Il sogno

Cos’è un sogno?       

Il sogno, dal latino somnium, è un fenomeno psichico legato al sonno e in particolare alla fase REM, detta anche sonno del paradosso o pensiero notturno e caratterizzata dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali dal soggetto sognante.

Il sogno ha da sempre attratto la curiosità di scienziati e ricercatori ed è stato oggetto di studio della filosofia, della psicologia e della fisiologia.

Le moderne tecniche di neuroimmagine, poi, hanno permesso di approfondire i processi neurobiologici che avvengono durante il sogno, dando vita a una nuova fase di ricerca basata non più solo su ipotesi psicologiche, ma su riscontri fisici verificabili.

Nonostante i vari studi, però, non abbiamo ancora una vera motivazione sul perché avvenga.

Qual è la funzione dei sogni?

Ci sono molte ipotesi relative alla funzione dei sogni.

Durante la notte ci possono essere molti stimoli esterni. La mente li rielabora e ne fa parte integrante dei sogni, nell’ordine in cui il sonno procede.

La mente, tuttavia, sveglia l’individuo nel caso si dovesse trovare in pericolo, o se qualificata a rispondere a certi suoni; ad esempio, quello di un bambino che piange.

I sogni possono permettere anche alle parti represse della mente di essere soddisfatte attraverso la fantasia, tenendola lontana da pensieri che ne causerebbero un risveglio improvviso.

Freud suggerì che gli incubi lasciano al cervello la funzione di controllare le emozioni. Essi sono il risultato delle esperienze “dolorose”. I sogni lasciano esprimere alla mente le sensazioni che sarebbero normalmente soppresse da svegli, tenendoci così in armonia.

Ci sarebbe quindi una continuità tra la vita psicologica diurna e quella notturna, che permetterebbe al sonno di avere anche un effetto positivo sulla regolazione delle nostre emozioni e sulla soluzione di problemi rimasti irrisolti durante la veglia.

Possiamo vivere un sogno consciamente?

La risposta breve è sì.

Può capitare di trovarsi nel bel mezzo di un sogno e, ad un certo punto, rendersi conto che si sta sognando. Questo fenomeno viene identificato come “sogno lucido”, uno stato in cui si è per l’appunto consapevoli durante il sogno.

A discapito di quanto si possa pensare, sognare in maniera lucida può essere appreso. I sogni lucidi rappresentano un metodo efficace per esplorare la mente e permettere alle persone di affinare la conoscenza di loro stessi, oltre ad essere un’efficacissima strategia per incrementare la creatività.

Il sogno lucido, inoltre, risulta essere una terapia efficace per trattare gli incubi.

A livello clinico, infatti, è impiegato anche per il trattamento degli incubi ricorrenti, che colpiscono all’incirca il 4% della popolazione adulta.

Per quanto riguarda l’attività e le aree cerebrali coinvolte nel processo dei sogni lucidi, c’è ancora tanto da indagare. Ciò che però si è scoperto fino ad ora è che un sogno lucido può durare tra i 30 secondi e i due minuti circa, ed è stato dimostrato che le aree prefrontali (responsabili del pensiero critico, autodiretto e della metacognizione) ricoprono un ruolo importante nella loro generazione.

Il sogno come strada che porta alla ragione

Il sogno è spesso sentito come verità, quando non è confuso con la realtà stessa. È il momento di massima incoscienza dell’uomo, ed è proprio questo aspetto, legato alla coscienza di chi sogna, ad aver contribuito a una tale visione sacrale.

Il sogno può essere indotto dagli dèi, per esaltare, ingannare o stupire l’animo; oppure, può essere il frutto del turbamento di un eroe che al suo interno vede il motivo del proprio turbamento o ne scorge possibili soluzioni.

I sogni, secondo la mitologia greca, proprio per questa forte connessione con il divino, possono svolgere diverse funzioni.

Per esempio, alla morte di Patroclo, Achille dà conto della sua disperazione, urlando e piangendo per tutto il campo. Alla fine, esausto, si getta sulla spiaggia e si addormenta. In quel momento, è proprio l’amato defunto a comparirgli in sogno (Iliade, XXIII 60-71).

Un sogno può essere ingannatore e spingere alla “scelta sbagliata”. Ancora nell’Iliade, infatti, una vera e propria divinità, Sogno, si poggia sulla testa di Agamennone dormiente.

È proprio Zeus, che segretamente si augura la disfatta del fiero generale acheo, a mandare la divinità, la quale è da subito definita come menzognera.

Il sogno è anche un terreno fertilissimo per l’espressione di simbolismi, alle volte molto complessi. Queste simbologie così ricche non sono mai ingenue, ma preannunciano l’imminente verificarsi di qualcosa di straordinario. Si pensi ai sogni tra lo spaventoso e l’incomprensibile dei genitori di Alessandro il Grande prima della sua nascita.

La realtà del sogno nella religiosità ‘pagana’, tanto variegata e complessa, non si perse con l’arrivo del cristianesimo.

Il sogno come falso specchio

Il sogno per Freud si compone di un contenuto manifesto e un contenuto latente. Quest’ultimo nasconde il vero significato del sogno, mascherato dalla censura che ne impedisce l’accesso alla coscienza.

Quando sogniamo, pensiamo cose che nella vita diurna sono assolutamente inconcepibili o insensate. Freud, infatti, afferma che ci sono dei pensieri, realmente presenti nella mente, che non possono diventare coscienti e che vengono quindi rimossi nel sogno, deformandolo dal suo contenuto originario e travestendolo.

La principale causa di questa deformazione onirica è attribuita alla censura, la cui funzione è quella di lasciare passare solamente ciò che piace, respingendo tutto il resto.

Ciò di cui siamo consapevoli è solo il contenuto onirico manifesto, a partire dal quale possiamo decifrare i sogni e il loro reale significato.

Freud sosteneva che il regno dell’inconscio penetra nei nostri sogni e questa teoria ha costituito il primo esempio e modello sul tema.

Conclusione

Nonostante gli studi e la ricerca nel provare a comprendere la sua origine, il sogno resta a volte un escamotage per descrivere delle sensazioni che derivano da eventi che per qualche ragione rimangono nella memoria.

 

Fonti:

Wikipedia

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sogno

Unobravo 

https://www.unobravo.com/post/la-genialita-delle-intuizioni-freudiane-e-linterpretazione-dei-sogni

State of mind 

https://www.stateofmind.it/2020/12/sogni-significati-psicologia/

CasaMedica

 https://www.casamedica.it/2019/07/03/il-sogno-secondo-freud/

Nietzsche e Lou: passione umana troppo umana

Dal paradosso di Zenone fino alla critica kantiana, dal mistero della caverna di Platone fino al Velo di Maya e anche più in là nel tempo: la filosofia ha incantato e meravigliato il cuore dell’uomo.

I filosofi nella loro genialità e follia non furono esenti dalle passioni dei comuni mortali, in particolare alla grande e potente forza motrice che move il sole e l’altre stelle, come disse Dante.

Uno dei tanti a cadere sotto il pesante fardello dell’amore fu il demistificatore per eccellenza, il padre di molti dei più noti concetti filosofici ed esistenziali, della volontà di potenza, dell’eterno ritorno dell’uguale, del superuomo: Friedrich Nietzsche. 

Ecco la storia di come un incontro cambiò radicalmente la sua vita e influenzò il suo lavoro.

To Rome with love

A Roma, nel 1882, su richiesta dell’amico Paul Ree, Nietzsche lo raggiunse per conoscere lei, la femme fatale di cui tanto aveva sentito parlare, Louise Von Salomè, scrittrice, psicologa e filosofa russa, definita una delle più grandi intellettuali dell’900 e ricordata per essere la donna che ha fatto perdere la testa a uomini illustri del calibro di Freud e Rilke, oltre che dello stesso Ree e Nietzsche.

Tra il 23 e 24 aprile, in piazza San Pietro, Nietzsche si trovò davanti alla giovanissima Lou Salomè, alla quale rivolgerà da subito queste parole:

 Cadendo da quali stelle ci siamo venuti incontro fin quaggiù?

Il filosofo della solitudine, l’autore dell’annuncio della morte di Dio, crollerà di fronte al fascino della brillante psicoanalista e non riuscirà a smettere di pensarla:

Quando sono completamente solo, spesso, molto spesso, pronuncio il Suo nome […]. Si dice che non sia mai stato così sereno nella mia vita come ora.

Successivamente, Nietzsche chiese alla bella Salomè per ben tre volte di sposarlo, trovando sempre un netto rifiuto da parte sua, che provava per lui un’attrazione meramente intellettuale e non fisica.

 

Nietzsche. Fonte: https://www.unidformazione.com/nietzsche-5-elementi-filosofia/

Un Nietzsche troppo umano

In seguito al suo rifiuto, venne invitata a far parte della comunità intellettuale già avviata con Ree, che prenderà il nome di “trinità”, ma il progetto è destinato a fallire e Nietzsche, distrutto e deluso per il rifiuto di Lou, si ritirò a Rapallo, dove scrisse la prima parte del Così parlò Zarathustra.

E quanto pesante è diventato anche il dovere di un amico, che adesso ancora giunge a me. Io volevo vivere solo. Ma poi il dolce uccello, Lou, è volato sulla mia strada, e io credetti che fosse un’aquila. E allora volli avere l’aquila intorno a me. Venga su, io soffro troppo per averla fatta soffrire. Lo sopporteremo meglio insieme.

Katharina Lorenz e Alexander Scheer (Friedrich Nietzsche) nel biopic “Lou von Salomé”. Fonte: iodonna.it

Molti tutt’ora arrivano a sostenere che, senza il cuore spezzato del filosofo, noi oggi non avremmo avuto il Così parlò Zarathustra e che sia la stessa Lou il superuomo a cui Nietzsche s’ispiro nella stesura del suo personaggio; e allora che la tragedia personale di Nietzsche, che segna un altro passo verso il crollo mentale avvenuto nel 1889, diventa, al contrario, una forza creatrice il cui prodotto è una delle pietre miliari del pensiero umano.

Nel 1894, mentre il filosofo si trovò in pieno declino della sua sanità fisica e mentale, fu la stessa Lou Salomè a scrivere la più accurata delle biografie di Nietzsche, risultando una tra le poche persone ad aver colto il genio e compreso lo spirito che si celava dietro quell’uomo tanto tormentato, regalandoci una visione umana troppo umana dell’uomo che l’amò sino alla follia.

 

Gaetano Aspa

Dagli studenti per gli studenti: Il narcisismo e l’io deviante

Nella normalità del sano amor proprio che tutti gli esseri umani dovrebbero avere ci si può imbattere in soggetti che, a causa di un disturbo del senso di sé che si riflette nelle relazioni , tendono ad amarsi in maniera egocentrica, talvolta fino a provare indifferenza nei confronti delle condizioni altrui.
Si tratta di quello che noi definiamo Narcisismo.

Indice dei contenuti

  1. Narciso nel mito 
  2. Il narcisismo: uno tra i più importanti disturbi della personalità
  3. Dalle prime considerazioni psichiatriche all’interpretazione di Freud
  4. Narcisismo primario e secondario
  5. Narcisismo sano e patologico
  6. Diagnosi e trattamento terapeutico

Narciso nel mito

“Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male allo stesso tempo”.

-Chuck Palahniuk

Narciso dipinto da Caravaggio. Fonte

Nelle Metamorfosi di Ovidio appare per la prima volta la figura di Narciso. Ciò che oggi è conosciuto come un fiore, che nel mito emergeva dall’acqua, diventa simbolo della bellezza di Narciso impossibilitato a toccare la propria immagine di cui si era perdutamente innamorato.
Il mito propone il tema complesso della mancanza di autostima, che è al centro anche del disturbo di cui parleremo.

Il narcisismo: uno tra i più importanti disturbi della personalità

La psicologia clinica, individua nel soggetto una ferita radicale nella propria identità, un’impossibilità di trovare una risposta alla domanda che tutti ci poniamo: “chi sono io e cosa ci faccio qua?“. Questa ricerca è condotta nella più profonda solitudine che genera un distacco dal mondo e che determina l’incapacità di amare, un vero e proprio blocco affettivo.

È proprio la perdita delle proprietà cognitive, affettive, emotive e comportamentali a determinare un disturbo della personalità, che non permette al soggetto di riconoscersi nella realtà del proprio Io, ma che mira all’esaltazione autoreferenziale di sé.

Essendo tutto ciò dannoso, l’individuo tenta, attraverso dei meccanismi di difesa, di mettere da parte le pulsioni e le esperienze che hanno come oggetto di desiderio l’Io corporeo. Tutte queste sedimentazioni creano una struttura cognitiva, dentro cui il soggetto si inserisce.

Il narcisismo spiegato. Fonte

Dalle prime considerazioni psichiatriche all’interpretazione di Freud

Una prima interpretazione del narcisismo viene proposta dallo psichiatra H. Ellis per descrivere un aspetto patologico della vita sessuale legato all’autoerotismo, oggettualizzazione sessuale del proprio corpo, fonte di desiderio e di piacere.
Successivamente lo psichiatra H. Nacke utilizzerà il termine riferendosi alle perversioni sessuali: disturbi che il soggetto è consapevole di avere e di cui però ne è appagato. 

Freud, in un primo momento, riprese questa tesi in riferimento alla scelta oggettuale degli omosessuali: infatti, studiando l’infanzia di Leonardo Da Vinci, trovò che era presente un meccanismo per cui l’investimento libidico, che porta alla scelta omosessuale, era dovuto alla fissazione sui bisogni erotici della madre nella cui figura il bambino si era identificato al punto da assumerla come modello a somiglianza della quale scegliere l’oggetto dell’amore.

Un’altra interpretazione fu quella secondo cui il narcisismo è il completamento libidico dell’egoismo della pulsione di autoconservazione dell’uomo; non viene dunque considerato come una condizione psicopatologica, ma come un carattere appartenente in maniera diversa a tutti gli uomini, una struttura sviluppatasi all’origine della formazione dell’Io a cui si legano le pulsioni prima caotiche e disorganizzate.

Narcisismo primario e secondario

Con la costruzione della seconda topica (Es, Io, Super-Io) Freud ovviò ad una distinzione tra due forme di narcisismo:

  • il primario è legato alla prima fase dello sviluppo del bimbo, che immerso nell’ “onnipotenza del pensiero”, assume il proprio Io corporeo come oggetto d’amore, mentre gli oggetti esterni esistono solo per soddisfare le pulsioni stesse (si fa riferimento alla libido narcisistica);
  • il secondario si sviluppa nella fase genitale a causa del fallimento del narcisismo primario nel tentativo di ricostruire l’illusione di completezza, di sicurezza e di piacevolezza. Incapace di soddisfare le proprie fantasie, il soggetto rivolge l’energia libidica verso un oggetto esterno, che al tempo stesso viene controllato come fosse il proprio Io; dunque il bambino trasforma la libido dell’Io in libido oggettuale (i primi oggetti d’amore sono i genitori a causa dello sviluppo nel piccolo di incestuose fantasie edipiche che nel più dei casi svaniscono nella crescita).

Pertanto nella teoria di Freud, libido narcisistica e libido oggettuale sono diversamente proporzionali: maggiore è l’interesse verso se stessi, meno energia è disponibile per l’attaccamento agli altri.

Raffigurazione del narcisismo primario. Fonte

Narcisismo sano e patologico

Nel “Narcisismo di vita, narcisismo di morte” André Green ha messo in luce gli aspetti negativi del narcisismo quali incapacità di amare, di coltivare le proprie risorse e di vivere una vera soddisfazione nel raggiungimento di un qualche risultato.

Tra le varie configurazioni patologiche, la più nota è quella descritta da Green come Il complesso della madre morta (definito “lutto bianco”): non si tratta di un lutto reale, ma di una depressione materna insorta a causa di eventi di vita dolorosi e improvvisi, a seguito dei quali la madre ha distolto, bruscamente, il proprio investimento affettivo nei confronti del figlio.

Per il bambino questo distacco emotivo, a cui non riesce ad attribuire un senso, rappresenta una vera e propria catastrofe che crea un “buco” nella trama psichica soggettiva; egli da adulto potrà avere una vita relazionale apparentemente soddisfacente, ma dentro di sé continuerà a tenere inconsciamente in vita l’immagine della “madre morta”, identificandosi con lei.

Al contrario, il narcisismo sano  è dato dalla capacità di un individuo di mantenere un “equilibrio oscillatorio” tra un amore per sé e amore per gli altri.

Diagnosi e trattamento terapeutico

Secondo i criteri clinici per la diagnosi, contenuti nel DSM-V del disturbo narcisistico della personalità i pazienti devono avere un modello persistente di grandiosità, necessità di adulazione e mancanza di empatia.

Questo modello è evidenziato dalla presenza delle seguenti:

  • un’esagerata, infondata sensazione della propria importanza e dei propri talenti;
  • la convinzione di essere speciali e di doversi associare solo a persone di altissimo livello;
  • un bisogno di essere incondizionatamente ammirati;
  • una sensazione di privilegio;
  • sfruttamento degli altri per raggiungere i propri obiettivi;
  • invidia degli altri e c0nvinzione di essere invidiati.

Il trattamento generale del disturbo narcisistico è lo stesso di quello applicato a tutti i disturbi i personalità: la psicoterapia psicodinamica che analizza l’inconscio e il rimosso, concentrandosi sui conflitti di fondo con l’obiettivo di comprenderli e superarli.

Vi sono però alcuni approcci sviluppati per il disturbo borderline di personalità che possono essere efficacemente adattati ai pazienti con disturbo narcisistico.

Essi comprendono:

  • Trattamento basato sulla mentalizzazione, che consente di lavorare sulla capacità del soggetto di riflettere sul proprio stato d’animo al fine di riuscire a controllare le proprie emozioni.
  • Psicoterapia focalizzata sul transfert, centrata sulla relazione tra paziente e terapeuta, che aiuta i primi a riflettere sulle loro relazioni in modo che possano esaminare le immagini non realistiche del sé.

Talvolta inoltre si ricorre anche alla farmacoterapia con la prescrizione di stabilizzatori dell’umore ed antipsicotici.

 

Tipici farmaci usati per il disturbo narcisista. Fonte

                                                                                                                                                                                                                           

Laura Sciuto

 

Bibliografia

Metamorfosi di Ovidio

https://matteomannucci.it/2021/08/27/il-mito-di-narciso-e-la-ricerca-dellidentita-archetipica/

Lezioni del professore Settineri

https://www.msdmanuals.com/it/professionale/disturbi-psichiatrici/disturbi-della-personalità/disturbo-narcisistico-di-personalità

Cosa sono i sogni? Perché sogniamo?

Un uomo durante la sua vita, sogna in media circa sei anni.

I sogni diminuiscono con l’avanzare dell’età.

Sebbene il sogno sia una funzione fisiologica comune studiata da tempo, ancora vi sono moltissimi punti interrogativi riguardo ad essa.

La teoria convenzionale ritiene che i sogni si sviluppino durante la fase del sonno REM, la fase caratterizzata dai rapidi movimenti oculari, dove si registra un cambiamento nel tracciato elettroencefalografico e si rileva un’attività cerebrale paragonabile a quella della veglia.

 Alcuni studi recenti stanno smentendo l’idea, affermando che i sogni avvengano anche in altre fasi del sonno.

Molto spesso si crede di non sognare nulla, in realtà è perché il soggetto si sveglia in fase non REM.

La zona del cervello deputata ai sogni qual è?

La nostra “Fabbrica dei sogni” sembra risiedere nella parte posteriore del cervello, zona correlata alla gestione di emozioni e memorie visive. La medicina dimostra come pazienti colpiti da ictus in queste aree siano diventati incapaci di sognare.

Sogno e neurotrasmettitori

Il ciclico passaggio al sonno REM e al sogno è dovuto a un crollo delle monoamine e all’aumento rapido dell’acetilcolina. Il ritorno al sonno non REM e quindi alla veglia è dato dal processo inverso.

E’ l’elevato livello di acetilcolina di alcune strutture profonde encefaliche, associato al crollo delle monoamine, ad attivare o inibire altre strutture cerebrali collegate. Ciò determina tutte caratteristiche “psicopatologiche del sogno”.

La perdita della volontà, la non consapevolezza di stare sognando, il difetto di logica e di memoria derivano dall’inibizione della corteccia frontale dorsale.

Tale inibizione attiva le strutture temporali limbiche, donde l’elevata emozionalità del sogno. Infine, le allucinazioni visive e di movimento (l’elemento più caratteristico del sogno) sono dovute all’attivazione della corteccia parietale e occipitale. Se tali episodi si verificassero durante la veglia sarebbero senza alcun dubbio espressione di una condizione psicopatologica. 

Il Sogno è una funzione utile?

Il fatto che il sonno REM sia individuato e descritto in tutti gli uccelli e i mammiferi, uomo incluso, indica la presenza del sonno REM come una condizione favorita sul piano evoluzionistico. Secondo alcuni scienziati il sogno protegge il sonno dagli stimoli sensoriali (salvo quando questi ultimi superano una certa soglia).

Secondo altri è un’attività cerebrale senza scopo, utile comunque alla fisiologia neurale.

Curiosità: Cosa sognano i ciechi?

Quando si pensa ad un sogno in genere si pensa ad un’immagine, avviene subito un’associazione in ambito visivo. Ma è sempre così? I Sogni sono la rielaborazione del nostro vissuto e dei nostri ricordi. Ce lo spiegano diverse testimonianze, ad esempio la storia di un madre lingua italiano trasferitosi a Londra da circa 10 anni, il quale sogna persone inglesi pronuncianti frasi miste in italiano e in inglese.

 «I sogni dei non vedenti tanto quelli dalla nascita quanto quelli diventati ciechi sono per lo più ispirati a suoni, odori, tatto, gusti».

 I ciechi presentano nei loro sogni e nella loro vita l’elaborazione di immagini, potremmo definire ciò come “impressione di sogno visivo” o semplicemente “creazione di un’immagine virtuale”. L’immagine virtuale è costruita su narrazioni, poiché immaginano persone e luoghi ogni giorno attraverso le descrizioni narrative degli altri (processo comune anche per chi vede, ad esempio quando si deve immaginare un luogo che non si conosce, o come quando si legge un libro e si immaginano i protagonisti e le scene).

Inoltre alcuni studi dimostrano che durante il sogno si attivano le stesse aree cerebrali correlate anche alla vista anche nei ciechi dalla nascita, si pensa possa esistere una “banca di immagini” innata. I soggetti diventati ciechi nell’arco della vita sognano ricordando immagini più sfumate secondo la testimonianza di Stephen Kuusisto (uomo nato prematuro e affetto da una retinopatia che gli ha tolto la vista, lasciandogli solo nell’infanzia la capacità di percepire alcune forme e colori. )

«Un sogno di un cieco sarà più simile a un quadro di Monet. Avrà persone e luoghi al suo interno, ma sarà più astratto o impressionista, meno legato a una rappresentazione fedele o fotografica di ciò che una persona vedente potrebbe avere».

 I sogni nella storia

Il significato dei sogni è un dilemma che da sempre ha affascinato menti eccezionali come Omero, Dante e Shakespeare.

Nell’antichità si credeva che i sogni fossero ispirati dagli dei, durante l’illuminismo vennero trascurati, ritenuti assurdi o privi di logica, nel ‘900 avvenne il loro riscatto tramite la psicoanalisi. Oggi il sonno e i sogni sono ancora oggetto di studio di molti ricercatori, neurologi, fisiologi, psicologi, e psichiatri, usati come riferimento per l’approccio psicoterapeutico.

 Interpretazione dei sogni secondo i padri della psicoanalisi

La visione dei sogni secondo Freud e Jung, i padri della psicanalisi, assume un significato molto importante. Per Freud il sogno è: “Il soddisfacimento allucinatorio di un desiderio mascherato.”

 Un atto inconscio sottoposto ad azione censurante dalla coscienza e quindi rimosso. Può essere un ricordo, un’impressione fugace di un evento passato.

 «Tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto, ricordato nel sogno». La prospettiva freudiana privilegia soprattutto gli aspetti legati alla sessualità.

Per Jung il sogno è qualcosa di più complesso.

 «Le figure del sogno sono certi aspetti della personalità del sognatore…Dobbiamo maneggiare i sogni con sfumature, come un lavoro di arte, non logicamente o razionalmente, come uno può dare un giudizio».

 Poiché il sogno rivela l’inconscio, ha una struttura e dei contenuti disordinati, illogici e spesso diametralmente opposti alla coscienza.

 Per cui al sogno non possono essere applicati rigidi schemi logici, propri di quest’ultima.

Oltre all’ individualità del soggetto Jung si sofferma sul contesto. Nel contesto tra i sogni di diversi pazienti, riscontra analogie, simbolismi, legati alla storia dell’umanità, alla cultura, presenti nelle leggende, nei miti.

Scoprendo quest’affinità tra la mitologia antica e la psicologia dei primitivi Jung interpreta questi sogni, definendoli “archetipici”. Sogni che presuppongono l’esistenza di un inconscio individuale e collettivo (uno strato più profondo dell’inconscio).

 Funzioni dei sogni, riassunto di molteplici studi

  • Lettere a noi stessi, avvertimenti

Il sogno ha una funzione di “compensazione”, e questo accade tutte le volte che il sognatore, nella vita cosciente, non ha valutato tutte le possibilità. In questo caso il sogno permette di integrare e arricchire fatti, persone, cose.

  • Equilibrio mentale è uno sfogo di pulsioni, aggressività, pensieri che durante la giornata sono rimossi e soppressi, se non presenti nel sogno sfocerebbero in psicosi.
  • Sogniamo per dimenticare

Alcuni sostengono che il sogno serva “all’ecologia del cervello”, rimuovere tutto ciò che non ci è utile, selezionare le informazioni necessarie per il giorno successivo, come uno “spazzino dell’attiva intellettuale”.

  • Sogno e creatività

E’ noto da secoli il potere dei sogni di creare, ispirare, fornire soluzioni a problemi complessi, apparentemente irrisolvibili durante l’attività diurna.

Soluzioni emerse al risveglio dopo una bella dormita, sono una costante comune nelle vite di artisti e scienziati in grado di comunicare col proprio inconscio. Basti pensare alla incredibile storia di Kekulé che tramite il sogno di un serpente elaborò la struttura ciclica del benzene.

 Non a caso gli antichi dicevano: «La notte porta consiglio».

  • Benessere mentale e formazione dei ricordi

Sembra che i sogni e la qualità del sonno siano importantissimi per il benessere mentale.

Un soggetto che si astiene dal sonno avrà delle allucinazioni e dei comportamenti psicopatologici analoghi a quelli compiuti durante il sogno. Per Kant «Il pazzo è un sognatore sveglio».

Inoltre la memorizzazione e i ricordi si formano durante il sonno nelle fasi REM per cui si pensa che i sogni sebbene non direttamente connessi, siano implicati nella memorizzazione.

Consigli:

  • Tenere un diario dei sogni

Annotare il sogno ogni mattina appena svegli, aiuta a riequilibrare la psiche, anche se si è incapaci di capirne il significato. Consigliato per conoscersi meglio.

Il sogno è la chiave di accesso all’inconscio. Ciò consente di evitare lapsus, irruzioni brusche dell’inconscio nella vita quotidiana. La trascrizione dei sogni è un approccio terapeutico usato in psicologia clinica.

I sogni rimangono comunque individuali, meravigliosi e misteriosi!

 …In attesa di nuove scoperte: Non smettete di sognare!

Daniela Cannistrà