Il piano di una misteriosa lobby per insinuarsi nella politica italiana

Per ben tre anni un giornalista del team “Blackstair” di Fanpage.it, Salvatore Garzillo, si è calato nelle vesti di un personaggio appositamente inventato come copertura, per far venire a galla una storia che, purtroppo, di fantasioso pare non aver niente. Ciò che se ne è ricavato da questa difficile impresa è un’inchiesta, che ha scatenato un forte tumulto nella politica italiana. Vi sono stati anche dei risvolti impensabili, subiti dalla stessa redazione, in seguito alla pubblicazione del primo compromettente video.

 

I tre volti della politica nel primo video dell’inchiesta: ( da sinistra verso destra) Fidanza, Valcepina e Jonghi. Fonte: Fanpage.it

 

La pubblicazione del primo video dell’inchiesta

La sera del 30 settembre scorso, su Fanpage.it, viene pubblicato un primo video dell’inchiesta intitolata “Lobby nera”. Al centro del mirino esponenti delle fila del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e la rivelazione di quello che sembra essere un presunto sistema di finanziamenti in nero per le elezioni amministrative a Milano, del 3 e 4 ottobre, parte di un piano ben più grande, con obiettivi ancora più ambiziosi.

Nella prima puntata della video inchiesta, le primissime immagini vedono Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia, e il candidato sindaco della sua coalizione Luca Bernardo, l’avvocato Chiara Valcepina.

Con lo scorrere delle immagini, si inizia a sentir parlare dell’esistenza di un gruppo dinostalgici del fascismo” – così definiti da Fanpage – massoni ed ex militari. Successivamente il giornalista infiltrato, incontra Roberto Jonghi Lavarini, esponente di estrema destra conosciuto anche con il soprannome “Barone Nero“.

Quest’ultimo, candidato alla Camera, con Fratelli d’Italia nel 2018, e condannato con l’accusa di apologia del fascismo nel 2020, sarebbe la figura chiave per la misteriosa lobby.

L’indefinito gruppo eterogeneo – alla quale apparterrebbero anche esponenti del clero e sostenitori della Russia di Putin – punterebbe alla creazione di una nuova classe dirigente da far infiltrare nel centrodestra.

Il Barone Nero sarebbe il tramite, capace di metter mano ovunque. Così è stato, appunto, anche per le amministrative di Milano, tramite l’organizzazione della campagna elettorale della Valpicena, la quale, nel video, appare a suo agio nel lasciarsi andare a frasi razziste e saluto fascista.

La misteriosa lobby, dunque, si impegnerebbe a portare voti a determinati politici, con l’intento di influenzare pian piano la politica italiana in generale, muovendosi attraverso il centrodestra.

Questo meccanismo sembrerebbe esser stato messo in moto in almeno due occasioni: prima per il sostegno alle elezioni europee del 2019 di un candidato della Lega, l’eurodeputato Angelo Ciocca, e poi, in vista delle amministrative del 2021, appoggiando un gruppo di candidati di Fratelli d’Italia della corrente di Carlo Fidanza, capodelegazione a Strasburgo.

La strategia sembrerebbe, dunque, sempre la stessa: Jonghi farebbe in modo di “trovare” voti, chiedendo in cambio  “collaborazione”.

Nel caso dell’intesa con Ciocca, ad esempio, Jonghi, portando 5mila dei 90mila voti europei ottenuti dal gruppo di quest’ultimo, pretese in cambio “spazio” nella Lega nazionalpopolare di Matteo Salvini.  L’obiettivo era quello di abbordare il Carroccio nel momento della sua maggiore crescita elettorale, per far valere le proprie idee. Il Barone Nero decise di inserirsi nel solco tracciato da Gianluca Savoini e Mario Borghezio, stratega della corrente di estrema destra all’interno della Lega. Con quest’ultimo, in effetti, condivide sia ideali fascisti che l’aspirazione a lavorare dal dietro le quinte per raggiungere gli obiettivi.

Il progetto di Borghezio è chiaro da subito: “Salvini è un debole, questa situazione lo spinge nelle braccia della Meloni e questa cosa apre alla nostra area un’autostrada – disse l’ex deputato – È l’autostrada per la terza Lega, è una situazione che io attendevo da decenni. Dobbiamo cominciare a formare i quadri da inserire in questa Terza Lega.”.

Però, Jonghi, da questo momento continuò ad agire su due fronti: si spostò tra l’ala più moderata della Lega di Salvini e continuò a tessere rapporti con Fidanza, storico compare di militanza, che negli anni si è costruito l’immagine del conservatore moderato, ma che, in realtà, ben si è trovato a pronunciare, in determinati contesti, come quelli registrati nei video dell’inchiesta, commenti improbabili oltre che a prendere in giro il Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neonazisti.

 

Le prime reazioni dopo la pubblicazione e l’oscuramento del video

In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta, il tumulto scatenatosi è stato fortissimo.

Fidanza si è autosospeso da capo delegazione al Parlamento europeo, ma ha insinuato che Fanpage abbia strumentalizzato le immagini registrate dal suo giornalista.

Giorgia Meloni, leader del partito a cui appartengono i soggetti coinvolti nel “sistema” di Jonghi, ha deciso di non prendere subito le distanze. Prima, ha chiesto a Fanpage di visionare tutte le 100 ore di girato, “per sapere esattamente cose siano andate le cose e come si siano comportate le persone coinvolte per agire di competenza”. Poi, il contrattacco:

“Per quanto si possa fingere di non vederlo, era tutto studiato. Scientificamente, a tavolino. A due giorni dalle elezioni. Non da Fanpage, ma da un intero circuito, o circo, se vogliamo.”.

Jonghi con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Fonte: open.online.it

Il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, si è rifiutato di acconsentire alla richiesta del leader di FdI e intanto la procura di Milano ha aperto un’inchiesta ipotizzando reati di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio.

Intanto, l’inchiesta era stata momentaneamente oscurata dal sito di Fanpage.it, suscitando una fortissima reazione anche nel direttore  che pubblicamente ha replicato con un video in cui definiva gravissimo l’accaduto.

Gli ultimi aggiornamenti

Tutto questo, fino ad arrivare a ieri sera, quando, anche in diretta tv, su La7, nel programma “Piazza Pulita”, oltre che sul sito di Fanpage, è stato pubblicato il secondo video dell’inchiesta, nel quale si vede: il giornalista Garzillo, insieme a Jonghi, incontra l’ex eurodeputato Borghezio, che ha in mente un piano per creare unaterza Lega“, formando una nuova corrente nel partito con elementi di estrema destra. Nel video vengono ripresi anche i militanti di Lealtà Azione e il consigliere regionale leghista Massimiliano Bastoni, che con il gruppo ha rapporti strettissimi. L’eurodeputato Angelo Ciocca, che sembra coinvolto nel progetto, secondo quanto dice il Barone nero può ambire a diventare il capo della Lega post Salvini.”.

Contemporaneamente, ieri sera, la Meloni è stata ospite nel programma “Dritto e rovescio”, su Rete 4. Nonostante continui a richiedere di visionare tutto di girato prima di esporsi definitivamente, ha comunque dichiarato che nel partito “non c’è spazio né per la disonestà eventuale, né per atteggiamenti che non siano chiari su temi come razzismo, antisemitismo, nostalgismo, folkrorismo”.

In attesa degli ulteriori sviluppi di questa triste vicenda, sicuramente, il ritorno online dei contenuti dell’inchiesta e la possibilità di poter esser visti da chiunque, ci solleva, perché la libertà di stampa è alla base di un Paese civile come l’Italia.

Rita Bonaccurso

 

 

Violenze in carcere, il video del pestaggio dei detenuti. 52 agenti sottoposti a provvedimenti cautelari

E così nel carcere di Santa Maria Capua Vetere si viene picchiati anche per aver chiesto del gel igienizzante: il quotidiano Domani ha divulgato alcuni video delle videocamere di sicurezza risalenti al 6 aprile 2020, giorno in cui si è consumato il massacro nei confronti dei detenuti. La neo-Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha immediatamente chiesto maggiori approfondimenti sulla questione, definendola come un «oltraggio alla dignità della persona ed alla divisa».

Un rapporto dell’ottobre 2020 dell’Associazione Antigone, osservatorio che si occupa del rispetto dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, ha messo in luce le terribili condizioni a cui sono sottoposti i detenuti dell’istituto: acqua non potabile e torbida, sovraffollamento, condizioni igieniche molto scarse. Secondo il report, ammontano a 204 i casi di autolesionismo identificati nell’anno precedente. Si sottolineava già allora un’indagine della Procura della Repubblica in atto per ipotesi di torture in danno dei detenuti in virtù degli eventi consumatisi nel mese di aprile.

Ricostruzione dei fatti: la protesta dei detenuti e la rappresaglia della polizia

Il report dell’associazione descriveva anche la delicata situazione dell’istituto causata dalla pandemia di COVID-19 e come i detenuti avessero diritto ad una mascherina ogni 15 giorni. Anche le visite di amici e parenti erano state sospese per la medesima ragione. Da qui la protesta dei detenuti della sezione “Nilo” (l’istituto è infatti diviso in sezioni a cui sono attribuiti nomi di fiumi diversi) per ottenere una maggiore tutela sanitaria: più mascherine e più gel igienizzante, specialmente dopo un caso di positività all’interno della struttura. Siamo al 6 aprile e la rivolta termina esattamente com’è iniziata, nel medesimo giorno.

(fonte: avvenire.it)

Ma nel frattempo gli agenti penitenziari si scambiano alcuni messaggi che verranno, poi, prontamente intercettati: «Li abbattiamo come vitelli. Domate il bestiame». Si tratta dell’organizzazione di una rappresaglia travestita da perquisizione, una spedizione punitiva messa in atto da più di 300 agenti, mandati da Antonio Fullone (provveditore delle carceri della Campania) nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ove tutti i detenuti della sezione Nilo sono stati sottoposti a pestaggi, costretti a denudarsi, presi a calci e pugni ed abusati coi manganelli. Un ex detenuto disabile ha raccontato di essere stato uno dei primi costretti ad uscire dalla cella per essere malmenati.

Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perché vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto, ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Intendo denunciare per ottenere il risarcimento dei danni morali.

Le indagini ed i successivi sviluppi

La Procura di Santa Maria Capua Vetere  ha definito l’avvenimento come un’orribile mattanza, ritenendo false anche le successive accuse degli agenti di polizia di resistenza a pubblico ufficiale mosse contro i detenuti.

Nonostante ciò, gli agenti di polizia coinvolti hanno sempre negato la narrativa, affermando che nessun abuso si sarebbe perpetrato nei confronti dei detenuti nella giornata del 6 aprile 2020. Eppure, in conversazioni intercettate, alcuni di loro scrivevano che «non si è salvato nessuno, abbiamo vinto». Adesso il video in esclusiva pubblicato da Domani e le immagini dei pestaggi non lasciano alcun’ombra di dubbio circa lo svolgersi degli eventi, nonostante le indagini siano ancora in corso e gli imputati siano drasticamente aumentati.

Lunedì sono stati eseguiti 52 provvedimenti cautelari nei confronti della polizia penitenziaria con accuse di vario titolo: torture pluriaggravate, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico aggravato, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio. I carabinieri di Caserta hanno, inoltre, disposto i domiciliari per Gaetano Manganelli, ex comandante del carcere e per Pasquale Colucci, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti. Interdetto dall’incarico il mandante della spedizione Antonio Fullone.

Il Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) ha disposto un’ispezione straordinaria dell’istituto, mentre la ministra Cartabia ha richiesto un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali del Dap stesso.

Gli interventi degli esponenti politici

Nonostante la forte posizione di condanna del Ministro della Giustizia e del Gip di Santa Maria Capua Vetere, diversi deputati di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle hanno espresso la propria solidarietà agli agenti imputati, sottoposti a loro avviso ad un’ingiusta gogna mediatica.

(fonte: fanpage.it)

Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso vicinanza agli agenti, affermando che il suo partito si schiererà sempre dalla parte delle Forze dell’Ordine.

Giovedì sarò a Santa Maria Capua Vetere per portare la solidarietà, mia e di milioni di italiani, a donne e uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano in condizioni difficili e troppo spesso inaccettabili.

Negli ultimi giorni, le Forze dell’Ordine sono state al centro di accesi dibattiti circa il problema dell’abuso di potere ed una notizia del genere non ne rafforza la posizione, trattandosi di avvenimenti verificatisi neanche un anno dopo la sentenza di condanna Cucchi.

Valeria Bonaccorso