non è una delle tante opzioni a disposizione: è l’unica scelta sostenibile.”

 

Rita Bonaccurso